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Autore: Usagi Kou    20/12/2008    19 recensioni
“E dai, piantala! Da quello che hai detto ieri solamente tu, lui e forse Carlisle non si sono realmente resi conto dei tuoi sentimenti” sbuffò lei “Tu perché eri in piena crisi mistica, Ed perché è un coglione e Carlisle, beh, per il semplice fatto che tu sei la sua preziosa bambina”. […] “E comunque sia, Bellina, non aspettarti vita facile con Eddy. Ti sei scelto uno tanto bello quanto pieno di psicologiche turbe”
“Non hai visto che hai fatto a Carlisle, all’arrivo di Eleazar? L’hai pugnalato, Isabella: hai preferito credere subito che fosse lui il bugiardo, il cattivo, piuttosto che fidarti del suo affetto!”
“Abbi il fegato di dirlo, Isabella. Abbi il fegato, per una volta in vita tua, di esprimere il tuo cazzo di punto di vista!” mi urlò contro Rose, acquattandosi leggermente.
“… Una parte di me prova gusto, nell’uccidere. Gode della sofferenza altrui. Ama essere vampira. E io l’ho rifiutato per paura! E allora vi ho osservato, e lì ho capito cosa vedesse Aro di minaccioso in voi! Ma… ma… Ma io non tollero di essere un mostro come tutti voi, siate Volturi, Denali o Cullen!”
“Sono una codarda, Rose”
Genere: Romantico, Sentimentale, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Edward Cullen, Isabella Swan | Coppie: Bella/Edward
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film
Capitoli:
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Bella vampire 16 T____T Scusate!!!!!!!!!!!!!!! Perdono, perdono, perdono, chiedo scusa!!!! So che è da ipocriti chiedervi di non abbandonare questa ff e poi non aggiornare per così tanto tempo, ma questa settimana ho avuto tre compiti in classe e un interrogazione. Non ho avuto pace! Inoltre, la trama centrale di questo capitolo m'è venuta fuori solo dopo l'aiuto del Signore... Ovviamente, Sunsilk Cullen! XD  Ma ora che ho finito la scuola conto di postare almeno altri tre capitoli durante le feste!
Ok, avevo anticièpato che questa capitolo era tutto dal punto di vista di Edward, ma... per la prima parte, colui che risolverà la situazione sarà... JASPERINO!!!!!!! Esatto, fan del biondo, proprio lui! Racconterà la sua storia a Bella, ma vedremo cosa pensa Edward di lui e della sua vita precedente... E poi, finalmente, un momento quasi love tra lui e Bella! Per ringraziarvi che continuate a seguirmi! (Che lecchina...)
Questo cap è un po' lunghino, come quello delle shopping, ma spero dia le stesse gratificazioni, a me e a voi!

Si ringraziano:
miki18: Amore mio! Graziessime! Mi sento davvero, davvero onorata quando leggo le tue recensioni, e stomale quando non aggiorno! Scusami ancora!
MimiMiaotwilight4e: Si, per ora Bella non si farà più paranoie, anche perchè i Cullen non glie lo permetteranno tanto facilmente...
RockAngelz: T___T Davvero era così splendido? Non l'avrei mai detto, anzi, forse il contrario... ma probabilmente è questo quello che fa schifo... bah! Ti chiedo perdono per non aver postato, mi sono fustigata per questa mancanza!
Tokiotwilighters: Grazie, davvero! E poi sono io che dovrei farti una statua... ho letto le tue ff e... SBONK! Presa da infarto! Trp Belle!
Wind: Quanto hai ragione, noi scrittori ci facciamo talmente tante paranoie... ma questo... non mi convince molto, tranne il finale!
Fin Fish: Grazie mille, Maestra mia adorata et sublime! Lo so, forse era troppo presto per essere comica? Non saprei... ma mi è piaciuto metterci la vivacità di Emmy!
mistica88: Perdonami, ora Edward sarà tutto tuo!
Finleyna 4 Ever: 1) Grazissime. 2) Lo so, non era granchè qst cappy! 3) Carlisle è il diabete vanno di pari passo, stai sicura che dove c'è l'uno c'è l'altro ^^ 4) Grazie, contenta che hai gradito la parte comica. 5) Lo so! Sunsilk e i suoi capelli, o my gold, che disastro! POvero, povero Edward... ma come si fa a raggiungere cotanta perfezione? 6) Spero che anche la tua settimana stracarica di compiti ti sia andata bene!
giuggiolina43: Grazie! Contenta che apprezzi, ed eccoti Edward!
Kaida Seleny: Welcome in our big crazy family! Grazie, il tuo commento deciso mi ha dato la sveglia! E ti chiedo scusa er il ritardo!
Princesseelisil: Grazie! Mi dispiace per te, ma credo che anche non solo tu abbia questo problema... una volta conosciuto Sunsilk tutti gli altri spariscono! NON c'è confronto! Ma anche Carlisle... e Jasper... ed Emmett.... :Q_____
Lavinne: Non è vero che sei tonta! Comunque è un'idea grandiosa qll di tradurre i nomi dei Cullen in italiano, anche se Carrello... ihihihi!
mylifeabeautifullie: Grazie! E hai visto, non sei l'ultima! Sono felice che ti abbia fatto innamorare di Carlisle
Silver_Alchemist: Visto? Evviva l'effetto Sunsilk-Hoolywood! Grazie x i bei complimenti!
Shnusschen: Beh, che dire, ero sfiduciata! Cmq penso di aver reso bene l'istinto paterno d Carlisle
Picci151: Welcome in our big crazy family! Già, qui Carlisle dimostra tutto il suo lato paterno. E' trp puccioso! E le telefonate dei fratelli, ah.. ne ho in ment alcune... ihihi
Helen Cullen: Ciao Elly! Mah, non saprei, ma questo capitolo forse non mi convinceva perchè è venuto fuori col cric - come questo -, anche se la conversazione dei fratelli l'avevo ià in mente da tempo... Pure questo, l'ultima parte mi sembra perfetta, ma per legarle insieme, oh Maria! E si, anche Carlisle ha un lato oscuro - Immainati un Carlisle cattivo e bastrdo, insomma, un figo Carlisle oscuro contro un figo Carlisle buono, e allora l'infarto è assicurato - ma tutti i Cullen ce l'hanno.

Serenity_chan: Grazissime, tesoro! Scusa se ci ho messo tanto, ma sn stata impegnata! Eccoti un altro capitolone! Kiss
A l y s s a: Grazie Alex! Compliemti sempre più immeritati! Non me li merito propsio... comunque, si, anche io stravedo per Alice, ma per vederla davvero in azione devi aspettare il prssimo capitolo... ihihi!
Railen: Grazie che passi sopra al fatto che Bella è una complessata con diecimila problemi inutili – forse è l’unica cosa su cui la Bella cattiva aveva ragione, la sua tendenza a farsi inutili problemi su cose assolutamente ovvie -. Cntenta che questo insieme di parole che non può essere definito storia ti faccia adorare Carlisle, se lo merita!












Edward’s pov.

“Ehi, Bella! I tuoi quattro straordinari fratelli più il roscio petulante sono tornati!” urlò Emmett appena sceso dalla macchina.
Lo fulminai con un’occhiataccia.
“La verità fa male, eh?” ridacchiò Jasper
“Jasper, per favore, non farti influenzare da questo soggetto” replicai
“Il soggetto ha un nome!” ci riprese Emmett
“Contento che te lo ricordi” dicemmo in coro
Aprimmo la porta ma nessuno ci venne incontro. Né Esme, né Carlisle, né Bella. Il silenzio era il padrone della casa.
Raggelammo.
“Ehm... Bella?” la chiamò Rosalie, avanzando cauta “Ci sei?”
“Forse dorme” suggerì Emmett “Sarebbe anche comprensibile, dopo la nottataccia che ha passato”
Non ci credevamo né noi né lui.
Io e Alice ci fissammo un secondo, poi scattammo in direzione delle scale, verso la camera di Bella, sfondando quasi letteralmente la porta.
