Cos’è “Team Galaxy”?
Mi
sento quasi obbligata a spendere due parole, perché il fandom non esiste (me ne
domando il motivo, oppure sono io che non lo trovo… Se avete informazioni
ditemi qual è il posto di questa fic nel mondo xD) e nel caso alcuni di voi non
conoscano questo cartone, sarebbe giusto introdurre qualcosa.
E’
una serie animata francese (per intenderci, dello stesso tipo di Martin Mystère
e Totally Spies) andata in onda su Rai 2 nel lontano 2007 e poi riproposta
abbastanza recentemente su Rai Gulp.
Team
Galaxy ha come protagonisti principali tre ragazzi, Josh (16 anni, il figlio ribelle del direttore dell’istituto, che
preferisce di gran lunga la pratica delle missioni alla teoria degli esami, che
spesso non supera), Yoko (15
anni, bella e solare ragazza che
vorrebbe fare carriera nel mondo delle star, si diletta spesso in recite e
canti, qualche volta infastidendo i compagni) e Brett (a soli 10 anni, è un brillante genio che non sopporta essere
chiamato “piccoletto” o essere discriminato per la sua statura), alle prese con
la loro vita da liceali e nel contempo con le missioni e le lezioni per
diventare Space Marshals, una sorta di poliziotti spaziali che puniscono i
crimini alieni.
Lascio
qualche link utile:
http://it.wikipedia.org/wiki/Team_Galaxy
http://teamgalaxy.wikia.com/wiki/Team_Galaxy_Wiki
(più dettagliato, ma in inglese)
Le
serie sono due (anche se ricordo di aver visto soltanto la prima), ma ogni
episodio è un po’ a sé, nel senso che un’avventura inizia e finisce all’interno
dell’episodio stesso, non c’è una gran trama, se vogliamo metterla in questi
termini, quindi, anche per chi non ha seguito la storia ma è interessato alla
fic, basta tenere presente i personaggi ed il contesto. La mia fic infatti non
si basa su avvenimenti accaduti nella serie, non segue un determinato punto
della storia, non ha spoiler (con una serie così cosa ci sarebbe da
spoilerare!?) o simili.
Spero
che le informazioni del link siano abbastanza esaustive, vi lascio alla
lettura!
Capitolo
1
La solita routine
Il defender
era lanciato all’inseguimento dell’astronave aliena, che sfrecciava tra detriti
spaziali e rocce a gran velocità. Ma stava subendo troppi colpi, ormai, e non
avrebbe resistito a lungo all’inseguimento dell’alieno. Inoltre, Josh stava per
esaurire le munizioni. Non mancava molto prima che ne restasse sprovvisto, e, a
quel punto, non sarebbe stato difficile nemmeno danneggiare ulteriormente il
defender e rendere impossibile l’inseguimento.
Ma aveva
ancora un asso nella manica, l’ultima risorsa.
«Vediamo se
continuerai a scappare anche dopo questi».
Stava per
azionare gli ultimi missili per un attacco a raffica quando, come al solito, la
voce di Brett lo interruppe, facendogli quasi prendere un colpo. A comando
lanciato, avrebbe sicuramente perso la mira.
«Josh! Non
puoi usare quelle munizioni!», lo ammonì.
Il suo
sguardo severo quasi riuscì a pietrificarlo, ma poi osservò quella faccia da
bambino infuriato dal riquadro dell’ologramma sul vetro del defender e dovette
trattenere una risata per quanto era buffo.
«Brett, non
ostacolarmi, abbatterò quella navicella!»,
disse, e il suo tono non ammetteva repliche.
«Non puoi,
te lo proibisco, Josh! Mi hai sentito? Ho detto che non puoi! Josh? Josh!»
«Bla bla
bla, tanto non ti sento!», cantilenò il moro, che con i pollici già posizionati
sui comandi di lancio si apprestava a prendere la mira.
«No! Josh,
no!», ma anche il biondino dopo ripetuti richiami si stancò e passò alle minacce.
