Film > Pirati dei caraibi
Segui la storia  |       
Autore: Koori_chan    18/04/2015    4 recensioni
[L’Ottobre del 1703 era uno dei più caldi che la gente di Londra ricordasse.
Per strada i bambini correvano scalzi schiamazzando senza ritegno, e sul mercato si vendeva ancora la frutta dell’estate; il sole, che già aveva incominciato la sua discesa verso l’orizzonte, illuminava i dock di un’atmosfera tranquilla, pacifica, quasi si fosse trattato di un sogno intrappolato sulla tela di un quadro.]
Quando un'amicizia sincera e più profonda dell'oceano porta due bambine a condividere un sogno, nulla può più fermare il destino che viene a plasmarsi per loro.
Eppure riuscirà Cristal Cooper, la figlia del fabbro, a tenere fede alla promessa fatta a Elizabeth Swann senza dover rinunciare all'amore?
Fino a dove è disposta a spingersi, a cosa è disposta a rinunciare?
Fino a che punto il giovane Tenente James Norrington obbedirà a quella legge che lui stesso rappresenta?
E in tutto ciò, che ruolo hanno Hector Barbossa e Jack Sparrow?
Beh, non vi resta che leggere per scoprirlo!
Genere: Avventura, Generale, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Elizabeth Swann, Hector Barbossa, James Norrington, Nuovo Personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A





Capitolo Diciottesimo~









Joshamee Gibbs era, senza alcun dubbio, la persona più contraddittoria che Cristal Cooper avesse mai conosciuto.
Quando, la sera prima, Jack aveva annunciato che la giovane Capitan Tempesta avrebbe preso parte alla spedizione di salvataggio, il vecchio nostromo era parso più che felice di sapere che avrebbe avuto a bordo un’altra faccia amica eppure, quella stessa mattina, nel vedere il viso impertinente di Anamaria spuntare da sotto il suo cappello a tesa larga, la sua reazione era stata completamente opposta.
Di nuovo lui, di nuovo quell’odioso ritornello che Cristal aveva ormai imparato a memoria: “donna a bordo porta male”.
- Oh, chiudete il becco, Gibbs! – lo aveva apostrofato affettuosamente, premurandosi tuttavia che l’uomo cogliesse la seria nota di rimprovero nel suo sguardo.
A dire il vero non era stata la sua critica al gentil sesso ad indisporla, a simili trattamenti ormai era più che abituata; ciò che l’aveva irritata di più era stata la mancanza di fiducia dell’uomo di fronte a una sua proposta.
Era stata proprio lei, infatti, a contattare Anamaria alle prime luci dell’alba.
Le due si erano conosciute un paio di giorni dopo l’abbandono della Liberty e, accomunate dall’essersi ritrovate senza barca ognuna per un motivo diverso, avevano finito per fare amicizia.
A dirla tutta, Anamaria era la prima ragazza con cui Cristal avesse rapporti da molto, moltissimo tempo, e all’inizio le era sembrato strano non dover dimostrare nulla per ricevere rispetto.
In ogni caso, la sua nuova amica era completamente diversa dalle altre donne che aveva conosciuto nella sua vita.
Di una bellezza semplice e misurata, la giovane mulatta aveva negli occhi scuri la luce fiera e orgogliosa di chi si è guadagnato la propria libertà con il sudore della fronte e un’acuta intelligenza.
In lei non vi era il vezzo di Elizabeth, né la grazia di Marion, né tantomeno la saggezza di Bleizenn, eppure ogni suo gesto era pregno di un fascino particolare, e il suo passo scaltro lasciava intuire l’abitudine al furto.
D’altro canto, la stessa Anamaria era rimasta oltremodo incuriosita dalle storie che si narravano su Capitan Tempesta, e l’ammirazione era stata immediata e reciproca.
Convincerla ad arruolarsi nella ciurma di Jack Sparrow, di cui la giovane si lamentava in continuazione e contro il quale meditava vendetta, era stato un gioco da ragazzi.
Anche Will non era sembrato troppo entusiasta della ciurma, che in tutta onestà, disastrata com’era, avrebbe fatto invidia a quella della Diablo, ma Jack sedò ogni dubbio con un’occhiata eloquente al cielo.
Il giovane Turner non comprese quel gesto, ma Gibbs e Cristal si scambiarono uno sguardo rapido: quel vento umido in arrivo da Est non prometteva niente di buono.
La tempesta che li colse fu violenta e impietosa: l’Interceptor gemeva ad ogni raffica di vento, e sembrava che l’equipaggio avrebbe potuto cedere da un momento all’altro.
Distinguere le forme a bordo del vascello era impossibile, e solo i fulmini secchi e schioccanti riuscivano a rischiarare un poco il ponte immerso nel buio della notte.
- Non ce la faremo mai! – gridò Will per sovrastare il boato dell’Oceano, mentre accanto a lui Cristal controllava la tenuta del sartiame.
- Abbi fede! Jack sa quel che fa! – replicò la ragazza, scostandosi dal volto una ciocca fradicia che le impediva la già scarsa visuale.
Aveva attraversato tempeste di gran lunga peggiori di quella, e i timori dell’amico sembravano quasi intenerirla: se lei sapeva cosa aspettarsi dal vento e dalle onde, il giovane Turner era incredibilmente inesperto, e per un assurdo istante si ritrovò a pensare a quando, da bambini, giocavano assieme immaginando avventure come quella.
