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Autore: Chie_Haruka    25/04/2015    1 recensioni
Una storia d'amore tra due esseri diversi ma simili.
E' una cosa piccina piccion.
Genere: Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Quando ci cadi dentro dirai: “ Oh! Che stupido. . . e io che non ci credevo. . . io che non ne avevo bisogno”.
Questa è la mia storia. . .
 
 
Tutto iniziò quando ero ancora un bambino:
 
Sono stato sempre la pecora nera della famiglia, e come di consuetudine, disubbidivo alla grande!
Quando scendeva la sera, scappavo di casa e salivo in superficie per vedere il cielo e le stelle. Ho sempre detestavo la mia vita. . . ho sempre ammirato “ le alghe del vicino”.
Guardare le stelle e il cielo di notte equivaleva , per me, guardare l’universo, l’infinito. L’infinito della tua anima. Apparentemente cheta ma dentro risiede un turbine di emozioni inspiegabili.
A volte volevo gridare e piangere, così, senza un apparente motivo.
Altre . . . prendere delle decisioni folli pur di poter essere felice. Ma significava rinunciare a tanto  e quel tanto a volte dubitavo se riuscivo a farlo.
Così passavo le mie giornate come se fossi un parassita , mentre la notte cercavo ossigeno. Ossigeno che non arrivava fin quando . . .
Fin quando una sera una bambina, all’epoca poteva essere più piccola di me di qualche anno, la vidi seduta nella spiaggia cui ero solito andare.  
Questa bambina veniva ogni sera, lì a piangere. Guardava il cielo e poi piangevo. Non capivo cosa avesse realmente, se soffrisse qualcosa di simili alla mia situazione o ci fosse dietro un'altra storia.
Così un giorno, decisi che era arrivato il momento di avvicinarmi.
Mi avvicinai cauto, senza far rumore  ma neanche troppo silenzioso, non volevo mica spaventarla a morte! E schiarendomi la voce dissi un flebile “Ciao”.
La bambina ,però, udii perfettamente il mio “ciao” e così alzò la sua testolina. Aveva gli occhioni rossi e pieni di lacrime. Erano di un castano chiaro con varie sfumature che finivano con il verde.
 Singhiozzava la piccola. Faceva una gran pena.
<< Ciao . . . >> soffiò piano. Un suono delicato spezzato dai vari singhiozzi.
Lo sguardo della piccola non sembrava essere turbato dalla mia visione. Sembrava che la cosa non la turbasse. Anzi, sembrava quasi contenta.
Si avvicinò un poco e mi porse la manina. Nel frattempo i lunghi capelli color miele, gli caddero sul viso.
Di rimando afferrai la sua mano e la strinsi un poco.
Dopo di ché calò il silenzio, ma vidi la bambina asciugarsi con forza le lacrime e mostrarmi un gran sorriso.
<< Oh, allora sorridi pure! >> esclamai esterrefatto da tale creatura. Non ne avevo mai visto uno da così vicino. Se i miei avessero scoperto  qualcosa mi avrebbero fatto la pelle.
<< Mhm! >> fu la sua risposta con tanto di linguaccia.
Ah, ma tu guarda un po’! Non sono poi così diversi da noi.
<< Come ti chiami? >> mi chiese la bambina.
<< Alfred. Tu? >> in un primo momento ero indeciso se rispondere o meno, ma alla fine decisi che non c’era nulla di male a chiacchierare. Non mi sembravano poi così violenti come li descrivevano gli altri.
<< Virginia >> rispose.
<< Tu abiti lì? >> e con il piccolo ditino indicò dietro di me.
<< E già. Non è tutto rose e fiori come si potrebbe pensare. . . e tu dove abiti? >> cercai di costruire un discorso rettilineo, ma all’epoca ero solo un bambino.
<< Non molto lontano da qui. Vedi, lì giù? Quella casa illuminata a fine strada? Ecco, mi sono trasferita da poco con il mio papà perché la mia mamma non c’è più. . . >> disse  Virginia rattristandosi.
<< Mi spiace. . . >> risposi.
Non sapevo cosa dire.
<< Vieni spesso qui? >> disse ad un tratto Virginia.
<< Si e no. Quando posso. >> risposi alla sua domanda.
<< Perché quando puoi? >>
<< Perché i miei genitori non vogliono. >> puntualizzai seccato. Ma non con lei, ne tanto meno per la domanda. Ero seccato con i miei.
<< E Perché non vogliono? >> continuò lei.
<< Perché dicono che voi umani siete delle cattive persone. Solitamente nessuno si mostra a voi. . . quindi, ti sarei grato se non raccontassi nulla a nessuno. >> gli spiegai, sperando che capisse. Anche se non mi importava poi così tanto se andava in giro a spifferarlo ai quattro venti.
<< Tranquillo non lo direi a nessuno. Continuerebbero soltanto a dirmi che sono pazza! >> disse arrabbiata.
Non capivo.
<< Come mai ti danno della pazza? >> chiesi. Ma era come se avessi fatto la mia domanda al vento.
Virginia mi guardava intensamente ma non voleva rispondere.
<< Ok, fa niente. Adesso devo andare. >> stavo per andarmene ma mi sentii toccare il braccio e un brivido mi percorse tutto il corpo.
<< Aspetta! >> mi disse con la sua piccola voce.
<< Cosa >>
<< Domani sera. . . ecco, verrai? >> mi chiese.
<< Chissà! Cia cia! >> e me ne andai.
 
