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Autore: WibblyVale    11/04/2015    3 recensioni
Una neonata nell'ospedale di Konoha viene sottoposta ad un esperimento genetico e strappata alla sua innocenza. Crescendo diventerà un abile ninja solitaria, finchè un giorno non verrà inserita in un nuovo team. Il capitano della squadra è Kakashi Atake, un ninja con un passato triste alle spalle che fatica ad affezionarsi agli altri esseri umani. La giovane ninja sarà in grado di affrontare questa nuova sfida?
Genere: Azione, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kakashi Hatake, Nuovo Personaggio, Un po' tutti
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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Shiori stava frugando tra un'infinita serie di mappe per trovare la posizione delle ultime due chiavi mancanti, ma non riusciva a concentrarsi. Era talmente preoccupata per ciò che stava accadendo a Konoha, che non riusciva a pensare ad altro.
Ad un tratto dei colpi provennero dalla porta della sua piccola capanna. Scattò immediatamente in piedi. Studiò il chakra del suo visitatore: Tanoshiji era tornato. Corse ad aprire cercando di mostrarsi il più rilassata possibile. Il ragazzo aveva un aria particolarmente soddisfatta. Il viaggio doveva essere andato molto bene.
Spostandosi leggermente di lato lo invitò ad entrare. Tanoshiji varcò la soglia e, senza troppi complimenti, si accomodò sul suo letto.
"Mi sembri di buon umore." constatò lei, voltando la sedia della scrivania in direzione del suo ospite e prendendo posto su di essa.
"Lo sono in effetti."
"Per quale motivo?" chiese lei non potendo evitare di sorridere di rimando al ragazzo.
"Jun è morto e la missione di Konoha è fallita."
La kunoichi si ritrovò spiazzata dalla dichiarazione. "Questo è un bene?"
"Si, primo perché Jun è sempre stato una palla al piede. La seconda ragione è che, ora, ho un ostacolo in meno per procedere con il mio piano." Si inumidì le labbra con la lingua. "So che non hai consegnato la pergamena a mio padre."
"In realtà, non ce l'ho. Ho dovuto lasciarla all'Akazuki. In caso contrario, Hidan e Kakuzu mi avrebbero ucciso."  Tanoshiji saltò in piedi, la furia nei suoi occhi la fece tremare. "Però ne ho imparato a memoria il contenuto. Pawaki continua ad esserne all'oscuro." continuò fingendo di non essersi accorta della reazione del ragazzo.
Questo tornò a sedersi come se nulla fosse successo. La ninja solitaria si chiese se non sarebbe stato meglio dare ascolto ad Itachi. Quel ragazzo pareva instabile.
"Vuoi dirmi per cosa Jun era un ostacolo?"
"Avrebbe potuto impedire il mio piano per destituire mio padre." affermò lui con tranquillità.
Shiori lo guardò incredula. Quindi tutto quello aveva a che fare con la vendetta.
"Voglio il suo potere e nel giro di qualche anno potrò governare questa organizzazione meglio di quanto lui abbia mai fatto. Renderò la Kumori l'organizzazione più potente di tutte. Il mondo si inchinerà a me." La ragazza capì che non era solo vendetta la sua, ma anche una smodata sete di potere. "Tu, Kasumi, potresti darmi una mano a realizzare tutto questo. Ho aiutato Shi-Suchiru a portare qui la sua missione. Hisao, inoltre, ha trovato il soggetto adatto per effettuare l'operazione di sigillo. E ora che abbiamo le informazioni della pergamena..."
"Fermati Tanoshiji. Vuoi dire che due dei consiglieri più fedeli di tuo padre si rivolteranno contro di lui per te?"
"Shi-Suchiru è un fastidioso bastardo, proprio come Jun. Anche lui andrà eliminato. Hisao però è sempre stato dalla mia parte."
"E' una follia! Non riuscirai mai ad occuoarti di tutto."
"Per questo ho bisogno di te. Per questo la settimana scorsa ti ho raccontato la verità."
