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Autore: Sam27    03/04/2015    5 recensioni
Ci sono alcune cose che ho imparato da brava fan girl:
1. “Asjdnbvfuhuj” riassume tutto. E con tutto intendo qualsiasi cosa talmente pucciosa da poter essere riassunta.
2. La nutella è la tua migliore amica. Nonché la soluzione a qualsiasi tuo problema.
3. Si può sopravvivere dormendo solo tre ore. E mangiando molta Nutella, mi sembra sottointeso.
4. Libri e computer sono l’ingresso per il paradiso. Potete anche sostituire il computer con uno Smartphone, un Iphone o un tablet. Ed ovviamente aggiungete la Nutella.
5. Quale marca di fazzoletti è più resistente. I fazzoletti Tempo sono eccezionali, me ne servono solo cinque pacchetti a libro.
6. I personaggi immaginari sono migliori di quelli reali. Infatti sembra che il mio ragazzo ideale non esista. Io vorrei solo che avesse la dolcezza di Peeta Mellark, l’umorismo di Fred Weasley, il coraggio di Peter Pevensie, la bellezza di Finnick Odair, il sarcasmo di Jace Shadowhunters e l’intelligenza di Caleb Prior. Forse chiedo troppo?
Genere: Comico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Potremmo Volare'
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12.Era glaciale
Non ci sarà sempre Jumbo a proteggerti,
e quando verrà il giorno
ti consiglio di guardarti le spalle,
perché te le starò masticando!
Diego a Sid, L’era glaciale.
 
Avanzo, cercando di mettere su l’ennesimo sorriso finto della mia vita.
-Ehi Nora!- mi sorride Alessandro dolcemente mentre il mio sguardo corre alla sua mano allacciata a quella della bionda –Lei è la mia ragazza-
-Eleonora- le dico porgendole la mano.
-Rebecca- mi risponde stringendola e sorridendomi sincera.
Mi sento piuttosto ridicola con i miei capelli scompigliati, le mie occhiaie e il mio sorriso finto in confronto alle sue fossette, i capelli biondi a caschetto e due zaffiri al posto degli occhi.
Vedo Paolo battere qualche pacca sulla spalla di papà e devo soffocare un singhiozzo mentre ci avviamo ai nostri ombrelloni.
-Che ne dite se andate a prendere un gelato e poi state un po’ al bar?- ci invita Laura con gentilezza, lanciando un’occhiata preoccupata a papà.
-Noi portiamo le pesti a fare un giro- si offre Ivan indicando lui e Ludovica mentre zia Anna  lancia loro un’occhiata grata.
-Ci volete fuori dalle scatole? Basta dirlo!- esclama Alessandro lanciandomi un mezzo sorriso.
Io non gli rispondo e lui, che probabilmente si aspettava una qualche frase ironica, rimane piuttosto deluso ma cerca di non darlo a vedere e prende i soldi.
Mangiamo i nostri gelati in silenzio mentre Alessandro mi lancia occhiate a intervalli regolari, preoccupato e teso.
Io ho lo stomaco chiuso e cerco di non pensare all’odioso gusto di nocciola che mi scende giù per la gola mentre avvicino nuovamente il cucchiaino alla coppetta, tremo e il freddo mi gela il cuore nonostante ci siano quaranta gradi all’ombra. In questo momento non mi importa se il ragazzo che mi piace è felicemente in vacanza con la sua ragazza, so solo che il mio mondo si è dissolto in mille pezzi ed io non riesco a ricomporre il puzzle.
Vorrei un abbraccio, di quelli veri, di quelli che mi sapeva dare mamma.
Deglutisco e socchiudo appena gli occhi cercando di mandare giù il gelato, promettendo a me stessa che non vomiterò.
-Com’è andato il viaggio?- mi domanda Rebecca sorridendo appena.
-Il viaggio bene- rispondo mordendomi il labbro.
-Dev’essere stata una bella sorpresa per tua madre-
-Lo è stato di più per noi- rispondo irrigidendomi.
-E’ stato divertente?- mi domanda ancora non sembrando per niente turbata dal mio tono distaccato.
-Un vero Paradiso- sentenzio sarcastica.
Cala nuovamente il silenzio ed io rinuncio a mangiare la coppetta.
-Che ne dite di giocare a carte?- domanda Alessandro sperando di salvare la giornata.
Io annuisco, mordicchiando il cucchiaino, Rebecca sorride.
