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Autore: _Giuls17_    20/04/2015    4 recensioni
Katniss e Peeta hanno vinto la guerra e adesso vivono al Dodici, stanno imparando di nuovo a conoscersi e ad amarsi, sanno che ci vorrà del tempo ma finalmente non dovranno più lottare, ma nello stesso tempo, in un luogo sconosciuto, ma in realtà vicino, Tobias scopre un'amara verità: Tris è morta, e tutto il suo mondo con lei.
Un nemico comune, una nuova guerra li faranno incontrare, poichè c'è un Mostro in ognuno di loro, ma solo Tris è stata messa davanti a quella triste realtà.
C2: -Chi sei tu?-
-Il mio nome è Tris. Ti prego non sparare.
C3: -Ti hanno detto il loro nome.-
-Sì, li hanno chiamati Hunger Games.-
C4: Cercò di reprimere l’orrore che provava per se stessa ma non ci riuscì, si odiava per come l’avevano fatta diventare: un mostro.
C6: Ricordo così bene il giorno che ci siamo visti la prima volta, [...], Io non ho dimenticato, Tris.
C8: -Quattro lasciami.-
C10: Scattò in avanti ma prima che potesse afferrarle il corpo sentì un altro ago perforarle la pelle.
C13: -Dove sei stata per tutto questo tempo?- domandò quasi sulla sua bocca.
-Stavo tornando da te.- rispose lei.
Genere: Azione, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Caleb Prior, Christina, Four/Quattro (Tobias), Tris
Note: Cross-over, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Tobias posò sul tavolo della cucina la tazza di caffè che si era appena preparato, sbuffò leggermente ed osservò il pavimento sotto di sé.
Erano passati tre giorni dal suo messaggio, tre giorni da quando lei gli aveva detto addio.
Afferrò nuovamente la tazza, ma non se la portò alla bocca per berla, ma rimase a giocarci, cercando di scacciare la paura dal suo cuore.
Tobias aveva di nuovo paura.
Paura di non poterla rivedere, paura che fosse dispersa a Panem, paura che fosse morta.
 
Un brivido gli percorse il corpo e lasciò la tazza nuovamente sul tavolo, sapeva che in fondo non  l’avrebbe bevuta, come nei giorni precedenti aveva fatto con il cibo che sua Evelyn veniva sempre a preparargli, come avevano fatto anche i suoi amici, ma in quel momento non sarebbe riuscito a fare niente, se non pensare a lei.
 
-Tobias?-
Evelyn aprì la porta di casa sua e s’incamminò verso di lui, posando sul tavolo una busta di carta contenente cibo precotto, che ogni mattina si premurava di portargli.
-Hai dormito bene questa notte?- posò le chiavi sul contenitore non poco lontano e si sedette vicino a lui.
-No, lo sai anche tu.- sussurrò, voltando la testa per guardarla.
-Lo so, ma spero sempre in un piccolo miracolo.- disse, stringendo una mano del figlio nella propria.
-Ho paura.-
-Stavolta anch’io.-
-Evelyn e se non dovesse tornare? Se fosse… Morta?- domandò, percependo le lacrime agli angoli degli occhi, che però obbligò a fermare, non avrebbe pianto.
-Penso che lo avremo saputo, Katniss ti avrebbe informato.-
-E se neanche lei avesse avuto il coraggio?-
-Non esiste solo il coraggio Tobias, le persone non possono essere solo Intrepidi.-
-Sì lo so, ma io non riesco a essere altro. Le Fazioni erano tutto, mamma, gli Intrepidi mi hanno insegnato a sopravvivere ed adesso non so più come si faccia.-
-Puoi essere te stesso, prima non potevi esserlo, eri Quattro il leggendario, adesso puoi essere Tobias.-
-Per me non ha senso essere Tobias se lei non è con me. Una volta Tris ha detto a Christina che io ero la sua umanità, che senza di me le cinquanta sfumature di terrore l’avrebbero divorata, adesso però mi sono reso conto che lei per me vuol dire essere Tobias, senza sono solo Quattro.-
-Tornerà…- sussurrò la madre, sentendo il dolore del figlio come il proprio.
-Non illudermi, per favore, lei… Lei non tornerà, ho questa sensazione, Tris porterà a termine la sua missione anche a costo della morte, l’ho sempre saputo, ma avevo sperato che questa volta fosse diverso.-
-Perché?-
-Credevo che dopo aver visto la morte in faccia fosse cambiata, che quei due anni sotto tortura le avessero fatto vedere il mondo in modo diverso.-
-Ed invece?-
-Lei lo vede come sua madre lo avrebbe visto, fa tutto questo per perdonarsi le loro morti, solo che lo fa nel modo sbagliato.-
-Lo fa morendo.- insinuò sua madre, colpita da quel ragionamento che lei non aveva mai colto.
-Sua madre non avrebbe chiesto la sua morte, non avrebbe chiesto neanche la morte di Caleb, nonostante tutti i suoi errori, i suoi genitori volevano che lei diffondesse la verità sulle Fazioni, voleva che tutti noi avessimo una seconda possibilità: David è stato il problema che neanche i suoi avevano previsto.
Tris poteva agire diversamente, ma si era convinta che per la sua redenzione dovesse morire.-
-Credi che la cerchi ancora? La redenzione, intendo.-
-Sì, la sta cercando ancora. Non si perdonerà mai tutte quelle morti, tutto quel dolore, ma se non la sta cercando vuol dire che già l’ha trovata, vuol dire che è già morta…-
-Tobias io non…-
Evelyn alzò gli occhi verso la finestra ed osservò sbalordita: un hovercraft stava sorvolando Chicago.
-Girati.- gli disse, senza aggiungere altro.
Tobias lo fece, ed appena i suoi occhi si posarono sulla navicella, il suo cuore iniziò a pompare sangue più velocemente, lo sentì battere forte quasi da fargli male.
-Tris.- sussurrò, e senza attendere oltre si alzò dalla sedia e corse fuori.
 
