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Autore: moni_cst    07/05/2015    8 recensioni
“C’era stato un omicidio nella 25th Avenue proprio al confine tra l’11° e il 12° distretto. L’omicidio era di competenza dell’11° ma la Gates chiese a Beckett di mettersi in contatto con la detective Martinez della Omicidi dell’11° in quello stesso pomeriggio.”
Tutto ebbe iniziò così….
e mentre risolvono il caso, Castle e Beckett discutono sulle particolarità del dottor Morgan (fantasia vs. razionalità) mentre una chiacchierata, inaspettatamente intima, tra le due detective crea il presupposto per un atteso confronto tra Henry Morgan e Jo Martinez.
Genere: Introspettivo, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro personaggio, Kate Beckett, Richard Castle | Coppie: Kate Beckett/Richard Castel
Note: Cross-over | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: Nel futuro
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Capitolo 4

 

La giornata al distretto era tranquilla e ogni agente era impegnato a sistemare il lavoro ordinario che di solito rimaneva indietro quando i casi di omicidio erano così tanti da non lasciarli neanche respirare.

L’ufficio della Gates aveva la porta aperta tra un agente e l’altro. Il capitano stava approfittando del momento di relativa calma per portarsi avanti nei colloqui per la valutazione dei suoi detective. Esposito aveva appena terminato il suo e stava aspettando la fine del turno per poter andare via. Il pomeriggio e la notte erano di Ryan. Javier era molto soddisfatto dal feedback ricevuto dalla Gates: Beckett era stata molto obiettiva nel compilare la scheda delle sue competenze e questo non era così scontato.

Esposito era seduto alla sua scrivania, il computer già spento e gli occhi puntati all’ascensore per aspettare l’amico per il cambio turno. Mentre era assorto nei suoi pensieri ed era ancora gongolante per la valutazione ricevuta, che sperava avrebbe portato ad una gratifica a fine mese, non si accorse della Gates che era sopraggiunta dietro alla sua scrivania.

“Detective, mi accompagni a prendere un caffè, tanto Ryan non è ancora arrivato”.

Beccato in pieno mentre guardava con trepidazione l’ascensore.

Come diavolo sapeva che stava aspettando Kevin?

L’intuizione delle donne a volte lo mandava al manicomio. Era proprio quello uno dei motivi che avevano scatenato l’ultima terribile discussione con Lanie. Ormai non la sentiva da un mese e  ancora non si riusciva a capacitare che tra loro fosse davvero finita. Da vero macho spagnolo dal sangue caliente, nell’ultimo periodo aveva frequentato con assiduità locali notturni cercando di incontrare qualche bella donna con cui divertirsi un po’. Ma al di là del tempo passato al bar a bere e ridere con le sue conquiste,  la sua mente e il suo cuore erano sempre annebbiati dalla presenza, anzi dalla mancanza di Lanie. Nessuna di quelle donne poteva competere con la sua dottoressa. Potevano essere più giovani e più belle ma a lui piaceva lei, il suo corpo, la sua pelle setosa e scura, la sua risata, i suoi occhi….

“Esposito, vieni o no? Lo devo prendere da sola questo caffè?” la voce imperiosa del capitano lo riportò alla realtà. Si alzò di scatto e si diresse verso il suo capo che era già avviata alla sala relax.

Stava ancora armeggiando con la macchina dell’espresso quando il cellulare della Gates squillò.

 

L’Old Haunt era affollato come non mai. La nuova gestione stava andando molto bene e Castle era molto contento che, alla fine, quella decisione impulsiva di comprare quel locale per salvarlo dalla chiusura, si era trasformata negli anni in un ottimo investimento.  Quando Beckett aveva accettato l’invito della Martinez a bersi una birra insieme per festeggiare la fine del caso Duncan, non immaginava che l’sms che le avrebbe inviato con l’orario e l’indirizzo dell’appuntamento contenesse proprio l’indicazione dell’Old Haunt.

“Davvero questo posto è di Castle?” chiese Jo stupita.

“Già. Sono incredibili le coincidenze” rispose Kate “come mai lo conosci? Noi ci veniamo spesso …”

“Abito non molto lontano da qui, a Washington Heights, ci venivo sempre con mio marito e continuo a venirci anche adesso.” Un’ombra le offuscò il volto, tanto che Kate si trovò a chiedere quanto potesse essere difficile superare una separazione. Era evidente che quel cambio di umore mostrava tutta la nostalgia per ricordi belli e non più reiterabili. In quel momento il barman appoggiò sul bancone due boccali di birra.

“Il primo giro lo offro io, Mrs Castle”.

