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Autore: _Cissy_    29/04/2015    4 recensioni
Pensate ad una serie di eventi differenti: Regina non ha mai scagliato il Sortilegio Oscuro, ma continua a covare la sete di vendetta. Snow e James non hanno mai messo Emma nella teca, e cresce nella Enchanted Forest. Killian non si inimica Rumple e non avrà un uncino al posto della mano sinistra... almeno, non per il momento.
Ma cosa succede se, dopo 20 anni di 'esilio', la Evil Queen decidesse di riprovarci, dando sfogo alla sua vendetta, proprio sulla principessa?
Una CaptainSwan in chiave "Lago dei Cigni".
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Prima di iniziare questa mia malsana pensata, ci tengo a scrivere due cose, per precisare.
Probabilmente già qualcuno ci avrà pensato e scritto qualcosa su questa trama, ma da quando ho visto il film "Il Cigno Nero", ho intrapreso una fissazione con il celebre balletto russo di Cajkovskij.
Dunque... scriverò la storia tentando di seguire il più possibile la trama e gli atti del balletto. In altre parole saranno circa 4 capitoli/atti + il prologo, per un totale di 5 atti.
Il finale sarà a sorpresa: esistono molte varianti di questa storia.
Spero di avervi incuriosito.
Baci, Cissy.
Genere: Drammatico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: David Nolan/Principe Azzurro, Emma Swan, Killian Jones/Capitan Uncino, Mary Margaret Blanchard/Biancaneve, Regina Mills
Note: AU, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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ATTO 3

IL CIGNO NERO

 
Il regno era preoccupato per la salute della sua regina. Da qualche giorno ella era rintanata nel castello, chiusa nella sua camera, stesa a letto, come deciso da Doc insieme al re James. Eppure la donna voleva tornare, uscire nel regno, recarsi in giro, alla ricerca della figlia.
“Snowhite sei troppo debole! Devi rimanere a letto e recuperare le forze” insisteva Johanna, la quale si occupava di lei.
La regina la guardava sempre con occhi tristi e sottomessi, ma in cuor suo era determinata a scappare nottetempo, per riprendere le ricerche. Non capiva perché, dopo il the che la donna le portava ogni giorno, al calar del Sole, cadesse in un sonno molto profondo, privo di sogni, risvegliandosi, poi, al cantar del gallo, la mattina dopo. Era come se Regina avesse incantato pure lei, per mandare in fumo i suoi piani di ricerca. Turbata ancora com’era da incantesimi e maledizioni, non comprendeva che la risposta era semplice e chiara: sonnifero.
Inizialmente Charming non era stato molto d’accordo: trovava che drogare la moglie, affinché riposasse, non era la soluzione giusta. Si era ricreduto solamente quando, nel cuore della notte, l’aveva vista tentare di scappare dalla finestra. “Siete sicuri che non ci saranno effetti collaterali?” aveva domandato,  prima che gli fosse somministrato.
“Stia tranquillo, Maestà. La farà cadere in un sonno profondo per le 12 ore seguenti, intontendola un poco quando si sveglia e quando si addormenta” lo aveva rassicurato il nano, porgendogli la boccetta.
Il re aveva annuito, sospirando. Non aveva altra scelta, se voleva salvare sua moglie. E suo figlio.
 
