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Autore: _Giuls17_    12/04/2015    2 recensioni
Katniss e Peeta hanno vinto la guerra e adesso vivono al Dodici, stanno imparando di nuovo a conoscersi e ad amarsi, sanno che ci vorrà del tempo ma finalmente non dovranno più lottare, ma nello stesso tempo, in un luogo sconosciuto, ma in realtà vicino, Tobias scopre un'amara verità: Tris è morta, e tutto il suo mondo con lei.
Un nemico comune, una nuova guerra li faranno incontrare, poichè c'è un Mostro in ognuno di loro, ma solo Tris è stata messa davanti a quella triste realtà.
C2: -Chi sei tu?-
-Il mio nome è Tris. Ti prego non sparare.
C3: -Ti hanno detto il loro nome.-
-Sì, li hanno chiamati Hunger Games.-
C4: Cercò di reprimere l’orrore che provava per se stessa ma non ci riuscì, si odiava per come l’avevano fatta diventare: un mostro.
C6: Ricordo così bene il giorno che ci siamo visti la prima volta, [...], Io non ho dimenticato, Tris.
C8: -Quattro lasciami.-
C10: Scattò in avanti ma prima che potesse afferrarle il corpo sentì un altro ago perforarle la pelle.
C13: -Dove sei stata per tutto questo tempo?- domandò quasi sulla sua bocca.
-Stavo tornando da te.- rispose lei.
Genere: Azione, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Caleb Prior, Christina, Four/Quattro (Tobias), Tris
Note: Cross-over, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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War
 
-Devo raggiungerla.-
Tobias si staccò da Zeke come se fosse stato fulminato in quel preciso momento, sentì l’adrenalina scorrergli per le vene come anche la rabbia.
Doveva impedirle di fare la cazzata più grande della sua vita, doveva salvare Tris da se stessa o la ragazza che sarebbe sopravvissuta sarebbe stata il fantasma del suo vecchio amore.
-Come?-
-Non lo so, ma devo andare da mia madre.- asserì deciso.
Uscì dalla sua stanza e trovò Cara e Christina intente a prendere un tè, si era totalmente dimenticato della loto presenza.
-Cosa ti ha detto?-
-Mi ha detto che nel caso in cui non tornasse io dovrò andare avanti.- rispose, senza guardare Christina, non volendo incentivare false speranze.
-Vuole morire?-
-No, ma si è convinta del peggio ed io devo fermarla.
-Come puoi farlo?- domandò nuovamente Cara.
-Io non lo so, non ci sono mezzi per arrivare lì ne sono a conoscenza, ma so anche che non posso lasciarla andare, di nuovo.-
-Sono con te amico, sempre.- disse Zeke, che lo aveva seguito nel salone.
-Andiamo allora.-
Tobias sorrise in modo impercettibile, prese le chiavi di casa ed uscì da essa, aveva un piano, aveva un obiettivo e non avrebbe permesso a nessuno di mandarlo in fumo.
 
***
 
Gale controllò l’apparecchiatura di bordo e si voltò verso destra, trovò Tris seduta accanto a lui al posto di guida, lo sguardo perso nel vuoto davanti a se, una mano teneva saldamente il fucile, mentre l’altra era appoggiata sul bordo della sedia.
-Stai bene?- domandò curioso, la sera prima i suoi occhi erano diversi, lei era diversa.
-Sì.- rispose asciutta, senza guardarlo.
 
Il ragazzo alzò involontariamente il sopracciglio, stupendosi di quelle parole e di tanta freddezza, Tris sembrava un’altra, come se nella notte precedente avesse scelto di mutare la sua personalità, come se avesse deciso di essere solo una macchina da guerra.
Di essere letale.
 
-Se non lo vuoi fare siamo ancora in tempo.- sussurrò.
-Gale, accendi questo maledetto hovercraft e partiamo.-
 
Tris si voltò verso di lui e lo guardò, e lui riuscì a scorgervi una sostanziale differente: i suoi occhi erano spenti.
Improvvisamente si ricordò del primo giorno che l’aveva incontrata, e nonostante tutto non era poi così cambiata: era ancora magra, quasi da far paura, le ferite interne si stavano rimarginando ma i suoi sentimenti erano spenti, come in quel momento.
Gale distolse lo sguardo, Katniss sarebbe stata più utile di lui in quel momento e non sapendo bene cosa fare decise di limitarsi al minimo indispensabili: comunicò la partenza ai membri dell’equipaggiò ed azionò i motori.
In un paio di minuti sarebbero arrivati a destinazione e tutto sarebbe finito.
 
