Note: Questa fic è
interamente dedicata alla mia cara amica Haku, la quale… beh, senza di lei non
ci sarebbe nulla di quello che leggerete…
Nota 1: Vorrei
ringraziare e augurare un felice Natale(Anche se un pochino in anticipo) a
tutti coloro che leggeranno o commenteranno la mia ficcy, ma specialmente a
airis (mitica e paziente come sempre), red queen, beyond_thed e hanel per aver sempre dato una loro opinione, sostenendomi
sempre… grazie mille. (Si inchina)
Hot Snow
Sbuffo per
l’ennesima volta aspirando il fumo acre e denso del sigaro fra le mie labbra
sottili, guardando con avversità il cielo di uno strano grigio chiaro e chiedendomi
cosa ci fa uno come me in mezzo a tutto questo… Domanda stupida, perché il
motivo è proprio davanti ai miei occhi e si diverte come un moccioso a giocare
con la neve caduta la scorsa notte su questa piccola isola invernale.
“Sempre
meglio che sentirlo blaterale in continuazione” mormoro a me stesso ricordando
fin troppo bene quando, alle prime luci dell’alba, mi sono sentito tirare vie le
coperte da un pirata in completa estasi per la visione che si scorgeva oltre l’oblò
e che, saltellando come un grillo, parlava come suo solito a vanvera.
E, dopo alcuni minuti di continue preghiere e lamentele su commodori vecchi e burberi e neve bellissima ed imperdibile, ho ceduto, o almeno il mio istinto di sopravvivenza ha optato per l’opzione più sensata onde evitare lo scoppio della mia testa.
E ora eccomi qui, su una collinetta poco distante dal porto dove la mia
imbarcazione è ormeggiata per fare rifornimento, ad osservare quello stupido
rotolarsi e creare forme astratte, molto probabilmente pupazzi di neve.
Mi guardo
attorno notando quanto possa essere piacevole un paesaggio così semplice se
trasformato in qualcosa di magico e perfetto grazie ai fiocchi di neve che,
cadendo senza distinzioni, coprono tutto sotto il loro manto candido.
Ti osservo
soffiare l’aria calda dalla bocca creando tante nuvolette che si disperdono
nell’aria frizzante, mentre un leggero vento scompiglia maligno i tuoi capelli
corvini ora tutti arruffati.
“Ohi,
moccioso, è ora di andare” grido al mio interlocutore.
Si ferma solo
un attimo ad osservarmi per poi continuare la sua attività incurante di tutto
il resto.
“Tzè,
insolente” borbotto ficcando le mani nelle tasche in cerca di un po’ di
sollievo dal freddo pungente, mentre, a passo veloce, mi avvicino a te. Il suono
dei passi e dei respiri è l’unico rumore che odo mentre la neve sugli alberi
comincia a cadere sotto un timido sole, ora emerso dalla sua prigione.
“Ehi,
vecchio, vieni a vedere!” urli alzando una mano, come se fosse possibile non
notare un ragazzo mezzo nudo circondato dal nulla oltre che da una massa
candida. Mi avvicino quel che basta per notare e schivare all’ultimo una palla
di neve, molto probabilmente diretta proprio al centro del mio viso.
“Brutto
insolente” ringhio ora pericolosamente vicino mentre arretri ridendo divertito
e cocciutamente convinto che pure io sia del suo stesso strampalato umore.
Un'altra
palla, questa volta andata a segno, colpisce la mia giacca bagnando i sigari
accuratamente posti nelle fibbie, facendomi perdere anche l’ultima goccia di
pazienza che albergava in me.
“Che guerra
sia” dico accorgendomi a mia volta di sorridere un poco per questa situazione
che, sicuramente, a qualsiasi persona estranea, sembrerebbe quasi surreale. Un
pirata e un marines che non si ammazzano a vicenda, almeno non nel vero senso
del termine. Pare proprio impossibile che noi due, così diversi, abbiamo questo
strano legame che ci unisce dal giorno in cui incontrai per la prima volta il
fuoco, e il fuoco incontrò per la prima volta il fumo. E da quel momento è successo
qualcosa; un meccanismo a noi celato si è attivato improvvisamente senza
lasciarci scampo.
Perché ora
posso trovare la mia pace, solo con te, un filibustiere dal sorriso beffardo e
seducente capace di farmi dannare dal mattino alla sera.
