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Di
lezioni interrotte e richieste impossibili
[1911 words]
La lezione di Aritmanzia
procedeva lunga e oziosa.
Lily Evans appoggiò la guancia sulla mano, lo sguardo
stanco e la bocca socchiusa; non aveva chiuso occhio, quella notte, per colpa di una persona – o meglio quattro.
James Potter e i suoi amichetti avevano organizzato uno
scherzo di cattivo gusto alle due e mezza precise, che consisteva nel far
rotolare giù dai gradini quelli del primo anno con un incantesimo nuovo. « Da sperimentare
» si era giustificato Potter, con quel ghigno odioso, quando Lily era saltata
giù dal letto per sistemare la faccenda – era un Prefetto, lei.
La mania di Lily di essere un Prefetto–perfetto (come la
canzonavano in molti) si mescolò alla mania di James di combinare guai, con un
risultato catastrofico: lei era terribilmente stanca e suscettibile.
E per di più il professore aveva appena annunciato che
avrebbe fissato un compito a sorpresa... tra... cinque minuti? Aveva davvero capito
bene?
« Non ho studiato! Lily, posso copiare? » bisbigliò Sirius Black dal banco dietro. La
ragazza si voltò, accigliata: da
quand’era che il migliore amico di Potter la chiamava per nome?
« Dov’è il tuo amico? » borbottò, severa. « Ha marinato
di nuovo? Aspetta che lo sappia Silente... »
« Dài, Lily, lo sappiamo
entrambi che non lo dirai. »
La ragazza abbassò lo sguardo sulla spilla che portava
al petto e assunse un’aria disgustata verso l’amichetto di Potter. Sentì il
professore annunciare: « Ecco a voi! », e un foglio di pergamena le volò sul
banco.
Rimase letteralmente interdetta. Le domande erano
particolarmente complicate, e tra la quantità innumerevole di compiti di
Trasfigurazione, le pozioni da distillare, Antiche Rune da decifrare,
Incantesimi di Memoria da imparare, si era scordata di ripassare Aritmanzia, confidando che la prossima verifica fosse
lontana.
Niente di più
sbagliato.
Afferrò la piuma con titubanza. Non era quella che lei
usava di solito, perché l’aveva dimenticata in Sala Comune – gli svantaggi di fare
i compiti di sera; fortunatamente, arrivata al suo banco, ne aveva trovata
un’altra, lasciata lì per caso.
La mordicchiò come faceva spesso quando era agitata. E
all’improvviso, come per magia, una
voce arrogante e nitida risuonò nel corridoio oltre la porta.
« EVANS! »
Sgranò lo sguardo e smise di scrivere – non che stesse
scrivendo molto. Sentì alcune risate nell’aula, e un’intimidazione di fare
silenzio.
« EEEEVANS! »
Un’altra intimidazione. Altre risate, più acute. Lily
sprofondò nella sedia, esterrefatta: possibile che la disturbasse anche durante
Aritmanzia?
« HO. DETTO. EVANS! PERCHÉ NON RISPONDI? »
Ci mancava solo questa. Il professore cominciò a
guardarla storto, e neanche un pensiero nella sua mente le suggeriva di provare
a rispondere alle domande.
E se avesse risposto a Potter? Se fosse stata al gioco,
per una volta? Avrebbe saltato il compito... si sarebbe – forse – divertita...
non sarebbe più stata stanca... e... avrebbe infranto il Regolamento, Gazza
l’avrebbe portata dal Preside, le avrebbero ritirato la spilla da Prefetto e
molto probabilmente sarebbe tornata a casa. Per
sempre.
« Signorina Lily, credo che qualcuno la stia cercando.
» esclamò torvo il professore, fissandola.
« Oh... » Lily sembrò cadere dalle nuvole, « sì. Credo
che lei abbia ragione. Dovrebbe essere... »
« SIGNOR POTTER! » urlò, interrompendola. Una persona
alta e dai capelli neri e spettinati aveva appena sfondato la porta con un
Incantesimo e stava osservando la ragazza con aria furba.
« Mi scusi, mi scusi, sa, non si apriva... »
sghignazzò. « E dovevo assolutamente parlare con la Evans. Senti, ti va di
venire ad Hogsmeade con me? Hanno appena appeso
l’annuncio, è tutta la mattina che aspetto. »
Non era la prima volta che Potter se ne usciva con
questi insulsi inviti. Era dal primo anno che ci provava con Lily. Tuttavia,
lei non faceva che arrossire, ogni volta di un rosso più scuro di quella
precedente.
« Stiamo facendo un compito! Signor Potter, si sieda! »
« Quand’è? » ebbe il coraggio di domandare qualche persona
curiosa.
