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Autore: Biohazard    28/04/2015    2 recensioni
Nella serie tv si parla molto del passato burrascoso di Daryl e con questa one-shot ho voluto raccontare alcuni momenti della sua infanzia.
Daryl ha solo cinque anni quando gli assistenti sociali si presentano a casa sua la prima volta. Non capisce, è successo qualcosa di grave, Merle ha fatto qualcosa di grave, ma ricorda solo il pianto di sua madre e le urla di suo padre. Quella sarà la prima, ma non l’ultima visita che riceveranno.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Daryl Dixon, Merle Dixon, Rick Grimes
Note: Missing Moments, Otherverse | Avvertimenti: Tematiche delicate
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NdA.// OK (tira fuori il fazzoletto e piange) volevo scrivere qualcosa sull’infanzia di Daryl ed è uscita questa One-Shot. Nella serie tv si fa spesso riferimento a questo padre violento ed ubriaco e mi sono messa nei panni di Daryl. Volevo parlare della usa infanzia e di ciò che lo ha reso l’uomo che è adesso. Non so se ci sono riuscita, però spero comunque che apprezzerete il racconto. Chiaramente sul finale ho dovuto stemperare un pochino, ( e inserire un po’ di Rick/Daryl, che è cosa buona e giusta) odio i finali tristi. Vi lascio alla lettura della fic. Bacioni!
Disclaimer: I personaggi e l’universo di The Walking Dead appartengo ai rispettivi autori. La storia non ha scopo di lucro. Rick Grimes e Daryl Dixon sono personaggi fittizzi dell’universo di TWD e non hanno nulla ache fare con gli attori che li interpretano.

 
 
Remembering Dream
“Tell me I’m an angel,
take this to my grave,
Tell me I’ma bad man, kick me like a stray”
(House of Wolves – My chemical Romance)
 
 
Daryl ha solo cinque anni quando gli assistenti sociali si presentano a casa sua la prima volta. Non capisce, è successo qualcosa di grave, Merle ha fatto qualcosa di grave, ma ricorda solo il pianto di sua madre e le urla di suo padre. Quella sarà la prima, ma non l’ultima visita che riceveranno.
 
