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Autore: Tikal    08/04/2015    3 recensioni
#01 – Notte di Stelle (Shakky/Ray, Missing Moment) “«Mi concede l’onore di questo ballo, signorina?» Sotto la miriade di luci colorate che illuminavano la stanza, lontane anni luce dalla bellezza delle stelle, un uomo s’era avvicinato, inchinandosi e porgendole la mano con la grazia e l’eleganza d’un nobile d’altri tempi.
Partecipante alla challenge 'Scegli il pairing, scegli l'immagine' indetta da Nami93 sul forum di EFP
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai | Personaggi: Shakuyaku 'Shakky', Silvers Rayleigh
Note: AU, Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Notte di Stelle
 
 
«Tutte le sere, quando si apre il sipario della notte, nel cielo
nero si accendono le stelle e inizia lo spettacolo che da millenni mette in scena
storie in cui si muovono eroi dotati di superpoteri, mostri e ibridi da fantascienza,
fanciulle più divine che terrestri: tutti impegnati in un repertorio d’amori

e d’avventure ai confini della realtà.
Uno spettacolo che si replica senza interruzione da parecchie migliaia di anni,
 e che ha il solo torto d’esser finito anche sui libri di scuola, dove spesso
anche le cose più straordinarie diventano noiose. Eppure, come faceva notare il filosofo
latino Seneca, se le stelle,anziché brillare continuamente sopra le nostre teste, fossero visibili
solo da un particolare luogo del pianeta, tutti vorrebbero andarci per assistere allo spettacolo.»
 
– Margherita Hack, Notte di Stelle
 
 
 
