Storie originali > Fantasy
Ricorda la storia  |      
Autore: Sophie_moore    03/05/2015    3 recensioni
Partecipa al contest "Fantasy Contest - Alternative Route"
"Sono morto di nuovo."
Nathaniel alzò piano una palpebra, che richiuse quasi immediatamente non appena fu colpito dalla debole luce del sole che sbucava tra le fronde degli alberi.
Era morto di nuovo, sicuramente: non riusciva a muoversi e sentiva la testa pesante.
Genere: Azione, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

-Partecipante al ‘Fantasy Contest - Alternative Route’ indetto da Mokochan sul forum Torre di Carta-

 

L'immortale nel continente del Sole

 

Nena camminava per il bosco come se tutto quello che c'era all'interno non potesse farle alcun male, come se non avesse più paura di nulla. Nena era una schiava. Le era stato permesso di vivere ancora nel suo villaggio natale alla condizione di essere la schiava dell'emissario dell'Impero, quello stesso Impero che stava devastando tutte le regioni intorno a quella in cui viveva.

Dopo aver visto i suoi amici e tutti gli abitanti venire imprigionati, dopo aver visto suoi compagni di avventure e parenti ridotti alla fame ed in catene, aveva deciso che avrebbe dovuto fare qualcosa. Dopo tutto era la figlia del capo villaggio. Non che per loro significasse qualcosa, era talmente piccolo da non guardare alle gerarchie, ma quanto pareva per l'emissario era una notizia di essenziale importanza. Nena si era offerta a patto che venissero liberati tutti i suoi compaesani e così era stato. Ad eccezion fatta per suo padre, che continuava ad essere imprigionato e sorvegliato a vista. L'emissario voleva una assicurazione perché la ragazza non avesse colpi di testa di qualche topo.

Quell'uomo non aveva la minima idea di cosa fosse o cosa pensasse la ragazza, non aveva mai provato a conoscerla e Nena aveva ricambiato il favore essendo quello che lui voleva quando lo voleva.

D'un tratto notò una striscia di sangue che si imboscava tra gli alberi, un chiaro e disperato grido di aiuto silenzioso color cremisi. Venne bruscamente riportata alla realtà ed un enorme impeto di curiosità la portò a seguire quella scia: qualcosa le faceva pensare che il sangue appartenesse ad un essere umano, perciò non poteva lasciarlo in balia delle bestie feroci che popolavano quel bosco.

 

Sono morto di nuovo.

Nathaniel alzò piano una palpebra, che richiuse quasi immediatamente non appena fu colpito dalla debole luce del sole che sbucava tra le fronde degli alberi.

Era morto di nuovo, sicuramente: non riusciva a muoversi e sentiva la testa pesante. Forse avrebbe dovuto farsi coraggio e guardarsi intorno. Il risveglio dopo la morte era sempre così, frastornato e confuso, la memoria che saltava e non gli faceva ricordare per bene cosa fosse successo prima di risvegliarsi.

Senza pensarci troppo si costrinse a studiare il posto in cui si era trovato senza rendersene conto. Una radura minuscola, erba fresca che stava riempiendo di sangue e qualche masso su cui avrebbe potuto riposare un po' fino a che la ferita non fosse rimarginata.

Con un movimento repentino si guardò le gambe, constatando che erano ancora attaccare al resto del corpo; mosse le mani, le braccia, e anche loro erano al posto giusto. Rimase immobile: la prospettiva non lasciava dubbi, anche la testa sarebbe dovuta essere sopra al collo, ma era sempre meglio esserne sicuri. Portò le grandi mani callose a toccarsi la mascella pronunciata, scese e, con suo enorme sollievo, non si macchiò di sangue. Riattaccare gli arti era sempre una rottura, richiedeva un sacco di tempo ed energie, perciò era decisamente contento che fosse un altro tipo di ferita la causa della sua morte.

Sospirò, si appoggiò al grande masso dietro di lui e si tirò su in piedi, per poi rimanere immobile una manciata di secondi per riordinare i pensieri. Un passo dopo l'altro, era così che si camminava. Alzò il piede destro da terra, era pronto ad appoggiarlo poco più avanti, quando un urlo terrorizzato lo fece cadere a terra con le mani strette sulle tempie.

Non appena si rese conto che il frastuono assordante era finito, riaprì gli occhi e subito si accorse di una ragazza sdraiata sul prato in modo scomposto, evidentemente svenuta. Con tutta probabilità era lei la causa del rumore.

