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Autore: Biohazard    23/04/2015    3 recensioni
“Sei venuto per litigare Daryl?” domandò semplicemente Rick, quasi sorridendo. A quella mancata reazione, la rabbia del cacciatore continuò a crescere: respirava rumorosamente, con i pugni serrati lungo i fianchi.
“Maledizione Rick, devi muoverti! Non puoi continuare a fare finta di niente!” gli sputò addosso quelle parole, nel tentativo di scaturire una qualche reazione. “Non puoi continuare a stare qui a piangerti addosso. Se non reagisci, la gente muore!”
Genere: Drammatico, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Daryl Dixon, Rick Grimes, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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NdA: Salve! *fa capolino*. Ehm, questa è la mia prima volta su questo fandom, che me tapina, avevo trascurato fino adesso. Poi ieri sera ho deciso di farci un passo e mi si è aperto un mondo. Dico sul serio. Non avevo mai pensato a Daryl e Rick insieme, come ho potuto? Io che sono una slasher, una yaoista convinta? Dovevo assolutamente recuperare, ecco perché ho scritto di getto questa prima One-Shot. Forse non è un granché, sicuramente ci saranno degli errori, ma avevo troppo bisogno di scriverla. Diciamo che solitamente quando si tratta di zombie, scrivo generalmente racconti d’azione, ma stasera è saltato fuori questo e non ci ho potuto fare nulla. Sicuramente scriverò ancora qualcosa su questi due, ma anche su altri personaggi che amo, come ad esempio Michonne. Faccio presente che leggo anche il fumetto, ma anche se non c’è nella versione cartacea, amo il personaggio di Daryl, veramente ben riuscito, non c’è che dire. Ho visto che piace molto la coppia Beth/Daryl, ma io li vedo di più come fratello e sorella. Poi ognuno hai i suoi gusti e le sue coppie preferite ^^ Beh, insomma, basta chiacchierare, vi lascio alla One-Shot e spero vorrete lasciarmi qualche commentino, giusto per sapere che cosa ne pensate. SLASH POWAH! (Ok, la smetto.)
Disclaimer: I personaggi di The Walking Dead e il loro universo appartengono ai rispettivi proprietari e la fiction non ha scopo di lucro. Daryl Dixon e Rick Grimes sono personaggi fittizi dell’universo di TWD e non hanno nulla a che fare con gli attori che li interpretano.
 


 
Book of Memories
 
“Hold up,
Hold on,
don’t be scared,
you’ll never change whats been and gone”
(Oasis-Stop Crying your heart out)
 

