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Autore: Skys Hero    01/05/2015    1 recensioni
Ogni trentanni nel mondo dei demoni si celebra un evento che permette ai diavoli di interferire direttamente con il mondo degli umani da cui prelevano giovani ragazzi e ragazze tra i 19 e i 25 anni. Un demone abbastanza potente può scegliere uno tra questi ragazzi stipulando un patto con lui ,diventando il suo padrone per addestralo a superare diverse prove e raggiungere la vittoria della gara della “Raccolta” che porterà al demone addestratore fama,gloria e potere.
Questo trentesimo anno toccherà alla giovane Abigail Summer a patire le terribili conseguenze di questi avvenimenti.
Genere: Avventura, Horror, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza
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Rabbia, furore, odio, un fuoco distruttivo... era tutto quello che percepivo. Vi era una creatura che premeva, graffiava e si agitava con violenza nel mio ventre. Spalancai la bocca che mi doleva emettendo un grugnito. Il volto di Samuel scomparve alla mia vista che si fece buia. I suoni, le grida che mi accompagnavano scomparvero, il nulla soffocava le mie percezioni. Il calore e il bruciore invasero la mia trachea, come quando l'acido dello stomaco risale per essere espulso. Annaspavo nel buio alla ricerca di una fonte d'aria quando un lampo di luce rosso mi riportò nell'arena, ma c'era qualcosa di diverso: tutto in torno a me sembrava rallentare. Ogni battito di ciglia, ogni palpito del cuore potevo farli miei. Le rocce e gli zampilli di lava galleggiavano pigramente mentre il mio corpo accelerava. I denti sfregavano tra di loro acuendosi, la testa mi premeva e la schiena dove ero stata continuamente ferita, bruciava. Qualcosa non andava nei miei muscoli che si contraevano e si allungavano improvvisamente in violenti spasmi, mentre le ossa si rigiravano. Non riuscivo a sopportare più tutti quei dolori, ma quello che mi faceva avanzare era Samuel, volevo solo stringere il suo collo tra le mie mani con tutte le mie forze. Poi la svolta, sentii il mio cuore esplodere nel petto, insieme ad un' adrenalina che divampò nella sofferenza del mio corpo. Qualsiasi cosa si celasse in me stava uscendo allo scoperto con un urlo disperato e straziante. La carne si lacerò e tra il calore delle fiamme e del sangue, che mi ricoprivano, tutto il male che provavo smise di tormentarmi. Inclinai il capo osservando che ero riuscita veramente ad afferrare il collo del ragazzo, i miei arti erano distorti ed allungati in artigli che perforavano quella misera copertura di strati cutanei. Altro rosso tinse la tela che stavo osservando. Una lunga corda nera ricamata con delle grandi squame ad incastro, incoronata in cima con un cuore rivoltato, avvolse quel corpo che si dibatteva. La forza e l'energia crebbero affamate di vendetta, avvertivo il tremendo desiderio di travolgere tutto e fu questo a far cambiare direzione al fuoco che mi scorreva dentro. Veloce, senza fatica ed indolore correvo, saltavo sulle rocce velocemente devastando ogni ostacolo e senza percepire alcuno dolore perché anche se niente riusciva a fermarmi sentivo il mio corpo ferirsi sotto i colpi delle trappole del sentiero. Raggiunsi il labirinto di rovi di pietra e afferrandoli ad uno ad uno tranciavo quelli che mi davano fastidio. La mia pelle veniva perforata in certi punti e sentivo il calore del sangue che fuoriusciva. Dietro di me lasciavo solo terra bruciata. Compivo falcate lunghe e rapide come se volassi... Due torri nere d'alabastro sormontavano un pentagono di ossa, li intorno tre giganti dalle armature di smeraldo attendevano immobili i concorrenti. Quello era il traguardo. In un battito di ciglia ero in mezzo a loro e qualcosa alle mie spalle si mosse. La lunga corda scaglio ai loro piedi il corpo di Samuel che rotolò per alcuni metri gemendo. Allargai le labbra e sghignazzai divertita da quella visione pietosa, eppure aveva avuto ciò che desiderava...No? Era arrivato al traguardo vivo, ma a me non bastava. Ero accecata da qualcosa di malvagio. Mi avvicinai tirando quella lunga corda che ricomponendosi univa le scaglie formando una coda da rettile. Quella lama di picche era perfetta per privarlo di qualche arto. Scatta in avanti, ma mi ritrovai una muro di metallo davanti al viso, mi scontrai violentemente con quel macigno e rotolai a terra. Ringhiai e mi misi a quattro zampe osservando i tre cavalieri circondarmi. Chi erano loro per bloccarmi?!!. Ne attaccai uno con la coda tranciandogli le scaglie verdastre del fianco. Mi afferrò da lì cercando di trascinarmi verso di lui, feci presa sul terreno pietroso e fui io a tirarlo in avanti. Con un pugno gli distrussi l'elmo brillante deformandogli il viso e facendo scomparire le luci nelle sue pupille. Intorno a me il baccano dei tifosi sembrò cessare. Mi sentivo forte, potente, non avevo paura, solo il bisogno del loro sangue.Che volevano quei mostri maledetti?!ERA ANCHE COLPA LORO SE MI TROVAVO LI'. Loro e tutti quei demoni,si, volevo vederli morire sotto i miei colpi... Centinaia di loro e...Berith. Lui, quello che mi ha ingannata doveva soffrire più di tutti. La seconda armatura mi caricò al fianco ed entrambi capitolammo della sabbia e nelle ossa. Subii i suoi colpi al petto e al ventre senza però fermare la mia furia che tranciava ogni singolo pezzo che gli ricopriva il collo fino a stringerlo e dilaniarlo. Anche le sue sfere luminose che si intravedevano nelle fessure degli occhi scomparvero e quell'ammasso di ferraglia ricadde su di me bloccandomi sul terreno. Mi agitavo urlando e strepitando quando finalmente sentii qualcosa che mi fece voltare di lato.

