A
svegliarmi è il tanto familiare rumore delle onde che si
infrangono sugli
scogli e arrivano dolcemente sulla spiaggia. Quanto tempo ho dormito? A
giudicare dalla posizione del sole, deve essere quasi sera. Mi sono
appisolato
nel primo pomeriggio, subito dopo la Mietitura. Il sollievo di non
essere stato
scelto era talmente forte che avevo bisogno di sfogarmi in qualche
modo: mi
sono messo a correre lungo il bagnasciuga deserto, finché
non sono arrivato nel
mio nascondiglio preferito, stanco e con le membra doloranti dallo
sforzo e
dalla tensione. È una caletta nascosta alla vista di tutti,
perché le rocce che
la sovrastano creano una protezione naturale, e vi si può
accedere soltanto
attraversando uno stretto passaggio all'interno di una grotta. Quando
qualcosa
mi turba, vengo a rifugiarmi qui.
Quella
di oggi è stata la mia seconda Mietitura.
Ne mancano altre quattro, visto che ho tredici anni. Dopo di che
sarò salvo,
salvo dagli Hunger Games, il reality show che costringe ogni anno
ventiquattro
ragazzi a uccidersi l'un l'altro. È disumano. Un'ottima
punizione per i
distretti che hanno osato ribellarsi alla tirannia di Capitol City
sessantatré
anni fa.
Mi
impongo di non pensare a tutto questo per un
bel po'.
Mi
alzo e tolgo la sabbia attaccata ai vestiti.
Devo tornare a casa.
Il
Distretto 4 è deserto. Non mi stupisco. Sono
sicuro che le famiglie dei poveri
Casey e
Ashley si stiano disperando mentre le più fortunate
festeggiano l’inizio di un
altro anno di tranquillità.
I
miei piedi percorrono in modo automatico le
strade che oramai conosco alla perfezione. Mi aggiro nei meandri del
Porto, la
zona povera del Distretto 4. È una semplice distesa di
baracche di legno. Sono
le case più vicine al mare, e di conseguenza quelle
più umide e meno
accoglienti.
Le
fragili porte sono sprangate, le finestre
serrate.
Mentre
cammino noto ai miei piedi un pezzo di vetro. Sovrappensiero
lo
raccolgo e scruto il mio riflesso. Il ragazzo che mi restituisce lo
sguardo è
alto e muscoloso. I profondi occhi verde acqua che molte ragazze
trovano
affascinanti conferiscono al viso un’espressione assorta,
accentuata dalle
sopracciglia corrucciate.
Mi
lascio
il Porto alle spalle e mi dirigo verso la zona benestante del Distretto
4. È lì
che abito con la mia famiglia. Chiunque attraversasse il centro del 4
rimarrebbe colpito dall'incredibile contrasto che c'è con il
Porto. Qui le case
sono in cemento, le facciate di un bianco immacolato.
Ad
un tratto scorgo dei Pacificatori davanti a
me. Quello che sembra essere il capo mi si avvicina.
-
Ragazzino, cosa stai facendo? -
-
Torno a casa.-
-
Non puoi passare qui, si è aperta una voragine
nella strada e stiamo sistemando la situazione. -
Oh,
no. Non voglio cambiare strada, perché
dovrei passare per la piazza, ed è l'ultima cosa che voglio.
Ma non ho scelta.
Con un sospiro, cambio direzione.
La
prima cosa che vedo è il Palazzo di
Giustizia. Poi tutti i negozi, affacciati sulla piazza. E l'ultima cosa
è la
peggiore. Il palco della Mietitura. E prima che possa chiedermi
perché non sia
ancora stato tolto, i ricordi si riaffacciano prepotenti alla mente.
-
Prima le signore! - Trilla la presentatrice di
Capitol City che estrae i nomi per la Mietitura.
La
sua mano rovista nella boccia che contiene i
nomi.
Mi
sento sempre peggio.
-
Ashley Prior! -
Il
silenzio rimane assoluto per qualche secondo,
poi viene rotto da un singhiozzo strozzato.
La
povera Ashley ha capito. Ha capito che per
lei, ragazzina di quattordici anni, la vita è giunta al
termine. Non si
vergogna di piangere mentre i Pacificatori la accompagnano sul palco.
-
Molto bene! - Odio quella maledetta voce
acuta. - E adesso i ragazzi -.
La
mano si muove nell'altra boccia per un tempo
che mi sembra infinito, il mio stomaco si ribalta più volte,
il silenzio è così
tombale che posso addirittura sentire il fruscio dei foglietti. La mano
si
solleva. Non so quanto ancora potrò resistere prima di
mettermi a urlare. Avanti, dì quel
maledetto nome!
-
Casey Newton -
Non
sono io.
Non
sono
io.
Sono
vivo.
Almeno
per un anno, sono vivo.
Non
riesco a trattenere un sospiro mentre mi
guardo intorno. Casey ha sedici anni e non sembra terrorizzato. Lo
conosco di
vista, è molto forte, potrà avere qualche
possibilità di vincere.
Una
ventata di brezza salmastra mi sveglia dal mio
sogno a occhi aperti. Nella mente ho ancora impressa un'ultima
immagine: Casey
e Ashley con le braccia alzate, applauditi dal Distretto 4. Un ultimo
saluto
prima di andare incontro alla morte.
Non
è possibile che sia tutto così buio.
Devo
solo trovare i lati positivi, sono tre anni
che vado avanti così.
I
miei genitori sono al sicuro.
Anche
io lo sono ora.
Va
ancora tutto bene.
Non
so come, ma riesco anche ad avere un sorriso
in faccia quando torno finalmente a casa.
Che
la fortuna possa essere sempre a tuo favore,
Finnick.
Angolo dell’autore
Innanzitutto, grazie per essere
arrivati fin qui, significa
che avete letto tutto il capitolo!
Scherzi a parte, questa è
la mia seconda fanfiction in
assoluto e sarà molto più lunga e impegnativa
della prima. Come avrete già
capito, è incentrata su Finnick, personaggio che mi ha
colpito molto e di cui
cercherò di raccontare la vita.
La più grande differenza
con la prima ff è
che lì avevo già completato la storia prima
di postare, ora invece devo ancora scrivere tutto: mi
servirà il vostro
sostegno per portarla a termine. Perciò vi chiedo di
recensire in tanti,
insomma fatemi sapere cosa ne pensate, è molto importante
per me.
Per finire, un grande ringraziamento
a El_Minho, fidato e
instancabile beta reader, ma soprattutto amico.
Detto questo vi saluto, al prossimo
capitolo!