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Autore: TimeStrangerRey    01/05/2015    2 recensioni
E se gli inazumiani incontrassero i personaggi di Code Lyoko e di Dragon Ball? E se conoscessero un signore del tempo?
Celeste (la mia OC) è la chiave che collega tutti loro.
Un incubo scoinvolgerà la loro vita, portando caos e disperazione. La Terra sarà invasa dai nemici di questi personaggi, riportando alla luce gli scheletri nell'armadio di ognuno di loro. Come finirà? Bho... Lo scoprirete leggendo!
Spero che l'introduzione vi abbia incuriosito ;)
***
Tratto dal sesto capitolo:
La miele impallidì. Il cuore aveva iniziato ad accelerare i suoi battiti, era terrorizzata e non sapeva il perché.
'Celeste, tutto bene?' chiese Suzuno, entrando in cucina.
La miele fece a tempo di ricomporsi e di rispondergli 'Si si. Tranquillo'
"No. Per niente!" si corresse la ragazza tra sè e sè.

***
Ci si vede dentro!
Genere: Avventura, Fantasy, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai | Personaggi: Bryce Whitingale/Suzuno Fuusuke, Claude Beacons/Nagumo Haruya, Nuovo personaggio
Note: Cross-over | Avvertimenti: Tematiche delicate, Triangolo, Violenza
Capitoli:
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Un ricatto amaro e un incontro dolce.


Al termine del breve viaggio spazio-temporale, la cabina si materializzò nel giardino di un enorme edificio.
«Dottore perché all'ultimo minuto hai cambiato destinazione?» chiese Celeste, perplessa dall'azione del suo pazzo Signore del tempo.
Il Dottore non disse niente per un paio di minuti.
«Esci!»
La ragazza rimase come trafitta da quel comando. No, non aveva l'aria arrabbiata, ma... divertita? Quel sorriso stampato sul volto dell'uomo non prometteva niente di buono.
"Ho il bruttissimo presentimento che quando aprirò la porta del TARDIS... Orribile!". Aprì la porta della cabina blu e ciò che aveva davanti era tutt'altro che uno spettacolo mozzafiato.
«Una... scuola?» balbettò la miele indicando quell'enorme edificio colorato. L'uomo le si avvicinò e appoggiò una mano sulla sua spalla.
«Celeste è vero che hai diciotto anni, ma tu devi ancora finire gli studi!» disse il Dottore assumendo il ruolo di genitore 'affidabile'.
«Dottore... Io...» Questa volta era stata fregata. "Ma perché? Io sono allergica alla scuola!".
La ragazza deglutì. Ciò che aveva davanti doveva essere o un brutto sogno o uno scherzo di cattivo gusto. Cercò di trovare una scusa e pochi minuti dopo le si accese una lampadina.
«Senti Dottore: io soffro di scuolite!» Il Dottore la guardò accigliato.
«Non ne ho mai sentito parlare! Celeste non trovare scuse!» fece l'uomo cercando di restare calmo.
«Guarda che la scuolite è altamente contagiosa, sai! È un'allergia che, in seguito, diventa un'infezione dovuta alla vista della scuola e alla sua assidua frequenza!» spiegò la ragazza convinta delle sue parole. Per poco il Dottore non cadde, ma si mise una mano sul viso e disse: «Ci devi andare, punto!»
«Da quando sei il mio genitore?» chiese la ragazza una volta arresa dalla fermezza dell'uomo.
Intanto si stava avvicinando un uomo dall'età molto avanzata. Infatti, a reggere questa teoria era la folta barba bianca dell'uomo, capelli dello stesso colore raccolti in un piccolo codino e dei folti baffi sempre dello stesso colore. L'uomo aveva una cicatrice sull'occhio sinistro (anche se portava degli occhialetti tondi e scuri, non era un problema scorgerla) e in testa portava una bandana viola come la giacca che indossava in quel momento. Si chiamava Seymour Hillman e li accolse calorosamente. Del resto, Celeste era in buoni rapporti con quell'uomo: moderato, pacato, non si scomponeva mai e sapeva sempre cosa fare. Aveva un forte senso della giustizia e un grande rispetto per il calcio, infatti in passato era stato il portiere della leggendaria Inazuma Eleven.
«Signor Smith! Piacere di conoscerla!» fece l'uomo, mentre stringeva la mano del Dottore.
«Da ora!» rispose a Celeste il Dottore. «Piacere mio!» aggiunse sorridendo.
La ragazza sbiancò. Non ci voleva andare, a qualsiasi costo avrebbe convinto il suo signore del tempo a non rinchiuderla in una scuola, sarebbe arrivata a fare i capricci come una bambina viziata che voleva a qualunque costo le caramelle pur di non andarci. Nessuno, neanche lui, l'avrebbe convinta a rimettere piede a scuola!
«Oh» sospiró l'uomo «Da quanto che non ci si vede Celeste!»
La ragazza non disse nulla. Non che quell'uomo gli stesse antipatico, anzi, ma era il preside della scuola, il signor Raimon, che non gli andava a genio.
«Cos'hai fatto durante questi otto mesi?» chiese l'uomo con un sorriso dolce stampato su quel viso segnato dall'età, ma con nessun segno di volerla sfottere. Come glielo diceva che non aveva fatto un bel niente in tutto quel tempo? Cioè, oltre a correre e a combattere contro ogni tipo di alieno, lei non si era mai sognata di sfiorare i libri!
«Stia tranquillo, la mia media del dieci non è stata intaccata!» fece la ragazza sorridendo fieramente e stringendo un pugno, portandoselo, poi, al petto. "Almeno lo spero...", pensò poi la miele.
«Oggi è il tuo primo giorno di scuola, dai vieni! Sono sicuro che tutti saranno felice di rivederti!» esclamò l'uomo emozionato come se fosse lui ad essere nei panni della ragazza. A quella frase, il mondo cadde sulle spalle della ragazza. Il rapporto che c'era tra lei e quella 'cosa' chiamata scuola, era lo stesso della sua voglia di entrare in quella sottospecie di prigione segreta agli occhi altrui.

