Salve a tutti!
Qui dram, approdata con questa one shot
per la prima volta nel fandom di PJ!
Spero tanto che vi piaccia!
Un bacio
I temibili Haiku di Will Solace
Vedere Nico lì lo agitava.
… Ok, magari non era solo
un suo problema, forse. Era quasi divertente vederlo comparire dal nulla al
falò o a cena, solo per assistere ai sussulti degli altri semidèi che non si
erano accorti della sua presenza.
I sintomi erano molto
simili. Anche lui quando lo vedeva avvertiva il battito del cuore molto più
distintamente, e doveva prendere due respiri profondi, prima di uscirsene con una delle sue brillanti
frasi.
Ma gli altri non arrossivano.
Will scosse la testa,
scacciando il pensiero dalla mente, e si avvicinò al letto dell’infermeria
stampandosi sul viso il sorriso più affascinante che riuscisse a fare.
Sorriso che venne bellamente ignorato dal figlio di Ade, tutto intento a
mischiare un mazzo di carte. A gambe incrociate e la testa bassa, sembrava
dimostrare meno dell’età che aveva, con quel fisico magro, la maglietta nera i jeans sempre troppo larghi.
Will tossicchiò, cercando
di richiamare l’attenzione su di sé. Ancora una volta, non ricevette la benché
minima attenzione.
Ora. Will era una persona
molto paziente (ahah, capita?) e gentile, ma era pur
sempre un figlio di Apollo, per gli Dèi!
Lui necessitava attenzioni.
Ne aveva bisogno come l’aria.
Specie da Nico. Ecco,
l’aveva detto.
Incrociò le braccia,
l’aria seccata, poi fece un respiro profondo.
- Cade la pioggia. Il suo sguardo attendo. Nico
cattivo.- declamò, guadagnandosi finalmente un’occhiata dal ragazzo.
Eccoli, quegli occhi scuri che lo facevano arrossire.
Certo, non che si aspettasse degli occhi a cuoricino, ma neanche qualcosa di
così raggelante.
Doveva essere proprio
cotto per essere riuscito ad emozionarsi con uno
sguardo così omicida.
- ... che diavolo era
quello? –
- Un haiku. Per te. Me
l’ha insegnato papà. – Will sorrise, tutto contento di aver catturato
l’attenzione del semidio. Si sedette di fronte a lui, gongolante. – Se vuoi ne ho altri. –
- Ade me ne scampi! –
- Non sei gentile, sai?
L’ho inventato per te. –
- Era qualcosa di
tremendo. –
- Ehi! Sto ancora
imparando! –
- Lo proporrò come nuova
tortura nei Campi della Pena. –
Stava quasi per
rispondergli per le rime, ma si fermò. Nico di Angelo stava sorridendo. Provava
a nasconderlo, il dannato, ma era lì, quel minuscolo
sorriso divertito.
L’occhiata interrogativa
di Nico arrivò giusto in tempo. Senza volerlo, si era sporto verso di lui, come
incantato.
- Ehm… cosa sono? – chiese
immediatamente, indicando il mazzo di carte con quella che lui avrebbe chiamato
nonchalance, e il resto del mondo panico.
- Oh.
– Nico abbassò la testa, mentre le guance prendevano un po’ di colore. – Mitomagia. –
borbottò – un gioco per gente nerd. Niente di che. –
Will inclinò la testa,
avvicinandosi impercettibilmente. Riuscì a scorgere l’Idra, Demetra e Cupido,
tra le tante. Prima che potesse vedere altro, però, un Nico
a disagio raccolse tutte le carte e se le mise in tasca, facendo vagare lo sguardo
nella stanza
- E’… roba da bambini,
davvero. – disse, come a troncare il discorso. Will alzò le mani, divertito.
- Tu hai le tue carte, io
ho le mie poesie. Sei proprio sicuro di non volerne ascoltare un’altra? –
- Ti sguinzaglio la
Signora O’Leary contro. –
- “Io, tutto solo”…-
- WILL, PER L’OLIMPO. -
- Apprezzi solo gli zombie, tu. – sbuffò Will, prima di scoppiare in una risata
Si alzò dal lettino, spolverandosi
il camice. Nico lo seguì con lo sguardo, con un’espressione… agitata, forse?
- Dove vai? –
- Faccio il medico. Il
medico non si stende sul letto con i pazienti. –
Per Zeus, quanto
suonava male quella frase.
Non fraintendere, ti prego, non fraintendere…
Nico lo guardò ad occhi sbarrati.
Quanto si stava divertendo,
Afrodite, esattamente?
