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Autore: Waterwall    28/04/2015    3 recensioni
"Continuavo a guardarmi in quel maledetto specchio e non facevo altro che fissare il mio viso: era sempre più pallido ogni giorno che passava senza lei e gli occhi erano sempre più stanchi e rossi dalle lacrime che versavo la notte perché ai Devil è proibito piangere."
Secondo anno alla Golden School.
L'amore proibito riuscirà a farcela?
OOC.
Commentate in tanti, please! E' la mia prima storia scritta in questo modo c.c
Momentaneamente sospesa per il troppo studio. (Incompleta nelle avvertenze) ma cercherò lo stesso di aggiornare... per sicurezza, però, intanto lo metto.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Raf, Sorpresa, Sulfus | Coppie: Raf/Sulfus
Note: Missing Moments, OOC, What if? | Avvertimenti: Incompiuta
Capitoli:
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Chissà che ore della notte erano e chissà da quante ore non dormivo.
Avevo un vuoto dentro, uno di quelli che, però, gli bastava poco per essere ricucito: lei.
La mia piccola Raf.
Era diventata così forte.
Sorrisi e guardai il cielo stellato:<< Amor mio, vorrei essere vicino a te in questo momento: mentre hai gli occhi chiusi e il respiro profondo col sottofondo di bianca luce che palpita calmo. >>
Poi il russare sordo di Gas mi riportò alla realtà momentanea della mia stanza: << Mi chiedo come potrei semplicemente tentare di dormire con questo rumore! >>
Sospirai. << Forza, Sulfus, domani hai una giornata impegnativa. >> rimasi a riflettere un secondo e feci una piccola risata: quando mai noi Devil abbiamo giornate impegnative?
Eppure io sono diverso dagli altri, sono quella piuma che fra tante altre blu è nera. Sono il granello di sabbia che decide di attraversare il mare anche se è quasi impossibile ma, lui sa di potercela fare perché lui crede.
Guardai per ennesima volta il cielo:<< Buona notte amore mio. >> e mi assopii chiudendo i miei occhi di stelle cadenti.
Fu una notte quieta, dove il sonno prevalse su ogni pensiero.
Aprii i miei occhi di fuoco ardente e mi stiracchiai, svegliato dalla luce del sole che entrava dalla finestra.
Feci un rumoroso sbadiglio e poi guardai diritto  a me:
<< Gas sei inquietante quando sbuchi dal nulla, lo sai? >>
Lui sorrise:<< Grazie del complimento, Sulfus. >>
Guardai in giro, alla ricerca di una sveglia:<< Gas, ma che ore sono? >> dissi continuando a cercare.
<< Le 8:45. >>
Lo guardai stupito: << Tu ti stai perdendo una lezione della Temptel?! >>
Mi guardò storto: << Assolutamente no! Oggi abbiamo un giorno libero. >>
<< Wow. >>
<< Su, forza! Ora alzati, credo che non vedi l’ora di vedere un angioletto tu, o sbaglio? >>
Deglutii: << Ma che dici? >>
Lui scoppiò in una fragorosa risata e se ne andò dicendomi: <<  Ti aspetto all’entrata! >>
Girai gli occhi: era così evidente?
Ma alla fine cosa mi dovevo aspettare? Lui mi ha salvato da tutti quei tentati suicidi.
Sorrisi: << Non è il momento di sentimentalismi! >> e mi preparai.
Ero in metamorfosi umana e aspettavo il resto della comapgnia giocherellando con un accendino in mano. Mi misi a guardare le fiamme: ero un Devil ma non avevo mai fumato. Perché io sono quello che affronta le cose a testa alta … tranne l’amore. L’amore è semplicemente un dolce veleno fatto di morboso sentimento, desiderio e sogno.
Guardai l’orario: le 9:15.
<< Spunteranno mai? >> ero stanco di aspettare.
<< Sono sempre ragazze! >> che cosa odiosa.
<< Ragazzi! >> erano tutte là, anche le Angel.
<< Ciao Sulfus. >> una voce dolce mi chiamò e, appena mi voltai, era come se fossi finito in uno di qui classici film americani con la musica di sottofondo e la mai musica era “Do I wanna know?” degli Arctic Monkeys.
Ok. Mi sono fottuto da solo a vita.
Prometto che non ascolterò mai più gli Arctic Monkeys … ehm … devo ricordarmi anche che i Devil non mantengono mai le promesse.
Oh merda. Quanto l’amavo.
Era bella da morire, bella da uccidere. Con i capelli lasciati cadere sulla schiena e legati. Con gli occhi truccati oppure no. Con quel modo di fare da farti girare la testa.
