Film > Frozen - Il Regno di Ghiaccio
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Autore: EmilyG66    23/04/2015    1 recensioni
Una fanfiction diversa dalle altre in cui Jack ed Elsa vivono nello stesso arco di tempo, che racconta il loro incontro e di come nel corso del tempo si siano avvicinati. (Elsa dovrebbe avere 21 anni ma mi piace pensare che ne abbia diciotto). I personaggi non appartengono a me alla Disney e alla DreamWorks.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Elsa, Jack, Frost
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Tornati dalla famiglia Frost la regina andò da sua figlia per vedere come stesse.
Non era scesa né a colazione né a pranzo e questo la preoccupò.
Quando entrò nella stanza di Elsa rimase sotto shock per la quantità di freddo presente in quella camera e dovette sfregarsi le mani per evitare di perdere la sensibilità alle dita.
Elsa trovò finalmente il coraggio, e la calma, per chiedere a sua madre cosa fosse accaduto a Jack.
Lei le raccontò quello che la madre di Jack aveva saputo da Emma ed Elsa fu piena di orgoglio per l’atto protettivo ed estremamente eroico che Jack aveva compiuto ma le venne da piangere nuovamente.
-Madre potete andare ora. Non voglio che i miei poteri vi feriscano. –concluse mentre i suoi occhi azzurri tornarono lucidi.
Sua madre annuì, le accarezzò una guancia gelata e la lasciò sola nella sua stanza.
Elsa ricominciò di nuovo a piangere.
Jack le mancava moltissimo.

Intanto nella radura innevata Jack Frost stava rinascendo e l’uomo nella luna lo stava liberando dalle profondità del lago ghiacciato.
Lo spirito dell’inverno aprì gli occhi e vedendo la luna non ebbe più paura di cosa stesse accadendo.
Come fu in piedi sul ghiaccio guardò il suo riflesso, era davvero lui?
Si ricordava tutto quello che era accaduto.
Lui doveva essere morto ma aveva subito dei cambiamenti.
I suoi occhi erano diventati azzurri, i suoi capelli bianchi e la sua pelle era fredda e pallida.
Jack fece qualche passo e quasi scivolò. Trovò un bastone, ci giocò un po’ e scoprì di poter volare e creare neve dalle mani.
Cominciò a divertirsi dimenticandosi momentaneamente di tutti poi l’immagine di sua sorella lo colpì e tornò a casa sua.
“Volò” fin lì ma nessuno dei suoi famigliari sembrava vederlo, provò a chiamarli e a parlagli ma niente.
-Sono qui, non mi vedete! Emma, mamma, papà! –gridò.
Tutto inutile.
L’unica cosa che ottenne stando lì fu il dolore e le lacrime di tutti.
Anche lui pianse un po’.
Tornò nella sua stanza per un’ultima occhiata, era esattamente come l’aveva lasciata. Prese una felpa blu, si cambiò e volò via.
Era distrutto al pensiero di dover abbandonare i suoi ma doveva anche vedere un’altra persona prima di considerarsi definitivamente morto.
Volò fino ad Arendelle e dritto alla finestra di Elsa, avrebbe voluto rivederla prima di morire ma ormai era troppo tardi.
Si affacciò alla finestra e la vide.
Portava un leggero abito ceruleo, era accasciata in ginocchio accanto al letto e piangeva.
Ciò che lo sconvolse però oltre a quella vista era lo stato della camera di Elsa.
Nonostante la finestra non fosse aperta la stanza era piombata nel vivo dell’inverno e Jack questo non riusciva a spiegarselo.
Abbandonò quel pensiero, aprì la finestra ed entrò.
La sua principessa non smetteva di singhiozzare e quel suono gli provocò una fitta di dolore al cuore, anche se non palpitava più non avrebbe mai potuto smettere di battere per Elsa.
Né da vivo, né da morto.
-Jack…- continuava a ripetere incessantemente e instancabilmente lei.