«Mi concede l’onore di questo ballo, signorina?» Sotto la miriade di luci colorate che illuminavano la stanza, lontane anni luce dalla bellezza delle stelle, un uomo s’era avvicinato, inchinandosi e porgendole la mano con la grazia e l’eleganza d’un nobile d’altri tempi.
Un sorriso s’aprì sul volto della donna, mentre osservava il suo cavaliere: principe nell’aspetto, dai biondi capelli raccolti in un codino, i suoi occhi, che la scrutavano da dietro un paio di lenti rotonde, erano sicuri e affascinanti come quelli di un re. A prima vista, aveva fatto un ottimo lavoro, riuscendo a sembrare di lignaggio reale, grazie ai modi galanti e le vesti eleganti – ma decisamente un po’ fuori moda –, ma un pirata rimane sempre un pirata e, anche se profuma di pulito e s’atteggia come un galantuomo, non potrà mai mascherare quella sete – di libertà, d’avventure, di tesori – che si legge nel suo sguardo e alberga nel suo cuore.
«Non credevo di trovarvi qui» esordì la donna, afferrando con grazia la mano che le veniva offerta. Un mezzo sorriso si aprì sul volto dell’uomo.
«Cosa ti fa pensare che non sia venuto da solo?» le rispose, baciandole elegantemente la mano gli offriva, senza mai staccare lo sguardo dal suo viso.
«Davvero? Da quando Roger ti dà la libera uscita?» domandò con uno scintillio malizioso negli occhi scuri.
«Touché» rispose l’altro, mentre la musica iniziava a diffondersi nella sala affollata. Il pirata si guardò attorno, osservando i vari ospiti dirigersi verso il centro della pista da ballo, in una svolazzante cacofonia di lustrini e merletti, tacchi, pizzi e stoffe preziose, sotto un finto cielo di lampadine colorate che pretendeva di somigliare anche solo lontanamente alla vera volta celeste; niente a che vedere con lo spettacolo mille volte più bello che ogni sera gli avventurieri del mare potevano vantare di avere sopra la testa, un cielo dove gli astri giocano tra loro a comporre le costellazioni, storie millenarie di guerrieri, principesse e amori vissuti, che ancora affascinano e rubano il cuore, come sirene del firmamento che guidano i navigatori attraverso gli oceani, verso direzioni e rotte sconosciute.
«Allora, vogliamo far vedere a questi nobili come balla un pirata, oppure vuoi aspettare che qualcuno ci riconosca e chiami la marina, caro Rayleigh?» bisbigliò la donna, con una vena ironica nella voce, accarezzando con un dito affusolato il collo nudo del suo biondo cavaliere. Una scintilla di desiderio si accese negli occhi dello spadaccino.
«Scommetto che nessuno di questi aristocratici imbellettati immagini quanto tu possa essere letale sulla pista da ballo, mia dolce Shakky» le sussurrò carezzevole all’orecchio, la stessa sfumatura sarcastica che aveva caratterizzato prima la voce della donna, cingendole dolcemente la vita con un braccio, mentre lei poggiava la sua mano sulla sua spalla.
Suonarono i violini, il dolce tremito delle corde accarezzate dagli archetti come le mani sfiorano la pelle nuda della propria amata, il piano cantò sotto le dita agili ed esperte del musicista, capaci di riconoscere quei fratelli bianchi e neri anche ad occhi chiusi, mentre la fisarmonica mormorava allegra la melodia, sputando, veloce e incalzante, le note nell’aria afosa di quella serata; e iniziarono le danze, eufonia di abiti colorati, delle stoffe più pregiate, che si mescolavano tra loro, di corpi che si sfioravano per caso, sussurri a fior di labbra, che subito si perdevano, trasportati via, verso il cielo, invisibile sottocoperta, da quella musica così spensierata e malinconica, che decantava la bellezza d’altri tempi ormai lontani.
Quella sera, persino un pirata poteva lasciarsi rapire da quella musica antica, incantesimo che persino lui, che in quei mesi aveva assistito ad eventi al limite anche della più fervida immaginazione, non riusciva a spiegarsi; e allora si abbandonò a quelle note cariche di nostalgia, lasciandosi trasportare indietro nel tempo, a quando gli uomini giravano in carrozza, le donne vestivano abiti sontuosi e elaborati e il mondo era scosso da grandi ideali, e lasciandosi trascinare da Shakky in quel ballo aggraziato ed elegante.
Strinse a sé la donna, accarezzandole delicatamente le braccia lasciate nude dal corpetto color confetto che indossava quella sera, e si abbassò verso di lei, fino a solleticarle l’orecchio sinistro col suo respiro. «Sei bellissima stasera» sussurrò lentamente, scandendo dolcemente le parole per evitare che andassero perse in quella mescolanza di note e di suoni.
Gli occhi della dama si illuminarono di malizia e si accesero di desiderio, mentre ricambiava lo sguardo voglioso del suo cavaliere.
«Da quando sei così romantico, Rayleigh?» scherzò la donna, sfiorando il volto dell’uomo con una mano dalle unghie laccate di rosso. La musica attorno a loro continuava, incitando i cavalieri a non smettere di far volteggiare le loro dame, ma i due, che avevano in precedenza attratto su di sé gli sguardi di gran parte degli ospiti, si erano fermati da tempo, e adesso rimanevano immobili, ai margini della pista, scrutandosi l’un l’altra con sguardi carichi di passione e di lussuria.
«Ti voglio» un sussurro soffocato, scappato dalle labbra dell’uomo, al riparo da occhi indiscreti – già si immaginava lo sguardo che Roger, in quel momento impegnato nella ricerca del tesoro a bordo, gli avrebbe rivolto quando si sarebbero rincontrati sulla nave e avrebbe scoperto che non si era dato da fare nell’alleggerire le tasche di quei nobili –, che alle orecchie della pirata arrivò delicato come una carezza.
«Non qui però, Rayleigh» lo bloccò Shakky, posandogli un dito sulle labbra screpolate dal vento.
«Dove allora?» domandò lui confuso e leggermente infastidito da quell’improvviso cambio di piani.
La donna sorrise malandrina, afferrandogli la mano callosa, segnata dalla vita di mare, dalle sartie, dai remi e dalla sua fedele spada, e guidandolo in silenzio alla loro destinazione.
 