***
 
Katniss sistemò il suo arco sulla schiena e contò le frecce nella faretra, volendo essere sicura di portarsi dietro il numero giusto anche se più di una volta si era resa conto che nessuno, neanche lei, sarebbe riuscita a prevedere il numero giusto di armi da portarsi dietro.
-Ti vedo pensierosa.- disse Peeta, avvicinandosi a lei.
-Sono preoccupata per un po’ di cose.- ammise, guardandolo.
-Tris è al primo posto, non è vero? È in buona mani, Gale si prenderà cura di lei.-
-Sì, lo farà, ma io ho paura che lei non si lascerà aiutare, che farà qualcosa di stupido come rischiare la sua vita pur di uccidere David.-
-Non possiamo prevederlo.-
-Lo so, ma forse Tobias l’avrebbe potuta aiutare a restare se stessa.-
-Questo non lo sapremo mai.-
Peeta sistemò la cinta delle armi di piccola taglia, portandosi dietro un modello leggermente modificato del fucile dei Pacificatori e qualche coltello.
-Dobbiamo andare adesso.- disse, allungando la mano verso di lei.
-Mi resterai accanto?- domandò lei, prima di prenderla.
-Non ti perderò di vista neanche una volta, Katniss, se lo facessi ne potrei morire.- sorrise, per sdrammatizzare la situazione ma in fondo era sincero.
Se le fosse successo qualcosa non sarebbe riuscito a sopravviverne, e avrebbe fatto di tutto per proteggerla, anche a costo della sua stessa vita.
 
***
 
Tobias posteggiò la macchina e scese velocemente, lo stessero fecero i suoi amici e salirono velocemente le scale dell’edificio C-22, ovvero la sede degli uffici per il controllo e la sicurezza di Chicago, dove lui e sua madre avevano postazione.
Prese l’ascensore e senza aggiungere molte parole si diresse verso la sua stanza, la trovò in compagnia di Johanna e si zittirono quando lui entrò.
-Tobias non c’era bisogno che venissi oggi.- disse, sorridendo.
-Non sono venuto qua per lavorare, ma devo trovare un modo di raggiungere Tris o commetterà qualche errore che le costerà la morte.-
 
Evelyn rimase in silenzio, poggiò le mani sulla scrivania e osservò suo figlio. Avrebbe voluto aiutarlo, avrebbe voluto fare tutto quello che fosse in suo potere per fargli raggiungere la ragazza che amava, la stessa che per la seconda volta aveva deciso di sacrificarsi per il bene superiore ma non poteva.
-Tobias io non posso fare niente, non abbiamo i mezzi raggiungere Panem, non sappiamo neanche dove sia, non siamo riusciti a trovare una mappa negli ex archivi degli Eruditi che ci mostrasse la strada.-
-Ma dobbiamo fare qualcosa o lei morirà!- sbottò, sentendo la rabbia montare per la seconda volta in meno di un’ora.
-Vorrei poterti aiutare, lo vorrei fare più di qualsiasi altra cosa al mondo figliolo ma stavolta non posso fare proprio niente.-
E per la prima volta sentì di essere stata sincera, più di una volta aveva scoraggiato i rapporti tra Tris e Tobias, ma arrivati a quel punto sapeva che sarebbe stato inutile, in fondo lo aveva capito: loro si appartenevano e separarli sarebbe stato impossibile.
-Bene.- decretò uscendo velocemente dalla stanza.
 
Zeke gli corse dietro e vide anche Christina farlo, mentre Cara si fermò a parlare con Evelyn e Johanna, ma non gli importò: doveva restare vicino a Tobias o sarebbe crollato, di nuovo.
-Amico troveremo un’altra soluzione.- gli disse una volta fuori dall’edificio.
-Non c’è un’altra soluzione, Evelyn ha ragione, non abbiamo i mezzi o le conoscenze per raggiungere Panem e conoscendo Tris mi avrà mandato quel messaggio perché starà andando in guerra, come ultimo addio.-
-Io… Te lo avevo detto che lei non avrebbe avuto nessuna considerazione per la sua vita, te lo avevo detto che l’avrebbe messa di nuovo a rischio.- sussurrò Christina, abbassando lo sguardo.
-Sì me lo avevi detto e non m’importa Christina, lo rifarei anche mille volte se mi desse la possibilità di stare con lei, anche solo per un giorno.- urlò, dando un calcio alla gomma della sua macchina per sfogare la rabbia.
-Allora non ci resta che pregare. Pregare affinché torni viva.- disse Cara, uscendo per raggiungerli nel mezzo del parcheggio.
-Già.-
Tobias guardò il cielo e sperò che anche lei lo stesse facendo, che in qualche modo il suo amore glia arrivasse e le desse la forza di combattere, di tornare da lui, ancora.
 
