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Autore: Evee    29/04/2015    1 recensioni
~ “The Dark Blue Saga” missing moments (indice al primo chapter a scanso di spoilers)
L'adolescenza può essere un periodo difficile, ma rischia di diventare impossibile se il fratello su cui hai sempre fatto affidamento entra all'improvviso in una crisi esistenziale, continua a trattarti come un bambino, ti tiene all'oscuro di tutto e attira fin dentro casa degli assassini senza scrupoli.
Ma come farà la conoscenza di una certa ragazza dagli occhi blu, Mokuba capirà subito che non è semplicemente entrata nelle loro vite...
Le ha cambiate per sempre, perché da sempre è destinata a farne parte.
Genere: Commedia, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Mokuba Kaiba
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'The Dark Blue Saga'
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IX - Little by little

 

{'Cause little by little
We gave you everything you ever dreamed of
Little by little
The wills of your life have slowly fallen off
Little by little
You have to give it all in all your life
And all the time I just ask myself why
You're really here
}

 

Non stava più nella pelle.

Erano settimane che attendeva impaziente che arrivasse quella sera, tanto che, nonostante ormai mancassero appena una manciata d'ore, l'eccitazione aveva finito per tramutarsi in un'agitazione frenetica, ansiosa per il timore di non essere affatto pronto ad affrontarla a dovere.

E, in effetti, al momento la sua preparazione era ancora in alto mare.

Osservò sconsolato la miriade di vestiti che aveva rovesciato sul letto, nel tentativo di decidere degli abbinamenti così numerosi da risultare ormai irriconoscibili. Aveva un'infinità di completi, eppure nessuno gli sembrava adatto per una festa d'istituto. Molti aveva scoperto che non gli andavano neanche più bene, per cui li aveva scartati gettandoli a terra appallottolati. Altri, invece, gli sembravano fin troppo formali per l'occasione. Insomma, doveva apparire elegante, non appena uscito dall'ufficio...!

Anzi, in realtà voleva essere proprio figo.

D'altronde, quella che aveva tra le mani era un'occasione più unica che rara. Non solo perché era riuscito a strappare a Seto l'irripetibile permesso di tornare a casa quando voleva, ma perché era noto che la sola funzione di quella festa fosse poter bere fino a star male e provarci con le ragazze. E lui voleva assolutamente trovare il modo di baciare quella della classe accanto. Si sentiva parecchio in colpa per voler pugnalare alle spalle il proprio compagno di banco in quel modo, ma d'altronde non riusciva più a levarsela dalla testa. Che poi, come aveva fatto ad entrarci? Prima che lui gliene parlasse sapeva a malapena della sua esistenza... Doveva aver sviluppato una vera e propria inclinazione per tutto ciò che è proibito. Ma, dopotutto, era un Kaiba: per lui non esistevano divieti o cose impossibili...

Cielo, realizzò, suo fratello gli aveva proprio fatto il lavaggio del cervello. Ci mancava solo che iniziasse pure a pensare come lui, proprio nel momento in cui non andava preso ad esempio. Tanto per cominciare, lui non aveva mai partecipato a nessuna festa d'istituto, né si sarebbe mai sognato di farlo al solo scopo di invitare a ballare una ragazza... Ma, ripensandoci, forse era meglio evitare il rischio di farsi cogliere in flagrante dal suo amico e provarci con lei in disparte. Sempre che riuscisse a trovarla da sola, e fosse ancora interessata a lui. Ma anche se fosse stata assieme ad un altro, perché non avrebbe dovuto più esserla? Lui era Mokuba Kaiba, insomma!

“Diavolo, Seto! Esci dalla mia testa!”

Tirò un calcio frustrato ad una delle svariate paia di scarpe che lo stavano cingendo d'assedio sul pavimento, e raggiunse il suo specchio per rivalutare il primo completo che aveva tirato fuori, studiandosi con aria critica. Era indubbiamente quello che gli stava meglio, ma era troppo... nero. Che cavolo, sembrava un becchino! Forse poteva provare con uno spezzato... Ma anche no, non era davvero il caso di complicarsi ulteriormente la vita cercando di abbinare pure i colori.

Si legò i capelli, li sciolse per lo straniamento, li raccolse di nuovo, convintosi che così aveva un'aria molto più ordinata e soprattutto slanciata. Sì, stava proprio bene ma... continuava a mancargli qualcosa.

Una cravatta.

Gli serviva una dannata cravatta.

Perché aveva solo degli stupidi, imbarazzanti farfallini?!? Ma no, era certo che Seto gliene avesse regalata una, lo scorso Natale... Frugò tra i cassetti alla sua disperata ricerca, finché non ebbe tra le mani lo snobbato ma mai così agognato brandello di stoffa, la cui vista però spense all'istante tutto l'entusiasmo di essere riuscito a ritrovarlo.