- C-Cioè,
insomma, perché deve sembrare professionale e quindi ecco come… come ti senti?
–
E tanti cari saluti alla nonchalance.
Era passata una settimana
dalla battaglia che aveva coinvolto il campo greco e quello romano. Nico aveva
passato i suoi tre giorni in infermeria, ma Will gli
aveva strappato la promessa di passare almeno una volta ogni due giorni per i
controlli.
- Accaldato. –
- Cosa? E’ la febbre,
forse una malattia rara e gravissima e…– esclamò ad alta voce Will, girando per
la camera e scrivendo furiosamente sul quaderno.
Sei un figlio di Apollo. Irradi – letteralmente –
luce! Un po’ di contegno.
- Solace,
sto bene. – Will non vede il ghigno di Nico, troppo impegnato a nascondere il
viso dietro il blocco degli appunti.
- Ok, bene, fatti vedere
meglio. Siediti sul bordo del letto. –
Professionalità. E’ questo
che ci voleva. Professionalità e fascino.
- Per… per quanto dovrò
venire qui in infermeria? – chiese Nico (esitante?), mentre l’altro
cominciava i controlli di routine.
Sta a meraviglia come solo
un figlio di Ade può stare. Si è completamente ripreso. L’unica cosa da fare,
da buon figlio di Apollo è…
- Credo per un altro po’.
Un bel po’. Hai la pressione bassa, e ti vedo ancora affaticato. Inoltre sei
troppo pallido, e quelle occhiaie… –
… mentire.
- Oh.
– Nico non sembrava troppo dispiaciuto. Tornò a sedersi sul letto a gambe
incrociate, alzando la testa per guardare in faccia Will. Il ragazzo seguì
incantato la ciocca di capelli scuri che scese a coprirgli un occhio.
Papà, se ti sacrifico un hamburger, oggi, mi
ricordi come si respira?
- Posso fare un viaggio
nell’ombra? C’è un posto in cui vorrei andare. Annabeth
dice che non è lontano. – Will si girò di scatto verso di lui, sbattendo le
palpebre.
- No, aspetta, Death Boy…
è vero che non sei più trasparente, ma… - come a esserne sicuro, gli sfiorò la
spalla con le dita. Era tangibile, ovviamente.
- Oh, andiamo! Io sono
forte. Sono praticamente invincibile! –
- Nico… -
- Dai, resuscito eserciti
di morti viventi! Porto paura e terrore ovunque vada! Io sono la morte! –
Will inarcò un
sopracciglio, divertito.
- E
io sono il tuo medico. –
Nico lasciò cadere le
braccia, sbuffando. Quando si comportava così era
tanto più facile capire perché si era preso una sbandata per il figlio di Ade.
In quel momento era solo un ragazzino spettinato seduto scomposto, che lo
guardava imbronciato.
Gli aveva mandato in tilt
il cervello.
Con un sorriso divertito
Will gli toccò nuovamente la spalla, questa volta più a lungo. Ogni scusa era
buona per sfiorarlo.
- Portami con te in questo
posto, così potrò controllarti. –
Nico sbatté le palpebre.
Le guance presero nuovamente colore.
- Cosa? Ma…
-
Will ghignò. Si passò una
mano fra i capelli e modulò la voce, facendo nel contempo
l’occhiolino a Nico, in una mossa ben collaudata. – Ordini del medico. –
Ah, come sono affascinante quando dico questa
frase.
- I viaggi nell’ombra non
mi piacciono. – dichiarò Will, sdraiandosi completamente a terra, chiudendo gli
occhi.
Si sentiva debole in
maniera quasi ridicola. Avvertì Nico che si sedeva accanto a lui, e si rese
conto che stava trattenendo una risata.
Per gli Dèi, non poteva permettersi di perdersi una
risata di Nico di Angelo.
Aprì gli occhi guardandolo
dal basso verso l’alto, e Nico era lì, con un sorriso sincero nonostante le
occhiaie più marcate del solito e la pelle cinerea.
- Non so nulla di
medicina, a parte come fermare il sangue dal naso. Mi accontento di essere il
paziente, quindi cerca di non sentirti male.– esclamò. – Hai un aspetto
orribile. –
- Sono il figlio di
Apollo. Splendo anche con questo aspetto. – borbottò
Will, facendo leva con il gomito per rialzarsi, richiudendo gli occhi e
perdendosi così il figlio di Ade che annuiva e poi, rendendosene conto,
scuoteva la testa e distoglieva lo sguardo.
