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Autore: Izayoi_1    08/04/2015    2 recensioni
Da Eva ci si aspetta molto ma quando le aspettative di chi la circonda non coincidono più con le sue lei vuole solo una cosa,un anno della sua vita per ritrovare se stessa e rinascere,prima di tornare ai doveri quotidiani. Vuole l'imprevisto e la novità e la cercherà nella city britannica,Londra.Sarà proprio qui che inizierà la sua nuova vita e quando il destino ci si mette ti fa incontrare due occhi color del ghiaccio che lasciano la mente senza pensieri o parole al solo guardarli,un incontro così inatteso per entrambi,una scintilla improvvisa tanto forte da lasciarli incantati.
Salve,questa storia è dedicata a Richard Armitage,mi immagino come sarebbe conoscerlo per caso e cercare di iniziare una storia tra diverse difficoltà.Leggete e saprete :)
Genere: Comico, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Richard Armitage
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Adesso mi dimostri come sei stata crudele,crudele e falsa. Perché mi

hai disprezzato? Perché hai tradito il tuo stesso cuore,Catherine? Io non ho una parola di conforto per te: tu hai quello che ti meriti. Ti sei uccisa da te stessa. Sì,tu puoi baciarmi, e piangere,puoi strapparmi lacrime e baci: essi ti arderanno,ti danneranno. Tu ami amavi: che diritto avevi,allora,di lasciarmi? Che diritto,rispondimi,di sacrificarmi al tuo miserabile capriccio per Linton? Mentre né la miseria,né la degradazione,né la morte,nulla di tutto quel che Dio e Satana potevano infliggerci,ci avrebbe separato,tu,di tua piena volontà hai fatto ciò. Non io ti ho spezzato il cuore,ma tu stessa: e il mio col tuo. Tanto peggio per me se sono forte. Ho forse bisogno di vivere? Che razza di vita sarà la mia quando tu...oh,Dio! Vorresti tu forse vivere con l'anima tua nella tomba?”

Cime Tempestose,Emily Bronte

 

 

Eva chiuse la porta e assaporò immediatamente il calore della casa,Novembre stava terminando e il vento freddo che aveva soffiato nella capitale britannica l'aveva accompagnata per l'intera giornata. Sospirò rilassata,finalmente un po di riposo,aveva trascorso l'intera giornata a scrivere articoli per il giornale ed era stata in ansia in attesa del risultato del test finale del corso di lingua inglese. Si allontanò dalla finestra,ormai era diventata una sua personale consuetudine sbirciare fuori non appena rientrava,e pian pian cominciò a spogliarsi da quel pesante cappotto e dalla sua immancabile sciarpa,slacciò la zip degli stivali e li lasciò cadere sul pavimento,rimanendo a piedi scalzi. Le era mancata la sensazione di sentire il parquet sotto il piede avvolto nella calza e,come se fosse una bambina,approfittando del pavimento lisciò strofinò i piedi per terra fingendo di pattinare. Questo gesto la fece sghignazzare e in un attimo si sentì leggera grazie a quel gesto così semplice e infantile.Una volta arrivata in cucina si riempì la tazza con del thè fumante e lì,nel silenzio di quella casa (così pacifica quando Miriam non c'era...e le mancava) Eva fece un breve conto di quanto la sua vita,da lineare,pianificata e anche prevedibile,le stava regalando continue novità; la vita in Italia le sembrava lontana anni luci,avvolta in un alone di opacità e di grigiore,capitava spesso che doveva concentrarsi intensamente per richiamare alla mente fatti avvenuti quando si trovava a casa sua e che erano avvenuti non molto tempo prima,come se la sua mente stesse resettando (o cancellando) quell'esistenza,come se si rifiutasse di accettare persino che ci sia mai stata;mentre il benessere e la familiarità che provava in quella nuova città la facevano sentire viva,come se quel posto le fosse sempre appartenuto,oppure che lei fosse sempre appartenuta a Londra. Pensò e ripensò,sempre con il sorriso sulle labbra,tutto lì era una novità,un cambiamento continuo e ciò che le stava accadendo ne era la prova tangibile.Un giorno,infatti,quasi per caso aveva letto su di un piccolo giornale locale che si cercavano giornalisti,anche con esperienza minima (lei in verità di esperienza non ne aveva nessuna) e anche se tra mille perplessità e dubbi l'indomani si era recata nella piccola sede del giornale ubicata quasi alla periferia della città e anche se le pareti giallo chiaro dell'edificio e il poco riscaldamento non la convincevano eccessivamente lei stoicamente rimase seduta su quella sedia,nel piccolo corridoio (cercando di reprimere il desiderio di avere il “suo Richard” affianco a sé per tranquillizzarla),attendendo che fosse il suo turno. Rupert Green,il direttore del giornale,era un uomo alto e dalla corporatura eccessivamente esile,il naso aquilino e non appena Eva chiuse la porta dietro di sé e lo vide pensò che qualsiasi indumento egli avesse indossato,anche il più bello,sarebbe sempre sembrato uno spaventapasseri. L'uomo esaminò la licenza di laurea (che diligentemente la ragazza aveva portato con sé),tutti i suoi attestati di lingua che aveva preso in Italia e all'estero,con una lettera di raccomandazione della sua insegnante britannica. Mr.Green esaminò tutto silenziosamente,con sguardo attento e leggermente severo,non degnando mai la ragazza di un'occhiata e nella stanza l'unica cosa che si poteva udire era il respirò pesante di lei,che per quanto cercasse di calmarsi otteneva solamente il risultato opposto,tanto che la pelle sulle nocche le era diventata bianca per quanto ella teneva la mano chiusa.

