Cosplayers
Da
quando aveva
preso la decisione di mollare ogni cosa per seguire le orme di Tolkien
nella Terra di Mezzo, da quando aveva deciso che l'idea di un cosplay
non doveva più restare semplicemente un bellissimo sogno e
da quando aveva deciso
di condividere un appartamento/buco Hobbit con la persona
più folle che
avesse mai incontrato, la sua vita aveva preso una piega del tutto
nuova.
Non era
soltanto
una questione di habitat e di abitudini. Era più una
faccenda di modus operandi.
Ne aveva viste e fatte di stranezze nella sua breve vita, ma quelle di
cui la sua amica si rendeva protagonista erano qualcosa di eccezionale
e coinvolgente.
Si erano conosciute per puro caso, nel bel mezzo del
caos esistenziale. Si erano frequentate, avevano scoperto di
avere alcune cose in comune ed altre complementari tra loro, infine
avevano preso una decisione. Entrambe avevano un forte lato creativo e
questo era per loro un continuo stimolo a fare di più, a
esplorare nuovi campi, ad osare.
Inutile dire che uno dei più giganteschi punti in comune
riguardava proprio Tolkien e la volontà di partecipare ad un
cosplay a tema. Nessuna delle due, però, ci sapeva davvero
fare con ago e filo perciò realizzare gli abiti adatti per
l'evento a cui avevano scelto di partecipare, avrebbe potuto rivelarsi
più complicato del previsto.
Una volta, durante una delle pause dalle prime, disastrose, prove di
cucito, la ragazza aveva visto l'amica prelevare un barattolo di yogurt
dal frigo e,
del tutto ingenuamente trovandosi lei stessa in cucina, le aveva
allungato un cucchiaino convinta che
stesse per mangiarselo.
E invece no.
Lo sguardo che si scambiarono era, per un osservatore esterno, la
comicità messa in scena.
Entrambe avevano l'aria di chi sta per dire «Ma che
cavolo
stai facendo?».
Quando aveva scoperto che quello yogurt non sarebbe finito nello
stomaco ma sui capelli di lei aveva iniziato a chiedersi come fosse
opportuno
comportarsi. Così si era esibita in un'alzata di spalle con
sorriso e l'aveva poi osservata "in incognito", camminando avanti e
indietro come soleva fare quando era pensierosa. Non ci voleva un genio
per capire il motivo per cui la ragazza utilizzasse lo yogurt sulla
propria capigliatura, ma la cosa l'aveva comunque lasciata perplessa.
Stava riflettendo sulla pazienza che ci metteva nella cura di quei
capelli splendenti ed incredibilmente lunghi quando, ad un certo punto,
aveva iniziato ad
immaginare una scena così surreale che era scoppiata a
ridere improvvisamente.
Inevitabilmente l'amica le aveva chiesto di condividere con lei una
così divertente riflessione...
Appoggiata allo stipite della porta, con un braccio attorno alla vita
per il troppo ridere, cercava di convincerla che non era stato
nulla in particolare a causare lo scoppio di ilarità, ma
vista
la gentile insistenza di lei, gli occhi sinceramente interessati e un
sorriso irresistibile, alla fine si convinse a parlare.
«È
che stavo pensando allo yogurt»,
disse, trattenendo a stento le risate, «Non
è alla frutta, vero? Perché riesco quasi a vedere
i cubetti
di pesca tra i capelli e...». Non riuscì a
terminare senza esplodere nuovamente in una risata. E la cosa ancor
più divertente è che più rideva,
più nella sua mente prendevano forma una serie di immagini
una più buffa dell'altra, come ad esempio un enorme
barattolo di yogurt in cui tuffare tutta la testa o una piscina allo
yogurt con enormi pezzi di frutta galleggianti.
«Ma che scema!», fu la risposta di lei
che anziché offendersi si mise a ridere.
Ad un certo punto si figurò l'amica vestita da Galadriel -
era infatti questo il personaggio che aveva scelto di interpretare per
il cosplay - con pezzi di frutta sparsi qua e là nella
bellissima chioma elfica. Non era possibile non ridere. E fu
così che continuarono a condividere ipotesi di situazioni
assurde arrivando alla conclusione che se si fosse infornata con lo
yogurt tra i capelli ne sarebbe venuto fuori un soffice pumcake formato
gigante data la notevole lunghezza della chioma.
Senza contare che, per
un attimo, la nostra ragazza aveva anche pensato di allungare l'indice
per recuperare un
po' di yogurt e assaggiarlo.
Un'altra volta, invece, regalandosi un pomeriggio di assoluta
libertà e completo relax, avevano scelto di andarsene a
passeggio per i luoghi più verdi della città
portandosi dietro un buon libro e l'immancabile macchina fotografica
per immortalare qualsiasi cosa bella in cui fossero incappate.