Kate fece un sorriso di ringraziamento. “Grazie Jack, sei sempre molto gentile”.

Questa interruzione aveva dato tempo alla Martinez di spazzare le nubi che le avevano adombrato il viso e un sorriso le illuminò il suo sguardo.

“Non vale, Kate. Dovevo offrire io, lo sai come funziona tra poliziotti, giusto?” esclamò riferendosi alla consuetudine in polizia che il conto veniva pagato da chi aveva ricevuto la collaborazione.

Beckett sorrise “ Tranquilla, ha offerto Jack non io, quindi sei a posto così”

“Ok. Vorrà dire che offrirò il prossimo giro.”

Beckett annuì con la testa poi alzò la pinta di rossa e decretò:

“A noi”

La Martinez alzò a sua volta il boccale “A noi. E ad una splendida collaborazione. Ti devo ringraziare, davvero. E non potevo scegliere un posto migliore per dirti quanto mi abbia fatto piacere conoscere un’altra donna con le palle nella omicidi.” Poi un po’ più timorosa aggiunse “Scusa. Ho esagerato?”

“Ma figurati!”

“Insomma trovo questo locale affascinante. E il fatto che non sapessi che sei la moglie del proprietario, rende questa serata ancora più perfetta.”

 “Intendi per il nostro feeling? Comunque non scherzare neanche a ringraziarmi. Ho solo fatto il mio lavoro.”

“Dai, sai che intendo. E’ una scocciatura quando dall’alto ti obbligano a collaborare con un altro detective che viene a ficcare il naso. Ecco tu non l’hai fatto. Non ti sei imposta: sei entrata nel caso e abbiamo lavorato insieme e, nonostante non sia la prima volta che lavoro in team, non mi era mai capitato di trovare una specie di alter ego che tra l’altro non aveva intenzione solo di dirigere dall’alto le operazioni. Abbiamo condiviso le indagini e questo è meno scontato di quanto tu possa pensare.”

Kate bevve un sorso di birra e prese un tovagliolo per tamponarsi le labbra.

“Grazie.” Disse davvero riconoscente per quel complimento.

Capiva bene cosa intendesse dire la sua collega essendo lei stessa una non molto incline alle collaborazioni, soprattutto quando ti vengono imposte. Si ricordava ancora come avesse mal digerito l’agente Shaw e tutti i successivi agenti mandati dal FBI a collaborare col 12°. E a quanto si fosse sentita a disagio quando lei, come agente federale, si era trovata a piombare nelle indagini altrui. Quando era successo poi che era arrivata dalla Gates si era sentita davvero a disagio con Espo e Ryan ad essere dall’altra parte della barricata.

Poi pensò a quello che aveva promesso a Castle e cominciò a fare quello che sapeva fare meglio: indagare.

“Allora tu e il dr. Morgan da quanto tempo lavorate insieme?” chiese.

“Da circa un anno.” Rispose Jo guardando fisso il boccale come se cercasse una risposta nella birra.

“Mi sembra che vi troviate bene”

“Puoi ben dirlo. Da quando è arrivato Henry il numero di casi risolti di mia competenza è aumentato a dismisura. Lavorare con lui è … è… stimolante. Mi sembra sempre di imparare qualcosa” un velo di tristezza le offuscò nuovamente il viso tanto che Beckett si chiese se avesse fatto un’osservazione inopportuna.

“Ci sono tante ombre nel tuo cuore.” si ritrovò a commentare pentendosi subito di averlo detto a voce alta. Si domandò se si stesse allargando troppo. In fin dei conti non conosceva quella donna se non professionalmente e stava spostando la conversazione su un tema personale.

Jo Martinez non si voltò neanche. Bevve un lungo sorso e solo dopo aver riposato il boccale sul bancone le rivolse uno sguardo interrogativo.

Kate maledisse il momento in cui aveva promesso a Castle che avrebbe approfittato della loro uscita per fare domande e cercare di sapere qualcosa in più su Henry Morgan.

Prese tempo sorseggiando con lentezza la birra e capendo che ormai era fatta e che doveva cercare una connessione più personale con quella donna per avere informazioni.

“Scusami” disse “ma sono una detective e capirai bene che non possono sfuggirmi i fantasmi che adombrano la tua persona.”

Jo annuì lentamente, non riuscendo a capire perché la conversazione stava prendendo quella piega.

“Ho un passato doloroso. Mia madre è stata assassinata quando avevo 19 anni ed è questo il motivo per cui mi sono iscritta in Accademia e entrata nella Omicidi.”

