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Autore: lady dreamer    05/04/2015    3 recensioni
Prendete una giornata di sole, aggiungete un artista concettual-impegnato poco disposto a farsi intervistare - Sherlock - e un giornalista del Times - John - che deve fare un vero e proprio scoop se vuole mantenere il posto di lavoro. Aggiungete un atterraggio inaspettato all'aeroporto Charles De Gaulle di Parigi, una mostra da organizzare, un pazzo criminale sempre in agguato e mischiate energicamente con la promessa di grandi avventure. Salate con inseguimenti e battute sagaci e pepate con relazioni inaspettate. Riversate tutto su un file word e... ecco quello che ne esce fuori!
Genere: Comico, Mistero, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Irene Adler, Jim Moriarty, John Watson, Quasi tutti, Sherlock Holmes
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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L'artista si sente solo. Singolare ed aristocratico, vive a disagio in mezzo alla società democratica ed uniforme. Si sente da essa odiato come inutile, come superbo; e la disprezza.
Pertanto le opere sue non si rivolgono ai più, ma ai pochi iniziati.
Federico De Roberto
 
Arte contemporanea
Capitolo III
 
    
Hotel Savoy.  
Soffitti altissimi affrescati. Tende di broccato. Mobili antichi. Finestre neo-gotiche. Panorama romantico sulla Senna. Sembra di stare in un film. O in un libro. O in una fan fiction. 
Bellissimo. Troppo bello. 
 
Il signor Holmes ha una suite stratosferica, con più ambienti dell'appartamento in cui vivi. 
Ti ha lasciato incredulo e in imbarazzo a girovagare nelle sue stanze e si è andato a fare una doccia. Ad incrementare il tuo disagio la Adler se l'è squagliata alla galleria con la sua macchina dopo avervi lasciato all'ingresso dell'hotel, non risparmiandoti ammiccamenti e battutine. Per non parlare poi della receptionist che vi ha scambiato - ti stupisci ancora? - per una coppia. 
 
Ma perché poi? Perché?
Punto uno non sei gay. Punto due quell'uomo non è affascinante. E anche se lo fosse, è così scontroso, saccente ed irritante che... Insomma, non è affascinante. Punto tre... 
 
- John?
 
Quasi non ti prende un infarto. Stavi guardando fuori dalla finestra, stavi mettendo insieme tutti i buoni motivi per cui...
 
- John? 
 
Ti volti. - Signor Holmes? 
 
L'uomo esce dalla stanza da bagno con un asciugamano avvolto intorno ai fianchi. E non riesci a fare a meno di notare, anche e solo per una misera frazione di secondo, la pallidezza della sua pelle, le sue membra toniche e slanciate… Una misera frazione di secondo del tutto trascurabile. O almeno così ti imponi di pensare. Alzi lo sguardo ad incontrare gli occhi grigio-azzurri di Sherlock Holmes. E speri di non arrossire per quella misera frazione di secondo in cui hai indugiato a studiare il suo corpo sostanzialmente nudo, perché sei certo che lui sarebbe capace di percepire anche il minimo imbarazzo dalla diversa tonalità di rosa delle tue guance.
 
Invece non dice niente. Ti guarda e tace. E per un istante vorresti scomparire. Lui apre bocca e non hai idea delle parole che potrebbe pronunciare.
 
- Mi passerebbe i vestiti che sono nell'armadio all'ingresso? - domanda, con tutta la candidezza possibile.
 
Lanci uno sguardo incredulo verso il guardaroba.
 
- Come hanno fatto ad arrivare prima di noi?
 
Holmes alza appena le sopracciglia. - Basta pagare. 
 
- E come sono finiti nell'armadio?
 
- Ho mandato un cambio d'abito in un appendiabiti con la predisposizione di metterli nell'armadio. Se l'avessi chiesto avrebbero svuotato anche la valigia, ma mi dà fastidio che curiosino con il mio permesso nei miei effetti personali.
 
Gli porgi i vestiti inseriti in un appendiabiti. Non riesci a trattenere un sorriso. - Cosa nasconde nella valigia?
 
Holmes ti guarda serio. Una serietà terribilmente fuori luogo e assurdamente e misteriosamente affascinante. - Vuole davvero saperlo? Poi dovrei ucciderla… 
 
Ma non sei uno che si lasci suggestionare per così poco. - Lei è molto teatrale signor Holmes. 
 
L’artista sparisce dietro una parta scorrevole che si chiude alle spalle.
Questo non gli impedisce di continuare a parlare.
- Mi chiami Sherlock. - aggiunge, senza rispondere alla tua provocazione.
 
Misuri a piccoli passi la distanza tra la porta scorrevole e il divano, poi ti ci siedi con risolutezza, mentre ti chiedi quanto dire quello che hai in mente potrebbe essere controproducente.
Ma alla fine, chi se ne frega, tanto è divisibilmente uno scherzo. E per quanto lui abbia marciato sul contrario, puoi permetterti di dirlo.
 
- E poi sono io quello che flirta…
 
La voce dall’altra parte della porta si sente appena. - Come, scusi? 
 
- Lei mi sequestra, mi porta a Parigi, mi punzecchia per il tutto il viaggio, fraintende i miei atteggiamenti, mi porta in un albergo, si presenta mezzo svestito e poi mi chiede di chiamarla per nome... E poi sono io quello che flirta!
 
Lui continua tranquillamente a rispondere dall’altra stanza. - Io sono sposato con il mio lavoro. Non ho relazioni né ne ho bisogno. Altrimenti le darei ragione, potrebbe sembrare che io stia flirtando con lei, forse. Ma io non sto flirtando con lei. E io non flirto in generale. 
 
- Allora com'è che è così esperto?
 
Holmes apre uno spiraglio di porta con una mano, mentre con l’altra chiude i bottoni ai polsini di una camicia bianca.
 
- Fingo di esserlo per divertimento. 
 
Ti alzi dal bracciolo del divano su cui ti eri appollaiato. - Perché me lo sta dicendo? Sono sempre il giornalista a cui non vuole rilasciare l'intervista 
 
- Per il divertimento di vederla confuso. Fa una faccia buffa quando è confuso. E poi scriverà quello che concorderemo nell'intervista, l'ha promesso. 
 
Ti piace, anche se non lo ammetteresti mai, che questo pazzoide voglia raccontarti di sé e della sua vita. Ma il fatto che lui dia per scontato il tuo silenzio o la tua complicità ti dà manifestamente fastidio. Anche se essere complice di un tale pazzo vorrebbe dire godere di un briciolo di stima da parte sua. E questo non può che lusingarti. - E se non dovessi mantenere?
 