Approfittando
di un tuo momento di distrazione, causato dal raccogliere altra neve con l’intento
di lanciarmela, mi avvento su di te facendoti perdere l’equilibrio mentre
sento, ormai troppo tardi per oppormi, le tue mani stringersi a me. Risultato:
entrambi cadiamo in questo mare di cristalli, ancora intrecciati in un
abbraccio freddo.
Ti sento sghignazzare,
incurante di non farti sentire dal sottoscritto, divertito per aver raggiunto il
tuo obiettivo. Mi stacco da te per rialzarmi dalla scomoda posizione in cui mi
trovavo, tirandoti poi su con la sola forza di un braccio. “E’ ora di
rientrare” dico accendendo un sigaro reduce dal tuo attacco, osservandoti
mentre togli la neve dai capelli zuppi quanto i pantaloncini, che aderiscono
come una seconda pelle alle tue gambe snelle.
“Uff… di
già!? ” chiedi mettendo subito il broncio tipico dei bambini quando gli viene
negato o tolto qualcosa di estremamente divertente dalle mani.
“Muoviti!” ordino seccato per la sensazione di bagnato proveniente dai miei indumenti umidi mentre tu, imitando scherzosamente il gesto della mano sulla fronte, mi segui con passo mogio, sbirciando di tanto in tanto il luogo da cui ci stiamo allontanando.
Non
impieghiamo molto a rientrare sulla nave completamente deserta grazie all’intervento
della mia sottoposta, ora idolo dei miei marinai per essere riuscita ad
ottenere un’uscita libera, concessa in realtà solo quando mi sono accorto di
avere a bordo un ospite non del tutto inaspettato.
Sgambetti
sulle assi di legno, felice di non vedere nessuno sul ponte di comando,
abbracciandomi per bagnarmi più di quanto già non sia mentre sibili e imprecazioni
escono dalla mia bocca come una promessa di vendetta che, stanne certo,
arriverà molto presto.
Giunti nella
mia cabina, dopo aver attraversato il piccolo corridoio di coperta, chiudo la
porta dietro di noi per recarmi in bagno, dove prendo una salvietta per
frizionare alla bene e meglio i capelli gocciolanti, mentre tu ritorni alla tua
postazione di vedetta.
Alzo un
sopracciglio notando che la temperatura della stanza si è alzata così tanto da
far sì che ti asciugassi, merito del potere che alberga in te, prima di vedere
sul tuo volto un sorrisetto compiaciuto e orgoglioso.
“Tzè,
moccioso” dico stizzito riponendo la pesante giacca sulla sedia, posando nel
posacenere sopra la scrivania il sigaro ormai finito, per poi osservarti mentre
ti appoggi all’oblò come per non perdere nulla dello spettacolo che si vede al
di fuori.
“Mi piace la
neve, ti nasconde…” dici quasi sovrappensiero voltandoti verso di me e facendo
sì che quegli occhi liquidi, in cui scorgo con chiarezza il fuoco che vi arde,
mi attirino verso di te, lasciandomi la sensazione fastidiosa di non poter resistere.
Senza
proferire alcuna parola, ti alzo il mento assaporando quelle labbra calde in un
bacio umido e ricambiato, notando solo
ora le tue guance tinte di un lieve rossore, e sorrido un poco perché,
nonostante la sfacciataggine, non riesci a reprimere la tua pudicizia.
Lente e sicure,
la lingua e le labbra vagano sul tuo collo stuzzicandone la pelle sensibile, giungendo
alla clavicola in rilievo impreziosita da piccole goccioline d’acqua, mentre
odo il tuo respiro accelerare come i battiti dei nostri cuori in subbuglio.
Ti lecchi le labbra secche lasciandomi libero di assaporare un capezzolo
ormai turgido, prima di guidarmi nuovamente sulle tue labbra, che assali affamato
cingendomi il collo e facendomi arretrare quel tanto che basta per farmi cadere
sul letto sfatto.
“Ohi!” mormoro avvertendo il tuo peso su di me, mentre, incurante di
essermi piombato addosso, esplori il mio torace con carezze e baci lungo la
linea ben definita dei muscoli dell’addome, i quali si contraggono per quelle
attenzioni gradite. Puntellandomi sui gomiti, avvicino il viso al tuo riappropriandomi
di quelle labbra ora gonfie ed invitanti, succhiandole con lentezza prima di
giungere al tuo orecchio.