Lei è qua!
“Oppure stanno portando la sua salma.”
 
Quel pensiero gli provocò una fitta al petto, si portò una mano su di esso durante la sua corsa ma cercò d ignorare quel sentimento, per il suo bene, riprese a correre per raggiungere l’hovercraft.
 
***
 
~Il giorno prima~
 
Katniss entrò nella stanza d’ospedale e posò la brocca d’acqua sul tavolino vicino al letto di Tris e le sorrise.
-Come stai oggi?-
-Oh bè… Con un polmone perforato si sta molto meglio.- disse, tossendo per colpa del dolore.
-Dovresti smetterla di affaticarti, Tris, sei ancora in via di guarigione, se te lo fossi scordata.-
-Non posso scordarlo Katniss, tutti voi mi fate una testa tanta da tre giorni ormai sulle mie condizioni di salute.-
-Perché ci teniamo che tu torni a Chicago, sana e salva.-
-A tal proposito.- Tris si mise seduta, appoggiando la schiena ai cuscini sul letto e guardando la sua migliore amica negli occhi.
-Vorrei tornare.-
-Lo so ma ancora le tue condizioni non sono stabili, le ferite.-
-Le ferite passeranno Katniss, il dolore anche ma ho bisogno di tornare da lui. Non ce la faccio più ad espettare.-
-Parlerò col dottore e vediamo cosa mi dirà, ma non ti prometto niente, d’accordo?-
-D’accordo.- ammise, sorridendo, -Devo dirti un’altra cosa, però.-
-Cosa?-
Katniss si sedette sull’estremità del letto e le prese una mano per stringerla tra le sue, le ferite dovute alla breve ma intensa lotta con Nina non erano ancora passate, il suo corpo era ancora coperto di lividi, la ferita alle scapole era stata ricucita e non si era rivelata troppo grave mentre quella al pancia aveva richiesto più attenzione, dato che la pallottola aveva attraversato la carne, lacerando entrambi i lembi, anche se quella al polmone la preoccupava di più: nonostante il dottore l’avesse rassicurata, più volte, sulla buona riuscita dell’operazione, le aveva anche detto che Tris avrebbe fatico nei primi momenti a respirare, a muoversi come prima, ma che col tempo avrebbe recuperato tutto.
Sarebbe tornata normale.
 