Erano immerse in una fitta conversazione per nulla seria quando la
ragazza con i lunghi capelli allo yogurt aveva iniziato a guardare la
propria ombra proiettata sull'asfalto.
Nel momento esatto in cui anche la nostra ragazza guardò in
quella direzione, la cosa che notò sopra ogni altra fu la
leggerezza di quei capelli lisci e lucenti con cui spesso giocava per
il piacere di entrambe.
Appena l'amica tirò fuori il cellulare per fotografarsi, lei
la fermò estraendo la propria digitale. Fu l'inizio di un
servizio fotografico senza fine: da quell'episodio in poi, infatti, la
nostra ragazza che si divertiva a fotografare ogni cosa
trovò il soggetto perfetto da immortalare, ovvero una
ragazza alla quale piaceva da morire essere al centro di una
moltitudine di scatti. Quel pomeriggio lo trascorsero così,
a catturare istanti improbabili di vite sull'orlo di una meravigliosa
follia.
Queste ed altre piccole, divertentissime, avventure riempivano le
giornate delle ragazze che tra il lavoro, gli impegni e la gestione
dell'appartamento facevano del loro meglio per dar vita ai bellissimi
abiti che avrebbero indossato. La sola idea di sentirsi parte
integrante della Terra di Mezzo, fosse anche per poche ore, di essere
uno dei personaggi creati dal genio di Tolkien, dava loro una carica
incredibile. Le entusiasmava rendendole un po' bambine nella loro
voglia di vivere l'avventura.
Si armarono di video tutorial e riviste, dell'aiuto di preziosi amici e
di tanta, tantissima pazienza.
Questo non significa che non ci furono momenti di assoluto pessimismo o
di ira improvvisa.
Il fatto, poi, che avessero scelto l'una Galadriel nel suo meraviglioso
abito bianco e l'altra Eowyn, anch'essa in abito bianco non era di
grande aiuto per due che si stavano appena accostando all'arte della
sartoria. La forza di volontà, però, e il
desiderio di vivere un sogno le rendevano inarrestabili.
Un tonfo accompagnò la resa della nostra ragazza, quella che
aveva scelto Eowyn.
Era la sua testa che si scontrava con il tavolo a cui era seduta da ore
intere nell'intento di perfezionarsi e tirare fuori qualcosa di
oggettivamente guardabile.
«Non ne sono capace, è evidente! È
stata solo un'illusione... Non andrò ad alcun cosplay
indossando quello splendido vestito»,
esclamò abbandonando ago, filo, stoffa e speranza. Non era
una che si accontentava. Preferiva non avere quell'abito che averne uno
colmo di imperfezioni e per nulla rassomigliante all'originale.
Sarebbe stato più semplice acquistarne uno online o farselo
cucire da un sarto specializzato, ma era una spesa decisamente fuori
dalla loro portata.
«Certo che ci vai. Meglio, ci andiamo»,
fece l'amica.
La ragazza sollevò un sopracciglio e
la guardò dritto negli occhi, tenendo basso il viso e
sollevando lo sguardo sopra agli occhiali da vista.
«Con un lenzuolo addosso?», chiese
ironica.
«Se lo prendiamo nero possiamo fare i
Nazgul», ribatté l'altra trattenendo una
risata.
Ciò che le rendeva estremamente positive, ottimiste e
determinate era il continuo incoraggiarsi reciprocamente. Quando una
era giù di morale per qualsiasi motivo, fosse anche
completamente slegato dal cosplay, l'altra era lì pronta a
dire o fare qualcosa. Quando accadeva che le cose non andassero come
avevano previsto succedeva anche che la buttavano sul ridere e
così ritrovavano la forza di riprovarci ancora e ancora e
ancora fin quando non riuscivano nell'intento. Bastava poco per
rianimarle, anche ascoltare il loro compositore preferito insieme,
anche leggere il passo di un romanzo ad alta voce, anche sfornare
Lembas o anche solo un tenero abbraccio. La convivenza si era rivelata
tutt'altro che una noia mortale o un grosso problema.
Impiegarono circa un anno prima di riuscire nell'impresa, ma avendolo
preventivato erano in tempo per l'evento a cui avrebbero preso parte.
Avevano risparmiato il denaro per comprare i pass, avevano fatto orari
e incastri impossibili pur di guadagnare qualcosa in più, e
alla fine ce l'avevano fatta.
L'emozione quel giorno era alle stelle, ma entrambe si sentivano
assolutamente perfette l'una immersa nell'elfica grazia di Galadriel e
l'altra avvolta dalla risolutezza di Eowyn pur non indossando ancora i
panni delle due creature tolkieniane.