« Interessante. Stai devastando tutto, bello» Berith era chino su di me ad osservarmi con aria tranquilla ed un ghigno sulle labbra mentre spiegava le ali cremisi alle sue spalle.

« Ma se non ti fermi rischi di danneggiarti oltre» borbottò « Non va affatto bene, precious» sorrideva. Sorrideva. Sorrideva. Ci fu un enorme boato e io fui su di lui. L'armatura che mi tratteneva ora era ad arrugginire sugli spalti dove un attimo prima delle creature informi si divertivano. Infilzai gli artigli sulle sue spalle, la coda si allungo puntando la lama delle punta sulla sua testa.

Il demone scarlatto anche sotto la mia presa era tranquillo, con un espressione felice e soddisfatta sul suo volto, poi quelle sue labbra sottili sussurrarono qualcosa.

Urlai lacerandomi la trachea mentre il mio corpo si dibatteva tra le spira luminose che trafigevano il sul mio corpo. Dal centro del mio petto partiva una luce che accendeva le cicatrici scomparse dei simboli che il demone mi aveva inciso sulla pelle. Il dolore era acuto, straziante. Mi rotolai nel terreno grugnendo finchè quelle spire non mi strinsero come corde e catene indistruttibili. Annaspai in cerca d'aria mentre il giovane Berith tornava ad affiancarmi.

« Che dici di fare la nanna?» mi esortò con una voce calda. Il nulla mi inghiotti ancora.

 

«Mm...» mugolai aprendo gli occhi. Di fronte a me potei osservare un altro cerchio di strani simboli incisi nella pietra e al suo centro c'ero io. Provai a muovermi, ma mi resi conto che ogni mio arto era bloccato da una catena nera come la pece ed ai pali delle catene delle fiamme colorate illuminavano la stanza circolare.

Tossii provando a parlare « Dove...?»

« Sta buona per qualche altro minuto» Berith era fuori dal cerchio e con le ali spiegate sembrava intonare qualcosa.

« Ti stai calmano, buon segno. Ma sei ancora mutata.» puntò i suoi occhi su di me e con un movimento veloce estrasse dalla tasca della sua giacca di pelle uno specchietto che appena venne lasciato cadere sul terreno girando per alcuni secondi crebbe abbastanza da mostrare la mia intera figura incatenata come un animale, ma quella che vedevo ero io solo per una qualche forma astratta.