***
 
Katniss tese la freccia davanti a se e si preparò a colpire, poiché l’intuizione di Tris si era rivelata esatta: la fabbrica era la base di David a Panem.
Riconobbe alcuni suoi uomini dall’uniforme indossata mentre altri li identificò come nemici di Panem.
-Avete circondato l’edificio?- chiese Peeta, tramite l’auricolare che metteva in comunicazione tutta la squadra.
-Katniss.- disse dopo poco, annuendo, volendo farle capire che aveva ricevuto una risposta positiva.
-Bene, iniziamo.-
Mise in tiro la freccia e chiuse un occhio, sentì il suo cuore rilassarsi e pompare sangue più lentamente, nonostante sentisse l’adrenalina scorrerle nelle vene come un missile alla sua partenza, ma l’arco aveva sempre avuto la facoltà di calmare il suo animo, tutto questo grazie a suo padre.
Sentì una piccola goccia di sudore scenderle lungo il viso, contò fino a cinque e poi scoccò la freccia che fece esplodere la parte principale dell’edificio, percepì le urla, i comandi ma lei non si mosse.
Katniss guardò il suo ragazzo, Peeta le si avvicinò, la baciò brevemente e sorrise, solo in quel momento si alzò in piedi e si sentì pronta.
 
***
 
Gale sorvolò la zona indicata dalle coordinate di Tris e rimase piacevolemte sorpreso; non aveva mai partecipato agli Hunger Games, e tutto quello che sapeva sull’Arena lo doveva a Capitol City, neanche Katniss gli aveva detto altro, per lei era stato sempre troppo doloroso ricordare ma in quel momento la sorpresa non poté che scorrergli nelle vene.
L’arena si presentava come un enorme cupola chiusa, probabilmente da raffinati sistemi elettronici all’avanguardia, così da nascondere il suo interno all’occhio curioso dei visitatori.
-Puoi rilevare quante persone ci sono lì dentro?- chiese Tris.
-Sì.-
 
Tris osservò curiosa la scena, neanche lei aveva mai visto dal vivo l’Arena o si era posta domande più specifiche, più che altro non credeva di poter arrivare così lontano.
 
Ed invece.
“Tris forse abbiamo sbagliato.”
Me lo hai detto TU! Tu mi hai detto che spegnere le mie emozioni, che manipolarmi per lasciare la rabbia sarebbe stata l’unica soluzione, mi sono annullata, di nuovo e stavolta non posso tornare indietro!
“Ma…”
Troppo tardi coscienza.
 
-Ci sono delle persone, il numero non è consistente però…-
-Falle uscire.- disse tranquillamente.
-Come?-
-Fai fuoco Gale e loro usciranno.- rispose guardandolo dritto negli occhi.
-Tris cosa ti è successo? Questa non sei tu, i tuoi occhi sono spenti, la tua anima è nera.-
-Gale ti prego.- sussurrò, sapendo che gli sarebbe stato impossibile capire fino in fondo.
-No, devi dirmelo o io non farò fuoco.-
 
Lei rimase in silenzio qualche secondo, cercando di regolarizzare il respiro per scacciare la rabbia: gli era rimasta solo lei.
La rabbia contro David per quello che le aveva fatto, la rabbia contro gli uomini che l’avevano torturata, la rabbia contro se stessa per essersi ridotta in quel modo, per aver ceduto nuovamente al lato oscuro pur di vincere.
 
