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Autore: artemisia la fee    11/04/2015    1 recensioni
[Cross-over tra Doctor Who e Supernatural, con una versione umanizzata del TARDIS e dell'Impala]
TARDIS è solitaria, permalosa, strana. Impala è espansivo, solare, divertente. Lei una secchiona studiosa di fisica e astronomia. Lui un meccanico che vive solo per i motori e la musica rock.
Sono diversi, ad un primo sguardo e se le circostanze non fossero state quelle non si sarebbero mai incontrati, eppure è successo.
Perchè infondo tanto diversi non sono, devono solo scoprire cosa li rende uguali, più uguali di quanto non pensino.
*Doctor Who e Supernatural, sono due delle mie serie TV preferite e questa FF (la prima che scrivo, siate clementi) è dedicata non ai loro protagonisti ma al Tardis e all'Impala, perchè lo sappiamo non sono semplici mezzi di trasporto, sono molto di più.
Genere: Erotico, Fluff, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: Altri, Doctor - 10, Donna Noble, TARDIS
Note: AU, Cross-over, Lemon | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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TARDIS sentì arrivare Impala, prima ancora che la sua auto fosse visibile dalla finestra della sua stanza. Prima sentì "Highway to Hell" degli AC/DC sparata a tutto volume, poi sentì il rombo del motore, infine l'auto nera e lucente sotto i caldi raggi del sole estivo, parcheggiò davati a casa.
Andò ad aprire di corsa la porta e non appena lui entrò, la accolse con un lungo bacio. Aveva lavorato tutta la mattina e sulla pelle aveva ancora l'odore dell'officina. TARDIS, invece, era stata in Università con il naso fra i libri.
Donna non era in casa e dato che etrambi avevano il pomeriggio libero, avevano deciso di vedersi da lei. TARDIS doveva studiare, ma a lui non importava molto, gli bastava stare in sua compagnia.
L'estate era arrivata di colpo, sorprendendoli con un caldo insopportabile, che li costringeva a vivere all'ombra e a bere litri d'acqua.
"Cazzo che caldo" esclamò Impala riparandosi dentro casa.
Si appese gli occhiali da sole alla maglietta e si sventolò la faccia con il colletto. Aveva le guance arrossate e la fronte sudata.
"Sembra di stare in un forno la fuori" continuò, arrotolandosi i pantaloni fino al ginocchio.
"Se può consolarti sembra di stare in un forno anche qui dentro" ribattè TARDIS incamminandosi verso la sua camera.
"Che cazzo succede qui?" urlò Impala non appena fu entrato.
La stanza era un caos come al solito, ma questa volta c'era qualcosa in più. Sul pavimento davanti al letto erano posati due computer portatili, attorno ai quali erano sparpagliati fogli e libri aperti. Un unico cerchio libero, con una bottiglia di te freddo, era la prova di dove TARDIS fosse seduta.
"Oh nulla" rispose, scavalcando i libri e prendendo posto davanti ai computer "Ho iniziato un nuovo progetto"
"Programmi un'invasione aliena?" chiese sarcastico.
"No" rispose ridendo "Sto calcolando la posizione delle stelle e l'allineamento dei pianeti in determinati momenti del passato"
"Momenti del passato?"
"Si, i cosidetti Punti Fissi"
"Punti Fissi? Preferivo l'invasione aliena" chiese, sempre più confuso.
"Sono determinati avvenimenti che non possono essere cambiati"
"E perchè?"
"Perchè cambierebbe il futuro. Immagina di avere una macchina del tempo e non so, impedire che scoppi la Rivoluzione Francese o salvare Pompei o addirittura non far scoprire l'America a Colombo. Il futuro cambierebbe drasticamente, sono Punti Fissi che non possono cambiare. Capito?"
"Si ho capito" rispose, rimanendo comunque confuso. "Perchè lo fai?" chiese dopo un attimo di silenzio.
"Ehm, ehm" balbettò TARDIS, scrivendo qualcosa su un quaderno "Non lo so"
"Non lo sai?" 
