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Autore: artemisia la fee    17/04/2015    1 recensioni
[Cross-over tra Doctor Who e Supernatural, con una versione umanizzata del TARDIS e dell'Impala]
TARDIS è solitaria, permalosa, strana. Impala è espansivo, solare, divertente. Lei una secchiona studiosa di fisica e astronomia. Lui un meccanico che vive solo per i motori e la musica rock.
Sono diversi, ad un primo sguardo e se le circostanze non fossero state quelle non si sarebbero mai incontrati, eppure è successo.
Perchè infondo tanto diversi non sono, devono solo scoprire cosa li rende uguali, più uguali di quanto non pensino.
*Doctor Who e Supernatural, sono due delle mie serie TV preferite e questa FF (la prima che scrivo, siate clementi) è dedicata non ai loro protagonisti ma al Tardis e all'Impala, perchè lo sappiamo non sono semplici mezzi di trasporto, sono molto di più.
Genere: Erotico, Fluff, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: Altri, Doctor - 10, Donna Noble, TARDIS
Note: AU, Cross-over, Lemon | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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In questo capitolo trovere una canzone, mi piacerebbe tanto che la ascoltaste nella lettura.
Un bacio e buona lettura, artemisia la fee
 


Impala non riuscì a chiudere occhio quella notte. Non era riuscito a dormire neanche quella precedente e quella prima ancora.
Si rigirò sul materasso e cercò di districarsi dal lenzuolo. Faceva un gran caldo e la sua pelle sembrava voler diventare un tutt'uno con il letto.
L'estate era ormai passata, anche se visto il clima, sembrava voler durare ancora.
Ma Impala sapeva che la sua insonnia non era dovuta al caldo. Erano cambiate tante cose durante quei mesi. TARDIS era entrata nella sua vita.
Prima di lei ce n'erano state tante di donne, ma nessuna gli era entrata nel cuore come quella strana ragazza dai capelli blu.
TARDIS lo faceva sentire completo, lo faceva sentire migliore di quanto fosse. Lei era riuscita a tirar fuori una parte di lui che non pensava di avere. Era riuscita a dargli di nuovo speranza, a fargli capire e credere che i suoi sogni potevano ancora essere realizzati e non rimanere per sempre chiusi in un diario.
Si passò una mano sui capelli sudati e poi la fece scorrere sulle labbra. Quel semplice tocco gli fece ricordare quelle di TARDIS che si scioglievano come fuoco liquido sulle sue.
Impala si rigirò ancora nel letto e fissò il soffitto. Ma tutto quello che vedeva erano TARDIS e i suoi occhi blu.
Era stata un'estate memorabile. Non molto diversa da tante altre che aveva vissuto. Era memorabile solo per il fatto che ci fosse lei.
Lui era stato in officina, lei all'Università. Nei week-end andavano in piscina, al parco o semplicemente stavano insieme ad amarsi per ore.
Quando l'Università era finita TARDIS aveva iniziato a dare ripetizioni a studenti più giovani e quando lui aveva avuto una settimana di ferie, erano andati insieme al mare. Ora tutto stava tornando alla normalità.
Si passò ancora la mano tra i capelli sudati e scese dal letto rassegnato. Camminò lentamente verso il bagno e si tolse i pantaloni. Nella semi ocurità, entrò nella doccia e aprì l'acqua. Il getto freddo lo colpì sulla schiena e subito si sentì meglio. 
Appoggiò i palmi delle mani e la fronte contro le piastrelle, le gocce d'acqua gli caddero sugli occhi impedendogli la vista. Chiuse gli occhi e ripensò a TARDIS.
Ripensò a quello che era successo in quella doccia e in quel corridoio. Ripensò alle sue dita e alle sue labbra che cercavano i tatuaggi sparsi per il suo corpo.
La sua pelle si ere fatta fredda e sulle braccia i peli erano dritti. Rabbrividì e chiuse il rubietto. Uscì dalla doccia e si asciugò i capelli, poi si avvolse un asciugamano in vita e camminò verso la cucina.
Bevve del succo d'arancia direttamente dal cartone, poi andò a sdraiarsi sul divano. Alcune gocce caddero ad inzuppare i cuscini.
Accanto a lui, sul tavolino c'era il suo diario. Lo prese e iniziò a sfogliarlo e sfogliarlo e sfogliarlo, perdendosi nei ricordi e nelle sensazioni che gli riportavano alla memoria. Fino a che improvvisamente il sonno lo colse alla sprovvista.
Si svegliò la mattina dopo, ancora sul divano con l'asciugamano intorno alla vita e il cuscino umido sotto la testa. Il diario giaceva sul pavimento accanto a lui.
Si passò una mano sugli occhi e lo raccolse mettendosi a sedere. In quel momento, qualcosa si accese nella sua mente. Dallo sfondo del suo cellulare TARDIS sorrideva. Si alzò e con il sorriso sulle labbra, seppe cosa fare.