« Il prossimo finesettimana. Evans, ci stai? »
L’uomo dietro la cattedra si alzò, possente, e perse la
pazienza: « IN PRESIDENZA! ORA! »
Lily osservò James sbuffare, contrariato, e dirigersi
verso la porta. Lei smise di avvampare e fece per tornare alle domande
complicate, quando l’uomo intervenne di nuovo: « Forse non mi sono spiegato
bene... in presidenza dovete andarci tutti
e due. Oh, e quasi dimenticavo: venticinque punti in meno a Grifondoro! »
Qualcuno ridacchiò – sicuramente un Serpeverde.
Lily si sentì le gambe tremare; provò a difendersi ma l’unico risultato che
ottenne fu quello di guadagnarsi un’altra occhiataccia fulminante. « Io non
c’entro niente! » riuscì a gridare prima che la porta si riparasse e chiudesse
alle loro spalle.
« Io. Ti. Ammazzo. » sibilò. « James Potter, questa è
la tua fine. »
« Come, scusa? Sai, non ci sento molto bene... mi hai
forse detto che hai accettato il mio invito? Grazie, Evans, sempre così
gentile. » sorrise, azzardando a darle un buffetto sulla guancia. Lei, per
tutta risposta, lo guardò sgomenta.
« Io... ti odio!
» sibilò, avanzando davanti a lui. Era sicura che se l’avesse guardato in
faccia la faccenda sarebbe scoppiata in un duello.
« In presidenza... davanti a tutti! E ho persino tolto punti alla mia Casa.
Cosa penserà Silente? Sicuramente mi spedirà a casa, sì, di sicuro, questa è
l’ultima volta che vedo Hogwarts. »
Cominciò a torcersi le mani e ad assumere un tono via via più angosciato.
« Rilassati, Evans. Io ci sono stato così tante volte,
e guardami, sono ancora qui! »
« Per mia
disgrazia. » urlò Lily. Qualcuno si voltò a guardarli in corridoio,
curioso, e lei perse la pazienza. « Potter, sei la mia disgrazia! Mi trascini
continuamente nei tuoi guai, e poi pretendi di invitarmi a Hogsmeade?
»
Non udì più i passi dietro di lei e si fermò, rigida e
viola di rabbia. James, per la prima volta, non aveva una battuta adatta ad
alleggerire la situazione e a sottolineare la sua arroganza. « Credevo di
salvarti da Aritmanzia. È per questo che sono entrato
in aula. Ah, sì, e anche per chiederti di uscire »
« E io dovrei crederti? Come facevi a saperlo? »
« Ho sentito l’insegnante parlarne con Silente. »
scrollò le spalle e riprese a camminare.
« Troppo difficile dirmi di studiare? » borbottò. « Ma
certo! Dimenticavo che tu sei l’egocentrico James
Potter, che deve fare le cose per bene, e mettersi al centro
dell’attenzione! »
« Eddài, Evans. »
« Eddài? » questo era troppo.
Potter aveva sorpassato il limite. « Io prima o poi ti Schianto. »
Il ragazzo si passò una mano tra i capelli corvini,
sparandoli in aria. « Sono sollevato di sentire queste parole. »
Lei lo guardò accigliata, e James riprese: « Lo dici
sempre, il che implica che non lo farai mai. »
Non sapeva come ribattere; era stufa delle frecciatine
di quello svitato, e in più lo studio di Silente era pericolosamente vicino. Si
limitò a fulminarlo con lo sguardo, e tacque.
Lily, in qualità di Prefetto, conosceva a memoria la
parola d’ordine. Continuava a torcersi le mani, disperata, guardandosi attorno:
per quello che ne sapeva sarebbe potuta essere l’ultima volta che vedeva quei
corridoi.
Con sua grande sorpresa, Potter trotterellò davanti a lei
e bussò alla porta del Preside di Hogwarts con
noncuranza. La risposta arrivò subito: « Avanti »
Albus Silente aveva un
tono mite e pacato, come sempre; Lily non aveva mai provato avversione o paura
nei suoi confronti, anzi, tutto il contrario: quando le cose iniziavano a
complicarsi bastava una perla di saggezza pronunciata dalle sue labbra per
farla sentire nuovamente tranquilla. In quel momento, tuttavia, avrebbe
preferito trovarsi da qualsiasi altra parte piuttosto che lì.
« Lily e James! Chissà perché non sono stupito di
vedervi. » sorrise, affabile, e un guizzo illuminò i suoi occhi azzurri. « Qual
buon vento vi porta qui? »
« Ci ha mandati il professore di Aritmanzia
» spiegò la ragazza. La voce era affievolita. « Signore, io... »
Silente ridacchiò di gusto, agitando una mano. « Non mi
servono le tue scuse, cara Lily. Immagino di saper benissimo com’è andata:
James è entrato in classe, urlando a squarciagola, chiedendole di uscire? »
Sgranò gli occhi. Come
faceva a saperlo? La cosa che la sorprese di più fu la risata di Potter
unirsi a quella del Preside. « Proprio così, professore! »
Lily lo squadrò, facendosi piccola piccola.