-Ho spento le mie emozioni.- disse, guardandolo negli occhi.
-Non dire sciocchezze, non sei un robot, le emozioni non si spengono! Tu sei umana.-
-No, almeno forse sono più che umana, sono una Divergente e per quanto mi roda ammetterlo i Divergenti sono diversi, abbiamo dei geni che ci rendono simili agli altri però ci rendono resistenti ad altro.
Due anni fa quando mi sono svegliata in quella cella, le mani legate e sporca, avevo deciso che per sopravvivere mi sarei dovuta annullare, che avrei dovuto smettere di essere umana: rinunciare all’amore, rinunciare a tutto se non alla rabbia.
Ed adesso l’ho rifatto, per battete David non potevo essere la vecchia Tris: quella troppo umana; dovevo essere l’altra, quella che loro hanno creato.
Dovevo essere letale.-
-Così facendo hai buttato all’aria tutto quello che hai recuperato, ti sei scordata quanto ti ci è voluto? E Tobias? A lui non hai pensato? Ti interessa solo la tua vendetta!-
-La mia vendetta mi ha tenuto in vita per due anni Gale, l’amore per Tobias mi avrebbe fatto annegare e neanche adesso posso permetterlo. Dovevo scegliere ed ho scelto di porre fine a tutto questo, facendo un sacrificio.-
-Non posso crederci.- sussurò, facendo appoggiare la schiena alla poltrona.
-Vorrei essere sincera nel dire che mi dispiace, che forse avrei potuto evitarlo, ma sarebbe una bugia.
Io non sento niente.-
Avanzò tranquilla e premette un'interruttore in mezzo a tutta la strumentazione dell’hovercraft e vide una luce rossa accendersi.
-Uscite immediatamente o faremo fuoco fra cinque secondi.-  usò un tono di voce tranquillo, anche troppo.
-Tris.-
-David è lì dentro, adesso basta giocare alla caccia al topo, è arrivato il momento di chiudere questa faccenda.-
Guardò nuovamente l’Arena ma non vide nessuno uscire, spostò tramite una manopola l’angolazione dei razzi e premette un pulsante: una semplice scarica per dare l’avvertimento.
Gale rimase in silenzio, sapendo che non avrebbe potuto fare niente per ostacolare la ragazza che aveva davanti agli occhi e attese che il suo piano si realizzasse, ed infatti dovettero aspettare solo pochi secondi e una ventina di persone si riversarono fuori dall’Arena, come se all’interno avessero creato un edificio a se stante, così da controllare il suo sviluppo.
 
Tris osservò lo schermo dell’hovercraft e lo trovò, stava scappando con Nina verso i boschi.
-Io scendo.- sussurrò, prese le sue armi ed uscì dalla sala del pilota.
Gale si passò una mano tra i capelli e scrollò la testa, premette un secondo interruttore per accedere al servizio di comunicazione interna e parlò vicino al microfono:
-Si scende!-
Lasciò cadere quest’ultimo e si precipitò dietro Tris, non l’avrebbe persa di vista neanche per un secondo, perché se fosse morta non se lo sarebbe mai perdonato come in fondo, anche se la colpa non era stata sua, non si era mai perdonato la morte di Prim.
 
***
 
Nina riprese a spingere la sedia a rotelle di David ma in cuor suo sapeva che non aveva più tempo, poiché tutti i suoi sensi gli stavano urlando che lei era vicina: era l’ora della fine.
-Muoviti!-
-Ci sto provando ma non sei leggero!- sbottò in risposta all’uomo, che per la seconda volta, l’aveva coinvolta nel suo folle piano.
Se quel giorno non avesse preso quella maledetta pillola non si sarebbe ritrovata in quella situazione ed invidiò Matthew che, invece, aveva dimenticato tutto.
 
Improvvisamente lasciò andare il bordo della sedia e si portò una mano vicino alla spalla e notò una striscia di sangue, un proiettile l’aveva appena mancata.
-Che succede?- domandò David voltandosi verso di lei e non riuscì ad evitare di sbiancare.
-Lei è qui.- sussurrò.
Si voltarono e videro Tris avvicinarsi lungo il sentiero, con una pistola stretta nella mano destra e gli occhi iniettati di rabbia.
 