-Sono stata tentata di non tornare.- il sorriso sul suo viso si spense e la ragazza notò le ombre dentro i suoi occhi, le sue cinquanta sfumature.
-Parli della tua umanità? Gale mi ha raccontato questa storia…-
-No, parlo di quando ero in sala operatoria. Stavo decidendo se restare o meno.-
-Cosa?! Eri cosciente?-
-Non userei questo termine, ma sapevo quello che mi stava succedendo, sapevo che avrei potuto scegliere di morire o di restare.-
-Tris, io… Non riesco a capirti, hai tutto, hai Tobias, me e gli altri, una vita a cui tornare. Perché non saresti dovuta rimanere?-
Tris chiuse gli occhi momentaneamente, ricordando perfettamente la domanda che gli aveva fatto la sua coscienza, la domanda che lei stessa si era posta: restare o meno?
Per un breve istante aveva pensato di no, che non sarebbe rimasta in quel modo pieno di dolore, dove le sue mani avevano, ancora sporche di sangue, ucciso amici e nemici, coscientemente; che mai sarebbe tornata alla vita dopo le sue terribili azioni, che avrebbe raggiunto i genitori nella pace eterna, ma nell’esatto momento che aveva pensato una cosa del genere, aveva sentito il suo cuore rallentare il battito cardiaco, fino a tacere ed era stato in quel momento che aveva scelto.
Aveva scelto la vita, anziché la morte.
Aveva scelto di restare.
-Non ho tutto Katniss e non lo avrò mai, ho una vita incompleta ma ho scelto di viverla, per me. Per i miei genitori, quando arriveremo a Chicago dovrai dirlo a Tobias, dovrai dirgli che stavo per andarmene, ma che poi… Anche il suo viso mi ha aiutato a scegliere.- disse, sfiorando con le dita il suo tatuaggio nel polso.
-Perché vuoi che glielo dica? Ne soffrirebbe.-
-Lo so, ma non posso nascondergli questa verità, non posso negare a me stessa cosa stava per succedere. Deve saperlo, ma non da me, non mi ascolterebbe, non mi capirebbe, mi darebbe della martire senza un motivo.-
-Cosa ti fa credere che io non lo pensi?-
-Lo so che lo pensi.- sussurrò la ragazza, guardando l’amica negli occhi.
Katniss ritrasse la mano, stupefatta da quell’affermazione, essendo convinta di essere riuscita a nascondere quel sentimento agli occhi di Tris.
-Ma mi sta bene, in fondo mi capisci, quando tua sorella è morta anche tu avrai provato le mie stesse cose, ti sarai chiesta: “perché devo restare e soffrire?”. Ma tu sei stata più forte di me.-
-Non lo puoi sapere.-
-Sì invece, anche se Gale era lontano, Peeta perso in se stesso, tu sei rimasta per te stessa, sei rimasta perché avevi il coraggio di affrontare il mondo. Io questo tuo coraggio non ce l’ho, ma ho deciso di rimanere per le persone che amo, credo che possa darmi la redenzione che ho tanto cercato.-
 
Gale bussò piano alla porta della camera di Tris ed osservò Katniss asciugarsi velocemente una lacrima dalla guancia e alzarsi dal letto, lo sguardo di Tris era imperscrutabile, come se le sue ombre fossero tornate a farle compagnia.
-Vado dal dottore e ti faccio sapere.- disse, uscendo di corsa dalla stanza.
 
-Ciao Gale.-
Tris rilassò le spalle e sorrise brevemente, il peggio era passato e lo sapeva anche lei.
-Vedo che stai meglio.- si sedette sulla sedia vicino al letto e l’osservò.
-Lo so perché sei qui.- disse lei, guardandolo.
-Cioè?-
-Ti senti un po’ in colpa per quello che è successo, scusami per averti atterrato, ma era la mia battaglia.-
-Oh… Avrei voluto impedirti tutto questo dolore, ma la prossima volta mi ricorderò che una ragazza senza umanità è più pericolosa di un soldato addestrato.-
-Sì, non te ne posso dare torto.-
-Sono qua anche per un altro motivo, in realtà.-
-Eh?-
-Tris lo so che vuoi tornare a Chicago da lui… Da Tobias ma io ho bisogno di dirti una cosa… Tu mi fai sentire vivo, mi fai sentire come se potessi fare tutto, come se il mondo non mi facesse paure… Come se ci fosse speranza.-
 
