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Autore: Notteinfinita    20/04/2015    2 recensioni
Il rumore della sveglia strappò Diana dal dolce oblio del sonno che solo alle prime luci dell'alba aveva faticosamente conquistato.
Strofinandosi gli occhi si mise a sedere. Aveva ancora la valigia da richiudere, doveva sbrigarsi.
Avvoltasi nella vestaglia raggiunse l'angolo cucina per fare colazione.
Contrariamente al solito, non trovò Martin intento a divorare il possibile e l'inimmaginabile e neanche la solita baraonda di ciotole e piatti sporchi ad indicare il suo passaggio.
Immediatamente le venne il dubbio che lui si fosse addormentato.
Non si era mai fatta problemi ad entrare in camera sua ma stavolta tentennò, non sapeva come affrontarlo.
Presto però sarebbero dovuti andare via, non aveva scelta.
*****
Perché Diana non sa come affrontare Martin?
A cosa si riferisce l'Ooops del titolo?
Per scoprirlo non dovete fare altro che leggere questa ff...
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Billy, Diana Lombard, Gérard Mystère, M.O.M., Martin Mystère
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ooops!


Martin riemerse scuotendo la testa per scrollarsi l'acqua salmastra dai capelli.

Mai avrebbe creduto che una missione del Centro avrebbe potuto essere così rilassante.

Stiracchiandosi volse lo sguardo intorno alla sabbia bianca, ai palmizi ed ai bungalow situati ai margini della spiaggia.

Quando, pochi giorni dopo l'inizio delle vacanze estive, M.o.m l'aveva convocato aveva sbuffato pensando alle giornate di assoluto relax a cui avrebbe dovuto rinunciare ed invece si era ritrovato in quel paradiso e con un compito ridicolmente semplice da svolgere.

Le parole con cui M.o.m gli aveva spiegato in cosa consistesse la missione gli tornarono alla mente.

Lo scorso anno, sull'isola di Maui, durante i festeggiamenti per il solstizio d'estate gli spiriti di alcuni pirati hanno attaccato le persone intervenute per l'occasione. Visto che è stato impossibile prelevare gli spiriti, abbiamo individuato il luogo da cui erano stati liberati e ve li abbiamo sigillati. Come ogni anno anche stavolta si terranno i riti del solstizio e temiamo che possano liberarsi nuovamente.

Tu e Diana dovrete andare lì e controllare i sigilli prima e dopo i riti.”

Un'occhiata all'orologio gli confermò che era ancora presto, era tentato di rimanere ancora un po' a godersi quelle splendide onde ma non osava immaginare la scenata che gli avrebbe fatto Diana se, tornata dalla visita al museo, non l'avesse trovato intento a prepararsi per la serata.

Rassegnato, raccolse il suo telo bagno, lo mise su una spalla e si diresse verso il bungalow che il Centro aveva prenotato per loro.

Fischiettando aprì la porta, immediatamente il suo sguardo andò all'attaccapanni dove si aspettava di trovare appesa la borsa di Diana.

Stranamente non fu così, un po' stupito ma anche sollevato dal fatto di aver evitato una predica mollò il telo mare in camera sua, prese l'mp3 e si uscì in balcone; visto che Diana non era ancora tornata ne avrebbe approfittato per rilassarsi un po' sull'amaca tesa tra due palme ad un paio di metri dalla casa.

Martin si era appena sistemato nel suo “bozzolo” quando la sua amica entrò di corsa, al museo aveva perso la cognizione del tempo e si era scapicollata per tornare in orario.

Gettata un'occhiata nell'ingresso e non vedendo traccia del passaggio di Martin scrollò le spalle ed entrò in camera sua per poggiare la borsa e le guide acquistate al museo.

Indecisa, prese il cellulare dalla borsa con l'intenzione di telefonare a Martin ma poi cambiò idea; prima avrebbe approfittato del bagno tutto per lei per fare una doccia in santa pace.

Lasciata la sua stanza, gettò un occhio in quella dell'amico, nell'eventualità si fosse addormentato.

Appena entrata sgranò gli occhi: là dentro regnava il caos.

Vestiti e scarpe erano sparsi ovunque, un costume era addirittura appeso alla testiera del letto a guisa di bandiera.

Le capacità di quel ragazzo riuscivano ancora a sbalordirla.

Erano arrivati solo il pomeriggio precedente e già sembrava fosse passato un ciclone.

