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Autore: CrisBo    08/04/2015    2 recensioni
Niente odora di caciotta e umidità come il bancone del Green Man.
È oblungo, scuro e coperto da crepe e cicatrici informe di sigarette e sigari abbrustoliti. Colpa dei passanti che ci hanno riversato sopra lacrime e risate, grida e lamenti, chi per una partita del Manchester finita male e chi per una donna fatale senz'anima. Quanti bicchieri di whiskey e amaretto consumati, rotti e martoriati, quante storie hanno avvolto il legno composto e un po' rustico di quel locale casalingo. Se ogni uomo ha una sua storia allora il Green Man – che di uomo ha almeno il nome – ne ha contate più di diecimila. [Dal prologo]
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In una città dell'Inghilterra farete la conoscenza di Grace, di Alex, di Penny, Locke e una miriade di altri personaggi che il Green Man ha adottato tra le sue mura. Sarà proprio lì che l'incontro con un gruppo di attori cambierà la loro quotidianità. Perché c'è chi resta e chi va: ma ciò che succede al Green Man rimane al Green Man.
[ STORIA IN SOSPESO. Riprenderò al più presto. ]
Genere: Commedia, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Aidan Turner, Dean O'Gorman, James Nesbitt, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 2.
Ogni sera

 

Non ero del tutto convinta di star vedendo proprio ciò che i miei occhi stavano vedendo.

Di solito, nella mia testa, gli eventi di tale portata si svolgono in maniera molto più pirotecnica. Mi immagino fuochi d'artificio, spruzzi di scintille, prosecchi che vengono infranti, cappellini impazziti e qualche canzone adatta per l'occasione.

Credo che in questa ci potesse stare bene “Sex Bomb” di Tom Jones, il mio amato Sir del Galles. Non so perché ma, le entrate in scena, le rivedevo nella mia testa con una musica di sottofondo.

Peccato che la mattina avessi ascoltato la traccia di uno dei miei particolari CD brutti e mi ronzava in testa solamente “Bruciami il menestrello” di Pernicotta, il pizzaiolo che ha sempre voluto fare il cantante ma che nella vita ha trovato la sua strada tra il pomodoro e il parmigiano.

Per nostra fortuna non venimmo invasi subito da una flotta di urlanti ragazzine fluenti proprio dietro di loro. Era capitato, in passato, che ci fossimo ritrovati immersi tra scatti flashanti, selfie imbizzarriti e autografi negli scolli del seno. E quello era solo il sosia di George Clooney.

Almeno loro sembravano due persone normali. Ma avevo già visto Pollonia immergersi nella sua classica postura da “questa volta mi accontento” ed ero convinta avesse già puntato il biondo Dean.

I miei occhi erano, però, verso l'altro tizio che già s'era impuntato contro il bancone e ci fissava con aria un po' seriosa e un po' sorridente.

«Tutto bene ragazzi?»

Eh no che non va bene, caro James, perché ho il cuore impazzito che sta facendo harakiri e penso di aver assimilato una lingua che è inquietantemente simile al Shyriiwook, la lingua degli Wookie. Quindi nella mia testa si affollavvano latrati, grugniti e ululati che non avevano nessun tipo di senso.

Forse stavo dicendo “Va tutto bene, molte grazie. Volete qualcosa da bere?

Ma ero più che sicura che stessi dicendo qualcosa come “Porca vacca d'una gianduia storta!” ma in fondo chi ne poteva essere sicuro?
Alex era già in modalità gelosa andante e guardava Dean con occhi di fuoco. Per fortuna lui non lo notò; Alex assomigliava ad un lemure quando si prodigava in quegli sguardi.

«Va tutto bene, grazie. Volete qualcosa da bere?»
Alla fine ce la feci e abbozzai un sorriso che mi stava su per miracolo mentre i miei occhi continuavano a restare incollati a James Nesbitt.
Dannazione se reagivo così per Bofur e Fili, non osavo immaginare per il mio vero e unico amore attoriale.
«Due stout grazie. C'è Cole?»
Ah, tormentosa natura, infausto destino, delizioso incanto, vai a vedere che il mio Manager dai sandwich chimici e le sit-com, ancora in lutto per la morte di Bonzo, è amico di questo fascinoso e sorridente irlandese.