-Oh Elsa, vorrei che tu mi vedessi. Mi basterebbe anche un giorno per stare ancora con te. –ammise malinconico lo spirito.
-Jack? –domandò la principessa alzando la testa.
-Sì, sono qui Elsa. –dichiarò tristemente.
Lei si voltò di scatto e lo vide.
Un bellissimo ragazzo con gli occhi azzurri e i capelli bianchi, era diverso ma avrebbe riconosciuto la sua voce tra mille.
-Jack! –lo chiamò con nuove lacrime agli occhi.
Lo spirito rimase immobile per lo stupore, lei poteva vederlo!
Non poté formulare un pensiero che Elsa si gettò tra le sue braccia e lo strinse forte.
Al diavolo l’etichetta, i suoi poteri e tutto il resto.
Jack, scosso dal suo abbraccio, la strinse a se.
In pochi secondi una dolce nevicata si posizionò sulla testa di entrambi troppo impegnati per accorgersene.
-Elsa sono qui e non me ne andrò però smettila di piangere. Sono stanco di persone che piangono. –ammise.
Elsa sciolse l’abbraccio e guardò Jack negli occhi.
Azzurro nell’azzurro.
Lo spirito le tolse le restanti lacrime dagli occhi e lei parlò.
-Hai fatto una cosa davvero eroica Jack…ma cosa ti è successo? Sei morto però sei qui difronte a me. –gli disse la principessa.
-Lo so. La luna mi ha portato indietro ed ora sono uno spirito ma solo tu sei riuscita a vedermi. –le disse dolcemente.
Elsa arrossì, stava per dire qualcosa ma Jack la precedette.
-Elsa la tua stanza…- le fece notare.
Lei si guardò in torno e decise di svelargli il suo segreto.
-È colpa mia. –ammise la principessa voltandosi e dando le spalle allo spirito.
-Cosa intendi dire? –le chiese Jack con uno sguardo confuso.
-Jack, c’è una cosa che non ti ho mai detto di me. Sono nata con dei poteri. Riesco a controllare la neve e il ghiaccio. –affermò voltandosi di nuovo.
Si tolse i guanti lentamente e formò dei fiocchi di neve davanti agli occhi di Jack, lui rimase a bocca aperta.
-Wow ma è fantastico! Perché non me lo hai mai detto prima?! –le chiese felicemente.
Elsa sorrise, era esattamente la reazione che si sarebbe aspettata da Jack.
Lo fece accomodare, chiuse la finestra e gli raccontò dell’incidente con Anna.
-Mi dispiace. –le disse sinceramente lo spirito.
-A me dispiace per te. –rispose la principessa guardandolo malinconicamente.
-Vuoi vedere che cosa sono in grado di fare ora? –le domandò Jack in tono divertito spezzando il clima di tristezza che c’era.
Elsa lo guardò storto ma quando Jack prese a volare per la sua stanza il suo sguardo divenne di puro stupore.
Lo spirito se la rise di gusto.
-Guarda. –riprese a dire formando un fiocco di neve dalle mani.
Gli occhi di Elsa luccicarono a quella vista e non poté non sorridere.
-Ora ci divertiremo più di prima. –le fece notare Jack per una volta contento di essere morto.
Elsa sarebbe voluta rimanere con lui ancora un po’ ma la obbligò a scendere per la cena.
La principessa tentò in tutti i modi di rimanere composta e seria mentre cenava con i suoi ma non poté fare a meno di pensare che Jack l’aspettava.
Non appena ebbe terminato di mangiare scappò letteralmente via sotto gli sguardi curiosi della sua famiglia.
Continuò a parlare con Jack tutta la notte e a giocare con la neve finché non le uscì uno sbadiglio.
-Credo sia ora di andare a dormire. –le disse lo spirito normalmente.
-E tu dove dormirai? –gli domandò Elsa.
-Siamo in un castello no? Una stanza la troverò. –ammise Jack facendo ridacchiare la sua principessa.
-Buona notte Elsa. –le augurò.