Come aveva promesso alla ragazza, pochi istanti prima che ella diventasse un cigno, quella notte Killian tornò nella radura che ospitava il Lago dei Cigni. Fu un’impresa scendere dalla nave, senza che qualcuno dei suoi lo vedesse. Tuttavia, dopo aver atteso a lungo, che tutti fossero distratti, il capitano saettò fuori dalla sua cabina, correndo per le strade prima, per il bosco poi, nella speranza di arrivare alla radura prima che il sole tramontasse. La paura di non arrivare in tempo aumentò nell’esatto istante in cui pensò di essersi perso. “Bloody hell” borbottò, guardandosi intorno. “Perché non ho preso la mappa di Josh?”. Il cielo stava continuando a tingersi di un rosso sempre più intenso, facendo esasperare l’uomo: perfetto, era in ritardo. Ricominciò a correre, sorpassando il luogo in cui, il giorno prima, avevano dialogato con Jefferson e sua figlia, puntando verso Nord. Si rallegrò quando notò la ‘X’ che aveva inciso sul tronco di uno dei grandi pini che davano origine alla foresta che definivano ‘infinita’. Se la contentezza di aver trovato il luogo era enorme, altrettanto grande era la figuraccia che fece quando, non accorgendosi nuovamente della discesa, ruzzolò giù dal lato della collinetta, che abbassava la radura rispetto al resto del bosco. “Ahhh” sibilò, massaggiandosi la testa. “Dovrei fare un cartello per ricordarmi che c’è quella dannata discesa”.
“Sicuro di non essere il principe delle figure di merda, anziché il principe dei pirati?” domandò una voce. 
Il giovane capitano voltò il viso verso la direzione da dove proveniva quel suono, sorridendo alla vista di Emma. Si rialzò velocemente, avvicinandosi alla ragazza. “Ne sono sicuro, Swan. Altrimenti non sarei un capitano, no? Ad ogni modo, come fai a sapere che sono un pirata? Non mi pare di avertelo detto!” esclamò lui, pulendosi il giaccone nero dalla terra.
“Ti ricordo, Jones, che non sono sempre stata costretta a trasformarmi in cingo. Avevo una vita e.. beh, spesso sentivo parlare di un famigerato capitano pirata, molto giovane e, a detta di certe sgualdrinelle, anche molto dotato”. La principessa rabbrividì al solo pensiero di aver riferito quello che sentiva dalle giovani serve del suo castello, quando, una alla volta, avevano avuto la sorte-o come dicevano loro, la fortuna- di passare sotto le sue mani.
L’uomo si avvicinò con un sorriso malizioso. “Gelosa, tesoro?”.
Emma lo allontanò, spingendolo leggermente. “Ma per favore. Ho dei princìpi, io”. Si avviò verso il troco che usava sempre come panca, sedendosi. L’altro la seguì immediatamente, ridendo sotto i baffi, cosa che la irritò non poco. “Cos’hai da ridere, ancora?”.
“No, niente. Tu che parli come una donna altolocata. Sembra che ti venga, non so, naturale”. Killian la guardò attentamente. “Cos’eri prima di essere...”
“...vittima di un incantesimo che mi sta rovinando la vita?” concluse per lui. Egli annuì, incitandola a continuare. “Ero una ragazza con una vita, Jones. Una ragazza che aveva dei sogni: viaggiare, cavalcare, andare ovunque volesse o le ordinasse il cuore”. Emma fece un attimo di pausa, prendendo un profondo respiro. “Ho sempre desiderato andare per mare, ma mio padre non me l’ha mai permesso. Diceva che... servivo a casa. Perciò mi accontentavo di passeggiare, cavalcare e sognare”.
“Finchè qualcuno non ti ha incantato?”.
La principessa annuì, stringendo il lembo del vestito per evitare di piangere ancora, di fronte all’uomo. “Ma ormai mi sono abituata a non avere più sogni. Il mio futuro resta questo: vivere di notte in forma umana, e volare tutto il giorno, attendendo che il sole tramonti”.
“Non posso credere a quello che sento. E non credo a quello che sto per dire” borbottò il capitano. La ragazza si voltò a guardarlo, interrogativa. “Ora, presta attenzione, Swan, perché una cosa simile, dalla mia bocca non uscirà più. Tu non puoi smettere di vivere pensando al futuro, solo perché qualche imbecille o qualche fattucchiera idiota ti ha fatto un incantesimo. Devi continuare a sperare e sognare, chiaro? Sei giovane, cazzo! Quanti anni hai? Diciannove?”.
“Venti”.
“Ecco, vent’anni. Hai una vita davanti a te, dove coronerai ogni tuo sogno e ogni tuo sfizio! Ma l’importante è non perdere la speranza e non arrendersi”. Le prese le mani, stringendole forte. Emma le fissò, incredula, per poi spostare lo sguardo su quelle iridi azzurre come il mare. “Non arrenderti mai, Swan. E lotta, fino alla fine. Perché la vittoria, prima o poi, arriva. E questa vittoria, per te, sarà il tornare a vivere la vita che da sei mesi ti è stata negata e il coronamento di tutti i tuoi sogni”.
La ragazza sorrise debolmente, per poi avvicinarsi e dare un leggero bacio sulla guancia del pirata. “Grazie, Jones” bisbigliò, quando si ritrasse.
“Credo che Killian vada bene. Jones mi fa sentire... anziano” esclamò il capitano, prima di far scoppiare a ridere la ragazza e unirsi a lei.
 
Quella notte fu la seconda di tante altre: ogni sera, al tramonto, quando il cigno dalle piume dai riflessi dorati e gli occhi verdi si depositava sulla superficie limpida del lago, da dietro i cespugli compariva Killian, sempre sorridente e con una battutina pronta. In quelle ore, in compagnia dell’aitante capitano, Emma si perdeva nelle chiacchierate, negli scherzi, nelle storie che lui le raccontava di tutti i posti che aveva visitato. Ella pendeva dalle sue labbra, sobbalzando ad ogni scontro, gioendo per lui ad ogni bottino acquisito e innervosendosi quando gli raccontava della vittoria personale quando rimorchiava giovani ragazze. Non sapeva il perché di tale reazione. Come ancora nons i capacitava del nodo allo stomaco, nel momento in cui lui gli raccontò del primo e unico amore della sua vita.
 
“Si chiamava Jacqueline, ma si faceva chiamare da tutti Jack. Era  tenuta prigioniera nella nave del mio peggior nemico, Blackbeard. Appena la vidi mi sembrò di rinascere. A quei tempi non ero ancora capitano, quindi non avevo molte responsabilità. E passavo le mie giornate sulla Jolly Roger con lei, chiacchierando, ridendo e guardando le stelle. Tutto culminò quando, una sera, le confessai di essermi innamorato di lei. Lei mi baciò e, in quel momento, pensai che quei sentimenti fossero corrisposti. Fu lei la prima con cui feci l’amore, o almeno, credevo fosse veramente amore. Finì tutto quando, dopo essercela spassata, mi legò mani e caviglie, imbavagliandomi, per poi rubare tutto l’oro che avevo in cabina. Quando mi svegliai, la trovai con la borsa piena di dobloni e altra roba, mentre mi guardava con un sorriso perfido. Mi rivelò com’era davvero la situazione: non era mai stata prigioniera di Blackbeard, ma avevano messo appunto il piano, facendomi sedurre e innamorare da lei, in modo che, nel momento più vulnerabile, potesse rubare tutto l’oro possibile. Quando le chiesi se mi amava ugualmente, la sua risposta fu tra le più crudeli. ‘Come potrei amare? L’amore rende deboli’. Poi scappò con una scialuppa, portandosi dietro l’oro e l’unica volta in cui mi ero innamorato. E, da allora, giurai di non amare più nessuno”
 