«Bene, è così che stanno le cose? Allora mi vedrò costretto a buttarti giù dal
letto!».
«Cos…!?
Letto!? Si può sapere che stai dicendo?», gli chiese lui, confuso.
PATAPAM!
Una spinta
piuttosto violenta su un fianco.
Un breve
senso di vuoto.
Un tonfo
sordo.
Infine, un
forte dolore colpì il giovane proprio sopra la nuca e fu costretto ad aprire
gli occhi e a rendersi conto di trovarsi per metà a terra, la schiena inarcata
e le gambe ancora sospese, in parte appoggiate al letto. A terra ci era finito
trascinandosi dietro un groviglio di lenzuola che gli giaceva poco sotto la
schiena e gli attorcigliava le gambe. Era accartocciato e no, il defender non
era così scomodo.
«BRETT! Sei
impazzito per caso!?», gridò Josh, alterato.
«Visto e
considerato che non mi hai dato ascolto, ho dovuto agire di conseguenza!»,
disse l’altro in risposta, facendo spallucce come se fosse tutto molto naturale,
senza nascondere un briciolo di acidità nella voce.
«Uffa, stavo
facendo un bel sogno e tu me l’hai completamente rovinato svegliandomi con
queste tue rozze maniere!», si lamentò, fingendo di reggere ancora i comandi
del suo defender e di sparare le munizioni che Brett gli aveva proibito di
utilizzare. Sarebbe stata sicuramente una bella esplosione.
«Io? Rozzo!?
Rozza è la maniera in cui tu dormi, caro Josh! E ora alzati! Ti sei accorto o
no di che ore sono?»
Sbuffando,
Josh allungò la mano verso il suo comodino e afferrò la sveglia digitale che,
naturalmente, non puntava mai.
Le 7:53… Di
cattivo presagio dal momento che la lezione sarebbe cominciata dopo soli sette
minuti esatti e lui era ancora in mutande!
«Cavolo! Se
arrivo tardi anche stavolta il professore mi ammazza! E quel che è peggio è che
avrò un altro compito di punizione!»
Due valide
motivazioni che bastarono per farlo alzare da terra di scatto. Si cambiò in
fretta e furia, trovando, per puro miracolo, i vestiti in tutto quel disordine,
si sistemò i capelli alla meno peggio e infine uscì di corsa.
Brett
sospirò.
«Non è possibile
che quattro giorni su sei lo si debba svegliare in questo modo…» disse,
battendosi una mano sulla fronte.
Fluffy
accanto a lui annuì, concordando con la sua opinione.
«Quel che è
peggio è che tu devi aspettarci qui dentro in tutto questo disordine!», esclamò
poi, accarezzandogli la testa. Povero Super Cucciolo!», Fluffy emise uno dei
suoi guaiti cibernetici.
«Appena
torno ripulisco tutto! Anzi, lo faccio fare a Josh!», decise, uscendo dalla stanza
e chiudendosi la porta alle spalle.
Brett arrivò
in aula poco prima del professore e andò a sedersi accanto a Josh e a Yoko.
Beh, almeno non si sarebbe dovuto sorbire le lamentele di Josh per un ingiusto
- si fa per dire - compito di punizione.
«Buongiorno
Brett!» esordì Yoko con tono contenuto, salutandolo sorridente con il suo
solito modo raggiante.
«Buongiorno
anche a te, Yoko…», Brett al contrario sembrava piuttosto stanco.
«Ma che
avete voi due stamattina? Siete uno più stanco dell’altro!», osservò.
«Josh è una
piaga!», esclamò Brett.
«Lo è anche
Brett!», ribatté Josh, allungando le braccia sul banco a poggiando il mento nello
spazio tra esse. «Stavo facendo un bellissimo sogno quando questo marmocchio mi
ha buttato già dal letto!», continuò, scrutando il professore, ben attento che
fosse ancora occupato a sistemare le proprie cose sulla cattedra e non
prestasse attenzione al chiacchiericcio generale.
«Marmocchio?
