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Autore: LadyInDark    04/05/2015    2 recensioni
Christy Collins è una giovane donna che, attraverso sforzi e sacrifici, ha sempre ottenuto tutto. È una persona brillante e intelligente, dalla carnagione lattea e dai capelli rosso vivo. La sua vita è interamente concentrata sul suo lavoro come giornalista e tutto sembra andare per il meglio, finché l’affascinante Michael farà la sua comparsa. Come reagirà, quando le stravolgerà l’intera vita, ostacolandola e guidandola verso sensazioni del tutto nuove?
Partecipante al contest "Di immagini e trame", di Gnarly.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Nick dell’autore: LadyInDark
Titolo: Strawberries & White Chocolate
Fandom: Originali
Pacchetto: Romantico, 2
Generi: Romantico, Sentimentale
Avvertimenti: Nessuno
Rating: Giallo
Introduzione: Christy Collins è una giovane donna che, attraverso sforzi e sacrifici, ha sempre ottenuto tutto. È una persona brillante e intelligente, dalla carnagione lattea e dai capelli rosso vivo. La sua vita è interamente concentrata sul suo lavoro come giornalista e tutto sembra andare per il meglio, finché l’affascinante Michael farà la sua comparsa. Come reagirà, quando le stravolgerà l’intera vita, ostacolandola e guidandola verso sensazioni del tutto nuove?



 

 

 

1- Il Colloquio

Camminava spedita e sicura sui suoi tacchi dodici, perfettamente coordinati con il tailleur beige chiaro che aveva scelto per quello che sarebbe stato il colloquio per la promozione che da sempre si era prefissata di raggiungere. Dopo anni di nota carriera televisiva, Charles Barker era pronto a lasciare il ruolo di conduttore di Channel News, il notiziario più seguito di sempre, per potersi godere la più che meritata pensione. Christy Collins sapeva che nessuno più di lei meritava quel posto e a conferma di ciò, nessun’ombra di ansia o preoccupazione segnava i lineamenti delicati del suo giovane viso. Laureata con il massimo dei voti in tre anni, aveva svolto i diciotto mesi di praticantato presso una redazione di un certo livello, e frequentato un corso di formazione di quarantacinque  ore promosso dal Consiglio Nazionale per poi superare l'esame di idoneità professionale, e diventare a tutti gli effetti una giornalista professionista. A ventiquattro anni aveva cominciato a scrivere articoli di cronaca economica e finanziaria. Nessuna nota di rimprovero, nessun ritardo. Niente macchiava il suo curriculum. Riportare l'andamento delle borse finanziarie, intervistare i maggiori protagonisti dell'economia e seguire le principali azioni di politica economica, l'avevano resa una delle più note e seguite giornaliste del suo settore. Confinata nel suo studio, si era dedicata nel più professionale dei modi al suo lavoro per oltre tre anni, entusiasta e speranzosa, aspirando ad entrare nella redazione di un importante notiziario televisivo. Sapeva di essere brava. Lo sapeva lei e lo sapevano anche i suoi colleghi, che nel vederla avanzare determinata e senza alcun esitazione, distoglievano lo sguardo invidiosi, forse intimoriti, ma segretamente colpiti dalla sua tenacia e dalla perseveranza nel realizzare i suoi obbiettivi. Quando finalmente si ritrovò di fronte la porta dello studio del direttore Wright, bussò con fermezza, ed attese che la rispondesse, prima di entrare.
“Ah signorina Collins, la prego, si accomodi pure”. Di fronte al sorriso bonario del direttore Wright, non poté non sorridere a sua volta. Era un uomo sulla sessantina, leggermente sovrappeso, con una bianca chioma spettinata che un tempo doveva essere stata molto più folta. Portava un paio di occhialini tondi che evidenziavano ancora di più il suo carattere buono e disponibile, facilmente deducibile anche dall'arredamento semplice e accogliente del suo studio; una scrivania in legno massiccio era occupata interamente da un plico di fogli disposti in maniera  disordinata, un computer dall'aria decisamente antiquata tappezzato da post-it di vari colori, un portapenne da scrivania riempito da un'unica penna e infine una simpatica cornice che mostrava una foto dello stesso direttore in compagnia del “grande amore della sua vita”, il suo cane Jacky. Una grande finestra si stagliava dietro la scrivania, illuminando l'intero ufficio, e una pianta che decisamente aveva avuto giornate migliori era poggiata sul davanzale. Christy assunse un'aria cordiale ed entrò con calma. Non voleva assolutamente dare l'impressione di avere un atteggiamento altezzoso e sicuro di poter ottenere qualsiasi cosa desiderasse.
