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Autore: WibblyVale    04/04/2015    2 recensioni
Una neonata nell'ospedale di Konoha viene sottoposta ad un esperimento genetico e strappata alla sua innocenza. Crescendo diventerà un abile ninja solitaria, finchè un giorno non verrà inserita in un nuovo team. Il capitano della squadra è Kakashi Atake, un ninja con un passato triste alle spalle che fatica ad affezionarsi agli altri esseri umani. La giovane ninja sarà in grado di affrontare questa nuova sfida?
Genere: Azione, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kakashi Hatake, Nuovo Personaggio, Un po' tutti
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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Se ne stavano lì seduti uno di fronte all'altro da ore ormai. Gai che batteva i piedi per terra, incapace di stare fermo un secondo, e portando il ninja dai capelli argentanti all'esasperazione.
Davanti a loro vi erano varie carte, alcune erano i rapporti dei loro compagni sugli spostamenti di Ayano negli ultimi due giorni, altre riportavano la biografia dei suoi due principali accusatori. Ad essere sinceri Kakashi non sapeva ancora che farsene di tutte quelle carte e quelle informazioni. Niente di tutto quello provava la sua innocenza.
Tump. Tump. Tump.
"Vuoi smetterla!" sbottò.
Il ninja verde si bloccò nell'atto di sbattere per l'ennesima volta i piedi a terra.
"Sei arrivato a qualche conclusione?" chiese.
"Nessuna." affermò esasperato, portandosi le mani a ravvivare i capelli.
"Che ne dici di provare a dirmi cos'abbiamo?"
"Non abbiamo un cazzo!" abbaiò furioso.
"D'accordo. Allora che ne dici di dirmi cosa non abbiamo?" domandò con tono accondiscendente il sopracciglione.
L'altro gli ringhiò contro, ma doveva ammettere che l'idea dell'amico non era male.
"Allora queste carte ci dicono che Ayano ha passato molto tempo al di fuori del Villaggio, prima di entrare nelle Anbu, per migliorare le sue abilità ninja. Quello che non sappiamo di lei è perché se la sia presa con me."
"Chi l'ha allenata quando era fuori dal Villaggio?"
"Afferma di aver fatto un viaggio in solitaria. Ma se durante questo percorso avesse cambiato il suo modo di vedere Konoha?" suppose il ninja dai capelli argentati.
"Intendi dire che potrebbe aver perso di vista il bene del Villaggio?" chiese incerto l'amico.
"Perché no?" sentenziò sicuro di sè.
"Rimane il problema del perché se la sia presa con te."
Dal corridoio, il rumore della porta che si chiudeva fu seguito da quello di leggeri passi.
"Shikaku!" esclamò Kakashi vedendo il Nara entrare nella cucina.
Dalla sua espressione scura era chiaro che la riunione con il Consiglio non era andata affato bene.
"Il Consiglio ha deliberato."
Gai diede un pugno al tavolo dell'amico, capendo dall'espressione dell'uomo che non era andata affatto bene.
"Sono fuori vero?" chiese senza una particolare inclinazione della voce l'Hatake.
Il moro annuì sconsolato.
"Se mi dicessi che cavolo hai fatto il giorno di quella dannata missione, io potrei aiutarti!" urlò esasperato.
L'altro abbassò lo sguardo e chiuse gli occhi. Non era più un ninja. Che altro avrebbe potuto fare? Non sapeva fare molto altro. Non aveva mai desiderato fare altro.
"Hai mai dovuto fare qualcosa di scorretto che però sapevi che avrebbe portato dei benefici?"
Shikaku lo guardò con aria comprensiva. Prese una sedia e gli si sedette accanto. "Si, certo."
"Se ho abbandonato il team è stato solo ed esclusivamente per il bene del Villaggio."
"Ma se mi dicess..." tornò alla carica.
"No. Ho promesso che non l'avrei fatto." si lasciò scappare il copia-ninja.
Se ne pentì immediatamente, perché un bagliore baluginò negli occhi dello Stratega.
"Gai potresti lasciarci soli, per favore?"
"Certo." Si alzò e uscì dall'appartamento senza aggiungere altro.