«No! Non voglio!» sbuffò la ragazza sbattendo il piede a terra.
Il signor Hillman rimase basito e il Dottore cercò di contare fino a dieci, ma siccome non ci riusciva, cercò di ricordarsi il motivo per cui si era innamorato di lei. "Ah si, ecco perché! Perché è pazza!", si disse tra sé e sé il Signore del tempo. (NdA: Dottore una più normale? Dottore: l'autrice di questa "cosa" sei tu! *la esamina con il cacciavite per vedere quale sia il suo problema*)

«Signor Hillman, ci può concedere un paio di minuti? Celeste è solo emozionata!» disse il Dottore cercando di sembrare convincente agli occhi dell'uomo.
«Certamente! Vi aspetto all'entrata dell'istituto»
Non appena l'uomo fu abbastanza lontano, il Dottore gettò a terra la sua maschera. L'amava, sì, ma proprio per questo doveva reinserirla a scuola: ne andava di mezzo il suo futuro! Inoltre era un modo come un altro per proteggerla: il mondo là fuori era pericoloso ed era meglio che la sua Celeste non lo frequentasse molto. Almeno, non per il momento.

«Celeste, se non frequenterai la scuola non ti porterò più via con me! Capito?»
"Cosa? Mi-ha.. ricattato?". Non poteva essere vero. Celeste non riusciva a metabolizzare quel periodo così assurdo. "Se non frequenterò la scuola, cosa?". La ragazza spalancò gli occhi: si trattava di un ricatto amaro; un ricatto che pensò di accettare: non viaggiare con il Dottore era una cosa impensabile! Celeste, dopo aver vacillato sul da farsi, si arrese e accettò, di malgrado, di riprendere gli studi. A patto concluso, i due viaggiatori si diressero all'entrata del liceo Raimon High, dove li attendeva il signor Hillman.
«In che aula sono Seymour?» chiese con nonchalance la miele.
«Celeste!» canzonò il Dottore.
«Oh, stia tranquillo signor Smith! Sua figlia è davvero un tipo simpatico!» lo rincuorò il signor Hillman, divertito per l'imbarazzo dell'uomo. «Celeste, la 3°A (NdA: ho mantenuto l'apparato dell'istruzione giapponese, perciò nel terzo anno di liceo i nostri protagonisti hanno 18 anni [u.u]) si trova in fondo al corridoio del secondo piano» finì poi l'uomo.