 

“Lei non ha la minima esperienza di come si scrive un articolo..”

 

Mr.Green aveva detto quella frase alzando scetticamente un sopracciglio e il tono della voce era un misto tra l'annoiato e lo stufo (segno di chi in quei giorni aveva letto e riletto curriculum e referenze di tantissime persone),una tonalità che diede subito fastidio ad Eva,che risvegliata da quel torpore di paura si accorse di avere le spalle curve,facendo trasparire così tutta la sua ansia. Rilassò le mani,ormai martoriate e si eresse in tutta la sua altezza,fissando con aria di sfida il direttore.

 

“Non avrò esperienza,questo è vero ma è vera anche un'altra cosa..IO imparo molto facilmente e di sicuro una seconda volta l'argomento non mi si deve spiegare”.

 

A quel ricordo accaduto solo pochi giorni fa, ora che Eva si trovava seduta sulla sedia della cucina ne rideva ma in quel momento l'astio verso quell'uomo era tangibile e il suo cervello non riusciva a filtrare le parole che le uscivano dalla bocca. L'interrogatorio fu lungo e devastante (tanto che quando terminò si sentiva realmente stanca) e l'attesa sull'esito di quell'incontro non l'aiutarono a rilassarsi ma quel giorno il fato era stato dalla sua parte e a fine giornata Rupert Green in persona le aveva mandato una mail di conferma del lavoro,dandole appuntamento il giorno dopo per la firma delle carte e di come si svolgeva il tutto.

 

La ragazza terminò il thè e mise la tazza nel lavello,controllò l'orologio e poi si diede una controllata allo specchio per vedere in che stato fosse.

 

“Complimenti Eva,come sempre uno stato pessimo,occhiaie così non me le vedevo dai tempi degli esami di diritto. La prossima volta invece del thè mi dovrò fare un caffè dello studente per darmi una svegliata”.

 

Si lamentò per qualche altro minuto e alla fine decise di andarsi a dare una sistemata per l'arrivo di Richard,in quei giorni non si erano visti molto e anche se voleva sbrigarsela da sola il giorno del colloquio avrebbe dato qualsiasi cosa per averlo vicino a se,per sentire la sua mano calda intrecciata alla sua,il profumo di lui fresco che le dava sicurezza e per vedere il suo sorriso d'incoraggiamento e quegli occhi brillanti mentre lei chiudeva la porta per discutere “di affari”. Si fermò per un attimo a quel pensiero e sorrise dolcemente a quell'immagine e sentì improvvisamente lo stomaco chiudersi ancora di più per la mancanza di Richard ma non fece nemmeno in tempo di pensarlo che suonarono alla porta. Maledì mentalmente chiunque fosse a disturbarla prima del suo restyling intensivo e con i piedi scalzi e i capelli legati malamente aprì la porta.