"Questa cosa l'ha proprio buttato giù di morale. Di solito urlerebbe la sua protesta. Se Gai è disperato vuol dire che non c'è più speranza." tentò di scherzare il ragazzo.
L'uomo più grande però non sorrise, anzi rimase ad osservarlo con un espressione seria ed indagatrice sul volto. Kakashi non riusciva nemmeno a guardare in quegli occhi. Non perché si vergognasse di qualcosa, ma perché a quegli occhi, così simili a quelli di Shiori, non era sicuro di essere in grado di mentire.
"L'hai vista? E' per quello che ti sei allontanato?"
"Cosa? No. Sono andato a letto con la donna che mi ha messo in questo casino, ma non sono completamente idiota! Non la metterei mai in pericolo solo per poter..."
"... Rivedere il suo sorriso." concluse per lui il Nara.
Kakashi chiuse gli occhi. Shikaku si chiedeva se era per rivedere quel dolce volto o semplicemente per disperazione. Chissà forse per entrambe le ragioni.
"Allora chi hai incontrato?" insistette.
"Non posso dirlo. O meglio, potrei dirlo a te, ma dovresti promettermi di non dirlo a nessuno. Quindi che utilità ci sarebbe nel mentire entrambi?"
L'uomo sospirò.
"L'unica soluzione allora è capire cosa ci nasconde Ayano Sato e perché ce l'ha con te."
"Se non ci riuscissimo?"
"Troveremo il modo." cercò di consolarlo.
"No, dico sul serio. Forse farei bene a mettermi il cuore in pace. Dovrei lasciare il Villaggio, lavorare come freelance. In fondo, non ho più nulla che mi trattenga qui."
Gli occhi dell'uomo più grande si incendiarono per il furore.
"Davvero? Che mi dici dei tuoi amici? Di noi? Io e la mia famiglia teniamo ancora molto a te. Poi, c'è ancora il figlio del tuo sensei. Naruto un giorno potrebbe aver bisogno di te."
"Io come potrei essergli d'aiuto?" chiese, un po' intimorito dalla reazione dell'altro.
"Questo lo dovrai capire da solo. Se te ne vai non lo scoprirai mai." concluse, lasciando cadere il silenzio tra loro due.
Passò qualche minuto, durante il quale il ninja con lo Sharingan continuò a studiare morbosamente il pavimento della sua cucina. Infine decise di voltarsi a guardare il suo interlocutore. Shikaku aveva continuato ad osservare ogni più piccolo ed impercettibile movimento del ragazzo, aspettando il momento in cui avesse deciso di parlare.
"Sai che sei irritante come tua sorella quando fai così!" sbottò.
"Lo prendo per un complimento." gli sorrise il moro.
"Lo era." commentò lui ridendo. "Bè, se vogliamo risolvere la situazione, sarà meglio mettersi a studiare queste dannate carte! Hai voglia di darmi una mano?"
Il Nara annuì e insieme cercarono di saltarci fuori.

Shikaku se ne andò via verso l'ora di cena, abbandonando il giovane jonin ai suoi pensieri.
Ayano l'aveva messo in quella situazione per raggiungere un obiettivo più grande, ma quale? Perché proprio lui era la vittima sacrificale più adatta?
Perché occupi una posizione complicata all'interno del Villaggio, e perché fai cose che ti si possono rivoltare contro! disse a sè stesso.
Rimase a rimuginare su quelle carte, finché non si addormentò con la schiena piegata sulla tavola. Non sapeva quanto aveva dormito, ma un rumore improvviso all'esterno del suo appartamento lo risvegliò.
Si stropicciò gli occhi per riprendersi e aguzzò i sensi. Qualcuno si muoveva al di fuori della sua porta di casa. Annusò l'aria, un odore acre e metallico, che purtroppo conosceva bene, lo colpì. Sangue.
Con passi veloci e silenziosi si avvicinò alla porta di casa e l'aprì leggermente. Le due guardie, poste sulla sua soglia, erano riverse a terra in un lago di sangue. Si inginocchiò accanto a loro. Gli occhi spalancati come a gridare il loro terrore.
Non conosceva bene i due jonin e probabilmente si erano offerti volontari per tenere a bada il superbo copia-ninja, ma non per questo meritavano la fine che avevano fatto.
