“She, she ain’t real,
She
ain’t gonna be able to love you like I will
She
is a stranger,
You
and I have history or don’t you remember?”
[Rumor has it, Adele]
Anastasia
sapeva bene che cosa pensava Will.
Sapeva
sempre cosa pensava Will,
perché loro
due erano legati.
Il
suo Fante di Cuori pensava che Belle fosse la soluzione ai suoi
problemi.
Pensava che fosse un modo per dimenticare ciò che era
successo.
Ma
Belle era la moglie di Tremotino e Ana immaginava che non amasse Will
quanto
l’aveva amato lei. Quanto ancora lei lo amava. Forse Belle
amava la normalità.
Amava il fatto che Will sembrasse esattamente quello che era.
Le
hai parlato di noi, Will?
Le
hai parlato di tutto quello che
ci è successo nel Paese delle Meraviglie?
Gliene
hai parlato o fingi
semplicemente che non sia mai esistito? Gliene hai parlato o fingi che
IO sia
ormai niente più che un ricordo, qualcosa da debellare a
tutti i costi?
Io
non me ne sono andata per
sempre, Will. Sono ancora qui. Vedo cosa stai facendo. E non
è giusto.
Non
puoi davvero credere che sia
giusto.
***
“Brother
I chose this mortal life
Lived
in perfect symmetry
What
I do, that will be done to me”
[Perfect Symmetry, Keane]
Mentre
la nube viola avvolgeva tutto e il sortilegio si portava via loro e il
mondo
che conoscevano, Biancaneve, che teneva il suo amato Azzurro in grembo,
pensò a
quanto quello che stava accadendo fosse ingiusto e, al tempo stesso,
avesse una
sua amara logica.
Aveva
portato via un figlio a sua madre. E ora la maledizione le aveva
portato via la
sua bambina.
“Che
razza di persone siete?
Minacciare un bambino?”.
“Un
bambino? Non è un bambino.
Diventerà un mostro proprio come te”.
E
poi quella mano. Quella mano minuscola ed indifesa che rompeva il
guscio
dell’uovo e sembrava cercare qualcosa a cui aggrapparsi.
Quella
manina umana. Quel pianto umano e così innocente, nonostante
il neonato fosse
appena stato riempito di oscurità...
Quella
manina l’aveva tormentata per molte notti. La voce di
Malefica l’aveva seguita
nei suoi peggiori incubi.
Oh,
Azzurro... perché?
La
nube viola li inghiottì entrambi e tutto scomparve.
***
“I’m
only a man with a chamber who’s got me
I’m
taking a stand to escape what’s inside me
A
monster, a monster
I’ve
turned into a monster”
[Monster, Imagine Dragons]
“Un
tempo ho creduto di aver visto
l’uomo dietro la bestia. Ora vedo solo la bestia”.
A
bordo dell’autobus che lo stava portando a New York, dove
avrebbe trovato le
persone in grado di aiutarlo a tornare indietro, Tremotino continuava a
ripensare a Belle, a Belle che gli puntava contro il suo stesso pugnale
e gli
imponeva di andarsene per sempre.
Non
volevo, Belle. Volevo... avrei
voluto avere tutto. Avremmo potuto avere tutto. Se solo capissi...
Ma
Belle era una donna innocente. Pura. Non piena di oscurità
come lui. Era la
donna che aveva provato a salvarlo e per un po’ ci era anche
riuscita.
Gli
mancava tutto, di Belle. La sua voce dolce. I suoi bellissimi occhi.
Accarezzarle i capelli castani mentre dormiva. Le mancava la sua
presenza. La
sua mano che stringeva la sua. Le sue labbra. I suoi sorrisi. Le sue
dita che
gli sfioravano il viso. E...
I
suoi occhi pieni di lacrime prima che lui oltrepassasse il confine. La
sua voce
rotta dal pianto e dalla collera. Le sue parole come mille pugnali che
sprofondavano nella carne. L’ultima immagine di lei prima che
la barriera li
separasse. La tazza scheggiata. La loro tazzina.
La
tazzina. La voce di Belle. I suoi occhi. Il pugnale!
Ho
paura, Belle. Ti importa che io
abbia paura?
***
“Send
a wish upon a star
Do
the work and you’ll go far
Send
a wish upon a star
Make
a map and there you are”.