Quella storia le aveva fatto venire le lacrime agli occhi: dopo una sola delusione d’amore aveva deciso di cedere, rinnegare l’amore, il più forte tra i sentimenti. Sentimenti che, in lei, sembravano nascere nei riguardi del principe dei pirati.
 Non lo sai o non vuoi ammettere che tieni a lui?, domandò a se stessa una sera, mentre era impegnata a fissare Killian, immerso nei suoi pensieri. Distolse lo sguardo, sorridendo leggermente, per poi tornare a guardare le stelle.
“Hai mai visto le costellazioni, Swan?” domandò il pirata, ad un tratto.
“No. Non capisco molto dalle carte stellari” replicò lei, guardandolo con la coda dell’occhio.
“Quella? Ma è robaccia! Adesso te le mostro io”.
“Giusto.. d’altronde, chi meglio di un pirata può insegnarmele?”
“Esatto, tesoro. Vedo che inizi a capire come gira veramente il mondo”. Il giovane si spostò più vicino a lei, sfiorandole la mano. Emma ebbe un brivido a quel leggero tocco: com’era possibile? Forse era la proba decisiva che ci teneva... o qualcosa di più. Il capitano alzò un braccio, puntando l’indice verso una stella, poco più sopra della punta degli alberi. “Quella è Polaris, la stella polare. Indica il Nord. Ora sposta lo sguardo più in alto, a quella fila irregolare di stelle. Quella è al costellazione del Drago”.
Andarono avanti tutta la notte, a guardare prima una costellazione, poi l’altra. Di tanto in tanto Emma interveniva, raccontando la storia di qualche stella. Da parte sua, anche Killian era sconvolto, dall’intelligenza e dalla forza che mostrava la ragazza, dopo che gli aveva detto quelle parole. Non passava attimo che non fosse rapito: rapito dai suoi lunghi capelli; rapito dalle sue labbra rosee; rapito dai suoi occhi. Sarebbe rimasto giorni a fissarli, senza mai stancarsi. Ma l’alba sopraggiungeva sempre, interrompendo quei momenti meravigliosi.
Prima che il sole sorgesse, per dare spazio al nuovo giorno, il giovane pirata decise di fare qualcosa di più. Prima che Emma mettesse piede nell’acqua del lago, l’afferrò per un polso, stringendola tra le sue braccia.
“Killian, ma cosa...?” farfugliò lei, non comprendendo.
“Swan, quando sono tornato alla nave, la prima notte che abbiamo passato insieme, ho fatto una promessa. Che avrei fatto di tutto per aiutarti. Avrei trovato un modo per toglierti da questa condizione” le disse, senza mollarla.
“Killian, io...”.
“Non parlare, ti prego”. La staccò leggermente, per guardarla negli occhi. “Ora, ti faccio un’altra promessa. E la faccio davanti a te. Quando ti sarai liberata da questo incantesimo –perché tu ti libererai da questa situazione, Swan!-, te ne fregherai di ciò che ti ha detto tuo padre”.
Emma strabuzzò gli occhi, fissandolo sorpresa. “Vuoi dire che...”.
“Verrai con me, per mare. Viaggerai, vedrai tutte le cose di cui ti ho raccontato. Ti porterò ovunque vorrai” concluse il pirata, accarezzandole una guancia.
Gli occhi della principessa si riempirono di lacrime. In quel momento, in quel preciso istante, istante nel quale Killian le aveva fatto la promessa più bella che avesse sentito in vita sua, comprese che non solo teneva a lui. Ma che provava qualcosa per lui. Sentì l’impeto di farsi abbracciare di nuovo, o di sentire quelle labbra sulle sue. Ma, l’alba era giunta.
Prima che la ragazza potesse fare qualcosa, la sua figura si illuminò trasformandosi nuovamente in cigno.
 