Era deserta; l’unica cosa in movimento erano le tende di tulle che si gonfiavano per il vento che entrava dalla finestra.
“No...” sussurrai con un filo di voce
In quel momento, nel mio petto si aprì uno squarciò.
I lembi delle due metà del mio torace si allontanavano sempre di più, come se qualcuno le stesse tirando; contemporaneamente, il bordo delle mie ferite sembrò bruciare. Ardeva, incenerendo la carne, lambendo la mia pelle con il suo calore devastante.
Il dolore che provavo era incredibile. Mi sembrò che il respiro mi fosse mozzato in petto, mentre il fuoco continuava la sua opera di distruzione.
Il dolore era devastante
Bruciavo.
E contemporaneamente mi sembrò di essere... vuoto.
Ma era un vuoto terrificante, pesante. Tutto perse senso.
Lei non c’era più. Lei se n’era andata.
Non l’avei più vista.
No, basta. Faceva troppo male. Doveva smettere, il dolore era insopportabile.
Bella non poteva lasciarmi così. Non poteva essersene andata.
“Se... se n’è andata?” boccheggiò Emmett
Non dirlo, ti prego, implorai mentalmente, Non dirmi che è la verità… dimmi che mi sto sbagliando, che è un incubo…
“Ma... ma ci aveva detto che....” balbettò Rosalie
“L’abbiamo mancata di poco” sussurrò Alice, addolorata “L’abbiamo mancata di poco! Maledizione, e io non l’ho vista! Accidenti, se penso che...”
Jasper la strinse a sé e le soffocò un singhiozzo spingendola contro la sua spalla.
“Il suo odore è ancora molto forte. Non se n’è andata da molto” disse Jasper, mantenendo una falsa aria tranquilla “Può essere vicina! Possiamo ancora trovarla!”
Mi fissò con uno sguardo addolorato.
Edward, reagisci! Possiamo farcela, ma ci servi tu! Reagisci!” pensò
Le sue parole mi riscossero, fermando per un attimo il dolore.
Ritrovarla? Era davvero plausibile quel miraggio lontano? Era davvero nelle mie possibilità?
“Dobbiamo sbrigarci!” esclamai, angosciato.
Basta dubbi. Basta insicurezze.
Io. L’avrei. Ritrovata.
Il rumore della macchina di Carlisle ci fece trasalire. Nessuno di noi si era ricordato che oggi il suo turno finiva prima.
Corremmo giù proprio mentre apriva la porta.
“... vedremo che si può fare” rise Carlisle, ancora all’oscuro della nostra disgrazia “Ma dovrai provvedere tu, Esme”
“CARLISLE!!” urlammo, facendolo scattare nella nostra direzione “BELLA È...”
“Non disturbatevi più di tanto. Posso farlo da sola”
“Ma non ci pensiamo neanche. Ci siamo noi apposta per darti una mano”
“Vale lo stesso per te, Esme. Se posso aiutarti...”
“Non preoccuparti, Bella, non voglio disturbarti”
“Ma figura...” replicò Bella seguendo Esme dentro casa, volgendo lo sguardo nel corridoio e fissandoci. Il sorriso morì sul suo volto non appena incrociò il nostri occhi, sostituito da un’espressione preoccupata.
“Ragazzi, ma che vi è successo?” chiese, ansiosa, facendo un passa verso di noi.
“Me lo chiedo anch’io” chiese Carlisle “Mi hanno praticamente assalito gridando qualcosa sul tuo conto”
“Uhmmm..... BELLA!!!!” urlarono Alice e Rosalie gettandosi contro di lei, mandandola a terra.
“Ragazze, fatela alzare!” le rimproverò Esme “Ma che gli è preso?”
Carlisle alzò le spalle.
Alice e Rosalie non la smettevano di gridare il nome di Bella, stringendola forte tra le loro braccia. Se avessero potuto, sarebbero scoppiate a piangere per la gioia.
Bella era lì.
Non se n’era andata. Non era fuggita.
Stava bene. Era rimasta con noi.
Mi appoggiai allo stipite della porta, portandomi una mano sul cuore. Tutto a un tratto, mi sembrò che l’aria che svanita dai miei polmoni vi ritornasse. Le fiamme scomparvero dal mio cuore.
Il dolore svanì.
Era bastato rivedere il volto di Bella per cancellare via le ansie e le paure.
“È rimasta...” sospirò Emmett, inginocchiandosi sul pavimento “Fhiuu, meno male...”
“Pensavo fosse scappata... sono contento di essermi sbagliato, una volta tanto...” mormorò Jasper appoggiato al muro
“Ehi, piano!” esclamò Bella dolorante, con un sorriso “Sarò anche più forte di una donna umana, ma il dolore lo sento!”
“Non farlo mai più! Mai, mai più!” singhiozzarono loro, stringendola forte “Non farci mai più prendere un colpo in questo modo!”
“Che cosa ho fatto?” chiese, preoccupata “Mi dispiace, non volevo farvi preoccupare! Davvero, per qualsiasi cosa abbia fatto vi chiedo perdono!”
Carlisle ridacchiò. “Credo che stavolta sia stata colpa mia” disse alzando una mano “Bella era venuta in ospedale per parlarmi, e io le ho fatto fare tardi perché siamo passati prima a prendere Esme. Chiedo scusa. Ma non avrei immaginato che vi faceste prendere così tanto dal panico!”
E scoppiò a ridere.
“Carlisle! Vergognati! Ma che razza di padre sei?!” esclamò Emmett “Far prendere un colpo tanto grande hai tuoi piccolini, vergogna!”
“La prossima volta avverti! Siamo quasi alla fine del primo decennio degli anni duemila, lo sai che hanno inventato i cellulari? Prova a chiamarci, la prossima volta!” lo riprese Jasper
“Provvederò!” disse, continuando a ridere
Si voltò verso Bella e le sorrise. “Visto che avevo ragione a dire che sarebbero andati nel panico se non ti avessero trovato?”
“Ti crederò sempre d’ora in poi...” sussurrò Bella ancora sotto i corpi delle mie sorelle “Ehm... ragazze... e ragazzi... scusatemi se non mi avete trovato... però ci terrei molto a rialzarmi... il pavimento è scomodo....”
“Prometti che non scapperai mai più! Prometti che non ci farai mai più prendere certi spaventi!” le ordinarono Alice e Rose
“Promesso”
Le mie sorelle la fissarono negli occhi. Bella sostenne il loro sguardo, apparentemente serena.
Rosalie e Alice si aprirono in un gran sorriso, permettendole di alzarsi.
Bella si tirò su a fatica e si spazzolò i vestiti, ma le braccia di Alice le circondarono nuovamente il collo.
“Sei rimasta” le disse, commossa “Per un attimo ho pensato che…”
“Che fossi scappata?” domandò gentilmente Bella, stringendola “Alice, ma che razza di veggente sei? Se lo avessi fatto mi avresti visto!”
Lei rise. “Veramente, ho temuto che i tuoi poteri potessero contrastare i miei!”
Bella arrossì e abbassò lo sguardo. “Beh… se avessi… davvero voluto scappare… anche con le tue visioni… vi sarebbe stato difficile ritrovarmi”
La fissai sconvolto.
Davvero i suoi poteri avevano questa facoltà? Davvero, se fosse stata intenzionata a lasciarci non l’avremmo più trovata?
Non le avrei concesso una seconda possibilità di fuga. Non avrei sbagliato nuovamente.
Le sarei rimasto al fianco, le sarei sempre rimasto vicino. Perché se davvero esisteva una remota possibilità che Bella scomparisse dalla mia vita, sarei morto. Il dolore di poco prima era stato solo l’inizio di un’agonia senza paragoni. Non credo che sarei riuscito a sopportarlo nuovamente, perché allora non ci sarebbe stata Bella a sconfiggere il fuoco.
Sarei stato solo.
E sarei morto.
Rosalie le posò una mano sulla spalla.
“Ora basta parlare di addii, partenze o cose varie” disse, decisa “Sei qui, sei con noi e ti assicuro che dovrai uccidermi un paio di volte prima di poter scappare da questa famiglia. Capito, Isabella?”