 
“Ehi! Hai visto Rick?” Daryl si avvicinò a Michonne, intenta a pulire le armi su uno dei tavoli della mensa.
“No, mi spiace, non so dove sia andato, prova a chiedere a Hershel o a Carl.” Rispose la donna, continuando con il suo lavoro. Dopo una buona mezz’ora di ricerca Daryl cominciò a spazientirsi. Dovevano fare il conteggio delle provviste e pianificare la giornata di rifornimenti dell’indomani.
Dove diavolo era finito?
Hershel e gli altri membri del consiglio avevano pensato che fosse meglio che Rick ricominciasse con calma, pianificando soltanto le spedizioni, scegliendo chi dovesse andare e chi no. Per Daryl erano tutte cazzate.
Aveva capito e compreso la necessità di Rick di prendersi una pausa dopo la morte di Lori, ma era già passato molto tempo ed era giunta il momento che tornasse ad essere il loro leader. L’ora della malinconia e del cordoglio doveva finire.
Tutti avevano perso qualcuno, lui stesso aveva dovuto abbattere suo fratello; benché sapesse che Merle era uno stronzo e neanche una brava persona, rimaneva pur sempre suo fratello, l’unica persona che aveva considerato la sua famiglia prima che il mondo andasse a puttane. Aveva sofferto, aveva pianto, nascondendosi agli altri e tenendo tutto dentro di sé, ma non aveva mollato, c’erano persone che contavano su di lui, persone che doveva proteggere. Il mondo in cui vivevano adesso era freddo e crudele, non c’era spazio per lasciarsi andare troppo a lungo alle emozioni e ai sentimenti. Ogni cosa era labile e fugace, si poteva vivere soltanto il momento, il presente. Per quello che ne sapeva Daryl, sarebbe potuto essere morto tra qualche ora, o tra due mesi o anche tra due minuti.
Passato e futuro non esistevano più. Solo il presente contava veramente ed era arrivato il momento che Rick cominciasse a riprendere in mano la situazione e soprattutto la sua vita. Aveva due figli e molte persone contavano su di lui, non poteva permettersi il lusso di continuare a piangere e a nascondersi dietro le false vesti di semplice contadino. Gli venne da ridere pensando a Carl. Paradossalmente quel ragazzino stava affrontando la cosa molto meglio di suo padre, eppure era quello che avrebbe dovuto essere il più sconvolto dei due Grimes: aveva assistito agli ultimi istanti di vita della madre e le aveva anche sparato per evitare che si trasformasse, eppure dopo una fase difficile si era ripreso dimostrando una tempra che avrebbe fatto invidia a molti.
Aveva le palle, su questo non si poteva discutere. Invece Rick sembrava scivolare sempre di più in un mondo tutto suo, senza preoccuparsi di quello che gli accadeva intorno. E questo lo faceva incazzare. Non sembrava più l’uomo che li aveva guidati fino a quel punto, l’uomo che più di una volta aveva preso decisioni dure e difficili, che li aveva fatti sopravvivere. Dov’era finito il Rick sempre pronto a mettere in gioco la vita per il gruppo, che Daryl aveva imparato ad ammirare e stimare?
“Maledizione!” sbottò Daryl, dando un calcio al muro nel bel mezzo di quel corridoio deserto. Sbuffando, cominciò a camminare avanti e indietro, con una mano su un fianco e l’altra sulla testa a tormentarsi i capelli. Perché poi fosse così arrabbiato, nemmeno lui lo sapeva.
“Ehi!” la voce di Carol lo riscosse dai suoi pensieri.
“Che c’è?” domandò scontroso.
“Che stai facendo?” domandò per nulla intimorita dal solito comportamento scostante di Daryl, ormai aveva imparato a conoscerlo.
“Sto cercando Rick, ma sembra scomparso, nessuno che l’abbia visto o sappia dove sia!” Carol gli appoggiò una mano sulla spalla. A Daryl non piaceva il suo sguardo, aveva la classica espressione di una mamma che coglie il figlio in flagrante nel commettere qualche marachella, con il tipico sguardo di chi la sa lunga.
“Quindi? Tu sai dov’è?”
“E’ in biblioteca, se proprio lo vuoi sapere. Ci va’ piuttosto spesso ultimamente. Forse vuole stare un po’ da solo con i suoi pensieri…” Carol lasciò in sospeso la frase.
“’Fanculo! Ha pensato anche troppo! Deve reagire, non può fare finta di nulla ancora per molto!” Ecco di nuovo la rabbia che faceva capolino tra le sue parole.
Carol continuava a fissare stoicamente il cacciatore senza perdersi neanche una mossa.
“Daryl…” esordì la donna “la devi smettere di tormentarti così. Perché non ammetti semplicemente che sei geloso.”
“Cosa? Ma ti ha dato di volta il cervello?” ruggì, fronteggiando Carol faccia a faccia. “Cosa vorresti insinuare?”
“Lo sai benissimo, forse puoi continuare a negarlo a te stesso, ma per me sei come un libro aperto. Ti conosco Daryl… “ continuò, sfiorandogli appena il braccio “e so che nella tua preoccupazione per Rick c’è qualcosa di più. Non ti vedi? Lo cerchi in continuazione e ti ho visto più volte osservarlo nell’orto durante i tuoi turni di guardia. Potrai mentire agli altri, a te stesso, ma non a me.”
Daryl tremò appena.
“Tu non sai quel che dici…” interruppe il contatto visivo e si allontanò con passo svelto scuotendo la testa.
 