“La guerra non è ancora finita" bisbiglio prima di
invertire le nostre posizioni, inchiodandoti al materasso senza vie di fuga.
Gemi per l’ennesima volta chiudendo gli occhi, come per concentrarti su quelle sensazioni, mentre accarezzo con noncuranza i tuoi capelli, migrando verso il basso ventre e tracciando una linea invisibile con la lingua a ridosso dei tuoi pantaloni, per poi ritornare al tuo viso lentigginoso ora diventato una maschera di espressioni indefinibili.
Riapri gli occhi trovandomi ancora con il
viso vicinissimo al tuo, ma è solo un attimo prima che scivoli di nuovo senza
pace sul tuo corpo, mentre butti indietro la testa per la frustrazione e la
consapevolezza che i vestiti di entrambi si stanno facendo di troppo.
"Smo..ke..r…" mugugni mentre inarchi il corpo facendolo aderire
momentaneamente al mio, cosicché, anche io, nonostante la mia percezione del
calore, riesca a sentire l’elevata temperatura sprigionata dalla tua pelle.
"Ho caldo" boccheggi mentre un sorriso compiaciuto compare
sulle mie labbra prima di esaudire la tua richiesta.
Con lentezza calcolata, spoglio entrambi completamente, cibandomi di ogni
centimetro di pelle che scopro, avvolgendoti
ed accarezzandoti con movimenti studiati
in grado di mandare completamente in tilt il tuo cervello. Rimani quasi
paralizzato non appena comincio il mio lento massaggio, accompagnato da quei
mugolii di protesta che vogliono dire semplicemente “ancora”.
“Naah…" gemi incapace di trattenere ancora il tuo piacere,
artigliando le mani alle lenzuola e fissando lo sguardo sul soffitto.
Ignorandoti volutamente, continuo la mia dolce tortura lambendo e succhiando con avidità la tua erezione, ormai giunta al limite, fino ad assaporare il prezioso nettare che ne fuoriesce e di cui non lascio cadere nemmeno una goccia, recuperandolo con le labbra mentre soffochi un urlo mordendoti le labbra gonfie.
“Shhh… non mi dirai che ti sei
già arreso, pirata” sussurro calcando il tono sull’ultima parola, per poi
avvicinarmi al tuo viso e baciare la punta del naso ora arrossata come il tuo
corpo.
“Nghh… maledettooh”
riesci a dire prima che ritorni ad occuparmi della tua virilità che, dopo
qualche leggera carezza, ritorna turgida.
“Ti arrendi,
pirata?” chiedo repentino sfiorando la punta delicata e umida, spingendo con
una leggera pressione l’indice fino alla base facendoti irrigidire, per poi tornare a gemere con maggiore foga di prima.
"Aah!..
Ti pregooh" riesci a malapena a dire, ed è sufficiente affinché allunghi
una mano verso di te.
Senza
nemmeno pensarci, accogli immediatamente le mie dita nella tua bocca,
succhiandole ed accarezzandole, allusivo, con la lingua prima che io decida
soddisfatto di ritrarle e posizionarle allineate nel tuo corpo bollente.
Inarchi la schiena per quell’intrusione fin troppo gradita e fin troppo a
lungo desiderata mentre comincio a muovere le dita al tuo interno strappandoti
ansiti e gemiti che tenti di soffocare stringendo le labbra, come a non voler
far trapelare nessun suono. Ma stasera voglio sentire la tua voce e non sono quindi
d’accordo con la tua decisione. Mi allungo verso di te penetrandoti più in
profondità mentre spalanchi gli occhi e gemi dal piacere senza remore prima che
io soffochi il tuo mormorio nella tua bocca. Ti sento circondarmi con le
braccia, artigliandomi la schiena nuda per poi stringere i fili argentei dei
miei capelli con forza, mentre approfondisci quel contatto, allargando
maggiormente le gambe per farmi accomodare preso da un fuoco che sento
bruciarti dentro.
“Ahh… bastaah...”
riesci solo a dire.
