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Autore: chiaretta78    09/05/2015    2 recensioni
1985, Los Angeles. Proprio mentre i Guns cercano di farsi notare dall'ambiente discografico, Duff conosce Lene, una pittrice allergica alle relazioni stabili, e subito non gli sembra vero di aver trovato una donna così bella e disponibile che non vuole altro da lui se non divertirsi e sballarsi insieme. Ma le cose cambieranno presto tra loro, complicando ad entrambi la vita notevolmente.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Duff McKagan, Nuovo personaggio, Quasi tutti
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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13.08.86 Ciao!! Lo so, ci ho messo più del previsto anche sta volta... ma non tanto come l'altra, dai!! ;)
Ecco qui un altro capitolo, forse di passaggio, ma comunque emblematico riguardo al rapporto tra Lene e Duff.
Il prossimo avrà un salto temporale un po' più lungo e le cose tra loro saranno cambiate ancora. Ah, l'amore...
Spero vi piaccia questo intanto!
Buona lettura!!

14 agosto '86 LA

Un enorme silenzio ricopriva tutto il quartiere quella sera. Era decisamente insolito per quella zona di Los Angeles, forse complice il caldo torrido che stava imperversando in quei giorni di agosto e che portava le persone a starsene ben chiuse in casa in compagnia dell'aria condizionata.
Lene si svegliò tormentata da un brutto incubo, l'ennesimo di quel periodo. Ormai non riusciva a dormire come si deve da davvero molto tempo e la cosa iniziava a darle sul sistema nervoso e sull'umore.
Istintivamente portò una mano verso l'altra metà del letto, pur sapendo in cuor suo che non vi avrebbe trovato nessuno neanche quella notte.
Duff ultimamente dormiva sempre meno a casa sua e non solo, come era solito giustificarsi lui, perché preso contemporaneamente dalla registrazione dell'EP e dalla preparazione dell'album vero e proprio. Quella era la scusa che lui stesso si raccontava.
La verità, ben più amara per Lene, era che durante tutto questo processo creativo tutti loro si riempivano talmente tanto di alcool e droga che spesso e volentieri Duff non era fisicamente in grado di tornare a casa sulle sue gambe e finiva per addormentarsi in studio o a casa di chiunque avesse deciso di dare una festa per loro e con loro da qualche parte.
Lene era sicura che a quelle feste ci fossero anche una quantità impressionante di fan di sesso femminile, più che disponibili a concedersi a uno di loro se non a tutti e cinque nella stessa sera e quello, ultimamente era diventato un tasto dolente.
Non era mai stata  gelosa in vita sua. Era molto indipendente e soffriva lei stessa costrizioni e limitazioni di qualunque genere sulla sua libertà personale, di conseguenza non aveva mai preteso che i suoi ragazzi rinunciassero a chissà cosa per stare con lei o non vedessero qualche amica o qualche amico solo perché lei non poteva controllare cos'avrebbero combinato insieme.
Anche con Duff all'inizio le cose erano andate nello stesso modo. Neanche stavano insieme in fondo, quindi con che diritto pretendere che lui non vedesse altre ragazze quando lei stessa ne vedeva altri?
Poi le cose erano cambiate. C'era stato l'anello, l'ufficializzazione di quella relazione e senza che neanche se ne accorgesse, lei e Duff erano diventati a tutti gli effetti una coppia che conviveva.
Lene si fidava di lui, sapeva benissimo quanto l'amasse e che avesse occhi solo per lei, quindi anche dopo quel passo così importante che era stato andare a vivere insieme, lei non aveva mai temuto, neanche una volta, che Duff  potesse fare qualcosa di scorretto nei suoi confronti.
Ma poi era arrivato il successo e con il successo i soldi e con essi un quantitativo di sballo di ogni genere e tipo e un'orda di fan assatanate che non avrebbe mai potuto immaginare.
Duff aveva iniziato a essere sempre meno presente, fisicamente almeno, e sempre più vago sui dettagli delle serate passate con gli amici senza di lei.
Questa assenza di dettagli aveva iniziato a farla diventare più sospettosa e per la prima volta da quando poteva ricordare anche lei aveva sentito quello strano sentimento della gelosia insinuarsi in lei, lentamente, ma inesorabilmente.
Adesso non passava sera che non si chiedesse con chi fosse lui in quel momento e cosa stesse facendo, complici le droghe e la birra.
Non che improvvisamente Lene dubitasse dei sentimenti di Duff nei suoi confronti, assolutamente. Prova ne era stata la toccata e fuga a Seattle per il compleanno di suo fratello, dove era stata ufficialmente presentata come la sua compagna.
Il problema non era quello che lui provasse per lei o meno, ma lo stato confusionale e quasi incosciente in cui si riduceva il ragazzo ormai ogni sera e che inevitabilmente lo portava ad abbassare le sue difese e il suo autocontrollo.
Lene sospirò, rigirandosi nel letto per cercare di riprendere sonno.
Non doveva lasciarsi andare a quei pensieri o anche quella notte non avrebbe chiuso occhio e questo avrebbe influito sul suo lavoro e anche sulla sua relazione con Duff.
Non riposare come si deve la portava infatti ad essere più nervosa, meno paziente e in quel momento l'ultima cosa che poteva permettersi di perdere con lui, se davvero voleva far funzionare quella storia, era la pazienza.
Lo sguardo le cadde sulla foto che Duff aveva voluto appendere sul muro, proprio accanto alla finestra.
L'avevano scattata a Seattle a giugno quando si erano incontrati con gli amici di sempre di Duff.
Lene sorrise nel ripensare al siparietto tra il ragazzo e sua madre per quell'uscita che la donna non aveva previsto e lui invece tanto agognato.
Lì per lì lei aveva parteggiato per la madre, non avendo voglia lei stessa di uscire ed essere presentata nuovamente.
Poi si era dovuta ricredere. Quella era stata una delle serate più divertenti della sua vita, doveva ammetterlo!
Gli amici di Duff erano uno spasso e decisamente diversi dalle persone che circondavano il ragazzo a Los Angeles.
Non che fossero dei santi, tutt'altro. Ma erano genuinamente  e profondamente affezionati a Duff, si vedeva lontano un miglio che gli volevano bene come a un fratello e che avrebbero fatto qualunque cosa per lui.
Duff l'aveva presentata con un orgoglio negli occhi che le aveva fatto tenerezza e i ragazzi l'avevano accolta immediatamente come una di loro, forse proprio perché consapevoli di quanto lei fosse importante per lui.
Avevano fatto quella foto prima ancora di chiudersi in un pub, il primo di una lunga serie quella notte, e infatti non vi erano segni sui loro volti della serata un po' folle e decisamente alcolica che avevano passato insieme.
Sinceramente si chiedeva ancora come avessero fatto a tornare a casa nello stato in cui erano entrambi e non farsi beccare clamorosamente dalla mamma di Duff completamente ubriachi e anche un po' fatti.
Lene si trovò a sorridere nel ripensare a come avevano salito le scale di casa McKagan, cercando inutilmente di soffocare le risate per non farsi beccare, e al rumore sordo, fortissimo, che aveva fatto la lampada sul comodino di Duff quando lui era crollato miseramente sul letto e l'aveva inavvertitamente colpita con un piede, facendoli scoppiare a ridere come due matti subito dopo.
Si rigirò nuovamente nel letto, cercando una posizione che la invogliasse a tornare a dormire. Era il suo compleanno, per la miseria, almeno quel giorno se lo meritava di riuscire a dormire come si deve e magari alzarsi giusto per il pranzo!
Forse quel pensiero, forse ricordare i bei momenti passati a Seattle la aiutarono a rilassarsi ed effettivamente dopo poco Lene si addormentò di nuovo, cullata da quello strano silenzio notturno e dal dolce ricordo del sorriso sereno di Duff circondato dalla sua famiglia e dai suoi amici.