Se non fosse per me staresti ancora dormendo e a svegliarti sarebbero state le
grida del professor Spzoerscliipw!», specificò Brett, offeso, alzando il mento
e incrociando le braccia, voltandosi dalla parte opposta.
Yoko scoppiò
a ridere.
«Su,
ragazzi, non arrabbiatevi!», disse, cercando di sfoderare il miglior sorriso
comprensivo del suo repertorio. «E tu, Josh, potrai sicuramente riprendere il tuo
sogno tranquillamente, visto che quasi certamente non seguirai la lezione»,
concluse, dandogli con leggerezza due colpetti sulla spalla, per poi voltarsi
in direzione del professore.
Un contatto
semplice, un gesto naturale e per nulla equivoco al quale, però, Josh non era
così abituato. Sussultò appena, conscio del fatto che nell’ultimo periodo
qualsiasi contatto con lei fosse capace di scombussolarlo e renderlo
improvvisamente inquieto. Ed in effetti nemmeno la sua vicinanza lo aiutava.
Mentre il
professore si apprestava ad alzarsi per far uso della lavagna posta dietro alla
cattedra, Josh si ritrovò ad essere più vigile di quanto avrebbe volentieri
dato a vedere e, onde evitare di farsi distrarre dal bizzarro colore di capelli
e dal profilo delle labbra lucide di Yoko, si convinse che per una volta
avrebbe prestato attenzione alla lezione.
Una interminabile lezione di almeno due ore
sulle strane forme di vita aliene che si nascondono nei meandri dell’universo.
Una lezione
micidiale, quando si cerca di prendere appunti e non si è ancora del tutto
connessi con il mondo reale, e questo Brett lo aveva appena constatato a sue
spese.
Infatti, finita
la lezione, il genietto restò sui suoi appunti qualche attimo.
«Che aveva
detto? Merzel… No era Zart… Zart-qualcosa…», borbottava pensieroso, senza
riuscire a ricordare come si chiamasse la strana razza aliena di cui il
professore aveva appena accennato nel discorso conclusivo. «Oh, al diavolo!»
Rassegnato e
stizzito, prese tutti i fogli e uscì a grandi falcate dall’aula senza degnare
di un briciolo di attenzione i due compagni, diretto nella sua stanza.
Josh era
rimasto a guardare la scena insieme a Yoko, ancora seduta accanto a lui.
«Stavolta credo
di aver superato me stesso nel fargli perdere la pazienza», affermò il moro,
con espressione appena corrucciata.
«Ma no,
Josh! Vedrai che presto gli passerà, è solo un po’ alterato perché non si
ricorda che si chiamavano Marzeliti di Zaronia 4 e non “Zart-qualcosa”!»
ridacchiò la rossa, stiracchiandosi, senza dar troppo peso all’accaduto.
Uscirono
dall’aula insieme, in silenzio, e si diressero ognuno nella propria stanza.
Josh percorse
il corridoio lentamente, come se fosse soprappensiero, senza vedere realmente i
coetanei che gli passavano accanto. C’era qualcosa che non riusciva a spiegarsi
– o che si spiegava con una semplice conclusione – e di certo non riguardava la
lezione di Spzoerscliipw… Tuttavia, una volta vista davanti a sé la porta così
familiare della sua stanza, scacciò quei pensieri e non vi diede più peso. Varcata
la soglia con decisione, si ritrovò però a chiedersi se non avesse sbagliato
stanza.
«Brett, ma
che è successo qui?», chiese, incredulo, rassicurato all’istante dalla presenza
del biondo.
La stanza
non solo era ordinata ed ogni cosa era al suo posto. Era anche tutto quanto
lindo e pulito, a dir poco scintillante! Nessuno strato di polvere, nessuna
macchia d’olio sul tappeto, nessun vestito in giro, nessun letto sfatto. Uno
scenario più unico che raro, se si trattava della loro stanza – specialmente del
lato di Josh.
«È successo
che il nostro Fluffy ha voluto farci una sorpresa e ha pulito tutto per noi!»
esclamò Brett, con un sorriso raggiante e le mani puntellate sui fianchi.