Si erano messe in viaggio che era ancora notte per raggiungere
in tempo il luogo dell'incontro, avevano sistemato per bene il prezioso
frutto del lungo lavoro e, chiuse nell'abitacolo di una piccola
utilitaria, avevano ascoltato la loro musica preferita e avevano
provato a far fronte alla tensione sparando battute a raffica e
incoraggiandosi a vicenda. Perché non era soltanto un
cosplay. Tanto per cominciare era il loro primo cosplay e
già questo bastava a creare ansia, ma non era tutto.
Una volta arrivate sul posto avevano cercato e trovato una sorta di
camerini numerati che servivano ai partecipanti arrivati da fuori per
vestirsi e truccarsi nella più totale
tranquillità. Se di tranquillità si poteva
parlare dal momento che l'evento scelto era un'occasione unica,
irripetibile.
Le due ragazze avevano atteso tanto la convention italiana dedicata al
mondo di Tolkien, un evento che non solo dava ai fan
l'opportunità di conoscersi e condividere una comune
passione, ma anche la possibilità di interagire con i
protagonisti che avevano portato sul grande schermo le storie di
Tolkien. Primo tra tutti Peter Jackson.
L'Italia non aveva avuto mai una première né per
Il Signore degli Anelli, né per Lo Hobbit, perciò
un gruppo di volenterosi ammiratori tanto di Tolkien quanto di Jackson
aveva mosso mari e monti pur di avere un incontro tutto italiano con
regista e cast avverando così il sogno di molti.
Perciò oltre a Peter erano presenti anche i principali
attori di entrambe le trilogie, ovvero le due Compagnie e i personaggi
che ruotano attorno ad esse. Per farla breve: un concentrato di
emozioni.
Scegliere di esordire in un cosplay all'interno di un simile contesto
faceva di loro due pazze patentate, ma in fin dei conti se non avessero
avuto quel pizzico di follia non sarebbero mai arrivate lì
dove invece si trovavano.
La preparazione non fu eccessivamente lunga perché
conoscevano a memoria gli step per il make-up perfetto e non ebbero
difficoltà neanche con le parrucche - parrucche
così realistiche da sembrare acconciature vere e proprie.
Uscite da quella sorta di camerini, ognuna dentro al proprio candido
abito, ebbero la sensazione di essere finite sul serio nella Terra di
Mezzo. Certo incontrare Galadriel mano nella mano con Eowyn non era
esattamente all'ordine del giorno nel mondo di Tolkien, ma neppure
camminare di fianco a Smaug senza averne paura, perciò in
quella realtà in cui ogni cosa era lecita e non esistevano
guerre tra razze, le nostre due amiche si sentirono più vive
che mai.
La loro prima avventura nei panni dell'Elfa e della donna di Rohan fu
ottenere quante più foto possibile con quanti più
cosplayers possibile. La seconda fu scovare altre Galadriel ed Eowyn
per farsi immortalare in loro compagnia. La terza andare alla ricerca
dei partner tolkieniani dei loro personaggi. La quarta e più
incredibile fu un incontro fortuito con un travestitissimo Peter
Jackson alle prese con una delle sue consuete burle. E cosa ancor
più straordinaria fu accorgersi che i compagni di avventura
di Peter vestivano i panni dei personaggi ai quali avevano dato vita
cinematograficamente parlando. Quindi le nostre due amiche si trovarono
di fronte a Viggo Mortensen di nuovo alle prese
con l'affascinante Aragorn, Orlando Bloom con arco e frecce in
stile Legolas, Ian McKellen vestito dal leggendario Gandalf che le
ragazze affettuosamente chiamavano "nonno Gandalf", Elijah Wood, Sean
Astin, Dominic Monaghan, Billy Boyd e Martin Freeman nei colorati
completi da Hobbit con tanto di panciotto colmo di preziosi bottoni ed
infine Richard Armitage non senza Orcrist ed una maestosità
degna di Thorin Scudodiquercia.
Prima ancora di concedersi un giustificato svenimento, le due donne
fermarono il gruppo e si lanciarono nella conversazione più
emozionante della loro vita documentando il tutto con una valanga di
fotografie che le ritraevano nei loro sorrisi più belli.
N.d.A.
Di nuovo ringrazio la mia matta amica Veronica per aver condiviso con
me un mucchio di pensieri ispirando così anche questa
fanfiction. Perciò è ancora una volta a lei che
la dedico con tutto il cuore.
Che dire se non che spero con tutta me stessa di poter realizzare prima
o poi il sogno di prendere parte ad un cosplay dedicato alla Terra di
Mezzo?
Infine vi ringrazio per il tempo che mi avete dedicato leggendo e per
le eventuali recensioni.