Nella mia testa cominciò a suonare “Il mio cuore fa zump-zamp” del gruppo nordico dei Chelly-Shelly.

«Sta rispondendo ad alcune e-mail ma viene giù subito. Intanto possiamo – mh – offrirvi anche la specialità della casa. Oggi ci sono le “Piadine Last Night”, sia per carnivori che per vegani, così i salutisti sono contenti.»
Pollonia strizzò un occhio e rubò un sorriso a Dean che la guardò con aria pacata.
Alex, che stava spillando due boccali, per poco non fece un disastro atomico.
«Il vecchio ha tenuto su molto bene questo posto, me lo ricordo agli esordi.»
«Sì, James, non dovresti vantarti della tua vecchiaia.» Lo schernì Dean.
«Stai zitto, che sei un finto giovane.»
Tutti e tre li osservavamo con aria un po' stupida e un po' concentrata. Io stavo fingendo di pulire il bancone perché stare ferma non ci riuscivo. Pollonia era seduta oltre il bancone e sorrideva splendente e Alex aveva servito i due, anche se aveva sbattuto con troppa veemenza il boccale davanti al naso di Dean.

Entrambi però sorrisero e fecero scoccare i boccali con un cheers vigoroso e poi giù a bere.
Il fatto che fosse passato mezzogiorno da circa un'ora non era importante.

Non ero sicura di dover far sapere loro che io sapevo chi loro fossero, se pensavo al da farsi venivo bloccata da un senso di smarrimento, misto ad una tamburata epocale nel petto che – di solito – mi coglieva poco prima di fare qualcosa di incredibilmente stupido.

Dean era molto più bello visto dal vivo. Nonostante le fattezze un po' troppo impostate, il suo sguardo emanava sicurezza e determinazione. Un po' come i cuccioli non svezzati di Labrador, che zampettano e inciampano perché non sono capaci. Ma era la sua voce il lato che più mi piaceva di lui. Era calda e fluida, un po' sibilante in alcuni punti e amichevole.

Capivo il motivo dell'ossessione di alcune ragazze nei suoi confronti.
Ma io ero per un magnetismo diverso.

James non era bello, non per i canoni standard di bellezza (che io boicottavo perché due tette e due muscoli può averceli pure il panettiere giù all'angolo ma se non hai il fascino di portarli, allora non servono a niente) ma aveva l'aria di uno sicuro di sé. Un po' pragmatico e ironico, di quelli pungenti e sottili. Aveva lo sguardo furbo e quel dannato sorriso che proprio mi ammaliava.

Sapevo che Pollonia sapeva. Lei mi guarda e capisce sempre tutto.
«Siete arrivati da poco?»
«Due giorni fa. Siamo qui per uno spettacolo teatrale di un nostro amico, staremo per qualche settimana e poi ci sposteremo a nord.»
Ed ecco che cominciava il classico questionario di Penny.
Lo faceva per marcare il territorio, studiare la preda, osservare con discrezione e attaccare solo nel momento giusto. Era una tattica che le riusciva sempre.
«Che spettacolo è?»
«”Quattro amici e un pallone”.»
«Di cosa parla?»
«Di quattro amici che vogliono diventare professionisti del football ma uno di loro ha un incidente e, per curarlo, fanno un sacco di sacrifici. In pratica però-»
«Non dirmi il finale, magari lo vedo.»
Dean le sorrise e lei fece altrettanto. Era una gatta ammaliatrice, anche James ne era rimasto affascinato. Alex stava strozzando le forchette e le posate che stava asciugando; i vapori non uscivano solo dalla lavastoviglie.
«E chi sarebbe questo amico?»
Penny già stava sfarfallando le ciglia quando, da dietro l'arco che separava la sala principale dall'area per fumatori, per i giocatori di biliardo e per il tiro a freccette, apparvero Cole con Walter. Il mio botolo bavoso stava facendo scodinzolare la coda per aria e aveva già la lingua di fuori per salutare i nuovi clienti del posto.
Cole sgranò gli occhi e allargò le braccia.
«Non ci credo.»

Qua non ci credeva nessuno.