“Bene, ora che ci siamo tutti, possiamo cominciare!”, aggiunse poi, entusiasta. A quelle parole, il suo sguardo si posò immediatamente sulle spalle dell'uomo che occupava una delle due sedie poste di fronte la scrivania. Non era previsto che ci fosse qualcun altro, i suoi colleghi sapevano che l'unica ad avere le potenzialità per quel posto era solo ed esclusivamente lei e quello sconosciuto rappresentava una potenziale minaccia, pronta ad impedirle di realizzare la sua carriera professionale. Questo, lei, non lo avrebbe mai permesso. Avrebbe lottato con le unghie e con i denti, e come un animale che reagiva ad un invasione nel suo territorio, scattò automaticamente in posizione di attacco; il sorriso scomparve dal suo volto, lo sguardo divenne di ghiaccio e spostò l'intero peso sulla gamba destra, una mano posata sul fianco mentre l'indice dell'altra era rivolto all'uomo che ancora non si era degnato di girare.                     
“Lui chi è?”.  Al diavolo, pensò poi, rendendosi conto di aver assunto esattamente quell'aria altezzosa che si era ripromessa di non mostrare. In quel momento, l'uomo si girò e Christy rimase spiazzata di fronte a quello che, senza ombra di dubbio, era uno degli uomini più affascinanti che avesse mai incontrato. Folti capelli color caramello spettinati e dall'aria fintamente trasandata, occhi marroni che davano l'impressione di guardare in due pozze piene di cioccolato fuso, mascella pronunciata e lineamenti marcati, le labbra piegate in un sorriso seducente.                                                            
“Michael King, ma puoi chiamarmi Mike”, le rispose lui stesso alzandosi e porgendogli la mano. Grandioso, anche la voce era dannatamente provocante. Era alto, parecchi centimetri più di lei. Una semplice camicia chiara con una giacca blu metteva in risalto le spalle larghe e dei pantaloni color cachi completavano un look fin troppo casual per un colloquio, ma che lasciava trasparire quanto fosse sicuro di sé e di come potesse ottenere qualsiasi cosa desiderasse, anche non indossando abiti eleganti e opportuni nelle varie circostanze. Christy sbatté le ciglia una volta di troppo per potersi svegliare dallo stato di trance in cui si era lasciata cadere e tornò a guardarlo con aria di sufficienza, ignorando volutamene la mano che lui le stava ancora porgendo.
“Aveva fissato un colloquio per oggi, con me”, si rivolse invece al direttore, sottolineando quanto fosse scontato che la presenza del suddetto Mike fosse di troppo. Una lontana vocina nella sua mente le sembrava suggerire di aver già sentito quel nome, ma venne presto accantonata quando con la coda dell'occhio notò l'intruso ghignare divertito, per nulla offeso mentre ritirava la mano che lei aveva sfrontatamente rifiutato.  
“Certo, certo”, la sviò il direttore Wright, facendole segno di accomodarsi, mentre cominciò a sfogliare il contenuto di una cartelletta nuova sulla cui etichetta vi era scritto con un pennarello nero il nome Michael King. “Ma questa mattina ho ricevuto una richiesta di colloquio anche dal signor King, e siccome siete gli unici interessati a questo posto, ho pensato di ricevervi contemporaneamente”.
Christy digrignò la mascella con discrezione, infastidita e incredula di fronte alla noncuranza del suo capo. Ribattere ulteriormente sarebbe stato inutile e indiscreto, doveva giocare d'astuzia. Così, si mise comoda sulla sedia, accavallò le gambe e sorrise educatamente.