Ma all’epoca il beccheggio nauseante era solo frutto della loro fantasia, e l’acqua salata che sferzava la faccia e rendeva scivoloso il ponte non era altro che un espediente per rendere il gioco più emozionante.
C’era poco da stupirsi, quindi, se adesso Will aveva le sue preoccupazioni.
- Come diavolo fai ad essere così tranquilla? – domandò Anamaria, il cappello che le era volato chissà dove nel nubifragio.
La bionda le rivolse un sorriso accondiscendente per poi lanciare un’occhiata a Jack che, aggrappato alla ruota del timone, teneva lo sguardo fisso davanti a sé.
- C’è un motivo se mi chiamano Capitan Tempesta! – e rise, l’ennesimo fulmine a schiantarsi nell’acqua attorno a loro mentre la giovane mulatta la guardava esterrefatta.
- Sei pazza! Siete pazzi tutti e due! – esclamò prima che un’onda particolarmente alta travolgesse il ponte e la costringesse ad aggrapparsi alla murata per non volare fuoribordo.
La figlia del fabbro non badò a quell’invettiva, l’attenzione concentrata sulla figura di Jack che consultava la sua bussola.
Se Anamaria avesse saputo che cosa entrambi stavano macchinando, si ritrovò a considerare, “pazzi” sarebbe stato solo un pallido eufemismo.
Ad ogni goccia che cadeva sul suo viso, ad ogni maroso guadagnato, il senso di impaziente angoscia che l’aveva tenuta all’erta da quando avevano lasciato Tortuga si faceva più pungente, al punto che a volte sembrava quasi volesse toglierle il respiro.
E se non fossero arrivati in tempo? Se Elizabeth avesse fatto qualcosa di stupido? Se Barbossa non fosse stato con la figlia del Governatore generoso e magnanimo come lo era stato con lei?
Quella in cui era andata a cacciarsi si delineava come la più intricata concomitanza di eventi che avesse mai fronteggiato, e in cuor suo temeva che, da sola, non sarebbe mai riuscita a ottenere ciò che sperava.
La tempesta si acquietò alle prime luci dell’alba, ma il cielo era ancora grigio e basso sulla linea dell’orizzonte.
Bagliori perlacei lo attraversavano laddove gli ultimi fulmini si rincorrevano in fuga dal giorno nascente e, lontana e incerta nella bruma, Isla de Muerta iniziava a delinearsi a prua.
A mano a mano che l’Interceptor si avvicinava alla costa frastagliata dell’isola, le nubi si squarciavano rivelando un cielo azzurro e limpido; tuttavia, appena sopra la suaperficie dell’acqua, una nebbia densa e innaturale si alzava nell’aria circondando la nave e rendendo insidiosi gli stretti passaggi fra gli scogli.  
- Ti vedo irrequieta, giovane Cooper... –
La voce di Sparrow la fece sobbalzare: non l’aveva sentito arrivare.
Lei era irrequieta, se non peggio. Era più che preoccupata, e il fatto di non avere la più pallida idea di che cosa Jack avesse in mente la terrificava. Ma non poteva permettere che l’amico subodorasse i suoi veri sentimenti, ragion per cui si limitò ad alzare un sopracciglio, interrogativa.
- Sei stranamente silenziosa... – spiegò il Capitano con aria indagatrice, prendendo a girarle intorno come un avvoltoio proprio come faceva una volta, quando voleva estorcerle informazioni.
Ma Cristal ormai lo conosceva bene, e non si sarebbe fatta fregare dal suo atteggiamento.
Appoggiò i gomiti al parapetto e sbuffò.
- Sono stanca, Jack. Abbiamo navigato tutta la notte in mezzo alla tempesta e i miei vestiti sono fradici. Non siamo tutti inesauribili come te, sai? – aggiunse poi con un sorrisetto di affettuoso rimprovero, sentendosi più tranquilla quando lo vide ricambiato dall’uomo.
- Sei preoccupata per la ragazza. – continuò, testardo e deciso a non demordere.
La bionda gli scoccò un’occhiata fredda e seccata.
- Lo sarò finchè non mi dirai che hai in mente. Per quanto ne so Barbossa non è tipo da risparmiare un ostaggio solo perchè donna. Come intendi salvare Elizabeth se la ciurma della Perla non può morire? – ritentò nella speranza di raggranellare qualche informazione in più.
Sparrow ghignò, un ghigno che la giovane non gli aveva mai visto e che non riuscì a interpretare.
- Dovresti prestare più attenzione, Cristal. Come ti ho già detto, basta avere la leva giusta... – fece criptico, mentre lo sguardo si spostava dall’amica a Will, seduto poco distante assieme a Gibbs.
Lasciandola di nuovo con un pugno di mosche, Jack si incamminò verso il suo secondo ufficiale, seguito a ruota dalla figlia del fabbro.
- Jack! Non penserai mica di parlamentare! E’ una follia! – sbraitò, ma il discorso era da considerarsi concluso.
Sbuffò sonoramente e incrociò le braccia al petto, evidentemente non aveva alcuna intenzione di metterla a parte dei suoi piani.
Calarono l’ancora lì dov’erano in una manovra che le parve affrettata e intirsa di una malcelata agitazione, poi il Capitano si affrettò verso le scialuppe.