«Stupido ubriacone da quattro soldi, ma allora sei venuto sul serio.»
Vidi James alzarsi dalla sedia per avventarsi su Cole e abbracciarlo stretto, dandosi vigorose pacche da “siamo uomini quindi l'affetto ce lo diamo a manate”.
«Sono venuto sì, volevo vedere quanto eri diventato brutto.»
«Ma fottiti, razza di nano.»
Intanto Dean e il mio cane si erano trovati e ora Walter stava sbavando litri di saliva sulla faccia linda del povero attore neozelandese. Pollonia già si stava mordendo il labbro inferiore e Alex aveva smesso di parlare, nonostante sorridesse da psicopatico.

Io ero impigliata in due situazioni divergenti: da una parte controllavo che il mio cane non venisse rapito dal biondo (era una strana fobia che mi portavo dietro) e dall'altra ero attenta come una lepre a ciò che si stavano dicendo i due vecchi amici di bevute.

Era strano constatare che Locke e James erano sì simili ma estremamente diversi.
Locke era pelato, prima di tutto.

«I miei pulcini hanno fatto i signori di casa?»
«Sì, ci hanno offerto un'ottima birra. Sapevo che avevi la Stout, ma sto ancora aspettando la Harp Lager.»
«Non stai parlando con un dilettante, vecchio scorfano. Vieni che ti mostro.»
E Locke lo portò nel retro bancone nel mostrargli una sfilza di birre alla spina che neanche il barman ufficiale della Regina poteva vantare. Locke aveva una smisurata sapienza nei confronti della birra. Ne produceva quanto ne beveva e sapeva delineare ogni retrogusto di ciascuna di essa e saperti indirizzare il tipo di pietanza adatta.

Un somelière del luppolo

«Per il potere di Grayskull.» James piantò una mano sulla spalla di Locke.
«E ho anche i vini.»
Io, nel frattempo, avevo lasciato Penny agli sguardi focosi con Dean e mi ero immersa dietro al bancone con Alex. Sentivo la sua aura malvagia come Junior la sente di qualsiasi nemico e lo avevo lasciato alla sua pulizia, mentre osservavo di sottecchi Locke e James.

L'esclamazione su Greyskull (He-man per quelli che non se lo stavano chiedendo) mi aveva fatto riflettere.
Si da il caso che nel secondo film della trilogia del Cornetto, dove il mio amato Simon Pegg impersona un agente di polizia di una cittadina di campagna, questa esclamazione viene detta per ben due volte.

Non poteva essere un caso.

«Una delle sue migliori è la Founders. Io la proverei.»
Ce la feci, mi immersi nella conversazione, elogiando la birra di Locke come non avevo mai fatto in tutti quegli anni. Locke lo notò e per poco non si strozzò con la saliva e James si voltò e mi sorrise.
Non deve più farmi questi agguati.
«Con pesce affumicato poi, è perfetta.» Aggiunsi.
«Mi sa che la provo, oggi mi aspetta una bella scarpinata. Non è un disturbo vero?»
«Mhnr.»
No, niente Wookie Grace.
«Eh già, con tutti questi clienti.» Locke mi diede una mano e io feci finta di aver bloccato uno starnuto sul nascere.
«Ma dove sono? Non è che te li sei mangiati tutti?» James gli diede una manata sulla pancia e io mi misi a ridere.
Non è saggio ridere del proprio Manager ma lui non mi metteva la musica, questo era più ingiusto.

Locke si defilò per preparare il pranzo, confermando che Dean avrebbe preso lo stesso, prima di lasciarci in balia dei due attori. Dean continuava a giocare con la palla di pelo, Walter era fin troppo a suo agio con lui.
Forse ne fui gelosa.

Aveva cominciato a fare conversazione con Penny mentre Alex tentava di interromperli ogni tre secondi. Penny non lavora con noi ma è una cliente più che abituale. Ha abbastanza soldi per potersi permettere di pranzare con noi ogni giorno, anche cenare quando non lavora. Locke l'ha adottata come Customers Service e quindi ci fa da mascotte.

Molti tornavano grazie a lei e al suo bel sorriso e non li biasimavo.
Penny è bellissima e simpatica, sveglia e furba. Fin troppo furba per degli uomini sempliciotti. Da quando la conosco non credo di averla mai vista innamorata di nessuno; lei aspetta qualcuno che riesca a fregarla come lei fa con gli altri. Se questo qualcuno esiste spero che si faccia vivo, un giorno.

