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Autore: Tsuki Usagi    23/04/2015    1 recensioni
Alzai, con il viso dilaniato dall'orrore, lo sguardo e i miei occhi incontrarono i suoi. Il suo bellissimo volto era attraversato da un ghigno di soddisfazione, la sua bocca era coperta di sangue e contratta per lasciar posto a due canini lunghi ed aguzzi.
Genere: Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta, Violenza
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Correva l'anno 1895 quando i miei genitori decisero di trasferirsi a Londra. Io ero giovane, ambiziosa e molto ingenua; i miei 20 anni vedevano il nostro trasloco come un'opportunità da non lasciarsi sfuggire per entrare nei saloni da ballo dell'elite vittoriana e trovare un nobile, giovane e ricco marito. Sognavo già gli abiti all'ultima moda, il lusso e lo sfarzo delle zone più IN della città, gli uomini belli e galanti, i pettegolezzi in compagnia delle altre donne nei salotti delle famiglie benestanti. Lasciammo la Norvegia in Aprile e ci imbarcammo su una bellissima nave assieme ad altri passeggeri. Tra questi, notai subito un bellissimo nobiluomo dai capelli biondi e gli occhi colore del ghiaccio che credetti dovesse avere solo qualche anno più di me. Il suo sguardo magnetico si posò su di me nello stesso istante in cui scesi dalla carrozza che ci aveva portati al porto. Un brivido mi percorse la schiena e un forte senso di disagio mi rimase addosso fino a che lui non fu costretto a distogliere quei gelidi occhi da me a causa della folla che si era radunata per salutare i propri cari in partenza. Salimmo sulla nave che ben presto salpò verso la grande isola britannica. Accomodatici nella nostra cabina, decisi di fare una passeggiata e di prendere una boccata d'aria sul ponte. Uscii all'aperto e mi appoggiai alla ringhiera, osservando il mare che si stagliava all'orizzonte. Ad un tratto iniziai a tremare, anche se la temperatura era mite. Capii che lui era lì, dietro di me, che mi fissava. Finsi di non essermi accorta della sua presenza e continuai a guardare davanti a me, ma lui si stava avvicinando, sempre di più. Ad ogni suo passo la mia inquietudine aumentava. Dovevo agire in fretta. Con uno scatto, iniziai a correre verso le zone più popolate della nave, cercando rifugio da quell'essere. Più correvo, però, più lui accelerava. Mi sentivo come una preda in trappola. Riuscii a raggiungere il salone, nel quale si era radunata una grande folla, e a mischiarmi in mezzo alle persone, facendo perdere le mie tracce. Dopo essere rimasta nascosta per un tempo che mi sembrò interminabile, decisi di tornare alla mia cabina e di rimanere al fianco dei miei genitori, dove mi sarei sentita al sicuro. Aprii la porta della stanza e quel che vidi mi scioccò nel profondo. I miei amati erano stesi sul pavimento, con i volti deformati ed inorriditi, gli occhi spalancati dal terrore, attorno a loro una pozza di sangue, il quale si riversava in schizzi scuri sulle pareti della cabina. Alzai, con il viso dilaniato dall'orrore, lo sguardo e i miei occhi incontrarono i suoi. Il suo bellissimo volto era attraversato da un ghigno di soddisfazione, la sua bocca era coperta di sangue e contratta per lasciar posto a due canini lunghi ed aguzzi. Mi stava guardando con un misto d'ammirazione, apprezzamento e soddisfazione. D'un tratto percepii cos'era: un essere non umano, figlio della notte che si ciba del sangue delle persone. Nonostante la paura che provavo, non riuscivo a muovere un passo, non riuscivo nemmeno ad urlare. Mi tese una mano e parlò.

"Vieni da me...tu sei la prescelta. Così bella....vieni tra le mie braccia...ti darò il dono dell'immortalità e starai con me in eterno"

La sua voce era così ammaliante che le mie gambe, contro la mia volontà, iniziarono a muoversi da sole, conducendomi verso il predatore che aveva massacrato i miei genitori. Posai la mia mano sulla sua e lui mi strinse in un abbraccio mortale.

"Io sono Thorment, il vampiro più potente d'Europa. Niente può uccidermi, nemmeno la luce del sole", mi sussurrò all'orecchio.