I miei capelli semi ricci erano gonfi e da qualche parte spuntavano delle lunghe orecchie da elfo, il mio capo era ornato da due corna nere che si piegavano verso l'alto. Sulle mie braccia squame rigide a funzione di un' armatura,mani artigliate, da sopra le cosce partivano squame più complesse e dei miei piedi non 'era ombra se non di alcune zampe da dinosauro o arpia datate di artigli letali. Sulla schiena delle ali seguivano il colore nero e rossastro delle squame. La lunga coda si agitava trattenuta da ganci in metallo. Deglutii tremando a quella vista fissando i miei occhi felini e la dentatura da squalo.

«Son..sono io?» borbottai.

« Certamente!» rispose.

«AAARGH!» strattonai le catene che si tesero sotto la mia forza cercando di avanzare verso di lui. «Cosa mi hai fatto?!Bastardo!» addentavo l'aria sperando di poter mettere i miei artigli su di lui.

« Questa è la manifestazione del nostro compito in questo gioco, mia cara Abie» si inumidii le labbra passandoci la lingua biforcuta.

« Le prove che dovrai affrontare risveglieranno una macchia nella tua anima, è questo che ha causato la mutazione»

«Cosa?» allentai la presa sulle catene. Le fiamme divamparono gettando una luce sulle catene che si espanse fino a raggiungermi. Una mano spettarle ed artigliata entrò nel mio petto e da lì cominciò a tirare qualcosa. Sembrava volesse strapparmi via il cuore e il male che mi procurava era così alto che ripresi a strillare con tutto il fiato che avevo in corpo finchè non mi sentii svenire. Infine dal mio petto venne estratta qualcosa : era piccola, sembrava un gattino dalle dimensioni, ma era ricoperta di squame, ali da pipistrello una coda fine e tre lunghi colli che terminavano con dei musi feroci. Quello che la mano stava consegnando al cospetto di Berith era un piccolo di drago, un idra che si agitava e strillava affamata. Mi sentivo stanca ed affaticata, caddi di lato abbandonandomi sulla fredda pietra senza però perdere di vista quella creatura cremisi come il demone che l'accarezzava per tranquillizzarla.

«E' meravigliosa» era entusiasta e si capiva che sprizzava gioia da tutti i pori.

« Non riesco a crederci! Questa è una delle forme più pure dell'ira» strinse il piccolo di idra giocando a non farsi mordere le dita che le tre teste cercavano di afferrare.

«Anf...» la mia figura nello specchio era tornata la solita, con gli indumenti laceri e sporchi di sangue rappreso.

« Guarda...» le catene che trattenevano il mio corpo si allentarono. Berith pose l'idra in una gabbia per gli uccelli bianca e piena di spine e si avvicinò a me con questa.

«Non è bellissima? Ho fatto davvero bene a scegliere te.» sollevò il mio mento, ma non avevo energie per obbiettare. « Questa che vedi è la rappresentazione del tuo principale peccato dei sette capitali : l'ira. » sposto il mio capo per osservare la creatura nella gabbia.

« I miseri e normali esseri umani non possono sopravvivere in questo limbo, per farlo hai dovuto cibarti del cibo dell'inferno».

Spalancai gli occhi.

«Si, il cibo da fast food che ti ho portato, con quelle sembianze è più facile da mangiare.» sogghignò.

«Questa mutazione fa parte del gioco dei demoni,succede a tutti gli umani che vi partecipano, con tempi diversi ovviamente. Per vincere il gioco bisogna affrontare sette prove quanti sono i peccati capitali. La prima serve a risvegliare il peccato che rivela la tua forma demoniaca. Tutto questo è un processo che non si può fermare da quando abbiamo stipulato quel patto. La tua anima non è altro che qualcosa che io sto elevando e plasmando.» puntò il dito vero l'idra.

«Ma quella è tutta roba tua » il ghignò tipico del demone si allargò. L'idra sembrò smettersi di agitarsi per allungare i musi verso di me oltre le sbarre e mostrare i denti e gli occhi sferici di un predatore.« Saluta il tuo peccato.».

 

 

P.s Mi scuso per l'anno passato senza aggiornare, ma gli impegni non fanno altro che moltiplicarsi. Spero di riprendere con un ritmo più costante. Grazie per la lettura!

 

  
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