-Finalmente ti ho trovato David, e stavolta non ci sarà nessun vetro a proteggerti dai miei colpi.- disse, caricando nuovamente l’arma.-
-Nina ti ordino di proteggermi.-
-Cosa?!-
-Hai sentito, prendi la pistola.- la intimò l’uomo, allontanandosi di poco dal futuro scontro.
-Sei un codardo, lo sei sempre stato, me lo hai dimostrato quel giorno che mi hai sparato alle spalle.- sputò Tris, non riuscendo a nascondere la rabbia che provava e il disgusto.
-Le tue parole non sono niente per me, adesso Nina, uccidila.-
-O forse sarò io a uccidere a te.-
 
***
 
Gale iniziò a correre il più velocemente possibile, strinse l’arma tra le mani, e si perse in mezzo al caos che l’esplosione di Tris aveva causato.
Molti dei suoi uomini erano riusciti a tenere sotto controllo i rivoluzionari ma lui l'aveva subito persa di vista dopo l’apertura dell’Arena.
Si guardò attorno e si fermò, doveva trovarla o sarebbe stata la fine per la sua anima, voleva salvarla, voleva che la ragazza che aveva conosciuto tornasse indietro e non l’avrebbe potuto fare se le cose fossero peggiorate, se la sua anima si fosse macchiata di altri crimini per i quali non avrebbe mai ottenuto redenzione.
Un urlo lacerò il breve silenzio della radura e lui riprese a correre per quella direzione, sentì i polmoni bruciargli per lo sforzo e il sudore scendere lungo la schiena e la fronte, ma non se ne curò.
Doveva trovare Tris.
Comparve in una piccola radura dove due ragazze stavano lottando, in un primo momento non riuscì neanche a distinguere Tris, ma successivamente la vide colpire allo zigomo Nina e darle un calcio che la spedì poco lontano da lei.
-TRIS!- urlò, volendo catturare la sua attenzione a tutti i costi.
-Sparisci Gale, non è la tua guerra.- disse, allontanandolo con una spinta e ributtandosi contro Nina.
 
-Levati ragazzo.-
Quella voce lo fece voltare di colpo e trovò David, la pistola stretta tra la mano tremante, puntata contro Tris e l’altra ragazza, era terrorizzato.
-Butta via l’arma.-
-Se non vuoi che ti spari adesso, spostati, mi stai occupando la visuale.- continuò.
Gale si spostò leggermente, non voleva dargli libero accesso a Tris, ma non poteva finire a terra senza neanche combattere, doveva prendere tempo o la situazione sarebbe degenerata.
 
-Adesso non fai più la dura vero!-
Tris colpì Nina sullo zigomo e la ragazza sputò sangue a terra come risposta.
-EH?-
L’ex Intrepida continuò a caricarla  di pugni, non riuscendo o forse non volendo scrivere la parola fine a quella situazione che per due anni le aveva occupato il cuore come un macigno.
 
“Tris basta!”
 
Scosse la testa e colpì il labbro, non era la prima volta che la sua coscienza tentava di parlare, non era la prima volta che provava a riportarla alla realtà ma questa volta aveva deciso di ignorarla, non le avrebbe dato di nuovo il potere sul suo corpo se non dopo la fine della sua missione.
Alzò la schiena, inspirando a pieno l’aria del mattino, guardò le sue nocche e non si stupì nel trovarle ricoperte di sangue, non riuscì neanche a sorridere.
Non riusciva a provare niente neanche in quel momento che il suo sogno si stava per realizzare, neanche adesso che stava per sconfiggere i suoi demoni.
 
Bang.
 
Abbassò la mano sulla propria pancia e vi trovò una piccola macchia si sangue, che lentamente iniziò ad espandersi.
Non aveva sentito neanche il colpo.
Si voltò e vide David puntare ancora la pistola contro di lei, con la coda dell’occhio osservò Gale correre contro di lui, ma si alzò, cercando di essere più veloce.
 
“Tris non morire.”
 
Le bastarono un paio di falcate, afferrò Gale per le braccia e lo buttò a terra strappandogli la pistola dalle mani, poggiò il piede destro a terra e recuperò l’equilibrio, riprendendo così la sua corsa.
Si fermò poco distante da David, notò il suo respiro mozzato e si rese conto che il suo invece era pienamente regolare, ma il pensiero successivo la colse impreparata: erano alla fine dei conti.
 
-Beatrice Prior sei stata il mio più grande problema.- sussurrò l’uomo, senza muoversi.
 
Nina alzò lo sguardo ed osservò la scena da lontano, per la prima volta avrebbe voluto restarne alla larga, lasciare David nella merda, come lui aveva fatto con lei tante di quelle volte che aveva smesso di contarle, ma più di tutto però voleva vedere affondare lei: Tris.
Non solo per un odio personale, per un rancore che neanche lei si era spiegata, ma soprattutto perché non era mai riuscita a trovare le variabili che avrebbe inserito nel logaritmo.
Così decise senza pensarci, estrasse il coltello dalla tasca nascosta dei pantaloni, chiuse un occhio per prendere la mira e lanciò; sorprendendosi lei stessa nell’averla colpita.
 