Recuperò le sue capacità mentali in qualche istante, tornò in piedi e le si avvicinò, scrutandola da capo a piedi. Capelli rossicci, caratteristici di quella regione, occhi con tutta probabilità di un verde scuro, come aghi di abeti, fisico snello e con la pelle chiara, grazie alla quale si vedevano quasi tutte le vene bluastre. Una classica ragazza, nulla di particolare, finché non si soffermò sulle caviglie e sui polsi. Appena sopra ai piedi nudi e ai polsi sottili, stava un cerchio in ferro battuto, non troppo spesso ma ricoperto completamente da rune magiche incise a fuoco. Era una schiava ed era chiaro come il sole.

-Cazzo.- sbuffò, rinfoderando la sua piccola lama. Aveva pensato di ucciderla e tagliar la testa al toro, per evitare che andasse in giro a raccontare di aver visto un non morto. Purtroppo, però, essere una schiava le aveva salvato la vita: se l'avesse uccisa, il suo padrone avrebbe fatto domande, provocando una serie infinita di seccature, una dietro l'altra. Per cui avrebbe dovuto uccidere un sacco di altre persone, lasciarsi una scia di sangue alle calcagna... no, no, meglio tenerla viva, spiegarle la situazione, magari anche terrorizzarla e rimanere nell'ombra.

Così decise di prenderla per le spalle, anche poco delicatamente, la trascinò fino al masso e la lasciò lì, rimettendosi seduto a terra a gambe incrociate e mano sull'elsa della spada a due mani, pronto per ogni evenienza. Certo che aspettare che una ragazzina del continente del Sole si svegliasse... era diventato una bambinaia, per caso? Sembrava addirittura una brava persona, chissà perché moriva così tante volte in un anno se riusciva sempre a salvare la vita di qualcuno? Che il fato fosse totalmente cieco?

Come se qualcuno l'avesse chiamata, la ragazza aprì piano gli occhi, sbattendo le palpebre una serie di volte prima di abituarsi alla luce del sole, e li puntò subito sull'uomo che la fissava.

-Sei sveglia.-

-Tu eri morto!- strillò, per poi tossire con forza e mettersi a gattoni, pronta ad un'eventuale fuga.

-Hai ragione.- Nathaniel la fissò intensamente, lasciando morire lì il discorso. Si aspettava di vedere quel luccichio di terrore che pervadeva chiunque lo incontrasse, chiunque vedesse quel colosso muscoloso con gli occhi color del ghiaccio ed i capelli neri. Ma lei no, non aveva paura di lui, probabilmente aveva vissuto altre cose che l'avevano spaventata di più. Istintivamente provò simpatia per lei. -Non ti farò del male, puoi stare tranquilla.- le disse ad un certo punto, spezzando il silenzio carico di tensione.

-No?-
L'uomo scosse la testa, rimanendo impassibile. -Non servirebbe a nulla. Ma non devi dire a nessuno quello che hai visto...-

Nena si sedette, cauta, e guardò la grande ferita che aveva lui nel pieno petto, che ancora continuava a grondare di sangue. Sospirò, come se non fosse affatto convinta di quello che stava facendo, ma decise di farlo. Gattonò verso Nathaniel lentamente, insicura, poi gli si inginocchiò di fianco e si tolse uno dei pezzi di stoffa che le componevano la gonna. Se lo rigirò tra le mani, si mordicchiò il labbro inferiore non riuscendo a distogliere lo sguardo dalla ferita.

-Che c'è?- borbottò bruscamente lui, che non aveva perso il contatto visivo durante tutto il suo percorso. Non era bravo a capire le persone, quindi non aveva proprio trovato una spiegazione al suo comportamento.

-Stai continuando a sanguinare.- lo informò lei, seria in volto. -Voglio coprirti la ferita.-

-Tra un po' si rimargina.- la redarguì, scuotendo la testa. -Sei una schiava?- domandò, senza troppi giri di parole. Certo, i bracciali in ferro lo dimostravano, ma poteva essere una sorta di allenamento magico o qualcosa del genere: non era pratico della regione del Sole, lui.

Nena scrollò le spalle e scosse la testa, segno che non era proprio quello il momento di parlare di lei. -Posso medicarti?-

-Come mi hai trovato?- insistette allora Nathaniel, serrando la mandibola.

-Ho seguito una scia di sangue nel bosco e ti ho visto qui. Pensavo fossi morto, ma poi ti sei alzato...- a quel punto del discorso arrossì e distolse lo sguardo da lui, puntandolo verso il cielo sereno.