Era vero e lei se l'era tenuta per sè. Non aveva detto nulla a Tenzo, perché se quell'informazione fosse arrivata alle orecchie sbagliate, l'equilibrio delle cinque terre ninja avrebbe vacillato. Itachi, invece, aveva intuito la verità, ma non aveva detto nulla.

Una settimana prima, dopo aver lasciato l'ufficio di Pawaki, Tanoshiji aveva portato la sua compagna nel suo alloggio. La stanza era molto simile a quella di Shiori, anche se meglio arredata e decisamente più ordinata.
"Allora vuoi dirmi perchè tutto questo mistero?" domandò, sempre più spazientita dall'atteggiamento del ragazzo.
"Siediti prego." disse indicandole il suo letto.
Lei eseguì e lui le si sedette accanto. Un fugace pensiero passò per la mente del biodo, talmente veloce che forse nemmeno lui si era accorto di averlo fatto. Quei pochi istanti erano bastati alla giovane ninja per percepire le sensazioni che lo accompagnavano. Sorrise internamente, pensando che forse, anche se non poteva fidarsi di lui, lei poteva esercitare un certo controllo su quell'uomo.
"Allora la missione di Shi-Suchiru è quella di recuperare il demone Tricoda. Pawaki ha individuato dove si trova e vuole impossessarsene. Capisci che potere potremmo avere se lo controllassimo?"
"I demoni sono incontrollabili!" esclamò lei spaventata dalla notizia.
Se la Kumori avesse avuto quel demone chissà cosa avrebbe potuto fare. Non poteva impedire che avvenisse, ma sicuramente doveva farsi venire in mente qualcosa per mandare a monte i loro piani.
Inoltre, quello era il Biju che i ninja della Nebbia avevano inserito in Rin, la compagna di squadra di Kakashi. Chissà cosa avrebbe fatto lui, se avesse scoperto una cosa del genere. Quel mostro era stato una delle cause del dolore del ragazzo, la giovane ninja non era sicura di voler avere a che fare con lui.
"Qui entrano in gioco Hisao e la sua missione. Sta cercando il soggetto più adotto per fare da Jinchuriki al Tricoda."
Shiori tremò. Tutto ciò doveva essere un incubo. Doveva chiedere aiuto al Villaggio, fare qualcosa per fermarli. Mentre faceva questi pensieri, Tanoshiji prese le sue mani nelle proprie.
"Ho bisogno del tuo aiuto. Mentre sarai al Villaggio del Vortice, devi trovare la pergamena, in cui viene spiegato come sigillare i Biju, e poi consegnarla a me."
"Se... Se la trovassi, la darei sicuramente all'organizzazione non preoccuparti."
"No! Non all'organizzazione. A me! A me soltanto." ordinò con foga.
"Perché?"
"Fidati ti prego, come io ora mi sto fidando di te."
Tanoshiji le stava lanciando una richiesta di aiuto, si stava affidando a lei. Averlo come suo alleato si sarebbe potuto rivelare utile per la kunoichi.
"D'accordo." disse, sorridendogli dolcemente.


Dopo una settimana si trovavano di nuovo a conversare, ma stavolta parlavano di una rivoluzione.
"Il soggetto trovato da Hisao, chi è?" chiese curiosa.
"Una kunoichi del Villaggio della Pioggia, famosa per l'elevato controllo del proprio chakra, ha avuto una figlia. Sappiamo che l'innesto funziona meglio nei bambini, perciò lei diventerà la nostra forza portante."
Come Naruto! Non posso permetterlo!
"E i suoi genitori sono d'accordo?"
"I genitori non sono più un problema." rispose freddo.
Maledetto bastardo!
Vedendola esitare il ragazzo le si avvicinò e le si inginocchiò accanto.
"Mia madre mi ha detto che non mi avresti aiutato, ho sperato con tutto me stesso che non avesse ragione."
