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Autore: misslittlesun95    12/04/2015    3 recensioni
Claudia Petrolini ha trentun anni ed è già madre, moglie, medico, deputata ed ex ministro.
Questo perché dieci anni prima ha trovato la forza e il coraggio di iscriversi al partito Comunista e abbandonare tutta la sua vita, passata in un quartiere degradato e malfamato di Roma, per inseguire i suoi sogni.
Adesso però il suo passato è tornato, a tre settimane dalle elezioni, con le sembianze di un uomo buttatosi dall'alto di un palazzo in costruzione
quell'uomo è Oscar, amico di Claudia per un periodo che parve eterno fino al giorno della sua scelta.
Catapultata d'improvviso nel mondo reale si scopre fragile e, soprattutto, fisicamente debilitata, malata, non più il forte personaggio pubblico da tutti conosciuto ma una semplice donna.
Abbandona la politica e tenta di salvarsi e guarire, di riprendersi pezzi di vita che temeva di aver perso.
Cercando la forza di essere se stessa nelle parole che le disse Oscar durante il loro ultimo incontro: "Ricordati di guardare il tramonto. [...] Te guardalo, sempre, così magari ti ricorderai di me e di questi anni che ti apparterranno fino alla fine della tua vita."
Genere: Commedia, Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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Capitolo IX

- Linfoma di Hodgkin, quarto stadio, probabili metastasi alla colonna vertebrale e i polmoni.
In una situazione normale saresti ricoverata subito e al massimo dopodomani inizieresti la chemioterapia.-
Francesco aveva parlato con davanti a sé i fogli dei referti delle analisi.
- Ma non si può fare, e in ogni caso non hai la certezza né della diagnosi né della stadiazione, visto che non ci sono ancora i risultati dell'agoaspirato.-
- Ma per favore, Claudia.- Sbottò l'uomo. - Smettila di nasconderti dietro a un dito.-
La donna sospirò.
- Non è facile accettare una cosa simile, soprattutto non è facile pensare a quello che accadrà a me e alla mia famiglia.-
Francesco le prese le mani. - Stai tranquilla, andrà tutto bene. Scusami se sono stato burbero, sia prima che l'altro giorno, ma mi sono preoccupato sia per le tue condizione che per il poco peso che gli hai attribuito.-
- Lo so, non preoccuparti, posso capire quello che provi.- Rispose lei con un leggero sorriso. - Però adesso non so davvero cosa fare, non posso iniziare le cure in questo momento, è fuori discussione.-
Riganese cercò di comprendere ancora una volta le ragioni dell'amica, anche se come medico gli pareva una follia non cominciare immediatamente le terapie, vista soprattutto la gravità della situazione.
- Dopo le elezioni, nella speranza che queste due settimane non ti portino peggioramenti. Ti ripeto però che qualsiasi cosa accada, se ti senti male o altro, devi correre in ospedale; non pensare a come possa venire fuori la notizia o cosa si possa dire in giro. È difficile, lo so, ma qui c'è in gioco la tua vita, Claudia, e credo tu lo sappia anche meglio di me.-
La deputata annuì e, come sempre faceva quando il discorso prendeva pieghe che non le piacevano, distolse lo sguardo dall'interlocutore rimanendo zitta.
Aveva quasi voglia di piangere.
Come malata di cancro non ci si vedeva, non si era mai vista ammalata gravemente di nulla, e anche quando pochi anni prima aveva cominciato i periodici controlli ginecologici che ogni donna doveva fare non si era poi mai preoccupata più di tanto.
Era uno scrupolo, una routine, nulla più.
Come Ministro si era anche occupata delle campagne di prevenzione, ma come donna era sempre stata certa che i suoi esami sarebbero stati perfetti ogni volta.
E di fatti gli esami ginecologici, probabilmente, sarebbero stati buoni anche in quel periodo, ma il male aveva deciso di colpirla ugualmente, in un altro modo, facendo crollare tutte le sue certezze.
Proprio come aveva fatto il suicidio di Oscar.
Le si gonfiarono gli occhi di lacrime ma ancora una volta non volle piangere, decisa a mostrarsi forte come suo solito. -
- Sarà lungo?- Domandò.
- Dipende da quanto effetto farà la chemioterapia. Dobbiamo fare analisi più approfondite alla schiena e ai polmoni, ma credo che in ogni caso ci sarà bisogno di operare, e dunque è possibile anche vi sia la necessità di qualche ciclo di radioterapia.-
- Il pacchetto completo, quindi, non mi faccio mancare nulla.- Commentò sarcastica. - Sarebbe cambiato qualcosa se mi fossi fatta visitare prima?-
Il medico deglutì. Si aspettava quella domanda e sapeva che l'amica avrebbe di certo preferito la verità a una qualche rassicurante bugia.
