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Autore: MrsReed    05/04/2015    4 recensioni
''La sua pelle era grigia, i suoi capelli neri e gli occhi sembravano iniettati di sangue.
Nonostante ciò, lei splendeva di luce, quasi più di un Nord.
Perché si sa, non c'è nulla di più luminoso di un sorriso fatto anche durante la tempesta.''
-
Fanfiction che parla di una semplice Dunmer, abitante del quartiere Grigio di Windhelm, che cerca di riottenere la propria libertà arruolandosi nei Manto Della Tempesta, diventando parte della rivolta.
Le cose sembrano facili all'inizio, ma il male arriva sempre senza avvisarti, e tra tante peripezie dovrà trovare spazio per le sue sfide con Ulfric.
Genere: Drammatico, Fantasy, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Ulfric Manto della Tempesta, Un po' tutti
Note: Lemon, OOC | Avvertimenti: Incompiuta
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BUONA PASQUA A TUTTI!  Questa è la mia prima fanfiction sul fandom, sono una scrittrice in erba e potrebbero esserci degli errori, se sì potete segnalarmeli, stessa cosa per le incongruenze nella storia.
In futuro la fanfiction potrebbe diventare di rating rosso, ma non è nulla di certo.

P.S. LA PROTAGONISTA NON E' IL DOVAHKIIN.




'Hey.. Pandora, è ora di alzarsi.'' 


Aprii gli occhi di colpo, mi ero appena svegliata da un terribile incubo che parlava del posto in cui ci eravamo appena trasferite io, mia sorella e mia madre. 

Avevo sognato che degli uomini incappuciati, con lunghe barbe bionde ed ascie scure, seminavano terrore nel Quartiere Grigio di Windhelm, dove si trovava la mia povera casa abitata da altri 13 Dunmer.
Io ero rannicchiata nell'angolo della locanda, con le mani che coprivano i miei occhi dal fumo, e tutti i miei vestiti ridotti in stracci. Poi lo vidi, lui, con in mano l'ascia più grande di tutte e l'armatura che rifletteva i raggi del sole, emanava una tale potenza che l'erba si piegava ancor prima di essere calpestata. Afferrò per la gola un Dunmer anziano che pronunciava delle preghiere ad Azura, mentre faceva uscire dalle proprie mani fiotti di aria gelata e fulmini, che erano troppo deboli per poter scalfire le armature dei Manto della Tempesta. 
Mia sorella, Dvora, che segretamente praticava la necromanzia, rianimò tutti i cadaveri dei caduti sacrificando se stessa. Senza il necromante che controllava i suoi sudditi dell'Oblivion, sarebbe stato completamente inutile. Ritornarono ad essere polvere.
L'anziano che era stato preso per la gola da Ulfric Manto della Tempesta, fu decapitato e la testa venne messa su un paletto, con sotto la scritta:

''Non apparteniamo a questa terra.''

Appena vidi Dvora a terra, mi avvicinai lentamente cercando di rianimarla con una magia che mi aveva insegnato lei, in caso le cose si fossero messe male.
Tutti i miei simili erano morti, spazzati via dalla furia del conquistatore, ed io ero l'unica sopravvissuta che conosceva la parola di Azura. 
Mi avvolsi nelle vesti da necromante, strinsi la mano della mia defunta sorella ed ero pronta a partire per il regno dei morti.
Dopo Morrowind, ero stata abituata a vedere queste cose, talmente tanto che non sentivo più il bisogno di piangere per ciò che era successo.
Ad un certo punto, qualcuno tirò su il cadavere di mia sorella, scoprendo il mio corpo.

Sentii un uomo parlare con un suo compagno: ''Mh.. Peccato, questa necromante era proprio una bella donna.. Invece di diventare il nostor bottino di guerra, ha deciso di morire per questi topi.. Pff.'' Rigettarono a terra il suo cadavere e rivolsero lo sguardo su di me: ''E tu? Perché ti nascondi?''