Era blu.

Dannazione a suo fratello e alle sue dannate manie ossessivo-compulsive, che cavolo se ne faceva di una cravatta blu?!? Non poteva metterla con un completo nero, sarebbe stato un pugno nell'occhio. Qualunque altro colore, ma non quello! Sarebbe andato bene anche l'azzurro, piuttosto. Anzi, sarebbe stato perfetto. Perché non gliene aveva regalata una come quella che gli aveva visto indosso, appena qualche giorno prima?

Ok, voleva ufficialmente quella cravatta. Doveva averla e basta.

Si scaraventò fuori dalla propria camera, corse a perdifiato fino al piano terra e aprì di botto la porta del suo studio.

-Seto!- esclamò -Puoi prestarmi una delle tue cravatte?-

Suo fratello inarcò un sopracciglio in segno di disapprovazione, ma unicamente per la sua inappropriata, esagitata apparizione.

-Non fare domande idiote.- sbottò scocciato -Prendila e basta.-

Mokuba non se lo fece ripetere due volte, e si precipitò nella camera di suo fratello alla ricerca dell'oggetto delle sue brame. Nell'entrare, l'occhio gli cadde sul display della sveglia sul comodino, e gli prese il panico. Come faceva ad essere già quell'ora? Doveva ancora farsi la doccia, senza contare tutto il tempo che avrebbe perso nell'asciugarsi i capelli. Cavolo, ora anche quelli iniziavano a dargli dei problemi. Doveva decisamente decidersi a darci un taglio... Ma avrebbe dovuto pensarci prima, a quello. Tutto ciò di cui si doveva preoccupare in quel momento era di trovare quell'accidenti di cravatta.

Ma come aprì le enormi ante dell'armadio di suo fratello, capì che avrebbe fatto molto meglio a chiedere al diretto interessato dove fosse la relativa collocazione. A differenza del suo, tutto lì dentro era ordinato con maniacale perfezione, persino per gradazione di colore, ma era stipato con così tanti vestiti che era pronto a scommettere che la gran parte non fosse stata indossata per più di una volta, o avesse ancora il cartellino attaccato. Lui sarà anche stato un po' troppo vanitoso, però suo fratello era un vero e proprio narcisista...

Vagò con lo sguardo in cerca del reparto cravatte, che scovò dietro alle giacche e scoprì essere non solo più assortito del suo, ma di un intero negozio. Sbuffò. Trovare quello che cercava stava assumendo ormai le sembianze di una spedizione...

Si tuffò con la testa fin dentro all'armadio, spingendo via gli appendini che gli ostruivano la visuale, finché non scorse l'ambito accessorio in fondo ad un angolo. Allungò una mano per impossessarsene, ma la fretta gli diede la brutta idea di scostare le cravatte al suo fianco un po' troppo energicamente. Come al rallentatore, Mokuba inorridì nel vederle scivolare via dal loro appendino una dopo l'altra, cercò di fermare le rimanenti prima che facessero altrettanto, perse l'equilibrio, tentò di frenare la caduta aggrappandosi alla prima cosa sotto mano, che si rivelò essere una giacca, che si staccò dalla gruccia, che gli cadde in testa mentre rovinava dentro all'armadio, ormai irrimediabilmente devastato.

Si fece anche male, ma non era nulla rispetto a quello che gli avrebbe fatto Seto se avesse scoperto il suo disastro.

Imprecò ad alta voce. Ci mancava pure quella. Avrebbe perso dell'altro tempo di cui non disponeva a rimettere tutto a posto, e ancor di più a cercare di capire quale fosse esattamente, essendo molto più portato per il disordine che altro. Ma, proprio per quello, non poteva perderne dell'altro ad autocommiserarsi. Si rialzò dolorante, e la giacca immacolata che lo stava soffocando gli scivolò a terra. Imprecò di nuovo. Si affrettò a raccoglierla e a scuoterla da eventuali residui di polvere, quando qualcosa saltò fuori da una tasca e rotolò fin sotto al letto di Seto.

-Cazzo, no!-

Qualcuno, lassù, si stava divertendo a tormentarlo, ecco la verità. Maledicendolo, si chinò a carponi ed allungò la mano nella speranza di non dover per forza strisciare sotto al materasso con un completo che gli serviva stirato e pulito ancora per un bel po'. Ed il suo aguzzino doveva aver avuto pietà di lui, perché le sue dita si strinsero subito attorno a quello che cercava, un piccolo oggetto squadrato che si affrettò dunque a recuperare.

“Un momento...!”