 
 
Per alcune sere non potei salire in superficie, causa i miei genitori che rompevano le scatole. Ma alla fine, una sera riuscii a raggiungere la spiaggia e con mia sorpresa trovai Virginia.
Quella sera mi raccontò che era triste perché pensava che non sarei venuto, che mi avesse offeso in qualche modo. A quel punto scoppiai a ridere di gusto. Certo che era proprio strana!
E a proposito di stranezza, non mi dimenticai di quel discorso del fatto che gli davano della “pazza”. Ero intenzionato a sapere chi e perché? 
Quella sera ,dopo un paio di tentativi, riuscii nel mio intento. La bambina mi rivelò che lei vedeva i “mostri” e la sua mamma; a scuola la prendeva in giro quando parlava “sola”; che suo padre era stanco dei suoi atteggiamenti, che non sapeva che pesci prendere.
Sinceramente non sapevo cosa pensare, ma sicuramente ero stranamente incavolato alle stelle. Che il genere umano fosse stupido e crudele me lo aveva dato conferma il fatto che la prendevano in giro per un fatto causato da sensi non sviluppati dagli altri. Quindi la causa non è Virginia. Beh. . . di suo padre veramente non me lo sarei aspettato, anche se guardando i miei non sembrano così diversi. I miei genitori hanno fatto quattro figli per poi lasciarli in balia delle badanti. Loro sono presenti solo nello spartire ordine a destra e manca.
Spiegai a Virginia che non c’era nulla di strano in lei, che li vedevo anche io.
La piccola scoppiò in lacrime e mi abbracciò.
Era la seconda volta che avevo un contatto con lei così vicino e. . . intenso.
Era strano ma piacevole. Era pieno di calore.
Per la prima volta mi sentivo vivo e partecipe di questo universo.
 
 
 
 
Le sere passavano, così anche gli anni. Ogni sera lo stesso posto, lo stesso orario e la stessa compagnia.
Ogni giorno si faceva sempre più bella.
Ogni tanto la portavo in posti in cui si poteva vedere la barriera corallina, e lei era davvero contenta.
Un giorno le regali una collana che andava di moda nelle mie parti. All’inizio ero un po’ in imbarazzo, non era mio solito fare regali a persone. . . a ragazze.
Era di caucciù  con una pietra a forma di cuore bianco. Stranamente quel giorno anche lei aveva qualcosa per me. Una collana! Ma neanche se l’avessimo organizzato.
Mi venne da ridere e lei mi precedette.
Credo che quello fu il più bel regalo della mia vita. Intendo dopo Virginia.
Una catenina d’oro e un ciondolo di una pietra azzurra a forma di goccia.
Eravamo in tranquillità, finché un giorno. . .
 
