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Autore: CrisBo    07/04/2015    3 recensioni
Niente odora di caciotta e umidità come il bancone del Green Man.
È oblungo, scuro e coperto da crepe e cicatrici informe di sigarette e sigari abbrustoliti. Colpa dei passanti che ci hanno riversato sopra lacrime e risate, grida e lamenti, chi per una partita del Manchester finita male e chi per una donna fatale senz'anima. Quanti bicchieri di whiskey e amaretto consumati, rotti e martoriati, quante storie hanno avvolto il legno composto e un po' rustico di quel locale casalingo. Se ogni uomo ha una sua storia allora il Green Man – che di uomo ha almeno il nome – ne ha contate più di diecimila. [Dal prologo]
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In una città dell'Inghilterra farete la conoscenza di Grace, di Alex, di Penny, Locke e una miriade di altri personaggi che il Green Man ha adottato tra le sue mura. Sarà proprio lì che l'incontro con un gruppo di attori cambierà la loro quotidianità. Perché c'è chi resta e chi va: ma ciò che succede al Green Man rimane al Green Man.
[ STORIA IN SOSPESO. Riprenderò al più presto. ]
Genere: Commedia, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Aidan Turner, Dean O'Gorman, James Nesbitt, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 1.
Un luogo per tutti



Niente odora di caciotta e umidità come il bancone del Green Man.

È oblungo, scuro e coperto da crepe e cicatrici informe di sigarette e sigari abbrustoliti. Colpa dei passanti che ci hanno riversato sopra lacrime e risate, grida e lamenti, chi per una partita del Manchester finita male e chi per una donna fatale senz'anima. Quanti bicchieri di whiskey e amaretto consumati, rotti e martoriati, quante storie hanno avvolto il legno composto e un po' rustico di quel locale casalingo. Se ogni uomo ha una sua storia allora il Green Man – che di uomo ha almeno il nome – ne ha contate più di diecimila.

È un locale solitario che si erge in una zona residenziale, lontano dallo smog cittadino e dal fracasso dei sabati pomeriggi di shopping.
È appisolato davanti ad un bosco di funghi e cervi, richiamando qualche autobus rosso e le macchine dei lavoranti frettolosi.
Molti passano e molti vanno, ma chi rimane lo fa per sempre.

Ne ha viste più lui di cose che il talk-show televisivo di Barbie Kenna, la regina di tutte le tragedie umanitarie. Non sono una grande fan di Barbie Kenna, preferisco i programmi di Balù Balsamo – chiamato così per quell'apparente retrogusto di cocco e sudore che sono convinta si porti dietro – che si diverte e a far esplodere barili di cianfrusaglie per far divertire i bambini davanti alla televisione.

Amo le cose che esplodono, ma giuro che non sono una piromane. 
Molte volte ho provato a immaginare che tipo di fiamma avrebbe potuto creare un'esplosione di tutti i sandwich alla cipolla di Locke, con tutta quella patina di prodotti chimici che rendono quel formaggio così arancione.

Locke odia quando parlo così del suo pranzo e ogni volta, durante il suo break, si rintana nel suo ufficio grigio e marrone e si ingobbisce davanti alle sue sitcom americane.
Quella povera anima pia che vuole salvarlo dall'ingerire i prodotti vegetariani di Sainsbury's sono io.

Mi chiamo Grace e sono una parte integrante dello staff lavorativo di questo locale. Mi piace farmi chiamare First Supervisor Consultant quando parlo nei miei raduni di barman, ma diciamo che io sono quella che fa ubriacare la gente e li infagotta di piadine ripiene e piatti oleosi. Questo posto, oltre un'allegra compagnia di gente abituale, offre anche una varietà di cibi iper-calorici, che se per sbaglio ti spari due piatti di peperonata finisce che ti pianti sulla sedia per due giorni e non ti alzi più.

Molte volte sono stati avvistati, con occhiali da sole e cappelloni russi anche attori, o gente famosa televisiva da queste parti.
Avevamo un calendario per tali eventi; lo chiamavamo “Make my famous”, anche se non ero sicura che avesse un vero significato.
Abbiamo avuto Gionni Solo, vecchio cantante di cetra del sud della Scozia.
Bertuccio il panettiere del lievito nella commedia “Dammene un altro”
Frank Stozzi, famoso per la sua prestanza fisica nelle soap-opera italo-americane.
E infine uno che assomigliava moltissimo a George Clooney, quindi lo abbiamo dato per buono.