-Buona notte Jack. –gli rispose.
Quando lo spirito stava per uscire…
-Jack! –lo richiamò lei.
Jack si fermò e si girò lentamente.
-Ci sarai domani mattina? –gli domandò credendo ancora che si trattasse di un sogno.
Lui sorrise.
-Verrò a svegliarti. –le assicurò.
Elsa sorrise finché non lo vide uscire poi si addormentò.
La mattina successiva Jack si svegliò di buon umore.
Tutto quello che era successo gli sembrava pazzesco ma era del tutto vero.
Si alzò dal letto in una delle camere degli ospiti poi guardò fuori dalla finestra. Il tempo era perfetto per una battaglia a palle di neve o per una corsa sullo slittino.
Ricordandosi la sua promessa andò a svegliare Elsa.
Bussò alla sua porta ma non sentendo alcun rumore entrò e richiuse la porta alle sue spalle.
Elsa era immersa nelle coperte ed aveva un viso dolce e rilassato.
Non voleva svegliarla ma glielo aveva promesso.
-Elsa…Elsa svegliati. –le sussurrò a mezz’aria.
La principessa si girò nel letto ma non si svegliò.
-Jack…-disse assonnatamente.
Lo spirito stava per ridere ma si trattenne.
-Elsa…svegliati. Dai, voglio costruire un pupazzo di neve con te. -ammise divertito.
Elsa si rigirò nuovamente e aprì finalmente gli occhi azzurri, quasi si spaventò quando vide Jack volteggiare a qualche centimetro dal suo viso.
-Buon giorno. –la salutò.
-Buon giorno. –gli rispose felicemente.
-Prima di cominciare a divertirci, cosa c’è per colazione? –chiese Jack.
Elsa lo guardò allegramente.
-Ti va della cioccolata calda? Puoi prendere di tutto dalla cucina. –lo informò.
Jack si leccò le labbra alla menzione delle cioccolata calda.
-Per quanto riguarda il “divertirci” ricordati che io non posso ne uscire ne fare magie. -gli ricordò.
-Beh nessuno ha detto che dovevamo andare fuori. Se devi rimanere chiusa in questa stanza per i tuoi poteri lo farò anch’io. –affermò lui.
-Ma io non so sciogliere la neve che creo. –ammise lei immaginando la stanza sommersa fino al soffitto dalla neve.
Jack la guardò confuso.
-Hai detto di avere questi poteri fin da quando eri piccola, qualcuno avrà pur dovuto pulire la tua stanza no? –ipotizzò.
Elsa annuì e alla fine accettò la sua idea.
Chiese alla servitù di portarle due tazze di cioccolata calda, loro la guardarono stranamente ma fecero come lei gli aveva detto.
-Hm…amo la cioccolata. –affermò lo spirito tuffando le labbra nel liquido scuro.
Elsa fece altrettanto poi cominciarono a giocare con i loro poteri. Una risata contagiava l’altra, così che la giornata passò in un baleno ed era già sera.
-Jack credo sia ora di anda…cosa stai guardando? –gli chiese la principessa vedendolo alla finestra.
-La luna. Mi sta parlando…-ammise Jack concentrato sulla sfera bianca.
Elsa si avvicinò lentamente e si sedette accanto a lui.
-E cosa ti sta dicendo? –domandò nuovamente.
Lo spirito si voltò verso la principessa guardandola seriamente.
-Di trovare i guardiani, loro mi stanno cercando e hanno bisogno di me. –le riferì.
Entrambi si stavano chiedendo chi fossero i guardiani.
Elsa rimase perplessa ma poi parlò.
-Allora dovresti andare, e quando tornerai riprenderemo i nostri giochi. –gli disse convinta.
Jack le sorrise, si salutarono e poi partì alla ricerca dei guardiani.
Elsa lo guardò volare via dalla finestra e già avvertiva la sua mancanza, anche Jack si sentiva allo stesso modo mentre il vento lo trasportava lontano.
  
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