[Lullaby, Sia]
Quando
Emma Swan aveva spento la candelina, esprimendo un desiderio come si fa
sempre
prima di soffiare sulla fiamma, non aveva pensato che la realizzazione
di quel
desiderio sarebbe stato qualcosa di così... immediato.
Qualcosa di così
assurdo, soprattutto.
“Mi
chiamo Henry. Sono tuo figlio”.
No,
certo che no. Un attimo prima era una cacciatrice di taglie, un attimo
dopo era
a bordo del suo maggiolino giallo diretta verso una città
che non aveva mai
sentito nominare.
Cosa
sto facendo, infine?
-
Perché giallo? – chiese Henry, ad un certo punto.
-
Come?
-
Perché giallo? Il maggiolino, intendo.
-
Oh... beh, perché mi piace il giallo.
E
l’ho rubato. Ma
quello non glielo disse perché Henry aveva dieci anni e
quindi non era il caso.
-
Anche a me piace il giallo. A mia madre no. Non credo, almeno.
Sono
curiosa di conoscere tua
madre, ragazzino. Chissà perché temo che non
sarà contenta di vedermi.
-
E che colore le piace? – chiese Emma, preferendo quella
conversazione ai
vaneggiamenti sui personaggi di un libro di fiabe.
-
Nero – rispose Henry, convinto. E con
un’espressione molto seria. Cupa, persino. –
Le piace molto il nero.
***
“Hush,
child, the darkness will rise from the deep
And
carry you down into sleep”
[Mordred’s Lullaby, Heather
Dale]
Sta
capitando qualcosa. Qualcosa.
Qualcosa. Qualcosa. Ma cosa?
Come
quel pomeriggio. Era appena uscita dalla tavola calda dove aveva preso
qualche
bagels e aveva notato un paio di ragazzi che davano fastidio ad un loro
compagno più piccolo e decisamente più magro di
loro. Gli avevano strappato le
cuffie dalle orecchie e gli avevano anche frugato nello zaino per poi
rovesciarne il contenuto sul marciapiede.
-
Lasciatelo in pace – aveva detto, afferrando uno dei due per
la giacca di
jeans.
-
Sparisci, non sono affari tuoi – aveva risposto lui, cercando
di liberarsi.
Allora
aveva aumentato la stretta intorno al braccio. Aveva stretto forte,
mentre
sugli occhi le era calato un velo rosso. Un velo rosso sangue. Come una
nebbia.
Così fitta che non aveva più capito
ciò che stava facendo.
-
Gli fai male! – La voce dell’altro ragazzo. Da
lontanissimo. Da una dimensione
parallela.
Aveva
pensato che non gliene importava niente, del dolore che stava
provocando.
Avrebbe voluto prendere la testa del bullo e sbattergliela contro il
muro,
tante volte, tantissime volte, fino
a
quando non...
Poi
la nebbia rossa era svanita e l’aveva lasciato andare. Erano
scappati a gambe
levate tutti e due ed era scappato a gambe levate anche il ragazzino
che
aveva... salvato. L’aveva
guardata in
faccia, aveva visto... qualcosa... ed era scappato con gli occhi fuori
dalle
orbite.
Qualcosa.
Qualcosa. Qualcosa. Ma
cosa?
Lily
aveva sbattuto le palpebre. Guardandosi le dita aveva notato che
tremavano.
***
“Oh
love don’t let me go
Would you take
me where the streetlights glow
I
could hear it coming like a serenade of sound
Now
my feet won’t touch the ground”
[Life in
Technicolor ii, Coldplay]
Quando
Astrid lo baciò, Leroy ebbe la netta impressione di
staccarsi dal suolo, come
se fosse diventato improvvisamente più leggero.
Le dita di lei sfioravano la sua barba, mentre le braccia di lui erano
abbandonate lungo i fianchi. Se non l’avesse colto
così alla sprovvista
l’avrebbe anche abbracciata.
Ma
era stata una cosa del tutto inaspettata.
-
Oh... – borbottò Leroy, quando Astrid si
allontanò.
-
Ehm, io... – Aveva le guance rosse e portava i capelli
sciolti, quella sera. Il
vento glieli sollevava e li scompigliava ad arte, rendendola ancora
più bella
del solito.
