Note
dell’autrice: Sì sì lo so, ci ho messo un bel po’ ad aggiornare. Purtroppo tra
le feste, impegni vari e traduzioni da fare, il tempo, anche in vacanza, è
veramente poco.
Comunque
non crediate che abbia oziato. Anzi, mi sono documentata meglio sul personaggio.
Ho trovato un bel libretto (1244 pagine) con tutti i racconti di Sherlock Holmes
e sto ampliando la mia cultura per questa storia. Va bene, non esitiamo oltre,
se non per, ovviamente:
L’ANGOLO
DELLE RECENSIONI:
TENSI:
sì, anch’io pensavo che la battuta fosse coerente, ma il lato femminista che è
in me, mi ha impedito di postarla. Grazie 1000 per la recensione, ci tengo
veramente tanto.
Spero,
con questo capitolo, di meritarmene un’altra.
GIULYCHAN:
Sì, ha una bella personalità. Del resto, per un testone come Basil credo che
serva solo questo no?
Fammi
sapere se sto procedendo bene.
Un
ringraziamento anche a tutti coloro che hanno letto e a:
eilinn;
giulychan;
hikary.
Che
hanno messo la mia storia tra i preferiti.
Bene,
possiamo cominciare.
Capitolo
7
La
sala era molto grande e già molto affollata. I colori prevalentemente usati per
adornare la sala erano il rosso e l’oro: rosse erano le tende che circondavano
le finestre, rosse erano le rose negli enormi vasi di pietra ai lati della
stanza. D’oro erano i cordoni delle tende e le decorazioni sui vasi di rose.
D’oro erano anche i vari drappi di seta che attraversavano il soffitto La stanza
era illuminata da un enorme lampadario di vetro e da alcuni candelabri di
bronzo, appesi alle pareti della stanza.
La
gente portava le maschere più disparate: tutte rigorosamente molto eleganti, ma
anche, in certi casi, inquietanti. Si potevano vedere sorrisi grotteschi, quasi
demoniaci, profili arcigni, fatti di sopracciglia aggrottate e di nasi
adunchi.
Non
c’era alcuna maschera che copriva il volto per intero. La maggior parte copriva
solo la parte superiore del volto, ma c’erano alcuni rari esemplari che
coprivano solo una guancia e un occhio. Il tutto sarebbe stato veramente
spaventoso, se non fosse stato per l’atmosfera di accoglienza, di benessere e di
amicizia, che aleggiava nella sala.
I
tre scesero l’ampia scalinata, provvista di tappeto rosso, Cornelia davanti e
Basil e Topson che le stavano dietro.
La
ragazza si muoveva con disinvoltura, del resto quello era il suo ambiente,
mentre i due si sentivano un po’ spiazzati. Fortunatamente lei se ne accorse e,
benché parte di lei godesse nel vedere il detective in difficoltà, il suo
buonsenso la spinse a prendere la mano a lui e al dottore e a portarli verso il
tavolo delle vivande che era, in un certo senso, un po’ meno popolato rispetto
al centro della sala dove la gente chiacchierava
amabilmente.
Una
volta arrivati al tavolo, Basil e Topson tirarono un sospiro di sollievo.
Cornelia li guardò divertita: neanche per lei era stato facile all’inizio
trovarsi in quella calca di gente, ma dopo un paio di volte ci si era
abituata.
“Oh
santo cielo” stava appunto dicendo Topson con il fiato corto “ma come fanno a
respirare, tutti pigiati lì nel mezzo?”
“E’
una cosa normale a queste feste” gli rispose prontamente la ragazza “la cosa che
mi stupisce è che nessuno ancora balli: va bene che siamo appena all’inizio, ma
non vedo nemmeno l’orchestra.”
“Oh
ma l’orchestra c’è.” Disse ad un certo punto una voce alla destra del gruppetto
“Stanno solo aspettando che arrivino i cantanti e suppongo che tu sia una di
loro.”
La ragazza si voltò, riconoscendo la
voce, e si trovò davanti ad un tipo senza maschera, poco più grande di lei, con
il pelo ramato e due profondi occhi ambrati.
“Rudyard!
Che piacere rivederti” esclamò lei felice. L’affascinante individuo le prese la
mano
e la baciò con dolcezza, gesto che fece innervosire non poco il detective.
“E’
passato tanto tempo da quando ci siamo visti l’ultima volta” proseguì lui con la
sua bellissima voce.
“Beh,
non esagerare, solo pochi mesi. Bene, passiamo alle presentazioni: amici miei,
questo è Rudyard Patericke, ha interpretato insieme a me Dracula di Bram
Stoker.”
“Già,
la più attraente Miss Mina che io abbia mai incontrato” replicò lui, facendo
sorridere la ragazza “Comunque molto piacere, signor…” disse porgendo la mano a
Basil.
