Maledizione al mio amore

Che la città sapeva di noia,

e noi volevamo distruggerla.

Che il cielo era impassibile,

e noi cercavamo le fiamme.

Le strade deserte di notte,

e correre.

Il gelo scorticava le mani.

Abbaiavamo alle macchine,

ci schiantavamo contro i muri,

e correre.

Che ti sconvolgevi,

e il laccio emostatico tra i denti,

e i capelli a nasconderti gli occhi.

Che mi piaceva guardarti,

mentre ci distruggevi.

Che mi piaceva abbracciarti,

quando piangevi.

Disegnavamo stelle malate,

sui vetri appannati del centro.

Incidendo le nostre iniziali,

sul legno fasullo delle panchine.

Precipitando.

Che adesso, non ci sei più.

E i giorni si accumulano, uno,

e poi un altro.

Che il dolore pulsa nelle gengive,

nelle orbite, nelle narici.

Che le dita formicolano,

e il corpo si contorce.

E’ sempre il dolore.

Dentro una federa bucata,

ho nascosto un pezzettino di te.

Profuma d’inverno,

e la notte lo stringo tra le dita,

e lo bagno con le mie lacrime dolci.

E penso che sapevamo, noi due,

di non arrivare lontano.

Fa male lo stesso.

Che non è possibile,

che il cuore mi si strazi così.

Non lo dicevi anche tu,

che il cuore non esiste?

Che è solo una cosa mentale.

Ma allora com’è che qui,

anche qui, pulsa il dolore?

Mio amore, torna a spiegarmi.

Torna a raccontarmi,

come ruotano i pianeti,

e come vivono gli altri.

E torna a dirmi,

che siamo noi quelli fortunati,

e che siamo noi ad amarci davvero.

Che premo ancora più forte,

questa ciocca sul petto,

e penso al sole che qui non c’è mai,

penso che a te sarebbe piaciuto.

Che ti sento ancora urlare.

Che ti sento ancora respirare.

Maledizione,

maledizione al mio amore.