TARDIS si svegliò presto quella mattina, per correre in Università. La lezione del giorno le interessava molto e non voleva far tardi.
Il pomeriggio sarebbe stata a casa, doveva studiare e sistemare un sacco di appunti e sapeva bene che l'ordine non era il suo forte.
Mentre entrava in aula, ricevette un messaggio da Impala.
 

"Ti amo, ti amo, ti amo.
Sento che oggi sarà un giorno meraviglioso!!!"

TARDIS lo guardò senza capire il motivo di quel messaggio e si limitò a rispondere con un "Speriamo anche per me"
Impala lavorò in officina tutta la mattina e il pomeriggio, con un sorriso stampato in faccia, cantando e fischiettando.
Bobby gli chiese cosa avesse e lui si limitò a rispondere che era una bella giornata. Quando finì il turno saltò in macchina e guidò dritto fino a casa di TARDIS.
Lei venne ad aprirgli con un fascio di fogli in mano e non fece in tempo a dire nulla, che Impala la prese per il braccio e la portò nella sua stanza.
"Impala ma che fai?" gli chiese mentre lasciava cadere i fogli sul pavimento.
Impala la guardò, con un sorriso che andava da una parte all'altra e gli occhi accesi dall'emozione. Le accarezzò le spalle e la tenne di fronte a se. Si chinò verso di lei e la baciò. 
La baciò con passione, come se fosse la prima volta, come se non volesse lasciarla mai andare.
"Impala. Baby. Vuoi dirmi che succede?" chiese sorridendo imbarazzata da quel bacio inaspettato.
"TARDIS" disse lui prendendole le mani "Ti amo"
"Si, ti amo anche io" rispose, sempre più confusa.
"Sono giorni e giorni che non dormo. Penso solo a te e a quanto mi hai cambiato la vita. Mi sveglio ogni notte, con la tua immagine in testa, e mi metto a sfogliare il mio diario. Penso, penso al mio sogno, penso a tutto quello che mi hai detto e ho capito"
"Capito cosa?"
"Che devo seguirlo, con te. Fai le valigie, partiamo" concluse sempre stringendole le mani.
TARDSI rimase a fissarlo, incredula. Non sapeva cosa dire, poi sentì una risata salirgli alle labbra.
"Impala, sei impazzito?" disse senza riuscire a trattenere le risate.
"No, non sono mai stato più sano di mente come in questo momento"
"Io credo che tu sia impazzito" continuò lei lasciandogli le mani e rimettendosi a sistemare i libri.
"TARDIS, sono serio" ribattè fermandola e costringendola a guardarlo "Ho già fatto le valigie e ho lasciato una lettera a Bobby. Devi solo fare i bagagli e possiamo partire"
"Perchè?" chiese senza riuscire a celare il sarcasmo.
"Perchè ti amo e ho capito che è questo che voglio fare. Partire con te, lasciarmi tutto alle spalle e seguire il mio sogno. Sei tu che mi hai fatto capire quanto fosse importante"
TARDIS non poteva crederci, stava sul serio dicendo la verità. Voleva lasciare tutto e partire così su due piedi, con lei.
"Impala" disse appoggiandogli una mano sulla spalla e tornando seria "Non posso partire con te"
"Certo che puoi" disse senza perdere l'entusiasmo.
"No, non posso" ribattè decisa.
"Perchè?" chiese e questa volta capì che faceva sul serio "Non vuoi venire con me?"
"Mi piacerebbe tanto, ma come faccio? Ho l'Università. Non posso abbandonarla di punto in bianco"
"Tu mi hai detto di seguire il mio sogno. Tu mi hai detto che posso realizzarlo"
"Quelle erano solo belle parole, Impala" disse con un gesto della mano, liquidando la cosa.
"Quindi non credi a tutto quello che mi hai detto?" urlò punto in viso.
"Non ho detto questo" ribattè.
"Anche tu hai un sgno, TARDIS" esclamò.
"Il mio sogno è diverso dal tuo" urlò "A te basta prendere una macchina e mettere in moto. Il mio sogno richiede dedizione, anni di studio e sacrifici"
"Stai dicendo che il tuo sogno è più importate del mio?" urlò anche lui.