Lei la fissò stupefatta, poi si aprì in un timido sorriso.
“Ok, messaggio ricevuto” rispose “Mai fare arrabbiare Rosalie se si tiene alla vita”
“Brava, vedo che hai capito”
“Si, ok, bellissimo che sei qui, ma un saluto ai tuoi fratelli adorati non lo fai?” brontolò scherzosamente Emmett, facendosi avanti a braccia aperte
Bella sorrise. “Come ho potuto dimenticarvi?” chiese, melodrammatica “Che idiota!”
“Dai, fatti abbracciare, mocciosa!” rise Emmett, stringendola forte tra le braccia e sollevandola
“Non farmi mai più prendere un colpo del genere, chiaro? Lo sai che potevo anche morire di crepacuore?”
“Scusami, Emmett” disse lei con il fiato mozzo
“Per questa volta ti perdono. Infondo, sono un santo dal cuore d’oro!”
Isabella ridacchiò mentre Emmett la posava nuovamente a terra scompigliandole i capelli con un enorme sorriso.
“Ehm… credo che a dirti quanto siamo felici che tu sia rimasta tocchi a me, ora” tossicchiò Jasper facendosi avanti.
Mi superò e le tese una mano, leggermente in imbarazzo.
Mi sfuggì un sorriso. Jasper e io eravamo più simili di quanto apparisse; anche lui non era capace di manifestare apertamente le sue emozioni, nonostante fosse in grado di gestire alla perfezione quelle degli altri. Era impacciato quanto me in quel campo.
Lo sguardo di Isabella si fece triste.
“Jasper, io… scusami” mormorò, non riuscendo a sostenere il suo sguardo “So che… sei stato male… a causa mia. Non volevo, io…”
“Ehi, ehi, è tutto a posto” disse lui rassicurandola “Mi sembra che stia bene, no? È tutto passato, e di sicuro non è colpa tua. Non mi azzarderei mai a incolparti di qualcosa di cui tu non sei responsabile. Ti assicuro che ci sono passato anche io. Tante, tante volte”
Isabella lo guardò ancora addolorata, e lui le sorrise tendendo nuovamente  la mano. Lei si fiondò tra le sue braccia con un piccolo singhiozzo e lo abbracciò forte.
Mio fratello, preso alla sprovvista, le strinse insicuro le braccia intorno alle spalle, accarezzandole la schiena.
“Ehm… si, beh… ecco, non ti preoccupare” borbottò, lasciandola andare “è tutto apposto, sorellina”
“Grazie”
“Ah, carina questa! Se la racconto non ci credono!” sghignazzò Emmett “Hai messo in difficoltà persino il composto Maggiore Jasper Whitlock! Isabella, sei davvero una grande!”
Jasper gli mollò un pugno sul braccio, affiancandolo. Alice gli strinse una mano, sorridendo.
Bella, sei davvero unica… sono felice di averti qui...” pensò
Non potevo essere più d’accordo.
Con il mio angelo al fianco non potevo chiedere nient’altro.
Gli occhi di Bella si soffermarono sui miei, timidi. Le sue gote si fecero immediatamente rosse, ma si avvicinò a me con passo deciso.
Ci fissammo negli occhi per un istante eterno.
Quanto avevo sbagliato.
Quanto ero stato stupido e arrogante nel pensare che allontanandomi da lei la potessi rendere felice. Che la mia vicinanza la rendesse impura.
Che idiota.
Ero davvero un emerito idiota. Tutto quello che era successo, tutto quello che aveva dovuto subire, da sola, impaurita, era solo colpa mia.
Mai. Mai più avrei commesso un errore del genere, avessi dovuto perdere la vita.
Mai.
Isabella abbozzo un sorriso.
“Allora… possiamo tornare a essere amici?” domandò timidamente
La fissai sorpreso, e poi sorrisi. Le presi di scatto un polso e la strinsi forte a me, ridendo.
La sua purezza mi lasciava senza parole. Era così dolce…
“Non commetterò mai più questo errore” le mormorai piano all’’orecchio, facendo in modo che nessun altro mi sentisse “Mai, mai più”
Isabella fremette, e poi mi strinse a sé. “Non hai fatto niente, Edward” sussurrò “Sono io a dovermi scusare per averti quasi provocato un infarto”
Ridacchiai. “L’infarto me l’hai provocato, e non ci sono dubbi su questo”
Si sparò bruscamente da me e mi fissò spaventata.
“Oh cielo! Scusami, scusami, scusami! Non volevo, mi dispiace! Io non...”. Era agitatissima, preoccupata e angosciata.
Non riuscii a trattenermi e le scoppiai a ridere in faccia.
“Bella, non preoccuparti in questo modo!” risi “Sto bene”
Più o meno…
“Edward Cullen, non scherzare su queste cose!” mi rimproverò, arrossendo “Adesso sono io quella che ha rischiato l’infarto!”
“Allora tocca a me chiederti scusa!”
“Ed, possibile che non ne fai una giusta?” mi rimproverò bonariamente Alice, raggiungendoci “Sei proprio uno stupido!”
“Zitta, mostriciattolo! Dopo io e te dobbiamo fare due chiacchiere!” le intimai
“Si, si” rispose scocciata, prestandomi il minimo di attenzione
Prese Bella per mano e la condusse gentilmente in salotto.
Le seguii in silenzio.
Rosalie si avvicinò alle due e posò sulle spalle di Bella una coperta di lana, portandola poi verso il divano. La fece sedete e la imitò, cingendole le spalle con un braccio.
Lo stesso fece Alice, che poi le posò la fronte contro la sua.
Isabella sorrise e chiuse gli occhi. Era stanca, la mia Bella, era stanca e distrutta.
Troppo vivide ancora le emozioni che aveva provato; troppo dolorosi i recenti ricordi.
Sospirai pesantemente, e voltai la testa verso la finestra… accorgendomi solo in quel istante che Emmett e Jasper stavano chiudendo le tende, creando un’atmosfera soffusa in salone.
Certo che quando pensi a Bellina ti distrai proprio…” commentò Emmett “Che dici se invece di pensare a come trascorrerete la vostra vita in coppia non ci dai una mano?
“Emmett, piantala” sibilai, arrabbiato, passandogli accanto “E poi, aiutarvi a far che, di preciso?”
“Stiamo organizzando Il Raduno” spiegò Jasper marcando la parola
Sospirai. “Tu non dovresti dar sempre retta ad Alice, lo sai, si? Sei suo marito, non il suo schiavo”
“Questa volta è stata un’idea di tutti noi” mormorò Emmett “Abbiamo pensato che condividere le nostre esperienze potesse giovare a Bella”
In effetti, come idea non era affatto male.
“Cosa devo fare?” chiesi
“Siediti” propose Emmett “Visto che il signorino era perso in contemplazione della sua venere, abbiamo fatto tutto noi. Certo che quando non ci sei tu tra i piedi va tutto alla grande, eh?”
Gli mollai uno scappellotto dietro la nuca, arrabbiato.
“Basta” gli intimai con un’occhiata
“Ok, il grande boss non è ancora pronto per affrontare l’argomento” ghignò lui
Ok, se avesse detto anche solo un’altra parola gli sarei balzato addosso seduta stante.
Ed, piantala un po’ di giocare e vieni qui” mi rimproverò Alice “Abbiamo una missione da compiere
Mi voltai verso di lei e annuii, andando a sedermi di fronte al divano.
Bella si guardava intorno incuriosita.
“Ehm, ragazzi? Che avete in mente?” domandò
“Vedi, Bella, stai per essere Iniziata alla Sacra Loggia” mormorò Emmett solenne
Bella si portò le ginocchia la petto con un sorriso.
“Ecco, ora inizio ad avere paura” ammise.
I suoi occhi vagarono alla ricerca dei miei. Le sorrisi rassicurante, facendo le spallucce.
“Non preoccuparti. Tutta scena” mormorai. Ridacchiò, tornando a fissare Emmett
“Cos’è la Sacra Loggia?” si azzardò a chiedere.