-Ero morto, infatti.-

Nena rabbrividì leggermente, strinse il lembo di stoffa fino a far sbiancare le nocche e respirò profondamente. Era terrorizzata. La magia la spaventava a morte, tutto ciò che non riusciva a spiegarsi naturalmente le faceva una paura indescrivibile, ma non poteva lasciare un uomo ferito in mezzo ad un bosco pieno di belve feroci. -Puoi venire al mio villaggio.- disse, costringendosi a tenere la voce ferma per sembrare convincente, almeno a lui.

-Non sai neanche come mi chiamo.- si sentiva in dovere di avvisarla, di farle notare che stava invitando in casa propria un totale sconosciuto, che oltretutto la spaventava.

-Come ti chiami?-

-Nathaniel, ma-

-Adesso lo so. Sei comunque ancora ferito.- insistette lei, indurendo lo sguardo. -Al villaggio c'è tanto cibo.- provò a convincerlo puntando a quello. Man mano che parlava, la paura scemava lentamente, la abbandonava completamente. Se avesse voluto farle del male avrebbe già dovuto farlo, no? Perciò si sentiva sempre più tranquilla.

-Potrei farti del male.- Nathaniel la disse così, senza davvero intenderla. Si aspettava che lei si spaventasse, tornasse schiva e terrorizzata, invece ricevette in risposta un sorriso quasi intenerito. Lo spiazzò. Non seppe più cosa pensare di lei, rimase senza parole.

-Lo farai?- domandò invece nel modo più candido possibile. Già solo il fatto che lui le avesse posto quella domanda lo rendeva fondamentalmente innocuo.

-Io... eh?- se solo quella maledetta strega lo avesse visto in quel momento, vederlo così indifeso e con gli occhi sgranati, sconvolto, confuso, sperduto. Ogni certezza gli era stata tolta dalla infinita dolcezza e dal coraggio spropositato di una semplice schiava.

-Mi farai del male?- Nena, dal canto suo, non riusciva più a vederlo come una minaccia. Non aveva più paura di lui. Era grande, grosso, un buco nella pancia che avrebbe sicuramente ucciso una persona non avvezza alle arti magiche, i capelli bianchi totalmente innaturali e innumerevoli cicatrici che quasi facevano dubitare che il vero colore della pelle non fosse un esotico color ambra scura, ma striato di venature bianche ed in leggero rilievo.

-No...- sussurrò ad un certo punto, come dopo essersi ripreso da un lungo sonno. Lui aveva sussurrato. Nathaniel, il demonio delle battaglie, l'incubo di ogni guerrafondaio da quasi un secolo, il mostro immortale che seminava il terrore nei campi di battaglia, aveva sussurrato. Cominciava seriamente a pensare che la sua interlocutrice fosse la reincarnazione della strega che l'aveva maledetto a quella vita eterna. Solo lei lo mandava in confusione in quel modo.

-Allora va bene, puoi venire.- Nena sorrise intenerita e gli si avvicinò ancora di più, il lembo della sua gonna stretto tra le mani. -Però devo coprirti, altrimenti spaventi tutti quanti.-

Lui annuì, pensando che, in tutta onestà, non poteva essere lei. Era troppo gentile, si ricordava della sua strega e di certo non aveva neanche un briciolo della sua dolcezza estrema.

La ragazza scosse piano la testa, ormai totalmente a suo agio. Se solo l'emissario fosse stato come lui, non avrebbe avuto nessun tipo di problema, non sarebbe diventata una bambola di pezza apatica e senza sentimenti, sentiva che con Nathaniel avrebbe anche potuto parlare. Gli circondò il largo addome con la stoffa, la strinse forte, fece un altro giro e la legò che stesse ben aderente, in modo che tamponasse anche il sangue che continuava ad uscire dal buco. -Ecco fatto. Riesci ad alzarti?- si mise in piedi, battendosi le mani sulla gonna stracciata e andando a recuperare la frutta che aveva raccolto.

-Sì.-Nathaniel si appoggiò alla sua grossa spada e si tirò su, facendo sì che si conficcasse anche nel terreno morbido. -Posso toglierti le catene.- le disse, senza pensarci due volte. Era un mercenario di guerra, aveva ricchezze a palate: era stato abituato a fare cose per denaro, era stato abituato a pagare perché certe cose venissero fatte, quindi era giusto che lui “pagasse” lei per il cibo che gli avrebbe offerto.