Sherlock Holmes torna in camera a prendere la giacca che indossa con grandissima nonchalance.
 
- Lo sa che mio fratello Mycroft è anche il mio manager?
 
Non capisci bene quale sia il nesso. - L'ho intuito… 
 
- Ma è solo un hobby per lui. Ha delle amicizie. Lavora per il governo…
 
- Mi sta minacciando?
 
Ti guarda con una serietà sconcertante. - No. Per niente. Parlo solo di mio fratello. E non sa quanto detesti tirare in ballo mio fratello, quindi, adesso andiamo in galleria, o magari prima a mangiare, se ha fame, e poi concorderemo quest'intervista. 
 
Cerchi di nascondere l’esasperazione. - Non potremmo invertire la scaletta?
 
- No. 
 
- Perché no?
 
- No e basta. E prenda il quadro. 
 
 
*** 
Guardi Sherlock. Ti ha autorizzato a chiamarlo per nome, e il tuo cervello ha iniziato spontaneamente a smettere di pensare a lui come al Signor Holmes.
 
Cammina a passo svelto e sicuro. Fai quasi fatica a stargli dietro, perso come sei nel cercare di catturare quanto puoi dell’aria deliziosamente francese di Parigi. - Dove mi sta portando?
 
Vorresti che la smettesse di correre.
Che ti permettesse di capire dove ti trovi, dove state andando.
Cosa dovresti vedere assolutamente di Parigi.
Che idea dovresti farti.
E invece continua a camminare svelto come un atleta.
 
- C’è un ristorante italiano qui vicino.
 
E tu gli vai dietro. Con quella busta di plastica gialla in mano.
 
- Non le piace la cucina francese?
 
Sherlock si svolta appena verso di te. - Abbastanza, ma conosco personalmente il proprietario del ristorante dove stiamo andando. E poi devo incontrare lì una persona...
 
Incassi la risposta con un vago senso di delusione dipinta sulla faccia. Fai di tutto per scacciarlo.
Non sta bene che ci sia delusione sulla faccia.
 
Già Sherlock è capace di inventarsi cose che non esistono, figurarsi dargli in pasto cose che effettivamente esistono come premesse per conclusioni errate. Sarebbe un suicidio.
Ma devi fare lo stesso i conti con quel briciolo di delusione.
 
Pensavi che fosse il modo che quel pazzo potesse aver escogitato per darti il benvenuto a Parigi. Invece sta strumentalizzando la tua presenza per supplire la mancanza del suo fattorino tuttofare.
 
Scuoti appena la testa.
Magari vuole solo unire le due cose.
 
- Un collega? - indaghi con circospezione.
 
- No, ringraziando il cielo. Ma ho promesso di regalarle un quadro...
 
Le.
Un moto di rabbia ti attanaglia lo stomaco.
 
- Lei ha appuntamento con una donna e si porta dietro me?
 
Sherlock si volta a guardarti. Un’occhiata tacitamente eloquente. - Sì. Devo cercare di liberarmi di lei...
 
***
Un uomo sulla cinquantina vestito da cameriere si avvicina a voi appena entrate nel locale. Ha un codino di capelli grigi e occhi adoranti e beffardi per Sherlock.
- Signor Holmes, prego, è un piacere rivederla!
 
Lui si limita ad un sorriso appena accennato. - Buon pomeriggio Angelo. - stringendogli la mano.
 
L’uomo non tarda ad indirizzarti un’occhiata vagamente interrogativa, mentre tende la mano anche a te.
 
- Un amico - fingi, così istintivamente che... Holmes ti smonta subito.
 
Abbassa la voce, guardandosi intorno. - John Watson del Times.
 
Angelo ti stringe ugualmente la mano, mentre tu impieghi tutte le tue energie per non lanciare uno sguardo troppo seccato e deluso a Sherlock.
 
Lo spilungone finge di non accorgersene. Continua a guardarsi intorno.
Angelo intuisce il motivo della sua irrequietezza. - La sta aspettando quella signorina dell'altra volta.
 
Lui smette immediatamente di volgere lo sguardo a destra e a manca e annuisce discretamente, vagamente compiaciuto. - Lo supponevo.
 
Angelo vi indica l’altra sala del ristorante.
E proprio mentre mediti di trovare una scusa qualsiasi ed andartene, Sherlock si volta piano verso di te a sussurrare: - Qualunque cosa dica mi regga il gioco. 
 
Aggrotti le sopracciglia come se avesse parlato in aramaico e pretendesse di essere compreso. - Eh...?  
 
Non hai il tempo di metabolizzare l’occhiata che Holmes ti lancia, che una donna pressappoco della vostra età si avvicina a voi, facendovi un impacciato cenno di saluto con la mano. Cioè, a lui, e quindi indirettamente anche a te.
 
- Sherlock.
 
Il destinatario delle sue attenzioni accenna un sorriso forzato. - Salve Molly. Sapevo che saresti arrivata in anticipo. 
 
Ti sembra abbastanza tesa. Ricaccia dietro le orecchie continuamente ciocche di capelli che non sono affatto intenzionati a restare al proprio posto. - Sono arrivata appena ho ricevuto il messaggio. Ero qui in giro.
 
Ha iniziato a lanciarti occhiate curiose da quando siete entrati nella sua visuale. Non te ne stupisci. Tu hai fatto lo stesso con lei.
 
Sarà una sorta di curiosità da parte della gente che si affianca al più giovane degli Holmes, più o meno occasionalmente, di scoprire chi siano gli altri che fanno parte del medesimo ristretto club.
 
Le tendi la mano. Lei ti indirizza un sorriso sincero, mentre la stringe. - John Watson, del Times. 
 
- Il mio compagno. 
 
Sia tu che Molly vi girate di scatto verso Sherlock Holmes, entrambi certi che sia stato colto da un attacco di pazzia fulminante. Pensi al Qualunque cosa dica mi regga il gioco e al Devo cercare di liberarmi di lei... e prendi coscienza di quanto sta accadendo. Non hai avuto il tempo di promettere di aiutarlo in questa pagliacciata. E si meriterebbe che tu non lo aiutassi. Avrebbe potuto parlare chiaro e non farti fare quella faccia da pesce lesso. Per non parlare di quanto sia ridicolo anche solo pensare che… Ma per favore.
 