Il cuore di Tris perse un colpo alla dichiarazione del ragazzo che per tutto quel tempo aveva considerato come un migliore amico, una spalla su cui appoggiarsi nei momenti tristi, un compagno di battaglia perfetto per lei, ma mai di più, mai più di un amico.
-Gale…-
-Lo so, so quello che provi ma non sono venuto qua per fare una scenata e dirti che combatterò per te e quelle stronzate che si dicono per fare colpo.-
-No?-
-No, sono venuto qua perché oltre a quella mia strana dichiarazione, volevo dirti grazie.-
-Davvero?- domandò, non riuscendo a capire il ragionamento del ragazzo.
-Mi hai dato la possibilità di ricordarmi chi ero e cosa volevo dalla vita, mi hai aiutato quando avevo perso la retta via e credevo di essere solo, e so che non ricambi allo stesso mondo ma mi sta bene così, mi hai aiutato più tu in questo breve tempo che la battaglia nei precedenti anni.-
-Sei importante per me Gale, come anche Katniss e Peeta ma Tobias… Lui è la parte mancate di me, io devo tornare da lui.-
-Lo so e mi sta bene così, volevo solo che lo sapessi. Volevo dirtelo prima che fosse troppo tardi, volevo farti capire quale ruolo hai avuto nella mia vita.-
-Grazie per avermelo detto.- sussurrò, sorridendo.
-Grazie per avermi salvato.- disse, stringendole una mano, leggermente.
 
-Possiamo andare a Chicago.- disse Katniss, rientrando nella stanza.
-Davvero?- chiese visibilmente felice.
-Partiamo domani.- Katniss si appoggiò alla porta, non riuscendo a trovare altre parole.
Tris chiuse gli occhi e lasciò scorrere via le lacrime, lo avrebbe voluto fare dal primo momento che era uscita dall’anestesia, ma aveva resistito, aveva aspettato quel momento. Sorrise lo stesso e sentì che tutto adesso aveva avuto un senso, che tutto il suo dolore l’aveva condotta a quel momento, con quelle persone e che proprio le sue scelte sbagliate le avevano fatto capire quanto amasse quel ragazzo che nonostante tutto era rimasto al suo fianco per tutto quel tempo.
-Tobias sto tornando a casa.- sussurrò, tra se e se.
 
***
 
Tobias si fermò a pochi metri di distanza dall’hovercraft che era appena atterrato. Inspirò un paio di volte per recuperare il fiato e si preparò ad affrontare qualsiasi verità avesse davanti.
Vide il portellone aprirsi e non si stupì nel vedere Katniss uscirne, con Peeta poco distante, un colpo di tosse lo fece voltare alle sue spalle e notò Zeke e i suoi amici vicino a lui, il ragazzo alzò il pollice e sorrise.
Tobias ricambiò, loro erano la sua certezza.
 
Katniss si avvicinò e gli sorrise.
-Ciao Tobias.-
-Ciao.-
Katniss si prese un momento per esaminare il ragazzo davanti a sé, era leggermente più magro di quanto se lo ricordasse, ma riconobbe lo stesso sguardo determinato, la stessa persona da cui Tris cercava di tornare ad ogni costo.
Fece qualche passo avanti per scendere dalla rampa dell’hovercraft e si voltò nuovamente a guardarlo.
 