Rabbrividendo leggermente all'idea di vivere là dentro, riaccostò la porta e entrò in bagno pregustando i momenti di relax che l'attendevano.

La porta si era appena chiusa alle spalle di Diana quando, canticchiando, cuffiette alle orecchie, Martin rientrò per prendere un succo di frutta dal frigo.

Recuperato il bottino tornò fuori a gustarselo.

Una decina di minuti dopo, ristorato, Martin tornò in casa. Era ora di prepararsi. Stavolta sarebbe stato lui a picchiare sull'orologio per far notare a Diana che lei era in ritardo mentre lui era già pronto.

Muovendosi a ritmo di musica entrò nel bagno e qualsiasi pensiero avesse in mente si dileguò di fronte alla visone che gli si parò davanti: Diana aveva appena aperto la porta della doccia e adesso era nuda di fronte a lui.

«Ooops.» riuscì a bisbigliare, prima che le urla della ragazza lo costringessero ad uscire precipitosamente dal bagno.

Inciampando nei suoi stessi piedi, Martin si rinchiuse nella sua stanza e si lasciò cadere sul letto.

Aveva appena visto Diana nuda, non riusciva crederci.

Sconvolto si portò un braccio sugli occhi, loro erano amici, non avrebbe mai pensato di trovarsi in una situazione così imbarazzante con lei.

Pochi secondi dopo sentì Diana attraversare velocemente il corridoio e sbattere la porta della sua camera.

Avrebbe voluto andare da lei ma la verità era che, nonostante la sua spavalderia, la sola idea di trovarsela davanti gli faceva sentire incredibilmente caldo.

Messosi a sedere si scompigliò i capelli. Era un gran casino.

Dopo un attimo di titubanza si alzò per andare a fare la doccia. Nonostante quello che era successo avevano una missione da portare a termine.

Chiusa nella sua stanza, Diana, ancora avvolta nell'asciugamano, si era lasciata scivolare a terra.

Sentiva gli occhi pizzicarle e le guance andarle a fuoco. Non si era mai sentita tanto in imbarazzo.

Come avrebbe fatto a guardare di nuovo Martin in faccia se alla sola idea si sentiva morire?

Sentendo l'acqua scorrere nella doccia sussultò, presto Martin sarebbe uscito, doveva finire di prepararsi.

Concentrarsi sulla missione le permise di calmarsi un po' anche se non le impedì di farle scivolare la spazzola dalle mani nel momento in cui sentì Martin bussare alla porta.

«Diana, sei pronta?»

«Arrivo.» rispose con voce malferma.

Afferrata la borsa, fece un paio di respiri profondi nel vano tentativo di rilassarsi, ignara che, dall'altra parte della porta, il suo amico stesse facendo lo stesso.

«Andiamo.» disse, uscendo dalla camera e precedendolo all'uscita senza neanche guardarlo in faccia.

Arrivati in spiaggia la trovarono già affollata e vennero avvolti dal clima festoso.

Presi due cocktail per confondersi meglio tra gli altri, diedero un occhiata intorno per controllare la situazione e verificare in che punto si sarebbero potuti immergere per raggiungere la grotta senza attirare l'attenzione.

Da quando erano usciti dal bungalow non si erano rivolti la parola né si erano guardati negli occhi.

«Penso che dietro quella collinetta sabbiosa sia il punto ideale, non ci noteranno.» affermò Martin, rompendo il silenzio.

Diana osservò il punto indicato dall'amico e storse le labbra, indecisa se dire o meno la sua.

«Dubbi?» chiese Martin prevenendola.

Come sempre l'aveva capita anche se non aveva parlato, non poté fare a meno di sorridere, rasserenata.

«Non rischiamo di trovarci davanti qualche coppietta appartata?» si decise quindi a domandare.

«Noi ci immergeremo prima della fine del rito, le coppie si apparteranno dopo e quando riemergeremo lo faremo dalla spiaggia, confondendoci tra quelli che faranno il bagno di mezzanotte, quindi no problem.» la rassicurò, facendole l'occhiolino.

«Visto che hai pensato a tutto tu non ci resta che goderci la festa!» esclamò Diana, mostrando il bicchiere vuoto e avviandosi verso il bar sulla spiaggia, sentendosi, finalmente, un po' più rilassata.

Trascorsero le successive due ore a seguire gli spettacoli che si susseguivano sul palco pur rimanendo vigili alle eventuali stranezze che si sarebbero potute verificare.