«Stai scherzando, spero» mormorò sconvolto il pirata, lasciandole andare la mano, appena lei gli mostrò il luogo dove lo aveva condotto.
Shakky rise, aprendo le braccia come a circondare l’intera volta stellata. In mano teneva i tacchi scuri, tolti non appena erano usciti dalla sala. «Perché no, Rayleigh? Infondo siamo entrambi già dei fuorilegge, un altro crimine sulla fedina penale non farà la differenza» aggiunse maliziosa.
«Okay, ma… Shakky, vuoi proprio essere arrestata per ‘atti osceni in luogo pubblico’?» domandò sarcastico l’uomo.
«Suvvia, Ray» rispose la donna, avvicinandosi con passo felpato e sensuale a quello che fino a poco prima era stato un cavaliere elegante e posato. «Lo hai detto tu, prima. Le guardie sono tutte impegnate dall’altra parte della nave o sottocoperta a controllare che nessuno provi a mettere le mani su qualche tesoro – Shakky strizzò l’occhio, un sorriso d’intesa – E, se proprio mi vuoi così tanto,» aggiunse, afferrando i polsi dell’uomo e guidandoli fino alla chiusura del corpetto. «voglio che accada qui, sotto le stelle.» Gli occhi dello spadaccino cercarono quelli scuri della pirata, in quel momento ricolmi di desiderio e ardenti di passione, la stessa che, lo sapeva, lei vedeva nei suoi.
Fu un attimo, il tempo di uno sguardo, di un sussurro, e poi il vestito di Shakky cadde a terra, scivolando delicato sul corpo nudo della donna, dopo essere stato quasi strappato via dalle mani frementi del pirata, subito seguito dal soprabito e dalla camicia dello spadaccino.
Rayleigh sfiorò con dita sorprendentemente delicate la pelle ora scoperta di quella che s’accingeva a diventare, ancora una volta, la sua amante, che fremette di desiderio al suo contatto. Uno sguardo, l’ennesimo, quella sera, ma di cui il pirata non si sarebbe mai saziato, così come non si sarebbe mai estinta la sua sete delle labbra di Shakky, che adesso scendevano vogliose sul suo petto, mentre lui le accarezzava la schiena nuda, della sua pelle calda e pallida, di tutta quella donna così magnifica e sensuale, peccaminosa sirena incantatrice dalle sembianze di un angelo.
I pirati sono gente che non si accontenta, vuole sempre di più e tutto per sé; persone nel cui cuore ha stanza fissa l’avidità e il desiderio, sia esso di libertà, d’avventure o di tesori, e che per questo prendono il mare, rifuggono alla legge, per poter cercare, osare, quello che altrimenti sarebbe proibito, in viaggi che, alle volte, durano una vita intera, se non di più.
E Rayleigh non faceva eccezione: anche il suo cuore era avido di tesori, o meglio, di quell’unico tesoro che, in quel momento, quella donna era per lui. Fece scivolare le mani sulla schiena di Shakky, mentre le dita della donna si muovevano esasperatamente lente ed esperte sui suoi pantaloni.
Sopra le loro teste, le stelle tessevano la coreografia per le stesse storie che da secoli mettevano in scena ogni notte, appena il Sole tramontava oltre la linea invisibile dell’orizzonte e la Luna faceva la sua comparsa nel cielo, beandosi di quella luce riflessa nel quale era immersa. E le stelle e la Luna furono testimoni, quella notte, del loro proibito atto d’amore, consumato troppo in fretta, forse, distesi a terra con la schiena contro il duro ponte di legno, e con il cielo riflesso negli occhi, unica luce ad illuminare i loro corpi intrecciati in quella scandalosa danza, mentre la musica giungeva sommessa alle loro orecchie, scappando dalla sala da ballo attraverso una porta lasciata socchiusa.
Per l’ultima volta l’archetto toccò le corde tese del violino, le dita accarezzarono i tasti bianchi e neri e la vita abbandonò la fisarmonica quando l’ultima nota risuonò nell’aria; le gonne colorate tornarono ad accasciarsi delicate sui fianchi delle dame e decine di mani si sfiorarono, ancora una volta, prima che gli sguardi si perdessero tra la folla di gente quando nella sala risuonò il rumore dei passi dei ballerini che si allontanavano.
Da dietro le lenti degli occhiali, Rayleigh osservò la donna che stringeva tra le braccia: il suo soprabito blu le copriva il corpo flessuoso, ora che una leggera brezza s’era messa a soffiare contro le vele della nave, e il caschetto moro gli solleticava il petto ancora scoperto.
Shakky aveva gli occhi chiusi, ma le sue dita tracciavano leggere invisibili arabeschi sulla pelle del suo amante. Sdraiata sul suo petto, con solo quel logoro pastrano blu a coprirla, si beò del suo profumo: Ray sapeva di mare e di sudore, di vecchi vestiti rattoppati e fuori moda e del vento frizzante che soffia le vele.
E, in notti come quelle, Silvers Rayleigh sapeva anche di stelle.
 