-Sei giorni fa grazie alle indicazioni di Tris siamo riusciti ad individuare la posizione dell’Arena, ma vicina ad essa abbiamo scovato anche una fabbrica abbandonata e come avevamo intuito quella, era la vera sede di David e dei suoi seguaci. -alzò lo sguardo verso il cielo e si beò, solo momentaneamente, del calore del sole, poi tornò seria e riprese il suo racconto.
-Il terzo giorno del nostro ritorno a Panem abbiamo deciso di attaccare, ci siamo divisi in due squadre, Tris ha scelto di colpire l’Arena con Gale e io e Peeta la fabbrica.-
-Cos’è successo?- domandò Tobias, trovando finalmente il coraggio di parlare, anche se la verità lo spaventava da morire.
-Io e Peeta abbiamo fatto la conoscenza di Thomas, seguace di Snow, che aveva il compito assieme a Nina di esaminare il DNA di Tris, solo che era specializzato sulle variabili, non sulle costanti come quest’ultima: si era reso conto che il piano di David non avrebbe avuto successo; le variabili di Tris erano così vaste, così imprevedibili, che non gli permisero mai di creare il logaritmo perfetto.- spiegò la ragazza, con la massima chiarezza, però era ben cosciente che la parte difficile sarebbe arrivata solo ora.
-E Tris?-
-Tobias…-
-Qualsiasi cosa tu debba dirmi, dimmela subito.-
-Ha spento la sua umanità, quel giorno.- sussurrò Katniss, guardandolo negli occhi.
-Non può farlo, non è…-
-Normale? Già, ma tu sai bene quanto me che lei non è normale, lei è un’anomalia, e come tale ha spento la sua umanità, esattamente come fece durante i due anni di prigionia, ma non è tutto qui…
Hanno trovato l’Arena e tramite un avvertimento lanciato da lei…-
-Ha fatto fuoco?-
-Sì, ha fatto evacuare il personale, è scesa quasi subito e Gale non ha potuto fermarla, aveva individuato David e Nina nella radura e niente l’avrebbe fermata.
Quando Gale l’ha raggiunta stava combattendo con Nina, però…-
-Però cosa Katniss? Dimmelo e basta!- urlò, non riuscendo più a contenere l’ansia e la paura che provava.
-David le ha sparato un colpo in pancia quando lei ha lasciato andare Nina e la ragazza stessa le ha lanciato un coltello tra le scapole dopo che Tris aveva atterrato Gale e puntato una pistola contro David.-
-Com’è finita?-
-Tris ha sparato a David.-
Tobias sentì il suo cuore rilassarsi immediatamente ma colse qualcosa nello sguardo di Katniss che lo fece tremare, impercettibilmente.
-E David ha sparato a Tris.-
 
In quel momento il cuore di Tobias si fermo per qualche secondo, dovette appoggiare una mano all’hovercraft per non crollare a terra e respirare intensamente.
-Gale l’ha portata immediatamente a Panem, in ospedale ma ci sono state delle complicazioni in sala operatoria.-
-Ovvero?- domandò, stupendosi lui stesso di aver riacquistato l’uso della voce.
-Aveva un polmone perforato, Tobias.-
Quelle parole aggiunte a quelle pronunciate precedentemente gli diedero il colpo do grazie, sapeva che la frase finale stava per arrivare, la stessa frase che aveva sentito due anni fa tonando al Dipartimento, la stessa frase che le sue amiche non avevano avuto il coraggio di pronunciare: è morta, Tris è morta.
Sentì il sudore scendergli lungo la schiena ed il cuore pompare sangue più lentamente, stava morendo anche lui, come lei.
-Tris non voleva tornare… Non credeva di poter sopportare di nuovo la sua vita, credeva che…-
-Scusami, io… Non voleva tornare? Ciò vuol dire che è…?-
-Viva? Sì, Tobias. Tris è viva, ma mi ha chiesto di dirti questo: ha scelto di tornare solo per te, ha scelto di restare perché ti ama e non è pronta ad andare via. Crede o almeno spera di poter trovare la sua redenzione anche qui, anche se dovrà convivere con le sue cinquanta sfumature di dolore.-
 
Tobias si voltò senza aspettare che Katniss finesse di parlare e si precipitò dentro l’hovercraft e non dovette aspettare molto.
Trovò Tris seduta su una delle poltrone del guidatore, il cui posto era occupato da Gale, al suo arrivo lo vide sorriderle e uscire per raggiungere Katniss e Peeta all’esterno.
Lui avanzò lentamente cercando di metabolizzare tutto quello che aveva appena saputo, e poi osservò la sua ragazza: il colorito era talmente pallido che l’avrebbe scambiata, veramente, per un morto, il viso era leggermente coperto di lividi, intravide poi le varie fasciature che le ricoprivano tutto il corpo.
Ed improvvisamente sentì la rabbia divampare dentro di lui.
 