La Martinez la guardò stupita, sempre più confusa per quella confidenza. Per quel che aveva capito, Beckett era un tipo piuttosto riservato, proprio come lei, e per questo erano andate subito d’accordo. Almeno così credeva.

“Ho passato dieci anni a cercare l’assassino di mia madre e cercare di sopravvivere al dolore che mi attanagliava il cuore” proseguì Kate “quindi diciamo che ho un’attitudine naturale nel riconoscere un  altro animo tormentato.”

Jo annuì lentamente “ Mi dispiace per tua madre. E hai ragione, oltre ad essere un bravo detective sei anche un ottimo psicologo”

Kate si ritrovò a sorridere. Le faceva tenerezza quella donna che aveva davanti perché le sembrava di rivedere lei tanti anni prima quando ancora il suo animo era angustiato dai mostri che le avevano rovinato la sua giovinezza.

Accarezzò con il palmo della mano il bancone in noce massello e le sorrise.

“No, Jo. Non è come pensi tu. E’ solo che vedo i tormenti del tuo sguardo e non posso che non pensare a come ero io qualche anno fa.”

“Ho perso mio marito. Un infarto… è passato più di un anno ma ancora brucia. All’inizio pensavo che questo stordimento che provo sarebbe passato con il tempo, ma a volte ho la sensazione che invece il problema sono io. Non voglio staccarmi dal passato, dai ricordi…“

Beckett le aveva posato una mano sulla sua e stava per dire qualcosa quando Jo la anticipò “Come hai fatto ad uscirne? Cioè capisco che è passato molto più tempo per te ma…”

Questa volta fu Kate ad interromperla “Non dipende dal tempo. Dipende se incontri una persona che ti fa tornare di nuovo la voglia di vivere e di amare…”

“Castle?”

Kate annuì.

“Sarei andata avanti esattamente allo stesso modo ancora per altri dieci anni se Castle non fosse letteralmente piombato nella mia vita” poi ridendo divertita “Ecco un tipo di imposizione dall’alto che alla fine ha avuto un risvolto positivo!”

Jo la guardò stupita.

“Ho conosciuto Castle perché lo coinvolsi in un’indagine in cui l’assassino riproduceva esattamente le scene del crimine descritte in alcuni dei suoi romanzi. Alla fine del caso pensavo che le nostre strade di sarebbero divise e invece Bob Weldon, l’allora sindaco di New York, alzò il telefono e Castle iniziò a seguirmi come un’ombra per fare ricerche per il suo nuovo romanzo”

“E così sei diventata la sua musa…” disse Jo.

“Sì. E la cosa è piuttosto imbarazzante e lo è per certi versi ancora … ma ormai ci ho fatto l’abitudine”

“Immagino. Voglio dire, alla fine te lo sei sposato!”

“Non credere che sia stato tutto così semplice. Da quando ho conosciuto Castle fino al matrimonio ci sono state svariate donne, un paio di mie storie e almeno quattro anni di attesa” questa volta era Kate che si era immersa nei pensieri. Sicuramente voleva conquistare la fiducia di Jo per poterle poi fare le domande che la interessavano ma dovette constatare che era una persona con cui non era difficile aprirsi.

“E cosa è cambiato negli anni? Lui? Una volta faceva una vita dissoluta…” poi esitò e aggiunse ”scusa. Non avrei dovuto. Sai, anche a me piace Castle come scrittore e l’ho sempre seguito sin dai suoi esordi… e a quel tempo il suo nome era spesso nelle cronache rosa.”

“Lo so bene. Non ti preoccupare.” La rassicurò Kate “E la sua fama da sciupafemmine ha evitato che mi buttassi subito tra le sue braccia, sebbene all’inizio ne sia stata molto tentata… ma è stato un bene così. All’epoca sarei stata solo una sua conquista, una delle tante, invece abbiamo iniziato a lavorare insieme e piano piano sono rimasta affascinata dal suo modo di ragionare, da scrittore non da poliziotto, che mi ha aiutato a risolvere tantissimi casi. Io leggo gli indizi e mi baso sulle prove, Castle legge la storia che c’è dietro…” continuò citando una frase detta dallo stesso scrittore tanti anni prima. “Insomma poi ho conosciuto il suo lato paterno e piano piano negli anni siamo diventati molto amici. Fondamentalmente mi sono innamorata di lui molto prima di quanto io stessa fossi pronta a riconoscere. Poi ci siamo messi insieme, ma mi sono decisa solo quando ho rischiato di perderlo definitivamente” un brivido le attraversò la schiena come le succedeva ogni volta che si ripensava attaccata a quel cornicione.