“Avanti, Killian. Sputa il rospo. Com’è che non siamo ancora partiti?”. Jim fece irruzione nella cabina del capitano, mentre quello stava dormendo alla grossa.
“Hawkins, non ti hanno insegnato a bussare?” brontolò il giovane uomo, tuffando nuovamente la testa nel cuscino.
 “Sono quasi sette settimane che siamo ancorati a questo porto. Francamente, non mi sembrava che fosse nei nostri piani stabilirci qui”. Il timoniere tolse le coperte che coprivano l’altro, lanciandole dall’altro lato della stanza. Stessa sorte attese il cuscino. “Avanti. Alzati, vestiti e fai partire questa nave verso qualche altro posto”.
“Non prendo ordini da te, Jim. Sono io il capitano. Sono io che do ordini. E il mio ordine è rimanere qui!”.
Il silenzio cadde nella stanza, mentre i due si fissavano negli occhi, studiandosi a vicenda. O meglio, Jim studiava l’altro, colui che considerava come un fratello maggiore. Poi, come un fulmine a ciel sereno, Hawkins comprese. Tutti i tasselli tornarono al suo posto. Era così semplice e chiara, la risposta. Come aveva fatto a non arrivarci subito. “Ti sei innamorato”.
Killian, a quelle parole, sbiancò. Si alzò di scatto dal letto, avvicina dosi velocemente a Jim, il quale arretrò, fino a trovarsi con le spalle al muro. “Cosa te lo fa pensare, Hawkins?” sibilò, assottigliando gli occhi.
“Non hai mai cambiato un ordine in vita tua. Non siamo mai rimasti attraccati così tanto, non contando le volte in cui siamo dovuti rimanere ad un porto perché dovevamo cambiare tutte le vele. Inoltre.. sei sempre nei tuoi pensieri. Scompari poco prima del tramonto, per poi tornare la mattina. Gli altri non ci fanno molto caso. Io si”. Jim spinse leggermente il capitano, il quale indietreggiò leggermente. “Killian, se sei innamorato, non è la morte di nessuno. Anzi, è una bellissima cosa. Almeno Smee la finisce di farci il discorso di accasarci”.
Il capitano si passò un mano davanti agli occhi. “Dannazione. È così evidente per te, quanto non lo è per me. Ma è ovvio: sei sempre stato un tipo romantico”. I due risero leggermente, per poi tornare nel silenzio. Un sospiro lo interruppe. “Cosa devo fare, Jim? Lei è in una situazione... non del tutto normale, diciamo. Ma non posso fare a meno di vederla”.
“Ad ogni cosa c’è una soluzione, Kil. C’è sempre  un modo per uscire da una situazione, per quanto difficile e incasinata c’è”.
Quindi può esserci un modo per liberare Swan dall’incantesimo, pensò il pirata, massaggiandosi il mento. Non mi ha mai detto nulla su di esso.
“Ma, prima di ogni cosa, devi dirle cosa provi. E non puoi farlo nella locandaccia in cui, probabilmente, vi incontrate ogni notte”.
“E cosa mi proponi, signor cupido?” domandò, ironico, il capitano.
Jim fece un sorrisetto compiaciuto. “Hai saputo che c’è un ballo domani sera?”.
 
“Un ballo al castello?” domandò Emma, non capendo dove volesse andare a parare l’altro. Quando si era trasformata di nuovo in umana, aveva visto Killian seduto sul tronco ad attenderla, senza quel sorrisetto che lo contraddistingueva. Sembrava nervoso e l’azione di asciugarsi i palmi sui pantaloni neri di pelle come se continuassero a sudare era un chiaro sinonimo di nervosismo. La principessa aveva pensato immediatamente alla notizia che sarebbe ripartito, lasciandola sola. E invece le aveva proposto di andare ad un ballo con lui, al castello.
“Si. Vedi, il re e la regina, a quanto mi ha detto Jim –ti spiegherò anche chi è, Swan. E, no, non sa nulla di te e della tua situazione- vogliono festeggiare per il risanamento del regno dopo l’ultimo scontro con la Evil Queen e una notizia che daranno al ballo. Ma, non so per cosa. Allora, ci vieni?”.
Emma non sapeva cosa rispondere: rischiare di andare ed essere riconosciuta dai genitori, ma passare un’altra piacevole serata con Killian, oppure non andarci, rischiando poi di non vederlo più? Era ad un bivio e doveva scegliere. I sentimenti che provava per il capitano la portava a scegliere di rischiare, ma i sensi di colpa e di terrore nel vedere i genitori. Chiuse gli occhi, dicendo le prime parole che le vennero in mente. “Va bene. Verrò con te”.
Aprì un occhio e vide le labbra del pirata aprirsi in un sorriso a trentadue denti. Neanche il tempo di aggiungere qualcos’altro, che il giovane l’abbracciò un’altra volta. “Grazie di questa possibilità, Swan”.
Emma si rilassò nell’udire quelle parole, abbracciando anche lei l’uomo. E, stretta tra le braccia di Killian, pensò seriamente che aveva trovato la persona per spezzare l’incantesimo. Ma ciò voleva dire solo una cosa: il sacrificio.
 
“Maledizione!”. Regina rovesciò il vaso con le gardenie rosse sul pavimento. “Mi sembrava meraviglioso che non avesse ancora incontrato nessuno. E invece.. proprio il candidato perfetto doveva trovarsi in mezzo ai piedi?”.
Lo specchio mutò l’immagine, facendo comparire il volto del genio intrappolato al suo interno. “Non tutto è perduto, mia regina. Dobbiamo solo sperare che il pirata non si innamori della principessa”.
“Sei cieco, allora! Non li vedi? Lo sono già!”. Chiuse la mano, la quale prese fuoco. “Qual capitano è caduto praticamente subito ai suoi piedi, dopo aver giurato di aiutarla a salvarsi dalla maledizione”.
“Ma fino a prova contraria, Maestà, lui non sa nulla su come spezzare l’incatesimo. Anzi, mi pare che non sappia nemmeno della vera identità della principessa”.
“Può giocare a nostro favore, questa cosa. Dimmi di più, Specchio” incitò la regina.
“Come ha visto, il capitano l’ha invitata al ballo indetto dai suoi genitori. Potremmo ‘sostituire’ la principessa con un’altra ragazza- propongo una che prova qualcosa per il pirata-, facendole un incantesimo Scintillante, per modificare la sua immagine al ragazzo” propose lo Specchio, piegando il capo in segno di sottomissione.
La Evil Queen pesò un attimo le parole dell’oggetto incantato, per poi sorridere. No, non era un sorriso, ma un ghigno malvagio. “Un piano eccellente! Ora, dobbiamo solo trovare la ragazza giusta...”.
“Madre!” urlò una voce. “Non vede che ha la mano infuocata?”.
Regina si voltò a guardare la figura sulla soglia della porta. “...e, a quanto pare, l’ho trovata” sussurrò a se stessa, continuando a sorridere. Alzò poi la voce, richiamando la ragazza fuori dalla stanza. “Milah, tesoro. Vieni pure. Dobbiamo parlare di una cosa”.
“Che cosa, madre?” chiese lei, avanzando lentamente. “Cosa avrei fatto, adesso?”.
“Non cosa hai fatto adesso. Ma cosa hai fatto sette settimane fa.. con Killian Jones”.
Milah fissò la madre con gli occhi aperti. “Ehm.. Madre, vede...”.
“Oh, non voglio punirti, ma chiederti qualcosa”. Regina si sedette su un divano, battendo la mano sul cuscino di fianco. La figlia, titubante, si sedette.  “Dimmi, cara. Cosa provi per questo pirata?”
“Oh, madre. Non so se lo amo o altro. Ma mi piace. Quello posso dirlo. E poi è così passionale, e...” iniziò Milah, con occhi sognanti.
“Oh, risparmiami i dettagli di quando fa sesso, per favore. Ora, mi serve il tuo aiuto: domani sera, Snowhite e Charming daranno un ballo, per festeggiare una lieta novella. E, il tuo pirata, ha pensato bene di andarci... con la principessa che ho trasformato in cigno per vendicarmi dei suoi genitori”.
La ragazza non credeva alle sue orecchie: Killian sarebbe stato a quella festa, con la principessa, figlia dei due eroi? Lui, che era nato e cresciuto in un ruolo negativo della società? “E io cosa posso fare.. oltre ad uccidere quella ragazzina?”.
La Evil Queen sorrise alla figlia. “Tesoro.. io so come far cadere questo Jones ai tuoi piedi e uccidere la principessa”.
“Sono tutta orecchie madre” esclamò la ragazza, sorridendo diabolicamente.
 
