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Autore: Kano_chan    08/05/2015    9 recensioni
Dal Prologo:
"Sto aspettando e non so quanto ci vorrà, ma mentre aspetto vorrei raccontarvi la mia storia.
E’ una storia senza pretese perché racconta del mio viaggio in compagnia di 15 amici, delle mie origini, del mio amore, delle mie battaglie, del mio terrore e della mia gioia, delle mie ferite e delle mie vittorie: della mia vita insomma.
E se sulle prime vi potrà sembrare straordinaria in realtà per me è stata normalissima.
Ma vorrei lo stesso narrarvela.
Questa è la storia della Figlia della Montagna."
~~~~~
Dall'Epilogo:
Fine
Genere: Avventura, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Fili, Kili, Legolas, Nuovo personaggio, Thorin Scudodiquercia
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 73
Capitolo 73


Vi è stato forse raccontato, che in momenti di grande pericolo la mente inizia a rievocare immagini della propria vita, come una specie di racconto in sintesi... certo, come se fosse anche solo possibile riassumere tutta una vita in pochi secondi.
Quindi non credeteci,
non è vero, o almeno non lo fu per me.
Mentre correvo a perdifiato in mezzo al clangore delle armi, non avevo in testa nulla. I miei ricordi erano bloccati, la mia anima e i miei pensieri ancorati saldamente al presente. Perchè non potevo permettermi errori, in quegli istanti non puoi permetterti errori.
Avevo solo un’immagine in testa, ed era quella che stavo ricercando attorno a me.
Non avevo certo tempo di abbandonarmi ai ricordi, anche se sarebbero stati sicuramente più piacevoli della guerra che stava imperversando ovunque il mio sguardo si posasse.
Quando le mie gambe minacciarono di non reggermi più, mi fermai ansante, poggiando i palmi sulle ginocchia. Guardandomi intorno, vidi che le porte ormai erano vicine e non mancava molto per raggiungerle.
Riabbassando lo sguardo, mentre prendevo un altro profondo respiro, vidi che a terra vicino a me c’era uno scudo. Il suo proprietario giaceva sotto di esso, intuii che si trattasse di un elfo solo dalle vesti, il resto era stato totalmente sfigurato da chi lo aveva ucciso e mi augurai con tutto il cuore che chi avesse fatto ciò, fosse a terra con la testa mozzata.
Il mio sguardo venne infine catturato dal riflesso del mio viso sullo scudo... stentai a riconoscermi, ero l’ombra di me stessa.
Il viso, ormai lurido, aveva il lato destro coperto di sangue rosso e nero, le ferita sulla fronte aveva un colore vivido e la pelle intorno ad essa stava diventando tesa e gonfia, anche i miei capelli avevano assunto una tonalità scura, stretti nella loro treccia.
L'immagine della giovane nana che si specchiava d'estate nei torrenti degli Ered Luin era solo un ricordo.
Mi restò però l'orgoglio, di vedere che i miei occhi brillavano determinati. Mentre mi fissavo sulla superficie, alzai la mano sinistra portando l’anulare con la fede alle labbra.


-    Mahal ti prego aiutami, Eru veglia su di me, Kili… - mormorai la mia preghiera sul metallo freddo.

Poi abbassai la mano e ricominciai a correre.
Il pendio si fece più ripido mentre raggiungevo lo spiazzo davanti alle porte di Erebor; notai che lì lo scontro sembrava essere volto a nostro sfavore, gli orchi stavano prendendo sempre più piede, costringendo l’alleanza a retrocedere e a lasciare terreno.

Continuando ad avanzare e tenendo lo sguardo dritto davanti a me, il mio sogno prese vita a poco, poco.

Gli Orchi, disposti in semicerchio, erano fermi; sembravano godersi qualche sorta di spettacolo che si stava svolgendo davanti ai loro occhi.
La prima cosa che vidi fu Thorin, a terra. Non capivo se fosse sveglio o meno, sapevo solo che mio padre era a terra inerme. A proteggerlo, sopra il suo corpo, c’erano un paio di grandi scudi. Mi ci volle meno di un battito di ciglia per capire a chi appartenessero.

Subito accanto a Thorin c’era Fili, anche lui a terra, si teneva la gamba destra con una mano mentre con l’altra cercava invano di rialzarsi.
Poi c’era Kili, un ginocchio piegato a terra ed entrambe le mani sull’elsa della spada, guardava sopra di sè con espressione feroce, il labbro sanguinante e una freccia conficcata nella spalla.
E infine c’era lui…
Bolg sovrastava tutti e tre, mentre avvicinandosi con passo lento, esibiva un largo sorriso ferino e soddisfatto al tempo stesso; in mano teneva la mazza ferrata di suo padre Azog. Stava dicendo qualcosa che non riuscivo a sentire, ma pian piano continuava ad avvicinarsi, alzando sempre di più l’arma. Lo vidi fermarsi davanti a Kili, il sorriso si allargò ancora di più e il suo occhio scintillò mentre portava la mazza sopra la testa.
Poi, vidi il mio pugnale cozzare contro il suo rudimentale spallaccio.

Bolg, congelandosi in quella posizione, abbassò con lentezza il capo per guardare che cosa lo avesse colpito.