 
Prima che sua madre li abbandonasse, ricorda come lo adagiasse dolcemente sul letto, cantandogli una ninna nanna, dicendogli che era il suo piccolo angelo. E Daryl si addormentava tranquillo, ninnato dalle parole dolci di quella donna, che gli aveva promesso di proteggerlo e non abbandonarlo mai.
Una notte, però, Daryl si sveglia e sente di di nuovo le urla di sua madre e suo padre, più forti, più crudeli, l’aria è satura di violenza e dolore. Merle, nel letto affianco al suo, osserva il soffitto sbiadito della cameretta privo di espressione. Poi un tonfo sordo e il pianto di sua madre cessa. Daryl trattiene il respiro e si tira le coperte fin sopra al naso. Merle continua a restare immobile, fino a che non percepiscono i passi pesanti del padre sulle scale.
“Fai finta di dormire e non muoverti.” Gli sussurra il fratello, girandosi su un fianco. Daryl deglutisce, e comincia a tremare. Lo spiraglio di luce della porta socchiusa, scompare di botto.
E’ sulla soglia della porta: percepisce il suono affannoso del suo respiro e l’odore acre e pungente dell’alcool. Rimane immobile, quasi incapace di respirare e alla fine, quando sente di nuovo la porta richiudersi, dopo qualche secondo che a lui sembra durato un’eternità, comincia a rilassarsi.
“Vedrai che con la sbronza che ha preso, dormirà come un sasso fino a domani mattina.” Il fratello accende l’abat-jour sul comodino affianco al letto e si tira su a sedere. Daryl lo guarda e sussurra appena “E la mamma?”. Merle non sa cosa rispondere, esita. Daryl legge la paura negli occhi, la stessa che probabilmente è anche stampata sulla sua faccia e capisce che la situazione è grave.
Con timore, si alza da letto, con quel pigiama sgualcito e troppo grande per lui, tanto da farlo sembrare ancora più magro e minuto.
“Che accidenti stai facendo? Sei impazzito? Se ci scopre ci ammazza!” Daryl ha paura, ma deve sapere cos’è successo. In punta di piedi lascia la camera, mentre il fratello gli intima di non andare. Scende piano le scale, a ogni piccolo rumore scricchiolante del legno, trattiene il fiato. Sa che suo padre non si sveglierà, ma la paura irrazionale prende comunque il sopravvento. Alla fine di quella scala, che non gli è mai sembrata tanto lunga, tira un respiro di sollievo. Avanza lentamente, i piedi nudi sfiorano leggeri il pavimento ricoperto da quella moquette marrone, logora e scadente. Si dirige in cucina e osserva con dolore la capacità distruttiva di suo padre: cocci di piatti e bicchieri rotti sono sparsi sul pavimento, alcune ante dei mobili sono divelte o rotte, la fruttiera che occupava di solito il centro tavola è in frantumi sul pavimento, insieme al resto della frutta, due sedie, di cui una con una gamba rotta, giacciono stese sul pavimento.
Daryl la cerca con lo sguardo e la vede seduta per terra con la schiena ancora appoggiata a uno dei pochi mobili ancora integri. Il suo volto è una maschera di dolore: sta piangendo, ma sul suo viso non c’è espressione, il labbro è rotto in due punti, ha una ferita al lato della testa, con del sangue rappreso tra i capelli castano chiaro.
Daryl si gira di scatto quando avverte una presenza dietro di lui, ma subito si rilassa quando si accorge che si tratta di Merle. La madre li guarda entrambi e distende le braccia ai due figli di sei e dodici anni. Entrambi la raggiungono e si lasciano cullare dal suo dolce abbraccio.
“Vi prometto che presto ce ne andremo di qui!” sussurra ai due figli. Daryl le crede, vuole crederle con ogni fibra del suo essere e giura che sarebbe diventato grande e forte per proteggere le persone che ama.
Quello che i due ragazzini non sanno è che il loro inferno sarebbe cominciato da lì a poco.
 
 
 
“Dannazione, piccolo stronzetto, vedi di dare una sistemata a questo buco. E poi renditi presentabile, lo sai che oggi vengono per la visita di controllo mensile e loro devono vedere che va tutto bene, non è vero?”. Suo padre gli arruffa malamente i capelli, quasi dovesse essere un gesto d’affetto. Daryl, dieci anni compiuti, ma con una maturità da fare invidia a ragazzi molto più grandi di lui. Aveva dovuto imparare alla svelta, esattamente il giorno in cui sua madre, nel cuore della notte, se n’era andata, quattro anni prima. Lui e suo fratello erano stati svegliati dalle urla del padre, totalmente fuori controllo, mentre al piano di sotto, dominato da un’ira incontrollabile, sembrava volesse demolire la casa, mentre insultava sua madre in ogni modo possibile. E prima che decidesse di cambiare bersaglio, i bambini erano scappati dalla finestra, arrampicandosi sul platano che cresceva accanto alla casa, i cui rami si estendevano fino alla finestra della loro cameretta. Da allora era diventato la loro scorciatoia per svignarsela quando più li aggradava, o quando la situazione cominciava a farsi seria. Aveva pianto quel giorno, tradito nell’animo da quella donna che avrebbe dovuto amarli più di chiunque altro. Fece un’altra promessa a se stesso: non si sarebbe mai più fidato di nessuno, era meglio essere soli e contare solo su se stessi.
Daryl comincia a preparare il solito siparietto: fa sparire i vestiti sporchi, i residui di cibo abbandonati sparsi qua e la tra la cucina e il salotto, così come le bottiglie di birra. Nasconde quelle di whisky e apre le finestre dai vetri opachi e sporchi, per far circolare aria pulita. Suo padre, intanto, si sta dando una ripulita in bagno: Daryl sa bene che si farà doccia e barba, si laverà i denti e userà almeno mezza bottiglia di collutorio, per nascondere l’odore del tabacco e dell’alcool. E’ l’unica volta al mese in cui suo padre sembra un’altra persona. Purtroppo, Daryl sa bene che l’incanto svanirà non appena gli assistenti sociali lasceranno la casa e tutto tornerà al solito schifo. Questa volta Merle non è presente per la sceneggiata, il mese scorso lo hanno beccato a spacciare roba e l’hanno spedito per la terza volta al riformatorio. La volta prima, se non ricorda male, aveva pestato due compagni di scuola.
“Forza, muoviti! Tra poco arriveranno e vedi di comportarti bene!” una minaccia sussurrata tra i denti. Sente una macchina avvicinarsi a casa.
Si va’ in scena.
 