"Non mettermi in bocca parole che non ho detto" disse puntandogli il dito contro.
"Non ti facevo così egoista" sbottò.
"Egoista? E io non ti credevo così infantile. Pensavi sul serio che sarei partita con te?"
"Si, lo credevo sul serio" sbraitò disperato.
"Allora forse non mi conosci così bene" urlò.
"Forse hai ragione. Siamo troppo diversi lo abbiamo sempre saputo. Cosa ci fa uno come me con una come te"
"Vorrei saperlo anche io"
Si fronteggiarono, guardandosi l'uno negli occhi dell'altro. Sembrava che tutto l'amore e il calore avessero lasciato la stanza.
"L'ho sempre saputo" sbottò Impala con gli occhi lucidi "Non sei altro che una materialista, che sa dire solo belle parole senza conoscerne il significato. Una pazza, dai capelli blu che vive solo per i suoi libri"
Lo schiaffò arrivò sonoro e inaspettato, colpendo Impala sulla guancia. Lui le fermò il braccio e alzò la mano, come per colpirla a sua volta.
"Fallo" lo esortò "Colpiscimi, se ne hai il coraggio. Infondo è quello che ti riesce meglio. Sei solo un pallone gonfiato che non concluderà mai nulla nella sua vita"
Impala le lasciò il braccio e arretrò.
"Vaffanculo" sibilò.
"Fuori da questa casa" ribattè gelida.
Impala non si mosse, rimase a fissarla.
"Vattene" urlò lei infine.
Impala si voltò e uscì dalla stanza. TARDIS sentì la porta chiudersi con un tonfo. Le gambe le cedettero e nel silenzio della casa, si lasciò cadere sul letto. 
Si massaggiò il braccio dove Impala le aveva lasciato dei segni rossi dove le sue dita avevano stretto. Non poteva credere a quello che era appena successo.
Improvvisamente la vista le si annebbiò e toccandosi le guance si rese conto che stava piangendo. Scacciò una lacrima dalla guancia con rabbia e si alzò in piedi, ma inciampò nei libri sparsi sul pavimento.Gli diede un calciò con rabbia. "Stupido" sussurrò tremando. Si guardò intorno e tutto le ricordò lui.
Uscì di corsa di casa e salì in macchina. Iniziò a guidare senza una meta, andando avanti senza importarle dove fosse diretta e cosa avrebbe fatto. Ogni tanto scacciava una lacrima dalla guancia e urlava, tirando un pugno contro il cruscotto.
Alla fine stremata si fermò in un prato in mezzo al nulla. Si sdraiò sui sedili posteriori e fissò il tettuccio rovinato della sua vecchia macchina blu, con le lacrime che sembravano non voler aver fine.
Accese la radio, perchè quel silenzio la stava per fare impazzire. La stazione era quella preferita di Impala e proprio in quel momento iniziò una canzone: "Every rose has its thorn" dei Poison.
Le note si alzarono calde in quella macchina silenziosa.


"We both lie silently still                                                                                                  "Stiamo entrambi stesi in silenzio e immobili
in the dead of the night                                                                                                                                              nel cuore della notte
Althrough we both lie close together                                                                                                           Sebbene siamo stesi vicini
We feel miles apart inside"                                                                                                      Dentro ci sentiamo lontani delle miglia"



A chilometri di distanza, a bordo della sua auto, Impala guidava. Con le mani strette intorno al volante  e lo sguardo fisso oltre l'orizzonte. Guidava senza una meta, senza obbiettivo. Voleva solo lasciarsi tutto alle spalle.
Accese la radio, la sua stazione preferita e prese la bottiglia di vodka dal sedile accanto al suo.
Iniziò a cantare a squarciagola con il vento che entrava dal finestrino.