Un'ombra si mosse alla sua destra, per poi sparire nell'oscurità. Un'idea lo colpì. Chiunque fosse, era stato in grado di non farsi notare da due ninja esperti, ma aveva fatto l'errore di lasciare che lui rilevasse i suoi movimenti. Era chiaro che volesse essere seguito. Era evidente che quella era una trappola.
Avrebbe fatto bene a dare l'allarme e starsene chiuso in casa sua, finché la situazione non si fosse risolta. Si, doveva rimanere tra quelle quattro, strette mura oppressive... Neanche per sogno! Avrebbe fatto da solo! In fondo sapeva di star finendo in trappola! L'avrebbe aggirata!
Seguì l'ombra sospetta da una certa distanza, cercando di intuire quali fossero le sue intenzioni. Finché non lo vide entrare nel Palazzo dell'Hokage.
Si accucciò dietro un cespuglio e utilizzò la tecnica del richiamo. Pak e Bisuke apparvero di fronte a lui. Il carlino si stava leccando una zampa, mentre il cane beige era già sull'attenti.
"Che succede Kakashi?" chiese il primo.
"Credo di essere nei guai. Hanno ucciso le guardie che mi controllavano. Ho seguito il ninja che l'ha fatto e mi ha portato fino al Palazzo del Fuoco. Io entro, voi dovete avvertire, per prima cosa, Shikaku e Gai. Poi seguite i loro ordini. D'accordo?"
"Sai è evidente che sia una trappola." affermò il cane con gli occhi cerchiati con fare annoiato.
"Si lo so Bisuke, ma devo andare."
"Stai attento." gli intimarono in coro, per poi volatilizzarsi nella notte.
In seguito, lo shinobi proseguì seguendo la scia olfattiva dell'assassino delle sue guardie. Ormai aveva riconosciuto l'odore, si trattava di Takumi. Qualunque cosa avesse in mente quell'idiota, non portava a nulla di buono.
Le tracce lo portarono davanti alla porta dell'ufficio dell'Hokage. Alzò il coprifronte che gli copriva l'occhio, liberando così lo Sharingan, poi aprì la porta. Non era preparato alla scena che si ritrovò di fronte.
Ayano era in piedi accanto la scrivania, il Terzo era paralizzato da chissà quale strano trucco, mentre Takumi gli puntava un kunai alla gola.
"Fai un passo e lui muore." minacciò.
Kakashi si bloccò. Doveva prendere tempo, valutare la situazione e poi mettere entrambi al tappeto.
"Che intenzioni avete?"
"Vogliamo uccidere l'Hokage." spiegò con un tono maligno nella voce la kunoichi.
"Perché?"
"Perché mi è stato ordinato da coloro per cui lavoro." rispose determinata.
Takumi sembrava incerto sul dafarsi. Umiliare un rivale era stato divertente, ma uccidere l'Hokage non lo metteva a suo agio. Questo poteva andare a vantaggio del copia-ninja.
"E tu perché lo fai?"
Il ninja tremò.
"In questo Villaggio non si viene valutati per i propri meriti. Vi è una ristretta cerchia di eletti, che ricevono tutta l'attenzione e la gloria. Io mi sono spezzato la schiena per arrivare dove sono arrivato. Comuque, gli appartenenti ai grandi clan e quelli come te riescono sempre ad essere un passo avanti a me."
"Forse il problema è proprio il fatto che tu cerchi un riconoscimento, e non operi per il bene del Villaggio. Io conosco un ninja, che non appartiene a nessun grande clan e non è stato privilegiato perché allenato da un Hokage. Lui si è spezzato la schiena, tutt'ora fa più del necessario per migliorarsi, ma non chiede mai alcunché in cambio."
Fece un passo avanti.
"Fermo o l'ammazzo!" La voce dell'uomo era flebile. Stava cedendo.
"Sai hai ragione ad odiarmi. Io sono feccia. Ma quell'uomo, la cui vita tieni fra le mani, ha fatto di tutto per proteggere il Villaggio, per portare la pace. Sei sicuro di voler eliminare una brava persona solo per poter incolpare me del suo omicidio?"