*****
 
 
Rick se ne stava seduto sulla soglia della finestra, osservando il calare del sole. La piccola stanza era quasi avvolta dalla penombra, se non fosse stato per la calda luce del tramonto che filtrava tra le sbarre. Tra le mani teneva ancora stretti un quaderno e una penna. Sulle pagine leggermente ingiallite svettava una grafia minuta e precisa, ma con lettere dolcemente arrotondate.
Quando aveva iniziato quella cosa, non se lo ricordava neanche lui. Era stato uno dei primi giorni dopo aver perso Lori, in cui la sua mente vacillava tra la realtà e le allucinazioni. Mentre vagava per la prigione, sporco di sangue e con un’accetta in mano, si era ritrovato nella biblioteca della prigione. Era come in trans con la mente ottenebrata dal dolore per la perdita della moglie. Aveva vagato per la stanza senza un perché, senza una motivazione precisa come in sogno e lì, nascosto tra i libri, aveva trovato quel quaderno dalla copertina rigida e aveva cominciato a scrivere. Per molte pagine aveva scarabocchiato solo una parola, “Lori”, senza riuscire e dare altra forma a quelli che erano i suoi sentimenti. Poi, piano piano, le parole avevano cominciato a fuoriuscire dalla penna, ma erano ancora confuse, una cascata di sofferenza incontrollata. Dopo quelle che potevano essere ore, si era alzato dal tavolo su cui si era seduto, aveva impugnato di nuovo l’arma e aveva lasciato la stanza. Giorni dopo, vi era ritornato riuscendo questa volta a dare forma a quello che provava e aveva cominciato a scrivere. In quel quaderno aveva vomitato tutta la sua angoscia, la sua sofferenza e la sua colpa. All’inizio aveva scritto lettere a Lori, esprimendo tutto quello che non era stato in grado di dirle dopo la morte di Shane. Ad ogni parola impressa sulle pagine, la pressione che gli opprimeva il petto sembrava affievolirsi poco a poco. Poi aveva parlato di Shane, di Carl, di Judith, di tutti gli altri e di tutte le avversità che aveva affrontato insieme al suo gruppo per arrivare fino a quel punto. Col passare del tempo, quel quaderno era diventato non solo un fedele confidente, ma anche una testimonianza degli avvenimenti di quel tempo. Magari, un giorno, quando quell’inferno sarebbe finito, qualcuno avrebbe trovato il suo quaderno. Perché lo sapeva, alla fine, le cose sarebbero tornate alla normalità, ma loro non sarebbero riusciti a vederlo. Ci sarebbe voluto ancora molto tempo, ma quel momento prima o poi sarebbe arrivato. Per ora non potevano fare altro che cominciare a buttare le basi di un nuovo mondo. Sospirò, mentre la luce all’esterno scemava. Cominciò a sfogliare a caso le pagine del quaderno, quando si soffermò sul paragrafo in cui descriveva l’incontro con Daryl.
Sorrise, quanto tempo era già passato da quel giorno?
Molto, e di certo non avrebbe mai immaginato di poter stringere un legame così forte con un uomo che in quel momento aveva considerato uno zotico, molto simile a quello psicopatico di suo fratello Merle. Invece si era sbagliato completamente.
Daryl era diverso dal fratello, aveva un animo buono e nobile, con un forte senso di gruppo e sempre pronto a dare una mano. Rick poteva contare su di lui in qualsiasi momento e non aveva dubbi che gli avrebbe sempre guardato le spalle. Dopo la morte di Shane, era diventato dapprima il suo braccio destro e poi, poco alla volta, un punto di riferimento fisso e sempre presente. Si passò una mano sulla faccia, appoggiandosi nuovamente contro la finestra. Erano diventati amici e confidenti, anche se forse non era il termine più appropriato, ma non avrebbe saputo definire quel senso d’intesa che aveva con lui. Bastava che si guardassero negli occhi e Daryl sapeva già che cosa doveva fare e lo stesso accadeva a Rick. Quando uno dei due aveva un problema o una preoccupazione, poche e semplici parole dell’altro riuscivano a placare la situazione. Che si trattasse d’intesa o affinità, Rick sapeva solo che da quando Lori era morta, tra loro due qualcosa si era incrinato, o meglio, Daryl sembrava volerlo evitare in tutti i modi e ogni qual volta che si trovavano a parlare, finivano per scambiarsi battute sarcastiche e pungenti, se non a litigare.
