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Autore: Mentos E CocaCola    07/04/2015    1 recensioni
Lei è una ragazza con la passione del pugilato, una brutta storia alle spalle che influenza la sua vita e le sue decisioni.
Lui è un ragazzo con la passione del canto, deve fare il doppio gioco per proteggere chi ama, ma l'unica persona che non può proteggere è se stesso.
Due ragazzi completamente diversi ma accomunati dallo stesso destino.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Liam Payne, Nuovo personaggio
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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-Buonasera- dissi all’omone che sedeva dietro una cattedra in palestra, prima di chinarmi per segnarmi al corso di box della scuola.
-Che stai facendo ragazzina? Guarda che con corso di box non intendiamo corso di cheerleader per la box, ma box vera-
Lo guardai incredula.
-E lei pensa che io sia così stupida da pensare che le cheerleader facciano quei loro balletti con addosso quelle gonne talmente corte da sembrare cinture ad un incontro di box?!-
Scossi la testa divertita. Che tipo divertente!
Quello rimase con la bocca spalancata.
-Te lo ripeto mocciosa, questo è un corso di box, quici si picchia, si finisce a terra, ci si sporca il visino. Non è roba per te, dammi retta-
Stava forse dicendo che io non potevo frequentare il corso scolastico del mio sport preferito?! Eh no, questo non potevo sopportarlo!
-Lo so ed è per questo che mi segno-dissi cercando di restare calma, cosa abbastanza difficile , dato che fumavo come una ciminiera.
-Ti ripeto che non fa per le ragazzine, togliti di mezzo e fa spazio a veri campioni, vedrò di farti avere un posto nel corso di cheerleader, va bene?-
Avvicinai lentamente il mio viso al suo, guardandolo minacciosa negli occhi.
-Sta forse dicendo che non mi vuole al suo corso?-
Lui annuì sudando freddo.
-E che non diventerò mai una campionessa o almeno una pugile decente?-
Lui annuì di nuovo.
Lo presi per un orecchio e gli spiaccicai il viso al foglio dell’iscrizione.
-Qui c’è il mio nome grande capo, veda di non impedirmi di praticare ciò che so fare meglio o quando la incontrerò di nuovo prenderà il posto del sacco, ci siamo intesi?-
Lui annuì spaventato e piagnucolò qualcosa.
Che uomo!
Me ne andai non senza aver sganciato un destro ad un sacco lì vicino.
Guardai di nuovo quell’antipatico con un sorrisetto che non presagiva niente di buono. Stavo quasi per scoppiare a ridere quando impallidì come un coniglio.
L’ho detto e lo ripeto: che uomo!
Me ne andai facendo sbattere la porta.
Inspirai una boccata d’aria fresca: avevo trovato un lato positivo a quell’orario schifoso!
-Ehi Margaret-
Mi voltai verso un ragazzo che non avevo mai visto prima. E questo come cavolo faceva a conoscermi?
Ok, forse con la scenata alla mensa avevo attirato un po’ l’attenzione., ma ormai erano passate ventiquattr’ore e non era successo nient’altro.
-Sì?- gli chiesi.
-Sono un amico di Tony, mi chiamo Juan-
Mi rilassai subito anche se quel ragazzo non ispirava molta fiducia: aveva uno strano pizzetto sotto la bocca che era a dir poco minuscolo, i capelli spettinati e indossava la divisa come se fosse un disastrato.
-Penso che sia per la mensa, giusto?- gli chiesi, facendogli l’occhiolino.
Lui sorrise appena.
-Agiremo domani, mi raccomando tu e la tua amica vestitevi di nero, Tony vi passerà un foglio nell’armadietto con il piano-
Annuii.
-Tutto chiaro- dissi cominciando a camminare affiancata da Juan.
-Posso farti una domanda? Vi hanno mai preso?-
Lui rise.
-Non per darmi delle arie, ma siamo troppo bravi-
-Mi vuoi mettere l’ansia?- gli chiesi ironica –Non vorrei non sentirmi all’altezza-
-Se sei silenziosa quanto aggressiva, andrai alla grande-
Eravamo arrivati ai dormitori.
-Ci vediamo stasera a mensa?- mi chiese.
-Pensa un po’, se non morirò per un’intossicazione alimentare acuta, potremo anche parlarci-
Sorrise.
-Perfetto, ci vediamo allora-
Lo salutai con un cenno della mano.
Dovevo ammettere che non mi dispiaceva la mia nuova vita al college: avevo litigato con un cuoco, minacciato un idiota e stavo per partecipare ad un vandalismo.
Era tutto perfetto tranne per una cosa: Payne.
Non riuscivo proprio a mandarlo giù. Sospirai mentre salivo le scale.
Era un perfetto idiota!
Lot non lo capiva proprio: non era questione di pregiudizi, noi due non ci potevamo neanche vedere.
Aprii la porta della stanza che condividevo con Charlotte.
-Ciao-mi salutò lei, mentre si allacciava il giubbetto davanti ad uno specchio.