La ragazza afferrò la borsa con i libri, tirata fuori dal nulla, dalle mani del suo 'genitore affidabile' e si diresse in classe. Mentre saliva le scale per dirigersi nel luogo indicatole da Seymour, la campanella suonò a gran voce procurando, così, l'aumento della tensione nella miele. Una volta arrivata, aprì la porta dell'aula con la conseguenza di avere tutti gli occhi puntati a sé.
"Questa volta, caro il mio Dottore, te la farò pagare molto cara!".
«Celeste!»
Ad attirare la sua attenzione fu un ragazzo dalla cresta bionda e dagli occhi, stranamente, scuri. Si chiamava Odd Della Robbia e si trattava del suo migliore amico fin dai tempi dell'asilo. Estroverso, sognatore, fantasioso, burlone, casinista, comprensivo ed energico. Come potevano non diventare migliori amici?
«Odd!»
Almeno era in classe con il suo migliore amico, perciò placò la sua sete di vendetta. Gli sorrise e mimò un saluto.

«Oh, vedo che siete capitati nella stessa classe!» Questa volta a parlare fu...
«Non è possibile!» gridò la ragazza amareggiata da chi pronunciò quelle parole «Signor Raimon, lei che ci fa qui?» finì con tono stizzito e, nel contempo, stupito.
«Io sarò il tuo insegnante di italiano.» fece l'uomo tranquillo, ma col chiaro segno di provocarla. A quella risposta, Celeste divenne bianca come un cencio.
"Oh cazzo!", si maledì.
«Signorina Smith, quest'anno veda di non fare alcuna rissa! Capito?» dichiarò l'uomo con tono arrogante. Sarebbe stato un anno davvero memorabile.

«Proverò.. Non le assicuro niente!» rispose la ragazza facendo le spallucce «Dove mi devo sedere?» chiese in seguito con un sospiro seccato.
«Affianco a Suzuno.»
«E chi sarebbe costui?» chiese la ragazza alzando un sopracciglio in chiaro segno di essere seccata.
In fondo all'aula, un ragazzo dai capelli cerulei e occhi di ghiaccio si alzò e fissò la ragazza dritto nelle sue iridi.
«Sono io.» disse con tono freddo per poi risedersi.
"Bel peperino il ragazzo!". La ragazza sospirò e si diresse nel suo nuovo banco. Appena ne fu davanti gettò la borsa bruscamente e si sedette, incrociando sia le braccia che le gambe e guardò avanti a sé. Si sentii osservata da tutti i fronti e poco dopo scoprì di essere circondata da soli maschi. Lei era vicino a Suzuno, il quale era seduto vicino alla finestra, due ragazzi erano davanti a lei e un altro era alla sua destra.

«Ora Celeste vedi di presentarti!» 'chiese' il signor Raimon. La ragazza, obbligata dal ricatto fatto dal Dottore, cercò di mantenere la calma, quindi, indugiando un po', si alzò e provò a presentarsi alla classe.
«Si può sapere cosa dovrei dire?» fece la ragazza arrossendo un po' per l'imbarazzo, ma tenendo il suo tono acido.
«Come ti chiami, dove abiti, i tuoi hobby... Su forza non dovrebbe essere così difficile; difficile è uscire integri in una rissa: uno contro tutti.» si spiegò l'uomo ironizzando sull' ultima parte e mostrando un sorriso alquanto falso. La ragazza fremeva per assestargli un pugno in faccia. Respirò e poi iniziò la sua presentazione .
«Mi chiamo Celeste Smith e vivo a casa di mio... Padre», "Spero che se la bevano il fatto che il Dottore sia mio padre", si disse la ragazza.
«I miei hobby? Dopo il calcio, leggere e ascoltare musica, di sicuro è fare a botte» fece la miele assumendo un tono altezzoso. «E ora che mi sono presentata si dimentichi della mia presenza.» disse Celeste rivolgendo all'insegnante uno sguardo glaciale.
La ragazza si risedette e sentì che il ragazzo davanti a lei sussurrò al suo compagno di banco un 'caspita che caratterino. É una grande, nessuno ha mai sfidato il preside apertamente!'
Celeste si sentì sollevata. Forse avrebbe potuto avere un amico in più. Il ragazzo in questione aveva capelli di un bel rosso acceso con un groviglio di ciuffi nei paraggi della frangia che formava un tulipano.