- Bene, dove siamo, Death
Boy? -
- Oh, ehi, non chiamarmi
così. –
- Ti va bene Babyzombie? – Will distese le gambe, sfiorando così quelle
incrociate di Nico. Si girò verso di lui, per vedere se il ragazzo, notato il
contatto fisico, fosse stato finalmente colpito da una freccia di Cupido. Ecco, adesso si sarebbe innamorato e…
Ma Nico non sembrava innamorato. Sembrava pronto ad
azzannarlo.
- Babycosascusa? -
- Ehm… dov’è che ci troviamo? –
Will tentò di ingraziarselo con un sorriso intrigante, più per salvarsi la vita
che per farlo cadere ai suoi piedi – forse
entrambi, beh – e stranamente funzionò.
Il vento soffiava forte, e
alcune nuvole coprivano il sole. Si trovavano in collina, circondati da fiori
di tutti i tipi, dai colori sgargianti. Nico, con la sua pelle pallida e i suoi
vestiti scuri, creava un contrasto quasi irreale con quel posto.
- Questo è il luogo in cui
Persefone e mio padre si sono incontrati per la prima
volta… - Nico sbuffò – Beh. Incontrati. Ade se l’è
messa sulle spalle e l’ha messa nella sua biga, e poi è andato nell’Ade. Una
sorta di appuntamento al buio particolare. –
Will si figurò l’immagine
della Dea che raccoglieva fiori centinaia di anni prima in quello stesso posto,
cantando e facendo coroncine con le margherite. Era così poco da Nico che non
poté trattenersi.
- Perché volevi vederlo? –
chiese, incuriosito. Nico scrollò le spalle, senza guardarlo in faccia.
- Non so, ho pensato che…
Beh, la fortuna di mio padre in amore mi tira su di morale, diciamo. Insomma,
lui ha rapito una Dea e ha fatto un casino e spaventava la gente gridando “Bu!”. Io non riesco neanche a spaventare il mio medico. –
Nico sorrise di nuovo, quasi rilassato.
Mio. Ha detto Mio. Ha detto il MIO medico. Sono io.
Parla di me.
- Se… ehm…
se ti fa sentire meglio, posso fingere di essere spaventato. –
- Uhm, no, non saresti
credibile a questo punto. –
- No, dai, posso essere
convincente! Sono un attore nato! Avanti, fammi “Bu!”
–
- Faccio… cosa? –
- “Bu!”-
esclamò impaziente Will, questa volta serio. Nico inclinò la testa, girandosi
parzialmente verso di lui, e sospirò.
- Bu..? –
- AH, CHE PAURA! IL
TERRORE! BABYZOMBIE E’ IN CITTA’! –
- Solace,
la tua performance è al livello dei tuoi Haiku. –
- E’ un grande complimento
o una terribile offesa, ma mi fido dei tuoi gusti in fatto di arte. –
- Effettivamente, potrei
cominciare a recitare i tuoi haiku… -
- Sorvoliamo sul tuo
ultimo commento e riproviamo. Più convinto! –
Nico si morse le labbra,
trattenendo un sorriso, e respirò profondamente.
- Bu!
–
E Will non resistette.
Si chinò su di lui tanto
velocemente che probabilmente Nico neanche si accorse che si era mosso.
Premette le labbra su quelle del ragazzo, facendogli perdere l’equilibrio, e
caddero entrambi sull’erba.
Se smetto di baciarlo scappa. Me lo sento.
Non è assolutamente una scusa per continuare.
Nico era letteralmente
pietrificato. Sembrava addirittura trattenere il respiro, gli occhi sbarrati e
le mani ancora a mezz’aria. Sembrò riprendersi quando Will gli sfiorò i capelli
con le dita, e allora approfondì lui il bacio, attirando il ragazzo di più a
sé. Le mani si posarono sul suo viso, in una presa quasi tremante, e Will sentì
le guance andare a fuoco.
Quando si staccarono,
erano entrambi senza fiato. Will si trovava ancora sopra il ragazzo, i palmi
aperti sul terreno, ai lati della sua testa, e i capelli scompigliati. Nico non
era mai arrossito tanto, probabilmente.
- Sai… Non credo che fossi
molto spaventato. –
- Dici? Ero assolutamente
terrorizzato. –
- Sei scappato a gambe
levate, proprio. –
- Festeggiamo questa
felice unione con un haiku? –
- Tu osa, Solace. –
Ringrazio davvero tutti per aver letto la storia,
se lascerete un commento, se la metterete tra seguite, preferite o ricordate, e
ovviamente se vi avrà fatto ridere almeno un po’ !
Un bacio
dram