Cerchi di tornare ad un atteggiamento di composta tranquillità.
Molly del resto era così presa dalla “rivelazione” da non aver notato la tua faccia stravolta. O almeno speri. Guarda Sherlock come se non potesse capacitarsi. - Hai un...? Ah. Complimenti. Da quanto...? 
 
Sherlock è una sfinge. Non accenna affatto a scomporsi.
 
Molly si volta verso di te.
 
Azzardi una risposta qualunque. Possibilmente vaga. - Poco. - sembra non bastare. Lanci un’occhiata “amorevole” a Sherlock, mentre mediti alla svela le parole più giuste per prenderti una rivincita. Almeno in parte. - È come se ci fossimo conosciuti oggi ma è da un po'…
 
Molly guarda di nuovo Sherlock. - Non l'hai detto ai giornali.
 
Un’ombra di sorriso sulle sue labbra. - No. Vogliamo starcene per fatti nostri. Non voglio sprecare il mio tempo a rilasciare interviste sulla mia situazione sentimentale.
 
Non ha fatto niente. Ti ha semplicemente guardato e sorriso appena e questo è bastato a spingere Molly a dire:- Ah. Capisco. Sembrate molto... Affiatati.
 
Ed è bastato a istillare in te istinti suicidi. Vorresti sotterrarti. E poi riemergere e trascinarti sotto terra pure Sherlock. Per ammazzarlo. 
 
- Comunque anch’io sto conoscendo qualcuno...
 
Sherlock ha la sua solita espressione di altezzosa strafottenza dipinta sulla faccia. - Lo so.
 
Lo conosci da stamattina, e già capisci cose che evidentemente a Molly sfuggono ancora dopo chissà quanto tempo. Inizi a capire perché Sherlock non la consideri più di tanto. Lui è quel genere di persone che cerca intuito e intelligenza negli altri. Perché possano affiancarsi a lui anche solo per un the. Tu non fai eccezione, non perché tu abbia davvero intelligenza e intuito sufficienti, ma perché la vostra è in qualche modo una convivenza forzata. Altrimenti il giovane artista se ne infischierebbe altamente di te. E nel momento stesso in cui lo pensi un’inaspettata mestizia si unisce a questa consapevolezza.
 
Molly accompagna alla sua espressione stupita anche un:- Come...?
 
E sai che sta solo inconsapevolmente dando a Sherlock l’assenso a pavoneggiarsi in una delle sue spiegazioni pretenziose. E non vuoi che lui umili quella povera ragazza. Ti ispira simpatia proprio perché continua a sguazzare nell’innocenza e nell’ingenuità quando si parla di capire gli atteggiamenti di quel pazzo che sicuramente approfitta in qualche modo dei sentimenti che lei prova per lui. Perché insomma, è ovvio che li prova. Ed è altrettanto ovvio che Sherlock la sfrutti per qualcosa, altrimenti non le regalerebbe un quadro. Altrimenti non ti spiegheresti perché ti sta costringendo a portarti dietro quell’orribile busta gialla.
 
- Non lo vuole sapere davvero. - sospiri, sorridendo debolmente alla ragazza.
 
Lei ricambia il sorriso. - Forse ha ragione.  
 
Sherlock non accenna a commentare la tua intromissione. Ma ti fa cenno di passargli la busta. Come pensavi. - Comunque ho qualcosa per te... Ti avevo promesso un ritratto... E io mantengo sempre la parola data. John, per favore...
 
Forse hai un briciolo di intelligenza, anche se non quanta basterebbe a stupire la presunta mente geniale di Sherlock Holmes.
 
L’artista passa la busta a Molly che ne tira fuori un quadro incartato in un foglio di plastica di quello con le bolle per incartare le cose fragili. Non hai mai saputo come si chiami. Insomma, quella plastica là.
 
Lei scarta il quadro, appoggiandolo su un tavolino vuoto mentre Holmes lancia un’occhiata disinteressata mentre finge un:- Mi auguro che ti piaccia.
 
Ti sporgi per vedere di che si tratta. Ma l’espressione di Molly la dice lunga.  
 
- Una tela bianca con una bocca, una mano e una ciocca di capelli...?  
 
A Sherlock invece deve sembrare una cosa perfettamente normale. Come se i ritratti da manuale si facessero così. Come se lui non fosse un pazzo dalla poetica (si chiama poetica quella dei pittori? Insomma il corrispettivo di poetica per pittori…) contorta e strana. - Si. 
 
Non sai per chi parteggiare. Istintivamente ti senti di sbilanciarti per Molly ma sai che per molteplici motivi, in primis perché stai tuo malgrado fingendo di avere una relazione con Sherlock, non è il caso di farlo. Beneamata vaghezza. - È un po' insolito…
 
Molly guarda te alla ricerca di una spiegazione sensata. - Non capisco...
 
Cerchi lo sguardo del tuo finto fidanzato, sperando di trasmettergli la necessità di dire qualcosa, e di non troppo offensivo, a Molly. - Dico spesso a Sherlock che delle volte esagera... Ma non mi dà ascolto. 
 
Il giovane Holmes vi guarda come se foste dei bambini di dieci anni, e neanche troppo brillanti.
 
- Quello che caratterizza una persona sono i suoi occhi e in generale l'espressione che assume il suo viso in determinate situazioni. Nell'era in cui ci troviamo la sensibilità e la profondità di ideali e sentimenti vengono trascurate e a queste qualità d'animo vengono sostituite quelle estetiche. All'essenza, scomoda e problematica ma per lo meno autentica, sostituiamo senza ritengo l'estetica, la finzione, l'inganno. Così nessuno guarda più negli occhi gli altri e anche se questo avviene si è tutti abbastanza composti e compunti e assuefatti al modo di fare comune che non si scorge e non si fa scorgere niente dal e nel proprio sguardo. Piattume. Sterile chiusura. Per questo non ci sono gli occhi, perché nel mondo in cui viviamo non sono più importanti.
Quindi cos'altro può caratterizzare una donna? Le labbra, i capelli, le mani. E la relazione che la donna in questione fa intercorrere tra essi. Se è sicura di sé, consapevole del proprio fascino e ha in mano la maschera della seduttrice schiuderà le labbra, giocherà con le ciocche dei capelli ben curati e acconciati, allo scopo di irretire chi si trova di fronte. Ma io non dovevo ritrarre Irene Adler - la conosci, Molly? - ma la nostra Molly che è quanto di più diverso ci può essere. Acqua e sapone, in ordine ma ordinaria, con i capelli un po' crespi, le labbra screpolate e le mani sempre goffamente fuori posto.
 
