*Passato*
Maledizione!
Perché le cose dovevano sempre finire
così?
Sasuke esce velocemente dall’ufficio dell’Hokage
cercando di capire come le cose siano potute degenerare in quel
modo.
Quella stessa mattina era stata bellissima e l’inferno
che gli si presentava ora non poteva essere presente nella stessa giornata.
Poche ore prima si era svegliato e aveva trovato quello che aveva sempre
desiderato al suo fianco, come in uno dei suoi numerosi sogni, ma vederlo lì e
sapere che i suoi sentimenti erano ricambiati era stato molto meglio di
qualsiasi illusione data dal sonno.
Naruto; lo aveva ritrovato alla sua destra, la pelle
ancora segnata dai segni che lui stesso aveva lasciato con dolcezza e il suo
odore forte che si confondeva con quello del moro. Lo aveva visto aprire i suoi
occhi azzurri e aveva sentito dentro di sé un crescente terrore al pensiero dei
possibili ripensamenti riguardo quella notte. In mezzo secondo aveva elaborato
mille strategie per non farlo fuggire lontano, ma tenerlo vicino anche solo come
amico. Prima tra tutte negare i suoi sentimenti, nonostante fossero così forti e
prepotenti. Per fortuna quegli stupidi progetti non erano serviti, perché il suo
sorriso aveva spazzato via le paure come solo quel piccolo uragano riusciva a
fare.
Era riuscito ad andarsene per lo meno sereno se non
tranquillo. La missione quel giorno era essenziale per le sorti del villaggio e
per la sua sicurezza, quindi non poteva abbandonare i suoi doveri per una
stupida ed irrazionale paura che gli entrava nel cuore ogni volta che partiva,
ma era certo che la morte non lo avrebbe raggiunto tanto
presto.
In fondo le sue capacità belliche erano perfette e
unite alla particolare attenzione che negli ultimi tempi aveva in battaglia lo
rassicuravano sulle sorti dei suoi duelli. Sarebbe uscito vincitore in ogni
situazione e non sarebbe morto, perché non voleva perderlo, ma soprattutto
perché non poteva abbandonarlo; come
sarebbe riuscito il suo angelo a vivere di nuovo da
solo?
Nonostante tutte quelle sicurezze sulla sua sorte
quando aveva chiuso qualche ora prima la porta alle sua spalle si era immaginato
un possibile evento tragico. Era una possibilità, del resto e da bravo ninja
doveva tenerla in considerazione.
Certo, che gli era davvero difficile realizzare che
quest’ipotetica fatalità non avesse coinvolto lui ma il suo
biondino.
Tsunade lo aveva richiamato al villaggio in tutta
fretta e quando se l’era ritrovata davanti, quella donna gli aveva detto che il
Jinchuuriki aveva scoperto qualcosa nell’archivio della città ed era fuggito via
probabilmente arricchito da nuovi ricordi.
Quali?
Cosa poteva aver scoperto? I segreti nella sua vita
erano tanti. La sua natura di contenitore della volpe, il tradimento ricevuto
dal suo migliore amico, la sofferenza dell’emarginazione e infine la sua morte.
La cosa strana era che tutte quelle faccende dolorose o la maggior parte di esse
lo coinvolgevano.
L’Uchiha corre per ore accelerando il passo a seconda
della sua stanchezza che aumentava e si acqueta e mentre corre decide che non gli
importa sapere se ha riacquistato la sua vita precedente all’incidente, la cosa
importante era trovarlo. Voleva Naruto con o senza il suo passato, desiderava
solo il suo sorriso.
L’accademia, l’altalena su cui lo vedeva sempre, il
campo d’allenamento, le vie principali del villaggio, la loro casa. Cerca in ogni angolo della città e per un momento
pensa di andare addirittura alla valle della fine per vedere se quel pazzo
avesse deciso di rivivere direttamente la sua
storia.
Appena quell’idea gli passa per la mente capisce il
suo errore; sapeva bene dove le sue ricerche si stavano concentrando,
semplicemente sui posti dove il “vecchio” Naruto sarebbe andato a passare le sue
giornate, ma quello che doveva chiedersi era dove sarebbe andato il “nuovo”
Naruto. Anche se quel biondino aveva riacquistato qualcosa quella parte pura ed
innocente che aveva amato la sera prima, non poteva essersi dissolta nel
nulla.
I suoi piedi si muovono da soli e la sua mente gli
suggerisce solo un posto, la passerella sul
lago.
Un luogo che poco tempo prima gli aveva dato una
grande speranza all’idea che potesse riavere il passato della persona che amava,
che anni addietro gli aveva dato un sorriso grazie a quel piccolo monello e che
adesso gli riservava un futuro incerto.