Io ero rimasta a fare cose non definite mentre aspettavo il pesce affumicato. Non si erano accomodati al tavolo perciò avevo James davanti al naso. Alle volte messaggiava, alle volte si guardava in giro, alle volte tamburellava le dita sul bancone e aveva un modo particolare di intrecciare le dita tra loro.
Sapevo alcune cose della vita di questo attore ma non molte. Avrei dovuto chiedere alla regina dei gossip.

«Da quanto lavori qui?» Lui spezzò il silenzio che io stavo tenendo ben saldo volutamente.
«Cinque anni, più o meno.»
«Sembri giovane. Quanti anni hai?»
«Ventotto.»
Nella mia testa s'azionò il vinile di Ramble on. Mi stavo deconcentrando.
«E vivi qui?»
«Sì.»
«È un bel posto.»
«Sì.»
Stavo mettendo a disagio persino il disagio con quelle risposte e James smise ben presto di farmi domande, volgendo gli occhi altrove. Io avevo le mani che tremavano come nacchere e mi ero già maledetta in seimila modi diversi.
«Non si riempie molto di giorno.»
Con un coraggio sovrumano presi parola e lui tornò a guardarmi. Io stavo pulendo dei boccali di vetro presi dalla lavastoviglie vaporosa.
Era un modo gratuito di farmi la sauna, almeno.
«Ma di sera è il momento più vitale di questo posto. Se alloggiate qua intorno vi consiglio di passare. Ci sono i clienti abituali ma anche molti nuovi avventurieri, tutti che ci raccontano storie e ridono, piangono e si sfogano con noi. È un bel modo di conoscere la gente.»

E dopo essermi sbloccata gli raccontai dei nostri amici, quelli che facevano parte integrante del Green Man da tempi immemori. Per esempio: c'è Russò, un ragazzo francese un po' più grande di me, di quelli belli e con l'accento moscio.

Il Belgo che suona in una band chiamata “La zattera bruciata”, è molto bravo e il venerdì sera è sempre da noi a suonare con altri tre smilzi che lo accompagnano.
Shan, un uomo d'affari cinese che va matto per le scarpe grosse.
Mya, donna bellissima, ex attrice, si è data al decoupage e aiuta gli anziani.
Jacq, una ragazza molto floreale, ama qualsiasi pianta e credo abbia una cotta anche per il il Belgo.
Poi c'è Paul, è il super nerd ma odia Star Wars e per questo è stato bandito dal forum dei “Pace e Prosperità”, ma ogni volta ci prova.
Qualche volta si aggiunge qualche nome ma po sparisce perché il loro lavoro li sposta o trovano tesori altrove. A me piace pensare che qualcuno abbia regalato loro una nuova avventura e li immagino vagare nei sentieri, mentre al Green Man si raccontano le sue gesta.

Nel frattempo era arrivato il pesce affumicato ed era giunta una scolaresca affamata. James e Dean li avevamo spostati in una zona più tranquilla per evitare l'assalto, anche se una ragazzina riuscì a cogliere il profilo di Dean con una zoomata del cellulare degna di un tele obiettivo della Nasa.

«Adesso dobbiamo andare. Ma sono proprio curioso di ascoltare qualche avventura.»
Mi disse James prima di alzarsi e porgermi il piatto, una volta finito di mangiare.
«Qua se ne raccontano molte.»
«Ogni sera?»
«Ogni sera.»
Non avevo mai aspettato il mio turno serale come quel giorno. 











NA.
Rieccome! Prima di tutto qua cito la mia Dil che mi sta seguendo e mi ha già recensito peggio di flash <3 Sappi che mi hai reso felice come una bimba, quindi ti ringrazio infinitamente. E per chi sta leggendo: andate a leggervi le sue storie che sono fantastiche! Altro che ste scemate che scrivo io! 
Per chi mi legge in silenzio o capita qua per caso, spero che questa storia vi stia piacendo. 
Mi sto inventando bellamente mille cose, da come potete notare xD Ma preferisco così, piuttosto di citare sempre cose troppo reali, perché la mia storia ha ormai preso questa piega. Un'opera teatrale che si chiama "Quattro amici e un pallone" per fortuna non esiste v.v non so come potrebbe essere. 
Intanto vi ringrazio tantissimo *-* e vi auguro una buona giornata.

 

  
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