Credo proprio di essere caduto in overdose.
<< Sulfus? >> era sempre più vicina e il mio cuore pompava sempre più forte.
Merda se era bella.
Ti prego, allontanati … posso farti davvero male.
Purtroppo io vivo per il tuo amore e non posso far altro che andare avanti perché io devo essere il più forte di tutti e due.
<< Raf, io … >> quando mi guardava con quegli occhi di oceano mi sobalzava il cuore. Un bacio. Uno solo. Mi sarebbe bastato, giuro.
<< Tu? >> i Devil e le Angel mi guardavano straniti.
<< Io devo andare. >> mi voltai e cominciai ad andare da qualche parte dove loro non potevano vedermi … e da lì cominciai a correre, correre via.
Il vento gelido mi colpiva il viso, ma io continuavo a correre.
Volevo sentirmi libero.
Le gambe cominciavano a farmi male e il fiatone era sempre più forte … non mi interessava, anzi, cominciai a correre più veloce.
Quell’amore faceva troppo male; c’erano troppi ricordi.
Il nostro bacio, i nostri sguardi e i nostri sorrisi …
Dovevo farli finire tutti quei ricordi: erano dolorosi e mi avrebbero potuto uccidere.
Di sottofondo partiva un’altra canzone: “Coming Down” dei Five Finger Death Punch.
Ora cominciavano a uscire le lacrime; lacrime di ghiaccio, lacrime di sangue.
Mi sentivo così nervoso e così arrabbiato…
Avevo un bruciore dentro, un dolore di spade nel petto.
Come si fa? Voglio scappare, l’unico modo per ribellarmi da un mostro di nera anima ardente.
L’unica cosa che posso fare è quella di accettare che il nostro amore è impossibile, senza via di uscita.
<< Non ci sarà mai un futuro per voi, Sulfus! >> lo gridai, lo gridai a squarcia gola, come se in quel modo avrei potuto convincermi davvero.
Strinsi gli occhi, erano pieni di lacrime.
E fu così che inciappai e caddi.
Che dolore. Avevo le mani e le braccia tutte graffiate e tagliate ma, fortunatamente, ero riuscito a proteggermi il viso.
Mi voltai con lo sguardo verso il cielo e rimasi a prendere fiato. Il mio sguardo si perse nel vuoto: non è brutto stare da soli. A volte ci vuole proprio.
Respiravo quell’aria di quiete riempiendomi i polmoni. Pace, era questo ciò che volevo, stranamente.
Il problema è che i Devils pace non ne hanno.
Dovevo andare via, stare da solo per un po’ e, forse, a quel punto avrei ritrovato me stesso.
I passi di qualcuno mi fecere voltare il capo: era Raf.
<< Perché te ne sei andato così, Sulfus? >>
<< E tu perché tu non fai altro che chiamarmi “Sulfus”? >> aspettò un secondo e poi riprese: << Forse perché è il tuo nome? >>
Feci una smorfia di noia e feci una piccola risata: << Forse perché tu non mi ami veramente.>>
Lei sobalzò.
<< Non è vero, io ti amo! >>
<< Provamelo. >> la mia voce era neutra.
<< Come posso? >> chiese con un accenno di … di … non so neanche io.
<< Baciami, calcolami, chiamami in modi dolci in modo da poterti dire che sei sdolcinata anche se a me piace: fammi cominciare a vivere. >>
Il tempo si blocco in uno sguardo reciproco.
<< Fammi cominciare a vivere, ti prego. >>
Lei abbassò lo sguardo:<< Non posso. >>
Voltai lo sguardo al cielo:<< Come pensavo. >>
<< A – cominciò a balbettare – a me dispiace tanto … >>
<< Non è vero. >> il mio tono era più arrabbiato e aggrottai le sopraciglia.
Le si mozzò il fiato:<< Se fosse stato così – continuai – allora avresti avuto il coraggio di fare le cose che ti ho detto … ma non è così. >>
La stavo distruggendo piano piano, ma almeno , per una volta, proverà ciò che ho provato io per tutto questo tempo.
Mi alzai e andai via, tutto ciò non aveva più senso continuarlo.
Mi cominciai a dirigere verso qualche via sconosciuta, quando lei corse verso di me e mi abbracciò da dietro: << Amore mio. >> sgranai gli occhi, lo aveva detto sul serio.
Mi voltai verso di lei:<< Sì? >>
Mi strinse più forte, con le lacrime agli occhi.
Avvicinai il mio viso al suo, facendo in modo che i nostri nasi si toccassero.
Poi fu là, la droga che non ne avrei mai avuto abbastanza: il nostro bacio.
   
 
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