“Allora”, riprese il direttore, sistemandosi gli occhialini rotondi per poter leggere ad alta voce quello che doveva essere il curriculum del suo compagno di colloquio. “Michael King, trentaquattro anni, laureato con il massimo dei voti all'università di Harvard, diciotto mesi di praticantato presso la redazione del New York Times”. A quel punto si interruppe per guardarlo in faccia, piacevolmente sorpreso. Il classico figlio di papà, si ritrovò a pensare con cattiveria lei. Non tutti potevano permettersi un'istruzione tanto prestigiosa.Terminati gli studi, ti è stato offerto un contratto per uno dei più noti siti di informazione via web, GB news, con sede a Londra, dove ti sei trasferito per ben tre anni. Tornato in America, hai lavorato per due anni come giornalista di cronaca nera del quotidiano All News”. Christy incrociò le braccia al seno, spazientita. Decisamente non era previsto che quell'uomo avesse tanto successo alle spalle.
“A ventinove anni hai iniziato la tua carriera di conduttore televisivo nel canale dello sport di 24channel”. Il direttore smise nuovamente di leggere per guardarlo ancora più entusiasta. “Cavolo, quello sì che era un programma serio! Lo guardavo praticamente ogni giorno, tu sì che ne capivi di sport! E' stato davvero un peccato che tu abbia lasciato il posto, da quel momento ho smesso di guardarlo anche io. Rimanga tra noi”, abbassò il tono di voce e si avvicinò a lui in modo complice, “chi ti ha sostituito non distingue nemmeno un pallone da calcio da quello da rugby”, ed entrambi scoppiarono a ridere.
Christy si schiarì la voce, interrompendo immediatamente l'ilarità del direttore, che dopo un breve colpo di tosse per dissimulare un'ultima risata, riportò l'attenzione sul foglio. Sentiva chiaramente lo sguardo del suo avversario, perché sì, oramai non poteva che considerarlo tale, puntato su di sé, ma resistette alla tentazione di girarsi e di fargli sparire prendendolo a schiaffi, quel sorriso spavaldo che, ne era certa, era rivolto a lei come a sottolineare quanto lo divertisse vederla inquieta.
“E in quest'ultimo anno sei stato uno dei presentatori del programma notturno sull'attualità, il famosissimo Day&Night show, e se ho capito bene grazie alla tua presenza il numero degli spettatori è salito ulteriormente del 60%... incredibile!”. Ancora una volta il direttore lo guardò sbalordito. Seppur con una certa riluttanza, nemmeno lei poteva negare l'evidenza: quell'uomo era praticamente perfetto. Un giovane e promettente giornalista, conduttore, uomo dello sport o quel che cavolo era. In breve tempo era riuscito a conquistarsi la sua fetta di notorietà e qualsiasi redazione televisiva sarebbe stata entusiasta di averlo con sé.                            
“Ed ora eccoti qui. Cosa ti spinge a volere questo posto? Voglio dire, sei una persona così talentuosa, ricca di esperienza... Non riesco a credere che tu voglia entrare a far parte di una redazione così mediocre come la nostra”.
Christy roteò gli occhi al cielo, sconcertata. Il notiziario delle 18:30 di Channel News era il più seguito da almeno metà della popolazione americana, non era proprio banale come d'improvviso il suo superiore sembrava sostenere.  
“Beh, la verità è che ho deciso di dedicarmi a qualcosa di più tranquillo e poi, insomma, mi sembra giusto lasciare il posto anche ai giovani che vogliono iniziare a fare carriera seguendo le mie orme”. Davvero furbo, pensò Christy. Curriculum di ferro, già da tempo nelle grazie del direttore Wright per le sue competenze in materia sportiva, e ora si giocava anche la carta del buon samaritano, quando chiunque poteva notare che si era appena auto elogiato. Chiunque tranne il suo capo, ovviamente, che annuì compiaciuto. Christy era talmente tesa da non essersi accorta di avere le unghie conficcate nei palmi delle mani. La situazione era decisamente più grave del previsto, una battaglia persa in partenza, ma non per questo si sarebbe arresa. Non era ancora tutto perduto.