Un rumore leggero lo fece voltare di scatto.
Parli del diavolo… pensò tra sé e sé.
Daryl stava fermo sulla soglia della porta, il bagliore rosso sangue del tramonto gli illuminava parte del volto “Ti ho cercato dappertutto…” lasciò la frase in sospeso per qualche secondo “ti sei scordato che dobbiamo fare la conta delle provviste e organizzare la spedizione di domani?” domandò a denti stretti.
Dal tono Rick aveva già intuito la bellicosità del cacciatore ed era quindi inutile provare ad inventare una qualunque scusa.
“Ad essere sinceri, sì, me ne sono scordato” ammise tornando a guardare fuori dalla finestra. Quella sera non c’erano molti erranti intorno alla recinzione e solo Glenn e Maggie si stavano occupando di sfoltirli.
“Ah sì…” continuò avvicinandosi allo sceriffo “per quanto tempo ancora hai intenzione di stare qui a cazzeggiare?” lo aggredì “Ogni giorno che passa portiamo qui nuovi sopravvissuti, persone che mettono la loro vita nelle nostre mani. Ogni giorno, io, Glenn, Maggie e Sasha portiamo fuori il culo da queste mura per cercare provviste… e tu? Giochi a fare il contadino!”
Rick non aveva assolutamente voglia di litigare quella sera, per questo motivo non rispose alla provocazione.
“Sei venuto per litigare Daryl?” domandò semplicemente Rick, quasi sorridendo. A quella mancata reazione, la rabbia del cacciatore continuò a crescere: respirava rumorosamente, con i pugni serrati lungo i fianchi.
“Maledizione Rick, devi muoverti! Non puoi continuare a fare finta di niente!” gli sputò addosso quelle parole, nel tentativo di scaturire una qualche reazione. “Non puoi continuare a stare qui a piangerti addosso. Se non reagisci, la gente muore!” Rick continuava a guardarlo senza espressione “Non ti rendi conto che abbiamo bisogno di te? Che io ho bisogno di te!” si zittì all’istante, rendendosi conto di ciò che aveva appena detto. Il silenzio era sceso nella stanza e Rick guardava Daryl come se fosse la prima volta che lo vedeva, con lo stupore dipinto in volto. Non potendo più sostenere quel silenzio imbarazzante, Daryl lasciò la stanza.
Che diavolo gli era passato per la testa? Aveva fatto la figura dell’idiota, neanche fosse stata una donnicciola. Camminava veloce per il corridoio deserto, troppo scombussolato per rendersi conto dei passi dietro di lui, finché una mano sulla spalla non lo fece voltare di scatto, per poi spingerlo senza tante cerimonie contro il muro, mentre due labbra ruvide si impossessavano delle sue. Sgranò gli occhi, mentre Rick cercava di intrufolarsi nella sua bocca. Senza alcuna logica e rispondendo ad un atavico istinto, Daryl si ritrovò a rispondere al bacio, senza neanche rendersene conto. Dopo alcuni minuti, il bisogno di ossigeno li costrinse a separarsi. Si guardarono per un lungo istante, nessuno dei due sembrava trovare le parole, ma forse non ce ne sarebbe stato bisogno. Rick afferrò delicatamente la mano del cacciatore, un invito a seguirlo. Daryl ebbe qualche attimo d’indecisione, ma alla fine accolse quella muta richiesta.
Quella notte non tornarono nelle rispettive celle, solo l’intervento di Carol tranquillizzò gli animi degli altri, soprattutto di Carl. Si ripromise comunque di fare un bel discorsetto a Daryl quando avrebbe deciso di nuovo di mostrare la sua faccia.
La mattina seguente, quando le luci dell’alba avevano cominciato a fare capolino, Rick si era alzato dal giaciglio che aveva improvvisato per quella notte, mentre il cacciatore era ancora profondamente addormentato. Sorrideva apprestandosi a cominciare una nuova pagina del suo quaderno.
 
Oggi, dopo molto tempo, sento la paura scemare dal mio cuore.
Il sole sta sorgendo, sarà una bella giornata.
 
 
“If you love me,
won’t you let me know?”
(Coldplay -Violet Hill)
  
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