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Autore: Just Izzy    18/04/2015    6 recensioni
"Bene... Vi starete chiedendo perché queste cassette siano arrivate proprio a voi. Semplicissimo, siete una delle tredici ragioni del mio suicidio. Non allarmatevi, nulla di grave. Ogni volta che vi vedrete vi guarderete in cagnesco e poi vi imbarazzerete perché siete colpevoli anche voi e chissà cosa avrà sentito l’altra persona su di voi. Nulla di personale."
Genere: Angst, Drammatico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: John Watson, Quasi tutti, Sherlock Holmes
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti
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Traccia Tredicesima.
Quando mi accorgo che è da più di un'ora che sono seduto sul marciapiede a osservare il vuoto, i primi spiragli di sole mi colpiscono il viso.
Sono pochi e cercano di farsi strada tra le nubi alte e scure di Londra, lottano con tutte le loro forze per arrivare a me, a noi, per svegliare la città che sta ancora dormendo nel più completo tepore.
Ma sono ancora le cinque e mezza di mattina, la città non si sveglierà fino alle prossime due ore.
Io, intanto, non ho dormito per una notte intera e mi chiedo ancora come riesca ad essere sveglio.
Questa cosa, questa giostra è già durata abbastanza. Ho incontrato molte persone con cui ho condiviso, volente o nolente, quello che era Sherlock. Ho dato un po' del mio e loro hanno dato un po' del loro Sherlock.
E mi è bastato.
Premo il tasto PLAY.
PLAY.
Dopo la commovente storia di mia zia Julia, eccoci arrivati all'Epilogo. John Watson. Ehi.


Ha la voce un po' più rilassata.
Sembra quasi sollevato. È un bene? Non lo so, Sherlock è imprevedibile.
Mi correggo, "era". 
 
 
 
Non è una traccia come le altre, questa. John ha tutte, ma allo stesso tempo nessuna colpa. Tutto cominciò quando John mi salvò la vita per la prima volta. In maniera anche piuttosto idiota mi resi partecipe ad uno dei giochi più screanzati mai inventati, tutto solo per dimostrare la mia intelligenza contro un tassista psicotico. John gli sparò, lui morì e mi salvò dal mio tragico destino, proprio come un soldatino viene addestrato a fare. Salvare la gente, la vita delle persone

Accenno una risata e mi alzo dal marciapiede, mentre cerco una scala antincendio per salire su, sul tetto del St Bart's.
Con mia sorpresa la trovo e comincio a fare la mia scalata verso ciò che è stato il palcoscenico della morte di Sherlock.
 
Poi, mi salvò la vita un'altra volta. Avrete sicuramente letto da qualche parte la notizia.
Vi dò alcune parole chiave: piscina, Jim Moriarty, bomba.
È stato un vero e proprio faccia a faccia.
Sapere che lo incontrerò di nuovo fra poche ore scatena in me emozioni contrastanti.
Proprio così, emozioni.




Per poco non cado dalle scale per le risate. Lo ha detto con un tono sarcastico che mi ha lasciato di stucco e allo stesso tempo mi fa ridere.
In qualche modo lo sento ancora con me, come se lui fosse arrivato già in cima.
Posso quasi sentire la sua voce che dice "Muoviti John, i criminali non si fanno aspettare!" e immagino me che accelero il passo, perché lui ha di nuovo ragione.
 
La terza volta che mi salvò la vita fu quando cominciammo a seguire il caso della Donna. Lei si finse morta e io, scioccamente, non mangiai e non dormii per giorni. Rischiavo di mettere in serio pericolo la mia salute e John, sempre più preoccupato, parlò con Irene, convincendola a parlarmi.
Ovviamente scoprì tutto da solo, ma non è questo il punto.
Lui si preoccupò per me, era sul punto di smuovere mari e monti pur di risollevarmi il morale, di salvarmi da me stesso.


-Semplice dovere di medico ...- sussurro, mentre arrivo sul tetto.
Con uno sforzo immane riesco a toccare terra e sono sorpreso dal fatto che io sia tutto intero.
Mi tasto faccia, braccia, corpo, gambe per controllare che non ci sia nulla di anomalo o fuori posto e fortunatamente non c'è nulla di fuori posto, tranne i capelli, che sistemo subito.
Prendo una boccata d'aria profonda e mi siedo per terra, continuando ad ascoltare la voce profonda di Sherlock.
 
Mi salvò altre due volte.
La prima, da quello che doveva essere "il Mastino infernale".
La seconda quando lo baciai la prima volta, in quel vicolo, quando Sally ci vide.
Sì, fui io a baciarlo, ma John ... Per amore della scienza, John fu meraviglioso. Mi guardò con uno sguardo che non avevo visto fare da nessun'altro.
Tutti, quando mi guardano, provano solo due cose: desiderio o disgusto.
Disgusto per quello che è il mio cervello, quello che riesco a fare con il mio esso.
Desiderio ... Perché pensano che sia una bella persona, da guardare almeno.
John invece, nel suo sguardo riusciva ad unire la pietà verso quella che è la mia "fragilità" e, quello che voi chiamate "amore".
Ho capito che lui mi amava. E non parlo solo di un fattore estetico ... Lui amava me, quello che sono.
Victor scalfì la superficie ma John ... Oh, John ha osato scavare in profondità, tanto in profondità da conoscermi per ciò che sono.
Non il solito geniaccio arrogante che con uno sguardo sa tutto di tutti.
Ma molto di più. Io sono così, ma dentro ... Dentro sono di più.
PAUSE.