Per la prima volta realizza quanto quel posto sia loro
più di molti altri. Lì avevano dato il meglio di
loro stessi senza neanche saperlo e forse il miracolo si sarebbe ripetuto
quello stesso giorno.
Finalmente arriva e lo vede nello stesso modo in cui
Naruto lo aveva osservato anni addietro, sguardo basso, spalle curve e un aurea
di tristezza attorno a se. Scende piano la collina e arriva quasi alla fine del
pontile, ma poi si ferma chiedendosi come si sarebbe dovuto comportare in un
caso simile.
Se aveva ricordato tutto adesso doveva essere confuso
dalle nuove consapevolezze e per questo Sasuke non desidera alterare
ulteriormente la sua mente troppo fragile. Tsunade glielo aveva detto di stare
attento e questa volta non avrebbe commesso
errori.
-Naruto…
Il ragazzo biondo non dice niente, semplicemente fissa
la superficie licente del lago che ha appena iniziato ad assumere le gradazioni
del tramonto ormai prossimo. Il moro non riesce a vedere il suo viso e da un
lato ne è felice. Come potrebbe guardarlo
adesso? Il senso di colpa per le sue vecchie colpe torna a farsi sentire
come una ferita di guerra, ma ignorandolo invoca nuovamente quel
nome.
-Naruto…
-Perché volevi che ricordassi
tutto?
Sasuke non capisce il motivo di quella domanda e per
un attimo rimane interdetto, confuso, poi ci pensa seriamente quasi sentendosi
in obbligo verso quel tono serio che il Jinchuuriki aveva
usato.
Perché lo voleva? Semplicemente
desiderava avere Naruto in tutti i suoi aspetti, ricco di quelle espressioni che
lo caratterizzavano; voleva che conoscesse quei momenti che li avevano uniti,
per quanto dolorosi fossero e che continuasse ad amarlo nonostante i suoi
errori.
Naruto era riuscito a perdonargli tutto e questo era
importante nella sua vita perché nessuno lo aveva mai accettato per il suo modo
d’essere e le sue decisioni piene di colpe ed errori.
Il biondo lo aveva abbracciato teneramente in quel
giorno in cui aveva perso ciò che rimaneva della sua famiglia e non gli aveva
chiesto nulla se non un bacio. Perché
questo momento così essenziale nella loro vita doveva appartenere solo a uno dei
due? Naruto doveva ricordare una cosa così importante, ci credeva, ma sapeva
anche grazie ai mesi addietro che il passato in relazione col futuro perde
importanza.
-Se sapevi che ricordando avresti dovuto farti carico
delle tue colpe, non era più facile fingere e cercare di tenermi all’oscuro
tutto?
Naruto comincia a tremare e sente delle nuove lacrime
spuntare sui suoi occhi al pensiero che i freddi occhi di quel ragazzo siano
posati sulla sua schiena. La rabbia cresce a quel silenzio ostentato e lui sente
di nuovo la paura che lo ha posseduto per tutto il pomeriggio, il terrore che
quel sogno che aveva vissuto fosse solo una presa in giro, il timore che il suo
Sasuke potesse fargli sentire quel tradimento che ormai gli apparteneva,
un'altra volta.
-Volevi continuare a prendermi in giro? Facevi il
carino quando invece speravi solo che non mi tornasse alla mente niente? Così mi
potevi…usare?
Un improvviso mutismo colpisce Sasuke, per quanto
voglia parlare non riesce a rispondere alle domande di un confuso Naruto che non
riesce a reggere a tutto quello che gli hanno buttato addosso, che non vuole
quella vita tormentata.
Il biondo
non sa più cosa pensare, sa che il suo Sasuke lo ha tradito tempo fa e quella
dolcezza che tanto adorava può essere solo un inganno. Le loro risate, i modo in
cui dormivano abbracciati, i momenti passati in un perfetto silenzio, perfino i
loro baci erano solo un altro modo per prendere in giro lui, il mostro di Konoha.
I ricordi ricominciano a vorticare nella sua mente
stordendola e confondendola di nuovo; un momento piangeva in un angolo dopo
essere stato picchiato, l’altro scaraventava un kunai contro un foglio attaccato
alla parete rappresentante uno scarabocchio dell’Uchiha, l’altro ancora corre
seguito da Shikamaru e incontra una ragazza con un flauto che li
ostacola.
Il suo cervello sembra essere intrappolato in quegli
infiniti scenari e il dolore al cuore è fortissimo. Vorrebbe piangere e scappare
lontano, ritornare in quel confortevole oblio che lo aveva avvolto fino ad ora,
recarsi in quella casa dal suo Sasuke.