"Chissà se lo posso annaffiare quel tulipano?", disse fra sé e sé Celeste guardando insistentemente quei ciuffi. Poi, senza farsi beccare, Celeste studiò il suo compagno di banco: oltre all'insolito colore dei capelli, che non era male, e agli occhi glaciali, aveva la pelle nivea e portava un buon profumo.
"Secondo me, passa ore ed ore solo a prepararsi", rifletté la miele. Tornò a guardare davanti a sé e percepì due occhi che la stavano fissando insistentemente.
«Ehi, Celeste!»
Si voltò alla ricerca della voce che la chiamò e s'illuminò non appena vide a chi apparteneva: Ulrich Stern.
«Non ci credo! Ulrich ci sei anche tu!?» bisbigliò la ragazza al ragazzo seduto nella penultima fila alla sua sinistra. Ulrich era un ragazzo dai capelli color cioccolato disposti tutti da un lato, dello stesso colore erano gli occhi e la pelle era poco abbronzata. Aveva, inoltre, un grande successo con la figlia del preside del collegio Kadic, Sissi.
«Chi pensavi che fosse?» chiese come se fosse realmente ferito.
«Ehi, tu! Almeno fingi che la lezione ti interessi! C'è qualcuno che vorrebbe ascoltare.» Fredde e taglienti furono le parole uscite dalle labbra di Suzuno Fuusuke.
«Ehi, polaretto! Se continui ad essere così freddo, rischierai l'ipotermia!»
Celeste guardò stizza il suo nuovo compagno di banco. "Non posso stare muta per due ore di fila!".
La ragazza si guardò attorno: stare attenta alla lezione era una cosa impensabile, soprattutto perché colui che parlava era l'insegnante che meno le andava a genio. Sentì il suo stomaco brontolare e cercò di chiamare Odd senza farsi sgammare dal signor Raimon. "Diamine!".
Poco dopo, nella mente della ragazza s'accese una lampadina. Tirò fuori dall'astuccio la sua biro verde, la smontò e fece una pallina di carta strappandone un pezzo da un angolo del suo quaderno per poi infilarla dentro alla biro. Prese accuratamente la mira sotto gli occhi interrogativi del suo compagno di banco e soffiò, centrando il collo del suo migliore amico.
«Ahi!»
Il biondo si massaggiò il punto colpito e si girò per vedere il colpevole di quell'attentato. Era stata Celeste. Odd la guardò dubbioso e inarcò un sopracciglio in chiaro segno di voler una risposta.
«Ho fame!» fece Celeste. Odd non seppe se doverla insultare o scoppiare a ridere, in ogni caso decise di soddisfare il suo capriccio: se non l'avesse fatto, sarebbe scoppiato il finimondo.
«Scusi professore posso andare in bagno?»
Non appena gli fu dato il permesso, sgattaiolò fuori per dirigersi a prendere qualche stuzzichino alle macchinette, ma mentre stava tornando in classe, suonò la campanella della pausa pranzo.
"Mi ha fatto comprare questi dolcetti per niente!" Il ragazzo cadde in depressione.
In un battibaleno i corridoi brulicarono di studenti e Celeste rimase seduta al suo posto.
«Celeste non vieni?»
«Ulrich... e Odd? Scusa, ma non lo aspettiamo?»
I due si scambiarono un'occhiata e poi nel loro volto si fece strada un sorriso come quello di chi sta per combinare una marachella. I due scoppiarono in una risata genuina.

«Senti: Jeremy, Aelita e Yumi?» fece la ragazza mentre si asciugava le lacrime al bordo degli occhi.
«Ops... Ci dispiace Odd, ma Celeste è stata trascinata a forza da Yumi.» rispose Ulrich nel suo ghigno che smontava la sua aria da duro. I due non fecero a tempo di uscire dall'aula che la miele finì a terra dall'abbraccio di una ragazza dai capelli neri che le arrivavano alle spalle.
«Celeste! Finalmente!»
«Y-Yumi.. mi stai schiacciando!» cercò di far presente la miele. La ragazza arrossì, si ricompose e attese che l'amica facesse altrettanto.
Yumi Ishiyama, ragazza generosa, leale e brillante, nonché brava nelle arti marziali, eccellente nelle materie letterarie ed educata con valori tradizionali giapponesi. Sportiva ed abbastanza altera e spesso sarcastica; aveva un fratello minore, Hiroki, e vestiva sempre di scuro. I suoi due difetti, secondo la miele, erano la testardaggine e l'intransigenza. Comunque Celeste l'avrebbe adorata chiunque fosse stata.

