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Autore: _paleface_    20/04/2015    1 recensioni
Era come se tutti volessero sbarazzarsi di me. Avevo nove anni.
Avevamo poco, ma io e lui ci bastavamo. Avevo diciassette anni.
Ero arrabbiata, avevamo litigato e lui era morto. Avevo ventitre anni.
Se per tutti la tristezza e la disperazione non possono altro che essere seguite da felicità e gioia, io non facevo parte del "tutti".
Genere: Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Ed Sheeran
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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11.
 
*ED’s POV*
Aveva pronunciato quelle due fatidiche parole. Aveva detto di amarmi anche se probabilmente era una conseguenza dell’alcool in eccesso nel suo corpo. Non mi amava. Oltre a questo, ero terribilmente preoccupato e cominciai a pensare alle mille cose che sarebbero potute accadere a quella dolce e gracile ragazza che aveva un posto speciale nell mio cuore da mesi ormai. Mi infilai velocemente una maglia a maniche corte, un pantolone della tuta e delle scarpe da ginnastica. Uscii di casa sbattendo con forza la porta in un vano tentativo di placare i nervi. Merda! Non le ho neanche chiesto dove cazzo si trova! Riportai alla luce la nostra conversazione di qualche ora prima cercando un qualche indizio su dove fossero andate. “Ma certo!” esclamai. “Probabilmente andremo all’‘Hard Lemon’ questa sera” aveva detto. Cominciai a correre per le strade di Milano il più veloce possibile.
Mi fiondai dentro al bar senza preoccuparmi dei ragazzi che mi urlarono contro un “Guarda dove vai, coglione!” e mi misi alla ricerca di Ania. Era come una specie di corsa ad ostacoli: schiva l’ubriaco, oltrepassa la ragazza che cerca di ficcarti la lingua dritta in bocca e spintona chiunque ti si para davanti.
Riconobbi la chioma ribelle di Lisa al bancone del bar con in mano un drink mentre parlava e ridacchiava con un biondino indubbiamente tinto.
“Lisa?” le toccai la spalla bruscamente.
“Che cazzo ci fai tu qui?” mi chiese con disprezzo.
“Hai presente Ania? Sai, quella ragazza che in teoria stasera è uscita con te?” la guardai annuire infastidita e alzò un sopracciglio dandomi segno di continuare. “Ecco, mi ha chiamato ubriaca e mi ha detto di non avere idea di dove tu fossi e ora non riesco a trovarla.” la informai con fare accusatorio.
“Come ha fatto a chiamarti? Ho io il suo telefono.” Rispose aggrottando le sopracciglia.
“Che cazzo vuoi che ne sappia io?” chiesi sul punto di scoppiare.
“Chi mi dice che tu non sia venuto qui solo per controllarla?” mi accusò.
“Tu sei fottutamente pazza.” Sibilai a denti stretti puntandole il dito contro. “Ora, dammi il suo telefono e io continuerò a cercarla mentre tu potrai continuare a filrtare con questo povero ragazzo che si pentirà di averti conosciuta appena l’effetto dell’acool svanirà.” Sputai con rabbia indicando il ragazzo che non ci aveva staccato un attimo gli occhi di dosso.
“Tieni e vaffanuculo.” Disse passandomi il telefono di Ania. “Sta bene comunque. Ne sono sicura.” Aggiunse addolcendosi prima di girarsi di nuovo a ridacchiare con la sua nuova conquista. La fissai stranito per qualche secondo quando mi ricordai di Ania e tornai a cercarla senza trovarla da nessuna parte. Uscii dal bar disposto a cercarla in capo al mondo se necessario. L’ansia che provavo, la paura e il groppo che avevo in gola, aumentarono improvvisamente quando intravidi un un puntino rosso dall’altra parte della strada rannicchiato sotto ad una cabina telefonica. Ti prego, dimmi che sta bene. Ti prego, ti prego, ti prego. Mi avvicinai di una lentezza impressionante per la paura di cosa avrei potuto trovare una volta vicino.
*ANIA’s POV*
Ero scomodissima. Eppure il letto me lo ricordavo più comodo...e morbido. Ora invece era freddo e ruvido.