Molly è sconvolta. E tu anche.
 
Con la differenza che non sono le tue speranze di far colpo su di lui che sono state frantumate in mille pezzi, chiuse in un sacchetto di plastica, passate nell’occhio di un ciclone e buttate nella spazzatura. Non che tu ne abbia. Assolutamente. Tu sei etero. E Holmes non ti interessa. Non in quel senso. Devi solo intervistarlo.
 
Mentre Molly è quasi sull’orlo di una crisi isterica o di pianto, o di entrambe, Holmes se ne infischia.
 
Nonostante la sua ostentata intelligenza la guarda come se non capisse. 
- Sembra che tu non abbia apprezzato.
 
Sembra paradossalmente deluso dal fatto che lei non sia entusiasta e non riconosca la sua originalità e genialità. Scuoti la testa. Ti massaggi stancamente le tempie.
 
Molly sta cercando di trattenere le lacrime che senti dalla sua voce inclinata stanno per scenderle copiose dagli occhi. - Tu mi hai dipinta come... Io pensavo...
 
E il bello è che Sherlock sembra allegramente inconsapevole di quello che sta succedendo. Non capisci se è veramente ottuso per quanto concerne i sentimenti, come sembrerebbe, o se è solo e semplicemente stronzo. - Si...?
 
Molly dimostra invece una forza di volontà nel salvaguardare almeno un po’ di dignità che non pensavi potesse avere. Non riesce a guardare Sherlock dritto negli occhi, ma riesce anche a non tenere lo sguardo basso al pavimento, come fa di solito chi non vuole far intravedere in controluce le lacrime che iniziano a gonfiare gli occhi. - Pensavo che sarebbe stato diverso...
 
E decidi che è abbastanza. Le occhiate che hai lanciato ad Holmes per la maggior parte del tempo sono state bellamente ignorate. Così richiami la sua attenzione poggiandogli una mano sul braccio. - Sherlock, puoi un secondo...?
 
Un vago stupore finalmente sul suo volto.  - Eh...?
 
- Ti devo dire una cosa... In privato.
 
E lo trascini verso la toilette.
Sbatti la porta dietro di voi, in un moto di rabbia, repressa finché siete stati con Molly.
 
- Ma ti è andato di volta il cervello?
 
Sherlock ti guarda come se fossi tu quello che si comporta in modo inappropriato. - Perché?
 
Scuoti teatralmente il capo, cercando di moderare il tono della voce. Non per lui, che anzi si meriterebbe questo e altro, ma per Molly così che tutti gli altri avventori del locale non sappiano che Sherlock la sfrutta e la disprezza e che lei lo ama disperatamente e che tu ti sei trovato in mezzo, fingendo di essere il fidanzato di Holmes anche se teoricamente dovresti solo fare un’intervista e non fargli da balia.
 
Scegli accuratamente le parole per scuotere l’intelligente cervellino di Sherlock. - Quella ragazza è visibilmente invaghita di te e tu le fai un ritratto senza senso che le spieghi con supponenza dicendo che lei non solo non è attraente ma che è disperatamente mediocre... Santo cielo, Sherlock, non è un comportamento normale!!
 
Lui si limita a fissarti. Sul suo volto neanche l’ombra della più vaga emozione. - Lei. 
 
Tutto ti aspettavi fuorché questo. - Eh?
 
Sherlock ti squadra dall’alto in basso. - Mi deve dare del lei. 
 
Ti crollano le braccia.
Tu hai fatto un discorso altamente sensato sul comportamento da maleducato che lui sta adoperando ai danni di una povera ragazza innamorata e lui dovrebbe solo sentirsi in colpa per questo, riconoscere di essere colpevole e chiedere perdono a te e soprattutto a lei. E invece… invece sta a fossilizzarsi sulla tua incidentale assenza di formalismi.  Come se fosse quello il problema!
 
- Non è questo il punto!
 
Sherlock ti guarda come se fosse depositario della verità sull’origine del mondo e tu non volessi ascoltarlo. Come se davanti a prive schiaccianti fossi tu a comportarti in modo assolutamente ottuso.
- Lei non mi conosce e non conosce Molly Hopper. Non conosce la situazione e non può dirmi cosa devo o non devo fare. Vedo che non l'ha sconvolta poi tanto doversi fingere il mio compagno... È stata una mossa sbagliata, si sta prendendo troppe libertà. 
 
Fai appello a tutte le tue facoltà per non urlare. - Io mi sto prendendo libertà? Lei mi ha portato a Parigi mi ha... 
 
Sherlock alza appena le sopracciglia. Minimizza la tua reazione interrompendoti. - Si lo so lo so. Non fa che ripetermelo.
 
Restate a fissarvi in cagnesco per una quantità di tempo indeterminata senza che nessuno dei due proferisca parola.
 
Finché la voce di Molly domanda timidamente, dopo aver bussato alla porta:- Tutto bene?
 
Ti rendi conto che il tempo ha continuato a scorrere mentre fissavi Sherlock Holmes. - Arriviamo.
Ma non accenni a muoverti prima che lui non ammetta i suoi errori.
 
Cosa che non sembra proprio intenzionato a fare. Sembra invece che lo diverta molto metterti in imbarazzo. - Non ha pensato che la situazione vista dall'esterno può sembrare equivoca?          
 
Lo guardi senza capire. Non vuoi capire. - In che senso?
 
- Nel senso che lei mi ha trascinato in un luogo appartato, un bagno nella fattispecie e considerato che non accenniamo ad uscirne, come pensa che verrà interpretata la sparizione?
 
Boccheggi come un pesce a cui manchi l’acqua in cui sguazzare, mentre cerchi invano qualcosa di sensato da ribattere. - O santo cielo. Ma cosa… come…? Lei… è un pervertito.
 
- Io non ho detto nulla. È lei che ha immaginato cose che non ho detto.
 
- Stia zitto e usciamo subito da questo posto, per l'amor del cielo!
 
E ti rendi conto di come fosse architettato proprio per convincerti ad uscire dallo stanzino senza fargli ammettere di essere in errore nel suo comportamento con Molly.
 
 
- John mi ha trascinato in bagno per convincermi a chiederti scusa per il quadro... Ma non ritengo che sia necessario. 
Il tenue sorrisetto che si stava facendo strada sulle tue labbra sparisce subissato dalla consapevolezza della totale assenza di gentilezza e di cortesia in Holmes. O forse la presenza di un orgoglio esasperatamente nutrito dalle esagerate quotazioni dei suoi quadri.
 