L'aveva capito. Tutto quello era per far credere al Villaggio che lui fosse talmente arrabbiato e fuori di sè, da fare un gesto estremo. Il perché volessero uccidere l'Hokage non gli era ancora del tutto chiaro, ma era evidente che volessero usare lui come capro espiatorio.
La mano di Takumi mollò la presa sul capo villaggio, facendo tirare a Kakashi un sospiro di sollievo. Il suo senso di liberazione non durò molto, perché con uno scatto improvviso Ayano si avvicinò al ninja e gli tagliò la gola. Lo guardò cadere ai suoi piedi con un espressione vuota, poi sbattè le mani una contro l'altra come per pulirle.
"Se devi fare una cosa fatta bene, devi fartela da sola. Voi uomini siete così deboli." Si allontanò dall'Hokage, che continuava a rimanere paralizzato, avvicinandosi di più al jonin. "Siete così inclini a lasciarvi incantare da un bel visino, a raccontare tutti i vostri più intimi segreti solo per compiacere i vostri più bassi istinti. Takumi era un debole. L'avrei comunque eliminato. Ora racconterò la storia di come lui ha fatto di tutto per salvare l'Hokage, ma non ha potuto niente contro di te. Tu li hai eliminati entrambi e poi dopo esserti accorto del male che avevi fatto, ti sei tolto la vita."
In quegli occhi brillava una luce di pura malvagità. Il ragazzo fece un passo indietro, cercando però di mantenere un certo autocontrollo.
"Mia cara, credi davvero di aver un così bel visino da far cadere ai tuoi piedi chiunque? In questo Villaggio non sono tutti idioti."
"Dicono che tu sia uno dei jonin più intelligenti di Konoha, eppure ci sei cascato." rispose maliziosa.
"Io mi sentivo solo. Un uomo fa qualunque cosa pur di divertirsi. Anche passare il suo tempo con un tipetto appena passabile."
Vide il volto della ragazza contorcersi per la rabbia e per l'umiliazione. Tentò di sferrargli un pugno presa dall'impulsività del momento. Il ragazzo la bloccò.
"Che c'è? Te la sei presa?"chiese innocente.
Lei si divincolò dalla sua presa, facendo un salto all'indietro. Poi sogghignò.
"Puoi perdere tempo con me, ma la sostanza paralizzante che ho somministrato al tuo caro Hokage, presto farà smettere di funzionare anche i suoi organi vitali, portandolo alla morte."
Merda! Aveva bisogno di un ninja medico. Lanciò un veloce sguardo all'uomo morente. Gli occhi del suo capo, lo guardavano immobili, inespressivi, ma a lui parve di notare le scuse dell'uomo dipinte su di essi. Per salvarlo doveva fermare la kunoichi.
Quindi tornò a fronteggiare la donna davanti a sè. Doveva affrontarla, per poter raggiungere il Terzo e salvarlo.

Tenzo aveva corso il più veloce possibile per tornare a casa in tempo, ma, non appena arrivò davanti alla porta dell'appartamento di Kakashi, capì che era troppo tardi. Si lanciò quindi di nuovo per le strade di Konoha, diretto al Palazzo del Fuoco.
Ad un tratto si vide sfrecciare accanto due dei cani ninja del suo amico. Inchiodò immediatamente, rischiando di inciampare nei suoi stessi piedi. "Pak! Bisuke! Fermatevi!"
"Scusa Tenzo, ma non abbiamo tempo!" gridò il carlino, proseguendo per la sua strada.
"Cosa sta succedendo a Kakashi?" urlò loro.
A quel punto anche loro si fermarono e si voltarono verso di lui. Gli spiegarono velocemente la situazione con frasi brevi e concise.
"Sapeva che era una trappola ed è andato lo stesso!" imprecò.
Subito spiegò ai due cani cosa aveva scoperto, poi li lasciò andare perché eseguissero gli ordini del loro padrone. Poi riprese la sua corsa verso il Palazzo del Fuoco, sperando di non arrivare troppo tardi.

Rispetto a lui la ragazza era lenta e meno forte fisicamente, ma lo spazio ristretto la avvantaggiava. Questo perché il copia-ninja poneva maggiore attenzione nei movimenti per evitare di ferire l'uomo più anziano, mentre a lei non importava affatto.