Quella pace non durò a lungo.
Non si sarebbero dovuti stupire, in fondo lo stesso essere pirati non è affatto sinonimo di calma e tranquillità, eppure, quando udirono dei passi e delle urla sul ponte non poterono fare a meno di sobbalzare entrambi; o perlomeno Rayleigh, quando riconobbe i toni soavi ed educati del suo capitano.
«Ray, brutto pezzo di merda, dove cazzo sei finito?! Alza il culo e muoviti, mi serve una mano!», per l’appunto.
Lo spadaccino sospirò, passando una mano tra i capelli della donna. «Credo che Roger si sia fatto scoprire» lo anticipò lei con un sorriso, senza aprire gli occhi.
«Devo andare, Shakky» rispose lui, stringendola di più a sé. Alle volte, avere un capitano esuberante come Roger non è proprio il massimo, soprattutto in situazioni come quella.
«Lo so» gli occhi scuri della pirata incontrarono quelli più chiari dell’uomo, quando finalmente lei alzò il capo per salutarlo. «Tranquillo, me la caverò. Deve ancora venire il giorno in cui riusciranno a catturarmi.» Shakky strizzò l’occhio, un sorriso malandrino e divertito dipinto sul volto.
«Ci vediamo al prossimo ballo, Shakuyak, stammi bene» sorrise il pirata, afferrando i pantaloni da terra e rivestendosi di fretta. Poco distante, Roger continuava a imprecare a gran voce contro il suo vice.
Shakky rimase immobile, stretta nel soprabito scuro dell’amante per proteggersi dalla leggera brezza che s’era levata, il viso rivolto al cielo, a osservare quelle stelle e costellazioni familiari che spesso l’avevano condotta verso la destinazione che cercava da tempo.
«Se si potesse catturare una stella,» mormorò, persa nei suoi pensieri. «probabilmente quei ricconi la pagherebbero oro, pur di poterla mettere in mostra e dimenticarsene subito dopo.» Probabilmente pensava che Rayleigh non l’avesse sentita, o che se ne fosse già andato, e per questo si stupì quando le labbra dell’uomo si posarono sulle sue, per la prima volta in quella notte di peccato. Fu un bacio fugace, appena il tempo perché le loro lingue si toccassero e subito il pirata si ritrasse, eppure fu una vita, un’era, una storia intera.
«Nessuno si può dimenticare della bellezza delle stelle, e, anche qualora scomparissero, la gente continuerebbe a cercarle anche in capo al mondo, pur di vederle di nuovo» disse l’uomo, a pochi centimetri dalle labbra dell’amata. Un ultimo sguardo, un ultima carezza, e poi la sagoma di Silvers Rayleigh scomparve nella notte, sotto un cielo trapunto di stelle, lasciando Shakky sola, avvolta nel suo soprabito, con un sorriso smaliziato sul volto.
 