« Professore, mi dispiace moltissimo, non era mia intenzione. Non voglio
rinunciare alla carica di Prefetto, non voglio tornarmene a casa, la prego.
Farò qualsiasi cosa. »
Altre risate si levarono. « Signorina Lily, sono stato
io a consigliare al signor Potter questa mossa! Eppure non ha funzionato. Cosa
deve fare con lei, questo povero ragazzo? »
Arrossì, abbassando lo sguardo. Non era sicura di aver
capito bene. « Se solo fosse più responsabile e la smettesse di scherzare... »
« E se solo tu la smettessi di respingermi a priori! »
borbottò James, irritato. « Le ho provate tutte. »
« L’ultima carta è ancora da giocare! Nonostante
questo, signorina, lei è comunque in punizione. E la punizione è la seguente:
esca sabato con James Potter, e lo renda felice! » ammiccò, e senza darle tempo
di replicare li invitò a lasciarlo solo.
« E pensare che mi stava simpatico » borbottò Lily,
qualche minuto dopo. « Invece tu l’hai trasformato. Che razza di incantesimo
gli hai fatto? »
« Non oserei mai fare l’incantesimo Imperius al Preside, Evans. O
almeno, non dopo avermi fatto un regalo così grande! » le mise un braccio attorno
alle spalle. « Quindi sabato esci con me, eh? Vedrai, non ti annoierai di
certo. Potremmo andare da Mielandia, ai Tre
Manici di Scopa, e... »
Si bloccò, pieno di stupore. Lily Evans stava sorridendo. Stava sorridendo a lui! Non smise di sorridere, ma si
staccò dal suo abbraccio. « Sei un completo idiota, Potter. »
« E tu sei bellissima. »
Lily avvampò e girò la testa di lato. « Smettila di
abbindolarmi »
« Vieni ad Hogsmeade con me,
ti prego. »
« Non ho alternative, ti ho già detto che lo farò »
roteò gli occhi, tirandosi una ciocca rosso scuro. « Ma non montarti la testa.
»
James la osservò. Erano arrivati in giardino senza
rendersene conto. « Intendevo un’altra cosa. Io voglio che tu ci venga perché
lo vuoi, non perché sei costretta. »
« Chiedi troppo! » sospirò, pensando che il Malandrino
scherzasse. Ma aveva una stranissima espressione seria che la terrorizzava.
« Per favore, Lily. »
Si morse il labbro, soppesò le sue parole e disse: «
Dammi un valido motivo, e io verrò con te di
mia volontà »
Sorrise, malizioso. Poi ritornò serio. « Questa è
facile. Lily Evans, voglio renderti la ragazza più felice del mondo, e sono
sicuro che con me lo diventeresti. »
« Perché? » ebbe il coraggio di domandare con un filo
di voce.
« Perché, Lily, quando ti guardo vedo il mio futuro. So
che ci saranno tantissime litigate, ma sei la persona che voglio al mio fianco.
Io sono innamorato di te. » era arrivato il suo turno di arrossire. La ragazza
si stupì: non aveva mai visto James Potter arrossire, e tantomeno sentito
queste parole uscire dalla sua bocca.
« Allora, vuoi venire a Hogsmeade
con me? » tornò ad assumere un’espressione spavalda.
A Lily sfuggì un sorriso. « Sì, James ».
Koaletta’s corner
Ho scritto questa
storia di getto per un contest. Il prompt era: “Confessione
d’amore o di odio (nel senso che i due si dicono in faccia i reciproci
sentimenti, che possono essere d’odio o d’amore, per l’appunto).”
In teoria non dovrei essere soddisfatta:
il prompt non mi sembra del tutto rispettato e non
sono sicura di niente. Però, come dire... una James/Lily! Oh, mio Dio, ci sono
davvero riuscita? Non mi sembra vero.
Amo terribilmente questa coppia, e
essere riuscita a scrivere una One Shot su di loro mi rende davvero orgogliosa. Certo, spero
solamente che non risulti una schifezza agli occhi di voi carissimi lettori.
Cosa dire riguardo all’OS? Hmm, be’, non credo che sprizzi
originalità da tutti i pori. Come dire,
James che urla nel corridoio «EVANS» interrompendo una lezione solo per
chiederle di uscire è abbastanza un cliché. Però mi è servito come spunto, ed è
stato utile.
Non prometto niente, ma l’OS mi ha
entusiasmata al punto che vorrei, in futuro, farne altre sul loro appuntamento
e post–appuntamento. Ribadisco che non
prometto niente.
Okay, cari lettori, mi sento
ufficialmente parte del fandom. Amo troppo Harry
Potter!
I commenti e le recensioni sono sempre
graditi ♥
Giu ~