E Molly è fin troppo buona e scossa e invaghita da non protestare. - No, no, figurati…
 
Sherlock accenna un sorriso colmo di soddisfazione nella tua direzione. Come per dimostrarti che erano tutte tue pare mentali e che non c’era minimamente bisogno di scuse o altro. - Bene.
 
Ma in qualche modo vuoi una rivincita. Per te e per Molly.
 
Le domandi con cortesia, ignorando lo sguardo vagamente contrariato di Sherlock. - Verrà alla mostra? 
 
Lei abbassa appena gli occhi, sorridendo come se si facesse compassione da sola. - Non so. Non ho l'invito. 
 
Lanci un sorriso eloquente ad Holmes. - Venga lo stesso. Sherlock avvertirà la signora Adler.
 
Molly guarda da te a Sherlock senza riuscire a capacitarsene. - Davvero?
 
- Certo, ci fa piacere. Vero, Sherlock?
 
Lui annuisce senza entusiasmo. - Oh, si certo… 
 
 
Molly abbandona il locale poco dopo, tirandosi dietro la busta gialla con il quadro.
L’infame manifesto della supponenza e mancanza di empatia di Sherlock Holmes.
Ma in fondo, viste le quotazioni delle sue opere, una somma non indifferente che se ne passeggia per Parigi in quell’involucro di plastica.
Quindi se la ragazza si rassegnasse a vendere il quadro potrebbe evitare di guardare in faccia la propria sconfitta sentimentale per sempre e incassare un bel mucchio di soldi. Che non faranno la felicità ma sicuramente aiutano. Ma sai che Molly non venderà il quadro.
 
Sherlock ti scruta con una delle migliori espressioni torve.
 
- Lei la deve smettere di condizionare la mia vita. Concordiamo quest'intervista e facciamola finita. - allunghi una mano nell’aria di fronte a te. - Il mio cellulare, prego.
 
Holmes tira fuori il telefono da una delle tasche interne della giacca e te lo porge. - Il suo cellulare. 
 
Non ti sembra vero. - Riascoltiamo la conversazione di prima e cancelliamo quello che non le piace?
 
Lui ti indirizza un’espressione di malcelata sufficienza. - Temo che non sarà possibile. 
 
Troppo facile… - E perché?
 
Lui si guarda appena le unghie, alzando poi gli occhi nei tuoi. - Ho cancellato tutte le note vocali di oggi.
 
Vorresti sprofondare. - Ma come ha fatto? C'è una password per accendere il cellulare.
 
- Non l'ho mai spento. L'ho solo messo in modalità aereo perché eravamo in volo.
 
Non sai se possa essere più d’effetto metterti ad urlare rinfacciandogli le solite cose, quand’è che sono diventate “le solite cose” a proposito?, oppure tacere e limitarti ad un’occhiata sprezzante.
In compenso non riesci in nessuno dei due atteggiamenti. Lo guardi e sussurri, senza volerlo:- Lei è sconcertante.
 
Angelo torna con la sua mole corpulenta ad incombere su di voi. - Cosa prendete?
 
Sherlock prende teatralmente posto sulla sedia più vicina.- Le va di dividere una pizza signor Watson?
 
E non sai come interpretare quell’invito. - Lei è sconcertante.
 
Sorride appena, portandosi le mani giunte sotto il mento. - L'ha già detto. 
 
- E ho il diritto di ripeterlo. 
 
Non è un granché come risposta, te ne rendi conto. Ma non dicendo nulla, gli dai involontariamente campo libero. - Si, Angelo, una pizza con la mozzarella. La dividiamo.
 
- Ma lei fa sempre così?
 
Sguardo interrogativo. Non è facile spiazzare Sherlock Holmes. Dovresti goderti il momento. Invece lo sprechi a rispondergli.
 
- Vive sempre così? Corre di qua e di la, rapisce la gente, offende le ragazze che sono interessate a lei, ordina a posto degli altri e nel tempo libero ruba cellulari e dipinge quadri?
 
Lui ti guarda serafico e misterioso. - La mia vita è molto meno noiosa di come la descrive.
 
Ti si increspa la fronte. - E lei questa la chiama noiosa?
 
- Tutto se diventa un’abitudine può risultare noioso. 
 
- Penso che con lei niente potrebbe essere noioso... Irritante, surreale, da denuncia... Ma mai noioso. 
 
- Ci può scommettere!
 
Dio santo, John, ma in che pasticcio ti stai mettendo?  
Che stavi pensando quando hai dato quella risposta?
Che cosa cazzo…?
Fai mente locale, sarebbe il caso.   
 
 
***
Allora John, la situazione è surreale, lo ammetterai... Il tuo gentile ospite è uno psicopatico...
 
- Sono un sociopatico iperattivo... Si informi.
 
La devi smettere di stupirti per i suoi comportamenti. Eppure non ci riesci. - Ehm...?
 
- Il suo sguardo esprimeva chiaramente disappunto e il disappunto quando è rivolto nei miei confronti porta nella maggior parte dei casi a esternazioni, mi permetta, patetiche, riguardo la mia sanità mentale. Ora, lei nonostante tutto è troppo gentile per darmi del pazzo ad alta voce ma non riesce a controllare quelle sue occhiate che io ho facilmente riconosciuto e interpretato... E quindi le ho risposto a tono. Che è poi quello che faccio sempre. 
 
- Ma come cazzo fa?
 
Sherlock sorride appena, guardandoti fisso negli occhi. - Vuole la verità?
 
Non sai se ti interessa di più non fare la figura dello scemo o scoprire quale sia il segreto della sagacia del giovane Holmes. - Non lo so. 
 
Lui continua a guardarti, un’espressione di divertito disappunto nei suoi occhi indefinitamente chiari. - Ci sono cose evidenti e cose non evidenti. Le prime vanno solo riconosciute. Le seconde vanno presunte tenendo conto delle cose evidenti. Eliminato l'impossibile, ciò che resta, per improbabile che sia, deve essere la verità. E non è poi una cosa così eccezionale come lei la fa sembrare.
 
Non sai se essere semplicemente meravigliato della semplicità che Sherlock sembra trovare nella sua teoria, o della sfacciataggine di affermarla quando la tua presenza a Parigi è la manifesta affermazione del contrario. - E infatti non sempre le riesce. Mi ha scambiato per Victor Trevon.
 
Sherlock non si fa sconvolgere più di tanto. - È lei che è piombato nella mia vita senza preavviso. 
 