Le mise le mani sotto il mento, imponendole di guardarlo. Lei sentì le sensazioni di lui pervaderla. Era attratto da lei, dal suo passato misterioso. Voleva averla vicino, a costo di mettere quella missione in pericolo.
Poteva usare quel suo affetto per lei come un vantaggio, una leva. Avrebbe avuto molto più potere in quell'Organizzazione, di quanto non ne avrebbe mai potuto avere sotto il comando di Pawaki. A quel punto sarebbe stato facile portarla alla distruzione.
"Accetterò ad una condizione." sentenziò alla fine.
"Qualunque cosa."
"Non sigillare il demone nella bambina immediatamente. Permetti a me ed a Hisao di preparare lei e il biju alla transizione gradualmente. In questo modo, potremmo evitare spiacevoli errori. Tanto la bambina non potrà essere utile fino a che non sarà in grado di controllare il Tricoda, aspettare qualche anno per sigillarlo non cambierà niente."
Prorogando il momento del sigillo, forse sarebbe riuscita a salvare la bambina. Però temeva che il suo possibile futuro-capo non avrebbe mai accettato la sua proposta.
"Tu mi consigli di pazientare ancora un po'?" chiese retorico, facendole temere un rifiuto. "Ho pazientato tutti questi anni, qualche anno in più non mi costa nulla." le sorrise.
Shiori internamente tirò un sospiro di sollievo. "Perfetto, ti prometto che penserò io alla bambina. La preparerò perché al momento del sigillo possa essere pronta."
Tanoshiji rilassò il volto e si alzò dalla posizione inginocchiata.
"Quando pensi di spodestare Pawaki?"
"Fra un paio di giorni. Molti uomini del campo sono con noi. La lotta sarà dura, ma credo che potremmo farcela. Io e mia madre ci occuperemo di Pawaki. Hisao arriverà qui solo quando sarà tutto risolto." spiegò lineare.
"Io cosa dovrei fare?"
"Occuparti di Shi-Suchiru e del Tricoda. Da quando prenderò il potere dovrai aggiungere ai tuoi compiti quello di tenere a bada il demone."
"Mi porterà via del tempo per risolvere il mistero delle Miniere!" si lamentò.
"Prenditi tutto il tempo che vuoi. Il nostro cliente ha abbastanza soldi per pagarci per tutto il tempo necessario."
La kunoichi incrociò le braccia al petto, pensierosa. Se avesse perso tempo con la bambina ed il Biju, avrebbe perso di vista l'obiettivo pricipale della sua missione. Però non poteva mettere in pericolo quella piccola creatura solo perché non vedeva l'ora di tornare a casa. Era una ninja e doveva proteggere le persone più deboli.
"Kasumi! Kasumi!" Si riscosse dai suoi pensieri. "Allora ci stai?" domandò il biondo leggermente spazientito.
"Ho una sola cosa da chiederti prima. Hai chiesto tu a Gorou di attacarmi?"
"No." rispose sincero, lasciandola di stucco.
"Però sapevi che mi avresti trovato così." affermò lei sicura.
"Si, ma fidati di me. Chi voleva farti del male non te ne farà più."
Il suo tono di voce era gentile, protettivo. Diceva la verità, poteva sentirlo.
"Bene. Allora ci sto." decise, alzandosi in piedi.
Lui le si avvicinò, prendendole le mani tra le sue. "Grazie."
L'istinto di Shiori le diceva di allontanarsi, di scappare per proteggersi dall'uomo che aveva di fronte. La scrivania dietro di lei, però, le impediva i movimenti. Sapeva cosa sarebbe venuto dopo, cosa lui voleva e ogni singola cellula del suo corpo le diceva di mettere fine a quella cosa immediatamente. Poi però ripensò ai genitori di quella bambina. "Loro non sono più un problema." aveva detto malvagio.