Trattenei una risata. Alice e emmett, tutta loro la colpa; i miei guai erano aumentati a dismisura da quando si erano conosciuti. Loro e le idee folli!
“La confraternita più potente e importante che esista su questo pianeta” spiegò Alice “Quella dei Fratelli Cullen!”
“Ah…” commentò Bella “E di preciso, di cosa vi occupate?”
“Hai presente i supereroi dei fumetti? Ecco, prendono spunto da noi!” disse Emmett
Inarcai un sopracciglio, incredulo. Ma che si stavano inventando questi due matti?
Bella rise piano, sottovoce, e fissò mio fratello con un sorriso.
“Ok. E tu chi saresti?” gli chiese
La Cosa” ghignò Jasper
“Esa… EHI!” esclamò piccato Emmett, tentando di colpirlo sul braccio.
Bella rise, divertita.
Una sua risata… da quanto non ne udivo la musicalità?
Per un attimo il suo suono era svanito dalla mia memoria. Avevo avuto così tanta paura di non sentirlo più.
“Seriamente, Bella, a parte la nostra doppia identità segreta – se vuoi proprio saperlo io sono Wonder Woman – oggi siamo qui riuniti per te” disse Rosalie con un sorriso
“Anche io devo scegliere un’identità super?” domandò Isabella
Ridacchiai, e lei arrossì.
“Dopo, dopo, ora ascolta la zia Tempesta” disse Alice circondandole ancora le spalle “Vogliamo raccontarti un po’ di cose”
“Del tipo?”
“Esperienze di vita vissuta” spiegai, prendendo la parola “Vogliamo condividere con te i nostri ricordi”
Mi fissò incuriosita. “Di che genere?”
“Beh… del tuo stampo”
La fissai addolorato, e dai miei occhi capì tutto.
Il suo sguardo si scurì improvvisamente, abbassò il capo. Rabbrividii, scosso da quello che vi avevo scorto dentro.
Terrore. Pure e semplice terrore.
“Ragazzi…” mormorò con voce neutra.
Si vedeva chiaramente che soffriva. Le faceva male, non voleva parlarne, non voleva ricordare. Ma sapevo che doveva farlo. C’ero passato anch’io.
Eppure, l’impulso di correre da lei e stringerla tra le mie braccia, impedendole di proseguire fu fortissimo: volevo abbracciarla, calmarla, dirle che andava tutto bene; rinchiudere quella sua brutta esperienza e fare di tutto perché non la ricordasse mai più, distrarla sempre e in continuazione, bearmi dei suoi sorrisi.
Ma col tempo se ne sarebbe pentita.
Doveva affrontarla ora. Mi maledissi cento, mille volte per dover costringere, ma era la cosa migliore per lei. Così tentavo di resistere.
Volevo solo il suo bene.
Ma anche l’altra volta volevi solo il suo bene, fece una voce dentro di me, e guarda un po’ com’è finita. Certo che nel fare il super eroe sei una frana…
Una calma improvvisa mi riempì il cuore. Fissai con la coda dell’occhio Jasper, che mi fissava addolorato.
Non lasciarti suggestionare ora, Edward” mi disse deciso “Non adesso. Bella ha bisogno di tutti noi
Il suo tono era quello di un generale. Era un ordine.
Io sorrisi debolmente e annuii. Lui si rilassò e lasciò che la sua calma innaturale svanisse.
“… voi non… avete passato… tutti… la notte al mio fianco… vero?” ci domandò Bella con voce dolente
La fissai sbalordito. Cosa pensava che volessimo fare, andare a ballare mentre lei rischiava di morire? Perché diceva questo?
“Beh, non tutta la notte” rispose Rosalie a nome di tutti “Ma non avrai pensato mica che noi ti potessimo lasciare da sola, vero?”
“Ma… non dovevate… io…” balbettò Bella. La sua voce era incrinata.
Cosa c’era che la sconvolgeva tanto? Cosa turbavo il suo animo in quella maniera?
“Ehi, non avrai pensato che potessimo andare a fare baldoria mentre tu avevi bisogno di noi” disse Alice abbracciandola “Sei la nostra sorellina più piccola! Certo che ti siamo rimasti accanto!”
Le sue parole, però, non tranquillizzarono Bella, anzi, sorbirono l’effetto contrario. Sembrò che Bella stesse per… piangere?
“Voi… voi non dovreste… preoccuparvi così tanto per me” mormorò “In fin dei conti io… sono un’estranea, per voi. Non dovreste darvi pena per una che a malapena conoscete…”
“Ma cosa stai dicendo, Bella?” domandò Emmett
Quali pensieri torbidi ti impediscono di essere felice, Bella? Perché non riesci ad accettarci come tua famiglia?
Lo leggevo nei suoi occhi, lo percepivo nei suoi movimenti, lo avvertivo nelle sue parole… Bella voleva disperatamente credere che noi fossimo la sua famiglia, ma allo stesso tempo faceva di tutto per non convincersene. Non era più una questione interiore, ora ne ero sicuro; c’era qualcosa… qualcosa che lei stessa aveva deciso, un qualcosa che con e contro cui combatteva.
Rimpiansi con tutto me stesso di non poterle leggere nella mente.
Come potevo capirlo, se lei per prima si rifiutava di ammetterlo a sé stessa?
Cosa ti turba, Bella?, pensai addolorato. Il mio dolore era il suo.
Edward, sta male
Mi voltai a fissare Jasper, che ricambiò il mio sguardo angosciato.
Non riesco a capire che cos’ha, ma sta molto peggio di quanto pensassi” mi avvertì “C’è qualcosa che le dilania l’anima. Non riesco a capire che cosa sia, e i miei poteri non bastano più
Con gli occhi gli feci una muta domanda
Non so, Edward, non so cosa fare” mi rispose “Non credo proprio che lei ce lo dirà… e poi, penso che non sia neanche in grado di dircelo, ora. È davvero scossa
“Come te” sussurrai
Mio fratello chinò il capo. “Chissà se ero anch’io così…
Scossi la testa. “Tu, almeno, avevi trovato qualcuno” mormorai “Lei è ancora sola”
Lo sguardo di incredulità e felicità che mi rivolse non contribuì però a risollevarmi il morale.
Non ora che la cosa più preziosa che avevo stava soffrendo.
Aspetta” disse Jasper “Ho trovato
“Bella, non dovresti fare così, sai?” disse dolcemente fissandola
Lo fissammo, tutti sorpresi meno io e Alice, che sorrideva con una leggera tensione sul volto bianco.
Jasper… grazie” pensò commossa
E i ringraziamenti se li meritava tutti. Pur di aiutare Bella stava per rivivere i ricordi più dolorosi del suo passato. Stava per affrontare una delle prove più ardue che il destino beffardo gli metteva davanti. Riscovare e andare a svegliare i propri fantasmi non è mai bello, e non è facile rimandarli indietro. Ma lui lo stava facendo per Bella.
Jasper, chi oserà anche solo rivolgere un pensiero sgradevole su di te se ne pentirà amaramente, promisi a me stesso, Ciò che stai per fare è meraviglioso grazie, fratellino.
“Non dovresti tenerti tutto dentro” proseguì lui con un tono gentile “Ti assicuro che non risolverò nulla. Io lo so, ci sono passato parecchie volte. Peggiora solo le cose”
Bella lo fissò con gli occhi lucidi, confusa.
“So… o meglio, posso capire perché sei contraria all’idea che qualcuno di noi abbia potuto trascorre la notte accanto a te nel tuo momento di estrema debolezza” disse “Ti assicuro, ti capisco. La sensazione che senti è di… disgusto. Dolore. Perchè sai che le persone a te più care ti hanno visto in quello stato, e hanno sofferto con te. E questo non te lo perdoni. Far soffrire chi ti ha dato la speranza è l’atto più deplorevole che tu possa fare. Inoltre non puoi prendertela con gli altri perché li feriresti. Te la prendi solo con te stesso, e stai peggio”
Si passò una mano tra i capelli, sospirando, poi fissò Bella con un sorrisetto.
“Sai, Bella, io penso che tu sia... davvero stupida!”