“Non
penso che rivelare la mia identità faccia parte di una festa in maschera signor
Patericke.” Rispose seccamente il detective, ignorando la mano tesa dell’altro
che, dopo essere rimasto per un attimo interdetto,
rispose:
“Ha
pienamente ragione signore, mi scuso per la mia dimenticanza e…. si sente
bene?”
Chiese
poi vedendo la faccia di Basil contrarsi in una smorfia di dolore (Cornelia
aveva infatti provveduto a pestargli accuratamente un piede con il tacco della
scarpa, in modo da evitare un’altra rispostaccia da parte del
detective)
“Sì,
sì, non si preoccupi, tutto a posto.” Disse lui sforzandosi di
sorridere.
“Oh,
bene, sono contento. Allora Cornelia, volevo proporti di fare uno spettacolo
e…..”
“Qual
luce sfolgora vicino a quel tavolo? Altri non può essere che la dolce Cornelia
Blackwood.” Una voce da attore shakespeariano li raggiunse, seguita dal suo
padrone. Un bellissimo giovanotto dal pelo scuro, anche lui senza maschera e con
il fisico di un atleta, si avvicinò all’ormai quartetto.
“Owen,
anche tu qui.” disse Cornelia, mentre il ragazzo si affrettava a farle anche lui
il baciamano.
“Bene,
lasciate che vi presenti anche Owen Blessington; come avrete già capito dalla
sua entrata, con lui ho recitato in Romeo e Giulietta.”
“Eh
sì, ricordo che su quel balcone di carta crespa eri una visione, mia
cara.”
“Oh,
il solito esagerato.”
La
faccia di Basil, benché protetta in parte dalla maschera stava diventando sempre
più rossa, o almeno questo vedeva Topson.
E
proprio quando il dottore stava per trascinare via l’amico, onde evitare una
pericolosa esplosione nervosa, un altro individuo, stavolta con la pelliccia
bionda, si avvicinò al gruppetto:
“Cornelia,
cherìe, sei in forma per il ballo di stasera? Perché sai che ti trascinerò in
tutte le danze” disse il ragazzo facendo a sua volta il
baciamano.
“E
questo è Lionel Gresham, con lui ho avuto una parte nello Schiaccianoci di
Tchaikovskij”
“Ti
confesserò che non ho mai visto una Clara più leggiadra.”
Ora
il detective non solo era rosso, ma cominciava anche a tremare, tanto che un po’
del vino, che il dottore si era premurato di versargli per cercare di calmarlo,
cadde sul tappeto.
Topson
se n’avvide e si affrettò a cercare un argomento di conversazione che non li
facesse sentire esclusi:
“Ah,
ti sei occupata anche di balletti, mia cara?”
La
ragazza lo guardò un po’ interrogativa: ricordava perfettamente di aver
raccontato al dottore tutta la sua carriera, la sera in cui aveva fatto la sua
conoscenza, ma quando gli occhi di quest’ultimo le indicarono Basil, lei capì le
sue intenzioni e si affrettò a rispondere:
“Oh,
sì, certamente. Oltre che alla recitazione sono stata educata anche alla musica
ed è una gioia infinita, quando riesco a fondere questi due ambiti
artistici.”
“Allora
non ti sarai certo dimenticata di me vero?”
Cornelia
alzò brevemente gli occhi al cielo, conscia che forse quella era la goccia che
avrebbe fatto traboccare il vaso, poi si voltò per accogliere un topo con il
pelo scuro e due penetranti occhi azzurri.
“I feel you, Cornelia… Ti ricordi?”
canticchiò lui, sorridendo.
“Anche
se le parole non erano proprio quelle, come potrei scordarmi di te
Jerome?”
Rispose
lei offrendogli la mano per l’ennesimo baciamano. Poi, rivolgendosi al
gruppo:
“Permettetemi
di presentarvi Jerome Laughton, il più grande Sweeney Todd che le scene abbiano
mai incontrato.”
“Troppo
buona, mia cara, allora che dici, ci avviciniamo al
palco?”
Lei
lo guardo confusa:
“Prego?”
“Ma
come, non lo sai? Tutti noi senza maschera ci esibiremo a turno, o meglio, noi
uomini ci esibiremo a turno, mentre tu ti esibirai a turno con
noi.”
“Nonostante
il discorso fosse un po’ contorto, credo di aver capito.” Rispose lei
ridacchiando. “Comunque sono dell’opinione che dovremmo aspettare che sia la
regina a chiamarci.”
“Sì,
hai proprio ragione” disse Lionel.
“Allora,
che ci racconti di questo periodo?” chiese Owen.
“Già,
sei ancora libera o hai finalmente trovato…” cominciò
Rudyard.