In risposta
il cucciolo robotico emise uno dei suoi versi cibernetici, tutto impettito e
soddisfatto.
«Fluffy! Sei
stato bravissimo!», esordì il moro con gioia e gratitudine, sollevando di peso
il cucciolo da terra. «E visto che sei stato così gentile, oggi riceverai una
bella lucidata extra!».
Il piccolo
robotino scodinzolò felice e soddisfatto, sentendosi ripagato per il lavoro svolto.
E Brett cominciò a parlargli come si fa con gli animaletti o con i neonati,
dimentico del fatto che la dicitura cucciolo non fosse proprio da prendere alla
lettera. «Bravo il nostro cucciolone! E chi è il nostro bel cucciolone? Ma è il
nostro Fluffy! Sì, bello!».
«Ehm… Brett,
devo preoccuparmi?».
«Uffa… Josh,
a volte sei davvero insopportabile!», sbuffò il biondino.
«Lo so, lo
so… Senti, scusami per stamattina, ma ieri sono rimasto sveglio fino a tardi
per sistemare la moto e… Beh, ti ringrazio per avermi svegliato in tempo!»,
ammise il moro, un po’ in imbarazzo. Non era esattamente da lui scusarsi con le
parole per gli errori commessi, soprattutto se di quel tipo.
«Ma sì Josh,
come posso restare arrabbiato con te?», sospirò Brett, fingendo che di quanto
appena detto gli importasse poco. «Accetto le tue scuse! Sei un pigrone, ma in
quanto tuo compagno di stanza devo farci l’abitudine!», concluse poi, ridendo
divertito.
«Ehi!» Josh
si atteggiò a fare il permaloso e gli lanciò un cuscino, scoppiando poi a
ridere insieme all’amico.
«Beh, ma
tornando a noi, oggi termino di sistemare la moto e poi, caro Fluffy, ti
aspetta una lucidatura extra per ringraziarti del lavoro che hai fatto per noi!»,
ripropose il moro, sorridendo al cucciolo che gli si avvicinò scodinzolando
felice.
«Ma… Josh!
Non vorrai dirmi che…», l’espressione sul viso di Brett era tornata ad essere
quella sconsolata della mattina.
«“Che”… Cosa?», chiese il moro, confuso, incitandolo a continuare.
«Domani
abbiamo il test di chimica spaziale! E se non lo superi non so quante missioni
ti assegneranno, o meglio, se te ne
assegneranno ancora!», sbraitò il biondino, gesticolando animatamente.
«Oh cavolo!»,
il moro si batté una mano sulla fronte, esasperato, vedendo tra l’altro i
propri piani crollare con un rovinoso rumore di vetri infranti. «Me n’ero
completamente scordato! ».
“Il che non
sarebbe una novità”, pensò Brett.
Ma proprio
in quel momento qualcuno bussò alla porta, impedendo al piccolo genio di fare a
Josh la seconda ramanzina della giornata.
«Ragazzi?
Posso entrare?», era l’inconfondibile voce di Yoko.
Josh allora
andò ad aprire accogliendola con un sorriso, ignaro che la ragazza lo aveva
appena salvato da una sonora paternale.
«Ehi! Ma certo,
entra pure».
La giovane
ubbidì e varcò la soglia della stanza, restando poi a bocca aperta.
«Wooow!
Ragazzi, ma… non credevo foste diventati così bravi nelle pulizie domestiche e
soprattutto così ordinati! Siete sul punto di battermi!», affermò stupita.
«In realtà è
tutto merito di Fluffy», intervenne il piccolo genio.
«Chissà
perché ma ci avrei scommesso!», Yoko rise di gusto e anche gli altri sorrisero.
«Comunque…
Come mai sei venuta qui?», le chiese il moro.
«Oh, giusto!
Brett, avrei bisogno degli appunti dell’ultima lezione per controllare una
cosa».
Dopo una
breve ricerca, il giovane le porse il proprio quaderno.
«Grazie
mille! Te lo riporto subito, così puoi metterti a studiare… Anche se non ne hai
bisogno!», scherzò.
