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Autore: Kira Eyler    19/04/2015    14 recensioni
Dedico questa storia a looking_for_Alaska, un autore/un'autrice per me molto importante.
Dal testo:
"I miei bambini non avevano mai avuto amici immaginari. Forse in quella nuova città, non avendo amici, se li erano creati. Ma il modo in cui i miei bambini mi cambiarono la vita, mi fece ricredere su questa ipotesi..."
Genere: Horror, Introspettivo, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Storia dedicata a looking_for_Alaska, sperando possa piacere a lei e anche a voi altri lettori. Mi è venuta di getto questa notte e tutto questo è inventato dalla mia mente: se esistono altre storie simili alla mia, è un fatto casuale.

                                         Imaginary

I miei bambini non avevano mai avuto amici immaginari. Forse in quella nuova città, non avendo amici, li avevano creati. Ma il modo in cui i miei bambini mi cambiarono la vita, mi fecero ricredere su questa ipotesi...

Avevamo appena traslocato in una nuova casa, per motivi di lavoro di mio marito. I miei due gemelli, Alexander e Alexa, erano stati felici della notizia.
Arrivati nella nuova casa io e mio marito John avevamo incominciato a sistemare le valigie, mentre i piccoli uscirono in giardino a giocare: e lì vidi la prima cosa che non mi piacque.
-Come ti chiami?- chiese Alexa fissando un albero.
-Che bel nome! Ma tu quanti anni c'hai?- continuò Alexander, fissando lo stesso punto di Alexa.
Mi avvicinai a John e gli misi una mano sulla spalla. Lui mi guardò per un po', poi io parlai: -I nostri bambini parlano con un albero...-
John scoppiò a ridere e si sedette sul divano nero del salotto. Quella stanza era ben illuminata. Aveva le pareti bianche e il pavimento color ocra. Il divano era su un tappeto rosso. Davanti al divano c'era un tavolo di vetro e, ancora più davanti, un televisore. La finestra era posizionata vicino alla porta, sulla parete dietro al divano. Da lì avevo visto i miei gemelli parlare da soli.
-Di cosa ti preoccupi, Caroline?- mi chiese poi -Sono bambini. Sono in una nuova città e in una nuova casa, non conoscono nessuno e si creano amici immaginari.-
-Ma parlavano con un albero.- risposi infastidita.
-E se il loro amico imaginario si trova lì?-
Rimasi zitta. Mi ero preoccupata per niente, i bambini possono creare degli amici immaginari. Poi Alexander e Alexa avevano molta fantasia, riuscivano sempre a creare nuovi giochi in un attimo.
Mio marito si alzò e portò due valigie al piano di sopra, io rimasi ancora lì. Fissai attraverso la finestra i miei bambini: stavano giocando a palla.
Un sorriso intenerito si dipinse sul mio volto e, più tranquilla, continuai a fare il mio lavoro. Dopo un po' scoccò l'ora della merenda e chiamai i piccoli in casa.
Corsero subito felici e si sedettero a tavola. Mi piaceva sentirli parlare tra di loro dei loro giochi, mentre gli preparavo la merenda. Quel pomeriggio non parlarono di nessun amico immaginario e quindi mi tranquillizzai.
-Allora, cosa avete fatto in giardino? Vi piace questa casa?- gli chiesi.
-Oh sì, e tanto! A me mi piace molto.- rispose Alexa. E' così tenera quando risponde con il suo 'a me mi'. Le accarezzai i capelli biondi e lei sorrise.
-A te, Alexander?- ridomandai.
-Anche a me mi piace molto.- rispose lui.
Sorrisi -Sì, sono felice. Ma non si dice "a me mi".-
I due gemelli si guardarono e poi risero. Sorrisi anche io.
Per una settimana non sentii più i miei bambini parlare con il loro amico immaginario, così sparì anche la mia preoccupazione. Passavo molto tempo con loro e uscivamo spesso a fare una passeggiata: questo perché non volevo che parlassero di nuovo da soli.
Purtroppo il mio desiderio peggiorò solo le cose. Più volte, dopo quella settimana, li vidi parlare da soli. E se per caso gli domandavo "Volete uscire?" loro si alzavano, si guardavano dietro e rispondevano "Roxy dice di sì" o "Roxy dice no". La maggior parte delle volte era "Roxy dice di no".
Questa cosa mi infastidiva e a volte li trascinavo con me anche senza il permesso di quella Roxy.