«Aiuto! Aiuto! Non so nuotare!» gridò Roger, agitando goffamente le braccia per cercare di rimanere a galla mentre sprofondava sempre di più. Quando l’acqua gli coprì la vista e il fiato iniziò a mancargli e lui si ritrovò a pensare che la leggenda di Gol D. Roger finiva lì, senza essere nemmeno iniziata, in quelle acque senza nome, qualcosa si strinse attorno al colletto della sua camicia, e improvvisamente il vento tornò a sferzargli la faccia.
«Sei un idiota, come diamine hai fatto a cadere in acqua?» borbottò una voce accanto a lui.
Roger aprì gli occhi. Fortunatamente, non era più sulla nave che avevano deciso di derubare e, ancora meglio, il mare ora distava diversi metri da lui che, steso a pancia in su sulla sabbia, osservava il cielo, ridendo sotto i baffi per quell’ennesimo tiro mancino al destino.
Ora che ci ripensava, era tutta colpa di Ray: il suo vice avrebbe dovuto rimanere nella sala da ballo a fare il palo e a controllare che a non troppe guardie venisse l’idea di andare a ispezionare il carico di tesori che la nave trasportava, e avvisarlo con un mini-lumacofono nel caso questo accadesse, ma evidentemente aveva trovato altro da fare, e il giovane pirata si era trovato a dover fronteggiare un bel gruppo di agenti mentre usciva dalla stiva con un sacco colmo di oro e gioielli sulle spalle. E, in più, il suo travestimento aveva funzionato al massimo dieci minuti, prima che uno scricciolo di marine che aveva incontrato mentre si dirigeva alla stiva capisse che i baffi che portava erano falsi e lo riconoscesse; per fortuna non era stato difficile da stendere.
Si alzò a sedere, sputacchiando l’acqua salata che gli era rimasta in gola. Accanto a lui, Rayleigh, a torso nudo, strizzava disinteressato la camicia bianca, lo sguardo perso ad osservare le stelle.
«Sei un gran figlio di puttana, lo sai, Ray?» attaccò Roger, mettendosi al lavoro per staccarsi dal volto i baffi ormai inutilizzabili. «Si può sapere dove eri finito? Avresti dovuto fare il palo mentre io raccattavo i tesori, lo sai che ci servono soldi per riparare la nave, e questa era la nostra ultima possibilità».
Ray si voltò, lo sguardo ancora perso e la camicia bagnata stretta tra le mani. «Oh, sei sveglio» mormorò sorpreso, tornando a volgere lo sguardo alle stelle, dopo un’occhiata fugace al suo capitano.
Il pirata in questione sbuffò, mettendosi in piedi con le gambe divaricate e le braccia incrociate al petto, in un’espressione assurdamente seria che mal s’accostava al suo carattere scherzoso e spensierato, di fronte al suo vice. «Stasera,» iniziò. «avresti dovuto fare il palo e aiutarmi a recuperare quei tesori, e adesso mi dici che diremo al resto della ciurma? Non sappiamo nemmeno dove siamo, come faremo a tornare alla nave? E si può sapere dove eri finito mentre io rischiavo la pelle?».
«Siamo poco più a nord della nave su cui eravamo poco fa, sulla baia di un’isoletta di pescatori» rispose Ray distaccato, senza spostare lo sguardo dal cielo. «Quanto al tesoro, quando ti ho salvato ho portato a riva anche il sacco coi gioielli, anche se credo che qualcosa potrebbe essere rimasto in mare» lo spadaccino non aggiunse altro, sorvolando sull’ultima domanda, ma tanto bastò perché Roger tornasse di buonumore, concedendosi un sorriso da orecchia a orecchia, già dimentico della precedente arrabbiatura nei confronti del suo vice.
«Muoviti, Ray!» gridò il giovane pochi minuti dopo in fondo alla spiaggia, il cappello di paglia calato sugli occhi – come si fosse salvato al quasi annegamento del suo proprietario era mistero che nessuno, negli anni a venire, sarebbe riuscito a svelare – e il sacco coi tesori in spalla, mentre aspettava che l’altro si alzasse e lo seguisse. «Dobbiamo chiedere indicazioni per trovare gli altri!        »
Rayleigh non rispose, contemplando un’ultima volta il cielo stellato da dietro gli occhiali scheggiati, prima di alzarsi, i vestiti, che poche ore prima erano stati eleganti e raffinati, ora bagnati e sporchi di sabbia, e raggiungere il compagno d’avventure, che lo aspettava con un grande sorriso dipinto sul volto.
D’altronde, che bisogno aveva di contemplare in quel modo il cielo, quando lui stesso possedeva il cuore della stella più bella di tutti? E, ne era certo, non avrebbe permesso a nessuno di rubargliela, qualsiasi cosa accadesse.
«Sai, Ray, mi dispiace che quei baffi si siano rovinati, mi piacevano. Quasi quasi me li faccio crescere, credo che mi starebbero veramente bene!»
 