«Ehila Celeste!»
A parlare, questa volta, fu Jeremy Belpois, un ragazzo timido, ma il più dotato di tutta la scuola. Odd e Celeste, per questa ragione, l'avevano soprannominato 'Einstein'. La ragazza al suo fianco e che gli teneva la mano era Aelita Schaffer, capelli a caschetto rosa e maga al mixer, la sua fidanzata.
«Oggi fate quattro anni che state insieme, eh?» scherzò Celeste.
I due arrossirono come non mai, forse ad essere timido non era solo Jeremy.
«Insomma! Sono otto mesi che non ti vediamo e tu ci chiedi questo?» Ora Aelita era diventata tutta paonazza.
«Su non ti scaldare! Lo sai che sono felice di rivedervi, soprattutto dopo...» ma s'interruppe sapendo che in classe c'era un 'polaretto' vigile.
Si guardarono tutti e cinque per un po', finché non fece il suo ritorno Odd, con mezzo supermercato tra le mani.
«Celeste e Odd...» fece Ulrich con un espressione a dir poco esterrefatta «Avete per caso preso l'appetito dei Sayan?»
Ma ormai, i due stavano già mangiando seduti nel posto di Odd e smisero di sentire le voci di tutti nel momento in cui lo stomaco veniva riempito.
"É mai possibile?". Ulrich ci mise una pietra sopra, invece gli altri tre membri di questo gruppo si erano già abituati a vedere i due biondi che, mangiando, erano in sincronia nei movimenti.
«Ragazzi che ci fate qui?» chiese il signor Hillman quando entrò in classe «Come mai non siete andati a casa?»
«Scusi come?» fece Celeste una volta ingoiato il boccone.
«Oggi finivate a mezzogiorno.» confermò l'uomo.
I ragazzi all'interno della classe rimasero inizialmente perplessi, poi, con una velocità pari a quella della luce, felici tornarono a casa. Celeste salutò i suoi amici al cancello dell'istituto, poiché abitava da tutt'altra parte, e si diresse a casa. La scena che gli si presentò davanti per poco non la pietrificò.
«Tu che ci fai qui polaretto?» chiese sorpresa.
«Mpf! Io qui ci abito» rispose Suzuno con il suo solito tono glaciale. «E non chiamarmi polaretto!» Con questo, scomparve una volta varcata la soglia di casa sua. La ragazza, ancora scioccata aprì la porta di casa sua, vi entrò e subito si gettò sul divano.
Aveva sul serio il Polo Nord come vicino di casa? No, non poteva sopportare l'idea di doverlo vedere tutte le mattine, tutti pomeriggi e tutte quelle volte in cui uno dei due avrebbe voluto uscire.
«Dottore!» gridò per farsi sentire dal suo amico dello spazio.
Domani no che non sarebbe andata a scuola! La vita normale per lei era viaggiare con il Dottore, invece la sua nuova vita nel mondo della scuola era un vero e proprio supplizio! Ma ecco che per non andare a scuola, la sua mente progettò un piccolo sotterfugio...



***angolodellautricepazzoide***

Buona sera a tutti e a tutte ;)
Se questa è l'ora di pubblicare? Mi scuso tantissimo!! Ma Alis lo voleva e io gliel'ho promesso! Innanzitutto, ringrazio Phoenix per aver messo la mia storia tra quelle da seguire ^^ grazie mille
Inoltre ringrazio sia lei che Alis per aver recensito <3 Questo capitolo è per voi ;) E ringrazio sempre tutti coloro che perdono un po' del loro tempo a leggere questa storia! Grazie :D

Beh che dire... spero vi piaccia perché ci ho messo più di una settimana a scriverlo (x.x) Ahah. Il prossimo sarà sotto il POV di Suzuno, chissà perché...? La questione della cerbottana... io e i miei migliori amici, per aiutarci nelle verifiche, la usavamo proprio per attirare l'attenzione su di sé. Se ancora ripenso a tutte quelle palline sul collo...
Ora vi saluto, buona lettura e buona notte xD

#Hakuna Matata
Baci, Bebe <3

  
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