L'improvvisa fine della musica ed il suono di un gong in avvicinamento li avvisarono dell'imminente inizio dei riti.

Senza farsi notare raggiunsero il punto d'immersione. Per loro fortuna l'abbigliamento previsto per la festa era il costume così non gli rimase che tuffarsi.

Raggiunta la grotta uscirono dall'acqua e verificarono che i sigilli messi dal Centro fossero integri.

I riti si concludevano con il bagno di mezzanotte, così, mezz'ora dopo la loro sortita poterono reimmergersi per fare ritorno alla spiaggia.

Erano quasi arrivati quando Diana emise un lamento soffocato prima di svanire sott'acqua.

Preoccupato, Martin la seguì. Per sua fortuna la ragazza era solo a mezzo metro da lui e, da come si teneva il polpaccio, era chiaramente in preda ad un crampo.

Con alcune veloci bracciate la raggiunse, l'attrasse a se con un braccio e la riportò a galla.

La spiaggia era poco distante e l'acqua già ribolliva a causa delle numerose persone che l'affollavano.

Appena toccato il fondo, Martin prese Diana tra le braccia e la portò all'asciutto.

Afferratagli la gamba iniziò a massaggiarle il polpaccio finché sentì sotto le mani il muscolo che si rilassava.

«Grazie.» disse Diana, ancora dolorante.

«Di nulla.» rispose Martin, sorridendole e continuando ad accarezzarle la gamba.

D'un tratto, quasi si fosse scottato, scattò in piedi e si allontanò da lei.

«Che succede?» chiese Diana, preoccupata, raggiungendolo zoppicando.

«Nulla.» rispose, continuando a darle le spalle. «Ho un po' di mal di testa, forse a causa dell'immersione. Visto che la missione è finita vado a letto.»

Diana lo guardò allontanarsi, senza riuscire a dare una spiegazione a quel suo strano comportamento.

Lo scoppio del primo fuoco d'artificio attrasse la sua attenzione ma non riuscì a metterla di buon umore, aveva sperato di guardarli insieme a Martin.

Quando lo spettacolo pirotecnico fu finito rientrò al bungalow. All'interno il silenzio era assoluto, Diana si disse che probabilmente lui stava già dormendo quindi, con un sospiro, entrò nella sua camera e si lasciò andare sul letto.

Era stata una missione rilassante, divertente, come poteva essere precipitato tutto così?

Avrebbe voluto addormentarsi per poi accorgersi al risveglio che si era trattato solo di un incubo ma sapeva che non era così.

L'indomani mattina il Centro avrebbe aperto il portale che li avrebbe portati a casa, non poteva perdere tempo.

Raccolto l'accappatoio entrò nel bagno. Appena ebbe acceso la luce vide lo specchio del bagno appannato; segno che Martin c'era stato poco prima di lei e che quindi, quasi sicuramente, fingeva di dormire per evitarla.

Chiusa la porta a chiave, per evitare ulteriori incidenti, si fece una doccia veloce, asciugò sommariamente i capelli e si rifugiò nella sua camera.

Non poteva fare nulla se non aspettare la mattina e vedere come sarebbe andata.

Indossato il pigiama, puntò la sveglia ed aprì un po' la finestra prima di coricarsi. Sperava che l'aria fresca e il rumore del mare l'aiutassero ad addormentarsi.



Il rumore della sveglia strappò Diana dal dolce oblio del sonno che solo alle prime luci dell'alba aveva faticosamente conquistato.

Strofinandosi gli occhi si mise a sedere. Aveva ancora la valigia da richiudere, doveva sbrigarsi.

Avvoltasi nella vestaglia raggiunse l'angolo cucina per fare colazione.

Contrariamente al solito, non trovò Martin intento a divorare il possibile e l'inimmaginabile e neanche la solita baraonda di ciotole e piatti sporchi ad indicare il suo passaggio.

Immediatamente le venne il dubbio che lui si fosse addormentato.

Non si era mai fatta problemi ad entrare in camera sua ma stavolta tentennò, non sapeva come affrontarlo.

Presto però sarebbero dovuti andare via, non aveva scelta.

Arrivata davanti alla camera di Martin bussò un paio di volte senza ricevere risposta, non che si aspettasse qualcosa di diverso, quando dormiva non lo svegliavano neanche le cannonate ma ci aveva sperato.

«Martin, svegliati!» disse entrando.