Fecero tutti una grossa risata, mentre io pregavo e mi chiedevo come si potesse ridere per una tale barbaria. Nessun'altro abitante di Windhelm ci era venuto ad aiutare, nemmeno da fuori città. 
Il mondo era estraneo, non era a conoscenza di questo genocidio.
Lo sapevo che ci odiavano, ma non pensavo così tanto da ridurci ad oggetti di derisione davanti alle nostre morti.
Mi afferrarono per il braccio, ed incominciarono a strattonarmi per terra cercando di catturare la mia attenzione. Non rivolsi la parola a nessuno di loro: continuai a tenere gli occhi chiusi e le mani /quasi/ unite. 

''Va bene.. Se non parli, sarò costretto ad ucciderti.''

Le sue parole mi apparivano come una dolce melodia. Sapevo che mi stava minacciando, ma quelle parole per me significavano che presto avrei rivisto i miei cari, e magari, quell'uomo avrebbe posto fine a questa mia terribile esistenza. 
Aprii gli occhi per vedere il cielo un'ultima volta, lo stesso cielo azzurro che un tempo sovrastava anche Morrowind.
La lama era sempre più vicina, e la mia speranza di uscire viva sempre più lontana.


Ritornai alla realtà.


Non so perché la mia mente aveva partorito un tale sogno macabro, ma un nuovo obbiettivo mi parve lucido nella mia mente:  Dovero fare in modo che non accadesse mai.
Le probabilità erano alte, ed aumentavano pian piano, soprattutto ora che Ulfric stava guadagnando molto terreno su Skyrim.
Quando mi capita di passare davanti alla Locanda del Focolare Accogliente, trovo sempre qualche persona che prepara cori razzisti. Io e Dvora non ce ne curiamo più di tanto, ma sono chiari segni di un odio violento nei nostri confronti.
Dicono che siamo spie, ci rifiutiamo di combattere ed ''inquiniamo le loro terre''.
Insomma, come posso prendere sul serio le loro parole, quando so che la mia razza è una tra le più importanti di Tamriel? Non siamo spie, poiché questa non è la nostra terra e noi non ci immischiamo nella sua politica, stesso motivo per cui non combattiamo. 

Però, il mio obbiettivo dopo il sogno era proprio questo: combattere.
Combattere per i diritti di noi Dunmer, significava combattere per questo posto che nemmeno ci rispetta. Però, se questo è l'unico modo per garantire un futuro alle generazioni dopo la mia, lo farò senza se e senza ma. 

Dopo questa breve riflessione con mia sorella, mi alzai in piedi ed indossai la mia veste da Principiante di Distruzione. Quando passeggiavo per la città preferivo coprirla con un mantello nero, ma oggi mi sentivo pronta a mostrare le mie ambizioni.
Indossai un paio di stivali di vetro, presi il mio pugnale nanico avvelenato ed andai a trovare mia madre che si trovava in locanda.


''Tu e tua sorella... Copritevi! Avete intenzione di farvi ammazzare?!''  Appena ci vide senza mantelli incominciò ad urlarci contro, dicendo che non era sicuro mostrare, anche solo con un vestito, le proprie abilità in qualità di Dunmer.

''Mamma...'' Rispose Dvora con un filo di voce, mentre si sedeva con lo sguardo basso al bancone: ''Io e Pandora abbiamo preso una decisione.''

''Di che tipo?!'' Continuò a gridare nostra madre.

Mia sorella afferrò il boccale e lo portò alla bocca, bevendo una grossa quantità di Vino. 

''... Viste le condizioni di questo posto, non posso più restare qui, capisci?!'' Si avvicinò lentamente a me, e mi avvolse il braccio alle spalle: ''Noi siamo potenti maghi, o almeno, lo diventeremo. Un giorno, chissà, Pandora sarà l'Arcimago di Winterhold, ed io riuscirò a rendere legale la...'' Dvora abbassò la voce ancora di più: ''... la necromanzia.''

''Questo posto è una gabbia per me, per Dvora, per te e tutti i Dunmer con capacità straordinarie che ci vivono. Noi ce ne andiamo, e ciò che ci succederà lo verrai a sapere solo se ci seguirai. Nel nostro cammino potremmo perdere la vita, ma preferisco morire inseguendo i miei sogni che decapitata da un Nord.''