-    Bolg!! - gridai con tutto il fiato che mi era rimasto.

L’orco si girò verso di me, l’unico occhio rimastogli dopo il nostro scontro ad Esgaroth, si puntò su di me e io lo fissai di rimando. Dovetti metterci tutta me stessa per non far scivolare lo sguardo sui nani a terra che avevano preso ad urlare il mio nome.

-    Bolg, figlio di Azog il profanatore, mio padre portò via al tuo un braccio così come io ho portato via il tuo occhio, sono qui per completare l'opera e cavarti anche l’altro! - esclamai sorridendo.

L’orco grugnì qualcosa in lingua nera ai suoi per poi mettersi a ridere.

-    Ridi? Dopo che una nana ti ha portato via un occhio e che ora si accingerà a portarti via quello che ti rimane? Saranno le tue truppe, a ridere, sotto il comando di un inutile pezzo di carne menomata! - replicai.

Bolg smise immediatamente di ridere, un’espressione feroce prese il posto di quella ilare e l’orco si girò completamente verso la mia direzione con la mazza stretta sul fianco. Io sorridendo gli feci cenno di avanzare, mentre gli altri orchi intorno a noi iniziavano a fare versi striduli, probabilmente un incoraggiamento verso il loro capo.
Vidi Kili cercare di alzarsi senza riuscirci, i suoi occhi terrorizzati mi fecero vacillare per un attimo e mi affrettai a distogliere lo sguardo.
Bolg prese ad avanzare e io feci lo stesso con Ruthia stretta saldamente con entrambe le mani.
Dapprima camminai, poi mi misi a correre all’indirizzo del mio avversario. Fattami carico di tutto l'odio e il risentimento, avanzavo implacabile.

Fu quando mancavano non più di 20 piedi dalla sua figura massiccia, che la prima freccia mi colpì sotto la scapola sinistra.
Gemetti, ma continuai a correre: ne contai altre 4 dopo di quella.

Due mi colpirono alla schiena, la terza al fianco, trapassandomelo, e la quarta fu quella che mi fece rovinare a terra dopo avermi colpito l’interno coscia. Caddi in avanti e Ruthia scivolò dalla mia presa. Battei il mento contro il terreno e sentii il sapore metallico del sangue invadermi la bocca. Provai a sollevare la testa e vidi le gambe di Bolg farsi sempre più vicine; dietro di lui Kili, rimessosi barcollante in piedi, stava cercando di raggiungerci, venendo però fermato da alcuni orchi.
Cercai di tirarmi di nuovo in piedi, ma un calciò alla spalla mi ribaltò sulla schiena. Urlai di dolore mentre alcune frecce si spezzavano penetrando di più nella mia carne. Ebbi un eccesso di tosse per il sangue andatomi di traverso e quando smisi, sputai un denso grumo rosso scuro mentre il mio corpo sembrava aver appena preso fuoco.

Appoggiato il capo sul suolo devastato dalla battaglia, guardai sopra di me.
Bolg incombeva con un sorriso trionfalmente divertito sull’orrido muso.


-    Figlia di Thorin, sarà per me una gioia ucciderti davanti agli occhi della tua famiglia prima di scuoiarli vivi - disse con voce gutturale premendomi un piede sul ventre e facendo roteare la mazza.

Io lo fissai per un momento con la testa in confusione, poi mi misi a ridere.
Questo fece infuriare l’orco ancora di più, portandolo a premere maggiormente il piede sul mio torace.
Le fitte lancinanti che mi pervasero non riuscirono però a spegnere il sorriso che mi era nato sulle labbra.


-    Ti strapperò quella bocca ghignante e darò in pasto ai mannari i tuoi resti! - esclamò furibondo Bolg sputacchiando saliva nell'impeto.
-    Non.. n... non farai - sbiascicai sentendo il sangue colarmi dalla bocca - nulla.. d.. tutt..o ciò - affermai.
-    Ah no? E perché mai, nano femmina? - chiese divertito l’orco.
-    Perché… - rantolai, ricacciando un eccesso di tosse - ho vinto io. - conclusi.

L’ultima cosa che vidi, fu il ghigno divertito di Bolg prima che un’enorme zampa d’orso gli portasse via la testa di netto.
 
“Sono salvi..” pensai e poi le macchie nere che mi baluginavano davanti, invasero tutto il mio campo visivo.


Spazio Autrice:

Mi mancavano i capitoli introspettivi e completamente dedicati ad Harin. Mi auguro con tutto il cuore che questo capitolo vi abbia tenuti con il fiato sospeso e che alla fine vi abbia suscitato un qualche senso di trionfo; per il resto vorrei lasciare che sia la vostra fantasia a pensare a cosa ne sarà di Harerin.  Ascoltare i vostri pareri mi piacerebbe molto!
C'era forse chi desiderava che fosse la stessa Harin ad uccidere Bolg, ma ho preferito mantenere la linea del libro. Lo dovevo a Beorn.
Ringrazio i lettori, i recensori in special modo Baris D Lawrence, chi mi segue, mi ha preferita (Imamiahen) e mi ricorda. A voi devo il raggiungimento delle 500 recensioni, quindi grazie dal più profondo del cuore.

Tak khaz meliku suz yenetu,

Marta

  
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