Lo fissammo tutti, scioccati. Che gli passava per il cervello?
Bella lo studiò più sorpresa di noi e lui rise della sua espressione.
“Si, confermo, sei proprio una stupida!” rise, prima di guardarla gentilmente “Come lo ero io”
“Ah” sospirò Emmett sollevato “Per un attimo ho temuto avessi perso la bussola...”
“Perché ti definisci uno stupido?” sussurrò Bella
“Perché anche io ci sono passato” disse lui serio “Tante, e tante volte”
Sospiro e si arrotolò la manica del maglioncino fin sopra l’avambraccio, mostrando un’orribile reticolo di mezzelune argentate, cicatrici lasciategli da nostri simili. Scoprii i denti, così come i miei fratelli: nessuno poteva sopportare né tollerare coloro che l’avevano ridotto a quel modo.
Bella trattenne il fiato, sorpresa, e l’istinto le fece comparire un lampo di paura dello sguardo. Quelle cicatrici facevano di Jasper un emarginato, un vampiro potenzialmente pericoloso per un altro, dedito agli scontri e alla violenza. Niente di più sbagliato.
Jasper era gentile, garbato, una persona veramente fantastica. Non era una sua colpa se si ritrovava quei marchi addosso, quei segni che detestava con tutte le sue forze, e che lo facevano sentire indegno di noi.
Jasper fece un sorriso amaro e allungò il braccio verso Isabella. Lei allungò una mano bianca, e con un leggerò tremore accarezzò lievemente una cicatrice, leggera come il tocco di una farfalla.
“Jasper… che cosa ti è successo?” mormorò
“Questa, Bella, è la mia colpa” rispose lui, ritirando lentamente il braccio “È ciò che mi ricorda che sono un mostro, un essere demoniaco. E che spesso mi fa credere di essere ingiusto per questa famiglia.
“Mi capita di frequente, sai? Rimurginarci sopra, intendo. Ripensare al mio passato, a tutti i miei errori… e a domandarmi cosa ci faccio in mezzo a queste persone così incredibilmente pure, in confronto a me. Ho così tanti difetti, così tanti sbagli ho commesso… cosa ho fatto di giusto nella mia vita? Niente. Se mettessimo su una bilancia le azioni buone e quelle atroci che ho compiuto, capiresti che sono un tipo di cui non ci si può fidare. Mai. Non potrei mai aiutare nessuno” Chiuse gli occhi un secondo, per poi riaprirli e guardarci con un sorriso. “Ma sembra proprio che a questi sei non glie ne freghi un bel niente del mio passato. Molto probabilmente sono masochisti”
Bella sorrise, e lui proseguì più deciso.
“Vedi, quando ti ho detto che sei stupida – e ti chiedo di perdonarmi, non intendevo assolutamente mancarti di rispetto – volevo dire solo che anche tu, come me, tendi a vedere solo il lato negativo della tua vita. Ed è un male, te lo dico per esperienza. Se… se ripensi… troppo, sulle cose negative… se inizi a considerarti un mostro, dimenticandoti che una parte di te è migliore… finisci con l’allontanarti dalle persone che ami. E le ferisci in un modo così profondo che, una volta resotene conto, non sai proprio cosa inventarti per poter rimediare. Ricominci a darti la colpa, e ti allontani sempre di più. Ti isoli. Ti uccidi da solo”
Si bloccò in cerca delle parole adatte. Non era facile, stava rischiando grosso. Una sola parola sbagliata e molto probabilmente avrebbe ignorato tutte le belle cose che stava dicendo a Bella. questa conversazione era una lama a doppio taglio...
Jasper ci provava. Jasper tentava in tutti i modi di resistere alle sue tentazioni, alle sue debolezze, ma era ancora troppo presto perché riuscisse a resistere al sangue umano facilmente come me o uno dei suoi quattro fratelli.
“Sai, Bella, c’è una cosa che io mi rimprovero sempre… beh, almeno da quando sto con i Cullen” disse Jasper “Il fatto di essere il debole. Ed è la prima volta che mi capita.
“Sono sempre stato un tipo carismatico, in grado di far colpo sulla gente, di dare il buon esempio. Pensa, quando ero umano mi arruolai nell’esercito – avevo diciassette anni, ma mentii perché quello era il mio sogno, e comunque dimostravo più anni di quanti ne avessi in realtà – feci subito carriera perché sapevo… piacere alla gente. Secondo i miei avevo carisma, che poi si è evoluta nel mio potere quando sono diventato un vampiro. Divenni il maggiore più giovane del Texas, nonostante l’età fittizia; ero compiaciuto di questo mio ascendente sulle persone, di questo mio controllo. In un certo senso mi aggradava. Poi, un notte, mentre mi dirigevo a Galveston (avevo l’ordine di far evacuare donne e bambini) incontrai tre donne. Beh, tre vampire”
“Le tue creatrici” sussurrò Bella
Era del tutto persa nel racconto. Fissava Jasper come se stesse vivendo in prima persona la sua storia, come se potesse vederne il filmato. Che in fondo, era quello che stavo facendo io; rivedevo il passato di Jazz nella sua mente, provando e sue stesse sensazioni. Un’esperienza meravigliosamente inquietante.
Jasper annuì. “La vampira che mi morse si chiamava Maria” proseguì “Lei tentava di radunare un… esercito”
A quel punto, Bella scatto in piedi, fissando mio fratello con uno sguardo stupefatto. “Tu hai combattuto in una delle guerre che sconvolsero il Sud?” boccheggiò “Quelle che rischiarono di rivelare la nostra esistenza solo per la bramosia di sete di alcuni vampiri? Eri un loro soldato?!”
La fissammo sorpresi.
“Conosci la storiografia dei vampiri?” domandò Alice fissandola
Bella parve riscuotersi e tornò a sedersi, lo sguardo scuro. “Non tutta. Solo… i passaggi più importanti” rispose “Quelli che i Volturi volevano che sapessi, per impedirmi che li commettessi anche io…. So che le guerre nel Sud li portarono a intervenire più volte per proteggere il nostro mondo, e che ci furono scontri violentissimi. È severamente vietato ad ogni vampiro creare un esercito di proprio simili. Solo i Volturi sono autorizzati a tenere una guardia”
Jasper annuì. “Precisamente” disse “Ma vedi, al Sud questo genere di guerre esistono ancora. Solamente, oggi si fa in modo di passare… inosservati. Meno vampiri, meno attacchi, meno danni. Ma ai miei tempi non fu così.
“Quando entrai nell’esercito di Maria diedi subito prova del mio valore. Fui l’unico dei compagni creati con me a resistere fino alla fine con solo delle cicatrici. Ma anche li feci una rapida ascesa, divenendo secondo solamente a Maria. Passai con lei l’equivalente del tempo che Edward trascorse con Carlisle. Solo che, beh… mentre mio fratello imparava a dominare la sua natura, io combattevo e mi nutrivo di innocenti. Ma più andavo avanti con questa routine, più avvertivo qualcosa che mi sconvolgeva. All’inizio non ero consapevole dei miei poteri, il mio unico scopo era combattere, ed infondo era quello per cui pensavo di essere nato. Solo dopo molto tempo capii che l’eccitazione che sentivo quando scendevo in campo non era la mia, ma era di quei miei compagni inesperti e giovani che vedevano nello scontro la possibilità di gloria e fama; il fastidio che provavo quando mi nutrivo delle mie prede non era mio, ma era il riflesso della loro paura, che mi faceva lasciare il mio pasto a metà. Caddi in depressione, e a Maria non servivo se non ero nel pieno delle mie forze. Così, dopo qualche tempo me ne andai insieme a due miei compagni.
“Ben presto però mi distaccai da loro. Rimaneva sempre il problema della mia nutrizione, non sapevo come fare per calmarmi, per trovare pace.”
Il suo sguardo si spostò automaticamente su Alice, e si sorrisero in un modo così felice, così intenso e profondo che dovetti distogliere lo sguardo. Era troppo forte il loro legame. Se non avessi visto con i miei cocchi un simile sentimento non avrei detto che potesse mai esistere una cosa tanto splendida.