Nena si voltò di scatto e sgranò i suoi grandi occhi verde prato, che per una manciata di secondi parvero anche brillare. -Puoi... puoi farlo? Sei un mago?-

L'uomo scosse la testa mentre riallacciava il fodero della spada alla cintura. -No, ma ho delle conoscenze di base. Dovrebbero essere sufficienti per togliere i sigilli.-

Nena si mordicchiò il labbro e si guardò i polsi. Togliere quei bracciali avrebbe dato una enorme svolta alla sua esistenza. L'avrebbe liberata, avrebbe potuto negarsi all'emissario, sarebbe potuta rimanere finalmente incinta dell'uomo che avrebbe amato, prima o poi, avrebbe potuto riavere la sua vita. Ma avrebbe anche messo nei guai suo padre, avrebbe anche potuto distruggere il suo intero mondo. -Puoi disattivare solo la magia?-chiese, cauta, non del tutto sicura che la sua fosse una richiesta esaudibile.

-Perchè?-

-Se l'emissario scopre che non li ho più farebbe del male a mio padre e non posso permetterlo.- spiegò semplicemente, alzando le spalle. -Puoi farlo?-

Nathaniel la raggiunse, le prese le mani e le osservò per bene, studiando i vari sigilli. C'era quello per il dolore, quello per renderla temporaneamente sterile, quello per la totale devozione e tanti altri, i classici per mantenere una donna schiava. Poi un sigillo in particolare attirò la sua attenzione, un sigillo semplice, due cerchi concatenati, che però serviva a contenere il potere magico. Allora i suoi sospetti su di lei non erano totalmente infondati. -Posso farlo.-

-Farà male?-

L'immortale le fece un sorriso, il primo che faceva da tanto tempo, e scosse la testa. -Non te ne accorgerai neanche.- l'avvisò. Nascosto sotto alla fusciacca teneva un pezzetto di legno nodoso e spesso, scuro, venato di verde. L'afferrò, lo strinse ed incise velocemente il sigillo che interrompeva ogni restrizione magica, un solo cerchio con un pallino al centro. Il legnetto era un catalizzatore di energia magica che gli permetteva di incidere su qualsiasi superficie qualsiasi sigillo, quindi non trovò alcuna difficoltà nel liberare la sua nuova amica da tutti gli impedimenti che aveva. -Possiamo andare.-

-Ti ringrazio.- Nena gli sorrise e si inchinò leggermente, sentendosi immediatamente più sollevata. Non che le fosse cambiato qualcosa a livello fisico, ma mentalmente era tutta un'altra persona. Era come se avesse ritrovato la fiducia nel mondo e nell'essere umano grazie ad una persona che non era totalmente umana. -Seguimi.- così dicendo, lo condusse fuori dal bosco e lo accompagnò trotterellando allegramente. Le sembrava di essere finalmente uscita da quel vortice di tristezza e apatia totale, cominciava anche a pensare che magari avrebbe potuto trovare un modo per cacciarla milizia imperiale dal suo piccolo villaggio. Ora che c'era Nathaniel le pareva di poter fare qualsiasi cosa. Non solo quello, un'idea le balenò in mente: se avesse imparato la magia, anche quel poco che serviva a incidere dei sigilli, allora poteva pensare di proteggere tutti quanti, proteggere la sua famiglia ed i suoi amici. Ma poteva? Ne aveva la capacità? E soprattutto, sarebbe stata in grado di non averne più una paura invalidante? Diede un veloce sguardo all'uomo che le camminava dietro, un po' ciondolante e stralunato, con quell'espressione perennemente seria. -Mi insegni la magia?- gli chiese all'improvviso, girandosi di scatto e fermandosi sul posto, appena prima di entrare nel villaggio.

-No.-

-Perchè no?-

-Perchè è pericolosa.-

-Ma tu conosci qualcosa...- si lamentò, facendo una smorfia.

-Io sono immortale, ricordi?- perché le era presa quella voglia di imparare la magia? Tanto avrebbe imparato da sola, aveva sicuramente tutte le possibilità di farlo, ora che il sigillo era stato eliminato. In più, non voleva avere nulla a che fare con quelle situazioni: per quanto lui conoscesse le basi, non poteva permettere che una ragazza buona e limpida come lei si trasformasse in una strega, che magari maledisse un altra persona.

-Se puoi usare un tipo di magia perché non puoi tornare mortale?- ritentò allora la schiava dopo un po' di camminata in religioso silenzio. La curiosità la stava divorando dall'interno.

-Sono stato maledetto.-

-E quindi?-

-Solo un mago o una strega della potenza di quella che mi ha maledetto può liberarmi.- spiegò Nathaniel, come se stesse recitando una poesia a memoria. In effetti era quasi così, per lui. Il medaglione nascosto nel fodero della spada recitava esattamente quelle parole. Gli sembrava di sentire la risatina stridula della sua strega riecheggiargli nelle orecchie.