"Non c'è un motivo. Le cose che faccio non devono per forza avere un senso. Era un progetto che volevo iniziare da tempo e mi ha sempre incuriosito. Poi chissà, magari alla fine scoprirò qualcosa di utile"
"Ok, se lo dici tu" concluse Impala. "Vabbè io vado a farmi una doccia veloce, tu divertiti con i tuoi Punti Fermi"
"Fissi" lo corresse.
"Quello che sono" e si chiuse la porta alle spalle.
TARDIS si immerse nel suo progetto, con il suono dolce dell'acqua fresca che scorreva sul corpo di Impala.
Dieci minuti dopo uscì dal bagno, con i pantaloni arrotolati fino alle ginocchia, senza maglietta e con i capelli bagnati.
"Mi domando perchè mi sono fatto la doccia" esclamò scavalcando un libro e sedendosi sul letto dietro a TARDIS "Sono più sudato di prima"
"Si chiama estate" rispose lei senza distogliere lo sguardo dallo schermo del pc, poi allungò la mano e prese la bottiglia di te freddo. "Bevi" disse passandogliela.
Impala bevve a lughi sorsi, poi la riappoggiò sul pavimento e si sporse verso TARDIS.
"Donna dello spazio" sussurrò malizioso accarezzandole la spalla "Hai finito?"
"Impala" rispose, ignorandolo completamete "Mi passeresti quel libro con la copertina rossa?" 
Lui alzò gli occhi al cielo, poi si sporse dal letto e lo prese, infine scivolò giù e si sedette dietro la schiena di TARDIS.
"Grazie" disse aprendolo e sfogliandolo.
Impala le circondò la vita con le braccia, nonostante il caldo e le sussurrò all'orecchio "Perchè non fai una pausa?"
TARDIS questa volta fu costretta a distrarsi. Chiuse il libro e voltando leggermente la testa, guardò Impala. "Dammi un buon motivo" rispose maliziosa.
Impala rispose baciandola, come se non volesse che le sue labbra si allontanassero e la strinse ancora di più a se. TARDIS affondò una mano nei suoi capelli ancora umidi e lo tenne fermo contro le proprie labbra.
"Ti sembra un buon motivo?" le sussurò scostandole i capelli sudati dal collo.
"Si, mi sembra un buon motivo" concordò sfiorandogli la guancia con la punta del naso.
"Facciamo un patto" continuò "Inserisco solo gli ultimi dati e aspetto che finisca di scaricarsi il file" disse indicando il computer, dove una barra, che lentamente diventava verde, segnava 76%.
"Ok. Io che faccio intanto?"
"Ho una camera piena di cose, divertiti" disse, agitando la mano, per poi tornare al suo progetto.
Impala si alzò ridendo e sbuffando al tempo stesso. Iniziò a vagare per la stanza. La scrivania era invasa di libri, persino il mappamondo sembrava soffocare sotto quelle colonne di carta. Si appoggiò al ripiano e guardò la bacheca, dove stavano attaccati con delle piccole calamite post-it e volantini.
Accanto c'era un quadretto con una targa per il "Primo Premio al Concorso di Scienze", una piccola TARDIS di dieci anni, sorrideva nel suo vestito blu.
Di seguito c'era una foto in cui abbracciava John e Donna.  L'ultima foto era stata aggiunta di recente, c'erano lui e TARDIS.
L'avevano scattata a casa sua, lei indossava una maglietta spiegazzata dei Pink Floyd e lo abbracciava sdraiata sul letto. Avevano appena fatto l'amore, ricordò sorridendo.
Si appoggiò alla libreria, che sembrava stesse per crollare sotto il peso dei libri. Lui era convinto di averne tanti, ma si sbagliava.
Erano libri che non avrebbe mai letto. C'erano una quantità industriale di noiosissimi libri storici, trattati, biografie e diari. Ma i peggiori erano altri. I libri di scienze, di fisica, di matematica e di astronomia. Erano enormi tomi da mille e più pagine, vecchi e nuovi, pieni di note a matita scritte nella calligrafia tutta cerchi di TARDIS. Ne prese uno e lo aprì, solo per richiuderlo subito dopo con un brivdo. Scritte microscopiche e numeri, tantissimi numeri.
Alla fine si sedette sul pavimento e osservò una libreria più piccola dell'altra. Un titolo catturò la sua attenzione e lo fece ridere. Si chiamava "Mio padre è un alieno". Lo prese e le pagine si aprirono da sole, per fermarsi in un punto preciso nel mezzo.