- Il giovane Turner e io scendamo a terra. – sentenziò, forse più serio di quanto non avrebbe voluto apparire.
- Jack! – lo chiamò a quel punto, ormai consapevole del fatto che stava palesemente cercando di lasciarla da parte.
- Vengo anch’io. – aggiunse a un tono di voce più basso, gli occhi grigi piantati in quelli scuri dell’uomo alla ricerca del più piccolo indizio che potesse spiegarle cosa frullasse nella sua testa.
- Mi servi qui, a badare alla nave. – replicò Sparrow, mentre Will, ancora per niente abituato all’idea che la sua amica d’infanzia potesse seriamente manovrare una corvetta, rimaneva in silenzio.
- Può farlo benissimo Gibbs! – sbottò, in viso un’espressione che non ammetteva repliche.
Jack la scrutò per quelli che parvero interminabili secondi, poi roteò gli occhi in segno di resa.
Un sorriso baluginò sul volto della bionda, ma fu presto offuscato dalle parole che il Capitano mormorò a Gibbs.
- Rispetta il Codice. –
“Chi indietro rimane, indietro viene lasciato”.
Ricordava che Ramirez aveva sempe criticato quella regola, tacciandola di una profonda barbarie.
Tanti anni prima avevano passato un pomeriggio intero a discuterne, lei, Finn e lo spagnolo: nemmeno Cristal apprezzava quella direttiva, eppure, con il tempo, aveva imparato a capire cosa volesse dire davvero. Come amava suggerire Marion, il Codice era più che altro una traccia che un vero regolamento, e ogni suo dettame andava interpretato alla luce delle singole circostanze. A volte era necessario un sacrificio affinchè si potesse conseguire un risultato che avrebbe giovato ai più, ed era in quei casi che il Codice assumeva significato.
Dopotutto il mare non faceva sconti a nessuno, e ognuno doveva essere responsabile di sé stesso
“Non è barbarie, è legge di natura! Puro e semplice buon senso, ma voi siete troppo generoso per vederla a modo io, Ramirez!” aveva commentato l’irlandese con una scrollata di spalle, molleggiandosi stancamente sulla sua gamba di legno. All’epoca Cristal non era stata capace di formulare un giudizio deciso, ma adesso iniziava a capire che la posizione del cuoco era ben motivata.
Perchè, tuttavia, Jack Sparrow aveva ordinato a Gibbs di attenersi a una legge simile?
Un brivido le attraversò la schiena mentre la scialuppa veniva lentamente calata sulla superficie dell’acqua: voleva davvero parlamentare.
Eppure lanciarsi in una simile impresa senza avere le spalle coperte non era da Jack, e la ragazza si ritrovò a considerare che doveva davvero avere un piano, altrimenti non avrebbe mai preso quella decisione.
Lui voleva parlare con Barbossa, e per poterlo fare doveva avere qualcosa da offrirgli.
A Tortuga le aveva detto che la maledizione che colpiva la Perla Nera e la sua ciurma non sarebbe durata in eterno, e continuava a nominare quella dannata “leva giusta” che proprio non sapeva come intepretare.
Insomma, se sapeva come sconfiggere Barbossa perchè non metterla a parte delle sue macchinazioni?
L’unica ipotesi plausibile era che la leva di Jack fosse qualcosa che Cristal non avrebbe mai approvato.
Ma di cosa poteva trattarsi? Che sapesse qualcosa di Elizabeth che lei non sapeva?
Rimase silenziosa per tutto il tempo che impegarono ad addentrarsi nella grotta, disinteressata al personalissimo battibecco in atto fra Jack e Will.
In tutto quel marasma non aveva avuto un attimo di tempo per esporre i suoi timori al vecchio amico, ma riusciva a sentire nell’aria la tensione che provava: non si fidava di Jack, non del tutto almeno.
- State zitti, o ci scopriranno subito! – sibilò, precedendoli lungo quello che sembrava un vero e proprio sentiero scavato nella roccia.
Barbossa le aveva parlato spesso di Isla de Muerta, ma per quanto accurate, le sue descrizioni non avrebbero mai potuto eguagliare il senso di viscida inquietudine che sembrava trasudare direttamente dalle pareti della caverna.
Il buio inglobava ogni cosa, acquattandosi negli anfratti più remoti e accarezzando come un guanto di seta la superficie dell’acqua.
Ogni tanto qualche sottile e pudico raggio di luce faceva capolino dall’alto, ferendo il silenzio statico e umido con la sua delicatezza, mentre le gocce che scivolavano nel vuoto sfuggendo alle lunghe e tozze stalattiti rimbombavano come bordate.
A mano a mano che proseguivano, le voci concitate della ciurma di Barbossa si facevano sentire, assieme a uno scalpiccio diffuso e al rumore dell’oro che veniva ammassato senza criterio.
Senza emettere un fiato, Cristal raggiunse una spaccatura nella roccia che, proprio come una finestra, si apriva su un grande spazio circolare, la luce che filtrava dal soffitto della caverna a colpire un grande forziere di pietra ubicato al centro dell’ambiente.
Loro erano là.
In piedi davanti al forziere, immobili sotto l’ampio fascio di luce, sembravano due polene immerse nella nebbia e per un momento Cristal si sentì mancare il respiro.
Elizabeth era viva. Stava bene. Poteva ancora salvarla.