"ANIA?!" sentii qualcuno chiamarmi. Cercai di aprire gli occhi, ma l’alcool che avevo in corpo me lo rese impossibile. Due braccia possenti mi presero in braccio senza troppo sforzo e riconobbi il suo profumo. Profumava di buono, così buono che è impossibile da descrivere. Prendete i profumi più buoni che vi vengono in mente, metteteli insieme e ancora non riuscirete ad ottenere il suo.
“Ed?” chiesi così piano che io stessi faticai a sentirmi.
“Sì. Sono io, briciola.” Mi rassicurò posando delicatamente le sue labbra sulla mia fronte.
“Avevi ragione.”
“Riguardo a cosa?”
“Ho bevuto. Sono ubriaca.” Aprii gli occhi catturando il suo sopracciglio sinistro alzato.
“Non mi dire?” disse freddo. Guardava dritto davanti a sé e riconobbi il portone di ingresso del nostro condominio.
Il letto mi accolse tra le sue coperte e caddi in un sonno profondo.
*ED'S POV*
Era da tanto che non provavo tanta rabbia verso una ragazza. Disprezzava tanto l'alcool e il fumo ed ora eccola lì nel suo letto ubriaca. Che incosciente. Aveva detto che mi amava. Mi stava facendo andare fuori di testa. Non era pronta per una relazione eppure diceva di amarmi.
La osservai mentre dormiva tranquilla nel suo letto e l'unica cosa che riuscivo a pensare era al suo ti amo.
Quella notte quasi non avevo dormito e alle 7.00 decisi di alzarmi ed andare in cucina a farmi una caffè. Mi affacciai nella stanza di Ania per assicurarmi che stesse bene e la ritrovai esattamente come l'avevo lasciata la sera prima. Mi diressi in camera mia, poggiai la tazza di caffè sul comodino e presi Nigel cominciando a strimpellare qualcosa. Non mi preoccupai minimamente di disturbare il dolce sonno della disgraziata che dormiva beatamente nella stanza accanto.
*ANIA'S POV*
Mi sveglia con un mal di testa tremendo. Un mal di testa diverso da tutte le altre volte... era il male della sbornia del giorno dopo. Assurdo. Non ricordavo nulla della sera prima. Non ricordavo di come ero arrivata a casa, non avevo idea di che fine avesse fatto Lisa. Ma che cazzo è successo ieri sera? Uscii dalla mia stanza per andare in bagno, ma prima entrai nella stanza dove proveniva il suono che mi aveva svegliata.
"Mi hai svegliata." Dissi con voce roca e ancora assonnata.
"Sì, lo so." Rispose roboticamente.
"Senti, ma a che ora sono tornata a casa?" chiesi intimidita dal suo atteggiamento.
"Ovviamente non ricordi nulla di ieri sera." Affermò con un sorriso amaro.
"Ehm...no" arrossii.
"Beh, mi hai chiamato da una cabina telefonica...ubriaca. Così sono venuto a prenderti." 
"Oh."
"Già. Oh." Sospirò posando sul letto la chitarra che fino a due secondi prima stava suonando.
"Mi dispiace. Era la prima volta che bevevo." mi scusai.
"Dovresti farlo più spesso se ti porta a dirmi ti amo." Rispose cercando di nascondere il sorriso che minacciava di formarsi sul suo stupendo viso.
"COSA?" urlai spalancando gli occhi improvvisamente sveglia.
"Eh già." sorrise sotto i baffi. Non sapevo se sentirmi confusa per il suo improvviso cambiamento d’umore, grata perché non fosse arabbiato con me o terribilmente incazzata con la me stessa ubriaca che aveva confessato i propri sentimenti al suo conquilino attraverso la cornetta di un dannato telefono.
"Mi dispiace." ripeteii imbarazzata.
"A me no, Ania." disse piantando i suoi occhi nei miei. Restai a bocca aperta e non sapendo cosa fare, uscii dalla stanza e mi chiusi a chiave nel bagno.
Decisi di farmi una doccia per scacciare quella conversazione dalla mia mente, ma più mi rilassavo, più mi ritornava in mente cos'era successo la sera prima. Una volta uscita dalla doccia, riuscii a ricordare ogni cosa: io contro un muro insieme ad uno sconosciuto, la conversazione al telefono con Ed, il "Ti Amo" che gli avevo buttato lì senza un senso logico e infine, lui che mi aveva riportata a casa. Sei un'idiota continuavo a ripetere a me stessa.

Lo so, è da un po' che non aggiorno, ma non sono morta ahah grazie mille a chi legge la storia, chi l'ha messa tra le preefeirte, seguite e ricordate e un grazie di cuore a chi la recensisce. Spero, come sempre, che il capitolo vi sia piaciuto e... basta ahah al prossimo aggiornamento :)
   
 
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