- Se la prenda con suo fratello, io non c'entro nulla…
 
Angelo poggia un piatto enorme in mezzo al tavolo. - La vostra pizza... L'ho divisa in due come avevate chiesto. 
 
Sherlock fa un cenno con il capo come ringraziamento e tu mormori un grazie rivolto non tanto all'arrivo del cibo ma dell'interruzione della discussione con Holmes. 
 
Ma Angelo non accenna ad andarsene. Tira fuori un accendino da una tasca dei pantaloni e accende una candela che prende da un altro tavolo per illuminare il vostro.
 
- Così sarà più romantico…
 
- Noi non… Non è un appuntamento.
 
Ma il corpulento cameriere si limita a lasciare la candela sul tavolo e defilarsi in silenzio, senza trattenere un sorriso vagamente accondiscendente e malizioso sul volto.
 
Se fossi stato una ragazzina alle prime armi quella pazza che si ostina a scrivere di te e del signor Holmes potrebbe dire che le tue guance si stanno imporporando di timidezza ed imbarazzo, ma visto che non sei un’educanda dell’ottocento, si sta trattenendo, sorridendo oltre lo schermo del computer. Dirà piuttosto che questo genere di scene, come se non si fosse già capito, ti irritano non poco. E lascerà intendere che ci sia un fondo di verità nelle insinuazioni sulla natura del tuo rapporto con Holmes che tutti quelli che vi incontrano fanno deliberatamente e continuamente, e ne sarà sufficientemente soddisfatta. Ma per favore, non è affatto così, vero John?
 
Peccato che se un pittore terribilmente intelligente, della serie: perché non ha fatto il detective se è così intelligente? , si ostina a dire che tu provi sentimenti contrastanti per lui, evidentemente è così.
 
Sherlock Holmes ti guarda intensamente negli occhi. - Stare con me la imbarazza, perché?
 
Alzi momentaneamente gli occhi al cielo. - Perché dovrebbe imbarazzarmi? 
 
Perché devi per forza nascondere qualcosa dietro il tuo tono evasivo? Che poi non è evasivo. Insomma, basta. Non ti interessa Sherlock Holmes.
 
Piuttosto, non sarà che lui… paradossalmente…
 
- Non sarà piuttosto che lei è imbarazzato dalla mia presenza e quindi non fa che punzecchiarmi qualunque cosa io dica o faccia?
 
Ma ti sembra ridicolo e improbabile nel momento esatto in cui lo dici. Figurarsi quando lui scuote appena la testa come sta facendo. - Come le ho già detto è quasi impossibile che lei possa mettermi in imbarazzo...
 
Peccato che tu sia stufo di questa situazione. Vuoi avere tu il coltello dalla parte del manico, per una buona volta. - Intanto la imbarazza molto rilasciare interviste.
 
- Non mi imbarazza, mi infastidisce. 
 
- E allora muoviamoci, via il dente via il dolore. - lo incalzi.
 
Lui ti indica il piatto al centro del tavolo con un distratto gesto della mano. - Mangi un boccone di pizza piuttosto, è molto buona.
 
Sbuffi appena. Perché non vuole farsi intervistare e pace? Perché deve condurti per forza all’esasperazione? Cosa c’è di divertente in questo?
 
Ti convinci che la cosa migliore è prendere un pezzo di questa dannata pizza, almeno metterai qualcosa nello stomaco, finalmente.
 
Sherlock non accenna affatto a voler mangiare. Se ne infischia bellamente. Non guarda né te, né il piatto. Fissa un punto indefinito oltre te. Non ti è dato sapere a cosa pensi. Cosa macini la sua mente geniale.
 
Immobile, senza sorridere, senza parlare, senza fare alcunché, finché non estraee il cellulare, il suo questa volta, da una tasca della giacca. Non avevi avvertito niente, ma evidentemente lui sentiva la vibrazione nella tasca.
 
Ti fa un cenno col capo. - Devo rispondere.
 
Inghiotti il boccone di pizza e bofonchi un - Prego - stentato.
 
Le telefonate di Sherlock sono totalmente mancanti di convenevoli. - Si. Lo so. Non penso. È proprio necessario? Arrivo subito.
 
Intuisci che sia successo qualcosa. Che cosa, non ti è dato saperlo. E poi con Sherlock potrebbe trattarsi di qualsiasi cosa.
 
Lui ti guarda serio. - Mi dispiace, John, ma oggi ha perso un'occasione...
 
Aggrotti appena le sopracciglia. - Eh?
 
- Non abbiamo più tempo per mangiare, abbiamo cose più importanti da fare. O meglio, io ho cose più importanti da fare ma sono costretto a portarla in giro con me finché non avremo un accordo...
 
- E un'intervista, ricorda?
 
- E un'intervista, certo. - liquida con nonchalance con un gesto della mano - Il conto, Angelo... 
 
L’uomo ne sembra abbastanza deluso, in realtà. - Ma la pizza l'avete a stento toccata.
Sherlock si alza dalla sedia con un balzo, appoggiando il tovagliolo sulla tavola. - Andiamo di fretta. - afferma, con la sicurezza di chi può permettersi di ordinare in un ristorante e pagare senza aver mangiato.
 
Ti senti un pezzente con Sherlock. E anche uno sciocco, spesso. Non sai che cosa pensi, che piani abbia, lo segui senza speranze di indovinare la sua prossima mossa o battuta. È imprevedibile. E dice della sua vita frenetica e avventurosa che è abbastanza noiosa ed ordinaria.
 
Il tutto condito da quel senso di superiorità e di insoddisfazione che in altre persone trovi terribilmente pretenzioso ed irritante. Lo trovi pretenzioso e irritante anche in lui, per carità, ma di meno, molto di meno. Ti ostini a voler credere che ci sia altro sotto quella scorza dura e non trattata. C’è qualcos’altro. E una parte di te vuole scoprirlo. L’altra parte che sia lui a parlartene. Sai che per ora nessuna delle due verrà soddisfatta.
 
 
***
Avevi intuito che Sherlock Holmes fosse una persona teatrale e stravagante, ma non avresti mai potuto immaginare che lo fosse a tal punto da entrare in ritardo in una stanza in cui presumibilmente lo stanno attendendo da un bel po’ di tempo e rimproverare gli altri di essere arrivati tardi.
 
Gli altri nella fattispecie è un uomo abbastanza alto, la pelle olivastra, capelli corti e vagamente brizzolati sulle tempie, occhi scuri. - Alla buon ora Gavin!
 