Ma mentre le fanciulle profumate aspettavano il loro Johnny Depp o il loro Michael Fassbender, io ero in fremito per una sola e unica giunta che ancora non mi aveva deliziato con la sua presenza: Simon Pegg.

Penny, la mia migliore amica, mi chiedeva spesso cosa ci trovassi in quello strano smilzo rossiccio inglese dall'aria un po' troppo british. La verità è che non lo so neanche io, è stato un amore platonico a prima vista. L'apparenza di un uomo colto, dall'aria un po' da bibliotecario nerd, simpatico e permaloso.

Molti la chiamano “assuefazione da Big Bang Theory”, io lo chiamo semplicemente “il muscolo non mi piace quindi mi sono adattata”.
Ho aspettato con impazienza l'apertura della porta e la sua entrata con aria un po' assorta e spavalda ma non sono mai stata fortunata.
Ma un giorno ho potuto conoscere un sosia molto sosia di John Cho; un poco sorridente cassiere del market-Snaps. Sono stata l'unica che ha salutato mentre ero in coda, e questo me lo porto dietro come una vittoria personale. Un autografo o un sorriso che non ho mai avuto.
Che non sia una grande fan del sosia di John Cho poco importa, in questi casi non c'è da fare gli schizzinosi.

Un altro mio impavido amico che mi accompagna in questo percorso di vita è un tale Alex, il mio socio in affari nella zona del bar. È un ragazzo scaltro, piacente e simpatico; è riuscito a dar fuoco a dieci shots di rum, a far roteare sette bottiglie di vino e a baciare la più brutta della festa. È uno di quei tipi di cui ti ricordi, nel bene e nel male, anche per via del suo impeccabile sorriso dietro la più ardua e focosa irritazione che sopraggiunge quando vede la sua Pollonia immersa in un tête-à-tête con un bel giovane adescatore.
Pollonia non è altro che Penny, la mia pettegola e bellissima amica di malefatte.

C'è da dire che tutti amano Pollonia, ma Pollonia non ama nessuno.

Lei ama provare l'ebrezza del piacere fisico e poi ognuno a casa propria, il giorno dopo. È una filosofia di vita che condivido, nonostante non sia brava come lei a esorcizzare ogni senso di colpa quando li abbandona alle fermate dell'underground come piagnucolanti cuccioli d'uomo. L'unico corteggiatore a cui riserva un trattamento speciale è proprio Alex.

Non ha mai condiviso il suo sentimento amoroso ma almeno non ha mai tentato di strappargli il cuore dal petto e ucciderlo con una tacchettata di troppo.

Il nostro amato Cole, che altro non è che Locke. Il nostro Orso Bruno. La nostra pantera nera. Il guru della Montagna. Il pisolo della coperta. Insomma, è il nostro Manager. Colui che vede e provvede, e alle volte pure sclera intonando le più colorite terminazioni blasfeme per via della sua anima un po' stressata dai clienti esigenti. È un grande fan dei Led Zeppelin ma si rifiuta di farli passare in sottofondo mentre si destreggia nel spillare le sue amate birre del cuore.

Non conosco il vero motivo, ma credo che sia una vendetta personale verso di me.

Il fatto è che durante il mio primo colloquio, quindi ben cinque anni orsono, ho citato nella mia poca scaltrezza il fatto che assomigliasse a Locke di Lost.
Lui odia Lost e, per mia sfortuna, da allora non c'è nessuno che non ha preso a chiamarlo così.

Questo disastroso fatto mi è costato caro; ha deciso di evitare qualsiasi piacevole meditazione musicale nel pub durante i miei turni. Sono graziata nelle serate importanti o durante i concerti di musica live del Belgo con la sua band Indie-rock “La Zattera Bruciata”.

Sono molto amante della musica rock e di tutti i generi che fioriscono da questa radice, anche se ho periodi musicali come Picasso con la sua pittura, e spazio da Bach a “Quattro giovani al bar” di Pinna Svelta – un guru delle canzoni sulle sbronze - quando sono immersa nel lavaggio dei piatti. Questa insana passione a crearmi una colonna sonora solitaria mi ha portato a trovare conforto in uno strano hobby che nessuno mi condivide.

Vicino alle radici del Wimbledon Park si erge una zona un po' nascosta, dietro il camioncino del gelato e una pittoresca esposizione di bidoni colorati della differenziata.