"Was it something I said or something                                                                                     "E' stato qualcosa che ho detto o che
I did                                                                                                                                                                                                      ho fatto
Did the words not come out right                                                                                               Le parole non sono uscite fuori bene
Though I tried not to hurt you                                                                                                        Sebbene abbia provato a non ferirti
Though I tried                                                                                                                                                         Sebbene abbia provato
But I guess that's why they say"                                                                                                 Ma penso sia per questo che si dice"



TARDIS si raggomitolò sul sedile e scacciò dalle guance le lacrime, che continuavano a scorrere come un fiume in piena.
Il mondo fuori da quella macchina sembrava un paradiso, eppure dentro di se sentiva solo milioni di spade che le trafiggevano  il cuore.


"Every rose has its thorn                                                                                                                                   Ogni rosa ha le sue spine
Just like every night has its dawn"                                                                                        Proprio come ogni notte ha la sua alba"



Impala sorpassò una macchina e poi un'altra ancora, con il piede premuto sull'accelleratore. Lasciò cadere la bottiglia di vodka vuota e ne prese una di birra dalla confezione.
Si sentiva così stupido e arrabbiato, voleva solo che tutto si annebbiasse e sparisse.Voleva solo che l'immagie di TARDIS sparisse dalla sua mente, perchè faceva troppo male.
Urlò e premette con più forza il piede sull'accelleratore.


"Just like every cowboy sings his sad,                                                                   "Proprio come ogni cowboy canta la sua triste, 
sad song                                                                                                                                                                                  triste canzone
 Every rose has its thorn"                                                                                                                                Ogni rosa ha le sue spine"



Per un attimo, solo per un attimo TARDIS si domandò dove fosse Impala. Si chiese se anche lui si sentisse dilaniato come lei. Era strano come le cose potessero cambiare e distruggersi, in un battito di ciglia.
Si sentì così stupida e in colpa per quello che aveva fatto. Desiderò avere il potere di tornare indietro nel tempo, per cambiare quello che aveva fatto, ma non poteva.
Poteva solo stare rannicchiata sul sedile posteriore della sua auto, con le guance bagnate di lacrime, ad ascoltare una canzone alla radio che sembrava parlare di loro.


"I listen to our favourite song                                                                                                        "Ascolto la nostra canzone preferita
playing on the radio                                                                                                                       che stanno strasmettendo alla radio
Hear the DJ say loves a game                                                                                          Sento il DJ dire che l'amore è un gioco che
of easy come and easy go                                                                                                          facilmente arriva e facilmente finisce
But I wonder does he know                                                                                                                                        Ma mi chiedo se sa
Has he ever felt like this ..."                                                                                                                             Se si è mai sentito così..."



TARDIS spense la radio con rabbia. Non riuscì più ad ascoltarla quella canzone, le portò troppi ricordi alla memoria.
Si sdraiò fissando il cielo e le nuvole fuori dal finestrino. Il suo sogno le sembrò irreale, in quel momento. Tutti i sogni le sembrarono irrealizzabili.
Erano solo esseri umani.
Allungò la mano e prese il cellulare. Impala le sorrideva dallo schermo. Lo spense con rabbia e lo lasciò cadere sul tappetino.
Poco dopo si addormentò.


Qualche ora più tardi si svegliò, con il braccio e il collo indolenziti per aver dormito in quella scomoda posizione. Si domandò cosa ci facesse i macchina nel bel mezzo del nulla. Quado si ricordò il perchè, desiderò non essersi mai svegliata.
Cercò il telefono dal tappetino e lo accese. C'erano dieci chiamate perse di Donna, cinque di John e persino Dean l'aveva chiamata.
La sua amica rispose al primo squillo.
"TARDIS" urlò "Dove sei?"
"Sono al ...." cercò di dire.
"Devi venire subito in ospedale, Impala ha avuto un incidente"
Il telefono le cadde dalle mani e dal sedile continuò a salire la voce di Donna, che la chiamava a gran voce.
 
  
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