 

Da diversi giorni non vedeva Eva per bene,era stato molto impegnato con la fine dello spettacolo e le prove gli avevano tolto ogni minuto libero,tanto che per vederla scappava durante la pausa pranzo per dirigersi da lei a locale. Le mancava,le mancava immensamente,da quando l'aveva conosciuta tutto aveva un sapore nuovo,come se vedesse il mondo per la prima volta e si accorse che in tutto ciò che lo circondava cercava sempre qualcosa che ad Eva potesse piacere o meno,si immaginava (quando non era con lei) di fare lunghe chiacchierate,oppure ridendo ricordava le centinaia di espressioni che la fidanzata (perché per lui da subito fu così) faceva inconsciamente,tutte così tenere e un po buffe che gli facevano stringere il cuore. Uscì dal teatro con il nuovo copione stretto in pugno e a passo svelto si era incamminato verso la metro. Seduto sul sedile,mentre il vagone si muoveva,mai come in quel momento gli sembrava che il mezzo andasse lentissimo,come se ci fosse una molla che lo tirasse indietro e a ogni fermata gli sembrava che le porte rimanessero aperte per troppo tempo. Ad ogni passo che lo avvicinava all'appartamento di lei si immaginava il contatto caldo e rassicurante del suo abbraccio,quel corpo così piccolo che lui adorava avvolgere nel suo e a cui aderiva perfettamente. Un corpo,una voce e un profumo che per lui sapevano di casa.

 

Non aveva nemmeno fatto in tempo ad aprire la porta che un uragano altro il doppio di lei,dalla voce inconfondibile e dal profumo penetrante la travolse alzandola di molti centimetri da terra. Ad Eva non gli servì nemmeno guardarlo negli occhi,le sue braccia gli si strinsero meccanicamente intorno al collo assaporando finalmente quel contatto che tanto le era mancato. Ancora avvinghiata a lui e sospesa da terra i due innamorati si guardarono negli occhi raggianti e sorridenti come se fossero stati bambini il giorno del proprio compleanno. Si baciarono sulla soglia della porta di casa,fregandosene se qualcuno li avesse visti e sentendo quelle morbide labbra toccarsi,sfiorarsi,poi allontanarsi per poi rifiondarsi su quella bocca,come fossero state due prede.

 

Quando si staccarono erano entrambi senza fiato,Eva dovette tenersi al braccio di lui per non cadere per terra tanto la testa le girava dalla gioia. Richard ridette sotto i baffi dandole uno sbuffetto sulla guancia ed entrambi si raggomitolarono sul divano,sotto quella tremenda coperta di lana tutta colorata.

 

“Mi hai lasciata tutti questi giorni da sola”

Eva finse il muso e incrociò le braccia con aria offesa,lì per lì Richard era sbiancato,credendo veramente che la ragazza fosse arrabbiata ma lei non era una grande attrice e non riuscì a trattenere più di tanto le labbra ferme per non ridere.

 

Così anche Richard iniziò il gioco

“Lo so,lo so ma sai come è la vita dell'attore? Mille impegni e molte ammiratrici...”

 

Pausa...Pausa...Pausa (intanto le orecchie di Eva si erano tese per capire dal tono di voce di lui se scherzasse o meno)

 

“E infatti proprio ieri sera alla fine dello spettacolo sono andato a cena con una ragazza che era nel pubblico”

 

L'attore non riuscì nemmeno a finire la frase che si ritrovò afferrato per la maglietta e spinto addosso alla spalliera del divano

 

“Ah si Armitage? E chi sarebbe lei? Non sa che sei MIO?”