La sera del ballo era giunta.  C’era chi, chiuso nella sua cabina, ripassava le parole da dire alla sua dama, mentre il tenente rideva ai suoi tentativi di dire due parole che avrebbero cambiato la sua vita.
C’era chi, nella stanza della madre, veniva sottoposto ad un incantesimo per far cambiare le sue sembianze, agli occhi di colui che aveva fatto breccia nel suo cuore.
C’era chi era dubbioso di partecipare a quel ballo, mentre, ancora nelle sembianze di un cigno, scivolava lento sulla superficie dell’immenso lago che circondava il castello dei genitori.
E c’era anche chi fissava fuori dalla finestra la distesa d’acqua, nella speranza di vedere la figlia. Snowhite aveva fatto fatica ad alzarsi e prendere parte a quei festeggiamenti che il marito aveva insistito per fare. Ma la sua unica aspirazione era trovare la figlia. James, i nani, Ruby... avevano perso tutti la speranza di trovare la principessa. Anche Johanna. Era rimasta solo lei.
Sentì qualcuno abbracciarla da dietro. “Snow, non puoi continuare così. Non puoi continuare a pensare che ritornerà. Non sappiamo se è viva o meno” disse Charming, baciandole una guancia.
“Io me lo sento, James. È viva. Ma dobbiamo cercarla” insistette lei.
“Ok. Dopo che sarà nato nostro figlio, potrai tornare a cercarla. Ma... tesoro, non farti tante illusioni. Se voleva farsi vedere, lo avrebbe già fatto”.  La fece girare, asciugando le piccole lacrime che stavano iniziando a scendere sulle guance. “Ti aspetto alla scalinata”.
Il re uscì dalla stanza, mentre la regina tornò a guardare fuori dalla finestra, il meraviglioso tramonto che, secondo l’incantesimo, avrebbe fatto tornare, momentaneamente, sua figlia umana.
 
“Quando hai detto che sarebbe arrivata?”. Jim era eccitato al pensiero di conoscere quella che, per certi versi, sarebbe diventata sua cognata. Non aveva mollato Killian un secondo, accompagnandolo alla festa.
“Dopo il tramonto” borbottò l’altra, sistemandosi l’elegante giacca beige. “Ma, come hai fatto a fare in modo che potessimo entrare alla festa?”.
“È una festa a cui partecipa tutto il regno. La regola è: ‘Avere un abito elegante’”. I due risero, alle parole di Hawkins. “Allora, cosa devo aspettarmi da questa.. Swan?”.
“Aspettati di tutto: dalla dolcezza alle parole volgari di un lupo di mare. Ma, soprattutto la bellezza”. Il capitano sorrise, nel pensare alla ragazza. “Bellezza e intelligenza... Sono le sue doti più grandi”.
“Oh, ti ringrazio, Killian” disse una voce sensuale, dietro di loro. “Ti sei guadagnato molti punti dopo questa lusinga”.
I due si voltarono, per guardare chi gli avesse rivolto la parola. Il sorriso che Killian aveva si aprì ancora di più, alla vista della ragazza. “Swan.. Sei meravigliosa in nero” disse, baciandole la mano.
La ragazza piegò la testa da un lato, sorridendo maliziosamente. “Sei il solito Casanova” replicò lei, con una punta di malizia nella voce. Jim, da parte sua, non riusciva a capire: Killian gli aveva parlato di una bellissima ragazza, bionda con gli occhi verdi. Non di una ragazza mora con gli occhi blu. Notò, poi, che la ragazza lo fissava. “E.. lui chi è?”.
“Lui? Oh. Lui è Jim” rispose il capitano.
“James Pleiades Hawkins, a dire il vero” replicò il giovane, continuando a guardare Milah con un vago sospetto. Prima che potesse farle qualche domanda, la ragazza si attaccò al braccio del capitano, supplicandolo di andare a ballare.
“Se la signora insiste”. L’uomo la portò al centro della pista, prendendole la mano e mettendo l’altra sul suo fianco, per poi iniziare a ballare il valzer. Ballarono una, due, tre melodie, prima che Killian potesse iniziare il discorso che aveva preparato. “Swan, vedi... Dovrei dirti qualcosa”.
“Dimmi tutto” rispose lei, sorridente.
“Vedi, la mia storia la conosci. Sai che dopo Jack, ho giurato di non innamorarmi più di nessuno. E sembrava che riuscissi a mantenerla... finchè non ti ho vista”.
“Conosciuta, vorrai dire”.
“No, no. Vista. Appena ti ho visto, qualcosa si è mosso dentro di me- non ridere, per favore. Non era una battuta sporca- e.. il mio cuore, come se fosse stato fermo tutti questi anni, ha ripreso a battere. Per te”. I due si fermarono, guardandosi negli occhi. Il capitano si specchiava in quegli occhi verdi, ma falsi quanto la persona che aveva dinanzi. Ma come poteva saperlo lui? “Swan, io ho giurato di trovare il modo per liberarti dall’incantesimo. E manterrò la promessa. E, ora che so cosa provo per te, sono ancora più deciso a mantenere la promessa”.
“Cosa intendi dire?”  domandò, innocentemente, Milah.
“Io ti amo, Swan”.
I due si sorrisero, avvicinandosi sempre di più, fino ad annullare le distanze. Si baciarono così, nel mezzo della stanza, tra le melodie dell’orchestrina che suonava e le risate dei presenti. Ma, in sottofondo, un altro suono, debole, irruppe nella stanza.
Il cuore spezzato di Emma.
 