-Sai che ti dico Lot? Questa divisa è una rottura, per fortuna che dobbiamo indossarla solo a lezione, altrimenti avrei già organizzato un rogo in piazza-
Lei rise.
-Allora cerca di togliertela in fretta, tra poco si cena-
La guardai male con l’unico occhio che avevo la forza di aprire.
-Sbaglio o sei emozionata dall’idea di andare a cena?-
Lei arrossì guardandosi allo specchio.
-Io…emozionata?! No…-
-E invece sì- dissi alzandomi e iniziando a sbottonare la camicia per mettermene una blu a quadri molto più larga della precedente e che mi arrivava a metà coscia. Ah la comodità!
-Ti ho detto di no Meg, e poi perché mai dovrei essere emozionata alla sola idea di mangiare quel cibo schifoso?-
Sbuffai divertita mentre cercavo di infilarmi i jeans con il cavallo basso, infilai in fretta le ciabatte infradito e…fatto, ero pronta per uscire!
-Dì la verità Lot, tu non sei affatto emozionata all’idea di mangiare, ma all’idea di con chi mangiare…-
Le feci l’occhiolino per poi scappare dalla stanza per evitare una borsata in faccia.
-Meg, vieni qui che ti uccido!- urlò disumanamente quella ragazza mentre chiudeva in fretta la porta a chiave.
-Ehi, bulla, te la prendi con le ragazze più piccole e con le ciabatte infradito?-risposi cercando di correre e di non cadere allo stesso tempo.
-Sei solo di dieci giorni più piccola di me e non è colpa mia se hai messo quello schifo di ciabatte-
Sbaglio o sei tu quella che ha rubato il giubbetto ad un indiano morto?-
Di nuovo l’urlo disumano.
Delle galline che stavano procedendo a sculetti verso la mensa e che si erano vestite come se ci fosse una sfilata di moda ci guardarono malissimo.
Cavoli loro!
-Sto per prenderti Margaret Playcastle-
O no, la pazza scatenata con il giubbetto hippie!
Mi sfilai le ciabatte e cominciai a correre a piedi nudi.
-Ehi, non vale!-
-Mi dispiace Lot ma io alla mia vita ci tengo-
Mi precipitai in mensa, ricordandomi solo all’ultimo minuto di mettermi le ciabatte.
-Ehi Meg?-
Lot mi guardava imbarazzata.
-Davvero questo giubbetto sembra quello di un indiano morto?-
Risi.
-No, stavo solo scherzando e poi a Tony piace il tuo look e non solo quello- dissi dandole una gomitata e facendole l’occhiolino.
Arrossì violentemente, guardandosi intorno.
-Ma che dici Meg? E poi parla a bassa voce… potrebbe sentirci qualcuno-
La guardai scettica.
-Oh sì, un paio di cuochi fessi sanno di sicuro chi è Tony, a proposito di cuochi fessi… ciccino, come stai oggi?-
Il ciccione mi guardò truce.
-Se ti rompevi la testa stavo meglio-
Incrociai le braccia.
-Ehi, un po’ di rispetto, ti ricordo che contribuisco a darti un lavoro e che se non ci fossimo noi studenti ti ritroveresti a suonare il cembalo in qualche ristorante… e ora il pieno, ho bisogno di carburante-
Ma guarda, pure il cuoco scemo doveva rompere le scatole stasera? Non bastava l’uomo-pollo che non mi voleva al corso di box? Era il colmo!
Se mi capitava qualche altra disgrazia sarebbe passata come la giornata peggiore di questo mio nuovo anno scolastico…
-Ehi Li, cosa vedi?- disse quella bionda putroccola scheletrica Evelyn piantandosi a gambe larghe (sempre se quelle gambe conoscevano il termine chiuse) davanti a noi, squadrandoci da capo a piedi.
“Li” era il diminutivo di Payne che la seguiva dappertutto come un cagnolino. Terrificante!
-Due sfigate?- chiese lui, non guardandoci neanche. Oh scusa se siamo visibili, scusami tanto!
-Solo sfigate?! I loro stracci sono un affronto al mondo della moda-
 Io e Lot ci guardammo per poi alzare gli occhi al cielo.
-E ci parli tu, starnazzona? Sembri un pacchetto regalo con quel fiocco in testa- sbottò Charlotte.
La guardai fingendomi stupita.
-Calma Charlotte, che t’importa del giudizio di due esseri che alla loro età danno ancora peso ai vestiti? Persino una tazzina da caffè sembra laureata in astrofisica nucleare rispetto a loro-
Scoppiammo a ridere in faccia a quei due bambocci per poi dirigerci verso un tavolo abbastanza vicino a quello di Tony.
-Così ti faccio contenta-
Lei arrossì un po’ e guardò un punto indefinito oltre le mie spalle.
-E tu lo sarai un po’ meno-
Mi voltai e vidi lo sguardo truce di Payne e Evelyn.
-Oh che bello, proprio il tavolo dietro al nostro!- esclamai al colmo della felicità.
-Non ti capisco-
-Li prenderò in giro per tutta la serata: sarà la cena peggiore della loro vita-
-Ti ricordo che sarà tuo marito-
Mi sedetti lentamente.
-Preferirei sposare una pattumiera-
 

CIAO A TUTTI, SPERO CHE LA MIA STORIA VI PIACCIA O CHE ALMENO LA LEGGIATE, PERCHè NON SENTO NESSUNO E MI STO PREOCCUPANDO... MI POTRESTE LASCIARE UNA RECENSIONCINA ( NEGATIVA O POSITIVA)?

 
  
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