Ayano fendeva l'aria con la lama della sua spada, mentre il ragazzo tentava di schivarla il più possibile. I colpi non erano studiati, anzi andavano a casaccio sperando di colpire il bersaglio. Uno infatti andò a segno, tagliando il lato sinitro della maschera del jonin e graffiandogli la guancia. Lei esultò soddisfatta e rallentò i suoi attacchi.
Kakashi cercò di capire il perché di quell'inversione di marcia, quando improvvisamente cominciò a sentire un leggero intorpidimento agli arti. "E' avvelenata."
Dalle labbra della kunoichi uscì una risata acuta.
"E' finita per te." sentenziò.
Lui non si sarebbe arreso. Non per così poco, non dopo tutte le bugie che erano state raccontate sul suo conto, non dopo tutto quello che aveva passato. Si scagliò su di lei alla cieca. I suoi movimenti però stavano rallentando ed erano più facili da prevedere per la ragazza, che si chinava e si scostava senza troppa fatica.
Nonostante ciò il copia-ninja riuscì a farle scoprire il fianco sinistro, fingendo un fendente dall'alto. Con un gesto veloce si scagliò con un calcio alla parte scoperta, facendola cadere a terra.
A quel punto attivò il Raikiri, pronto a farla pentire di tutto quello che gli aveva fatto. Il terrore negli occhi della ragazza, nel realizzare che per lei era la fine, lo fece esultare per la sua vendetta. Avvicinò il braccio alla donna, che ora implorava pietà.
"No ti prego! Risparmiami!"
"Persché d...dovei farrrglio..."
Anche la bocca gli si stava intorpidendo. Doveva agire e in fretta.

Tenzo era arrivato sotto la finestra dell'Hokage. Scintille luminose rischiaravano la stanza. Cavolo Kakashi non stava ragionando! Non doveva eliminarli! Quello era l'unico modo per scoprire dove si trovava quel Jun, lo stratega della Kumori.
Concentrando il chakra nei piedi, si arrampicò per le mura del palazzo, entrando dalla finestra. L'Hokage era paralizzato su di una sedia, Takumi sgozzato ai suoi piedi e Kakashi stava disattivando il Raikiri.
 Dimmi che non l'ha ammazzata! pregò Tenzo.
"E' prlonta perrr Inoischi. Scerca un dosciore."
Si lasciò cadere a terra e chiuse gli occhi.

Si svegliò in un letto d'ospedale con i muscoli indolenziti. Cercò di muoversi, ma tutto il suo corpo protestò, donandogli una fitta di dolore. Tentò quindi di aprire gli occhi e fu colpito dall'accecante luce del sole. Un piccolo gemito di fastidio uscì dalle sue labbra.
Accanto a sè sentì dei movimenti. Le molle di una poltrona in un angolo della stanza cigolarono, liberandosi dal peso del suo precedente occupante. Poi una mano si posò sulla sua spalla.
"Sei sveglio?" la voce preoccupata di Tenzo lo raggiunse da un luogo remoto.
Tentò di annuire ma, di nuovo, non gli riuscì. Quindi emise un leggero suono gutturale a conferma.
"Grazie al cielo!" sospirò sollevato.
La pressione sulla sua spalla svanì e i passi del suo amico si fecero sempre più lontani, poi la sua voce risuonò nel corridoio in cerca di un medico.
Kakashi però non vide il dottore arrivare, sentiva il torpore riprendersi possesso di lui. Presto tutto fu di nuovo nero.

Quando si risvegliò la seconda volta sentì di potersi muovere più liberamente e di aver recuperato le sue forze. Aprì gli occhi. Il sole stava tramontando all'orizzonte. Tenzo dall'altra parte della stanza stava scrivendo quello che doveva essere un dettagliato rapporto.
"Sai speravo che la mia infermiera personale fosse un po' più carina." scherzò.
Il suo amico alzò lo sguardo e fece una leggera smorfia divertita.
"Non ne hai abbastanza di ragazze carine?"
Kakashi sospirò.
"Com'è andata? L'Hokage? Chi diavolo ha organizzato tutto questo? Tu come facevi a sap..."