La principessa non poteva credere ai suoi occhi: vedere li, colui per cui provava qualcosa, baciare un’altra. Aveva sentito qualcosa, dentro di se. Aveva sentito una sensazione sconosciuta: sembrava che rabbia, delusione, tristezza e rimpianto si fossero uniti, per dare tormento al suo cuore.
In un barlume di speranza vana, le era sembrato che quell’uomo, quel pirata, quell’adorabile furfante, come si era definito al loro primo incontro, potesse amarla, sebbene l’incantesimo a cui era sottoposta. Ma si era sbagliata.
Forse l’aveva invitata a quel ballo per farle vedere quale uomo insensibile e senza cuore fosse in realtà. Le lacrime iniziarono a scorrerle, lente, sulle guancie, mentre fissava la scena.
“Non è un bello spettacolo, vero.. principessa?” chiese una voce, velenosa, alle sue spalle.
Emma non aveva nemmeno la forza per voltarsi e guardare chi fosse, impietrita com’era dal dolore. “Tu chi sei?” domandò, tentando di mantenere una voce ferma.
“Dipende se vuoi chiamarmi con il mio nome... o con il mio appellativo”.
La ragazza sospirò, sorridendo tristemente. “La Evil Queen”. Ma certo. Chi mai sarebbe comparso nel vedere i suoi sogni infrangersi? “Sei venuta a gioire della mia tristezza?”.
“Non crederai che sia così crudele? Sono venuta a vedere il sogno di una figlia coronarsi”. Regina si voltò, allontanandosi. La principessa si voltò, fissandola disperata. “F-figlia?”.
“Oh si, mia cara fanciulla. La vedi la ragazza che il tuo capitano sta baciando con tale passione?”. Emma si voltò tornando a fissare Killian e l’altra. “Ecco, lei è mia figlia. Milah. Non credono che i tuoi genitori te ne abbiano parlato. E, a proposito dei tuoi genitori.. credo che stiano per parlare”.
La ragazza spostò lo sguardo alla scalinata. Il re e la regina sorridevano agli ospiti, mentre richiedevano qualche minuto di silenzio.
“Signori e signore. Popolo della Enchanted Forest. Vi ringrazio di essere venuti così numerosi a questa festa, per festeggiare due meravigliosi avvenimenti. Il primo è il risanamento e la continuità della nostra vita, dopo l’ultimo feroce attacco della Evil Queen. Da quanto mi ricordo, mai è stata così aggressiva, nel cercare la sua vendetta. Ma, ringraziando il cielo e la nostra buona stella, siamo, ancora una volta salvi. E molto del merito va anche a voi”. Re James alzò il calice, indirizzandolo alla folla, la quale imitò il suo gesto. Dopo che tutti ebbero bevuto un sorso, il sovrano continuò. “Ora, è il momento, di rivelare la nuova novella. Da tempo ormai, sapete che mia figlia maggiore ed erede al trono, Emma, è gravemente malata. La sua situazione rende infelici tutti, qui, nel castello. E ciò ha portato ad una decisione, da parte mia e di mia moglie. Non sapendo se nostra figlia maggiore sopravvivrà a questo terribile male, siamo corsi ai ‘ripari’, per così dire”. James strinse a se la moglie, che guardava in basso, con un mezzo sorriso. “Miei cari amici e sudditi. È con immenso piacere che vi annunciamo l’attesa di un nuovo figlio”.
Il popolo gioì alla lieta notizia, mentre Emma non credeva alle sue orecchie. Aveva compreso cosa intendeva suo padre, veramente: non so se qualcuno salverà dall’incantesimo mia figlia. Quindi abbiamo deciso di dare vita al suo sostituto.
Nel profondo era felice di diventare sorella, sebbene non avrebbe mai visto il nascituro: non gli avrebbe mai raccontato le sue esperienze, non lo avrebbe mai salvato dalle punizioni dei genitori, non gli avrebbe insegnato ciò che sapeva lei del mondo. Tutti quei non erano inclusi nel dolore del menefreghismo che i suoi genitori provavano nei suoi confronti.
“Io... Io me ne vado” disse tra le lacrime, facendo per voltarsi. Tuttavia non ce la fece. Era come se fosse bloccata.
“Non così in fretta, mia cara principessa” disse Regina, dopo averla bloccata. “Non vogliamo divertirci un po’?”. Passò le mani davanti a se, scomparendo in una nube di fumo viola.
 