Amava vederla ingelosire,era un modo per sentirsi rassicurato del suo amore. Rise a voce alta e la strinse a sé

“Tuo,sono irrimediabilmente e perdutaamente TUO”.

 

Dopo gli scherzi i due cominciarono a parlare del proprio lavoro, Richard non era eccessivamente entusiasta nel nuovo lavoro al giornale di lei,troppi uomini e lì non poteva tenerla d'occhio come al locale ma cercava di non farglielo troppo pesare,amava vederla parlare di articoli e interviste con tanto entusiasmo.

 

“Cosa hai amore,perché quell'espressione indecisa quando ti ho chiesto del nuovo ingaggio?”

Richard storse un po la bocca e raccolse da terra il copione un po stropicciato e lo fece cadere senza alcuna cura sul divano (un atteggiamento che non era assolutamente da lui).

 

“Cime Tempestose...ecco quale dovrebbe essere il mio nuovo lavoro. La storia d'amore più incomprensibile e senza senso che sia mai stata scritta”.

Disse quelle parole con tale convinzione da sembrare irremovibile ma Eva non lo stava nemmeno ad ascoltare,prese il copione con tanto tatto che sembrava avesse trovato un'importantissima reliquia; conosceva quel libro,Dio se lo conosceva,aveva perso il conto per tutte le volte che lo aveva letto,sottolineato ogni frase e nella sua più ingenua adolescenza sognato di incontrare un uomo come Heathcliff.

 

La ragazza senza dire una parola corse nella sua stanza e frugando nella valigia trovò la sua vecchia copia dalla copertina usurata.

 

In ogni nuvola,in ogni albero,nell'aria della notte e nell'aspetto di ogni oggetto durante il giorno,io sono circondato dalla sua immagine. I più comuni visi di donna o uomo,i miei stessi lineamenti si prendono gioco di me con il loro ricordarla. Il mondo intero è per me un'immensa collezione di cimeli che mi ricordano che lei è esistita e che io l'ho persa.”

 

Eva fece un sospiro trasognante ma Richard rimaneva scettico con le braccia incrociate mentre squoteva la testa.

 

“Armitage non dirmi che non lo hai mai letto? L'amore tra Catherine ed Haethcliff è puro,vero,cattivo e autentico...i due sono resi folli da questo sentimento che li brucia,li divora ma entrambi preferirebbero azzannarsi che ammetterlo e tirare su bandiera bianca. Sono così masochisti l'uno con l'altro che forse è proprio questo farsi male a vicenda che li unisce”. Eva rise per quella spiegazione ma Richard rimase imassibile.

“leggilo e poi magari cambierai idea”

“Mh si,ci penserò”

“Bugia Richard,ormai te le riconosco”.

Lui fece un sorrisetto di chi era stato appena preso con le mani nella marmellata e con un gesto rapido la riprese sul divano per reclamare quelle labbra che in quei giorni gli erano tanto mancate.

 

L'argomento fu abbandonato,non si parlò più né di articoli né di teatro ma si cominciarono a rilassare come una normalissima coppia,guardando la tv e sonnecchiando un po sul divano; Richard infatti era crollato e il suo respiro rilassato fece intenerire Eva che comprese quanto fosse stanco il compagno e così decise di spegnere la Tv,coprirlo per bene e lasciargli tutto lo spazio disponibile mentre lei iniziò a fare una cosa che non faceva da parecchio tempo,cucinare per la persona che amava. Mentre prendeva dal frigorifero gli ingredienti le venne per un attimo alla mente l'ultima volta che lo aveva fatto,per un attimo la sua mente si allontanò da quell'appartamento nel quartiere di Soho e si ritrovò a diversi anni prima,in una lei dai capelli più corti,con abiti estivi,in una calda sera di Agosto...non appena la sua memoria stava per riportare a galla i particolari Eva tornò in sé e se ne allontanò. Sospirò profondamente mentre i suoi occhi ripresero contatto con la realtà e guardò la sagoma distesa sul divano e automaticamente sorrise rassicurata,Richard per lei stava a significare un nuovo inizio,stava a significare che non era arida di sentimenti (come le era stato rimproverato) ma solamente che lui vedeva in lei il tutto dove gli altri vedevano il niente e che ogni suo gesto per lui era il più bello. Anche per lei c'era speranza,lei che già si immaginava a rimanere a vita sola e a impararsi a bastare,ad essere forte nonostante le situazioni,ora,invece,c'era qualcuno che la voleva con sé a tutti i costi.