-Perciò, se tu mi insegnassi, io potrei farti tornare normale.-

Rimase un secondo in silenzio, valutando quella possibilità. -Teoricamente.-

-Allora facciamolo!-

-No.-

Nena fece per ribattere, era furiosa e sentiva il suo cuore scalciare, avrebbe voluto urlare, ma un grido la distrasse dalla sua furia.

-NENA!!!!-

Due bambini si fiondarono su di lei, abbracciandola e piangendo disperati. Nena decise di ignorare Nathaniel e prestare attenzione ai suoi piccoli amici, che sembravano essere davvero sconvolti. -Cos'è successo?- passò lo sguardo smeraldino dalla bambina al bambino e viceversa, cercando di stringerli e asciugare le loro lacrime. -Smettete di piangere o non vi capisco!- li rimproverò dolcemente, accarezzando le loro teste rosse.

Il bambino si fece coraggio, tirò su col naso e si asciugò la faccia. -Hanno preso Tami... qualche ora fa'...- sussurrò, mentre sentiva di nuovo le lacrime che gli inumidivano gli occhi.

-Chi ha preso Tami?- domandò Nathaniel, sporgendosi sopra la spalla della ragazza e guardando i due ragazzini.

-Andrò a riprenderla, non vi preoccupate.- Nena sorrise, si inginocchiò a terra e li guardò dritti negli occhi, poggiando le mani sulle loro guance bagnate.

-Ma ti faranno di nuovo del male..- la bimba mugugnò, strinse forte la mano di Nena e la fissò negli occhi.

-La proteggerò io.- asserì d'un tratto Nathaniel, totalmente inaspettato anche da se stesso.

-Non ce ne sarà bisogno, me la so cavare.- la ragazza si tirò su e lo guardò, sorridendo. La rabbia verso di lui era sfumata, per andare a dirigersi tutta nella zona dell'emissario ed i suoi maledetti scagnozzi. -Ma puoi accompagnarmi, se ti va.-

-Grande signore!- il bambino si staccò da lei e raggiunse l'immortale, guardandolo in modo determinato. -Proteggi la sorellona Nena.- gli disse, inchinandosi profondamente e trattenendo il respiro.

-Sì grande signore!- anche la bambina lo raggiunse, assumendo lo stesso atteggiamento e la stessa posizione. -Proteggi la sorellona!-

-Farò del mio meglio.- Nathaniel poggiò le mani sulle teste dei ragazzini, facendoli raddrizzare subito.

Nena scosse la testa ed incrociò le braccia al petto: era dolce che quei bambini si preoccupassero per lei in quel modo, che cercassero di proteggerla nonostante la loro tenera età. -Grande signore, puoi stare fuori dalla tenda.- disse lei, ridacchiando sotto i baffi.

Nathaniel superò i bambini, lasciandoli a parlottare su quanto fosse grande e grosso, sul fatto che probabilmente aveva un qualche potere che lo rendeva imbattibile e cose del genere. Che fantasia avevano, i bambini. -Fuori?-

-Te l'ho detto che so cavarmela.- Nena camminò fino ad arrivare ai margini opposti del villaggio, dove cominciavano a spuntare come funghi tende e tendoni, alcuni molto lussuosi e altri meno.

-Perchè sono così tanti?-

-Penso sia perché oltre il bosco c'è il continente nuovo.- rispose candidamente la ragazza, scrollando le spalle. Si fermò di fronte ad una tenda bella grossa, tinta di rosso scuro con degli spessi cordoni dorati. -Puoi aspettare qui.- Nena gli poggiò una mano sul petto, facendolo fermare sul posto. Era una cosa che doveva fare da sola, non poteva farsi scortare da qualcun altro. Si guardò i polsi: i sigilli non brillavano più, sperava che l'emissario non se ne accorgesse. Prese un grosso respiro e tirò la tenda, scoprendo l'emissario intendo a discutere strategie militari con i suoi consiglieri, compreso il mago, l'ometto basso e grassoccio con un grande mantello attorno alle spalle. Maledizione, pensò la ragazza. Intrecciò le mani dietro la schiena e si schiarì la gola, attirano l'attenzione di tutti i presenti.

-Nena! Che ci fai qui?- l'uomo scattò in piedi, si affrettò ad arrotolare la mappa aperta sul tavolo e scansò le guardie che gli si erano parate davanti.

-Dov'è Tami?- chiese, senza troppi convenevoli.