-Sai, l’ho capito il giorno in cui ti ho visto saltare per prima, ma credevo di essermi sbagliato, solo che dopo, durante l’iniziazione me lo hai confermato più di una volta, come anche durante l’assalto agli Eruditi, quando hai deciso di agire alle mie spalle con Marcus e anche quando al Dipartimento ti sei schierata contro di me… Però adesso ne sono sicuro, tu non hai nessuna considerazione per la tua vita.
Sei irresponsabili e non ti curi delle conseguenze delle tue azioni, ti sei sempre considerata una martire in questa e nella precedente guerra, qualcuno da sacrificare a tutti i costi, io… Stavolta credevo veramente di non rivederti, Tris.-
Tobias la osservò e per la prima volta notò le lacrime agli angoli dei suoi occhi, pronte per essere rilasciate ma decise di continuare.
-Credevo che avessi imparato la lezione, credevo che dopo tutto il dolore e la fatica che hai passato per tornare ad essere te stessa, avessi più cura del dono che ti era stato fatto, ma hai preferito colpirmi alla testa, mandarmi un messaggio d’addio e catapultarti in una nuova avventura, dove hai rischiato di nuovo di morire.- prese fiato, rendendosi conto che avrebbe voluto dirle tutte queste cose da un sacco di tempo, ma non aveva mai avuto il coraggio di farlo.
-Adesso sei qua, davanti a me. Sei mezza morta Tris, più morta che viva, ma… Sei tornata. Mi importa solo questo.- sussurrò, abbassando lo sguardo.
-Quando… Quando stavo per morire il mio ultimo pensiero sei stato tu, ancora una volta ho chiesto a qualcuno di dirti che non ti avrei voluto lasciare, ancora una volta saresti stato il mio ultimo rimpianto, però… Qualcosa dentro di me è scattata, qualcosa che mi ha fatto cambiare idea.
Mia madre stavolta non è venuta a trovarmi, stavolta non mi ha liberato dalla mia missione ed io ho sentito dentro di me la voglia di vivere, la voglia di tornare qua da te e di riprendere in mano quello che avevo lasciato, ho deciso di restare.
Resto per te, Tobias ma non ti posso promettere grandi cambiamenti, ho accettato di convivere con i miei difetti, e lo dovrai fare anche tu, se mi vorrai ancora.- concluse, lasciando andare le lacrime che aveva trattenuto per tutto quel tempo.
Tobias fece un passo avanti e colmò la breve distanza, buttandosi in ginocchio davanti a lei ed affondando la faccia nella sua pancia e si lasciò andare anche lui, lasciò andare le lacrime che aveva conservato da un paio di giorni.
-Ti amo, Tobias.- sussurrò Tris, stringendolo più forte, nonostante il dolore.
-Anche io, Beatrice.-
La ragazza rimase stupita ma non gli disse niente, in fondo le piaceva il suo nome pronunciato da Tobias, un po’ come quando Quattro gli aveva dato a lei il permesso di farlo.
Adesso sarebbero stati solo loro due, e le sue cinquanta sfumature, ma per la prima volta ebbe la sensazione di potercela fare, per la prima volta seppe che oltre la guerra poteva esserci la pace.




∞Angolo dell'Autrice: Buonasera a tutti, ho bisogno di chiedervi scusa per il mio ritardo ma la scorsa domenica sono stata fuor tutto il giorno e non ho avuto le forze di aggiornare, perci eccomi qua :D
Grazie come sempre a tutti voi che mi avete accompagnato in questo percorso lungo ed elebarato, il prossimo capitolo sarà l'epilogo conclusivo ma vi prometto una sorpresa, non ho ancora deciso di abbandonare la storia <4
Tris ha scelto di restare, per la prima volta si è resa conto che la vita può andare avanti e che lei ne può fare parte, può vivere anche per se stessa o meglio per le persone che ama; una scelta difficile per chi ha avuto tanto dolore ma anche tanto amore, una scelta che secondo me richiede molto coraggio.
Tobias finalmente espone i suoi sentimenti ma si rende anche conto che l'avrebbe perdonato a prescindere da tutto, adesso cosa accadrà?
Bè ci resta solo lo spoiler:



-Posso portarti in un posto?-
-Dove?- domandò curiosa, quella nuova parte di sé la affascinava, non solo per la sua propensione agli Eruditi.
-Potrebbe essere una sorpresa.- sussurrò, prendendole la mano e incrociandola con le sue, per farla avanzare verso le strade di Chicago.

 
   
 
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