Il tipo si limita a lanciare un’occhiata mezzo contrariata a Sherlock e a porgerti la mano. - Gregory Lestrade. Piacere. 
 
Gli stringi la mano, la fronte aggrottata. - John Watson. Perché Sherlock l'ha chiamata Gavin?
 
- Perché non riesce a ricordarsi come mi chiamo, e ci conosciamo da anni.
 
Sorridi appena. È perfettamente nello stile di Sherlock. - Ha una fastidiosa e melensa relazione a distanza con mio fratello, e l'ho scoperto il Natale scorso nel peggior modo possibile. È già molto che non ti chiami...
 
L’entrata nella stanza di una figura imponente e conosciuta interrompe Sherlock. - Penso che possa bastare. 
 
Sherlock lo guarda come se avesse rovinato il più bel momento di una rappresentazione scenica. - Mycroft, per l'amor del cielo...  
 
- Scusami se ho dovuto prendere in prestito uno degli elicotteri dei servizi segreti per portarti il tuo vero assistente, Mr. Mi Imbarcarco Con Il Primo Che Passa.    
 
Sherlock lo fissa contrariato. - John Watson non è il primo che passa. E poi me l'hai mandato tu... 
 
Ha appena detto… ha detto… insomma… che non sei il primo che passa?
L’ha detto davvero?
Ti volti appena verso Lestrade come se potesse dartene conferma.
Ti rendi conto di quanto possa sembrare patetico e te ne torni a guardare i due fratelli.
 
- Per un'intervista di un quarto d'ora a Baker Street non un reportage sulla tua mostra in un bistrot degli Champs Elysee!
 
Sei così contento dell’ammissione di stima da parte di Sherlock nei tuoi confronti che ti azzardi a intrometterti, involontariamente, si intende, ti sei morso la lingua subito dopo. - In un ristorante italiano sarebbe meglio, pare che a Sherlock non piaccia la cucina francese...
 
Mycroft non si fa sfuggire il tuo commento. Lo ritorce contro il fratello, rivolgendogli un’occhiata che è tutt’altro che muta. - Pare che qualcuno abbia fatto conquiste...
 
- Pare che qualcuno si sia istintivamente coalizzando contro di te... 
 
Lestrade si intromette più opportunamente di quanto abbia fatto tu prima. - Siamo qui perché un pazzo psicotico si mette a scrivere dietro i quadri di Sherlock, se non erro...
 
Il maggiore degli Holmes gli indirizza un sorriso appena accennato… - Grazie Greg.
 
...che basta a disgustare Sherlock. - Risparmiateci il resto per favore.
 
La discussione viene interrotta ancora. Ma da una voce proveniente dalla porta della stanza. - Ehm... Scusate, potrei...? - un ragazzo abbronzato che si tiene sulla soglia, senza azzardarsi a fare un altro passo senza permesso.
 
Mycroft è l’unico a non esserne sorpreso. Gli fa un cenno con la mano. - Entri pure. Sherlock, questo è il tuo assistente, il signor Victor Trevon. 
 
Il fratello si limita a dirigergli una rapida occhiata. - Noioso. 
 
- Cosa?
 
Incrocia le braccia sul petto. Sembra un bambino che fa i capricci. - Non ho bisogno di un assistente come non ho bisogno delle attenzioni di Molly Hopper... 
 
Il ragazzo si guarda le mani con imbarazzo. Evidentemente tutto si aspettava che un’accoglienza del genere. Un po’ lo capisci e un po’ lo compatisci. Ma ti eri quasi abituato, e quasi ti faceva piacere, fare da assistente sostitutivo per il più giovane degli Holmes.
 
Il fratello lo rimprovera. E gli basta uno sguardo e chiamarlo per nome. - Sherlock.
 
Quasi gli invidi quell’autorevolezza che riesce a fargli smettere le lamentele e le proteste.
 
Lui guarda distrattamente nella direzione di Trevon. - E va bene. Ci porti del the allora. 
 
Victor sgrana quasi gli occhi. - Del the?
- Del the. E subito. 
 
Cerca conferma nelle facce degli altri presenti in sala, ma Holmes senior lo fissa senza parlare, Lestrade smanetta con il telefono e tu… beh… tu guardi la scena come se non ne facessi parte. Poi cerca di fare un sorriso a Sherlock, che lo stronca subito con un’occhiata gelida, e sgattaiola via:- Farò del mio meglio, Signor Holmes. 
 
Appena senti la porta chiudersi dietro le spalle di Trevon ti azzardi a parlare. - Perché del the?
 
Sherlock si volta appena verso di te, con un briciolo di divertimento negli occhi. - Perché il bar più vicino è chiuso per lutto e essendo domenica in Francia i negozi sono chiusi... Tranne se la signora Adler nasconde the in cassaforte. Ma è molto improbabile, visto che è già zeppa dei soldi che guadagna illegalmente.
 
Non riesci a trattenere un sorriso. - Lei è stupefacente... 
 
Dovresti smetterla di alimentare il suo ego. Dovresti proprio smetterla. - Sono o non sono Sherkock Holmes?
 
Mycroft sbuffa appena. - Patetico. 
 
Ma Sherlock gli risponde a tono. - Se vuoi dei dolci su cui sfogare la tua frustrazione per la dieta devi solo telefonare a Trevon, così ci metterà ancora di più a tornare...
 
Intervieni per stemperare la tensione, sperando di non dovertene pentire. - Allora, questo quadro?
 
Lestrade ti fa un cenno di ringraziamento con lo sguardo.
 
Vi conduce in un’altra stanza della galleria d’arte della Adler, dove su un cavalletto troneggia al centro della stanza un quadro, voltato dalla parte dell’intelaiatura.
 
Vi troneggia una scritta in corsivo, fatta verosimilmente con un qualche tipo di pittura.
 
 
Sono stanco di non essere invitato proprio alle tue feste, Holmes. Il Cavaliere Azzurro.
 
 
Ti avvicini alla tela, senza capire. - Che vuol dire questo messaggio?
 
Sherlock lo fissa per qualche secondo. - Potrebbe voler dire almeno sette cose diverse, al momento. 
 
- E sarebbe?
 
Lui scuote appena la testa, voltandosi verso Lestrade e poi verso il fratello. - Abbiamo la polizia francese e il governo inglese riuniti nello stesso posto e devo parlare io? Che senso avrebbe?
 
I due tacciono, senza alzare gli occhi dalla tela.
 