Una missione sotto copertura è come uno spettacolo teatrale improvvisato: si deve sempre dire 'si'. Se durante l'improvvisazione uno degli attori non spalleggia e non risponde agli input degli altri, la rappresentazione arriva ad un punto di stallo. Lo stesso accade quando si è sotto copertura. Se l'infiltrato si rifiuta di eseguire un ordine o non si sottomette al volere di coloro che deve spiare, potrebbe inficiare l'esito della missione.
Se lei lo avesse rifiutato in quel momento, chissà come avrebbe reagito. Non temeva per la sua vita, ma per quella bambina che aveva il compito di proteggere. Lui le accarezzò dolcemente il viso.
Scappa! gridò una voce nel suo cervello.
 Tanoshiji provava del vero affetto nei suoi confronti. Aveva rischiato i suoi piani per fidarsi di lei. Le mancava sentire accanto persone che le volevano bene.
Rispose incerta al sorriso di lui. Non era sicura della strada che stava prendendo. Avrebbe dovuto fingere di provare sentimenti che non provava. Però poteva andarle peggio. Insomma, poteva capitarle che fosse Pawaki quello infatuato di lei. Almeno suo figlio era attraente, con quel viso delicato, il corpo magro e modellato dagli allenamenti.
"Mi è stato detto di non fidarmi di te." raccontò lui candidamente.
"Allora esci di qui. Non mi offenderò." Lo disse con un sorriso malizioso sulle labbra, ma una parte di lei sperava che accettasse il consiglio.
Tanoshiji però non si allontanò, anzi portò il suo viso a pochi centimetri dal suo. I loro nasi arrivarono a sfiorarsi.
"Preferisco restare qui."
Le loro labbra si incontrarono, dapprima con molta dolcezza, poi con sempre più passione. Il biondo era famelico, aveva aspettato quel momento per mesi. Le sue mani frettolose percorrevano la linea dei suoi fianchi, per poi prendere i lembi della maglietta e toglierla. I suoi baci erano più simili a morsi, come se lui volesse divorarla.
Proprio in quel momento le tornò alla mente Kakashi. I suoi baci passionali, dolci e lenti, che la mandavano in estasi e allo stesso tempo le facevano desiderare che lui si desse una mossa. Lui le mancava così tanto.
"Tutto bene?" la voce di Tanoshiji le arrivò da lontano. "Ho fatto qualcosa che non va?" chiese insicuro, vedendo lo sguardo di lei perso nel vuoto.
Lei scosse la testa e gli passò una mano tra i capelli biondi, poi lo tirò a sè baciandolo di nuovo con passione. Si lasciò avvolgere dalle emozioni del momento, cercando di zittire la sua coscienza e i suoi sensi di colpa.

La mattina dopo, Shiori si risvegliò tra le braccia di Tanoshiji. Percorse con lo sguardo il corpo muscoloso del suo compagno, pieno di cicatrici. Doveva aver subito molte torture da piccolo, per quello era diventato così duro crescendo. La notte prima, però, lei aveva percepito una parte del tutto nuova di lui. Una parte dolce, premurosa. Con quella parte di lui avrebbe potuto comunicare, ragionare.
Dei graffi recenti segnavano le sue spalle. Glieli aveva lasciati lei. Doveva ammettere che, contro ogni suo desiderio, la notte precedente non era stata niente male. Una danza violenta, tribale e passionale, che aveva riempito la stanza di gemiti e sospiri. Una stretta al petto la costrinse ad alzarsi dal letto, ad allontanarsi da quello che aveva fatto. Si sentiva sporca. Il fatto che non le fosse affatto dispiaciuto, la faceva sentire come se avesse tradito Kakashi.
Lui l'ha fatto prima di te! Pensò, cercando di consolarsi, ma quel pensiero non la fece stare meglio.
Il frusciò delle lenzuola, accompagnato da un leggero mugolio, la raggiunse. Poco dopo due braccia la strinsero.
"Buongiorno." la salutò il ragazzo.
"Buongiorno." rispose lei, voltandosi quel tanto che le permettesse di posargli un bacio sulle labbra.
"Mi sembri strana." constatò lui, quando si separarono.