“Oh, ma qui c'è dell'altro!”, urlò all'improvviso il direttore. Sul serio? Quanto cavolo era lungo quel dannato curriculum? “Leggo che per un breve periodo hai fatto tirocinio extra come assistente di un docente dell'università di New York”. Arrivata a quel punto Christy credeva che nulla più avrebbe potuto sorprenderla, nemmeno se fosse stato il primo uomo su Marte, ma si sbagliava, ovviamente. Fu come se all'improvviso qualcuno le avesse lanciato un secchio d'acqua congelata sulla testa. In quell'istante capì perché aveva avuto l'impressione di aver già sentito quel maledetto nome, e imprecò mentalmente per non essersene ricordata prima. Eccome se lo aveva sentito e c'era di peggio, lo aveva addirittura già incontrato! Era stato l'artefice del casino, per fortuna evitato, che aveva rischiato di farle perdere un anno, mandando così a monte il rigido programma fatto di regole, obbiettivi e traguardi che si era imposta per poter emergere in una promettente e fruttuosa carriera. Era al termine del suo percorso universitario, la tesi di laurea già impressa su carta doveva solo essere visionata nella sua totalità dal Relatore che dopo averne fatto un'analisi approfondita, le avrebbe dato il via per poter conseguire la laurea. Quando si era recata nella sua classe però, aveva trovato un ragazzo, presentatosi come l'assistente del relatore. Esposto sul maglione un cartellino identificativo mostrava il nome Michael King. L'aveva invitata a lasciare la sua tesi, assicurandole che avrebbe provveduto lui stesso a consegnarla al relatore. Già allora aveva trovato ripugnante quel suo modo provocatorio di atteggiarsi e il sorriso che sapeva di superiorità e successo. Successo che, a quanto pare, aveva ottenuto e come, accidenti! Ad ogni modo, seppur con una certa riluttanza - aveva sempre avuto la convinzione che bisognava cavarsela da soli per le cose importanti e quell'episodio non fece altro che darle l'ennesima conferma, infatti – lasciò una copia della sua tesi, sperando che il Relatore la contattasse quanto prima. Ci vollero ben due settimane per rendersi conto che quel dannato bastardo non aveva consegnato un bel niente. Fortunatamente il Relatore era una di quelle rare persone che svolgeva con interesse e meticolosità il proprio lavoro ed era stato tanto disponibile da inviarle un'allarmata e-mail in cui l'esortava a presentare al più presto la tesi se non voleva rischiare di essere rimandata alla sessione di laurea successiva. Aveva cercato più volte di scovare quell'assistente incapace e fargli una sfuriata che non avrebbe scordato per il resto dei suoi giorni, ma scoprì che aveva lasciato il lavoro pochi giorni dopo il loro incontro. Così aveva represso il rancore ed era avanti con la sua vita. Certo non si sarebbe aspettata di trovarselo lì, tranquillo e beato mentre cercava di rubarle l'impiego rendendo vani, ancora una volta, i suoi sacrifici. Lo guardò di sottecchi; chissà se come lei aveva impiegato un po' per riconoscerla oppure l'aveva fatto all'istante o sé, molto più probabilmente, non ricordava neanche lontanamente il suo viso. Dovevano essere tantissime le persone a cui importunava l'esistenza con il suo discutibile modo di fare e ovviamente non poteva ricordarle tutte.
“Davvero ammirevole!”, concluse il Signor Wright, facendola risvegliare dai suoi pensieri. Poggiò la cartella ancora aperta sulla scrivania e congiunse le mani, dedicando finalmente l'attenzione a lei. In un battito di ciglio, Christy cancellò ogni traccia di preoccupazione o turbamento dal suo viso: era arrivato il suo turno.
“E poi c'è la nostra Christy”, sorrise sinceramente. Teneva davvero ad ogni suo dipendente, considerava la redazione alla stregua della famiglia che non aveva mai avuto, ma questo non significava favoritismi o concessioni in alcun modo, chiunque doveva farsi strada con le proprie forze. Infatti passò subito ad un atteggiamento professionale.
“Christy Collins. Nessuno più di te nell'intero edificio meriterebbe questo posto, ho piena fiducia in te e so che saresti in grado di gestire al meglio la situazione. Ti sei dedicata al tuo lavoro in maniera impeccabile; sei professionale, precisa e sono certo che ottenendo una promozione come questa non potrai far altro che migliorare ulteriormente”. Christy resistette all'impulso di mordersi nervosamente il labbro inferiore imponendosi di guardarlo dritto negli occhi e di ostentare una sicurezza che in realtà stava cominciando a vacillare. Definire la sua presentazione ridicola paragonata a quella di King sarebbe stato un eufemismo. Il direttore sbuffò sonoramente mettendosi comodo e volgendo lo sguardo ad entrambi.