Impala si ritrovò a guardare un volantino, uno che conoceva bene, perchè ne aveva uno identico a casa nel suo diario. Era il volantino della "Haunted Holmes House". 
La "Haunted Holmes House" era una vecchia villa risalente alla metà dell'ottocento. Secondo la leggenda Mr. Holmes, il proprietario, una notte aveva brutalmente ucciso a sangue freddo la moglie, i loro tre figli piccoli e i due domestici, per poi impiccarsi nel portico.
La casa, dopo l'orribile fatto, era rimasta disabitata. Nel corso degli anni solo altre due famiglie vi avevano abitato. La prima famiglia era rimasta solo per una settimana, perchè il marito aveva cercato di uccidere la moglie. Quando la polizia aveva interrogato la donna in stato di shock, lei era stata in grado solo di sussurrare due parole "Mr. Holmes".
Da quel giorno tutti ebbero la certezza e la conferma che la casa fosse infestata dagli spiriti di Mr. Holmes e della sua famiglia.
L'ultimo compratore e attuale proprietario, era un ricco imprenditore che sfruttando la fama che aleggiava attorno alla casa, l'aveva comprata e ristrutturata per farne un hotel da brivido.
Impala prese il volantino e lo aprì. Dentro vi trovò la prenotazione per due persone, della durata di una notte.
"TARDIS" chiamò, con la voce che gli tremava.
"96%" si limitò a rispodere.
"TARDIS" continuò lui "Perchè hai una prenotazione per la "Haunted Holmes House"?"
"Cosa?" chiese, alzando per la prima volta gli occhi dai computer.
Non appena vide Impala e quello che aveva in mano, il panico si dipinse sul suo volto.
"No, no, no" urlò scattando in piedi.
Cercò di prendere il foglio ma Impala si rimise in piedi e tenne il volantino in alto sulla testa, fuori dalla sua portata. TARDIS saltò e gli afferrò il braccio, ma lui era troppo alto e forte per lei.
"Impala, dammi quel volatino" disse infine, sconfitta ma senza demordere.
"Prima mi spieghi perchè" disse senza abbassare il braccio.
"Perchè cosa?"
"Perchè hai una prenotazione per la "Haunted Holmes House""
"No, ora dammi quel foglio" disse, allungando la mano.
Scrutò il viso di Impala. Non sembrava arrabbiato, più che altro sembrava divertito.
"TARDIS" continuò lui, alzando un sopracciglio.
"Oh, accidenti" urlò lei "Come hai fatto a trovarlo? Lo avevo nascosto"
"Ti sembrava un buon nascondiglio "Mio padre è un alieno"?"
"Si, non pensavo che qualcuno si sarebbe messo a sfogliarlo"
"Ora mi dici perchè hai questa prenotazione?". La voce si addolcì e abbasso il braccio.
TARDIS prese il volantino e lo appoggiò sulla scrivania, poi fece un respiro profondo e guardò Impala.
"Doveva essere una sorpresa" disse sforzando un sorriso "Tra un paio di settimane facciamo tre mesi e volevo organizzare qualcosa di speciale. Ho trovato il volantino nel tuo diario e ho pensato ti sarebbe piaciuto"
Impala le accarezzò la guancia e la attirò lentamente a se, stringendola fra le braccia e baciandola dolcemente.
"Mi dispiace aver rovinato la sorpresa" disse.
"Prima o poi lo avresti scoperto" ribattè sorridendo "Certo che anche tu, fra tutti i miei libri "Mio padre è un alieno" dovevi prendere?"
"Aveva un titolo buffo e strano" si giustificò "Mi sono incuriosito"
TARDIS scosse la testa e scoppiò a ridere. In quel momento dal computer, provenne un bip. Il file aveva finito di scaricarsi.
Alzò gli occhi verso Impala e gli sussurrò "100%. Ora posso prendermi una pausa"
Lo prese per mano e lo portò lentamente verso il letto, scavalcando i libri e i fogli sparpagliati sul pavimento"
TARDIS si tolse la canottiera e Impala, afferrandola per i fianchi, la sdraiò sul materasso sotto di se. Le lenzuola si appiccicarono alla schiena sudata. Impala le accarezzò il ventre con le labbra, salendo lentamente verso il seno e il collo, con una scia di baci.