All’improvviso, mi sentii solo. E li invidiai.
“Fu in quel momento che comparve il mio piccolo miracolo personale” disse Jasper senza distogliere lo sguardo dalla sua compagna “Un piccolo tornado dai capelli corvini.
“Ero a Filadelfia, e infuriava una brutta tormenta. Mi intrufolai in una bettola in cerca di riparo, e lì percepii uno profumo diverso da quello umano. Un mio simile. Mi guardai attorno in guardia, pronto a un attacco; sai, oltre ai miei due amici gli unici vampiri con cui mi ero confrontato erano quelli sui campi, quindi non ero abituato a intrattenere rapporti di altro tipo con i miei simili”
“Eppure non ti sei dimostrato proprio così inesperto, eh?” sogghignò Emmett. Jasper lo colpì sulla testa, mentre noi ci lasciavamo andare a una risata liberatoria.
“Alice non sembrò turbata dal mio atteggiamento aggressivo, né tanto meno dal mio aspetto” proseguì Jasper con un sorriso di trionfo – Emmett infatti si stava massaggiando un braccio, apparentemente dolorante. Ridacchiai – “Saltò giù dallo sgabello e mi venne incontro, sorridendo. Mi rannicchiai, pronto ad attaccarla, ma la osservai rapito. Mi apparve bella, molto più di Maria, ma furono le sue emozioni a colpirmi di più. Erano intense, amichevoli, calde. Mi chiamarono a sé come una calamita.
“Mi hai fatto aspettare parecchio” mi disse con un sorriso”
“E tu, allora, da bravo gentiluomo del Sud ti sei raddrizzato e hai chinato il capo, rispondendomi “Mi dispiace, signorina”” Alice sorrise al ricordo
“Tu mi offristi la mano e io la presi senza pensare a ciò che stava succedendo” continuò Jasper che non aveva occhi che per Alice “Mi sembrò normale, giusto che mi comportassi così. E nella tua persa avvertii qualcosa. Una sensazione mai provata prima, nuova e unica. Per la prima volta, capii che mi era stata offerta una seconda possibilità. Che la speranza aveva raggiunto anche me”
Si contemplarono a vicenda per un’eternità, perdendosi nelle iridi chiare del proprio pater. Li lasciammo bearsi per qualche minuto, poi Rosalie tossicchiò per richiamare Jasper.
“Oh, perdonatemi. Cosa stavamo dicendo?” tossicchiò Jasper imbarazzato
“Dei tuoi tentativi di flirt falliti solo perché sei un incapace, e di come poter aiutare Bella” riassunse Emmett, sedendosi accanto a Rosalie per evitare un altro pugno di Jazz
“Inutile che cambi posto, poi ti picchio lo stesso” sibilò lui
“Oh, pauuura!”
“Dopo quella sera viaggiammo insieme per due anni, iniziando a nutrirci come i Cullen” spiegò Alice gentilmente “Non ci lasciavamo soli un momento. Anche io avevo i miei fantasmi da sconfiggere, e insieme ci facevamo forza a vicenda” Sorrise dolcemente “Una volta nei pressi di Seattle ebbi finalmente una visone chiara sui Cullen, e ci catapultammo qui”
“O per meglio dire tu trascinasti Jasper fuori dall’albergo in cui eravate e lo trasportasti di malo modo da noi” precisai
“Ehi, storia mia, racconto io” protestò lei “E poi tu neanche c’eri, perciò fammi raccontare a me”
“Non c’eri? Come mai?” chiese Bella
“Ero a caccia con Emmett” le risposi
“Carlisle andò ad aprire sorpreso nel sentire la porta suonare – nessuno conosceva precisamente la nostra ubicazione – e rimase ancora più sorpreso nel ritrovarsi un folletto su di giri e un vampiro soldato dall’aria spaesata sull’uscio di casa” disse Rosalie scuotendo il capo “Alice lo salutò chiamandolo per nome e baciandolo su una guancia, per poi entrare danzando e raggiungere me e Esme in salotto, sempre chiamandoci per nome e ignorando le nostre facce stupefatte. Ovviamente, quando saltarono furori anche i nome di Edward e Emmett pensammo per un attimo che li avessero attaccati”
“Ma come avremmo potuto, erano i nostri fratelli!” protestò Alice
“E finalmente Alice si degnò di darci qualche risposta di senso compiuto” continuò Rosalie “Ci raccontò la loro storia e ci disse dei loro poteri, e questo risvegliò in Carlisle il lato scientifico. E poi, beh, quando chiamò lui ed Esme Papà e Mamma, beh, come poter non accoglierli?”
Ghignò. “All’inizio non mi fidai, ma quando Alice mi chiese aiuto per scaricare la roba di Edward in garage capì che era una grande”
“Hai rubato la stanza a Edward?” chiese Bella
“Oh, sì” risposi “Al mio ritorno la ritrovai seduta sul mio divano – in garage – ad attenderci con un sorriso sornione sul volto. Mi disse “Bentornati dalla caccia, fratelli, io sono Alice. Io e Jasper ci siamo uniti alla vostra famiglia. Ah, Edward, spero che non ti dispiaccia se ti ho preso la camera, la vista è la migliore. Questa è la tua roba, se ti sta bene puoi anche dormire in garage, altrimenti sistematela in un’altra stanza”, e ovviamente se ne andò, seguita da quel altro degno fratello del demonio che l’aveva già fatta entrare nelle sue grazie”
Lanciai un cuscino a Emmett, che rideva al ricordo. “Quel giorno capii che finalmente era arrivato qualcun altro a darmi man forte per scuotere quella mummia di Edward!” disse lui
“Ovviamente, dopo che Edward esaminò le nostre menti e allontanò il dubbio che noi fossimo pericolosi tutti iniziarono a trattarci come se fossimo sempre stati dei loro” proseguì Jasper “Alice sembrava essere completamente a suo agio, mentre io mi sentivo fuori luogo. Il calore che dava quella famiglia, la sensazione di complicità che sentivo provenire da loro, e mano mano anche da Alice, mi disorientavano. Non le riuscivo né a comprendere né a farle mie. Era passato troppo tempo da quando mi ero ritrovato a far parte di una vera famiglia. Inoltre, non riuscivo ancora a digerire questa faccenda della dieta vegetariana. Oh, tentavano di aiutarmi, ma il mio orgoglio mi portava a sfidare chiunque mi tendesse la mano. Ero troppo diffidente.
“Finii con l’allontanarmi da tutti. Arrivai a scontrarmi persino con Alice, credendo che mi avesse abbandonato. Me ne pentii amaramente, all’istante. Non riuscivo a capire che tutto quello che facevano lo facevano per me. Mi sembrava un concetto così… assurdo. Inoltre, il mio stupido orgoglio mi portava a ferire anche con le parole tutti i membri di questa famiglia. La cosa andò avanti per un bel po’, fino a che non decisero di farmi ragionare”
“Io, Emmett e Edward ci scontrammo con Jasper” spiegò Alice “credo che sia stata l’unica volta che l’abbiamo picchiato seriamente. Ma non riuscivo a sopportare più la sua vista sofferente, stavo impazzando. E lui con me, visto che leggeva il mio dolore e si allontanava ancora di più. Così ho chiamato i rinforzi”
“Mi picchiarono per bene, e intanto mi parlavano” ridacchiò Jasper “Parlavano di unità. Di famiglia. Tutti concetti assurdi, per me. Ma alla fine, cedetti. Anche perché, e questo lo ammisi solo molto tempo dopo, mi ero davvero affezionato a loro. Avevo trovato la mia famiglia, ma avevo paura che un giorno si allontanassero e mi abbandonassero perché ero debole”
“Che idiota!” commentammo tutti meno Bella
“Lo so” rise lui “ero un idiota!”