- Elizabeth... – sentì Will sussurrare accanto a lei, mentre Jack studiava l’ambiente attorno a loro .
Cristal strizzò gli occhi per distinguere meglio i suoi lineamenti, ma da quella distanza era difficile riuscire a notare qualche dettaglio.
Poi la sua attenzione si spostò sul pirata dal grande cappello piumato, e uno strano calore le pervase il petto.
Anche lui stava bene.
Il discorso solenne era già incominciato, e la Figlia della Tempesta si ritrovò catapultata indietro di tre anni, a bordo della Perla Nera.
Era giunto il momento, anche l’ultimo pezzo di quel tesoro maledetto era stato recuperato, e finalmente Barbossa avrebbe avuto indietro la sua libertà.
Quanto aveva pregato che un giorno come quello potesse arrivare, quanto aveva sperato che quell’uomo dai modi di seta potesse tornare a vivere davvero, senza dover più odiare la luna!
E ce l’aveva fatta, il medaglione al collo di Elizabeth e la pace a portata di mano.
Sarebbe bastato concludere il rito e ogni cosa sarebbe tornata al suo posto, così come doveva essere.
Nelle sue parole leggeva un dolore antico e profondo, il dolore che era arrivato a consumargli l’anima, nei suoi gesti un rancore bruciante per una pena non meritata. E se fosse stata più vicina, e di questo ne era certa, avrebbe potuto scorgere nei suoi occhi blu come una giornata di Giugno una speranza e una gioia senza confini.
Ma Will non conosceva Barbossa, non sapeva nulla del suo tormento, e l’unica cosa che riusciva a vedere era Elizabeth, salda nonostante il terrore, esposta come merce da baratto a quegli uomini senza religione che sembravano volerla sgozzare da un momento all’altro.
- Jack! – esclamò, agitato e irrequieto.
- Non adesso! – lo fermò quello prima che potesse prendere una qualsiasi iniziativa.
- Aspettiamo il momento più opportuno... – aggiunse in spiegazione vedendo lo sconcerto nelle iridi castane del giovane.
Cristal rivolse loro un’occhiata silenziosa, poi tornò a concentrarsi sul forziere. Non si accorse che gli altri due se n’erano andati.
Barbossa stava ancora arringando la sua ciurma, e il discorso incominciò a prendere una piega indesiderata.
Sangue. Come aveva potuto dimenticare il sangue?!
Vide gli uomini della Perla sghignazzare ed estrarre i coltellacci dai foderi, puntandoli contro la figura esile di Elizabeth, sempre più terrificata.
Allora voleva ucciderla?
Ma Jack aveva ragione, non poteva semplicemente fare irruzione all’improvviso sperando di cavarsela. Doveva aspettare il momento migliore, e il momento migliore doveva ancora presentarsi.
In un gesto fluido estrasse la pistola dalla cintura e la caricò, puntandola verso Barbossa, il più lontano possibile dall’amica.
Se qualcosa fosse andato storto avrebbe potuto guadagnare qualche secondo, giocando sull’effetto sorpresa.
In un gesto secco e sgraziato, il pirata fece chinare la fanciulla sul forziere aperto, gli altri manigoldi che inneggiavano in attesa del momento.
Cristal trattenne il fiato, il dito appoggiato sul grilletto in attesa del peggio, ma il peggio non si verificò.
Barbossa afferrò la mano sinistra di Elizabeth e le fece un taglietto sul palmo, bagnando il medaglione col suo sangue.
- Tutto qui?! – la sentì domandare, sconvolta.
L’uomo le rivolse uno strano sorriso, stringendo la mano della ragazza nella sua.
- Odio lo spreco. –
Cristal emise un sospiro sollevato e rinfoderò la pistola.
Sapeva che non le avrebbe fatto del male, lo sapeva!
Solo a quel punto si accorse che Jack e Will erano spariti.
- Oh no, adesso no! – sibilò.
Che cosa aveva in mente Jack? Se avesse colpito Barbossa ora che la maledizione era stata spezzata sarebbe riuscito a ucciderlo, ma loro sarebbero stati condannati, tutti quanti!
Fu uno sparo a farla sobbalzare e a riportare la sua attenzione sul forziere.
- Non ha funzionato! Su noi c’è ancora la maledizione! – sentì berciare un uomo della ciurma.
La figlia del fabbro strinse i pugni, colma d’apprensione.
Come poteva essere? Eppure il rituale era stato svolto, il medaglione restituito e il sangue ripagato!
Che ne avessero usato troppo poco?
Barbossa scrutò per qualche secondo la lama imporporata del coltello, poi si voltò verso Elizabeth.
- Tu, parla! Tuo padre, qual era il suo nome? Non sei la figlia di William Turner? – sbraitò traboccante d’ira, scuotendola vigorosamente.
E all’improvviso tutto fu chiaro.
Perchè la maledizione non si era sciolta.
Perchè Jack pensava di poter parlamentare.
Perchè non le aveva detto niente.
Come aveva ipotizzato, la leva giusta di cui parlava era qualcosa che non avrebbe mai approvato.
Jack voleva vendere Will in cambio della sua vendetta e questo, pirata o no, non avrebbe potuto permetterlo mai.
Come attraversata da una scarica elettrica, si voltò e percorse a ritroso il sentiero, alla ricerca di Jack e Will. Maledizione, c’erano troppi fronti aperti! Non sarebbe mai riuscita a portare avanti quel doppiogioco se doveva occuparsi contemporaneamente di Jack, di Will, di Lizzie e di Barbossa!