 

Era ancora con gli occhi chiusi,in quell'attimo che divide il sonno dal dormiveglia e infine dall'essere piacevolmente svegli. Non sapeva quanto aveva dormito ma si sentiva finalmente riposato ma subito aveva notato l'assenza di quel piccolo corpo che gli si rannicchiava addosso. Per qualche secondo combattè tra il desiderio di rimanere ancora avvolto in quel calore e il voler andare a vedere dove fosse Eva ma all'improvviso l'odore di buon cibo lo fece svegliare del tutto. Si mise seduto sul sofà stropicciandosi gli occhi e cercando di sistemare al meglio i capelli e con passo felpato si diresse in cucina e tra i meravigliosi profumi una piccola ragazza con i piedi scalzi armeggiava con mano esperta con una padella,assaggiando,aggiustando di sale e mescolando,non l'aveva mai vista così,non se l'era mai immaginata alle prese con i fornelli ma gli piacque,qualcosa in quella semplicità lo stava stregando,qualcosa che nemmeno lui sapeva spiegarsi,l'unica cosa certa era che dietro l'aria da ragazza Eva aveva molto di più,aveva qualcosa che a lui mancava e che lei possedeva ed era proprio quel particolare che lo attirava a lei come fosse stato una calamita. Sempre facendo silenzio si mise dietro di lei e le avvolse la vita,immergendo il viso nell'incavo del suo collo e dandole un lieve bacio. La sentì ridere leggermente,la barba le faceva il solletico e poi sospirare soddisfatta mentre strofinava la sua guancia sui capelli di lui.

 

Una cosa era sicura a Richard Armitage non mancava l'appetito e lo stava dimostrando a pieno mentre gustava la seconda porzione di ciò che Eva aveva preparato. Stavano finendo la cena quando il cellulare di lei cominciò a squillare. Trafficò nella borsa e alla fine trovò l'iphone che squillava incessantemente. La vista del nome (in quel momento) non le piacque e scusandosi si allontanò chiudendosi in camera di Miriam.

 

“Ciao papà,come va?”

“Sto bene,sono tornato qualche ora fa da Tokyo e volevo sentire come stavi”,nel tono del padre c'era un po di malinconia mal celata e questo fece stringere il cuore ad Eva. Gli raccontò degli ultimi giorni,di come procedeva il lavoro al pub e cosa più importante che aveva cominciato a scrivere per un piccolo giornale locale.

“Veramente?e senza esperienza alcuna ci stai riuscendo? Complimenti Eva sono veramente felice e fiero di te”.

Fiero di lei?quella frase non gliel'aveva mai detta,nemmeno il giorno della sua laurea e questo quasi la commosse e la imbarazzò

“Grazie papà” e cominciò a toccarsi i capelli come quando si trovava in imbarazzo.

“Sei a casa con Miriam?” quella frase la mise un po in allarme e guardò la porta con ansia,sperando che Richard non entrasse proprio in quel momento.

“Si sono a casa ma sono sola,Miriam è stata chiamata per scattare delle foto. Io ho appena finito di mangiarmi un panino e mi metto a letto,sono stanca”.

“Bene allora,non ti trattengo,vai a riposare,ci sentiamo domani,buona notte amore”. Sorrise a quella parola ma si sentì un po in colpa per quella bugia

“Buona notte papà”.

Rimase un attimo nella camera a chiedersi il perché di quella menzogna detta e alla fine uscì,cercando di mascherare il suo umore.

 

“Scusa se ci ho messo molto,era mio padre”,disse quella frase cercando di non dargli importanza.