I suoi occhi d’oro si fermarono su Bella, gentili. “Vedi, vorrei evitare che si arrivasse anche con te allo scontro, perché nessuno di noi qui vuole alzare anche un solo mignolo su di te, Bella. Ma non vogliamo neanche vederti sparire dalle nostre vite. Quindi, credo di parlare a nome di tutti quando ti chiedo di non fare mosse avventate come quella di fuggire, perché non sarebbe una cosa saggia. Potresti farci rischiare l’infarto, sai?”
“Inoltre, il consiglio che ti vogliamo dare, il più importante, forse, e di parlare con noi” disse Emmett “Non tenerti tutto dentro, piccoletta, divulga le tue paure con la tua famiglia. Sai come si dice, un incubo fa paura quando lo conosci solo tu, ma se lo racconti a più persone non sarà più così spaventoso”
“E poi, a prescindere dal fatto che tu voglia dircelo o meno, sappi che in questa famiglia i segreti sono aboliti” dissi con un sorriso “Certo, con te il mio potere non funziona, ma ci impegneremo tutti e sette per non lasciarti più sola un istante”
“E comunque, Bella, ricordati che c’è il giochetto del Vero o Falso” sogghignò Alice
“Sai che noi possiamo essere molto persuasive” aggiunse Rosalie
“Va ben, va bene, va bene, vi dirò sempre tutto, a patto che mi difendiate da queste due pazze sadiche maniache del solletico!” esclamò Bella saltando verso la porta
“Che succede, Bella? Perché urli?” chiese Esme entrando allarmata
“Perché mi ritrovo per sorelle due psicopatiche” tremò lei con un sorriso, nascondendosi dietro di lei
Ridemmo in coro, felici che almeno per ora si fosse calmata.

 
*

Alzai nuovamente lo sguardo sul soffitto, per poi riabbassarlo esasperato.
Sarà stata la trentesima volta in venti secondi che fissavo l’intonaco bianco intorno al lampadario della cucina provando a scacciare dalla mente quella vocina che mi ordinava di salire le scale.
Fallimento totale.
Sospirai, prendendomi il capo tra le mani.
“Ancora qui sei?”
“Alice” la salutai
“Mi dici che aspetti ad andare da lei?” chiese, prendendo una sedia e sedendosi accano a me
“Sta dormendo” replicai
“Certo. Infatti il rumore di pantofole che sento sono i topini di Cenerentola che si sono trasferiti a casa nostra” sbuffò lei
“È stanca, deve riposare” dissi “Non voglio e non devo disturbarla”
“Tu puoi e devi parlare con Bella” ribatté lei “Devi chiarirti con lei. E poi, Bella dovrebbe confidarsi con qualcuno; oggi avrebbe dovuto parlare lei, non Jasper. Anche se il suo discorso l’ha aiutata parecchio”
“Non tenterà più la fuga?” chiesi, angosciato
“No. Sta tranquillo” rispose lei con un sorriso “Però vorrei che le andassi a parlare. Temo il peggio, stanotte”
“Incubi?”. Ero già in piedi, pronto a correre da lei.
“Se non parlerà con qualcuno temo proprio di si” annuì lei sconsolata.
Mi alzai e corsi al piano di sopra, spinto da qualcosa che non era semplice preoccupazione, ma qualcosa che non conoscevo.
Ansia, paura, preoccupazione… tutto troppo intenso.
Mi ritrovai davanti alla sua porta, indeciso se entrare o meno.
Con un sospiro, bussai tre volte sul legno, dolcemente.
“Si?”
“Bella? posso entrare un attimo?”
“Si, vieni pure”
Feci un respiro profondo e aprii piano la porta, sbirciando dentro.
Mi azzardai ad entrare, richiudendomi la porta alle spalle. La cercai con lo sguardo e la vidi dentro il suo bagno, con indosso un pigiama color crema, intenta a spazzolarsi i lunghi capelli mori.
Si voltò a fissarmi e arrossì, posando in fretta la spazzola.
“Ehi”  mi salutò, imbarazzata “Scusa un secondo, ora esco”
Sorrisi. “Fai con calma” le risposi, andando a sedermi sulla poltrona
Lei annuì e afferrò un elastico, uscendo poi dal bagno.
“Ciao, Edward” disse andando verso il letto facendosi una coda alta
“Ciao” le risposi “Possiamo parlare un attimo, Bella? O sei stanca?”
“N-no, parliamo pure” disse, imbarazzata, sedendosi al centro del letto
Le sorrisi, sincero. Lei ricambiò impacciata e si portò le ginocchia al petto, abbracciandole.
La osservai. Aveva un’aria strana, sembrava timida, insicura. Ma in fondo ai suoi occhi leggevo  paura. Aveva paura di addormentarsi, di rivivere quell’agonia ancora troppo vivida nei suoi ricordi. Non voleva dormire, ecco perché era ancora sveglia. Non voleva affrontarla.
Mi si strinse il cuore.
Benché si stesse evidentemente sforzando di contrastarla, ne era ancora terrorizzata. Non era ancora del tutto sicura di poterla affrontare di nuovo, e soprattutto di poterla vincere.
Era così… incredibilmente fragile.
Così incredibilmente bella.
Tossicchiò, imbarazzata, dondolando leggermente avanti e indietro.
“Allora, Edward, volevi parlarmi di qualcosa?” chiese, gentilmente
“Volevo scusarmi con te” le dissi, fissandola intensamente “Anche se penso che le scuse non siano sufficienti, nel mio caso. Sono stato uno stupido. Non peggio, sono stato un idiota. Ti ho fatto soffrire, ti ho fatto star male. E ti ho… ti ho costretto ad affrontare una prova che… che…”
Per la prima volta mi ritrovai in difficoltà con le parole. Non riuscivo a spiegarle, non riuscivo a capire neanch’io perché mi stessi comportando in quel modo.
Cosa mi stava succedendo?
“Basta,  Edward. Basta, per favore”
La fissai sorpreso. Isabella aveva chiuso gli occhi, prima fissi sulla finestra, e sembrava stesse per scoppiare a piangere.
“Non dire più niente. Te ne prego” mormorò “Tu non hai… nessuna colpa. Davvero”
“Si, invece” ribattei. Mi alzai dalla poltrona e mi andai a sedere accanto a lei “Bella, è stata colpa mia se ti è capitato tutto questo. Sono stato io che ho causato ciò. Se non avessi…. Se non mi fossi comportano in quel modo… se non mi fossi comportato in maniera odiosa, con te, niente di tutto ciò ti sarebbe accaduto. Ti avrei accompagnato a caccia, ti avrei impedito di… ti avrei protetta, Bella. E invece per un mio stupido errore…”
Strinsi la mano a pugno, frustrato.
Era colpa mia. Colpa mia.
La mano di Bella si chiuse gentilmente intorno alla mia, calda, leggera.
Sollevai il viso e la osservai.
Mi studiava con un velo di tormento negli occhi d’oro, tenendo ben stretta la mia mano tra le sue.
“Non… dirlo” sussurrò “Non rimproverarti, Edward. Tu non hai fatto nulla”
“Bella, io…”
“No, Edward. Tu niente” mi zittì decisa “Tu sei stato gentilissimo con me, e te ne sono grata. Hai fatto di tutto per farmi sentire a mio agio. Posso capire che tu a… a un certo punto ti sia stufato di farmi da balia”
Chiuse gli occhi e volse la testa di scatto.
Io ero incredulo. Io stufato?
Di lei?
Ma cosa le passava per la testa?
“Isabella Swan” la richiamai, costringendola a voltarsi e a fissarmi negli occhi “Non avrai davvero pensato che io mi sentissi in dovere di mostrarmi benevolo nei tuoi confronti, vero?”
Arrossì, chinando lo sguardo. “Io non sono speciale. Non ho…”
“Smettila, Isabella” la bloccai “Tu non puoi continuare a vivere vedendoti come i Volturi vogliono che tu ti veda. Devi capire, anzi no, devi sapere che… splendido, meraviglioso angelo che sei. E non pensare mai, mai più che io passi del tempo con te perché mi sento in dovere di farlo, chiaro?”
Chinò il capo e annuì mestamente; nei suoi occhi luccicavano lacrime di commozione.
Sospirai, e preso da uno strano impulso la strinsi a me.