"Grazie, Donna dello spazio" le sussurrò "Era da tanto tempo che volevo visitare la casa, ma non ne ho mai avuto l'occasione. Hai realizzato un mio sogno. Grazie"
Nei suoi occhi vi lesse tanta gioia e gratitudine. Si strinse nelle spalle senza sapere cosa dire.
"Ora" continuò lui accarezzandole i fianchi "Sarà meglio che ti ringrazi come si deve"
Poi il caldo opprimente dell'estate, fu l'ultimo dei loro pensieri.


Qualche settimana dopo, Impala passò in macchina a prenderla sotto casa. TARDIS se l'era immaginata diversamente la cosa, quando aveva deciso di prenotare la stanza.
Aveva pensato di invitare Impala a casa per un normalissimo pranzo, per poi inaspettatamente fargli la sorpresa e dirgli che quella sera sarebbero andati alla "Haunted Holmes House".
Ma dato che lui aveva rovinato tutto scoprendolo prima, si era dovuta accontentare di un "Ti passo a prendere alle otto", scritto via messaggio.
Arrivarono alla villa al tramonto.
TARDIS non credeva nei fantasmi, non credeva che la casa fosse stregata. A guardarla le sembrava solo una serie di porte e finestre.
Impala invece, che hai fantasmi ci credeva, guardava quelle porte e quelle finestre come se fossero d'oro.
La villa era stata ristrutturata, ma in maniera tale che sembrasse ugualmente vecchia e trascurata. Vernice bianca alle pareti di legno, agli infissi e alle persiane, ma il tutto accuratamente scrostato. Al tetto mancava qualche tegola e nel giardino crescevano arbusti, appositamente secchi e inquietanti.
A TARDIS sembrò di trovarsi nell'attrazione di un Luna Park. Per Impala, nel cuore dell'oscurità umana.
Camminarono verso una casetta dove si trovava il custode e la reception. Li salutò un uomo basso, con i capelli scuri e un sorriso, che sembrava perenne, sul volto.
"Benvenuti alla "Haunted Holmes House"" esclamò con enfasi "Io sono Gabriel, avete la vostra prenotazione?"
"Certo" rispose TARDIS porgendogli il foglio.
"Perfetto" continuò una volta controllato su un computer e inserito i loro dati "Questa è la chiave della vostra stanza" disse.
Impala la prese, poi lo guardò e gli chiese "Ci sono altri clienti?"
"No, nessuno. Solo voi e ovviamente gli spiriti che la abitano" concluse abbassando il tono della voce e strizzando l'occhio a TARDIS, che sbuffò.
"Non credete ai fantasmi?" le chiese. 
"No, non credo ai fantasmi" rispose con serietà.
"Dovreste"
TARDIS sbuffò ancora e prese la propria borsa, poi con Impala camminarono verso il portico d'ingresso.
L'interno della casa era esattamente come l'esterno. Tutto aveva l'aria vecchia e mal ridotta, come se lo sfarzo si stesse lentamente spegnendo. Ma come l'esterno, tutto era stato architettato da mani esperte. I mobili sembravano vecchi, ma non lo erano. I tavoli e le mensole erano ricoperti di centrini e suppelletili. Alle pareti quadri e vecchie foto ingiallite. La carta da parati e i tappeti erano orrendi.
"E' meraviglioso" esclamò Impala estasiato guardandosi intorno.
TARDIS lo guardò incredula. "Si, meraviglioso" disse cercando di essere il più convincente possibile.
"Ehi, c'è il buffet" disse entrando nel soggiorno.
Lei lo seguì verso un tavolo imbandito di pizzette, tramezzini e bevande. Impala prese un panino e iniziò a mangiarlo guardandosi intorno. TARDIS si accontentò di bere del te freddo.
"Allora quando arrivano i fantasmi?" chiese, cercando di essere il meno sarcastica possibile.
"TARDIS" la rimproverò lui "I fantasmi sono entità tormentate, che vivono su un piano diverso dal nostro. Non compaiono a comando. Non la senti?" chiese infine.