-Vado a chiederle alla barista- e, detto ciò, scocca un breve bacio sulla bocca di Alessandro e si mette in fila.
-Nora…- dice lui venendosi a sedere al mio fianco.
-Mh?- gli rispondo osservando il gelato sciolto.
-Lo so perché sei così-
Io lo guardo, sorpresa: possibile che i suoi gli abbiano raccontato tutto?
-Ma Rebecca non ti odia, anzi... Vorrebbe conoscerti, potresti darle una possibilità. Non è una stronzetta, mi dispiace se è sorta così dai miei racconti ma lei è…-
Lo guardo e scoppio a ridere, una risata amara, di quelle che fai mentre le lacrime pulsano dietro i tuoi occhi già rossi per le occhiaie.
-Rebecca sembra fantastica-
E lo è veramente: io mi aspettavo una bionda tinta che avrebbe da subito cercato di strangolarmi ed invece non ha smesso per un attimo di sorridere a me o a chi che sia, senza togliere il fatto che ha cercato di ridurre al minimo il genere di smanceria che fanno sentire il terzo incomodo tanto incomodo. Contro di lei ho già perso in partenza su qualsiasi fronte.
-Dici davvero?- mi domanda felice come una Pasqua.
Io annuisco e accenno un sorriso, lui mi abbraccia sollevato ed io mi stringo a lui mentre sento che qualcosa dentro di me si scioglie.
-Allora cos’hai?- domanda accarezzandomi i capelli.
-Ecco le carte!- trilla Rebecca sedendosi di fronte a noi.
Alessandro mi lascia andare ed io rimango per un attimo basita, lasciando ciondolare le braccia lungo i fianchi poi mi riprendo e sorrido.
Iniziamo a giocare e non vinco una partita, ma almeno mi distraggo e faccio persino qualche battuta. Il guaio è che al mio già pessimo stato d’animo si aggiunge il fatto che loro sono una coppia stupenda, io non ho la minima possibilità di farcela e Alessandro è un amico fantastico.
E credo che il punto sia proprio questo: è un amico fantastico.
La sera andiamo a fare una passeggiata lungo mare e spediscono noi ragazzi a prendere un gelato per farci socializzare.
Ed ora io sono seduta su una panchina ad osservarmi i sandali e chiedermi perché vogliano sempre farmi fare il terzo incomodo. Alessandro e Rebecca stanno discutendo poco più in là: lui ha fatto una battuta e lei non ha capito che fosse tale perciò si è offesa mortalmente.
Mi mordicchio il labbro e prendo il telefono che è affiancato dagli altri due: quello di Alessandro e quello di Rebecca che è identico al mio, abbiamo persino la stessa cover a forma di Minions.
Sblocco l’Iphone ed immediatamente capisco di aver preso un abbaglio e di aver confuso i telefoni ma la mia attenzione viene rapita da un certo “Christian <3” che le manda un messaggio ambiguo e pieno di cuori.
Su, leggi il messaggio, che aspetti?
Oh insomma! Zitta tu… E’ sbagliato!
Anche filtrare con un ragazzo che non è il proprio è sbagliato.
Perché stiamo a discutere di etica?
Infatti: leggi quel messaggio e basta.
Lancio loro un altro sguardo e vedo che Alessandro cerca di abbracciare Rebecca che si volta di schiena, piuttosto frustrata.
Mi mordo il labbro e faccio scorrere la tendina delle notizie, rivelando un: “Ma guarda che io non sono geloso di lui, baby ;)”.
Te l’avevo detto che sta filtrando con un altro.
Il cuore fa tre o quattro capovolte mentre poso il telefono.
Io non capisco: ha tutto ciò che si possa desiderare e lo tradisce?
-Ritira quello che hai detto allora!- esclama Rebecca mordendosi il labbro e spostando indietro i capelli.
-Lo ritiro, amore, ma stavo scherzando- ribatte Alessandro seguendola sulla panchina al mio fianco.
-Ti è arrivato un messaggio, Rebecca- dico con voce atona, solo per ricordare loro che esisto anche io.
Lei mi guarda e fa un cenno di ringraziamento.
-Possibile che dobbiamo sempre discutere per queste cazzate?- domanda Alessandro.
-Io torno dagli altri-
E, senza aspettare risposta, mi dirigo velocemente alla spiaggia libera salutando con un cenno gli adulti e sedendomi in riva al mare a distanza debita da loro.