Sussultò sorpresa, ma non si allontanò.
La mia povera, dolce Bella… come potevo farle capire chi era in realtà?
“Come fai a credere a una stupida bugia, Bella?” le chiesi tentando di essere più dolce possibile
Sapevo che ciò che aveva subito era troppo profondo, troppo radicato in lei perché con due semplici parole potesse svanire, ma ci avrei provato. Piano, piano, con pazienza.
“Io non… non sono speciale” mormorò “Sono mediocre. L’unica cosa che… che so fare è… distruggere” Tremò.
“Non è vero, e tu lo sai” le dissi “Se sapessi solamente distruggere non saresti qui a parlare con me, no?”
“Si, ma io… io non ho un posto al mondo, Edward” singhiozzò, lasciandosi andare “Tu qui hai una casa, una famiglia, una vita felice. A me tutto ciò è precluso. Io non lo merito”
“Perché mai?” sussurrai “Tu meriti questo e molto di più, Isabella. Chi crede il contrario è solamente uno stupido”
“Edward, io…” s’interruppe, indecisa se continuare o meno
“Tu?”
“… non posso permettermi il lusso di crederti”
Mi immobilizzai, teso e spaventato.
Isabella mi strinse spasmodicamente a sé, iniziando a piangere; ricambiai la stretta, dolente.
Cosa c’era veramente che non andava?
“Perché dici questo?” le chiesi. La mia voce mi uscì strozzata
“Perché… beh, perché innanzitutto non me lo merito” singhiozzò, addolorata
“Bella…”
“Ma poi c’è… un motivo. Più importante” continuò “Io non posso… affezionarmi a voi”
Una pugnalata mi trapassò il petto.
Uccidendo.
Ecco cosa stavano facendo le parole di Bella. Mi stavano uccidendo.
Stavolta non mi avrebbe curato, visto che era proprio la mia medicina a uccidermi.
La sua presa attorno al mio collo si strinse, ma la mia si fece lenta.
Questo non poteva pensarlo davvero. Questo non poteva averlo detto.
Le avevo davvero fatto così male da meritarmi un simile trattamento?
“Edward! Edward, per favor, ascoltami!” mi implorò in lacrime
La sua voce disperata mi fece lo stesso effetto di sempre. Non potevo lasciarla soffrire così, nonostante il dolore che mi aveva procurato mi stesse facendo perdere la ragione. Il senso di protezione che sentivo nei suoi confronti era più forte di qualsiasi altra cosa.
“Che…che intendi?” boccheggia, con un filo di voce
“I-io… io non do-dovrei… io sono un-un’ego-egoista” singhiozzò
“Che cosa stai dicendo, Bella?” le domandai
“Io so… lo so che non dovrei… so bene che… che non posso… affezionarmi a voi… a nessuno di voi…” balbettò tra i singhiozzi “Perché… perché… quando verranno… vi faranno… del male…e non voglio… non lo sopporterei…”
“Chi? Chi verrà? Quando?”
Isabella mi fissò negli occhi, il voltò irrigato da scie salate. “I Volturi”
Rabbrividii con lei al suono di quel nome, e mi affrettai ad abbracciarla, protettivo.
“Lo sai che verranno.… sai che verranno a prendermi…” singhiozzò, terrorizzata
“Glie lo impediremo” sussurrai, tentando di calmarla “Vedrai, noi…”
“No!” esclamò, spaventata, prendendo i lembi della mia camicia “Ecco, vedi? Vi sto… già mettendo nei guai… io non sarei dovuta venire… non dovevo….”
“Perché, Bella?”
“Edward, se… se io mi rifiutassi di… di seguirli… che cosa pensi che farebbero?” mi domandò
“Io non… lo so”
Non potevano fare ciò che pensavo. Non ne avrebbero avuto nessuno diritto. Non potevano farlo…
“Vi attaccherebbero” singhiozzò Bella, stringendo la mia maglietta con forza “Pur di riportarmi con loro… arriverebbero a… a…”
Stinse gli occhi e non proseguì. Sapevo che cosa aveva taciuto.
Pur di riprendersela, ci avrebbero uccisi. Fino all’ultimo.
“Non dovevo venire qui. Mi dispiace” pianse “Vi ho messo in pericolo. E non posso… non posso salvarmi. È colpa mia, solo colpa mia…”
“No. Non è vero”
Non poteva incolparsi di questo. Non poteva pensare che il meraviglioso miracolo che aveva compiuto venendo a vivere con noi fosse una cosa sbagliata. Perché era ciò di cui tutti noi avevamo bisogno..
Ciò di cui io avevo bisogno.
La mia luce.
Il mio angelo.
La mia Bella.
La strinsi a me e la cullai, tentando di tranquillizzarla.
“Ssh, Bella, ssh” le sussurrai, tentando di trasmetterle pace “Non devi avere paura di questo. Non preoccuparti. Quando i Volturi… se i Volturi arriveranno, lo sapremo molto prima. Abbiamo Alice, ricordi? E insieme, ci trasferiremo tutti da un’altra parte….”
“No!” esclamò “Edward, non potrei mai vivere in pace sapendo che vi ho costretti a rinunciare alla vostra vita per proteggere me! Non lo sopporterei! Voi qui….”
“E pensi che noi ti permetteremo ai Volturi di portarti via da noi, quando ormai fai parte della nostra famiglia?”
“Non voglio che… corriate un simile pe-pericolo per me…”
“Beh, lo correremo, invece”
“Non ca-capisci, Edward? È pro-proprio quello che vogliono!” esclamò spaventata
“Aro è a-alla conti-nua ricerca di… nuovi capi… per ampliare la s-sua co-collezione” mormorò piangendo “Pensi che… che se ve-venisse a conoscenza delle… tue doti o di quelle di Alice o Jasper… vi lascerebbe andare co-così facilmente? Vi vor-verrebbe per sé. E se… se mi proteggeste… aggravereste… la vostra situazione. E io nono voglio…”
Mi strinse a sé, nascondendo il volto del mio petto. “Io tengo troppo a voi per rischiare di condannarvi alla mia stessa sorte!” esclamò disperata “Non posso, non ci riesco… so che non dovrei… so che dovrei essere f-forte… non coinvolgervi… ma non ri-riesco a ri-rinunciare a voi… sono un’egoista”
Chiusi gli occhi e l’abbracciai forte, sdraiandomi sul letto.
Lei si raggomitolò vicino a me e mi strinse.
Basta, basta, basta… cosa ti avevano fatto, angelo mio? Chi era il demone che ti aveva fatto patire le pene dell’inferno per un suo capriccio? Come si erano permessi tanto?
Non piangere più, Bella, mai più.
Devi essere sempre felice. Te lo meriti. Farò di tutto pur di permettere di vivere in armonia.
Ti proteggerò sempre da tutto e da tutti.
Sarai libera.
Ma tu smetti di piangere.
Sorridimi.
Te ne prego.
“Sono sola, Edward…” sussurrò dopo molto, quando i suoi singhiozzi si furono placati “Alla fine di tutto, mi ritrovo sempre sola… le persone a cui tengo sono le prime a sparire…”
“Tu non sei sola, Bella” mormorai, accarezzandole la testa “Ci sono io qui con te”
Chiuse gli occhi e deglutii, con un timido sorriso che le increspò le labbra piene.
“Lo so…” sussurrò “E sebbene ho paura per te, non riesco ad essere così egoista da lasciarti andare…”
Gli occhi le si chiusero e il suo corpo si fece pesante.
Dormiva. Finalmente dormiva.
Sorrisi, spostandole una ciocca di capelli da davanti al viso.
“E io sono contento che tu sia egoista, Bella” sussurrai, lasciando che il sonno le concedesse la pace che meritava.

Angolino - ino- ino:
Dal prossimo capitolo di riprende in chiave comica!
Sarà dedicato soprattutto ai fratelli Cullen, e ci saranno momenti dolci tra Edward e Bella. Spervo continuate a seguirmi in...

UNA "NORMALE" SERATA IN FAMIGLIA!!

Un kiss dalla piccola Usagi

  
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