- Will! Will! – soffiò, sperando che l’amico lo sentisse e che contemporaneamente nessuno si accorgesse della sua presenza.
Fu a quel punto che, nel buio del cunicolo in cui si era infilata, andò a sbattere contro qualcosa.
- Will? – domandò, consapevole che quella stoffa non poteva in alcun modo appartenere agli abiti del giovane Turner.
- Will! – le fece eco una voce terrorizzata.
L’aria le mancò nei polmoni, e per un momento fu come se il suo cuore si fosse fermato.
Non ebbe tempo di perdersi nella gioia del ritrovamento, il fabbro apparve dal fondo del cunicolo e sospinse sia lei che Elizabeth verso la luce.
- Non c’è tempo, dobbiamo andarcene! – ordinò, prendendo entrambe per mano e trascinandole senza grazia verso la scialuppa.
- Si sono accorti di te? – chiese Cristal, entrando in acqua fino al ginocchio e raccattando i remi delle barcacce della Perla, nella speranza che quel trucchetto gli facesse guadagnare tempo.
William fece salire la fuggitva a bordo della scialuppa e scosse la testa in segno di diniego.
- Ma non ci vorrà molto prima che accada. Presto, sali! –
- Dov’è Jack? – replicò, l’urgenza a bruciarle nella voce.
L’amico le rivolse un’occhiata eloquente e lei emise uno sbuffo mal trattenuto.
- Ordini del Capitano... – si limitò a commentare nel balzare a bordo, per poi sedersi di fronte ad Elizabeth e prendere a remare con vigore verso l’uscita della caverna.
La nebbia si insinuava fin dentro l’oscura cavità, impegnando i loro abiti fradici e i loro cuori ancora colmi di paura.
Elizabeth Swann continuava a guardare dritto davanti a sé come se fosse stata al cospetto di un fantasma.
Da quando avevano iniziato a remare nessuno aveva più pronunciato una parola. Solo dopo un paio di minuti una voce incerta e spezzata si alzò nella foschia.
 
Quindici uomini, quindici uomini
Sulla cassa del morto
 
Cristal sorrise e chinò il capo, sentendo gli occhi pizzicarle e il cuore esploderle.
 
Yo-oh-oh
Yo-oh-oh
E una bottiglia di rum
 
Le fece eco, tornando a guardarla in viso.
Fu questione di un secondo, un fremito attraversò le iridi castane della figlia del Governatore, e poi le sue braccia furono attorno al collo della vecchia amica in un abbraccio che mai avrebbe creduto possibile.
Non piangeva, ancora troppo scossa dagli eventi, ma il suo sorriso sembrava capace di spazzare via la nebbia, e la sua respirazione irregolare ricordava a entrambe quanto tempo fosse passato dall’ultima volta che si erano abbracciate.
- Devo dire che dopo sei anni da cadavere sei resuscitata in grande stile, Cristal Cooper! – esclamò, stringendola ancora di più mentre Will remava anche per Cristal.
- Lizzie, se solo avessi saputo... Mi dispiace così tanto... – replicò l’altra, che invece aveva dato libero sfogo alle lacrime.
- Vedi, Turner? E’ così che si accoglie un’amica scomparsa! – scherzò poi, asciugandosi il viso e prendendo delicatamente le mani di Elizabeth fra le sue, il ragazzo che ormai si era rassegnato a remare da solo fino all’Interceptor.
- Oh, Lizzie, sono successe così tante cose... Ti prometto che ti racconterò tutto, ma ora parlami di te! Stai bene? Barbossa ti ha ferita? Mio dio, ho avuto davvero paura che potesse finire male... –
E tutto scomparve come se non fosse mai esistito.
Le incertezze, i timori, i rimpianti.
Elizabeth raccontava, e la sua voce delicata ma ferma la riportava indietro a tempi remoti e confusi che credeva di aver perduto per sempre.
Dopo tanto, troppo tempo, Cristal Cooper tornò ad essere una ragazzina fantasiosa e coraggiosa, una spadina di legno fra le mani nei soleggiati pomeriggi di Port Royal.
Ed era davvero il sole a bagnarle la faccia mentre, affacciata al parapetto di dritta,  ripensava con un sorriso agrodolce sul volto alle circostanze che si erano allineate perchè potesse assaporare una simile gioia dopo tanti anni di rinunce.
Ce l’avevano fatta, Elizabeth era salva, aveva ritrovato la sua amica e assieme a Will l’aveva tirata fuori dai guai.
Appena erano tornati a bordo dell’Interceptor, tuttavia, la gioia aveva dovuto essere messa da parte alla luce dei fatti.
Come pattuito, Anamaria aveva preso il comando della nave, ma Gibbs non si era voluto accontentare dello scarno “è rimasto indietro” che Will aveva pronunciato a proposito di Sparrow.
- Cristal, che cosa è successo? – le aveva domandato, afferrandola per un braccio prima che potesse seguire gli amici d’infanzia sottocoperta.
- Non preoccupatevi, va tutto secondo i piani. Jack vuole parlamentare con Barbossa, ed è quello che farà. – aveva spiegato.
- Se non lo uccidono prima! – era stata la replica stizzita del marinaio.
Cristal aveva sospirato.
