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Autore: Soly_D    11/04/2015    5 recensioni
#01. «Siamo una famiglia, ora, ed io voglio che tu ti senta a casa. Sempre. Partendo dalla colazione».
#02. «Non mi capita mica tutti i giorni di entrare nella doccia e trovare la mia bellissima navigatrice ad aspettarmi!».
#03. «Io volevo stare con te, il rum mi ha solo fornito il coraggio per fare il primo passo».
#04. «Hai quella maledetta aria vissuta che ti rende ancora più affascinante di quando eri giovane!».
#05. «Nami-swaaan, sono così felice di essere ospite del tuo bellissimo corpo!~♥».
#06. «Se solo ti soffermassi a guardarmi un minuto di più, capiresti che sono sincero quando ti dico che ti amo».
#07. «È finita, Sanji-kun. Niente più travestiti, d’ora in poi solo donne in carne ed ossa. Donne vere».
[Raccolta SaNami partecipante alla "OTP Challenge" indetta da Emanuela.Emy79]
Genere: Romantico, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nami, Sanji, Un po' tutti | Coppie: Sanji/Nami
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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contest
Pairing: Sanji/Nami
Genere: commedia, sentimentale, slice of life
Rating: giallo
Tabella: Slice of life/Sentimentale
Prompt: ospite/necessità
Note: questa fanfiction partecipa alla OTP Challenge indetta da Emanuela.Emy79 sul forum di EFP.

Blackleg & Cat burglar
[when a cigarette smells like tangerines]



#05. (Un)favorable exchanges

«Nami-swaaan, sono così felice di essere ospite del tuo bellissimo corpo!~♥».
Nami strinse i pugni lungo i fianchi, cercando di reprimere la voglia di picchiare Sanji-kun. O meglio, di picchiare il proprio corpo nel quale Sanji-kun era stato – piuttosto felicemente – rinchiuso dallo stupido giochetto di Trafalgar Law.
Nami pensò che il chirurgo gliel’avrebbe pagata, oh sì che gliel’avrebbe pagata. E andava bene quell’armadio di Franky – a parte l’abbigliamento piuttosto discutibile, il corpo metallizzato del cyborg l’aveva fatta sentire decisamente forte, quasi imbattibile − e in fondo anche il corpo di Sanji-kun era più che accogliente – aveva buon gusto in fatto di moda e odorava di fumo, proprio come Bellmere-san − ma il vero problema era Sanji-kun nel proprio corpo che non smetteva di sbirciarle [sbirciarsi?] il seno e urlare cose sconce che lei non avrebbe mai e poi mai pronunciato.
«Insomma, Nami-san, era da tanto tempo che sognavo questo momento! E oggi finalmente hai deciso di accogliermi dentro di t−».
«NO!», urlò Nami al limite della sopportazione. «Non dirlo nemmeno per scherzo, grandissimo idiota di un cuoco!».
Sanji si acquietò, accontentandosi di sussurrare a se stesso parole ambigue e sconclusionate, mentre si stringeva il seno abbondante tra le braccia con aria compiaciuta. Nami tirò un sospiro di sollievo, credendo che il peggio fosse passato.
Non sapeva quanto si stesse sbagliando.



Nami, ancora nel corpo di Sanji, imprecò a denti stretti strofinando una gamba contro l’altra.
La sola idea di fare certe cose con il corpo di Sanji-kun, di vedere certe sue parti nascoste, la faceva arrossire come una bambina, ma ormai non riusciva più a trattenersi. Localizzato il primo bagno nelle vicinanze, lo raggiunse e vi si rinchiuse dentro.
Essendo un bagno per uomini, l’odore era insopportabile così come la vista di macchie giallastre sparse sul pavimento e di ragnatele attaccate al soffitto. Il suo sgomento crebbe ancora di più quando notò che non c’erano tazze su cui sedersi come nei bagni delle donne, bensì orinatoi attaccati al muro. E fare pipì in piedi implicava guardare e toccare necessariamente le parti intime del corpo di Sanji-kun.
Maledetto lui, maledetto Law, maledetta Punk Hazard!