Mokuba guardò stralunato l'incredibile scatola che si ritrovò tra le mani, troppo inequivocabile per poter dare adito al minimo dubbio. E troppo importante perché la curiosità non lo spingesse ad aprirla, benché non gli servisse scoprire al suo interno nessuno zaffiro blu, nessun anello d'oro bianco, per sapere cosa contenesse e per chi fosse destinato. E anche se sarebbero trascorsi svariati mesi prima che suo fratello si decidesse a darglielo, da allora Mokuba riuscì a vederlo luccicare al dito di Keira prima ancora che avesse la possibilità d'indossarlo. Anzi, in realtà aveva sempre saputo che le spettava, che le era sempre appartenuto. Forse, sin già dalla prima volta che l'aveva vista... No, la vera scoperta che fece quella sera era stata un'altra. Era la conferma che, finalmente, anche suo fratello l'aveva capito.

Ah, per la cronaca, quella fu anche la sera del suo primo bacio.

Il secondo, però, sarebbe stato per quella giovane ragazza che, l'anno successivo, avrebbe presentato il torneo da lui organizzato e che gli avrebbe incantato per davvero il cuore.

 

*

 

Spinse la porta di casa, facendosi avvolgere dal suo amato, familiare tepore.

Anche nelle giornate peggiori, gli bastava quella sensazione a scacciare tutta la stanchezza accumulata in ufficio. Per sorridere allegramente, invece, gli era sufficiente udire il suono cristallino di quella voce, che sempre accorreva ad accoglierlo con ancora più calore.

-Zio! Eccoti finalmente!- gridò eccitata la bambina appena comparsa in cima alle scale -Non ti muovere, guarda cosa riesco a fare!-

Detto questo, anziché correre giù a perdifiato per i gradini come faceva di solito, si issò sulla balaustra, spiccò agile un salto, fece una capriola per aria ed infine atterrò al centro dell'atrio a testa in giù, esibendosi in una perfetta verticale.

-Ta-dannn!- ansimò, sommersa dal turbinio argentato dei capelli che le erano ricaduti sul viso, paonazza per l'impresa appena compiuta.

Mokuba allora si lasciò andare ad un applauso, battendo le mani con lo stesso entusiasmo che dedicava sempre a Mana quando faceva tappa a Kaiba Land con uno dei suoi spettacoli di magia.

-Wow, forte!-

L'uomo appena sopraggiunto alle sue spalle, però, non era affatto dello stesso avviso. Anzi, tutto ciò cui Seto aveva assistito scandalizzato era la sua preziosissima e finora unica figlia lanciarsi nel vuoto, gesto al quale era visibilmente impallidito, inorridendo dalla convinzione che stesse per rompersi l'osso del collo... per poi dare di matto non appena la vide ritornare a camminare sulle proprie gambe, ancora viva e vegeta.

Ma ancora per poco.

-Hikari, quante volte ti devo ripetere che questa casa non è un circo?!?- sbroccò, livido in volto.

Il ragazzo faticò seriamente per non scoppiare a ridere. Da quando non era più lui il piccolo della famiglia, l'entropia in quella casa era aumentata a livelli ingestibili persino per quel maniaco del controllo che era suo fratello. Ma era un prezzo quasi stracciato, per tutta la felicità che quella bambina aveva portato con sé: Hikari era piena di voglia di vivere quanto i suoi genitori erano colmi d'amore per lei. Ed anche Mokuba non poteva fare a meno di volerle bene come se fosse figlia sua, lei che era così fortunata da potersi godere spensierata quell'infanzia che nessuno di loro aveva mai conosciuto veramente. Ma che, attraverso i suoi occhi azzurri, riuscivano a vedere e ad assaporare comunque.

Forse era proprio per quello se, più o meno involontariamente, avevano finito tutti e tre per influenzarla tanto.

-Ma ho visto mamma farlo... Perché io non posso, uffa?- fece la bambina, incrociando le braccia e mettendo il broncio.

Al che Seto si voltò in direzione del salone, da dove aveva appena fatto capolino sua moglie con aria innocente ma anche con un pessimo tempismo.

-Per tutti i kami, Kisara!- inveì -Smettila di crescere nostra figlia come una scimmia ammaestrata!-

-Infatti io non le ho insegnato nulla.- ribatté lei nella più assoluta tranquillità, ma intimamente compiaciuta -Ha imparato tutto da sola.-

-Sì, è vero! Non sono stata brava, papà?- esclamò Hikari, sbattendo i suoi adorabili occhioni azzurri.

Quelli di suo fratello, però, per quanto fossero identici nel colore la ricambiarono con molta meno dolcezza. Anzi, lui la stava squadrando come se stesse cercando conferma che la bimba al suo cospetto fosse effettivamente sangue del suo sangue, anziché la figlia del postino.