 
Angolo Autrice
 
E, dopo mesi, arrivo anch’io ^^
Questa raccolta partecipa alla Challenge ‘Scegli il pairing, scegli l'immagine’, indetta da Nami93 sul forum di EFP – e, se non ci saranno problemi, conterà otto fan fiction in totale, su otto coppie diverse.
Due parole in croce, circa, sulla raccolta e questa storia, prima di tornare a studiare filosofia e matematica che il cielo me la scampi:
  • Il titolo della raccolta – letteralmente ‘Prezzemolo, salvia, rosmarino e timo’ – riprende una ballata medievale, Elfin knight, a tema erotico/allegorico, nella quale viene ripetuto nel secondo verso di ogni strofa: oltre ad avere dei significati ben precisi legati all’amore e alla morte, i nomi di queste quattro piante sono una specie di segnale a indicare l’argomento, seppur celato dalle allegorie, della ballata.
  • Questa prima storia (quanto sono teneri Ray e Shakky? *^*) è un Missing Moment del viaggio di Roger, ed è ambientata prima che lui raggiunga la fine della Rotta Maggiore e diventi Re dei Pirati (se vogliamo parlare del percorso fatto fin’ora, considerando anche che dopo la Reverse Mountain si può scegliere tra sette rotte differenti, dovrebbe essere poco prima di Water Seven, ma sono dell’idea che Rufy e il Re dei Pirati abbiano scelto due direzioni differenti, che si incrociano nella città sull’acqua), infatti troviamo un Roger senza baffi ed un Rayleigh molto più giovane rispetto al flashback di Bagy e Shanks; a voler essere pignoli, la storia dovrebbe essere ambientata poco prima che raggiungano Water Seven e Tom costruisca la Oro Jackson, infatti mi immagino una ciurma molto ristretta – sei o sette membri, più o meno quanti quelli che contava la ciurma di Rufy quando giunge a W7 –, che non conta quinti ancora il Rosso e Bagy, e una nave piuttosto messa male.
  • Per quanto riguarda gli altri membri della ciurma, nel caso non si capisse, si sono divisi in piccoli gruppi, in modo da racimolare abbastanza denaro per riparare la loro nave, e si sono dati appuntamento appena finiti i ‘lavoretti’ da svolgere, per poi ripartire alla volta di un cantiere navale, per questo nella storia appaiono solo Roger e Ray e non perché non avevo la minima idea di chi inserire nella ciurma
  • Per quanto riguarda la parte, emh, hot, se così possiamo chiamarla, tra Shakky e Ray ho qualche appunto da fare: ho preferito sorvolare sull’atto vero e proprio, per non dover alzare il rating alla raccolta e non perché sono totalmente incapace di descrivere scene del genere e perché mi vergogno a farlo, che già così dovrebbe essere sull’arancione, e concentrarmi piuttosto sui pensieri dei due protagonisti e ciò che accade attorno a loro.   
  • Le età dei personaggi: Ray me lo immagino sui ventitré anni, mentre Roger sui venti, considerato che, almeno dai flashback, non dovrebbero avere la stessa età, e che lo spadaccino sembra più vecchio del suo capitano, così come Rufy e Zoro. Shakky invece non saprei, anche se la immagino più o meno della stessa età di Ray, o poco più giovane.
  • Ultimo appunto, lo giuro: verso la fine della storia, durante la parte di Roger, questi afferma di non sapere nuotare e rischia di affogare; visto che non si sa niente sui suoi poteri e sul suo eventuale frutto, ho preferito tenermi vaga, dicendo che non sa nuotare, come Rufy all’inizio del manga. Mentre, per il fatto che non scappava mai, in questo caso ha provato ad affrontare i vari marines/guardie/ecc, ma, essendo in troppi per lui da solo, è finito fuori bordo con tutti i tesori, e si dimentica di quanto accaduto appena vede che Ray ha salvato anche la sacca, oltre a lui.
 
Okay, ho finito con le note, scusate la lunghezza eccessiva, ma c’erano tante cose che volevo chiarire onde evitare incomprensioni, ma nel caso chiedete pure, per qualsiasi cosa ^^
Spero vivamente di non essere andata a OOC, visto che mi dispiacerebbe tantissimo dato che mi sono divertita molto a scrivere questa storia, anche se dei personaggi in questione sappiamo mooolto poco.
E niente, spero che la storia vi sia piaciuta, vado a finire di studiare matematica e filosofia auguratemi buona fortuna
Tikal  
   
 
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