«Mi sa che a
noi toccherà un lavoro molto più lungo e impegnativo, Yoko…», confessò Brett.
«Che vuoi
dire?», gli domandò.
Il biondino,
in risposta, si limitò a guardare Josh.
«Io che
c’entro? Oggi devo…» non ebbe il tempo ad indicare Fluffy e a finire la frase
che l’occhiata di Brett divenne d’un tratto minacciosa.
«Oggi io e
te studiamo, è chiaro?» ordinò, e il
suo tono non ammetteva repliche.
«Io però…»,
Josh decise di fare un tentativo, che però finì subito in fumo.
«Coraggio
Josh, cerca di studiare qualcosa… Per favore per favore per favore!», Yoko gli
si fermò di fronte e, con le mani giunte a mo’ di preghiera e gli occhi alla Bambi, lo supplicò. «Non puoi non
passare il test, sono gli esami di fine anno, e noi di certo non vogliamo un
altro leader! Ti pregooo!».
Come poteva
resistere ad una supplica del genere, soprattutto se fatta da lei? Quegli occhi
grandi e ambrati, così profondi, continuavano a supplicarlo. Erano così… non
sapeva spiegarselo, ma si maledisse per la risposta che, quasi senza che se ne
accorgesse, gli sfuggì dalle labbra.
«D’accordo,
ma solo perché insistete tanto», disse. Se fosse stato per lui, si sarebbe
voltato immediatamente per l’imbarazzo, ma Yoko cambiò presto espressione ed un
largo sorriso si fece spazio sulle sue labbra.
«E bravo il
nostro Josh, così ti voglio!», commentò. «Vedrai che ce la farai! Bene ragazzi,
sarà meglio che vada. Più tardi ti riporto il quaderno», concluse poi
rivolgendosi a Brett poco prima di aprire la porta e richiudersela alle spalle.
Josh l’aveva
seguita con lo sguardo, ritrovandosi a fissare infine la porta chiusa con aria
attonita. Deglutì a vuoto, pensando a quanto la sua presenza lo scombussolasse,
quasi quanto la sua assenza. Qualcosa di lei lo aveva rapito, il suo cuore ne
era dolorosamente consapevole, e non aveva vie di scampo. Si domandò
mentalmente se davvero fosse disposto ad accettarlo e a confessarglielo, con il
potenziale rischio di rovinare la loro amicizia.
«Forza Josh,
sarà meglio cominciare», esclamò il biondino, aprendo il libro.
Allora
scacciò il pensiero, obbligandosi a lasciarlo perdere definitivamente almeno
per il tempo necessario allo studio. L’esame doveva avere la priorità assoluta.
In fondo,
Yoko sembrava credere davvero in lui.
Angolo dell’autrice:
Siete
arrivati fino alla fine? I miei complimenti xD
Vidi
Team Galaxy per la prima volta quando frequentavo le medie e ammetto di essermi
lasciata andare alla fantasia, ma quando qualche annetto fa lo rividi in
televisione, mi tornò in mente la storia che avevo pensato anni prima e,
essendo già nel mondo delle fic, mi chiesi “Perché non metterla nero su
bianco?”.
Insomma,
questo capitolo risale al 2011 e io lo pubblico soltanto ora, esatto. Questo perché
avrei voluto terminare completamente la fic prima di pubblicarla, ma alla fine…
Eccola. Inoltre, io non ho visto la seconda serie, quindi non so se termina con
i nostri amici che lasciano l’accademia perché sono già diventati poliziotti
spaziali o non so che altre cose sconvolgenti potrebbero esserci, quindi…
Sappiate che la mia fic si colloca prima di questi a me sconosciuti
avvenimenti.
Che
dire, spero vi sia piaciuto almeno l’inizio, questo capitolo serve solo da
introduzione, ma dal prossimo le cose verranno un po’ sconvolte, soprattutto
per Josh.
Un
enorme grazie a coloro che leggeranno e, se ci saranno ma ne dubito, a coloro
che commenteranno <3
WolfEyes