Il letto era sfatto ma di lui non vi era traccia fatta eccezione per la valigia già chiusa e poggiata davanti all'armadio.

Stupita Diana uscì dalla stanza richiudendosi la porta alle spalle e si fiondò nella sua; non aveva più fame.

Appena entrata iniziò a infilare le sue cose in valigia con malagrazia.

Martin non usciva di casa senza far colazione, non si alzava presto e non preparava mai la valigia per tempo; la situazione era più grave di quel che pensava.

Scoppiando in un pianto dirotto si lasciò scivolare a terra con le spalle appoggiate al letto e si portò le gambe al petto.

Non poteva credere che uno stupido incidente bastasse a distruggere un'amicizia che durava da una vita.

Passato qualche minuto si asciugò gli occhi e si rialzò.

Non si sarebbe fatta trovare in quello stato.

Rientrata in bagno si sciacquò il viso e lavò i denti, quindi tornò in camera, si vestì e pettinò i capelli per poi rimettere in valigia le ultime cose.

Sarebbe stata forte.


L'acqua iniziò a ribollire mentre una strana bolla affiorava in superficie. Giunto sullo spiaggia Martin disattivò l'U-shield e verificò che nessuno lo avesse visto. Per fortuna la spiaggia era ancora deserta, i festeggiamenti per il solstizio si era protratti quasi fino al mattino.

Con passo lento si avviò verso il bungalow. Lungo la strada lo sguardo gli cadde sul punto in cui la sera prima aveva soccorso Diana in preda ad un crampo e le immagini del sogno fatto durante la notte si ripresentarono prepotentemente alla mente.

Le stava massaggiando il polpaccio ma, invece di fuggire come aveva fatto nella realtà, era risalito con la mano e l'aveva attirata a se, si era portato la sua gamba al fianco e l'aveva baciata. Le sue labbra sapevano di salsedine.

L'aveva fatta sdraiare sulla sabbia ed aveva continuato a baciarla. Di colpo sulla spiaggia c'erano solo loro. Le aveva slacciato il sopra del costume scoprendole il seno e lei aveva ansimato. A quel punto si era svegliato eccitato e accaldato.

Sconvolto dal sogno fatto, aveva deciso di andare a fare un'ultima verifica della grotta così da allontanarsi da Diana. Adesso però non aveva scuse, doveva tornare.

Stringendo i pugni si fece coraggio e proseguì.

Appena aperta la porta si ritrovò davanti la ragazza intenta a sistemare la sua valigia all'ingresso.

«Martin, dov'eri?» chiese Diana, avvicinandoglisi.

«Ho pensato fosse meglio dare un'altra occhiata alla grotta, prima di andare via.» spiegò lui, dirigendosi verso la sua camera senza guardarla negli occhi.

«Avresti potuto chiamarmi.»

«Non era necessario.» tagliò corto, portando la sua valigia vicino a quella della ragazza.

Diana si adombrò, così non andava per niente bene.

Di colpo l'U-Watch di Martin iniziò a suonare ed un attimo dopo un portale si aprì davanti a loro.

Afferrate le valigie vi si lanciarono atterrando sul tutt'altro che morbido pavimento dell'ufficio di M.om.

«Ben arrivati ragazzi, andata bene la missione?» chiese la donna avvicinandoglisi.

«Bene, se non fosse per l'atterraggio.» rispose Martin massaggiandosi il sedere mentre si rimetteva in piedi.

«I sigilli sono rimasti intatti, non ci sono stati problemi.» aggiunse Diana.

«Perfetto.» approvò M.o.m. «Raggiungete Billy così potrete tornare a casa. Fate delle buone vacanze.»

Dopo averla salutata i due ragazzi raggiunsero il piccolo alieno.

«Martin, Diana, ciao!» trillò appena li vide arrivare.

«Ciao Billy.» risposero in coro.

«M.o.m ci ha detto che ci penserai tu ad aprire il portale.» disse Martin.

«Speravo vi sareste fermati almeno per un caffè.» obiettò l'esserino.

«Scusaci ma ci sentiamo piuttosto stanchi.» si giustificò il ragazzo.

«Va bé, sarà per un'altra volta.» rispose, rassegnato. «Andiamo al garage, abbiamo qui la tua macchina.»

Un rapido viaggio in ascensore li portò molti piani più giù.

Raggiunto il loro mezzo sistemarono i bagagli e si preparano a partire.

«Grazie di tutto Billy.» disse Diana, entrando in macchina.