C'erano così tante cose lasciate in sospeso. Tante cose che ancora non capiva.
"Calmati! Ora ti dico tutto."
Così passò la successiva mezz'ora a spiegargli di come Shiori l'aveva avvertito dei piani della Kumori per destabilizzare Konoha, eliminando l'Hokage e incolpando uno dei ninja più in vista.
Dopo che lui aveva perso conoscenza, il ninja dell'Arte del Legno aveva avvertito i medici, che erano risuciti a salvare sia il copia-ninja che il Terzo. Quest'ultimo giaceva ancora privo di conoscenza, ma i dottori erano fiduciosi su un suo totale recupero.
Infine, Inoichi aveva interrogato Ayano che gli aveva rivelato il luogo in cui si sarebbe dovuta incontrare con Jun. Così la formazione Ino-Shika-Cho, insieme a Gai e Tenzo erano entrati in azione. Jun però non appena capito di essere circondato senza alcuna via d'uscita, si era suicidato, probabilmente per proteggere i segreti della propria organizzazione.
Quando ebbe finito il racconto, l'Hatake si mise a sedere appoggiando schiena e testa contro i cuscini.
"Shiori mi ha salvato ancora la vita." constatò. "Le hai detto..." borbottò leggermente imbarazzato.
"Della tua scappatella? Non volevo, ma dopo le informazioni che mi aveva dato, ho dovuto. Mi..."
"Tranquillo è tutto a posto. Lei sta bene?" aveva la voce roca. Parlare gli risultava ancora faticoso.
"Se la cava. A proposito le ho detto della tua prova..."
Così gli raccontò tutto, vedendo un sorriso sempre più grande, colorato da una certa vena di tristezza, aprirsi sul suo viso.
"G... Grazie."
Il giovane Anbu non capì se quel ringraziamento sussurrato era rivolto a lui o Shiori. Lasciò al copia-ninja qualche minuto per processare le varie informazioni, poi mise un espressione dura sul volto.
"Cosa ti è saltato in testa di agire da solo?"
"Ho pensato di cavarmela." si scusò l'Hatake.
L'altrò ringhiò.
"Inoltre ho dovuto mentire a Gai su dove ho preso le mie informazioni. Non è stato facile!" si lamentò.
"Io non sapevo che ci fosse la Kumori di mezzo! Gai era l'unica persona di cui mi fidassi pienamente in quel momento."
Tenzo tornò a sorridere benevolo all'amico.
"L'importante è che tu stia bene. Ora riposati."
Lo aiutò a risdraiarsi sul letto, poi se ne andò.

Giorni dopo, Kakashi era tornato all'ospedale per una visita di controllo. Dopo che il medico aveva finito, decise di andare a trovare l'Hokage. L'uomo si era risvegliato, ma l'avevano tenuto sotto controllo per precauzione.
Le guardie davanti alla porta lo guardarono di traverso, ma il Terzo, dall'interno della stanza, ordinò loro con voce squillante di lasciarlo entrare e di lasciarli soli.
Così, sorridendo vittorioso alle due guardie, il copia-ninja entrò. L'Hokage stava seduto, appoggiato sui cuscini, il volto aveva ripreso il suo colore. Accanto al letto vi era una grande quantità di mazzi di fiori. Tutto il Villaggio si era messo in agitazione per lui. Lo stesso Kakashi aveva temuto per la sua incolumità. Fortunatamente si era tutto risolto per il meglio.
"Vuoi prima i miei ringraziamenti o le mie scuse?" cominciò l'anziano capo villaggio.
"Nessuno dei due, signore." rispose pacato il jonin. "Sono contento di vederla di nuovo in grado di muoversi." affermò sinceramente.
"Ho parlato con i consiglieri. Tutte le accuse contro di te sono cadute. Per quanto riguarda quello che è successo durante quella missione, non m'importa. Hai dimostrato di tenere al Villaggio. Di certo non sei un traditore."
Kakashi strinse i pugni, la rabbia che l'aveva colto durante i giorni del suo processo stava tornando. Si diresse verso la porta e la chiuse.
