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Autore: Earth    10/04/2015    1 recensioni
Raccolta sperimetale di flashfic!
Perchè il Dottore le vite degli altri un po' le aggiusta e un po' le distrugge...
1. Ritrovato - Lorna Bucket - 6x07
2. Acchiappafantasmi - Monsters - 7x09
3. Un po' più vera - Rory Williams - 5x12 {In Roman Life!}
4. Volo di corvi su un campo di grano - Vincent Van Gogh - Post 5x10
5. Biscotti, fiori di campo e zucchero filato - Idris - Pre 6x04
6. Se cambia il vento - Francesca e Digby Latimer - Post ChristmasSpecial2012
7. Davanti alla notte - Missy - 10x12
Potere tranquillamente iniziare dall'ultimo capitolo e poi, se vi va, tornare indietro a leggere gli altri ^.^
Genere: Introspettivo, Malinconico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Sorpresa
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Questo capitolo: Terzo classificato al Drabble e Flash-fic contest: For this one last time indetto da Stareem sul forum di EFP


Dove&Quando: 5x12 “The Pandorica Opens” (La Pandorica si apre) - In Roman Life! -
Chi: Rory Pond Williams
Note: Allooora... avete presente quando Rory viene risucchiato dalla luce dorata nella crepa? E vi ricordate di quando poi Amy e Eleven lo ritrovano a stonehenge come un centurione romano? L'ultimo centurione, l'ultimo centurione romano di plastica aggiungerei io :-) bene ora questo che segue vuole essere un momento nella vita del Rory romano, mentre è in marcia verso l'Inghilterra, ma noi tutti sappiamo che Mr. Pond si è sempre ricordato della sua Amy, anche se il mondo intorno a lui gli diceva il contrario, quindi...
Emm... riflettendoci potrei essere andata un po' OOC, non so, in caso siete stati avvisati ^.^
Parole: 495.

Un po' più vera


Rory aveva sempre pensato che nel suo nome c'era qualcosa di strano.
Avrebbe dovuto chiamarsi Romulus o Antonius o Lucius oppure Sulfus come suo cugino. Invece si ritrovava quel nome straniero dal suono curioso e pieno di erre.
Così, mentre il suo io gli risuonava nelle orecchie, stonato e stridente, percorse a passo svelto il viale tortuoso che si annodava tra le tende bianche dell'accampamento che ormai, pian piano, andavano afflosciandosi, accompagnate dal vento di maestrale e dall'odore di erba secca.
Da lontano la voce roca del generale arrivava sicura e arrabbiata, confusa tra lo sbatacchiare delle armi, il luccichio delle armature e il continuo andirivieni dei fanti che si preparavano per la partenza.
Però, a pensarci bene, qualcuno che riusciva a rendere quelle due sillabe perfette e tutt'altro che fuori posto c'era.
E mentre lui raggiungeva la tenda del generale lei gli si intrufolò ancora una volta tra i pensieri.
Lei, la ragazza fulva, bella come una ninfa di Apollo.
Il suo nome, quello di Rory, le nasceva sulle labbra in un modo che lo spiazzava.
La sentiva, come una cantilena, tutte le volte che gli toccava stare di guardia.
Rory il Centurione non credeva negli inganni; aveva imparato a diffidare del brusio di chi leggeva gli auspici, ma la sua risata arrivava silenziosa, insieme al cantare dei grilli, e quando poi lui passava la torcia a uno dei suoi colleghi e si lasciava convincere dalle palpebre pesanti e dall'odore del cielo nero, lei era nei suoi sogni, in tutti i sogni.
C'era stata quella notte e la notte prima e quella prima ancora.
Lo guardava con quello sguardo accattivante, sicuro e saccente che sì, doveva ammetterlo, gli metteva un po' paura.
Perché, anche se lei correva sempre dietro a quell'uomo folle venuto dalle stelle, Rory non avrebbe potuto fare altro che raggiungerla per non lasciarla andare mai più.
E sarebbe andato in capo al mondo, avrebbe aspettato fino alla fine dei giorni, se solo avesse avuto il più piccolo sentore che quella ragazza che gli riempiva il cervello ogni volta che chiudeva gli occhi, tutte le volte che si distraeva, quando la gente parlava troppo, fosse un po' più vera di quello che non era, un po' più vera dell'ombra dai contorni confusi nei suoi ricordi sbagliati.
Così, mentre passava davanti al laghetto macchiato dalle foglie gialle che il vecchio melo si ostinava a perdere, pensò che forse era ora di smetterla con le fantasie e concentrarsi sulla vita reale. Perché l'Impero aveva chiamato e Roma aveva risposto; poi era iniziata quella marcia infinita che li avrebbe portati al nord: verso la Britannia.
E forse lì, occupato tra le centurie da organizzare, la propria vita da proteggere e altre mille noiose consuetudini militari da sbrigare, avrebbe finalmente dimenticato la bella puella dai capelli sconvenientemente rossi che dimorava in un angolo remoto e irraggiungibile della sua mente; anche se, forse, per quella sera ancora, gli sarebbe piaciuto cadere, un'ultima volta, tra le sue braccia.



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