- Sì, se appena accusati i primi sintomi ti fossi fatta visitare è probabile che ora saresti sotto terapia ma con una prognosi migliore, per quanto anche adesso le possibilità di guarigione siano alte, è chiaro.
- Oh sì, so bene che sono stata fortunata, vi sono malattie molto meno curabili.- Replicò al suo solito modo.
Rimasero ancora in silenzio, e Francesco si stupì di come l'amica riuscisse quasi a scherza su quella situazione, benché vedeva i suoi occhi mostrare i sentimenti che realmente provava.
- Se non hai altre domande vorrei fartene una io, Claudia.-
- Dimmi pure.-
- Posso capire la stanchezza e la mancanza di appetito, in un periodo stressante può capitare, e se mangi poco si potrebbe definire normale anche la perdita di peso.
Il sudore notturno e quelle continue influenze anche ti avrebbero dovuto allarmare, soprattutto viste le tue conoscenze in campo medico, ma se proprio anche queste vogliamo dire fossero comprensibili io non capisco come tu abbia fatto a non preoccuparti quando ti si è gonfiato quel linfonodo sul collo, fatto che, già mi sembra di avertelo detto, instaura dubbi in tutti, anche in chi di linfonodi e linfomi non ha mai sentito parlare.-
La donna scrollò le spalle e giocò un po' con una ciocca di capelli prima di rispondere.
- Inizialmente mi sono convinta che si trattasse di un lipoma, ma è chiaro che le somiglianze in italiano non siano ugualmente tali in medicina.- Aveva sorriso ancora, lasciando l'amico senza parole.
Improvvisamente il medico lasciò perdere l'umano desiderio di consolarla, comprendendo da quel suo modo di fare che non voleva soffrire lì ma dopo, quando sarebbe stata circondata dalla famiglia o addirittura in completa solitudine.
- Hai detto “inizialmente”, mi viene il dubbio che...-
- Sì, sospetto da diverse settimane che un qualcosa di grave si sia impossessato del mio corpo, e avevo quasi la certezza di cosa potesse essere. È per questo che sono molto meno sconvolta di come sarebbe qualcun altro.
Io più che una diagnosi ho ricevuto una conferma, il difficile sarà il resto... parlarne a casa, essere ricoverata, allontanarmi ancora da mio figlio, spiegare a un bambino così piccolo una situazione così complessa... ma ora non ci voglio pensare, domani farò ritorno a casa e si vedrà.- Concluse.
- Se hai bisogno di aiuto anche per questo sai che non devi esitare non dirmelo.-
- Sì, sì lo so, grazie, ma credo si tratti di una cosa che devo fare da sola.-
Poco dopo Claudia disse che era giunta per lei l'ora di tornare ad Ostia, e Francesco si propose per accompagnarla fino alla macchina.
- In settimana ti chiamo per i risultati dell'agoaspirato e le altre analisi di cui c'è bisogno.- Le disse mentre la guardava legarsi la cintura e mettere in moto.
- Sì, ma stai tranquillo. Sembri quasi più preoccupato tu di me.-
- Ti voglio bene, è normale.-
- Lo so... Ti voglio bene anche io.-
- Guida piano e fammi sapere come stai, ricordati di quello che ti ho detto.-
La donna non rispose più, si limitò a fare un cenno con la mano, sorridere e partire.
Non pensò a nulla fino all'arrivo a Ostia, e la prima cosa che fece quando vi giunse fu andare al ristorante a salutare Roberto e Andrea.
Com'era ovvio non disse loro nulla di ciò che aveva scoperto, semplicemente si limitò a ringraziarli per quei giorni, e quando, prima di andare via, Roberto le disse che si aspettava di rivederla spesso con marito e figlio durante l'estate che stava per cominciare non poté fare altro che rispondere “sì” a voce bassa cercando di non far notare il dolore che le portava quella frase.
A casa riaprì, per la prima volta dopo un anno, l'armadio dove tenevano i costumi da bagno e i teli da mare, decisa a fare il primo e probabilmente ultimo bagno di quella stagione.
Fissandosi riflessa allo specchio in costume si accorse di quanto fosse magra, le pareva di avere il corpo di un'anoressica.
Si chiese quante persone sarebbero andate al mare dopo una diagnosi del genere e si rispose nessuna, ma era convinta che la sua situazione fosse molto particolare.
Si lasciò cullare dall'acqua fresca di fine maggio che poco a poco si fece tiepida.
Mentre tornava da Roma le era presa un'immensa tristezza nel vedere le mamme con i loro bambini, momenti
di ordinaria felicità che a breve le sarebbero stati negati.
C'era una gioia in tutto quello, la certezza di star male lei e non suo figlio. 
Era cresciuta senza una madre e se fosse morta era sicura che anche Guido se la sarebbe potata cavare, proprio come avevano fatto lei e Gianluca.
Ma se per qualche disgrazia avesse mai perso suo figlio sapeva che non si sarebbe ripresa.