"Cosa?" domandò.
"L'energia che c'è in questa casa" rispose strofinandosi le braccia come se sentisse freddo.
"Io non sento nulla"
Impala sbuffò e si diresse verso una credenza in legno dove, riparati dietro un vetro, stavano una serie di vecchie fotografie in bianco e nero e una serie di brutti soprammobili.
"Di quello che c'era nella casa ai tempi di Mr. Holmes" disse Impala "Non è rimasto quasi nulla. Gli unici oggetti che si sono salvati sono qui. Questo è lui con la sua famiglia" disse indicando una foto. Era in bianco e nero, tutta roviata, ma si riuscivano ugualmete a distinguere i personaggi. 
Una donna dai capelli scuri, vestita di pizzi e fiocchi, sedeva ad una poltrona con in braccio un neonato. Accanto a lei c'erano due bambini più grandi, un maschio e una femmina. Dietro di loro stava in piedi un uomo. Aveva i capelli scuri, un paio di folti basettoni e stava ritto e fiero nel suo completo scuro.
Nella foto non sorrideva nessuno, erano inespressivi, come se fossero finti. Sembrava di guardare una serie di manichini in posa.
"Che famiglia felice" esclamò TARDIS con sarcasmo.
"Questa foto venne scattata quattro mesi prima del massacro" disse, con un tono alquanto lugubre.
"Ah" fu l'unica cosa che fu in grado di dire.
"Vieni" disse all'improvviso prendendola per la mano "Voglio vedere una cosa"
Attraversarono una porta ed entrarono in un piccolo salottino. Impala si fermò davanti alle porte della finestra che dava sul portico. "Qui è dove Mr. Holmes si è suicidato dopo il massacro" disse aprendo la finestra.
L'aria era fresca, tipica delle sere d'estate. Il sole era quasi calato del tutto, rimaneva solo una scia rossiccia oltre le cime degli alberi.
"Guarda" disse Impala, indicado una trave sopra i gradini d'ingresso "Si vedono ancora i segni dove la corda ha inciso il legno sotto il suo peso"
TARDIS guardò ed effettivamente vide i solchi nel legno. Il portico era spoglio e invaso da qualche rametto secco, c'era un dondolo poco distante e alcuni vasi di fiori appesi alle travi. Quando il vento si alzava, cigolavano.
"Alcune persone dicono di averlo visto aggirarsi qui la notte" disse Impala scrutando il prato davati a loro.
"E speri di vederlo anche tu?" chiese.
"Non lo so, credo di si" rispose stringendosi nelle spalle.
TARDIS rise  e scosse la testa. "Perchè non andiamo a vedere la nostra sanza?" propose.
"Ottima idea" concordò.
Rientrarono in casa e tornarono all'ingresso, dove avevano lasciato le borse.  Non appena arrivarono, TARDIS si bloccò, la porta era aperta.
"Impala, ti sei dimenticato di chiudere la porta" lo rimproverò.
"Io l'ho chiusa la porta" rispose.
"E allora perchè è aperta?"
Impala la guardò, poi con un sorrisino maliziosi disse: "Forse sono stati i fantasmi"
"Oh, sta zitto" urlò prendendo la borsa e salendo le scale, che scricchiolavano terribilmente.
"Qual'è la nostra stanza?" chiese accendendo la luce del corridoio. Un corridoio lungo pieno di porte, con quadri alle pareti e la solita orribile carta da parati.
"Quella in fondo" rispose "Ma prima voglio vedere una cosa"
"Cosa?"
"Le stanze dove Mr. Holmes ha ucciso la famiglia"
Aprì la prima delle staze. Al centro c'erano due lettini, mentre in un angolo una culla. Tutto era bianco, dalle pareti, alle lenzuola, alle tende, mentre il pavimento era cosparso di vecchi giocattoli in legno, bambole, trenini e soldatini.
TARDIS guardò la stanza e per la prima volta sentì un brivido correrle lungo la schiena.
Alzò gli occhi e notò una teca, posta sopra alla culla. Dentro c'era un completino bianco da neonato completo di scarpine e cuffia.
"Qui è dove" chiese a fatica "I bambini?"