Killian non aveva sentito il discorso dei reali, occupato com’era a baciarsi con la sua Swan. Era come toccare il paradiso con un dito. Andava ben oltre ciò che aveva provato per Jack. Il fatto che lei lo amasse, anche se non lo aveva ammesso, lo faceva stare bene. Ora, doveva solo trovare il modo per annullare quell’incantesimo.
Si staccò un minimo per fissare gli occhi della ragazza. Quando i due sguardi si incrociarono, le sorrise, pensando a quanto fosse fortunato. A quando, sette settimane prima, aveva detto a Smee che non aveva intenzione di trovare moglie, mentre in quell’esatto momento, non desiderava altro che passare il resto dei suoi giorni con la sua Swan.
Improvvisamente la stanza iniziò ad oscurarsi, fino ad essere illuminata solo da poche piccole fiaccole e dal chiarore della luna.
“Killian, cosa succede?” domandò, spaventata a ragazza, stringendosi a lui.
“Non lo so, Swan. Ma ti giuro che non ti accadrà nulla”.
Al centro della sala, un denso fumo viola iniziò a comparire, mentre in sottofondo, una risata malefica riecheggiava. La gente iniziò a stringersi e avvicinarsi sempre di più alle mura, cosìcche, senza accorgersene, i due si ritrovarono in prima fila. Era uno spettacolo agghiacciante: vedere quel fumo che si alzava lentamente, con una risata malvagia che partiva dal suo interno. Il re e la regina si scambiarono un’occhiata, comprendendo chi stava per arrivare. Dopo qualche istante, il fumo iniziò a diradarsi, facendo fare a Regina la sua comparsa.
 
“Bene bene bene... Ma cosa abbiamo qui? Una festicciola felice?” iniziò, continuando a ridere.
“Cosa vuoi, Regina?” urlò Snow, staccandosi dal marito. “Vuoi infliggerci altre pene? Non ti è bastato quello che hai fatto a mia figlia durante la battaglia?”. La regina non era riuscita a non rinfacciarlo alla donna, dimenticandosi che i sudditi conoscevano una versione differente della sorte della principessa.
“Oh, mia cara Snowhite. Questa sera non sono venuta per infliggervi altre pene. Perché voi stessi avete fatto del male alla principessa”. La Evil Queen iniziò a girare intorno al cerchio che aveva a sua disposizione, guardando ogni suddito in volto. Si soffermò molto su quello di Killian, facendo un sorriso sghembo. “Ci sarebbero tante cose da rimproverare a ciascuno. Ma da chi inizio? Magari proprio da sua madre?”. Regina si voltò, puntando il dito contro Snow. La regina non si mosse di un millimetro, attendendo che la strega continuasse. “Come mai hai improvvisamente smesso di cercare tua figlia? Spiegamelo, ti prego. Come mai, alla fine, hai deciso di abbandonare quella speranza che ti contraddistingueva?”.
“Io avrei continuato a cercarla fino alla morte! Ma...”
“Ma cosa, Snowhite? Ti sei fatta mettere i piedi in testa dal maritino? Avevi più fegato quando eri una fuggiasca e una ladra”.
Snow tentennò, davanti alle parole che la donna le aveva rivolto. Perché aveva ragione: quando scappava, quando era una ladra, ricercata in tutti i regni possibili, non si arrendeva mai. Ora, invece, si era fatta dire da James cosa era meglio o non era bene fare. Ma lui era così convincente, dicendole che lo faceva per il suo bene. Non si accorse nemmeno di aver perso l’equilibrio e di essere seduta su uno scalino.
“Non parlare a mia moglie in questo modo!” urlò James, sfilando la spada.
L’arma fu disintegrata da Regina, con un semplice schiocco delle dita.  “Stai tranquillo, Charming. Adesso vengo a te. Cosa hai fatto non appena tua figlia ha subito la mia vendetta?  Cosa?”.
L’uomo deglutì. Sapeva dove la Evil Queen volesse andare a parare. “Io...”.
“L’hai rinnegata. Hai detto che quella non era Emma. Quella non era tua figlia! Hai bloccato tua moglie, quando voleva andare da lei, dicendole quelle parole. Dicevi tanto che la famiglia era tutto per te. Dicevi che non era una questione di potere. Guardati ora: sei schiavo del potere che hai acquisito! Fai ribrezzo perfino a me”.
Quelle parole colpirono nel profondo il re, che fissò il vuoto. Era diventato ciò che non voleva essere. Quando aveva preso il posto del gemello, aveva giurato a se stesso che mai e poi mai avrebbe fatto i suoi sbagli, diventando un uomo privo di sentimenti, che poneva il potere davanti a tutto. Come poteva essere stato tanto meschino? Come aveva potuto non aiutare sua moglie nella ricerca di sua figlia? La bambina a cui aveva insegnato a camminare, a danzare, a cavalcare... Le aveva insegnato tutto, per poi rinnegarla non appena era mutata, sotto l’incantesimo di Regina.
La donna rise, sprezzante. “Però, sapete.. Non dovete avercela solo con me. Anche con un’altra persona. Sapete, vostra figlia aveva trovato il candidato perfetto. Ma, il poveretto si è lasciato ingannare. E lei ha visto tutto”.
“Chi è questa persona?” chiese, con un filo di voce Snowhite, tentando di mantenere il controllo delle lacrime.
Regina sorrise. Puntò, velocemente il dito contro una persona, in prima fila, tra la folla. Quello sbiancò, quando vide il dito guantato in nero indicarlo. “Parlo del Capitano Killian Jones!”.
 