“Perdonate
l’intrusione.” Si inserì Basil che aveva perso la pazienza e che era trattenuto
per un braccio da Topson. Non che il dottore avrebbe potuto fare qualcosa se il
suo amico avesse scatenato la sua ira, ma serviva appunto per ricordare al
detective di mantenere la calma.
“Cornelia,
ti posso parlare un secondo?” proseguì poi, allontanando con un colpo secco la
mano dell’amico.
“Va
bene, ci vediamo dop…” La ragazza non riuscì neanche a terminare la frase,
perché Basil l’aveva presa con forza a braccetto e la stava trasportando
via.
I
quattro artisti, più Topson, guardarono la coppia
allontanarsi.
“Ma
che gli è preso a quello?” chiese confuso Lionel, all’indirizzo del dottore, che
scossa la testa, mentre un cattivo presentimento si insinuava in
lui.
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“Lasciami
Basil, so camminare da sola” gli intimò Cornelia seccamente, ma con voce
moderata, perché erano ancora nella sala.
Il
detective non dette però segno di averla sentita e continuò a trascinarla. La
condusse attraverso una splendida porta a vetri, fin su di una terrazza che dava
sui giardini del palazzo.
A
quel punto Cornelia decise di ribellarsi:
“Lasciami,
MI FAI MALE!” Stavolta gridò proprio, non riuscendo più a trattenersi e, con uno
strattone, liberò il braccio.
“Chi
di loro?” le chiese Basil a voce bassa.
Lei
lo guardò confusa e anche un po’ spaventata. Il braccio le doleva veramente e lo
sguardo dell’amico le faceva paura. Riuscì comunque a mantenere la
calma.
“Cosa
intendi?” gli chiese con lo stesso tono di voce usato da
lui.
“Me
lo vuoi dire, sì o no?”
“Non
capisco a cosa tu ti stia riferendo.”
“Secondo
me invece lo sai benissimo. A chi di quei quattro damerini incipriati sei
promessa?”
Lei
lo guardò, non sapendo se ridere o restare seria.
“Cosa
stai dicendo? Cosa credi che io… loro.. ah ah ah, sei proprio un comico nato ah
ah ah.”
“Guarda
che non sto scherzando, l’ho ben visto come ti giravano intorno, tutti quei ‘mia
cara’, ‘dolcezza’, ‘cherìe’… dai, non puoi pensare che io pensi che loro sono
solo dei semplici colleghi.”
“Che
fai, ti arrotoli come Jarvis ora?” gli chiese lei freddamente, capendo
finalmente dove l’amico voleva andare a parare.
“E
RISPONDIMI ACCIDENTI!!” Urlò lui facendola sobbalzare.
L’attimo
di sconvolgimento fu però breve, perché lei rispose
subito.
“Sono
solo degli amici. E comunque, come fai a dire che il loro corteggiamento sia
corrisposto?”
“Non
mi pare che tu abbia fatto molto per fermarli o sbaglio?”
“E
cosa dovevo fare scusa? Gli ho già detto che non mi interessano, ma loro si
divertono a continuare. Non voglio trattarli male, mi hanno sostenuto in tutti
questi anni di solitudine.”
“E
vuoi anche che ti creda? Andiamo, ormai la so riconoscere una bugia, sono un
detective.”
“Allora,
detective, devi essere veramente molto stupido per non accorgerti
che…..”
Uno
squillo di trombe bloccò la conversazione e, dall’interno della sala, si sentì
la voce squillante della regina:
“Cari
amici, sono contenta che siate intervenuti a questa festicciola. Tanta era la
mia gioia che mi sono sentita in dovere di farvi una sorpresa. Pregherei ora
tutti coloro che non hanno la maschera di avvicinarsi al
palco.”
“Bene”
disse Cornelia “per ora la nostra conversazione finisce qui. Riflettici un po’ e
giudica se hai torto o ragione.”
Così,
in un brillio bianco, la ragazza si voltò e si diresse verso la sala, lasciando
il detective sulla terrazza, sempre fermo nella sua
convinzione.
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“Mhm,
bene bene. Si sono appena rincontrati e già litigano. Bravo Basil, continua a
facilitarmi le cose” disse una figura ammantata di nero, appollaiata su una
delle guglie del palazzo, quasi come un gargoyle di
pietra.
“Signore,
noi siamo pronti, quando cominciamo?” chiese un topo alle sue
spalle.
“Tra
un po’. Lasciamo a Cornelia il suo momento di gloria e a Basil il tempo di
rendersi conto del grossolano errore di valutazione che sta
facendo”
Detto
questo, riprese a guardare il detective che, con passo lento stava rientrando
nella sala.
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“E
ora” disse la regina, già tutta su di giri “lasciate che vi presenti una
meravigliosa artista. Ha fatto il giro del mondo e, in dieci anni di carriera,
ha già guadagnato i più prestigiosi riconoscimenti della critica. Signore e
signori, Cornelia Blackwood.”