Lo so, era un'amica immaginaria, ma mi dava fastidio. Qualche volta i miei bambini mi aggredirono per difendere la loro amica immaginaria.
Stavo impazzendo. Chiesi consiglio a John la sera dell'ennesimo litigio coi nostri piccoli.
-Devi lasciarli giocare col loro amico immaginario. Non puoi aggredirli così. Vogliono rimanere a casa per giocare con Roxy? Va bene, falli rimanere con Roxy. Cerca di interagire anche tu col loro amico, fai finta di vederlo.- mi consigliò.
Così feci. Vidi i miei bambini giocare in giardino e parlare con Roxy, così mi avvicinai a loro e mi sedetti.
Mi guardarono stupiti e tristi, non mi piaceva quella sensazione. Guardai l'erba verde e iniziai a parlare:
-Allora, mi presentate il vostro amico?-
-Dice che non vuole conoscerti perché non sei piccola.- rispose Alexa.
-Capisco... e, questo vostro amico, dove abita?- domandai.
I gemelli guardarono verso l'albero e poi di nuovo verso di me.
-Vive in casa con noi, mamma.- rispose Alexander.
-E dorme con voi?-
-Visto che è femmina dorme con Alexa, perciò io dormo sopra nel letto a castello.- risponde sempre Alexander.
Sorrisi. Dovevo aspettarmi che un'amica immaginaria dormisse con i miei bambini e che viveva in casa nostra.
-Quanti anni ha Roxy?-
Mi sentivo più tranquilla. Rispondevano loro al posto di Roxy, e questa cosa mi tranquillizzava in qualche modo.
-Roxy ha sedici anni.- risponde Alexa.
Sedici anni? Come mai un'amica immaginaria di due bambini doveva avere sedici anni? Non diedi molto peso a questa cosa e continuai con delle domande un po' stupide.
La minaccia di Roxy si era calmata dopo qualche mese. Era il mese di luglio, quando successe. Non potrò mai dimenticarlo.
Lasciai i bambini ai vicini, perché dovevo fare la spesa e non potevo portarli con me per non riempire il carrello di caramelle. All'andata ero tranquilla. Camminavo tranquillamente a piedi, sorridendo.
Finita la spesa, le mie gambe iniziarono a diventare pesanti. Pensai che era il caldo a farmi quell'effetto. Un brivido mi percosse la schiena quando bussai a casa dei vicini.
-Oh, ben tornata.- mi disse la vicina -I vostri bambini sono già stati ritirati.-
Ringraziai e mi avvia verso casa. John sarà venuto a prenderli, senza avvertirmi... questo pensavo. Aprii la porta di casa mia ed entrai: non c'era nessuno. Mi venne in mente il peggio. Alexa aveva lasciato un peluche sul divano per Roxy e andai subito a vedere se il peluche c'era: era sparito da quella casa.
Chiamai John di corsa, dicendogli che i nostri piccoli erano scomparsi. Tornò a casa e ci dividemmo per cercarli. Corsi dai vicini, dovevo avere delle informazioni su chi era venuto a prendere Alexa e Alexander. Le lacrime mi rigavano le guance.
Quando entrai da loro gli spiegai la situazione.
-Era una ragazza dai capelli neri e corti, le arrivavano alle spalle.- raccontò la vicina -Diceva di essere la cugina dei bambini e di avere il vostro permesso.-
Sgranai gli occhi e mi feci prendere dal panico. Non poteva essere lei, non poteva!
-E co...come hanno reagito Alexa e Alexander?- balbettai tra i singhiozzi.
-Le hanno corso incontro sorridendo e gridando un nome, che forse era il suo.- continuò.
-Che nome?- ero preoccupata e terrorizzata. Il mio cuore batteva forte, i miei respiri si fecero sempre più difficoltosi. La gola diventò secca d'improvviso.
-Roxy.- disse.
Questo nome bastò per farmi schizzare fuori casa dei vicini. Iniziai a correre per la strada, piangendo. Me li aveva portati via.
-Ridammeli! Ridammeli! Cosa vuoi fargli!- gridai con tutto il fiato che avevo in corpo. Nessuna risposta.

...Alexa e Alexander non furono più ritrovati. Io ne ero certa, non potevano essere ritrovati. Quell'amica immaginaria, che non so ancora cosa volesse dai miei piccoli, me li aveva portati via. Chissà cosa gli aveva fatto. Non avevo capito la gravità di quell'invenzione, mettendo in pericolo i miei bambini. Ora ride. La sento di notte, nei miei sogni e quando guardo le foto dei miei bambini. Lei ride senza farsi vedere. Si fa sentire solo da me, forse per divertirsi... e forse per farmi soffrire ancora di più.
   
 
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