Tris girò lo sguardo e vide un coltello incastrato tra le sue scapole, con la mano libera lo estrasse ed osservò Nina, compiaciuta di esserci riuscita.
 
“Senza la tua umanità finirai col morire, è peggio dell’altra volta! Il dolore dopo un po’ riuscivi a sentirlo, adesso no!
Tris torna in te o morirai!”
 
-Cosa sei tu?-
Si voltò verso David, stringendo il coltello tra le mani ed osservandolo con sguardo perso. Neanche lei sapeva cosa fosse in realtà, anche perché nella sua breve vita nessuno, lei compresa, era riuscito a rispondere a quella domanda.
Forse lo avrebbero potuto fare solo i suoi genitori, ma ormai l’avevano lasciata sola da troppo tempo e anche loro l’avevano lasciata con quell’interrogatorio irrisolto.
 
-Dovrei dirti Divergente, dovrei dirti che non posso essere controllata ma, in realtà, non so neanche io cosa sono.
Probabilmente sono solo un’anomalia tra le tante.
O forse sono solamente un mostro.- sussurrò, con gli occhi lucidi.
La sua umanità le faceva male.
 
Alzò la pistola e sparò, David fece lo stesso; il contraccolpo la fece cadere a terra, allungò una mano per toccarsi il lato destro del petto, aveva mancato il cuore ma faceva maledettamente male, ma nonostante ciò non si premurò di controllare il suo nemico, sapeva per certo che non l’aveva mancato e che adesso David per lei non sarebbe stato altro che un ricordo lontano.
 
-Tris!-
Gale le alzò il viso e lei non poté evitare di sorridere.
-Sono tornata.- disse, lasciando uscire le lacrime, -Li ho riaccesi, anche grazie a te.-
-Devo portati a Panem, sei ferita gravemente.- la prese tra le braccia, cercando di fare il più piano possibile ma non poté evitare di sentirla gemere.
-Gale?-
-Dimmi.-
-Se non dovessi farcela voglio che tu dica a Tobias che non volevo lasciarlo.-  un singhiozzo la colse impreparata e si rese conto che quelle erano le stesse parole che aveva detto a Caleb prima di prendere il suo posto.
-Non morirai.- asserì serio.
-Mi… Fa male il petto, Gale… Sangue, troppo sangue… Stavolta spero solo di rivederli, di poter stare di nuovo con loro.- sussurrò, rilassando il corpo, sentendo che finalmente avrebbe potuto ottenere la pace che tanto aveva agognato.
-No, Tris non ti permetterò di morire! Non adesso!!- urlò, aumentando il passo.
-Lo so… Ma non fa niente.-
Tris guardò il suo amico e poi chiuse gli occhi, aspettando che il buio la prendesse la con se.





∞Angolo dell'Autrice: Buonasera ragazzi e ragazze, scusatemi se in questa giornata ho pubblicato così tardi, ma purtroppo ho avuto una intossicazione alimentare e ho preferito riposare, ma adesso sono sempre qua per voi, ci tengo a mantenere il mio impegno ^^
Tris, Gale, Peeta e Katniss stanno affrontando la guerra, si sono divisi, ed ognuno deve pensare a svolgere al meglio la propria missione, anche se Tris come sempre trasende questa semplice visione per andare oltre.
Vuole la morte di David, quanto quella di Nina, ma sa che per farlo dovrà essere inumana, dovrà essere letale e spietata: un Mostro.
Possiamo evincere il perchè io abbia scelto di chiamare la storia in questo modo, tutto concentrato su una semplice parola ma che in realtà esprime tutto il mondo di Tris, tutta la sua persona. Vi è piaciuta come idea?
Ma la mia domanda più importante, prima dello spoiler, è... Cosa ne direste delle drabble? A buon intenditore poche parole, sappiate però che manca poco alla fine ;)



-Lo so, voglio che sia così. Devo pagare per i miei crimini, ma… Lei è viva? Vi prego, ditemi che David alla fine non l’ha fatto.-
-Cosa?-
-Uccidere Beatrice Prior.-
 
   
 
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