“Sapete, il requisito più importante per chi sogna di diventare il mezzo busto di un notiziario televisivo è quello di avere grande carisma, ma anche varietà lessicale e una vasta cultura generale sono qualità essenziali. Michael…”.  
“La prego, mi chiami Mike”, lo interruppe lui, sorridendo amichevolmente. Christy si morse l'interno delle guance per evitare di mandare al diavolo lui e quel suo disgustoso modo di guadagnarsi ammirazione.                        
“Mike”, riprese il direttore sorridendo a sua volta. “Senza ombra di dubbio sono requisiti di cui sei provvisto e grazie alla tua esperienza hai potuto perfezionarli al meglio. Christy, tu non hai esperienza di fronte a una telecamera, ma hai comunque tutte le potenzialità: sei di bell'aspetto, intelligente e soprattutto hai un'ottima padronanza della lingua. Direi che entrambi siete adeguatamente preparati. É veramente difficile scegliere tra uno dei due”, concluse con una smorfia che rendeva appieno la sua incertezza rivolgendosi più a sé stesso che a loro. Prese a massaggiarsi il mento e a guardare un punto indefinito oltre le loro spalle, rimanendo in silenzio per troppi, interminabili secondi. Christy era ormai ridotta a un fascio di nervi, quell'attesa era straziante e insostenibile e si innervosì ulteriormente quando, lanciando una rapida occhiata all'altro contendente lo trovò comodamente seduto, le gambe allungate in avanti e le braccia incrociate al petto, sul viso un'espressione tranquilla e rilassata. Sorrideva addirittura. Tutto in lui lasciava intuire quanto non fosse minimamente turbato da quella che in realtà doveva essere una situazione di tensione. Credeva di avere la vittoria in tasca, il bastardo. Il sorriso che invece esibiva lei per apparire spensierata le si era ormai cristallizzato sul volto, a furia di aspettare. Era ormai al limite quando finalmente il Signor Wright sgranò gli occhi, come colto da un'illuminazione improvvisa. Schioccò le dita e spalancò le braccia come ad enfatizzare quella che riteneva la soluzione perfetta.
“Faremo così: affronterete un periodo di prova della durata di una settimana in cui condurrete fianco a fianco il notiziario delle 18:30! Guardarvi in azione mi faciliterà senz'altro la scelta! Siete d'accordo?”. Domanda retorica, ovviamente.
“Certamente!”, esordì Michael, per nulla turbato. 
“Farò del mio meglio”, rispose prontamente lei, ringraziando con un breve cenno per quell'opportunità. Aveva davvero temuto di essere spacciata, ma adesso la partita era ancora tutta da giocare. Partita per modo di dire; oramai la considerava una vera e propria lotta per l'egemonia della specie più forte.
Il direttore batté le mani soddisfatto. “Ottimo! Comincerete da domani. Presentatevi un'ora prima della diretta. Buona fortuna ad entrambi”. Sorrise, lasciando intendere che ormai non c'era nulla da aggiungere. Christy si alzò immediatamente e strinse vigorosamente la mano al direttore, poi girò i tacchi per evitare di dover condividere ulteriormente la stessa aria con MichaelchiamatemiMikeKing. Riuscì a malapena a fare qualche passo prima che lui uscisse e richiudesse la porta dietro di sé.
“Ehi, aspetta un momento!”. Ignoralo, pensò d'istinto. La sua famiglia però le aveva da sempre impartito una buona educazione e le veniva difficile ignorarne i sani principi, così prese un bel respirò, cercò di assumere l'espressione più neutra del suo repertorio e si voltò.
“Christy Collins”, continuò lui, pronunciando il suo nome con tono solenne. “Sei la Christy Collins della tesi di laurea in storia del giornalismo, giusto?”.
Lei ridusse gli occhi a due fessure. L'aveva riconosciuta, quindi. “Che cosa vuoi?”, replicò acida. Al diavolo l'educazione, non aveva più motivo di fingere. Lui sorrise, reputando la sua reazione come una chiara conferma.