E intanto la sua necessità si faceva sempre più impellente.
Ma in che razza di situazione si era cacciata? Perché proprio lei? E perché proprio Sanji-kun?
In uno scatto d’ira mandò tutto al diavolo, si abbassò sia i pantaloni che i boxer, ed evitando di toccare il meno possibile mise fine a quell’assurda situazione, liberandosi una volta per tutte. Durante quei pochi istanti si impose di tenere lo sguardo fisso sulla parete davanti a sé, ma alla fine l’occhio ricadde quasi involontariamente lì sotto, prendendo a fissare quella zona con una curiosità decisamente non sua, e poco ci mancò che le venisse voglia di allungare la mano e...
«NO!», urlò quando si rese conto con immenso orrore che stare nel corpo di Sanji-kun stava rendendo anche lei una pervertita. Quella era la prova lampante che doveva trovare immediatamente Law e riacquistare il suo bellissimo – e innocentissimo – corpo.
Il rumore della porta che veniva spalancata all’improvviso mise fine a tutte le sue elucubrazioni.
«Nami-san, tutto bene?! Passavo di qui per andare in bagno e ti ho sentita urla...re».
Nami, i boxer ancora calati, sbiancò di colpo e voltò la testa a rallentatore.
Sanji – o meglio, il proprio corpo – era fermo sotto la soglia della porta e guardava nella propria direzione ad occhi spalancati.
Nami deglutì a vuoto. «Non è come pensi», fu la prima cosa che le venne da dire.
Sanji inarcò un sopracciglio, scettico, poi sorrise con espressione maliziosa. «Ah no, Nami-san? Perché in tal caso non avresti nulla di cui vergognarti! Finché sei ospite del mio corpo puoi farci tutto quello che vuoi, anche toccare il−».
«SANJI-KUN!», lo bloccò lei con occhi fiammeggianti. «Non viaggiare con la tua dannatissima fantasia perversa! Se mi trovo in bagno è perché ne avevo urgentemente bisogno, no?, grandissimo idiota!».
«L’avevo capito», ribatté lui, «ma ti ripeto che sono felicissimo che tu possa ispezionare il mio corpo! Insomma, ti capisco perfettamente: anche io vorrei fare la stessa cosa con il tuo!».
La navigatrice si rivestì in fretta e furia, e raggiunse il cuoco, puntandogli un pugno sotto il naso. «TU COSA?».
Sanji sorrise dolcemente, accarezzando con due dita la guancia ispida di Nami – o meglio, la propria.
«Non preoccuparti, Nami-san, nutro troppo rispetto nei tuoi confronti per fare qualcosa senza il tuo permesso. Il giorno in cui avrò il piacere di vedere e toccare interamente il tuo bellissimo corpo, tu sarai più che consenziente».
Nami si ritrasse, sbattendo le palpebre con aria perplessa. Era incredibile come Sanji-kun potesse risultare cavalleresco e farla sentire rispettata, amata, anche nella più perversa delle situazioni. In quel momento ebbe la conferma che dietro la facciata da pervertito si nascondesse un uomo dal cuore d’oro e si sentì stranamente lusingata all’idea di essere l’unica alla quale Sanji mostrava quell’aspetto di sé. Forse era vero che la considerava diversa dalle altre donne, più preziosa. Forse era vero che... che l’amava. A quel pensiero arrossì di botto – maledetto corpo di Sanji-kun, arrossiva troppo facilmente!
«Be’, il giorno in cui sarò consenziente è ancora molto lontano!», puntualizzò con cipiglio severo, incrociando le braccia al petto, sicura di smorzare in quel modo l’entusiasmo del cuoco, ma il volto di Sanji, invece di incupirsi, si illuminò ulteriormente.
«Nami-swan~♥... Mi stai forse dicendo che... in fin dei conti... ho una minima possibilità di...?».
«N-non ho detto questo! Intendevo...».
«MELLORINE~♥».
«...Oh, al diavolo!».

Di una cosa Nami era certa: Law gliel’avrebbe pagata con gli interessi.















Note dell'autrice:
In realtà avevo pensato ad un capitolo un po' più sentimentale, ma alla fine è uscito qualcosa di vagamente comico e forse anche un po' perverso (un po' mi sono vergognata a pubblicarlo). Sanji-kun sta influenzando anche me ahahah :') spero che i ruoli di Nami e Sanji non siano troppo confusi, fatemi sapere. Per questa one shot mi sono ispirata alla bellissima fanfiction di Lou Asakura HEART: SHAMBLES [perché non c'è mai limite al peggio....] che vi consiglio di leggere se non l'avete ancora fatto. Grazie a tutti coloro che mi seguono e commentano, grazie davvero ♥ critiche e commenti, come sempre, sono ben accetti. Alla prossima!

Soly Dea

  
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