Gli autisti delusi dall'acquisto di un cd musicale si divertono a lanciarli fuori dal finestrino, incuranti di distruggere crani con musica scadente.
A costo zero e nuovi di zecca si può trovare la classifica delle peggiori canzoni mai cantate: musiche strozzate, cantanti biascicanti, arpeggi d'oca, cori di faine e complessi da far regredire la durata della vita. Mi piace andare lì e scegliere la mia musica, sono riuscita a finire un intero CD di Lorella la Pazzerella almeno due volte, una giovanissima ragazzina dai capelli arancioni che parla del perché il ragazzo liceale non la guarda nonostante si sia rifatta le tette.

I testi sono un accumulo di urletti, di “Uuuh baby love me” e “Tell me why you find me ugly”; ha una voce un po' da topo con problemi alla tiroide, ma d'altronde durante l'adolescenza siamo state tutte un po' così.

Alle volte ho portato questo mio vizio al Green Man ma Locke mi ha minacciato di farmi trovare tramezzini di gamberi gialli ad ogni pranzo e così ho smesso. Ma in segreto, grazie all'aiuto di Alex che controllava se l'Orso era in agguato, ho donato al mio Green Man un po' di suono, inserendo qualche traccia solitaria. Questo locale che racchiude i più ebbri e profondi segreti del cuore ha bisogno di una sua melodia e un giorno avrei trovato quella giusta; solo per lui.

Oltre questo, posso considerarmi una grande amante delle cose da nerd, anche se non mi considero una Sheldon Cooper.
Fumetti, film, libri, telefilm e giochi di ruolo.
Alcuni mi chiamano “Mosca Bianca” ma adesso ci stiamo espandendo; conosco ben altre tre ragazze con le mie stesse passioni, e sto convertendo anche Penny al lato oscuro della forza.

Il giorno in cui la mia vita ebbe una svolta totale significativa, ovviamente, pioveva.

Non è vero che i colli inglesi sono sempre zuppi d'acqua di pioggia, ma diciamo che siamo costretti a vestirci come l'omino Micheline se intendiamo donare al mondo la nostra presenza. Il clima cambia rapidamente, il vento si porta via le nuvole e ci regala il sole, e poi ci riporta le nuvole che sia mai che ci mancano.

Il locale, quel giorno, era completamente vuoto.
Vedevo Penny rubare l'ultima patatina fritta dal piatto e Alex gironzolarle intorno come una lepre silenziosa.

So che lei era in fremito di darmi una notizia succulenta, di solito ci sono due indizi essenziali che non cambiano mai; i capelli in ordine – segno che era stata dalla parrucchiera di recente – e ordinare sempre patatine fritte per festeggiare la sua dose di sapienza.
Penny è famosa per essere una rubrica delle più hard e pompose notizie che riguardano il mondo dello spettacolo, teatro, cinema, e del quartiere. Non c'è nulla che lei non sappia; è così che ho scoperto di aver avuto un flirt con Russò, un ragazzo di origini francese, senza che nemmeno io sapessi di averlo avuto.

Vedo che ha la gambetta che le trema e gli occhi chiari e vispi da gatta.
Mentre pulivo con ardore un boccale di birra feci il prima passo.

«Spara.»
«Alcuni attori di quel film che piace tanto a te sono immersi in un'opera teatrale; pare che alcuni di loro alloggiano nelle vicinanze.»
«Ah-ah?.» Feci io, continuando quella rifinita pulizia del boccale.
«Magari è la volta buona che giunge il tuo inglesotto.»
«Aspetta e spera; Grace ha i sintomi della sfiga.» Disse Alex, facendo un verso.
Evitai di lanciare il bicchiere in testa ad Alex solo per non ucciderlo, ma la tentazione fu tanta.
«Cuor mio fatti capanna, sono speranzosa.» Dissi con impeto.
Lo ero in ogni modo, anche se la maggior parte delle volte entravano uomini bitorzoli o donne vertiginose.
«Ma io spero che arrivi quel gran tocco di manzo di Richard Armitage.»
Fu in quel momento che mi bloccai, restando a guardare Pollonia con aria da pesce. Una delle mie arie migliori quando vengo presa alla sprovvista.
«Mi ripeti, un attimo, di che film parli?»
«Lo Hobbit, grilla. Se ci scappa Martin Freeman magari si porta l'amico, così io mi rifaccio gli occhi e tu ti prepari per le nozze.»
Penny scherza sempre. Io avevo smesso di pulire il boccale perché avevo le mani poco prensili in quel momento.
Era cosa nota che io avessi una particolare predilezione per ogni elemento basato sui romanzi di Tolkien. Non che fosse l'unico “genere” di sostanza nerd-iana che io amassi quanto la cioccolata fondente, ma Tolkien era il mio preferito. E lo sapevano tutti, anche i muri.