"Si" rispose "Tutti e tre, nei loro letti mentre dormivano"
"Andiamo via" disse mentre chiudeva la porta "Non mi piace questa stanza"
"Non vuoi vedere le altre?" le chiese titubante.
"Qual'è la prossima?"
"Quella dove ha ucciso la mogllie"
" Ok, vediamola" dissi prendendogli la mano "Tanto io ai fantasmi non ci credo"
Impala aprì la porta. La camera matrimoniale era grande, con un letto a baldacchino circondato da tende bianche. Dalle pareti fissavano severi una serie infinita di ritratti.
"Lei è morta li" disse Impala indicando il letto.
TARDIS esplorò la stanza, guardando la cassettiera di fronte a lei, dove stava un enorme porta gioie.
"Hai presente che a quel tempo era usanza fotografare i morti come se fossero vivi?" le chiese Impala avvicinandosi a lei.
"Si" rispose mentre gli prendeva la mano.
"Con gli Holmes non fu possibile, i loro corpi erano ridotti troppo male"
SBAM
In quel momento una finestra si aprì e andò a sbattere contro il muro. Impala e TARDIS spaventati, arretrarono e urtarono la cassettiera, che fece aprire il portagioie, che si rivelò essere un carillon. La musica iniziò a suonare e la ballerina a girare. TARDIS si portò una mano al cuore che batteva all'impazzata.
"Che cazzo" urlò Impala "Mi sono spaventato"
"Non dirlo a me" disse cercando di controllare il respiro.
Impala camminò verso la finestra e la richiuse, poi chiuse anche il carrillon e il silenzio tornò.
"Ora possiamo andare nella nostra stanza?" chiese lei imboccando il corridoio.
"Si" rispose seguendola.
La loro stanza era una versione più piccola e sobria di quella padronale, anche se aveva lo stesso letto a baldacchino bianco, i quadri alle pareti e i vecchi soprammobili.
"Qui c'e morto qualcuno?" chiese TARDIS posando la borsa su una sedia.
"No, qui nessuno" rispose sedendosi sul letto.
"Allora speriamo che nessun fantasma ci disturbi" disse avviciandosi a lui e circondandogli il collo con le braccia.
"Finalmente soli" disse accarezzandole i fianchi.
TARDIS si chinò a baciarlo, Impala ricambiò perdendosi nelle sue morbide labbra.
"Vado un attimo in bagno e torno, ok?" disse lei riprendendo la borsa.
"Ok" ripose "TARDIS, aspetta un attimo" la fermò poi in tempo per un braccio "Volevo ringraziarti ancora per questo e scusarmi"
"Scusarti? Per cosa?"
"Perchè una casa infestata dove sono morti bambini non è il posto più romantico in cui trascorrere l'anniversario con la propria ragazza"
"Impala, non mi importa del romanticismo. Ho scelto io questo posto perchè a te piace. Ci sei tu e questo mi importa, fantasmi o non fantasmi". Impala la guardò sorridendo e lei ricambiò.
"Ora aspetta qui" disse sfiorandogli le labbra con le dita.
TARDIS andò in bagno, si lavò i denti e cercò di sistemarsi i capelli, poi dalla borsa tirò fuori un completo che aveva comprato proprio per quell'occasione.
Era composto da reggiseno e slip, più un babydoll trasparente. Erano blu notte. Lei non era il tipo di ragazza che indossava quel genere di cose, ma quando gli aveva visti, aveva pensato che ad Impala sarebbero piaciuti, così lo aveva comprato.
Si guardò un'ultima volta allo specchio, poi si voltò e qualcosa alle sue spalle scricchiolò.
Si girò, e vide lo sportello del mobiletto sopra al lavandino, aperto. Lei non lo aveva aperto. Improvvisamente sentì freddo. Scosse la testa e chiuse di scatto l'antina.
"Non esistono i fantasmi" si disse, poi prese coraggio e tornò da Impala come se non fosse successo nulla.
"Ehi, finalmente" disse voltandosi verso di lei e quando la vide "Cazzo" esclamò squadrandola da capo a piedi.
"Ti piace?" gli chiese.
Impala continuò a fissarla senza dire nulla. Poi la prese e la attirò a se, portandola davanti allo specchio sopra al comodino.