-
Uhm... – ricominciò Leroy, sentendosi
terribilmente idiota. Peggio dei momenti
in cui beveva troppo. Ma non aveva bevuto neanche un goccetto quel
giorno.
Niente. Era sobrio.
-
Devo andare – disse Astrid, in fretta, scostandosi.
– La... Madre Superiora mi
starà aspettando. Devo... scusa.
Leroy
la guardò correre via, con la mantella blu che svolazzava
come i suoi capelli.
Non fece niente per fermarla e aveva ancora la bocca troppo secca per
parlare,
in ogni caso.
Sulle
labbra ristagnava il sapore di lei.
***
“Angels
have faith
I
don’t want to be a part of his sin
I
don’t wanna get lost in his world
I’m
not playing this game”
[A Demon’s
Fate,
Within Temptation]
Non
voleva più essere parte del suo mondo. Non poteva
più farne parte.
Aveva
ignorato tutti i segnali, Belle. Tutti quanti, perché
desiderava davvero
credere che Tremo fosse superiore all’oscurità.
Aveva voluto credere con tutta
se stessa che lui avesse scelto sua moglie.
Invece
Tremotino amava il potere. Il suo vero amore era il potere, non lei.
Belle
strinse forte il pugnale dell’Oscuro, guardando il nome
impresso sulla lama.
Poi lo scagliò sul pavimento del negozio, accompagnando il
gesto con un grido.
Le lacrime presero a scorrerle sulle guance.
Era
furiosa con se stessa, perché si era lasciata ingannare come
un’idiota. Ed era
furiosa con lui perché l’aveva presa in giro.
Per
questo era stata crudele. Per questo l’aveva bandito da
Storybrooke. Non era
riuscita a controllarsi. Non avrebbe sopportato di vederlo aggirarsi
per la
città. Di vedere quel demone... quella bestia...
Ma
non ti è sembrato una bestia
mentre lo spingevi oltre il confine, vero? L’hai chiamato
bestia ma ti sembrava
solo un uomo spaventato.
“Belle,
ho paura”.
Belle
scacciò la sua voce. Scacciò la sua espressione
disperata, affranta,
infelice... umana. Scacciò tutto.
Poi
si accasciò, abbracciando se stessa.
***
“She’s
scared that I will take away from there
Dreams that her country left with
no one there
Mesmerize the simple minded
Propaganda
leaves us blinded”
[Hypnotize, System
of a Down]
Emma
sedeva in auto, le mani strette intorno al volante, lo sguardo fisso al
di là
del parabrezza. Aveva acceso la radio e una stazione sconosciuta stava
trasmettendo una canzone dei System of a Down. Il volume era basso.
Si
rigirava in testa tutto quello che i suoi genitori le avevano detto.
Malefica.
Il suo bambino caduto in un dannato portale perché loro
volevano salvarla
dall’oscurità. Una creatura innocente che si era
presa la sua parte di
malvagità perché Biancaneve e Azzurro
desideravano che la loro amata figlia
fosse un eroe.
“Io
sono tua madre”.
“Non
mi interessa”.
Le
parole non erano più parole ma veleno. Una colata di veleno.
Parole cattive. Gli occhi le
bruciavano nelle
orbite.
Aveva
sempre pensato che David e Mary Margaret non le avrebbero mentito. Mai.
Invece
mentivano da sempre. Mentivano a tutti. Mentivano persino a loro
stessi. E
avevano continuato a mentire anche quando era diventato impossibile
farlo.
E
dov’era il bambino di Malefica in quel momento? Se
l’avesse trovato, cosa
avrebbe potuto fare? Se fosse comparso, un giorno, lei avrebbe potuto
chiedergli perdono per ciò che gli avevano fatto? Se fosse
stato cattivo, lei
avrebbe potuto aiutarlo con tutta quella oscurità che non
gli apparteneva?
Emma
colpì il volante con il pugno chiuso facendosi un male del
diavolo e dalla sua
gola salì un verso strozzato, qualcosa di simile ad un urlo
soffocato a stento.