“Cavolo, all'inizio non ti avevo riconosciuto”, cominciò prendendosi una confidenza che lei non gli aveva minimamente concesso. “Non fraintendermi, una persona tanto odiosa e presuntuosa è difficile da dimenticare, ma quando ti ho visto per la prima volta eri a malapena una giovane e ingenua ragazzina, mentre ora...”, si interruppe per guardarla esplicitamente dalla testa ai piedi, “Ora sei una vera e propria donna”, continuò avvicinandosi e sorridendo in maniera provocante. “Noto che il carattere fastidioso però non è cambiato di una virgola, anzi, mi sembra addirittura peggiorato”.
Christy non riuscì ad evitare di sgranare gli occhi, seppur lievemente, per lo stupore. Era scioccata; che fosse una persona odiosa e meschina lo aveva capito molti anni prima, ma che potesse affrontarla con così tanta sfacciataggine e malignità non se lo sarebbe mai aspettata. Mai, mai nessuno le si era rivolto in maniera tanto scortese senza avere una minima o quanto meno valida motivazione. Dunque, l'odio era stato reciproco fin da subito. Non riuscì a formulare una risposta che non risultasse infantile e priva di maturità, tanto era indignata, e lui ne approfittò per insinuare ulteriormente.
“Non pensare che ci andrò piano con te solo perché sei una donna. Voglio davvero questo posto, e puoi star certa che me lo prenderò”, sorrise deridendola.                                                                                                    
“Non ti conviene sottovalutarmi”, sibilo allora lei. La voce ridotta per la rabbia a poco più che un sussurro ricordava molto il verso di un serpente velenoso.
“Ammiccare e sorridere cordialmente non..”. Venne interrotta dall'improvvisa risata in cui lui scoppiò. “Tesoro, se credi davvero che è l'aspetto fisico che conta in queste situazioni, allora stai sbagliando tutto. Qui non si tratta di apparenza ma di esperienza, e dubito che una novellina come te possa averne alcuna”, poi le si avvicinò guardandola dritta negli occhi e lei si ritrovò spiazzata, completamente catturata dalla severità del suo sguardo.
“Non è grazie al tuo bel faccino che otterrai questo posto, ma ehi! Ho sentito che stanno cercando una nuova ragazza immagine per un telequiz, la ragazzina bionda senza cervello è rimasta incinta, stranamente. Perché non fai il provino? Decisamente hai tutti i requisiti”.
Christy aspettò di sentire il suono della sua mascella che toccava il pavimento per quanto le si era spalancata. Le aveva appena dato della innocente, stupida zoccola? Non le diede il tempo di metabolizzare il tutto che se ne andò, lasciandola basita sul posto. Solo quando lo vide sparire dietro l'angolo scosse la testa, indignata. Fu come se due fiamme prendessero vita nell'azzurro ghiaccio dei suoi occhi. Quel. Fottuto. Bastardo. Aveva perso una battaglia, ma la guerra era appena cominciata.




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Angolo dell'autrice (vogliamo davvero definirla così?)
Salve a tutti! :D Dopo tanto, tantiiissimo tempo, sono tornata con una nuova storia. Si tratta di una long partecipante al contest di Gnarly “Di immagini e trame”, che ringrazio moltissimo; infatti è grazie al suo contest che ho ritrovato la voglia di scrivere e di cimentarmi quindi in questa nuova impresa. Ho passato e sto passando un brutto periodo (che proprio non vuole smettere di affliggermi) e scrivere questa storia mi ha aiutata tantissimo. In realtà era stata concepita come una one-shot, ma una volta cominciato a scrivere, i personaggi hanno preso vita propria e si è trasformata in un racconto a più capitoli. Il genere, romantico, non è un genere che sono abituata ad utilizzare e temo che il risultato non sia dei migliori. Ad ogni modo, spero tanto che la storia possa piacervi e vi chiedo scusa in anticipo per eventuali errori, che di certo non mancheranno nonostante abbia riletto più e più volte xD Pubblicherò i capitoli con una certa frequenza, soprattutto perché la data di scadenza del contest è alle porte ^^' Grazie a chi dedicherà un po’ del suo tempo a questa mia storia. Mi farebbe piacere sapere cosa ne pensate J Detto ciò, vi saluto e vi mando un bacione! 
Ci leggiamo al prossimo capitolo :D

 

  
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