Si guardarono entrambi riflessi alla debole luce della lampada. Impala le scostò i capelli dalla spalla e le accarezzò il collo con le labbra.
"Devo tenerti stretta questa sera" sussurrò facendo scorrere la mano sotto il babydoll "Oppure ogni fantasma della zona verrà a cercarti"
TARDIS rise e lasciò che le mani di Impala la accarezzassero e le sue labbra le baciassero le spalle.
"Sai, dicono che Mr. Holmes avesse gusti piuttosto strani" continuò Impala "Dicono che fosse un sadico. Che una volta sua moglie si presentò dal medico con dei segni rossi intorno al collo e ai polsi. Raccontò che suo marito l'aveva legata al letto con delle catene. Chissà se sono ancora da qualche parte, potremmo cercarle e ..."
Le parole rimasero sospese nell'aria, cariche di sottintesi. TARDIS riuscì a sentire solo le sue dita che le accarezzavano il collo e scendevano verso il seno.
Guardò i loro riflessi allo specchio e lo sguardo che Impala le rivolse le fece infiammare le guance e allo stesso tempo, rabbrividire.
Impala si tolse la maglietta e i pantaloni, la sua pelle a contatto con quella di TARDIS era fredda, sembrava che l'intera stanza si fosse raffreddata.
"Il completo è molto sexy" le sussurrò stringendola a se "Tu sei molto sexy, ma senza sei molto meglio". Impala le sfilò il babydoll e le voltò la testa per baciarla.
"Perchè fa così freddo?" gli sussurrò, mentre affondava le dita nei suoi capelli.
"Sono i fantasmi" rispose "Ma ci sono io qui a scaldarti"
La abbracciò tenendola stretta a se. Camminarono verso il letto e Impala la sdraiò tra le lenzuola bianche.
Si chinò sopra di lei e le scostò i capelli dalla schiena, tenendole i polsi sotto di se. Le baciò il tatuaggio tra le spalle, facendo scorrere le labbra lungo la spina dorsale.
Sdraiato sopra di lei Impala le slacciò il reggiseno. TARDIS gli prese la mano e la portò sul proprio seno. Poi tutto quello che sentì fu lui che le toglieva gli slip e la faceva sua.
Fecero l'amore su quel brande letto bianco, con il vento che fuori faceva sbattere un ramo contro il vetro della finestra. In quella grade casa inquietante, dove tante cose brutte erano successe, riuscirono a tirarne fuori qualcosa di bello.


Qualcosa svegliò TARDIS nel cuore della notte. Aprì gli occhi e guardò la stanza buia attorno a se.
Tutto sembrava tranquillo, la stanza era fredda e il vento continuava a sibilare fuori dalle finestre. Impala le dormiva accanto, il suo respiro per un attimo si condensò in una nuvoletta. Stava per sdraiarsi ancora, quando uno scricchiolio la rimise in allarme.
Sembrava provenire dal corridoio ed era continuo. Per un attimo le vennero in mente le scale che, quando erano saliti, avevano scricchiolato.
"Non è niente" si disse "Stai immaginando tutto. Ora torna a dormire". 
Ma lo scricchiolio persisteva.
"Impala" sussurrò toccandogli una spalla "Impala"
Lui aggrottò le sopracciglia e a fatica aprì gli occhi.
"TARDIS" sussurrò "Che c'è?"
"Io ... ehm....." balbettò. Ma Impala capì, perchè anche lui sentì lo scricchiolio provenire dal corridoio.
Si voltò a guardarla e sul suo volto passarono allo stesso tempo, spavento ed eccitazione. Accese la lampada accanto e lentamente scese dal letto, cercò i vestiti e camminò verso la porta.
"Impala" sussurrò TARDIS imitandolo "Che fai?"
"Shush. Voglio vedere"
"Impala, non sono i fantasmi". E in quel mometo la luce tremò, accendendosi e spegnendosi in continuazione.
Si voltarono spaventati e si guardarono intorno. Impala si posò un dito sulle labbra e le prese la mano. Aprì la porta e accese la luce del corridoio. Anche quella si mise a tremare.
"Che cazzo sta succedendo?" chiese TARDIS.
"E' la casa" sussurrò lui.
"Non essere stupido" continuò.