Guardo il mare e penso che se potessi lo farei per tutta la vita o per il resto dell’eternità, non ci si può di certo annoiare ad osservare uno spettacolo simile, non esiste una sfumatura che io abbia già visto e non una che possa riconoscere.
-Ehi- dice Alessandro sedendosi al mio fianco, mano nella mano con Rebecca.
-Fatto pace?- domando atona, osservando la linea d’orizzonte.
-Ci dispiace di averti escluso, ma Rebecca sa essere piuttosto scema- ride Alessandro tirandole un buffetto sulla guancia.
-Scusa se mi offendo perché mi dai della grassa- ribatte lei tra l’offeso e lo scherzoso.
-Beh ci sono cose più importanti di queste- dico secca, interrompendoli.
Non li sopporto più.
Forse è vero che l’amore non esiste.
Dopotutto tutti gli amori che credevo puri si sono sgretolati davanti ai miei occhi: mamma ha tradito papà, dimostrandosi omosessuale e di non averlo mai amato sul serio; Alessandro e Rebecca sono adorabili ma lei non si accorge di quello che ha e lo tradisce.
Tutti sono falsi, tutti mentono. La verità non esiste, è solo una parte di bugia malcelata. L’amore è una conseguenza del non voler stare soli, fingiamo dicendo di amarci quando abbiamo solamente paura di perderci.
Vogliamo toccare il cielo con un dito, crediamo di farlo ma poi precipitiamo giù e nessuno ci aiuta ad alzarci ma prova piacere nel vederci cadere e ci brucia le ali con le sue false verità.
-Per esempio?- mi domanda Rebecca infastidita interrompendo il mio flusso di pensieri filosofici.
-Quando vedi tua madre che bacia un’altra donna mentre avresti voluto solo farle una sorpresa per il suo compleanno e vederla stare con tuo padre- dico con freddezza, quasi fosse colpa loro –Per esempio-
Alessandro fa un verso indistinto e le lascia la mano per avvicinarsi a me e prendermi tra le braccia, poi si allontana e raccoglie una lacrima con il pollice dalla mia guancia, Rebecca mi accarezza una spalla e sorride a mo’ di scusa.
Non mi sento rinfrancata come speravo, ho solo più voglia di urlare loro addosso.
Finalmente arriva la notte e sono nel mio letto, chiudo gli occhi sperando che il sonno mi afferri vorace e che domani sia un giorno migliore.
 
 
Sbadiglio e mi sento meglio, mi giro mentre mi stiracchio e noto che sono le undici e mezza. Mi sento decisamente rinvigorita, è come se fossi rinata in questa notte ed è inutile dire che il sonno mi ha portato consiglio.
Non ho intenzione di piangermi addosso: Elena è troppo piccola e qualcuno dovrà pur tenere alto il morale di questa famiglia che sta andando a catafascio.
Ho anche deciso quasi inconsciamente che non dirò nulla ad Alessandro: non voglio essere la causa della loro rottura e come se non bastasse credo che dovrò trovarmi un amore estivo e dimenticare quell’Analfabeta una volta per tutte.
Mi metto il costume ed un copricostume verde, raccolgo i capelli in una crocchia disordinata e scendo a far colazione con il sorriso sulle labbra.
-Cos’è successo?- domanda zia Anna vedendomi così contenta.
Io faccio spallucce e la aiuto a preparare un chilo di insalata.
A pranzo non  lascio che il silenzio cada neanche per un millesimo di secondo e faccio la scema più che mai, tirando su il morale a tutti. In fondo credo che sia questo il mio ruolo nella famiglia e chi riesce a impazzire e dire cose a caso meglio di una fan girl?
Dopo aver lavato i piatti e canticchiato “buon non compleanno” a tutti gli ospiti della casa mi avvicino a nonna, che sta facendo una maglia a lana per il nonno e le domando se vuole un po’ di compagnia, lei mi fa posto spostando il suo grasso sederone –come lo definisce lei stessa- un po’ più in là.
-Nonna, come hai fatto a capire che nonno era quello giusto?-
-Insieme potevamo volare-
L’ho già detto che mia nonna è un po’ tocca?