Nei miei pomeriggi di avventure, mentre portavo il mio bavoso Walter a fare le sue gettate di demarcazione, mi perdevo tra le fronde irsute degli alberi del Parco sperando di imbattermi in qualche piccolo hobbit della Contea. Magari in Sam.
Lui e i suoi tuberi.
Per fortuna Walter non mi ha mai giudicato per questo. Non lui perlomeno.

Lui è il mio cane, un incrocio tra un american bulldog e qualcos'altro di poco definito. È un po' tozzo ma maculato e sbava quanto un giaguaro alla vista del cibo. Ha un modo tutto suo per comunicare con me e ama seguirmi a lavoro, troneggiando su uno sgabellino di legno che Locke ha comprato giusto per lui. Se ne sta lì a fissare i clienti e sbuffa, di tanto in tanto, pensando quanto sia stancante stare seduti tutto il giorno. Non ha molta flemma, rispetto a me, ma ci sono giorni in cui la luna gli gira bene e vuole andare a scoprire nuovi mondi.

«Martin Freeman.» Ripeto.
«Sì.»
«Richard Armitage.» Ripeto con il medesimo tono.
«Oh, magari.» Sospirò lei, già con le ciglia ballerine.
Fu in quel momento che la porta del Green Man intonò la sua scampanellata d'invito e tutti ci voltammo verso questo col cuore in subbuglio.
A Penny sfuggì un rantolo di delusione; un debole sbuffo che le faceva sventolare il ciuffo rosso da davanti al volto.
Ad Alex partì una parolaccia in cui c'entravano due cocorite e un cammello sputacchioso.
Io ero riuscita a non far partire il boccale dalle mani uccidendo i nuovi giunti, ma bastava lo sguardo a dare adito ai miei pensieri.
Non era il mio bel rampollo dai capelli rossicci venuto a salvarmi dalla realtà quotidiana, ma due uomini.
Uno era molto alto, magro e dall'aspetto un po' troppo composto: indossava un cardigan verde mela da cui spuntava una camicia a quadri. Aveva i capelli ingrigiti e spettinati, un po' di barba sul volto e due occhi scuri che – sfortunatamente per il mio cuore – conoscevo molto bene.
L'altro era molto più giovane, biondo, pettinato e dall'aspetto piacente. Era una sorta di Alex però più fascinoso. Indossava una t-shirt nera, coperto da una giacca verde militare. Una di quelle che vanno tanto di moda adesso, solo che lui non aveva il pelo sul cappuccio e quindi gli stava bene.
«Salve.»
Entrambi ci salutarono con un sorriso e il mio cuore fece una piroetta nel petto, distruggendomi ogni capacità di interloquire.
Davanti a me c'erano James Nesbitt e Dean O' Gorman.


 


 


 


 


 


 

 

 

 

 

 

NA.
Buongiorno a tutti :)
Spero che questa intro vi piaccia o che vi stimoli qualcosa (spero qualcosa di positivo e non cose...ecco sì v.v). Voglio subito premettere una cosa: non prendetemi sul serio. So che è una di quelle storie già lette, stra-lette, rilette e super lette. Volevo togliermi questo sfizio e scrivere qualcosa anche io a riguardo e, per discostarmi un po', gestirò la storia in maniera un po' particolare. Spero solo che vi piaccia e che vi faccia divertire, in realtà, perché il mio intento è quello :) quindi perdonatemi se leggerete cose nosense, se la troverete un po' irreale e un po' troppo “fiabesca” per essere considerata seria. Non ho idea di che tipo di carattere abbiano gli attori quindi andrò molto a "ispirazione personale" e spero di non offendere nessuno in questo. Ah, ho messo il rating arancione perché - effettivamente - non ho idea di che cosa uscirà e quindi mi paro già le mani. Nel caso cambierò una volta finita la storia :) E niente, grazie se siete arrivate fin qui, per me vuol dire già tanto.
A presto, un saluto a tutti.

  
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