Nemmeno a lei andava a genio l’idea di Jack Sparrow nelle grinfie del suo peggior nemico, eppure sapeva che non vi era altra scelta. Se avesse salvato Jack avrebbe condannato Will e Elizabeth, in questo modo, invece, metteva in pericolo i due Capitani della Perla, ma guadagnava tempo per riflettere.
Barbossa non avrebbe mai ucciso Sparrow, finchè Will era con loro.
Questo però significava una cosa, una certezza a cui dovevano prepararsi.
- Verranno a prenderci. – aveva sentenziato, lo sguardo pregno di una serietà che nessuno le aveva mai visto addosso.
Gibbs aveva assorbito l’informazione con un sorso dalla sua fiaschetta di rum, poi si era allontanato a grandi passi, lasciandola sola in compagnia del vento.
- Dimmi qualcosa di allegro. – la voce di Elizabeth la fece voltare di scatto.
A Cristal bastò un secondo per capire che qualcosa sottocoperta era andato storto.
Will aveva fatto qualche stupidaggine, era pronta a scommeterci!
Alzò gli occhi al cielo, portando una mano al mento per completare la sua aria pensosa, poi parve avere l’illuminazione.
- La tua migliore amica è viva ed è diventata Capitano! – esclamò, beandosi dell’espressione stupita della figlia del Governatore.
 - Capitano? – domandò, incentivandola a continuare.
L’amica sorrise e annuì con aria saccente.
- Prima dimmi, cosa sai della Liberty Breeze? –
Ma Elizabeth non rispose e si portò la mano fasciata alla bocca, sul viso un’espressione più che incredula.
- Oddio. Sei... Capitan Tempesta sei tu?! – esalò, sconvolta.
Cristal scoppiò a ridere, divertita da quella reazione.
- Te l’ho detto, ho tantissime cose da raccontarti! – e così dicendo la condusse nuovamente sottocoperta, dove raccattò una mela dal barile delle scorte.
Parlarono a lungo, Cristal le raccontò ogni cosa, la ricerca dei suoi genitori, Capo Horn, l’incontro con Bleizenn Gw’rach, la Diablo e le avventure nei Caraibi a bordo della Liberty.
Lizzie pendeva dalle sue labbra, gli occhi colmi di stupore e d’emozione mentre l’amica narrava di tempeste e arrembaggi come solo lei sapeva fare.
Tutti i giorni trascorsi asserragliata nella sua stanza a piangere a dirotto scrutando l’orizzonte le sembravano ora ripagati, perchè nulla avrebbe potuto renderla più felice di sentire la voce limpida di Cristal Cooper parlare della saggezza di Ramirez e dell’ingenua dolcezza di Toby.
Solo ora che l’aveva di nuovo al suo fianco si rendeva conto di quanto le fosse mancata.
Le era mancata più dell’ossigeno, perchè Cristal era per lei più di una semplice amica. Era sua sorella, l’unica che l’avesse mai capita nel profondo e che avesse sempre saputo cogliere ogni sfumatura nel suo sguardo.
- Aspetta, raccontami di nuovo dell’ammutinamento della Liberty Breeze! Come hai fatto a... – ma prima che potesse terminare la domanda un vociare agitato dal ponte di coperta la ridusse al silenzio.
Confusa e preoccupata, interrogò l’amica con lo sguardo, ma la figlia del fabbro non stava prestando attenzione, gli occhi ridotti a due fessure e l’orecchio teso per captare ogni più insignificante sussurro.
- Arrivano. – disse solamente, prima di precipitarsi sul ponte.
- Che succede? Ditemi! – si informò Elizabeth.
Ma Cristal non aveva certo bisogno della replica di Anamaria per capirlo: la Perla Nera li stava raggiungendo, filando veloce fra le onde come se a sospingerla ci fosse stata una mano divina.
Cercarono di staccarli su delle secche poco distanti, ma lo sapeva, non avevano scampo. La nave di Barbossa era troppo veloce, li avrebbero presi comunque.
Che fare, dunque? Se non potevano fuggire, l’unica soluzione era fronteggiarli.
Fu Will a prendere la decisione, risoluto e volitivo come mai l’avevano visto prima di allora.
Per un istante, tutti e tre ebbero la sensazione di ritorvarsi ancora a Port Royal, in uno dei loro giochi d’infanzia. Si scambiarono uno sguardo d’intesa, il sangue a pompare nelle vene assieme all’adrenalina, poi Cristal scese sottocoperta a impartire gli ordini.
Caricarono i cannoni con tutto ciò che era rimasto a bordo, chiodi, ferraglia e pezzi di vetro. Non sarebbero certo stati proiettili efficienti come palle di cannone, ma sarebbero bastati per difendersi.
Poi un richiamo si fece sentire dal ponte superiore, e l’Interceptor prese a ruotare su se stessa con un violento strattone.
- Viriamo sull’ancora! – considerò spalancando gli occhi, sopresa.
Chi aveva avuto quell’idea così genialmente folle?
- Questa scommetto che non te la aspettavi, Barbossa... – sussurrò fra sé e sé con un ghigno, tornando in superficie per prepararsi all’arrembaggio.
Ancora una volta, proprio come tanti anni prima, Cristal si ritrovò ad osservare la ciurma di dannati sporgersi dalla murata, ma questa volta sapeva cosa avrebbe fronteggiato.