«A presto ragazzi!» rispose l'alieno, aprendo il portale.

Quando ne uscirono erano in una stradina a due minuti dalla via in cui abitavano entrambi e Diana non poté che rammaricarsene.

Guardò il ragazzo guidare in silenzio e trattenne a stento un sospiro.

Prima che riuscisse a decidersi ad attaccare discorso Martin aveva parcheggiato nel vialetto ed aveva spento il motore.

«Finalmente in vacanza!» esclamò il ragazzo scendendo dall'auto e stiracchiandosi. «Dovrò impegnarmi se voglio finire tutti i nuovi videogame che ho comprato.»

Mentre parlava aveva aperto il portabagagli e tirato fuori le valigie di entrambi.

Nonostante parlasse spensieratamente Diana non si lasciò ingannare. Stava solo cercando di sbrigarsi a togliersela di torno.

«Goditi le vacanze e non seppellirti sotto i libri!» le raccomandò mettendosi la valigia in spalla e risalendo il vialetto di casa.

Diana lo guardò salutarla con la mano prima di chiudersi la porta alle spalle.

Sospirando, prese a sua volta il bagaglio e si diresse verso casa sua, dall'altra parte del vialetto.

Per adesso lo avrebbe lasciato in pace, ci sarebbe stato tempo per i chiarimenti.




Aperta la tenda, Diana spiò la finestra della casa di fronte con aria triste.

Erano tornati a casa ormai da dieci giorni ma non era riuscita a vedere Martin neanche di sfuggita.

Aveva provato a chiamarlo, gli aveva inviato sms, e-mail e messaggi su facebook ma non aveva ottenuto risposta.

Finora aveva giocato pulito evitando di mettere in mezzo i loro genitori, non sapeva se Martin avesse detto qualcosa a casa e non voleva metterlo nei casini o fargli subire una ramanzina per colpa sua.

Aveva anche provato a cercarlo a casa quando era certa che fosse solo ma lui aveva sempre finto di non esserci, anche quando lo aveva visto chiaramente nascondersi dietro le tende.

Dopo aver stretto per un attimo la stoffa tra le mani nervosamente, chiuse la tenda con un gesto secco.

Quella situazione doveva cambiare, che Martin volesse o meno.

Era presto ed era certa che lui fosse ancora a letto.

Stavolta non gli sarebbe sfuggito.

Infilata la vestaglia scese velocemente le scale, sbirciò in cucina per essere certa che sua madre non fosse ancora rientrata dall'abituale corsetta mattutina quindi afferrò la zuccheriera e la vuotò nella pattumiera.

Con passo deciso raggiunse la porta sul retro ed uscì in giardino.

Quando lei e Martin erano piccoli parte dello steccato che divideva i due giardini era stato sostituito da un cancelletto visto che loro due si ostinavano a scavalcare piuttosto che fare il giro dal marciapiede.

Nonostante loro fossero cresciuti il cancello era rimasto e, come sempre, non aveva lucchetti che lo bloccassero.

Attraversatolo, bussò alla porta della cucina di casa Mystere.

«Diana, qual buon vento!» esclamò il padre di Martin venendole ad aprire con in una mano una tazza di caffè e il giornale sotto braccio.

«Buongiorno Jerome!» rispose Diana, sorridendogli sinceramente. «Ho finito lo zucchero.»

«Serviti pure.» disse l'uomo, facendosi da parte e indicandole la dispensa.

La ragazza riempì la zuccheriera per poi ringraziare l'uomo.

In quel momento suonò il telefono.

Il signor Mystere corse a rispondere.

Diana approfittò dell'occasione per piazzare la sua trappola, salutare velocemente e tornare a casa.

Seduta al tavolo della cucina, sorseggiava il suo caffè attendendo il momento di agire.

«Diana, come mai la pattumiera è piena di zucchero?» le chiese la madre, entrando in cucina mentre finiva di abbottonarsi la giacca.

«Mi si è rovesciata la zuccheriera.» spiegò, porgendo alla madre una tazza di caffè.

«L'importante è che tu non ti sia fatta male.» rispose la donna, accarezzandole una guancia come era solita fare quando lei era piccola.

Diana si sentì in colpa per averle mentito ma sapeva anche che non avrebbe mai potuto fare diversamente.

«No, tranquilla, non si è neanche rotta.» la rassicurò sorridendole.

«Meglio!» esclamò sua madre, baciandola sulla fronte. « Ora corro se no arrivo tardi in ufficio.»