- Ma perché si firma il cavaliere azzurro? Perché non il cavaliere nero o il cavaliere rosso o il cavaliere blu cobalto? Che cosa vuole dirci firmandosi proprio con "il cavaliere azzurro"?
 
Sherlock si volta verso di te. - Vuole dimostrare la sua ignoranza, John. 
 
- Prego?
 
Non sai com’è successo ma repentinamente te lo trovi sulla cattedra di sapiente a mulinare un dito minaccioso in aria, quasi a rivoltare l’aria stessa contro la tua ignoranza.
 
- "Il cavaliere azzurro" è un movimento d'arte moderna che fa capo a Kandinskij e Marc. È una citazione artistica. Di chiunque si tratti, è una persona colta, lui. Quindi presumibilmente non è presente adesso in questa stanza. Dalle espressioni sulle vostre facce sembra che qualcuno vi abbia appena promesso di asportarvi gli organi interni senza anestesia e senza conseguenze. Ma io non voglio i vostri viscidi organi interni, pretendo solo che mi si presti attenzione visto che sono l'unico ad avere davvero chiaro il genere di persona che questo Cavaliere Azzurro potrebbe essere. 
 
Lestrade gli risponde piccato:- Ma neanche la minima idea su chi sia davvero. 
 
- Irrilevante. E noioso. Comunque, abbiamo una mostra da inaugurare stasera. Il Cavaliere Azzurro non impedirebbe mai che avvenga una mostra d'arte. Con o senza invito probabilmente farà in modo di essere presente. Dobbiamo solo tenere gli occhi aperti stasera e faremo la sua conoscenza. Non preoccupatevi, ho usato il plurale ma non intendo davvero necessario il vostro aiuto.
 
Il fratello gli indirizza uno sguardo colmo della commiserazione che si riserva ai megalomani. - Ti stai autocelebrando, Sherlock?
 
Lui non sembra offendersi. Si limita a fissarlo e prenderlo in giro con un’improbabile voce melliflua. - Perché dici così, Mycroft? 
 
- Perché mi piace sprecare il mio fiato.
 
Lestrade interviene, volgendo lo sguardo ora alla tela ora a Sherlock. - Quindi la festa sarebbe l’inaugurazione?
- Troppo acuto per lavorare per la polizia, Gringour, dovrebbe puntare ai servizi segreti, così ci invadono.
 
Il maggiore degli Holmes non tarda ad intervenire. - Sherlock.
 
E il minore a prendersela. - Scusa Mycroft, non volevo offendere la tua dolce metà.
 
- Greg.
 
Sherlock conceda la precisazione con una scrollata di spalle.
 
Intervieni tuo malgrado:- Ma come ha fatto ad entrare qui dentro? Non ci sono i filmati di sorveglianza?
 
- Ovviamente no, altrimenti sarebbero la prima cosa che ci avrebbero mostrato.
 
- In effetti sì, hanno hackerato il sistema di sorveglianza. - conferma Lestrade.
 
Sherlock alza le spalle, come se se l’aspettasse. - Prevedibile.
 
Ve ne state zitti per alcuni minuti, ognuno rinchiuso nei propri pensieri, ma tutti a fissare il quadro.
 
- Ma chi è il Cavaliere Azzurro?
 
Sherlock si volta verso di te. - Il Cavaliere Azzurro è un collezionista d’arte.
 
- Deve avere molti soldi… - azzardi.
 
È Mycroft a risponderti:- Sì, per pagare gli esecutori dei suoi furti.
 
Ti volti interrogativo verso Sherlock.
 
Che tacitamente conferma:- Lui non compra i quadri, li ruba. - come se fosse la cosa più normale a questo mondo.
 
Non capisci. Se è un ladro di quadri perché invece di scrivere dietro alla tela di Sherlock non se l’è portata via? - Vuole rubare i suoi quadri?
 
- Aveva l’intero istituto a sua disposizione. E non è sparito niente, vero, Lestrade?
 
- La Adler mi ha confermato che non è sparito niente.
 
Mycroft interviene preoccupato. - È un avvertimento.
 
- O forse voleva solo un invito.
 
Non capisci. Perché questa storia dell’invito? Ma… - Ma lei lo conosce?
 
Sherlock sfodera il migliore dei suoi toni evasivi. - Mi scrive, delle volte.
 
Sgrani appena gli occhi. - E lei risponde?
 
- Delle volte.
 
Questa situazione è così assurda che… non trovi neanche le parole o il tempo per stupirti… - Ma sa chi si nasconde dietro il Cavaliere Azzurro?
 
Holmes ti guarda serissimo, lo sguardo perso, quasi assente, mentre fissa la tela, infischiandosene di te e di tutti gli altri. - La mia nemesi.
 
- Ma…?
 
Sherlock torna subito in sé. - La seduta è tolta. Gregorius, lei può restare qui o tornarsene a lavoro o fare cose che non voglio sapere con mio fratello, non fa differenza. Al momento non è necessaria la presenza. Ma venga stasera all’inaugurazione, potremmo avere bisogno di lei. Per impedire che Mycroft mandi al diavolo la sua dieta. Non guardarmi così, è superfluo. E noioso. Andiamo, John?
 
Lo guardi come se lo vedessi la prima volta. Come se non avesse già sconvolto la tua vita in meno di dieci ore. Come se non avesse cambiato programma innumerevoli volte mentre stava facendo altro. Come se non ti avesse coinvolto nella sua routine frenetica e interessante fatta di mostre d’arte, quadri incomprensibili e pazzi che rubano quadri, ma solo ogni tanto. E che si firmano con il nome di un movimento artistico morto e sepolto da decenni. - Dove?
 
Sherlock con tutta l’ingenuità e la spensieratezza di un bambino. Come se quel pazzo non si fosse intrufolato nella galleria dove lui deve tenere una mostra da lì a poche ore e non gli avesse lasciato un messaggio dietro uno dei suoi quadri.
 
- Non abbiamo un’intervista in sospeso?
 
Come potrebbe non affascinarti un uomo simile?
 
 
 
 
Angolo autrice:
Salve! Ed eccoci qui all’aggiornamento di Aprile!
Abbiamo finalmente schierato gran parte delle pedine della storia, adesso inizia la partita a scacchi vera e propria!
Spero che abbiate apprezzato anche questo capitolo! Che ne dite nel nostro sedicente Cavaliere Azzurro?
Ringrazio chi recensisce- ha messo la storia tra le seguite-preferite-ricordate!
Buona Pasqua a tutti e alla prossima :)
 
lady dreamer
  
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