 
A diciotto anni, Daryl viene sorpreso a taccheggiare e portato alla polizia. Questa volta è stato incauto e si è fatto beccare, sa che il vecchio non la prenderà bene e sente già il rumore della cinghia di pelle che viene tesa prima di colpire. Merle se n’è andato di casa e ora tutta la frustrazione del padre si riversa sempre e solo su di lui. E’ stufo, vuole andarsene da quello schifo.  Vuole soltanto stare da solo, come quando caccia con la sua balestra per il bosco che si trova fuori città. Adora quella balestra, l’unico regalo che Merle gli abbia mai fatto.
“Fratellino per essere un vero uomo devi superare la prova della caccia, come facevano le tribù indigene!”
Così aveva cominciato, quasi per gioco, ad andare a caccia insieme a Merle ed aveva superato le più rosee aspettative, aveva una mira eccezionale ed aveva imparato quasi subito a riconoscere le tracce dei diversi animali nel bosco. Quando cacciava si sentiva libero e tranquillo.
Tuttavia quella sera, nonostante le diverse telefonate, nessuno risponde a casa. Il vecchio è sicuramente sbronzo marcio un’altra volta. I poliziotti lo riaccompagnano a casa e lo precedono nell’ingresso, scoprendo il corpo senza vita di suo padre.
Alla fine l’alcool lo aveva ucciso.
 
 
 
Daryl si sveglia di soprassalto, completamente sudato. Si gira subito verso Rick e tira un respiro di sollievo quando capisce di non averlo svegliato. Si mette a sedere sul bordo del letto, facendo lunghi respiri.
Fanculo.
Ogni tanto gli capita di sognare ancora la vita di merda che aveva prima. Forse, per uno che aveva vissuto come lui, l’apocalisse poteva considerarsi un cambiamento in meglio. Ha degli amici, amici veri, non come quegli sbandati che frequentava quando stava con Merle. E adesso ha anche delle persone da proteggere e per cui darebbe la vita. Quanto è cambiato da quando si trova con gli altri. Finalmente dopo tanti anni, ha incontrato delle persone che hanno riconosciuto il suo valore e non lo trattano come uno scarto, un rifiuto. La fine del mondo lo ha portato ad avere qualcosa che considera ora come una famiglia.
“Ehi…” Rick si girà su un fianco per guardarlo.
“Ti ho svegliato?” sussurra appena.
La piccola Spaccaculi sta dormendo profondamente e non è il caso di svegliarla se non vogliono che  le sua urla di disapprovazione rimbombino per tutto il blocco.
“Da un po’ a dir la verità, ti agitavi in continuazione. Brutto sogno?” Daryl non risponde e Rick non gli fa altre domande, ci sono ancora tante cose che non sa del cacciatore e lui non lo forzerà a parlargliene. Quando si sentirà pronto, sarà lì per lui. Lo attira verso di sé e lo bacia.
“Conosco un modo interessante per mandare via gli incubi…” gli dice Rick, malizioso.
“Ah si, eh?”
I due cominciano a baciarsi appassionatamente quando un piccolo vagito li fa sussultare. Si staccano immediatamente, aspettando qualche secondo.
Silenzio.
Tirano un respiro di sollievo, subito spezzato da un urlo assordante. Mugolii di disapprovazione si levano dalle celle antistanti e Rick e Daryl non possono fare a meno di scoppiare a ridere come due idioti.
“Ci penso io.” Daryl si alza e solleva la piccola Judith dalla sua culla.
E’ a casa.
  
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