“Sei stata fortunata…” commentò Jo.

“Non è stato facile fidarmi di lui e lasciarmi andare anche perché ero accecata dall’odio per l’assassino di mia madre. Non volevo dissipare nessuna delle mie energie mentali per qualcosa che non fosse quello. Non lasciare che il passato annienti il tuo futuro, Jo. Sei giovane.”

“Non sono pronta, Kate. Sean è ancora troppo presente non solo nei miei ricordi ma anche nel mio cuore e non riesco a guardare nessun altro uomo da quel punto di vista… non fraintendermi, non sono una santa, qualche nottata post sbronza con sconosciuti che mi hanno abbordato, tra l’altro proprio qui, c’è stata. Cercavo calore umano e invece mi hanno lasciato solo più vuoto dentro.”

Beckett si sentì molto combattuta. Quello era l’istante adatto per parlare di Morgan ma vedere l’anima della sua nuova amica così fragile in quel momento le fece venire qualche rimorso.

Rimasero un po’ in silenzio.

Jack vedendo entrambi i bicchieri vuoti si avvicinò dalla loro parte.

“Belle signore vi porto il bis o cambiate?” dando per scontato che la serata non era finita a livello alcoolico.

Jo si girò verso la sua nuova amica “Kate, me lo devi un altro giro, così offro io e sono più tranquilla” le disse facendole l’occhiolino poi aggiunse “ per me lo stesso. Per te?”

“Anche per me. Grazie”

Appena Jack si fu allontanato Beckett decise di affrontare la questione e non tanto per soddisfare le improbabili fantasie di Castle quanto perché l’intimità della conversazione era andata ben oltre il prevedibile e a questo punto non si poteva tornare indietro.

“Sai una cosa? Quando ci siamo incontrate la prima volta, dopo un paio di giorni ho pensato che tu ed Henry mi facevate tanto pensare a me e a Castle all’inizio”

La Martinez la guardò davvero incuriosita non capendo assolutamente come potesse paragonare uno scrittore fuori dalle righe ad un uomo tutto d’un pezzo come Henry quindi curiosa domandò “In che senso?”

“Nel senso che… quando ho visto Henry partire per la tangente con le sue deduzioni fantastiche derivanti da un eccezionale spirito di osservazione e da una capacità di collegare elementi di tipo diverso, ho notato come lo guardavi, come ascoltavi ogni sua parola rapita.”

“Certo Kate, l’esperienza mi ha insegnato che le sue parole danno degli spunti fantastici per sbloccare l’indagine e ne sei stata tu stessa testimone.”

“Vero” rispose Kate dopo aver afferrato il nuovo boccale traboccante di schiuma “eppure Jo, io ho visto lo stupore. Ti parlo di qualcosa che conosco molto bene perché era così che guardavo Castle quando all’inizio tirava fuori le sue teorie più assurde.”

“Può essere. In effetti sono sempre meravigliata dal pozzo di scienza che è. Una volta gli ho detto che per sapere tutte le cose che sa lui bisognerebbe vivere 20 vite diverse… a volte è destabilizzante. Sa davvero tutto.” Kate annuì mentre Jo proseguiva “Ma quella stessa volta mi ha detto che non ci vogliono 20 vite ma una vita molto lunga.”

Kate saltò sullo sgabello.

“Davvero ha detto così?” chiese.

“Assurdo vero? Neanche avesse 80 anni…”

In quel momento il cellulare di entrambe suonò contemporaneamente.

“E’ la Gates”

“E’ la Reece” dissero all’unisono guardandosi stupite.

 

 

Angolo di Monica

E finalmente troviamo il primo di personaggio di Forever, la detective Jo Martinez. Henry Morgan però è sempre l’indiscusso protagonista dello sfondo di questa storia… ma ancora per poco.

Ieri sera ho visto l’ultima puntata di Forever e sono rimasta di stucco… come molte di voi sanno non inizio a pubblicare mai se la storia non è già finita. Quind,i quando ieri ho sentito alcune frasi dette da Abe nella puntata sono letteralmente saltata sul letto… Troverete le stesse identiche frasi fra qualche capitolo…

Ora ho capito bene lo sgomento di Rebecca quando vide la puntata 6x01 dove Castle veniva avvelenato…

Vi ringrazio per l’attenzione con cui mi state seguendo, in molti avete messo la storia tra le seguite, qualcuna tra le preferite e le ricordate ed è evidente che la storia sia molto letta.

Ad ogni modo un grazie speciale a chi ha dedicato un po’ del suo tempo per lasciarmi delle recensioni, davvero grazie.

Al prossimo

Monica

  
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