Si accarezzò dolcemente il ventre.
Anni prima aveva desiderato ben più di un bambino solo, ma poi il lavoro l'aveva portata a rinunciarci.
Durante l'inverno precedente aveva però avuto un ritardo di diversi giorni, e per un attimo aveva sperato che una svista o un errore le avessero concesso la possibilità di essere nuovamente madre.
Non aveva neanche fatto in tempo a fare un test di gravidanza che il suo corpo le aveva fatto capire come stessero realmente le cose; era stato un falso allarme, dovuto allo stress o, chissà, alla malattia che già si stava impadronendo di lei.
Sapeva che se fosse guarita sarebbe stato molto difficile rimanere di nuovo incinta, e si malediva per avere dedicato tutto quel tempo alla realizzazione professionale senza pensare al fatto che non avesse tutto il tempo del mondo a disposizione per il resto.

Pensò a suo padre, al dolore che avrebbe provato nel ricevere una notizia simile, alla paura di perderla che di certo avrebbe avuto.
Tornò a casa, si fece una doccia calda e, indossata una tuta, preparò la borsa per fare ritorno a Roma nella giornata seguente.
Poi si buttò sul letto e pianse, pianse fino a quando non si addormentò sfinita e con gli occhi rossi.
La mattina seguente fece fatica ad alzarsi, e rimase a lungo sotto le coperte mentre cercava le forze per iniziare un'altra giornata, addolorata dall'idea che la malattia le togliesse anche la possibilità di un sonno ristoratore.
Chiamò il padre e il marito, non aveva sentito nessuno dei due la sera prima, e in particolare chiese a Davide di tornare a casa presto quel giorno e al signor Oreste di andare a prendere suo figlio all'asilo e di portarlo poi a casa.
Entrambi rimasero stupiti da quelle richieste, ma la donna non diede nessun tipo di spiegazione.
Si mise in macchina verso le undici e si lasciò scorrere nel traffico diretto a Roma.
Fece una fermata in un centro commerciale alle porte della città eterna; si godette un giro per i negozi, fece un po' di shopping e la spesa.
Non dubitava di come Davide avesse trattato la casa in quella settimana, ma le piaceva avere tutto sotto controllo, compreso quello che aveva nel frigo e nella dispensa.
Tornando verso le scale mobili che portavano al parcheggio interrato si trovò davanti alla vetrina di un negozio che vendeva foulard.
Rimase a fissarlo alcuni istanti, poi decise di entrare.
Non aveva bisogno di coprire il collo, ma era inutile negare che molto presto avrebbe dovuto coprire il capo completamente calvo.
Ebbe la fortuna di non essere riconosciuta e acquistò due foulard dai motivi astratti e chiari, estivi, e quando uscì dal negozio, vista l'ora, decise di fermarsi a pranzo in uno dei tanti ristoranti del centro commerciale.
Quando finalmente rincasò sistemò la spesa e si mise calma ad attendere il marito.
Non sapeva con quali parole gli avrebbe detto di essere ammalata, perché per lei sarebbe stato perfettamente normale dirgli semplicemente “Davide ho il cancro”, ma sapeva che non era quello il modo, e ciò che più la preoccupava era la possibile reazione dell'uomo, la paura e il dolore che quella notizia gli avrebbero procurato.
Si disse che era di certo molto più facile star male che veder star male, e lei per prima preferiva soffrire al posto di chi amava.
Il procuratore aprì la porta di casa alle cinque e la trovò seduta in cucina ad aspettarlo.
Ripensò alla telefonata con cui gli aveva chiesto di tornare presto e capì che qualcosa non andava.
Si mise vicino a lei, seduto al tavolo dove erano soli cenare e scherzare assieme al bambino.
- Cos'hai fatto in questi giorni?- Le domandò per iniziare il discorso.
Lui sorrideva, ma il volto di Claudia era serio.
- È proprio di questo che dobbiamo parlare, Davide.-
L'uomo trasalì.
- Hai deciso di lasciarmi? Di andare via da me e tuo figlio?-
Lei abbozzò un sorriso. - Ma no, cosa vai a pensare? Morirei senza di voi!-
- E allora che succede?- Il tono del magistrato si fece preoccupato davvero, perché, se un attimo prima aveva quasi ancora scherzato chiedendole s volesse andare via, man mano che i lunghi e silenziosi secondi passavano capiva che forse era accaduto davvero qualcosa di grave.
- Sono ammalata, amore mio. Tu, mio padre... credo che ormai tutti ve ne siate accorti, malgrado io abbia fatto il possibile per non mostrarlo. In questa settimana ho finalmente accettato quello che mi sta accadendo, ho sentito Francesco, il dottor Riganese e...-
Davide non sentì altro, conosceva quel medico e sapeva che specializzazione avesse.
E questo bastò a fargli capire che la loro vita stava per cambiare.
Forse per sempre.

   
 
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