"Sono solo preoccupata per quello che hai in mente, niente di più." mentì, cosa che ormai le riusciva senza troppi problemi.
Lui le posò un bacio sul collo e risalì il suo ventre con le mani. Raggiuse il seno e cominciò a torturarlo.
"Magari posso aiutarti a dissipare un po' di quelle preoccupazioni."
Suo malgrado, sentì un gemito uscirle dalle labbra. Si voltò verso di lui e si lasciò issare sulla scrivania, circondadogli la vita con le gambe.
"Perché no." disse con voce sensuale.

Più tardi portò alcuni volumi alle Miniere e si sedette sul freddo pavimento ghiacciato a studiarli. Anche quei libri erano scritti in un linguaggio arcaico che era necessario tradurre. Nonostante ciò, le diventava sempre più facile capire quegli strani geroglifici. Quello che stava leggendo si intitolava "Le Potenti Gemme".
Anche la pergamena che aveva rubato a quel mercate ne parlava. Più andava avanti con la lettura e più capiva la vera natura di quelle "Potenti gemme". Realizzò che la sua prima traduzione di quella parola era completamente sbagliata. O meglio, la traduzione era corretta, era la sua interpretazione ad averla fuorviata.
"L'Eremita temeva di non poter controllare quelle creature. Precedentemente, avevano già portato sulla via della pazzia la di lui madre. Quei demoni corrompevano l'anima dei deboli di cuore. L'Eremita però possedeva una grande forza e un animo puro. Fu così che fu in grado di controllare le nove bestie e assoggettarle al suo volere."
Appoggiò la testa contro il muro ghiacciato alle sue spalle. Aveva finalmente capito chi aveva sconfitto il possessore del potere di vita e morte. A quanto pare la presenza di un demone nell'accampamento non era del tutto deleteria. Doveva solo riuscire a comunicarci.
Un cortese tossicchiare provenne dall'entrata della grotta. La ragazza trasalì. Zenko la guardava con un'espressione seria sul volto. I lunghi capelli biondi le ricadevano sulle spalle in una cascata di riccioli. I suoi occhi verdi la scrutavano. C'era qualcosa che voleva dirle. Qualcosa che la metteva in agitazione.
"Scusa, non volevo spaventarti." disse col la sua voce delicata.
"Ero solo un po' sovrappensiero." la tranquillizzò lei.
"Tanoshiji mi ha detto che ti ha parlato del suo piano." andò dritta al punto. "Mi ha detto che hai accettato di partecipare."
"Mi sembrava un buon piano." constatò lei tranquilla.
"Cosa ci guadagneresti?" indagò la donna, con un tono accusatore.
"Nulla. Tanoshiji mi ha dato delle buone motivazioni e i suoi progetti per il futuro sono chiari ed entusiasmanti." affermò con il suo tono più convincente.
"Non sono poi molto diversi da quelli del padre." constatò Zenko.
"Tu credi che io nasconda qualcosa, ma non è così. Piuttosto tu non approvi i piani di Pawaki, perché invece sostieni Tanoshiji?"
"Lui è mio figlio. Lo sosterrò in qualunque cosa decida di fare."
Shiori capiva l'amore. Anche lei avrebbe fatto qualunque cosa per i suoi cari, soprattutto far capire loro dove sbagliavano. Non avrebbe mai permesso che le persone che amava intraprendessero una via sbagliata. Zenko, invece, non avrebbe impedito a suo figlio di realizzare i suoi sogni, anche se quelli erano malvagi.
"Voglio anche proteggerlo." aggiunse la donna bionda. "Quindi ti chiedo di nuovo, perché lo fai?"
La kunoichi studiò la persona di fronte a sè con attenzione. Le avrebbe dato la risposta che si aspettava di sentire.
"Io... Credo di a... amarlo." rivelò, utilizzando un tono di voce tra il timido e l'imbarazzato, cercando persino di arrossire leggermente.