L'emissario la fissò, arricciando il naso. -L'ho presa.-

-Avevamo un patto.-

-Mi piaceva, è nell'età giusta.-

Fu il turno di Nena di fare una smorfia, mentre stringeva i pugni dietro la schiena. -Dicevi che se avessi avuto me, non avresti preso altri. Hai la mia vita.-

L'uomo sorrise maligno, fece qualche passo in avanti. -Non mi interessa! Non mi basta più, la tua inutile vita!-

-Ridammi Tami.- ringhiò Nena. Le offese non la toccavano, nulla più riusciva a toccarla, ma doveva portare in salvo la sua piccola.

-No. No, non fare quella faccia.-

-Ridammi Tami.- la voce era ferma, lo sguardo deciso. Non avrebbe arretrato di un passo.

L'emissario si leccò le labbra, con un gesto delle mani scacciò le guardie ed i consiglieri, compreso il mago che continuava a tenere lo sguardo fisso su di lei. -Vuoi convincermi?-

Mentre si avvicinava con le mani tese per toccarla, tutti i consiglieri rientrarono nella tenda strillando e gesticolando, andando a nascondersi dietro di lui. -MIO SIGNORE, C' È UN IMMORTALE!- il mago fu quello che urlò più forte, appendendosi alla sua spessa tunica e sgranando gli occhi.

Nathaniel entrò nell'abitacolo, la spada sguainata che riluceva di un rosso vermiglio alla luce delle candele. Le guardie erano morte nel modo più silenzioso e semplice possibile. -Stai bene?- domandò a Nena, passando lo sguardo su tutti gli altri uomini. Inutili sorci indegni di vivere.

-Mio signore, dai alla ragazza quello che vuole, te ne prego!- provò a convincerlo il mago, totalmente terrorizzato dall'omaccione nerboruto ricoperto da un'aura omicida.

-Mai!- l'emissario arrossì di rabbia, soffiò dentro un corno che teneva allacciato alla cintura e fece arrivare altre guardie di rinforzo. Nathaniel, con mosse fluide ed eleganti, come se non avesse mai fatto altro nella sua vita, fece roteare la spada e dei tre uomini in armatura presto non rimase altro che sangue e cadaveri: uno venne infilzato proprio all'altezza del cuore, un altro venne decapitato ed il terzo rimase lasciato a morire dissanguato a causa delle lacerazioni ai tendini ed alla gola. Niente di più facile per un veterano dei campi di battaglia da un secolo, ormai. -Dalle la ragazza.- intimò, puntando la spada alla gola dell'emissario e girandola in modo che il filo gli toccasse il pizzetto.

Nena fece scivolare le braccia sulla sua figura, mettendo così in mostra i polsi ed i bracciali in ferro. -Tami. E sarà come se non fosse mai successo.- disse, guardando tutti i presenti severamente. Intendeva davvero quello che aveva detto, sul serio avrebbe fatto finta di nulla finché non sarebbe stata forte abbastanza da non farsi proteggere da nessun altro al di fuori di se stessa, per poi mandarli via dalla sua casa.

La tensione cominciava a crescere pesantemente in quel piccolo abitacolo, il respiro si faceva pesante, il silenzio era assordante, chi fosse stato abbastanza attento avrebbe anche potuto sentire il battito rumoroso del cuore di Nena, che sperava con tutta se stessa di non causare altri problemi, recuperare la sua ragazzina e andarsene.

-Come osi…- l'emissario si staccò il mago di dosso senza neanche degnarlo di uno sguardo, che invece era puntato sulla ragazza di fronte a lui. -Come osi, tu, piccola impertinente… questo posto… mi hai umiliato, ti toglierò tutto quello che hai…- sussurrò con lo sguardo infuocato. -DISTRUGGEREMO QUESTO VILLAGGIO E TUTTO QUELLO CHE POSSIEDI.- urlò, scansandosi la spada da sotto al mento. Subito dopo soffiò nel corno più a lungo, tanto da far tremare quasi il terreno.

La confusione fece capolino nel campo militare e nella tenda, con tutti i consiglieri che accerchiarono l'emissario per fargli cambiare idea, dando il tempo a Nathaniel e a Nena di uscire dalla tenda prima che si riempisse di uomini in armatura.

-CHE CAZZO FACCIAMO ADESSO?- gracchiò l'uomo, passandosi la mano libera tra i capelli. -Hai visto cos'è successo?- Nena non gli rispose. -Mi hai sentito? Sta per iniziare una guerra!-

-SE NON FOSSI ENTRATO NON SAREBBE SUCCESSO!- l'urlo della ragazza lo zittì immediatamente, insieme ad un'occhiata gelida. Ostentava sicurezza, Nena, ma era davvero impaurita. Avevano pochissimo tempo, pochissimo prima che l'emissario desse l'ordine definitivo di distruggere tutto.