Finché un giorno i miei non mi beccarono in superficie con lei che cercavo , per la prima volta , di darle un bacio. Fu umiliante e davvero patetico da parte loro. Per non parlare di come trattarono Virginia. Mi montò una rabbia assurda!
Tanto che dissi a Virginia, cercando di apparire il più calmo possibile , di andarsene.
Poi di lì a poco si scatenò l’inferno con mio padre.
Disse un mucchio di fesserie. Che gli umani non dovevano sapere di noi, che sono degli esseri schifosi ecc…
Le parole che pronunciai quel giorno non le potrò dimenticare mai!
<< Allora diventerò un umano anche io! Così mi odierete per bene. Tanto non fa differenza! >> e li lasciai lì, interdetti e mio padre, anzi non più padre, incazzato più che mai.
Quel giorno stesso mi recai dai tanto famosi “ mostri” che Virginia vede, chiamati da noi Djumthon. Sono degli esseri che si nutrono di sangue e morte e a volte stringono patti con gli altri esseri.
Esattamente io volevo fare un patto con loro.  E ne richiamai uno.
Il patto era “semplice”. Io davo la mia anima e in cambio lui mi avrebbe fatto diventare un umano. Ciò significa che se un giorno fossi morto, la mia anima non sarebbe andata ne all’inferno ne in paradiso. Ma a lui. Io avrei fatto ciò per amore. Tutto pur di poter stare con Virginia.
Lei era una ragazza davvero meravigliosa. Lei capiva me e io lei.
A volte anche senza proferire parola. Dopo dieci anni credo che tra di noi si sia instaurato un legame davvero forte . . .
Amore, che cosa strana! Eppure credevo di non poterne riceverne ne dare mai a qualcuno.
E invece eccomi qui! A dare letteralmente la mia anima.
<< Il rito durerà due giorni. Due giorni in cui soffrirai moltissimo! >> fece un ghigno malefico il Djumthon.
Due giorni. . . e che saranno mai?
 
 
 
 
Virginia
 
Sono due giorni che Alfred non si fa vivo. Ho tanta paura.
I suoi genitori sono come li ha descritti lui. Davvero cattivi quanto mio padre. . .
Un padre  che invece di aiutare sua figlia, la imbottiva di farmaci e psicologi ecc. . .
Dopo anni capii che dovevo fare finta di nulla e non raccontare più nulla. Tutto sotto consiglio di Alfred.
Da quando lo conobbi, la mia vita cambiò radicalmente.
La mamma era contenta che io avessi trovato un amico e fu ancora più contenta che lui, dopo anni mi amasse. A mia madre non importava che fosse un tritone. A lei piaceva.
Beh a me. . . non c’era neanche bisogno di dirlo. Come dice Alfred: “ sei un libro aperto”.
Ad ogni modo, la terza sera scesi in spiaggia nella speranza che apparisse.
Lo attesi per un paio di ore ma nulla. Così, caddi tra le braccia di morpheus.
Dopo un po’ mi sentii prendere in braccio e chiamare il mio nome.
Aprii lentamente gli occhi e ciò che vidi mi stupii!
Era lui!
<< Triton! >> esclami contenta. Ogni tanto mi piaceva chiamarlo con il sopranome che gli avevo attribuito.
E’ sempre uno spettacolo vederlo. Occhi blu scuro intenso, capelli neri ne lunghi ne corti, il suo viso delicato con tratti mascolini ma non troppo esagerati. Un fisico asciutto e . . . oddio!
<< Alfred! >> gridai aggrappandomi forte a lui.
<< La tua coda! >> continuai.
Era incredula, non sapevo cosa pensare. Aveva le gambe. No, non stavo sognando. Aiuto!
<< Si, lo so. E’ una lunga ma lunga storia , e pure noiosa! Quindi. . . >> mi disse avvicinando il suo viso al mio.
 
<< Quindi. . .? >> soffiai.
<< Riprendiamo da dove avevamo lasciato >> e mi baciò a lungo e con tutta la passione che aveva in corpo.
 
Alfred e Virgina :
La mia vita non poté che essere la più bella in assoluto da quel giorno!
 
 
 


 
 
 
 
 
 



















Angolo autrice:
Hola gente bella! Ogni tanto mi faccio viva. Tra la scuola/esami imminenti e cose varie, riesco a ritagliarmi il tempo per sparare cazzate a gogo xD scusate il disagio ma ero in vena di qualcosa . . . . qualcosa di sdolcinat! Eh si! Anche per una come me ci vuole ogni tanto lo zucchero (?). Ehm ho cercato un immagine ma non ho trovato granché. Questa mi sembrava "carina".
E buh, spero vi piaccia anche un pochino. Amore, tema a me sconosciuto!! Chissà! Magari ci faccio un percorso e lo porto agli esami XD auahuahua come minimo mi sparano.
Fatemi sapere, a presto ( spero )
Haru
   
 
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