***
“Oh,
crystal ball, crystal ball
Save
us all, tell me life is beautiful
Mirror,
mirror on the wall”
[Crystal ball, Keane]
Regina
guardava spesso nel suo specchio. Guardava e faceva domande. E lo
specchio le
mostrava sempre ciò che voleva sapere.
Specchio,
specchio delle mie
brame...
Mostrami
il mio lieto fine. Ecco
cos’avrebbe voluto chiedergli. Mostrami
il mio lieto fine, l’unico lieto fine possibile. Mostrami
cosa sarà di me una
volta che avrò sistemato Biancaneve. Una volta che
avrò avuto la sua maledetta
testa su un piatto d’argento. Una volta che...
avrò vendicato Daniel.
Mostrami
cosa accadrà quando avrò
scagliato quel sortilegio. Mostrami la felicità.
Perché
era questo il punto. La sua felicità. In un mondo diverso.
Un mondo in cui
nessuno avrebbe avuto quel lieto fine tanto agognato... a parte lei.
L’ultima
cosa che le aveva mostrato lo Specchio era molto lontana
dall’essere la sua
felicità, in ogni caso. Era l’immagine di
Biancaneve svegliata dal suo principe
idiota. Davvero voleva sposare quel... quello, a proposito? Davvero era
quello il lieto fine della ragazzina
che
le aveva rovinato la vita?
Tra
poco non avrà più importanza.
Biancaneve perderà il suo lieto fine ed io, invece...
Si
rigirò l’anello del suo amato Daniel tra le dita.
Se lo infilò, solo per
qualche istante. Solo per tornare ad essere quella ragazza innamorata e
innocente ancora una volta.
Lo
indossò solo per avere la vaga impressione che lui fosse
ancora lì e che glielo
avesse appena offerto, chiedendole di sposarla.
***
“We’re
caught up in the crossfire
Of
Heaven and Hell
And
we’re searching for shelter”
[Crossfire, Brandon
Flowers]
Uncino
non aveva mai sentito una voce così bella e soave come
quella della sirena che
aveva quasi affondato la sua nave.
Quasi,
certo. Non l’aveva fatto. Per questo le aveva parlato. Per
questo l’aveva
aiutata. Per questo e perché quel canto aveva allontanato il
suo dolore, per
qualche istante. Cent’anni di dolore erano molti, da portare
sulle spalle. Quei
pochi secondi di sollievo erano stati... sublimi.
-
Potete farlo di nuovo? – chiese il pirata ad Ursula, che se
ne stava appoggiata
alla balaustra, osservando il mare scuro.
-
Cosa?
-
Cantare. Vi dispiace cantare ancora?
-
Per la vostra ciurma?
-
La mia ciurma non c’è adesso. Cantate per me.
Sempre che non vi dia troppo
fastidio cantare per un pirata. – Sfoggiò uno dei
suoi migliori sorrisi per
convincerla.
Ursula
sorrise a sua volta, dicendosi che poteva benissimo cantare per un
pirata con
occhi così azzurri e che era stato molto gentile con lei,
alla taverna. Un pirata
che soffriva molto e cercava solo un riparo da tutto quel dolore.
-
Va bene. E no... cantare per un uomo come voi non mi dispiace.
___________________________
Buona
Pasquetta a tutti e altro giro di canzoni, visto che ormai ci ho preso
gusto
^_^
Alcune
mi hanno dato del filo da torcere. Hypnotize dei
System of a Down, per esempio. Non mi veniva in mente niente,
ascoltando il
testo. Poi ho pensato che fosse la canzone giusta per qualcuno
veramente
arrabbiato e la prima persona che mi è venuta in mente
è stata Emma, anche se
non è l’unica ad essere molto incazzata.
Un’altra
è "Crossfire" di
Brandon Flowers. La parola “riparo”
mi ha salvata, perché ho pensato ad Hook e al fatto che la
voce di Ursula l’avesse
in qualche modo consolato, come se fosse stata un rifugio momentaneo dal dolore. E' questa: Crossfire. Questa miniflash è dedicata ad un mio amico Oncer che li
shippa. ^_^
Anche
la flash associata alla canzone di Adele non mi convince del tutto, dato che AL MOMENTO non so che fine
abbia fatto
Anastasia. Ma comunque... la immagino mentre osserva Will da qualche
luogo
lontano da Storybrooke, ecco. Rumor Has It