“Me lo hai salutato?”,Richard l'aveva detto con un grande sorriso sulle labbra,nel modo più ingenuo possibile ma ad Eva il cuore le si bloccò.

“Ah perdonami,presa dal desiderio di raccontargli del giornale mi è passato di mente”,quanto le uscivano bene le bugie quel giorno.

L'uomo scosse la testa come per rimprovero

“La prossima volta salutamelo,non voglio che pensi che sono un maleducato”. Eva mosse come una bambola a molla la testa,non trovando le parole.

 

I giorni passavano veloci,i suoi pezzi piacevano al “Capo” e anche ai suoi nuovi colleghi,con la quale la ragazza fece subito amicizia (anche se era un rapporto del tutto diverso da quello che aveva con i suoi amici al locale).

 

Stava finendo di sistemare un articolo quando Mary,una ragazza sulla trentina l'avvertì che Mr.Green la voleva nel suo ufficio. Non aveva nemmeno chiuso la porta che subito arrivarono le domande (come sempre)..

 

“Questa sera è impegnata?”

Eva per un attimo sbarrò gli occhi e non seppè come interpetare quella domanda.

“C'è uno spettacolo teatrale,l'ultima a quanto ho sentito e sta avendo un notevole successo,perciò vada,intervisti tutti gli attori che può e faccia l'articolo”.

 

Si presentò a teatro un momento prima della chiusura delle porte e cercando di non farsi notare si mise seduta su quella poltroncina rossa cercando di mimetizzarsi tra il resto del pubblico e risultare il più professionale possibile.

 

Non lo aveva mai visto recitare,non gli aveva mai chiesto di poterlo andare a vedere,non voleva imbarazzarlo ma mentre lo spettacolo procedeva Eva rimasse sbalordita dalla bravura di Richard,notando come fosse in sintonia con quel palco,come conoscesse bene non solo le battute ma lo stesso personaggio che interpretava e alla fine la giovane giornalista si ritrovò ad essere trasportata dal ritmo della storia da non sentire più che ricopriva né il ruolo di giornalista né quello di fidanzata ma di semplice spettatrice desiderosa che quello spettacolo non terminasse.

 

Il tempo volò,ci furono scene che la fecero rimanere con il fiato sospeso fino alla fine e altre che la fecero commuovere tanto erano intense,una volta aveva letto che il teatro o lo si amo o lo si odia,ma quando lo si amo è per tutta la vita e in quel momento,con quelle emozioni che le erano state trasmesse comprese a pieno quella frase.

 

Le luci del teatro da soffuse quali erano si fecero vive,lo spettacolo era terminato e già tra la folla il brusio era molto,Eva udiva perfettamente ciò che il pubblico diceva: “Hai visto quel pezzo lì,si proprio quello,è stato recitato alla perfezione -oppure- mio Dio che odio quel personaggio,sarei voluta salire sul palco per dirgliene quattro”. Ovviamente non mancarono gli apprezzamenti sul personaggio principale, “Che voce,così profonda da darti i brividi”, Eva a quelle parole sorrideva soddisfatta e sicura di sé,lì nessuno lo sapeva ma quella voce era solamente sua. Ma fu proprio quel particolare che la riportò alla realtà,l'intervista...ed ecco l'ansia (ormai familiare),il cuore battere troppo forte,le gambe pesanti e il non trovare mai la forza e il momento giusto per alzarsi e fare quelle maledette domande.

 

Il sipario si aprì nuovamente e gli attori erano già lì,tutti vicini,pronti per il saluto finale al loro numeroso pubblico. L'aveva notata,da subito,dalla prima scena Richard l'aveva vista,lei che cercava di non guardarlo nemmeno direttamente negli occhi,lei così un po imbarazzata ma poi l'attore che è in lui era uscito fuori e si era immedesimato completamente con il suo personaggio,dimenticandosi quasi della platea sottostante;ma ora che tutto era finito lui poteva ritornare a guardarla,così orgogliosa mentre lo applaudiva.