Faccio un enorme sospiro, mentre mi guardo intorno e credo di scorgere un giubbotto nero che svolazza al primo alito d'aria che tira.
Illusioni, John, semplici illusioni.
Mi passo una mano tra i capelli e mi permetto, finalmente, di sbadigliare. Stringo i denti per non piangere. Sto cercando con tutte le forze di non farlo.
Non piangere.
Ma, Cristo, Sherlock mi sta confidando i suoi segreti, sta aprendo il suo cuore a me, mi sta confessando i suoi sentimenti.
Per l'amor del cielo, fa che sia vivo, ti prego.
Fa che questo sia uno stupido scherzo montato ad arte. Fa che quel coglione, quella testa di cazzo, quell'idiota mi giri ancora intorno domani, pregandomi di uscire e risolvere un altro caso insieme, nonostante lui insulti il mio cervello la metà delle volte.
Fa che io possa tornare a mettere il mio culo su quella stupida sedia, con quello stupido computer davanti, con quella stupida tastiera sotto le dita.
Ti prego.
Non mi rivolgo più a te da quando ho visto Maurice morire in Afghanistan.
Quella sera ti avevo chiesto di proteggere il nostro plotone.
50 morti e 65 feriti.
Non puoi aspettarti che ritorni da te, dopo averti chiesto di salvarli, dopo averti appellato così tante volte, dopo averti ringraziato ogni giorno della mia vita.
Ma guardami, adesso sono qui, sono tornato. Sono John Watson. Lì sopra c'è nessuno?
Fammi almeno sapere se lì con te c'è Sherlock. Se si sta divertendo, se sta impazzendo perché "tu non sei scientificamente possibile", se si diverte a spiegare le leggi Chimiche ai grandi Chimici che sono morti e che non ci sono più.
Se semplicemente sta zitto o se parla ogni momento che riesce. Se è di nuovo con sua zia Julia.
Ma ti prego, dimmi qualcosa, dimmi che lui è lì al sicuro. Perché se è lì, potrei venire anche a trovarlo.
PLAY.
Quindi, John, in fin dei conti non ha delle vere e proprie colpe. Le uniche colpe che ha, sono quelle di avermi conosciuto, probabilmente.
E di avermi salvato più e più volte, senza risparmiare al mondo una delle persone più arroganti e terribili che si potesse meritare.
Egoista, in parte.

L'unica cosa che mi dispiacerebbe non vedere più una volta morto è quello sguardo.
Lo sguardo di John. Nient'altro.
Oh e le vostre facce scioccate, che non riescono a capacitarsi di ciò che è appena accaduto e di ciò che accadrà.
Okay, credo di aver finito.
Addio.


La traccia si interrompe qui, con uno stupido rumore di sottofondo.
Guardo per minuti interminabili l' MP3 che mi ha accompagnato per tutta la notte.
So che Victor vuole sentire le motivazioni di Sherlock ed è l'unico motivo per cui non lo distruggo.
Non ci sarà più nessuno Sherlock.
Nessuna voce registrata. Solo il ricordo di un eroe Londinese incompreso.
Mi alzo da terra e mi sporgo da quello che dovrebbe essere il cornicione. È piuttosto alto.
Metto un piede e poi un altro. Cerco di immaginare le sensazioni provate da Sherlock in quel momento, mentre mi parlava al telefono.
Eri in ansia oppure eri tranquillo, rilassato? Io so di essere tranquillo.
Guardo giù ancora una volta.
I raggi del sole vengono coperti ancora e sembra di nuovo notte.
Ed è in questo momento che so di doverlo fare. Mi sporgo ancora e precipito, sentendo l'aria che mi punge il viso.
Mi sento leggiadro, libero, non c'è più nulla che mi pesa ora.
Vedo l'asfalto che si avvicina e chiudo gli occhi.
Sento le lacrime sul viso e una voce, profonda viene dall'alto.
-John!-
Sherlock?


Note dell' autrice.
Mi dispiace se questo è il finale che non avete pensato (ma, ammetiamolo, l'ho fatto intendere moooooooooooolte volte, forse con troppa insistenza, ma l'ho fatto capire) per questa storia, ma io ho voluto che ci fosse questo finale.
Credo fosse il finale più giusto.
Un mega bacio e ringrazimento alla mia bellissima beta, Inathia Len, che c'è sempre stata per me e tutto il resto … bè, vi ringrazierò all' epilogo, la prossima settimana.

 
  
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