-Che cosa intendi?-
-Hai mai visto una persona volare?-
-No-
-Ecco: noi potevamo farlo. Insieme a lui sentivo di poter fare qualsiasi cosa-
-E non avevi paura di quello che sarebbe potuto succedere? Non hai mai avuto paura con lui?-
-Paura? Nora, la vita è fatta di paura. Devi avere il coraggio di afferrarla. Ricordo ancora quando tuo nonno mi chiese di sposarlo: inizialmente gli dissi di no. Non che non lo amassi, sia chiaro, ma avevo solo diciotto anni e mi sembrò una cosa troppo grande per me. Lui, però, non si diede per vinto e mi prese per mano portandomi nel nostro posto segreto vicino agli scogli, lì mi disse che mi avrebbe aspettato anche tutta la vita se fosse stato necessario.-
-E tu?-
-Io capii che avrei potuto fare qualsiasi cosa con lui, anche volare-
-A volte penso che l’amore non esista-
-Dipende che cosa intendi per amore- dice nonna posando i ferri e guardandomi negli occhi –Amore è quando puoi mangiare solo un pezzo di pane, lo dividi a metà e doni all’altro quella più grande-
-Grazie nonna- dico dandole un bacio sulla guancia.
Mia nonna sarà un’antica romantica con il sedere un po’ troppo grande e non tutte le rotelle al loro posto ma resta comunque la persona più saggia che io abbia mai conosciuto.
In spiaggia io, Rebecca e Alessandro andiamo a giocare a carte ma questa volta è Alessandro ad andare a chiederle al bar.
-Ascolta, Ele- dice Rebecca guardandomi con i suoi occhi blu che paiono diventati di ghiaccio.
-Dimmi- dico sorridendo.
-So che hai letto il messaggio ma non mi interessa perché Alessandro è innamorato di me. Può anche esserti sembrato che lui ti voglia bene e magari ti considera un’amica ma lui è solo mio. Perciò tieni il tuo bel faccino lontano da lui, chiaro?-
Bel faccino?
Prima che abbia il tempo di rispondergli o di riprendermi Alessandro torna con il mazzo di carte, allegro e Rebecca riprende il suo solito sorriso incantevole.
Io non dico nulla, limitandomi a mischiare le carte mentre il mio cervello lavora e la rabbia ribolle: santo Zeus e per i tacchi consunti di Atena, quella Barbie ha tutto e non solo tradisce il ragazzo migliore che esista ma teme anche uno sgorbio come me. Siamo davvero ridotti male. Se avevo intenzione di non ostacolare il loro amore ora ho intenzione di farla pagare cara a quella smorfiosa, non le toccherò il suo pucci pucci –alias il mio Analfabeta- ma d’ora in poi stai attenta Barbie dei miei stivali perché non ci sarà sempre il tuo amato cervo a proteggerti, e ,quando verrà il giorno, ti consiglio di guardarti le spalle, perché te le starò masticando.
-Ehi ragazzi, disturbo?- domanda Luca rivolgendomi un sorriso smagliante.
-Niente affatto- rispondo io sciogliendomi nel primo vero sorriso da due giorni a questa parte.
-Bene, allora potrei chiedervi un favore?-
-Certo dicci-
-Lui è Simone, il mio cuginetto di origini tedesche, ve lo posso lasciare?-
Io guardo la sabbia aspettandomi di trovare un marmocchio invece vedo due gambe pelose, così scorro in su con lo sguardo trovando un paio di boxer aderenti al più bel paio di chiappe maschili che io abbia mai visto, un petto da giovane uomo senza tartaruga o rotoli di ciccia superflui e poi il viso -per i mutandoni della nonna di Merlino- è il viso da angioletto più bello che io abbia mai visto, i suoi capelli sono color oro e i suoi occhi azzurro intenso incorniciati da un paio di occhiali neri e tondi.
Miseriaccia, si sarà fatto male quando è caduto dal Paradiso?
-Quale disturbo?- balbetto avvampando.
-Io sono Simone- mi sorride porgendomi la mano e parlando in italiano perfetto.
-Noi non usiamo darci la mano, si usa abbracciarsi da queste parti- dice Alessandro aprendo le braccia.
-Certo proprio così!- esclamo facendomi avanti.
Luca ride facendomi l’occhiolino e scambiandoci un cenno di saluto.
-Allora giochi con noi?- gli domanda Rebecca dopo averlo abbracciato a sua volta.
Se lo sta mangiando con gli occhi quella Barbie da strapazzo, possibile?
Credo che rimangano sei giorni davvero intensi.
Simone mi rivolge un sorriso mentre si siede al mio fianco e le nostre braccia si sfiorano.
Davvero molto intensi.
  
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