Che avessero provato a distanziarli o che avessero perseverato nell’arrembaggio, l’Interceptor era spacciata, ma forse qualcosa poteva ancora combinare.
- Presidiate la Santabarbara! Che nessuno si avvicini alla polvere da sparo! – urlò mentre le due navi si allineavano.
- La Santabarbara? – domandò Anamaria, confusa. Ma qualcosa doveva averle suggerito che la bionda sapeva di cosa stava parlando, perchè ordinò a due uomini di scendere sottocoperta e prendere posizione.
Come al solito, i minuti che seguirono furono puro caos, il fumo dei cannoni che saliva al cielo offuscando la visuale e rendendo acre l’aria nei polmoni.
Poi, quando ormai avevano abbassato la guardia, una palla doppia tranciò di netto l’albero di maestra, che crollò di lato con uno schianto assordante.
- Saldi, uomini! Saldi! – gridò Cristal nel vedere il terrore impossessarsi della ciurma.
Ma i nemici avevano già messo mano ai rampini, e in men che non si dica il ponte dell’Interceptor divenne un campo di battaglia.
Era il momento.
Mescolandosi nella baraonda, la figlia del fabbro afferrò una corda e si lanciò sul ponte della nave avversaria, menando fendenti nel disperato tentativo di salvarsi.
- Barbossa! – continuava a gridare, ma i suoi richiami erano poco più di pigolii nel frastuono dell’arrembaggio.
Poi lo vide, ritto e fiero fra ciò che restava del loro velaccio massacrato dal fuoco dei cannoni.
Il suo grande cappello piumato ben calcato in testa, analizzava la battaglia mentre il vento leggero gli scuoteva gli orli della pesante giacca scura.
- Barbossa! – lo chiamò ancora, allungando una mano fino a tirarlo per la manica.
Preso alla sprovvista, l’uomo si voltò di scatto, caricando un fendente dall’alto che venne parato per puro miracolo.
- Cristal Cooper?! – né i suoi occhi né la sua voce riuscirono a celare la sopresa e la ragazza non poté fare a meno di sorridere quando le mani del pirata si posarono sulle sue spalle in un gesto di sincera apprensione.
- Stai bene? – domandò, per poi riscuotersi immediatamente e passare ad un tono ben più severo.
- Che cosa ci fai qui?! – sbraitò infatti, scuotendola appena.
Il cuore di Cristal si contrasse di un’angoscia incalzante, la gioia di essersi ricongiunta al dannato spazzata via dalla consapevolezza del pericolo in corso.
Doveva spiegargli cosa stava succedendo, doveva metterlo in guardia da Jack.
- Barbossa, devi starmi a sentire, è molto importante! – incominciò, le mani artigliate al colletto della sua giacca per trasmettergli l’urgenza.
Ma l’uomo sembrava cieco di fronte a quei gesti, troppo concentrato nella sua battaglia.
- Cristal, dannazione, cosa ci facevi su quella nave?! – continuò imperterrito senza lasciarla parlare.
La ragazza scosse la testa e si morse un labbro.
- Barbossa, non c’è tempo per spiegare, devi fidarti di me! –
Ma continuò ad ignorarla, spingendola con malagrazia contro l’albero di mezzana.
- Tu dovresti essere morta! Se la ciurma ti riconosce...! – ma non riuscì a terminare, interrotto dalla voce esasperata della bionda.
- Hector, dannazione, stammi a sentire! – sbraitò, sentendo per la prima volta il sapore del suo nome.
Forse persino il suo portatore ne aveva dimenticato il suono, o forse sentirlo pronunciare in quel modo gli aveva riportato alla mente ricordi di tempi passati che non pensava avrebbe mai più riesumato, perchè tacque e si fece attento.
Doveva salvarlo, non poteva permettersi che gli accadesse qualcosa.
Tuttavia non poteva nemmeno nominare Will, o il suo amico sarebbe stato spacciato!
L’unica speranza era che il pirata si fidasse di lei, che le desse retta e facesse come diceva.
- Devi promettermi che qualsiasi cosa accada, qualsiasi cosa, tu non scioglierai la maledizione! – esclamò finalmente, gli occhi piantati in quelli dell’uomo.
Vide un lampo di sconcerto attraversarli e per un istante sentì la presa farsi più salda sulle sue spalle.
- Cristal, ti rendi conto di quello che stai dicendo? – fu la risposta che ottenne mentre le mani del pirata scivolavano lungo le sue braccia lasciandola libera nei movimenti.
- Fila nella mia cabina e non azzardarti ad uscire, svelta! – ordinò, lo sguardo puntato all’Interceptor.
- Barbossa, ti prego! Jack Sparrow sa quello che fa, è tutto calcolato!– gridò esasperata sperando di riguadagnare la sua attenzione.
- Fila in cabina! – berciò il Capitano, allontanandosi a grandi passi.
- Hector, è una trappola! – ma il suo ammonimento si perse nel caos lasciandole addosso un senso di ghiacciato terrore che le fece salire le lacrime agli occhi.
Non poteva chiudersi in cabina, doveva tornare sull’Interceptor, doveva salvare gli altri!
Dannazione, perchè non era stato ad ascoltarla? Per quale motivo non le aveva dato retta?
Mosse un passo in avanti, pronta ad afferrare la prima corda libera e tornare dai suoi, ma una mano forte e salda la afferrò per un braccio, stringendoglielo talmente forte da farle mollare la presa sulla spada.