L’Uchiha lo guarda, ma non capisce quello che il
biondo sta passando interiormente, sa solo che quelle cose che ha detto non sono
vere. Lui non faceva il gentile per ottenere qualcosa in cambio, ma solo per
lui, solo per Naruto, per quello che gli doveva e per quello che sentiva nel suo
cuore. Non voleva ingannarlo, non avrebbe mai potuto, desiderava solo
proteggerlo e tenerlo vicino a sé.
Replica
leggermente ferito da quelle parole, non comprendendo il motivo per cui Naruto
non abbia compreso i suoi sentimenti.
-No, Naruto ti sbagli!
Io…
-ZITTO!!
Il biondo si tappa con violenza le orecchie, quella
voce suadente e dolcissima che adorava lo rendeva pazzo, gli ricordava quelle
parole di quel giorno, di quell’abbandono e non poteva sopportarlo. Il caos
nella sua mente si accentua e il biondo sente quel troppo famigliare calore che
dal ventre scorre velocemente in tutto il
corpo.
Sasuke lo vede alzarsi e girarsi verso di lui. Nota
subito un incredibile aura che si scatenava attorno al suo corpo e i suoi occhi
rossi da cui scendono lacrime. Gocce di tristezza che non riesce a vedere senza
soffrire.
Perché le cose tra di loro dovevano sempre finire
così? Perché dovevano perdersi sempre?
Questa volta non lo avrebbe lasciato andare di nuovo,
lo avrebbe protetto e avrebbe impedito a quelle lacrima di ripresentarsi ancora
una volta. Lo avrebbe convinto e riportato
indietro.
-Naru…
-TU NON HAI IL DIRITTO DI DIRE NIENTE! MI HAI
SOLO…
In un secondo tutto cambia. La visuale del biondo
diventa sfocata. Un attimo prima c’è Sasuke che lo guarda confuso per via di
quella discussione e quello dopo il buio, nel quale rimane per un attimo la
figura dell’Uchiha che gli corre incontro nel tentativo di
afferrarlo.
Naruto lo vede con le lacrime agli occhi mentre lo
afferra prima che la sua testa picchi contro il pavimento in legno, lo vede
urlare il suo nome e poi tutto diventa nero e la sua coscienza
scompare.
***
Una figura si risveglia lentamente in un posto scuro,
intorno a sé solo l’oscurità più profonda che lo induce a domandarsi se il suo
corpo esista ancora e se la sua vita non sia terminata. Era la morte,
quella?
Apre gli
occhi ma non vede nulla, l’unica luce che si dirama per pochi centimetri esce
dal suo corpo e gli permette di vedere sé stesso. Fissa per un secondo la maglia
a maniche lunghe arancione e i pantaloni dello stesso colore, si chiede il
perché di quel vestiario monocolore, ma poi concentra la sua attenzione sul nero
che lo circonda. Cerca di vedere qualche cosa in quell’oscurità, ma è tutto
inutile, quel buio è troppo profondo tanto da poter far pensare di essere
immersi in un mare di inchiostro.
Dopo qualche passo si accorge che in un certo senso
quel posto gli è famigliare, ricorda di aver passato moltissimo tempo in quella
specie di nulla, solo che nella sua precedente permanenza non era cosciente.
Quella volta sapeva di essere in un luogo simile, ma
non poteva fare nulla e doveva restare incatenato a dei legami invisibili che lo
immobilizzavano, aveva pianto così tanto, preoccupato per le lacrime di qualcuno
a cui aveva detto “addio”. Si era
disperato per tutto quel lungo periodo all’idea che quella persona potesse
soffrire.
Quando era successo tutto questo? In quel passato che
non ricordava?
Una luce attraversa la sua mente e si ricorda il suo
nome, che con la sua stranezza e dolcezza lo fa
sorridere.
“Naruto.”
Un suono così famigliare che le persone nel corso del
tempo avevano pronunciato innumerevoli volte in toni diversissimi uno
dall’altro. Scherzando, urlando, sfidandolo, amandolo, abbandonandolo,
disprezzandolo.
Quel nome che derivava da chissà dove, ma a cui voleva
un immenso bene, anche perché era collegato con il suo adorato ramen. Il ramen! Che bello poterlo mangiare di
nuovo! Appena uscito di lì sarebbe andato da Ichiraku per gustarsene una bella
tazza insieme a Sakura-chan, Shikamaru, Sai, Kiba e tutti gli altri. Sarebbe
stato bellissimo fare una rimpatriata godendosi una serata in compagnia, forse
per una volta Sakura e Ino non avrebbero litigato; Sai non avrebbe fatto
commenti indecenti sul suo pene e Neji non si sarebbe opposto all’idea di
versare del sake nel brodo del
sopraciglione.
“Peccato che lui non ci
sarà.”