Con una mano mi prese il mento e mi spostò la testa di lato, scoprendomi il collo, con l'altra mi afferrò in una presa salda la vita, in modo che non potessi muovermi. Avvicinò con uno scatto la sua bocca alla pelle candida del mio collo e sentii quegli aguzzi canini affondare nella mia carne. Emisi un rantolo soffocato, mentre sentivo la vita defluire dal mio corpo, fino a che non persi i sensi. Mi svegliai in un'altra cabina, molto più sfarzosa della nostra. Lui era al mio fianco, tutto sorridente. Mi prese per mano e, facendomi alzare, mi condusse davanti ad un enorme specchio. L'immagine che vidi riflessa apparteneva a me! Quella che avevo davanti era una bellissima ragazza dagli occhi bianchi, la pelle pallida di porcellana e i capelli candidi come la neve. Inorridita mi divincolai con rabbia dalla sua stretta e gli ringhiai contro:

"Cosa mi hai fatto!?!"

"Ti ho fatto il regalo più grande che una povera ed indifesa umana come te potesse ricevere!"

"Stai lontano da me! Non sarò mai la tua compagna! Che tu sia dannato!"

"Che io sia dannato? Lo sono già e anche tu lo sei cherie!"

La sua risata riempì la stanza mentre io fuggivo, ancora una volta, da quell'essere. Mi nascosi nella stiva finché non raggiungemmo l'Inghilterra. Durante quei giorni, la sete si fece sentire e fui costretta a bere il sangue dei piccoli topi che si aggiravano attorno a me. Trascorsi momenti di lucidità, nel corso dei quali piangevo i miei cari e meditavo il suicidio, ed attimi di pazzia. Quest'ultimi erano i più lunghi e i più frequenti. Ben presto iniziai a dimenticarmi del mio nome, dei miei familiari e di tutto ciò che era successo prima della mia trasformazione. Rimasi da sola con la mia sete di vendetta. La nave attraccò dopo un tempo che mi parve infinito. Scesi di soppiatto e mi accorsi che, al contrario di Thorment, la luce del sole mi infastidiva e la pelle iniziava a pizzicare. Presi una carrozza per Londra. Non avevo bagagli né soldi, come avrei fatto a vivere? Giunta in città, decisi di vendere i miei preziosi gioielli, quelli che fortunatamente avevo ancora addosso. Riuscii a sganciare al banco dei pegni una somma discreta che mi permise di prendere un piccolo appartamento in affitto. A quel punto non seppi più cosa fare. Avevo bisogno di sangue...la sete iniziava a farsi sentire...la gola bruciava. Iniziai ad uscire la notte; le tenebre divennero mie alleate. Cacciavo ricchi borghesi alla ricerca di denaro e quella che sarebbe stata la mia fonte di sostentamento per l’eternità. Una sera d’inverno, mentre cercavo prede in un parco, vidi un uomo di mezza età, riccamente vestito, passeggiare per i sentieri più isolati. Era la mia occasione. I miei sensi acuti percepirono una carrozza in arrivo dal lato opposto. Preparai la scena da recitare alla perfezione. Pochi istanti prima che la carrozza raggiungesse l’uomo, mi misi a correre verso il centro della via, finsi di inciampare e finii a terra. I cavalli erano ormai a pochi passi da me. L’uomo sgranò gli occhi e corse verso di me.

“Signorina! Signorina! Si sposti! Venga via da lì!”

Mi raggiunse e, dopo avermi aiutata a rialzarmi, mi trascinò sul ciglio del viale.

“Si sente bene? E’ ferita da qualche parte?”

Mi prese con dolcezza il mento e mi sollevò il viso. Quando i miei occhi incrociarono i suoi, rimase stupito, ma non orripilato come invece lo erano le mie vittime abituali. Mi trovava bella, nonostante i capelli albini e gli occhi color della neve.

“No, sto bene…mi duole solo un po’ la caviglia”

Mi aiutò ad alzarmi e, sorreggendomi, mi accompagnò fino alla sua carrozza, fuori dal parco.

“Dove si trova la sua abitazione, signorina?”

“Non possiedo un alloggio. Stavo raggiungendo Londra, quando dei ladri mi hanno privata di tutti i miei averi”

“Venga con me, sarà mia ospite”

Da quel giorno la mia casa divenne Highfield Park. Il gentiluomo mi prese in moglie, permettendomi di accedere ai suoi averi. Nonostante la mia natura, al fianco di quell’uomo ero felice. Purtroppo, però, pochi anni dopo mi lasciò sola. Mi resi conto che ero stata fin troppo a Londra e che, molto probabilmente, Thorment era sulle mie tracce. Raccolsi tutta la fortuna che mio marito mi aveva lasciato e iniziai a girare l’Europa. Non rimanevo più di qualche anno nello stesso luogo. Mi rimase solo la Danimarca, dopodiché sarei andata alla ricerca del vampiro più potente del mondo. Volevo uccidere Thorment, la bestia che mi aveva portato via tutto.

   
 
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