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Autore: Selhen    08/05/2015    1 recensioni
Giusto per sapere come andò a finire a James, ma la sua storia è molto più lunga di quanto si vuol far credere.
Genere: Romantico, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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London  06:30 pm
Quando James entrò nella familiare camera da letto di casa sua tutto gli apparve esattamente come cinquant'anni prima, quando ancora quella camera era appartenuta ai suoi genitori.
Adesso la casa era vuota, e ogni oggetto, ogni quadro, ogni suppellettile, si portava addosso un'aria di nostalgia. Ogni tenda, un po' consunta dal tempo, era l'indicatore degli anni che lui, a dispetto di ogni cosa in quel luogo, aveva trascorso senza invecchiare.
C'era solo una persona che era in grado di capire alla perfezione che cosa significasse passere l'eternità senza perdere la propria giovinezza, e lei era là, seduta sul dondolo della madre di James. Aveva lo sguardo assorto, e stava fissando fuori dalla finestra dalla quale a perdita d'occhio si poteva scorgere il sinuoso Tamigi fare il suo corso silenzioso.
Il davanzale della  finestra, un po' più basso del normale, era soffice e più largo, allestito con un'imbottitura che ne permettesse di renderlo un divanetto da cui sporgersi a guardare una Londra grigia e un po' più moderna di quando James l'aveva lasciata.
Quando Marian lo vide fare ingresso nella stanza si riscosse dai suoi pensieri e gli indirizzò un sorriso dolce e comprensivo.
"Stavo pensando a quanto tu sia stato fortunato a vivere in un posto così, erano ricchi i tuoi genitori?".
James sorrise sedendosi di fronte a lei sul davanzale e giunse le mani di fronte alle ginocchia. "Più o meno...", mormorò con un mezzo sorriso sollevando poi lo sguardo verso quegli occhi castani così espressivi.
Marian sorrise ancora una volta e allungò una mano ad accarezzargli una guancia. A quel punto il demone chiuse le palpebre. Un leggero e piacevole profumo proveniva dalla pelle della mano di lei che gli stava accarezzando una guancia.
"Non ti dispiace avere lasciato Mosca?", domandò il demone riaprendo gli occhi per frugare nel suo sguardo.
Marian scosse la testa. "Ovunque io sia, con te, mi trovo a casa James".
James sorrise un po' cupo spostando lo sguardo da un lato. Notò solo allora, che accanto a lui era posata la sfera con una vecchia Londra che le aveva regalato qualche tempo fa.
Ne aveva passate tante per conquistarla, ne aveva studiate tante, eppure alla fine aveva trionfato il loro essere così simili. Entrambe amanti dell'arte, lui musicista, lei con quella vena caliente e spagnola ma col cuore vincolato al passato, con la passione per l'arte e per la letteratura.  Un passato decisamente più lungo di quello di James.
"Mi Armida...", la chiamò James. Era così che la chiamava sempre. Armida, come la strega della Gerusalemme Liberata di Torquato Tasso, una delle loro passioni comuni.
La strega bianca sollevò lo sguardo incuriosita, ma James non disse nulla. Si sporse solo a baciarla sulle labbra, senza fretta, e a quello lei ricambiò con una simbiosi quasi perfetta.
Quando quel bacio finì, Marian tornò nuovamente a guardare fuori dalla finestra oscillando sulla comoda sedia a dondolo. "Da quanto tempo non tornavi qui?", domandò poi con il solito sorriso pacato.
"Da quando sono andato via".
"Ma sei stato a Londra, altre volte".
James annuì. "Sì, è vero, ma mi sono accontentato di alberghi di ventura, non mi andava di rivisitare certi luoghi del mio passato da solo".
Marian si accigliò curiosamente. "Eppure porti sempre con te una parte del tuo passato".
Evidentemente la strega bianca stava alludendo al Carillon che le aveva regalato Daisy negli anni '30.
"Un piccolo ricordo come quello mi serve a non dimenticare che anch'io sono stato umano qualche tempo fa", aveva mormorato James.
"Sei molto più umano di quanto credi, Jam", lo aveva rassicurato lei reggendosi con le braccia ai braccioli della sedia per tornare in piedi.
James la seguì per un attimo con lo sguardo, poi si alzò in piedi anche lui. Finirono nuovamente l'uno di fronte all'altra.
"Allora mi baci tu, o dobbiamo aspettare le calende greche?".
Il demone sorrise risentendo la frase che gli aveva detto al loro primo bacio. Non se lo fece ripetere due volte, e presole il mento tra le mani la tirò verso di sè per invitarla a schiudere le labbra.
Marian si lasciò andare a quel bacio passionale. Erano loro stessi, anche in quel momento.
Lei aveva accettato ogni cosa di lui, e a volte James si chiedeva come mai una strega bianca avesse proprio scelto un demone sanguinario come suo compagno di vita.
Il grigio di Londra spargeva una certa penombra in quella camera da letto, e ormai stava per calare la sera.
In quella casa silenziosa e nostalgica, tra vecchie librerie ricolme di libri ingialliti e tendaggi ormai un po' fuori moda, James e Marian avevano deciso di amarsi e di trascorrere da soli una piccola parte della loro eternità.
 
[A ricordo di un passato di giochi di ruolo e divertenti serate passate a scrivere quasi una storia a quattro mani, dedico questo pezzo ad un'amica. James e Marian saranno sempre una delle mie ship preferite <3]
  
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