Lui chi? Chi sarebbe mancato a quella riunione? Chi
era quella persona così impostante?
Sente un peso allo stomaco al pensiero di quel nome
che non riesce a pronunciare e al ricordo di quel viso che non sa figurarsi. Sa
che quella è una cosa fondamentale da ricordare, sa che senza di lui, non solo
quella serata che voleva organizzare, ma tutta la sua vita sarebbe stata
vuota.
Lui era
una persona importante, il suo amico, il suo
rivale…
“…il mio amore,
Sasuke.”
Sasuke Uchiha. Quel moccioso arrogante, quel rivale
imbattibile, quel amico prezioso, quella persona che gli faceva sempre battere
il cuore in qualsiasi ruolo stesse interpretando, qualsiasi azione
compiesse.
Aveva
cercato così a lungo nella sua mente la funzione che il moro aveva nella sua
vita e adesso lo sapeva , lui era tutto. Aveva aspettato tanto per una cosa così
semplice; quand’era successo?
“Ricorda.”
Ricordare per una volta è facile. Riportare alla mente
i momenti più essenziali della sua esistenza non gli fa male; quella voce
interiore lo aiuta e lo giuda in quel
labirinto.
Vede quel bimbo biondo di cinque anni che corre deluso
dagli insulti subiti e che scappa via, lontano, verso qualcosa che spera possa
farlo sorridere. La sua infanzia passa in un secondo, carica di dolore, di
rimpianti e di odio verso tutti.
Il biondo si porta una mano sugli occhi per sentire
quella lacrime scivolare via. Quanto dolore lo ha scosso in quegli anni, quante
lacrime ha versato nel suo letto e quanta solitudine che nessuno sapeva placare.
Nemmeno quando all’accademia aveva incontrato qualche persona simpatica, le cose
erano migliorate; quel sentirsi bersagliato da tutti non aveva cessato di
tormentarlo.
“È tutto passato alla fine, grazie a lui. Anche se è
stato lui a farmi piangere di più.”
Sasuke era entrato nella sua esistenza con calma e
dolcezza, tanto che non si era nemmeno accorto di quel angelo nero all’inizio,
poi però si era guardato attorno e lo aveva visto. La sua aura fiera e
impenetrabile, la gentilezza silenziosa e il dolore nascosto sotto strati di
superficialità, il suo stesso dolore che li aveva accomunati e unito le loro
esistenze.
Non era più uscito dal suo cuore e la sua presenza
giorno per giorno, con le loro litigate e lo loro risate, si era preso una parte
troppo fondamentale nella sua vita. Non era riuscito più ad estirpare i loro
ricordi insieme e lo avevano caratterizzato per
sempre.
“Sasuke fa parte di
me.”
Per quello alla fine lasciarlo era stato così
doloroso, per quello quell’addio lo aveva lacerato a tal punto; certamente
strapparsi un arto, un occhio o il cuore avrebbe fatto meno male, sarebbe stato
meno doloroso rispetto alla perdita di quella
persona.
Gli anni successivi alla valle della fine… che era
successo?
“Ha davvero
importanza?”
No, non l’aveva.
Ricorda d’improvviso anche la sua convivenza con il moro e la mancanza di
quel passato che aveva cercato disperatamente e che lo aveva fatto stare così
male. Alla fine voleva essere perfetto per l’unica persona che amava, ma era
inutile perché Sasuke sapeva già da tempo la direzione dei suoi sentimenti.
Naruto sorride al paradosso della loro storia e si
sente rincuorato nel capire che lui lo amava da sempre e che niente poteva
togliergli quella spinta che lo dirigeva solo verso lui. Per sempre avrebbe
voluto bene solo ad una persona e sapeva che per sempre solo una persona avrebbe
potuto amarlo.
Tutto quello che avevano passato era importante perché
li aveva portati a quel punto, ma la cosa che contava veramente erano le loro
anime complicate che si attiravano.
“Devo chiedergli
scusa.”
Improvvisamente arricchito da quella consapevolezza
viene piombato nel presente e al suo ultimo ricordo. Il volto di Sasuke così
addolorato dalle sue parole d’accusa. Gli aveva detto che lo stava usando e che
si sentiva tradito, che idiota!
Sasuke non aveva fatto altro che aiutarlo e
proteggerlo!
Per tutti quei mesi era stato dolce a tal punto che
era difficile relazionare quel bambino che lo picchiava con quel l’uomo che lo
coccolava.
Doveva andare da lui! Doveva rivedere di nuovo il suo
volto!
Corre nel bel mezzo di quel nero; vuole scappare da
quell’oscurità per ritrovarne un'altra diversa e più intensa, più importante da
cui non voleva più separarsi
“I tuoi occhi.”