La donna la raggiunse a grandi falcate e le prese le mani tra le sue. "Benvenuta nella famiglia allora!" esclamò, esibendosi in un meraviglioso sorriso.

Ritornò al campo solo verso sera. Le luci erano state accese e il vociare dei vari uomini arrivava dalle tende adibite a mense. Shiori evitò di unirsi al gruppo, ma proseguì verso i bagni. Si concesse una lunga doccia calda. Cercò di sfregare via tutta la polvere e lo sporco, ma ciò non la fece sentire meglio.
Con una mano toccò il taglio che le percorreva la schiena. Bruciava ancora, ma lei lo trovava confortante. Era un monito che le ricordava che non era al sicuro, che doveva stare sempre all'erta.
Quando finalmente uscì dai bagni, vide Tanoshiji che l'aspettava. Le porse una mano che lei afferrò. Lo seguì senza chiedere nulla. Percorsero il versante opposto della montagna, nella più totale oscurità.
Ad un tratto, in lontananza videro un fuoco acceso e la riva di un lago. Non molto lontano dal fuoco si trovava una piccola tenda. Tansohiji la fece abbassare dietro dei cespugli.
"Dove siamo?" chiese lei in un sussurro.
"Qui è dove teniamo il Tricoda."
La ragazza trattenne il respiro.
"Il demone è sedato e Shi-Suchiru gli somministra la droga ad intervalli regolari. Inoltre, il perimetro è circondato da sigilli. Credi di riuscire ad entrare e prendere il sopravvento su lui e le sue guardie?"
Shiori studiò il luogo con rinnovato interesse. Le guardie erano sei a cui si aggiungeva il consigliere. Il demone riposava, immerso nelle acque dolci del lago. Faceva freddo e ci si sentiva soli là sotto. Tanoshiji accanto a lei tremò.
"Hai freddo?" chiese lei, riscuotendosi dalle sue perlustrazioni.
"No, ho solo sentito uno strano senso di... vuoto per qualche secondo."
La ninja solitaria rimase a lungo in silenzio a guardarlo. Aveva come una strana impressione, una sensazione di deja-vu.
"Che c'è ho qualcosa in faccia?" domandò divertito.
"Penso di potermela cavare con le guardie." affermò lei sicura, tornando all'argomento iniziale.
Lui fu soddisfatto dalla sua risposta. Le porse di nuovo la mano e tornarono verso l'accampamento.
"So che hai parlato con mia madre." La voce incerta del ragazzo ruppe il silenzio che si era venuto a creare.
"Si, era preoccupata per te."
Lui sbuffò. "Mi dispiace. E' sempre stata iperprotettiva."
"Non c'è problema. Alla fine abbiamo trovato un punto di incontro."
Il suo tono di voce leggermente incerto lo fece fermare e voltare verso di lei. "Ah si? E quale?" chiese curioso.
La ragazza era meravigliata. Era sempre stata brava ad usare i suoi poteri per capire le persone, ma non aveva mai pensato di usarli per manipolarle. In quel momento stava usando le sue parole e i suoi gesti per provocare delle reazioni nelle persone attorno a lei. Quello che la colpiva era il fatto che tutto ciò stesse funzionando piuttosto bene.
"Vuoi davvero che te lo dica?"
Portò le sue braccia attorno al suo collo, poi lo baciò con passione, continuando a ripetersi che Itachi si sbagliava. Lei era in grado di controllare quella situazione.






Angolo dell'autrice.
Ciao!!
Mentre scrivevo questo capitolo, pensavo a quanti insulti avrei ricevuto per aver lasciato cadere Shiori tra le braccia di Tanoshiji. Vediamo se ho indovinato! 
Per discolparmi posso solo dire che mi serviva e che comunque Shiori lo sta facendo con uno scopo preciso nella mente. Convinti? 
Detto ciò, spero almeno di avervi messo un po' di curiosità. Come andranno le cose con il Tricoda?
Per scoprirlo vi rimando al prossimo capitolo!!! :)
A presto!

 
  
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