"Sa, Hokage-sama, sono stanco di dover provare ogni volta la mia devozione. Ho combattuto per questo Villaggio sin dalla mia più giovane età. Ho perso tutte le persone a me più care per il bene comune. Non voglio risultare superbo, ma questo momento di pace, è stato possibile anche grazie al sangue che io stesso ho versato. Quindi, signore, io non pretendo alcun ringraziamento da lei o da nessun altro, non ne ho mai voluti. Non voglio nemmeno nessuna inutile scusa. Quello che voglio è una promessa!"
L'uomo sdraiato sul letto guardava il suo interlocutore con un'espressione indecifrabile. Il giovane ninja non sapeva se alla fine di quel discorso, sarebbe di nuovo stato sospeso o avrebbe finalmente ottenuto ciò che voleva. Ad essere onesti, non gli importava. Aveva aspettato fin troppo tempo di sfogarsi. Quando il Terzo gli fece segno di continuare, prese un respiro profondo prima di procedere con la sua richiesta.
"Pretendo una maggiore fiducia nei miei confronti. Fiducia che le è mancata sia quando gli Uchiha hanno chiesto prova delle mie abilità, ma soprattutto che le è mancata nell'ultima settimana. Non c'è niente che non farei per questo Villaggio e sono veramente stanco di doverlo provare ogni dannatissima volta."
Detto ciò rimase in silenzio, attendendo pazientemente la risposta dell'uomo più anziano. Esso lo studiava. Sembrava dispiaciuto per quello che il giovane ninja aveva passato. Una piccola lacrima uscì da un angolo del suo occhio, per percorrere il suo volto, lasciando dietro di se una strisciolina umida.
Quel gesto lasciò il jonin senza parole. Quell'uomo così forte e potente, ora stava mostrando un lato di sè, che mai qualcuno al di fuori della sua famiglia aveva visto.
"Mi dispiace davvero tanto, Kakashi. Capisco il dolore che provi. Se ci fosse stato qualcun altro... Se ci fosse stato Minato, lui non avrebbe avuto alcun dubbio, lui ti avrebbe protetto, rischiando persino la sua posizione. Ma io non sono lui. Non sono nemmeno la persona buona che hai descritto quella sera, per convincere Takumi a non uccidermi. Ho fatto molti errori, ho lasciato che... Non ha importanza. La cosa importante è che non permetterò mai più che la mia fiducia in te vacilli. Sei uno dei jonin più forti e fedeli di Konoha è non hai alcun bisogno di combattere per dimostrarlo."
Il giovane ninja chinò la testa a quella dichiarazione. Poi si avvicinò al letto del Terzo e gli pose una mano sulla spalla.
"Grazie." disse con un sorriso. Poi lo guardò con un'espressione seria in volto. "Minato-sensei mi manca, ma ciò non vuol dire che vorrei che le vostre posizioni fossero invertite. Fare degli errori è normale, più si è in alto e più i nostri sbagli hanno conseguenze peggiori. Ciò non toglie che lei ha fatto del gran bene. E' un bravo Hokage e una brava persona. Questo lo credo seriamente. Sono davvero orgoglioso di poter lavorare per lei."
In quel preciso istante, Asuma entrò nella stanza. Vide i due uomini con quegli sguardi seri e si preoccupò.
"Papà, tutto bene? Le tue guardie si sono lamentate perché le hai congedate."
"Si, tutto bene. Io e Kakashi dovevamo risolvere alcune questioni." affermò sorridente.
"E ora è meglio che vada." si congedò il copia-ninja, lasciandoli soli nella stanza.
L'uomo più anziano sospirò. Suo figlio gli si avvicinò con aria protettiva, stringendogli una mano.
"Sicuro di stare bene? Non voglio che ti affatichi. Mi hai spaventato a morte, lo sai? Ho avuto tanta paura di perdere anche te come la mamma."
Iruzen rispose alla stretta di mano del figlio.
"A quanto pare è ancora presto per me. Poi credo di sentirmi un po' più leggero ora."
"Merito di Kakashi?" chiese curioso Asuma.
"Quel ragazzo non riesce ad avere speranza per sè stesso, ma non vede l'effetto positivo che ha sugli altri. Ha molto da offrire a questo Villaggio. Sono certo che sia così."


 
  
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