-Signorina...- si sentì chiamare in mezzo a quel cozzare di armature e vociare di soldati, nascosti com'erano dietro alla tenda dell'emissario. Si voltò in preda al panico, pronta a strozzare chi la stava distraendo, ma riconobbe l'omino grassoccio col grosso mantello che teneva a braccetto Tami, una ragazzina di circa dodici anni, ed un uomo anziano, deperito e gobbo. -I prigionieri. Tolgo il disturbo.- il mago spinse i due in avanti e si diede alla fuga. Non sarebbe morto in quel posto a causa di una donna inesperta: le aveva sigillato i poteri proprio perché sapeva che una donna giovane, all'oscuro di essere una creatura magica, non avrebbe portato nulla di buono. Per cui scappò, sarebbe vissuto sereno lontano dalle battaglie, lontano da emissari con strane preferenze sessuali, magari si sarebbe anche trovato una moglie.

-Padre! Tami!- Nena corse ad abbracciare i due prigionieri, stringendoli forte e baciandoli ovunque potesse, terribilmente sollevata. Non capiva le ragioni del suo nemico ma aveva di nuovo suo padre e aveva Tami, poteva essere soddisfatta.

-Nena. L'esercito. La guerra.- Nathaniel le mise una mano sulla spalla, cercando di riportarla ad una realtà decisamente più triste e complicata: stava per iniziare una guerra.

-Portali al villaggio. Ordina a tutti di nascondersi nel bosco.-

-Cos'hai intenzione di…- la frase gli morì in gola. -Oh no… no, no, cosa credi di fare contro tutti questi soldati? Non puoi!-

-Devo.- esalò lei, decisa. Spiegò il suo piano a suo padre, che annuì e riportò la ragazzina al villaggio, iniziando a dare l'ordine di nascondersi nel bosco. Tami si sbracciava e strillava, cercava di scappare al capo del villaggio per poter rimanere con la sua sorellona, ma l'uomo la teneva tanto stretta che quasi non le faceva toccare terra.

-Vedi perché mi serviva la magia?- mormorò Nena, prima di voltarsi verso di lui con un'espressione talmente triste che pareva stesse per piangere da un momento all'altro.

-Non… non puoi farcela.-

-Lo penso anche io. Ma credo di poter guadagnare tempo.- con passo svelto, decisa e con enormi respiri, si diresse verso il villaggio, totalmente ignorata dai soldati nemici.

-Ascoltami un attimo!- Nathaniel la fermò, stringendola per le spalle. -Ascoltami, possiamo trovare un modo…-

-Che modo? Sono sola contro un esercito! E senza magia, senza armi, cosa posso fare? Li distrarrò, tu li proteggerai nel bosco.-

-Io non-

-Me lo devi.- sussurrò, le lacrime che ormai le rigavano le guance. Stava per morire. Stava per morire e quella mattina neanche immaginava che sarebbe potuta succedere una cosa del genere.

L'uomo la fissava, impotente: non poteva farle cambiare idea in nessun modo se non dandole una botta in testa, ma così facendo avrebbe condannato l'intera popolazione a morte certa, senza possibilità. Doveva fare qualcosa, doveva ingegnarsi, doveva.. doveva solo guardare meglio la ragazza. La rimozione dei sigilli finalmente stava funzionando e dalle mani di lei scaturivano piccoli fulmini. -Nena. Puoi farlo.-

-Cosa?-

-Perdonami.- le sussurrò, prima di prendere il suo legno catalizzatore e disegnare l'ennesimo sigillo sui bracciali, che iniziò a risplendere di un blu elettrico molto forte, molto più forte del rosso iniziale. -Adesso perderai conoscenza. Finché avrai energie combatterai e distruggerai chi ti sarà davanti con la tua immensa magia.-

Non appena ebbe finito di pronunciare quelle parole, gli occhi verdi di Nena divennero totalmente neri, il suo esile corpo venne lambito da fiamme color del cielo notturno e dalle mani presero ad uscire fulmini e saette. Lui la portò di fronte all'esercito, procurandosi bruciature profonde sul petto e sulle mani, che sicuramente lo avrebbero ucciso a breve, e la lasciò lì, a levitare rialzata da terra. Le si mise dietro, pronto a parare i colpi che avrebbe sicuramente sparato anche all'indietro, verso il bosco dove stavano nascosti tutti gli abitanti. Che diavolo gli era saltato in mente? Il sigillo della mente? Il sigillo del perfetto soldato a cui veniva ordinato qualsiasi cosa e questo l'avrebbe fatto, indipendentemente dalla sua volontà. Era l'unica possibilità che avevano per portare a casa la pelle, o meglio, che avevano gli abitanti e lei di portare a casa la pelle. Lui, nel caso peggiore, si sarebbe risvegliato in un mare di sangue e distruzione.