-  Bentornata a bordo, Principessa! – non fu la voce, quanto l’apellativo a farle venire i brividi.
Nessuno l’aveva mai chiamata in quel modo, nessuno al di fuori del primo ufficiale di Barbossa, la ragione principale per cui, due anni prima, aveva dovuto fingersi morta per poter abbandonare la Perla in sicurezza.
- Lasciami andare, bastardo! – gridò dimenandosi come un’anguilla, ma la presa dell’uomo era forte, e fu tutto inutile.
- Oh no, non questa volta! Questa volta non ci sfuggirai, piccola puttana! – lo sentì soffiarle nelle orecchie.
Con terrore crescente, si accorse che la ciurma di Barbossa stava ripiegando, con loro, legati o minacciati da coltelli e pistole puntati contro la schiena, i membri dell’equipaggio dell’Interceptor e Jack Sparrow, magicamente ricomparso al momento più opportuno.
Avevano raggiunto la Santabarbara, ormai era questione di minuti, forse secondi.
La Perla si allontanava in fretta da quel che rimaneva dell’agile fregata, e fu solo quando si trovarono a distanza di sicurezza, l’equipaggio di Jack legato alla mezzana perchè a nessuno venissero strane idee, che Cristal si rese conto di un particolare catastrofico.
Ancora prigioniera del primo ufficiale, che le torceva un braccio dietro la schiena e con l’altra mano la tratteneva per i capelli, incrociò lo sguardo di Elizabeth.
- Dov’è Will? – sillabò a fior di labbra senza emettere un suono.
L’amica scosse la testa, poi portò le iridi castane sulla figura dell’Interceptor che fumava poco distante in attesa della sua fine.
La Figlia della Tempesta si sentì morire, una sensazione di freddo straziante ad artigliarle le viscere.
Se quella nave fosse saltata per aria Will sarebbe morto, e con lui la speranza di Barbossa e dei suoi, Jack, Elizabeth e tutti loro.
Stavano per commettere un terribile errore, e non c’era niente che potesse fare.
Eppure non poteva arrendersi a quel modo, non dopo tutto quello che aveva fatto!
Doveva pensare, c’era di sicuro qualcosa che le sfuggiva, qualcosa che avrebbe potuto risolvere quella maledetta situazione!
Ma prima che potesse formulare anche un singolo pensiero accadde l’irreparabile, e, assieme all’urlo straziante di Elizabeth, la detonazione le cannonò il cuore.





























 
Note:

D'accordo, io non farò mai più previsioni sui futuri aggiornamenti perchè porta sfiga.
Cinque mesi. Sono passati quasi cinque mesi dall'ultimo aggiornamento e io veramente  non so con che coraggio mi stia ripresentando.
Davvero, chiedo scusa per essere sparita per così tanto tempo, ma è stato un periodo un po' complicato e fra esami, faccende familiari, altri progetti e una terribile mancanza d'ispirazione non sono stata capace di mettere mano a questa storia prima...
Ma bando alle ciance, e diciamo qualcosa su questo capitolo che mi ha davvero fatto sputare sangue.
Beh, dal punto di vista narrativo non succede niente di nuovo rispetto a quello che ci hanno mostrato i film: l'Interceptor salpa alla volta di Isla de Muerta, Will si rompe le scatole dei giochetti di Jack ed Elizabeth viene tratta in salvo, almeno fino allo scontro fra le due navi.
E Cristal?
Per lei, in realtà, questo è un capitolo denso di avvenimenti e angosce.
Innanzitutto ritrova, dopo moltissimo tempo, due persone che l'hanno segnata nel profondo nel corso della sua crescita: Elizabeth, che credeva non avrebbe incontrato mai più, e Barbossa, che aveva lasciato in maniera così brusca due anni prima.
A differenza della rimpatriata con Will, durante la quale hanno avuto tutto il tempo del mondo per metabolizzare quanto successo e per aggiornarsi sugli avvenimenti degli ultimi sei anni, con Elizabeth è tutto molto più rapido e meno intimo, e le  ragazze riescono a ritagliarsi solo qualche momento per loro due: non che ce ne sia davvero bisogno, dopotutto è bastato davvero poco per spazzare via quei lunghi anni di solitudine e tornare la coppia di amiche di sempre.
Con Barbossa tempo ce n'è ancora meno, e qui Cristal è ancora più frustrata, perchè non è riuscita a dirgli ciò che desiderava.
Come ho già detto, questo capitolo è tutto dedicato all'ansia: ansia di non capire i piani di Jack, ansia per averli capiti, ansia di non poter salvare tutti, ansia di non riuscire a pensare troppo in fretta.
Forse la nostra eroina si è cacciata in un'impresa più grande di lei?
Ma non anticipo niente, se non che d'ora in avanti la faccenda si farà sempre più complicata e dolorosa per la figlia del fabbro...
Come sempre un grazie infinito a chi legge/recensisce/Segue/preferisce/reprime gli istinti omicidi nei miei confronti per l'assenza prolungata.
Vi voglio davvero bene e mi siete mancati tutti. <3

Kisses,
Koori-chan
  
Leggi le 4 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Film > Pirati dei caraibi / Vai alla pagina dell'autore: Koori_chan