Ci
fu uno scroscio di fischi e applausi, mentre la ragazza saliva sul palco, sicura
come una veterana, ma eccitata come la prima volta.
O
almeno, questo vedeva Topson. Notava però che, nel presunto sorriso felice della
ragazza, c’era anche qualcosa di più. Rabbia? Tristezza? Forse Basil avrebbe
potuto rispondere a quegli interrogativi.
“Bene,
e ora con cosa ci diletterà la nostra artista?” stava chiedendo la
regina
“Con
quello che voi desidererete, Maestà.” Rispose prontamente Cornelia con una
profonda riverenza.
“Perché
non le chiedete un Can can?” Questa domanda era stata posta in un sussurro, ma
abbastanza forte perché Topson lo sentisse. Voltandosi indignato, per vedere chi
potesse avanzare una simile proposta, seppur sussurrata, si trovò davanti il suo
migliore amico, imbronciato e tremendamente serio.
“Giusto
te” fece il dottore “ti stavo per venire a cercare fuori. Cosa è successo tra te
e Cornelia? Mi sembra molto turbata, che le hai detto?”
Prima
che Basil potesse rispondere, un dolce pianoforte cominciò a diffondere le sue
note, in una tonalità che Basil riconobbe come Sib
maggiore.
“Ecco”
pensò “ora mi dovrò ascoltare l’Ave Maria di Schubert da una come
lei”
Invece
la ragazza intonò una dolce melodia che parlava di tempi
passati.
Atteggiandosi
a vecchia signora, cominciò a narrare di un periodo in cui era bella, in cui
ogni giorno per lei aveva un significato, mentre ora tutto era buio, tutto aveva
perso il suo fulgore. (Per chi lo volesse sapere, mi sono ispirata a Memory da
Cats ndme)
La
sua voce era dolce, bellissima, tanto che non volava una mosca per la
sala.
Alla
fine del brano, la folla scoppiò in un’esclamazione fortissima. Cornelia si
inchinò.
Topson
applaudiva con entusiasmo, mentre Basil, o era rimasto incantato, o non voleva
saperne di battere le mani.
“Creatura
deliziosa eh?” disse ad un certo punto una voce alle loro spalle. I due si
voltarono e si trovarono faccia a faccia con Rudyard, Lionel, Owen e
Jerome.
“Dipende
dai punti di vista” replicò Basil.
“Eh,
ormai sono cinque anni che cerco di conquistarla, ma senza risultato.” Disse con
un sospiro Lucas.
“CINQUE?
Io addirittura da otto!” esclamò Rudyard.
“Allora
non sono il solo.” Disse Jerome.
“Scusatemi,
vorreste spiegarmi il motivo per cui quattro aitanti giovani come voi non
riescono in una così semplice impresa?” chiese sferzante il
detective.
“Ce
lo siamo detto anche noi e, all’ennesimo rifiuto, l’abbiamo chiesto direttamente
a lei. Sa cos’ha risposto, mio caro signore? Che le dispiaceva, ma che il suo
cuore apparteneva a Londra e ad un londinese.” Rispose
Owen.
“Mhm,
beato lui, ad avere una così fedele amante, che non l’ha mai tradito in dieci
anni.”
Lo
sguardo di Topson volò a Basil, sul cui volto si era dipinta un’espressione
orripilata.
Allora
Cornelia non aveva mai avuto una relazione. E lui l’aveva trattata come… come…
Oh, non riusciva nemmeno a pronunciare quella parola.
“Volete
scusarmi un momento?” disse con una voce piccola piccola.
Si
avviò dunque verso il palco, con la chiara intenzione di gettarsi ai piedi di
lei ed implorarne il perdono.
Era
già a metà strada e lei l’aveva scorto dal palco, quando la regina riprese a
parlare.
“Oh,
mia cara, sei proprio bravissima.”
“Grazie
vostra Maestà.” Rispose Cornelia con un’altra riverenza.
“E
ora, vediamo come la stella più brillante d’Inghilterra continuerà ad
incantarci, che ne dite?”
In
mezzo alle esclamazioni di gioia dell’intera sala, tre paia di occhi si
sgranarono con orrore.
Basil
guardò Cornelia che ricambiò il suo sguardo, disperata, mentre, nello stesso
tremendo istante, che la stella, oggetto del desiderio di Rattigan, altri non
era che…… Cornelia stessa.
FINE
DEL CAPITOLO.
Allora,
che ne dite? Ho cambiato i nomi degli attori che c’erano all’inizio, perché,
tutto sommato, è più bello inventarseli i nomi che tirare in causa dei poveri
innocenti che hanno avuto la sfortuna di finire tra i miei
preferiti.
Fatemi
sapere che ne pensate.
Buon
2009
Bebbe5