-Dimmi qualcosa per cui possa essere davvero fiero di te.- la rimbeccò, sfilandosi il cappotto -Com'è andata oggi a scuola?-

-Beh, ho battuto Katsuya a Magic and Wizards!- esclamò la piccola orgogliosa, facendo il segno della vittoria con una delle sue candide manine.

-Quello non conta.- ribatté Seto stentoreo.

Stentoreo, ma con un lampante sorriso di soddisfazione per aver saputo che sua figlia aveva tenuto alto l'onore dei Kaiba contro il figlio di Jonouchi. Però, sotto sotto, Mokuba si augurava che in un futuro neanche troppo lontano il suo amico potesse diventare anche suo cognato... Benché la notizia avrebbe di certo causato a Seto un collasso, e reso piuttosto plausibile come scenario che Kisara finisse per sbranare la consuocera alla prima cena di famiglia. Oh, quello sì che sarebbe stato uno spettacolo da non perdersi per nulla al mondo!

-Già, in effetti non c'è stato gusto... Duellare con te è molto più divertente.- ammise allora la piccola ruffiana -Possiamo fare una partita come si deve, dopo cena?-

-Stasera no, Hikari... Ho da fare.-

Ma la bambina non desistette, anzi si avvinghiò alle gambe del padre con fare supplichevole.

-Per favooore...-

Suo fratello però abbassò il viso su di lei, stringendo le labbra irritato.

-Ho detto di no.- ripeté perentorio.

-Ti prego, voglio farti vedere il mio nuovo deck!- insistette Hikari, stringendolo con una tenerezza davvero irresistibile.

Ed infatti fu così che, con quella mossa infallibile, una bambina di appena cinque anni riuscì a far capitolare il grande Seto Kaiba.

-E va bene.- sospirò estenuato, alzando gli occhi al cielo -Una sola, però.-

Hikari allora si illuminò con un ampio sorriso, ed anche Mokuba non poté trattenersi dal fare altrettanto. Perché entrambi sapevano perfettamente che, anche se si guardava bene dal viziarla, una volta incominciato suo padre sarebbe stato il primo a voler continuare a giocare con lei.

Dopotutto, certe cose non cambiano mai.

 

*

 

OMAKE -No, Mana: è inutile che insisti... Non chiameremo mai nostro figlio Mahado, sappilo. Mai.-

 

[perché poco per volta
ti abbiamo dato tutto quello

che hai sempre sognato
poco per volta
i desideri della tua vita sono lentamente diminuiti
poco per volta
in tutta la tua vita devi dare tutto
e di continuo mi chiedo soltanto per quale ragione
sei realmente qui]

 

Evee's corner

 

H^o^la!!!

Ok, con quest'ultimo capitolo ho voluto dedicarmi un po' di più a Mokuba, tormentandolo (sì, a un certo punto mi sono pure fatta auto-maledire) e incentrando su di lui praticamente tutta la prima scena... più o meno, visto che quella di suo fratello è e rimane una presenza ingombrante, anche se ormai è bello che cresciuto. A proposito, alla fine mi sono risolta a combinarlo con la cara Mana perché insieme mi divertivano troppo, però mi sono resa conto che non esiste nessun nome per il loro pairing! Bisogna rimediare, gente... Io propongo “Showshipping”, siete con me?

Poi, quanto al momento in cui Seto decide di proporsi a Kisara l'ho lasciato imprecisato, ma nella mia mente è collocato subito dopo quello dello scorso capitolo, in cui le chiede di entrare in via “non ufficiale” in chiesa assieme.

Infine, passando alla seconda parte... Ok, lo ammetto, è roba che più che la commedia sfiora il fluff ma è stato più forte di me. Già dai tempi di “White Lady” scarlettheart mi aveva messo la pulce nell'orecchio con l'idea di una figlia nerd in grado di fare i salti mortali in avanti, e dunque ecco qui la piccola Hikari Kaiba. Chiaramente, il nome l'ho scelto perché in giapponese significa “luce”.

Bon, che dite? Ce la farò a mettere ufficialmente la parola fine a questa saga? Urg, mi piange il cuore a separarmi dalla famiglia Kaiba. Ma l'obiettivo che mi ero preposta quando ho iniziato a scrivere su di loro l'ho raggiunto, quindi è ora di tirare i remi in barca e di ringraziare voi tutti per aver viaggiato con me, attraversando le varie tempeste fino alla tanto agognata, sudatissima ma proprio per questo così felice destinazione. In particolare, un pensiero speciale a chi ha seguito, recensito e preferito anche questa raccolta:

selenepitta; Apolline; Mavis; daiya.

Ma grazie davvero anche a voi silent readers!!! Spero in un vostro commentino, e che continuiate a seguire quest'umile scribacchina nelle sue prossime ventate d'ispirazione...

XOXO

- Evee

 
   
 
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