Il capitano non capiva. Cosa c’entrava lui con questa fantomatica principessa di cui aveva sentito parlare poco e niente? “Io? Io non ho fatto nulla a questa Emma! Non ho mai conosciuto principesse in questo regno!” esclamò, facendo un passo in avanti.
“Ah. Giusto. Voi avete conosciuto la principessa in un altro modo. Com’è che l’avete chiamata? Sibille? Sonny? Ah, giusto... Swan!” disse la Evil Queen, sorridendo.
Il giovane non continuava a capire. Guardò la ragazza al suo braccio, confuso. “S-sei una principessa?”.
La gente che lo udì iniziò ad urlargli contro. “È un pazzo!” dicevano. “Quella non è la principessa Emma!”
“Oh, giusto. Quasi dimenticavo”. Regina gesticolò, con non curanza, facendo mutare il volto della ragazza. “Forse adesso comprenderai un po’ di cose, capitano”.
Killian fissò, incredulo e spaventato, la ragazza di fianco a lui. “Milah? Cosa... Perché?”.
“Perché, Killian? Perché ti amo!” sussurrò la ragazza, tentando di baciarlo.
Lui si scansò velocemente, affiancato subito da Jim. “No... No! Io.. Non posso averlo fatto!” sussurrò.
“Si cha l’hai fatto, Jones! Tutta la sala ti ha visto. Anche il tuo amore”. Regina puntò il dito verso uno dei balconi interni, situati in alto. La gente seguì il dito della donna, il quale, indicava proprio la principessa. “Vedi? Anzi, lo vedete? Vedete la tristezza e la delusione nei suoi occhi? Vedete cosa tre persone, della quale si fidava cecamente, le possono fare? Oh, aspettate. Non c’è divertimento nel vederla immobile!”. Mosse il braccio, facendo si che Emma potesse tornare in movimento.
“EMMA!” urlò sua madre, rialzandosi subito e cercando di raggiungerla. James la seguì a ruota. Ma la Evil Queen bloccò loro.
“Oh, volevate andare da lei? Credo che dovrete rimandare”. La donna si voltò verso il capitano, che ancora fissava, con occhi sgranati, la principessa.
“Swan” sussurrò, tentando ancora di metabolizzare ciò che aveva scoperto. Emma fissò Killian, per poi scappare attraverso la finestra. “No, Swan. Aspetta!” urlò, cercando di fermarla. Fece uno scatto per raggiungerla, ma fu preso al polso da qualcuno. Si voltò, guardando in cagnesco Milah, che non mollava la presa. “Lasciami!”.
“No! Non lo farò!”. La ragazza strinse la presa attorno al polso del giovane. “Tu non te ne andrai da quella! Tu hai giurato eterno amore a me!”.
In quel momento, rabbia di Killian prese il sopravvento. Spinse la ragazza contro il muro, afferrandola per la gola con la mano sinistra. “Stammi bene a sentire, sgualdrina che non sei altro. Io avrò anche giurato eterno amore a te. Ma l’ho fatto solo perché mi hai ingannato! Come potevo pensare che fossi tu, se ti sei fatta incantare la faccia in modo che ti vedessi come il mio vero amore? Spiegamelo!”.  Milah aveva iniziato a boccheggiare, implorando con gli occhi di lasciarla andare. Ma più vedeva quegli occhi, lui stringeva la stretta. Solo alla fine, quando il volto della ragazza aveva iniziato ad assumere una sfumatura bluastra, aveva mollato la presa. “Non mi cercare più, Milah. Altrimenti non lascerò la presa”.
Poi, seguito da Jim, uscì dal castello, mentre Regina rideva sguaiatamente, pregustando il compimento della sua vendetta.
 
 
ANGOLO AUTRICE: Penultimo capitolo fatto!
Non ci credo che, alla fine, sia riuscita a mettere in piedi questa idiozia (almeno, per me resterà sempre la pazza storia delle vacanze di Pasqua!) tanto da arrivare al III° Atto.
Allora, un po’ di precisazioni:  come potete notare, rispetto alla trama originale del balletto- e come avevo preannunciato- Killian e Emma non si innamorano immediatamente, ma nel corso di sette settimane (lo so che è poco, ma è molto più credibile di un giorno, non trovate?). Milah ha assunto il ruolo di Odile ed è divenuta, per me, la figlia di Regina. Vabbè, Jim lo metto ovunque perché l’ho sempre adorato! Inoltre, avrete notato che il capitolo è molto più lungo rispetto agli altri, ma ve lo avevo preannunciato. Ho voluto concluderlo così come si conclude l’atto.
Concludo sperando che il capitolo vi piaccia e che abbiate il tempo di lasciare una recensione.
Alla prossima con l’ultimo atto.
Baci, Cissy
  
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