Ti sollevo
il bacino sfilando le mie dita ed entro poi in quell’anfratto stretto con la
mia erezione ancora insoddisfatta e desiderosa di te. Spingo fino in fondo, memorizzando
ogni sensazione, mentre con una mano do la pace al tuo membro ormai al limite
della sopportazione per venire insieme a te, macchiando nuovamente le lenzuola
con il nostro seme. Soddisfatto, ricado sul materasso con un sospiro, fissando
un punto indefinito della stanza senza vederlo.
Avverto il
martellare del cuore nelle orecchie mentre ti accoccoli maggiormente accanto a
me, infondendomi quel tepore che solo tu mi sai dare.
Inspiro il
tuo profumo di mare misto a quello dei miei sigari di cui, ormai, la nostra
pelle è impregnata, prima che tu, facendo perno con una mano, alzi il busto
sistemandoti a cavalcioni sopra di me con uno strano sorrisetto.
“Ora tocca a
me” dici poggiando le mani sul mio torace, ove i miei capezzoli si induriscono
al contatto con quelle dita ustionanti come il suo possessore, giunto a temperature non
umane.
Esperte e
affusolate, le tue mani percorrono il mio corpo stuzzicando i punti più
sensibili, strappandomi rochi gemiti di apprezzamento sfuggiti al mio
controllo, mentre labbra curiose e roventi lasciano il loro marchio sul mio
collo, giungendo all’orecchio, di cui, con fare giocoso, mordi la cartilagine
delicata.
”Non mi son
ancora arreso, Taisa” sussurri strusciandoti con fare provocante su di me
mentre la tua lingua si insinua nell’ombelico fino a scendere sempre più in
basso, tracciando sentieri nuovi e conosciuti.
"Non vorra…" tento di dire a mezza voce non appena mi rendo conto della
direzione della tua bocca, che accoglie la mia virilità succhiando con foga
sempre maggiore, accogliendolo fra le labbra umide e stuzzicandolo talvolta con i denti. Ti stacchi un attimo da me per poi
depositare piccoli baci su tutta la lunghezza prima di riprendere da dove avevi
negligentemente interrotto.
Mi irrigidisco in completa tensione, conscio di aver teso all’unisono
ogni mio muscolo mentre il tuo respiro, leggermente accelerato, mi accompagna
come il sottofondo di una danza frenetica ed irrinunciabile. I nostri sguardi
si intrecciano cogliendo l’ uno nell’ altro il desiderio più sfrenato, incapace
ormai di essere represso.
Le miei mani, rimaste inoperose troppo a lungo, ti prendono i fianchi
facendoti posizionare meglio su di me, per poi calarti, con movimenti lenti e
decisi, sulla mia eccitazione giunta al limite come la tua.
Rimani qualche secondo immobile a guardami beffardo, facendomi intendere
che non me la caverò così a buon mercato, prima di muoverti verso l’alto
facendomi quasi uscire da te per poi tornare giù con una smorfia di
apprezzamento che non hai saputo nascondere.
"Sm… mokernahh..." mugoli con occhi lucidi di desiderio,
socchiudendo le labbra come d’istinto mentre la mia mano finisce il suo compito
con attenzione prima di fati venire come me in questo istante.
Il leggero
rumore del vento contro il vetro dell’oblò, cui finora non avevamo prestato attenzione,
scandisce un tempo infinito e solo nostro mentre il cullare delle onde fa
ondeggiare la nave con un ritmo lento e regolare.
“Uff… ho
vinto io” dici regalandomi un sorriso a trentadue denti mentre ritorni ad
occupare lo spazio fra il mio braccio e il petto.
“Nh...” mugugno.
Con il
passare dei minuti la tua temperatura corporea sta calando notevolmente,
annunciandomi che, seppur ti sia proclamato vincitore, sei stanco quanto me.
“Smoky… “
dici usando uno dei soliti nomignoli che tanto odio, per poi avvicinarti al mio
collo pronunciando, con una dolcezza che quasi non ti appartiene, parole che mi
fanno sorridere nuovamente, ma questa volta con una strana ed insolita… dolcezza?
“Buon
Natale, Tai…” riesco a cogliere nel tuo farfugliare mentre scivoli, ancora una
volta, fra le braccia di Morfeo.
“Mpfh! Ragazzino…”
Non riesco a
trattenere queste parole, nonostante sia conscio di non desiderare nient’altro oltre
a ciò che ho già.
[End]