Avanzarono lungo il corridoio verso le scale, con la luce che contiuava a spegnersi e riaccendersi. La mano di Impala era sudata.
Ad un certo punto, quando TARDIS era quasi giunta al primo gradino, si voltò e tra il lampeggiare delle lampadine, vide qualcosa.
Durò un attimo, giusto un battito di ciglia, ma le sembrò che in fondo al corridoio ci fosse qualcuno.
Una sagoma vestita di bianco. Una sagoma che era troppo piccola per essere un adulto, assomigliava di più ad un bambino. Sbattè le palpebre confusa e quando guardò di nuovo, era sparita.
Si aggrappò al braccio di Impala e lo spinse giù per le scale.
"Andiamo fuori" gli disse nervosa.
"Cosa?" le chiese.
"Ho visto qualcosa. Fammi uscire di qui" insistette.
Corsero giù per le scale e spalancarono la porta uscendo dalla casa, sorpresi da una raffica di vento e dalla notte.
Si fermarono, mezzi svestiti, al centro del viale d'ingresso. Con il fiato corto, si guardarono intorno.
Nella notte qualcuno rise.
Si voltarono di colpo, con il cuore che batteva a mille e davanti a loro...
"Dean?" disse Impala confuso "Sam?"
I fratelli Winchester avanzavano verso di loro, senza smettere di ridere.
"Cosa cazzo ci fate qui?" urlò, stringendo a se TARDIS e nascondendola dietro di se, dato che a parte il completino e il babydoll non indossava nulla.
"Piaciuto lo scherzo?" disse Dean con un sorriso sprezzante.
"Cosa?" risposero all'unisono.
"Era uno scherzo" intervenne Sam.
"Cosa era uno scherzo?" continuò Impala.
"Le luci, gli scricchiolii, il freddo" elencò Dean.
"Ma siete impazziti?" urlò Impala scagliandosi contro di lui e afferrandolo per il colletto della camicia a quadri.
"Ehi andiamo, era solo uno scherzo" intervenne Sam separandoli.
"Come...come cazzo avete fatto?"
"Gabriel" disse Dean "E' un amico di Cas, ci ha aiutato lui. E' bastato regolare i condizionatori, giocare con l'impianto elettrico, registrare qualche suono e scricchiolio"
Impala e TARDIS li fissarono sconcertati e increduli, senza sapere cosa dire.
"Complimenti coglioni" gli urlò lui "Avete rovinato un'ottima serata"
"Oh andiamo Baby" disse Dean "Vi siete divertiti ammettetelo"
"Molto maturi" intervenne TARDIS "Bravi. Qualche scricchiolio, un po di luci tremolanti. E per il bambino in corridoio, come avete fatto?"
"Bambino in corridoio?" chiese Sam.
"Quale bambino?" continuò Dean.
"Quello che ...." cercò di dire TARDIS, poi si bloccò.
"Non abbiamo fatto nulla noi"
TARDIS rimase a fissarli, senza sapere se credergli o no.
"Oh andate a quel paese" urlò voltandosi e tornando verso la casa "I fantasmi non esistono"
"TARDIS, aspetta" urlò Impala "Con voi due faccio i conti domani" e la seguì in casa.


Sdraiati entrami nel letto, stretti l'uno all'altro, riflettevano su quello che era appena successo.
La casa era tornata tranquilla. Niente luci tremolanti, aria fredda e scricchiolii.
"Me la pagano quei due" disse Impala accarezzandole la guancia "Stai tranquilla"
"Lasciali stare. Alla fine hanno movimentato un po la serata" 
"Anche troppo" continuò sorridendo "Però non capisco una cosa"
"Cosa?"
"Hai sul serio visto un bambino?"
Stava per rispondere di si, ma cambiò idea.
"No, sarà stata un'allucinazione. Ero suggestionata, con le luci tremolanti e le tue storie sui fantasmi. Ho visto un ombra e l'ho scambiata per un bambino"
"Quindi continui a non credere ai fantasmi?"
"Esatto" rispose, anche se la sua voce le sembrò un poco incerta.
"Sicura?" le chiese.
"Impala, stai zitto" disse, per poi chiudergli la bocca con un bacio.



  
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