 

Il regista ringraziò il pubblico,gli attori,lo staff e tutti i collaboratori,

“Forza Eva ora devi alzarti e andare...avanti coniglio un po di coraggio”.

 

E senza pensarci su le sue gambe la misero in piedi e senza che se ne accorgesse i suoi piedi la condussero sugli scalini per salire sul palco,gli spettatori la guardavano chiedendosi cosa stesse facendo

“Respira,ricordati di respirare”.

 

Si presentò al regista cercando di farsi uscire la voce dalla bocca e assumendo l'aspetto più cordiale ma al tempo stesso distaccato che era possibile,non erano le domande al regista che la preoccupavano,no di certo. Ma alla fine non si può rimandare l'inevitabile.

 

Si avvicinò a quell'alta figura che aveva un sorriso raggiante a stento trattenuto,Richard era euforico,lo spettacolo era andato benissimo,avevano fatto il tutto esaurito e lei lo aveva visto recitare,non poteva chiedere di più.

 

Eva gli si avvicinò con calma,tenendo il registratore nella mano destra e assunse un aspetto cordiale ma professionale.

“Buona sera Signor Armitage (che strano dare del lei al proprio fidanzato),volevo farle alcune domande riguardo il suo personaggio,che oltre ad essere quello principale è anche quello più oscuro,contraddittorio e a volte non si capisce se sia un personaggio positivo o negativo,lei come si è trovato ad immedesimarsi in esso e quanto la rispecchia?”. Eva si fece i complimenti da sola per quella domanda detta con tanta sicurezza,nessun eccessivo trasporto emotivo,solamente sicurezza mista a cordialità “Vai così tigre”.

 

Ma non fece in tempo a finire di adularsi da sola che avvenne la cosa che mai avrebbe immaginato,Richard l'attirò a sé con tanta forza e velocità che la ragazza si accorse solamente mentre si stava svolgendo l'azione cosa stava accadendo. Infatti su quel palco,davanti non solo al pubblico ma a tutti gli attori e al regista,lui la stava baciando con intensità,con una mano stretta intorno alla vita e l'altra che le accarezzava il viso. Quando il bacio si concluse tutti intorno a loro erano rimasti ammutoliti,nessuno se lo immaginava mentre Richard rideva soddisfatto e felice come se avesse fatto la cosa più naturale del mondo.

 

“Mi fido perfettamente della tua critica. Ci vediamo più tardi” e con un occhiolino un po malandrino e un sorriso sghembo si dileguò,lasciando una povera Eva rossa dall'imbarazzo e un po impacciata mentre scendeva le scale ma felice per quel gesto.

 

Ma infondo lui non aveva fatto nulla di strano,aveva fatto veramente la cosa più normale del mondo,baciare la ragazza di cui era innamorato.

 

 

 

 

 

ANGOLETTO DELLO SCRITTORE

Io non so come chiedere perdono,se camminando in ginocchio sui ceci o ballare sulle braci bollenti ma SCUSATEMI per l'eccessivo ritardo. Non inventerò cavolate,avevo le idee ma non l'ispirazione per scriverle,poi però stamattina proprio mentre studiavo TADANNNNN,eccola che è arrivata e così ho accantonato tutti i libri (ma si tanto sono solo gli ultimi esami prima della laurea che sarà mai) e mi sono messa a scrivere.

 

Allora cosa ne pensate? Ho voluto descrivere un po il quotidiano di una coppia normale ma non voglio che la mia protagonista sia piatta,non voglio che sia una paladina della giustizia e per questo vi insinuo un dubbio,perchè ha mentito al padre e fatto credere a Richard che in famiglia tutti sapessero di lui? Non vi verrebbe voglia,vista da questa angolazione,di prenderla a picconate? A me si ahahahha

 

comunque non ho altro da aggiungere,fatemi sapere cosa ne pensate,RECENSITE RECENSITE E RECENSITE e per qualsiasi dubbio o perplessità sono a vostra disposizione.

 

Un grazie particolare a chi lascia i suoi commenti e chi legge,vi adoro :)

a presto (prometto)

Izayoi.

 

 

 

   
 
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