L'esercito imperiale si fermò ad un centinaio di metri da Nena, indugiò un paio di istanti nel vedere una sola donna a difesa dell'intero villaggio, ma poi, con un urlo sincronizzato, partì compatto.

Non l'avesse mai fatto.

Le fiamme blu si ingrandirono ed inspessirono, sbatterono violentemente a terra sui soldati, che presero immediatamente fuoco. Dalle sue mani, che aprì nella loro direzione, partirono saette violacee che incenerivano all'istante ogni nemico che incontravano, precise e letali. Una guerra iniziata in pochi minuti era anche finita nello stesso lasso di tempo, grazie alla terrificante magia di Nena. Molti soldati morirono bruciati, altri direttamente inceneriti, alcuni decisero che non ne valeva assolutamente la pena di morire in quel modo per un emissario che neanche stimavano e si diedero alla fuga, insieme a tutti i consiglieri.

Nena si fece largo tra i cadaveri, la testa che ciondolava lentamente a destra e a sinistra, lo sguardo totalmente assente e profondo, finché non trovò una fiammella blu che ancora ardeva. L'emissario strisciava sui gomiti, cercava di scappare seppure avesse le gambe totalmente fuori usco e che ancora stavano bruciando.

-SEI UN MOSTRO!- gridò, sputando sangue, quando si ritrovò davanti la ragazza che volava. -UN LURIDO MOSTRO, UNO SCHERZO DELLA NATURA, UN- il suo imprecare venne semplicemente interrotto da un fulmine sparatogli in piena bocca il suo viso, la pelle ed il cranio bruciarono in una frazione di secondo, senza dare il minimo di soddisfazione. L'espressione di Nena sembrò confusa, delusa quasi, per una manciata di secondo, ma subito dopo iniziò a sbattere forte le palpebre e cadde a terra, in ginocchio.

Nathaniel la raggiunse di corsa, scavalcando tutta la desolazione ed i mucchietti di cenere da lei lasciati. Non era stato difficile individuarla, visto che era l'unica figura fluttuante e totalmente ricoperta dal fuoco. L'afferrò prima che svenisse, le accarezzò la faccia e le tolse i capelli da davanti agli occhi, mentre le fiamme blu continuavano a bruciarlo nonostante diventassero più piccole ad ogni respiro preso. Quando il corpo di Nena fu di nuovo della carnagione naturale e non ricoperta di fuoco, lo riconobbe. -La magia…-

-Te la insegnerò, promesso.-

-Ti farò tornare mortale, allora…- Nena sorrise, i grandi occhi verdi che tornavano del loro colore brillante, e portò una mano sulla guancia ormai totalmente scarnificata di lui, per poi svenire.

L'immortale sospirò, rinfoderò la spada e prese in braccio quella strana schiava, stentando ancora a credere a quello che aveva assistito. Quella era la conferma che la strega, la sua strega, era dentro di lei, per cui avrebbe dovuto restarle accanto volente o nolente.


Spazio Autrice_____

In questo mondo fantasy, ci sono due tipi di magia: la magia dei sigilli, simile alle classiche rune, e la magia degli elementi.

-La magia dei sigilli può essere praticata da quasi tutti, non sono necessarie conoscenze particolari e neanche la classica conformazione fisica, basta studiarle, fondamentalmente, ed avere un oggetto catalizzatore che raccolga l'energia magica dal mondo. Non è una magia difficile, non è dolorosa e non si spendono troppe energie nell'utilizzarla.

-La magia degli elementi, invece, è molto più potente. Usa la stessa logica del catalizzatore, ma invece che essere un oggetto inanimato, è lo stesso essere umano. Quest'ultimo non avrà bisogno di usare i sigilli per mandare le magie, ma basterà pensarle o, più semplicemente, farsi guidare dall'istinto. L'uso di questa magia necessita di una forza spirituale molto elevata, una grande personalità ed un fisico ben allenato a resistere allo sforzo, ecco perché si procede con un allenamento fisico prima di iniziare a studiare. Serve una buona conoscenza della storia magica e dei vari elementi, senza contare l'enorme concentrazione mentale. Non tutti possono utilizzare questa magia perché serve una conformazione genetica molto particolare: in genere una o due persone l'anno nascono con questa predisposizione.

  
Leggi le 3 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Fantasy / Vai alla pagina dell'autore: Sophie_moore