Ripresi in mano le redini della conversazione, lasciando nostra madre a bocca aperta. Da dietro il bancone ci guardava con tristezza, ma sapevo benissimo che non poteva fermarci, e nemmeno dirci che stavamo facendo la cosa sbagliata. Lei sapeva chi eravamo, era consapevole delle nostre capacità, poiché tutti i Dunmer che sono qui hanno passato questo periodo di bisogno di libertà, ma in pochi l'hanno saziato.

''Non puoi fermarci, nessuno può. Ti promettiamo, anche a nome di chi se n'è già andato, che torneremo. Torneremo e vi salveremo tutti. Ma nel frattempo, resistete, tenete in alto il nome dei Dunmer.''

Con una lacrima al viso, lasciammo nostra madre senza parole, convinte che avremmo riempito quel vuoto con la tanto combattuta liberazione.

Uscimmo dalla locanda molto presto, quando ancora gli ubriaconi razzisti giacevano per strada. Ci guardammo alle spalle, ricordando il passato, poi incominciammo a camminare in avanti, verso il futuro.

Le nostre Vesti luccicavano sotto la potenza della luna, e dopo qualche minuto arrivammo davanti alle porte di Windhelm. Qui, anche i nostri destini si stavano per separare.

''Sono indecisa tra arruolarmi nell'Impero e l'Accademia di Winterhold.'' Mi chiese Dvora, tenendo la mano appoggiata alla porta: ''Verrai con me, vero?''

''Tu sei più portata per il combattimento, magari quando sarai più anziana andrai a Winterhold... Comunque, eri stata tu a dire che avresti seguito me, ed io andrò ad arruolarmi nei Manto.'' Risposi fermamente, tenendo lo sguardo fisso sugli occhi rossi di mia sorella.

''COSA?! VUOI DAVVERO PRESTARE IL TUO IMMENSO POTERE A QUESTI BARBARI?! Lo sai bene cosa ci hanno fatto, hanno preso e calpestato la nostra dignità, confinando la nostra importanza ad un buco di quartiere, affibiandoci un appellativo dispregiativo! Sei almeno lontanamente consapevole del disonore che stai recando alla nostra famiglia?! E di loro, i nostri amici che sono stati lasciati alla morte perché nessuno voleva curarli, ti ricordi? Spero tu stia scherzando, Pandora, se no sono felice di non averti al mio fianco.''

''Allora, credo che non potrai essere felice. Cerco di curare il problema alla radice, il motivo principale per cui ci odiano è proprio perché non combattiamo. E se uno di noi sacrifica la propria vita combattendo?! Forse avranno pietà di noi, Ulfric avrà pietà di noi. Lo sto facendo per i nostri amici caduti, tutti quelli che non hanno potuto avere una degna sepoltura perché non ritenuti degni. Se non vuoi seguirmi, se vuoi scappare... Sei libera di farlo.''  Abbassai la testa convinta, facendo capire a Dvora che io non avrei mai cambiato i miei piani per lei. Infondo, ho preso la testardaggine da mio padre, e lei la prudenza da mia madre. 

Non mi rispose, si limitò a sferrare un pugno rabbioso contro le porte di Windhelm, facendomi capire a gesti che avrebbe troncato i rapporti.

''Se questa è la tua risposta ad una sorella, sono felice di andarmene. Il sole sorgerà presto, le truppe accettano volontari a partire dalle 8. Devo sbrigarmi per evitare le guardie, quindi... E' un addio. Buona fortuna, e ricordati di tenere alto il nome dei Dunmer.''

''... Questa è per te, così ti ricorderai sempre di me.''

Tirai fuori dalla tasca una collana che aumentava l'abilità in Evocazione, la lanciai ai piedi di Dvora che la calpestò con rabbia a disprezzo. 

Illuminate dalla luce del sorgente sole, che preannunciava l'inizio di una nuova vita, ci incamminammo in direzioni diverse, convinte di non rivederci mai più.
Qui termina la fine della mia vecchia vita, che lascia il posto ad un nuovo inizio. 























   
 
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