Appena sentì la porta d'ingresso chiudersi e la macchina uscire dal vialetto in retromarcia Diana smise di fingere di mangiare e salì in camera.

Fece una doccia veloce, indossò un grazioso abito a sottoveste e delle comode espadrillas quindi si appostò dietro alla finestra della cucina.

Appena vide Jerome andare via, si fiondò in cucina, attraversò il giardino ed entrò in quello dei Mystere.

Sapeva di avere poco tempo.

Visto che suo padre era appena uscito avrebbe pensato che era lui, tornato indietro per aver dimenticato qualcosa ma se avesse atteso un po' di più probabilmente avrebbe sospettato qualcosa e probabilmente sarebbe scappato dalla finestra pur di non incontrarla.

Con passo furtivo Diana si avvicinò alla porta della cucina.

Quando era entrata con la scusa dello zucchero aveva appiccicato una gomma sulla serratura così da aprirla senza fare rumore.

Per fortuna il trucco aveva funzionato, così, dopo essere entrata ed aver tolto le prove del suo misfatto iniziò a salire le scale cercando di non far rumore e pregando che il suo amico non scegliesse proprio quel momento per scendere a fare colazione.

Arrivata davanti alla porta della camera di Martin si fermò per respirare, aveva salito le scale trattenendo il fiato per la paura.

Fatto un grosso respiro, abbassò con decisione la maniglia, spalancò la porta e si fiondò nella camera del ragazzo.

Martin, che si era appena alzato, la fissò sbigottito.

«Perché diavolo mi eviti?» sbraitò, prima che lui avesse il tempo di dire qualcosa.

«Che ci fai qui? Come sei entrata?» chiese Martin, ad occhi sbarrati per lo stupore, per poi distogliere lo sguardo.

«Voglio sapere perché mi eviti come la peste.» affermò Diana, sempre più arrabbiata.

Lui si lasciò cadere sul letto da cui si era appena alzato, la testa incassata nelle spalle.

«Tu non capisci, ciò che è successo ha incasinato tutto.»

«Ciò che è successo?» domandò, basita. «È successo che TU hai visto ME nuda! Se c'è qualcuno che dovrebbe sentirsi a disagio quella dovrei essere io, non tu; ma l'ho superato per il bene della nostra amicizia.»

«La fai facile tu, vorrei vedere se saresti così tranquilla se ti eccitassi ogni volta che mi vedi!»

«Cosa?!» chiese Diana, esterrefatta.

«Oh ca##@!» esclamò Martin, portandosi le mani al volto.

«Cosa intendi?» domandò, certa di aver capito male.

«Bé, si, dai hai capito.» rispose con un sospiro rassegnato. «Dalla missione per me è cambiato tutto. Mi sono reso conto che ciò che sentivo quando ti si avvicinavano altri ragazzi non era senso di protezione da fratello maggiore ma gelosia.» confessò.

Diana si portò una mano alla bocca, stupita. Incapace di proferire parola.

«Capisci quindi che non possiamo più essere amici.»

Col cuore a mille Diana gli si inginocchiò davanti e lo costrinse a togliere le mani dalla faccia.

«Magari non potremo più essere amici ma magari qualcos'altro.» propose.

Martin la guardò, senza comprendere.

«Ciò che tu provi da dieci giorni io lo provo da molto di più.» spiegò.

Vedendo che lui si limitava a fissarla, si alzò appena affinché il suo viso fosse all'altezza del suo ed attese mordendosi il labbro nervosamente.

Finalmente consapevole del significato delle sue parole, Martin l'attirò a sé e la bacio.

Appena il bacio si fece più intenso, spinto dalla passione se la trascinò addosso per poi ribaltare le posizioni e sdraiarla sul letto senza staccare le labbra dalle sue.

Quando il bisogno d'ossigeno divenne irrimediabile si staccò da lei e la guardò sorridendo.

Il movimento aveva fatto scivolare una spallina del vestito e Martin non poté fare a meno di lanciarle uno sguardo allusivo accarezzandole la spalla nuda.

«Ho speranze nel prossimo futuro di dare un'occhiata a tutto quel po' po' di roba che ho ammirato nel bungalow?» chiese, malizioso.

«Martin!» esclamò Diana, imbarazzata, dandogli uno scappellotto prima di attirarlo a sé e baciarlo nuovamente.

Finalmente era di nuovo felice.






  
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