Duff aprì lentamente gli occhi e fu colpito in pieno viso da un fastidiosissimo fascio di luce che proveniva dalle finestre lasciate aperte la notte precedente.
Si passò entrambe le mani sul viso e cercò di fare mente locale su dove fosse e su che ora del giorno fosse.
Cercò di alzarsi e una fitta atroce alle tempie gli ricordò del perché non si fosse risvegliato a casa di Lene. La sera prima, dopo le prove, erano finiti a casa di qualcuno di cui non ricordava nemmeno il nome e avevano esagerato come al solito tra birra, vodka, Nightrain e tanta bella roba da fumare in compagnia.
Avrebbe dovuto fermarsi dopo le prime dieci bottiglie di birra, lo sapeva benissimo, ma poi West l'aveva sfidato ad una gara di bevute e lui non aveva saputo tirarsi indietro. Aveva pur sempre una reputazione, no?! E poi con l'aiuto di un po' di coca era riuscito a dimezzare gli effetti della birra bevuta prima e aveva potuto darci dentro ancora un bel po'.
Peccato che neanche ricordasse di essersi addormentato e tanto meno di cos'era successo da un certo punto in avanti della serata.
Doveva scoprire che ore erano e quindi non aveva altra scelta che cercare di alzarsi. Con la dovuta calma, però, o sarebbe finito a vomitare in casa di gente sconosciuta e non era una cosa carina da farsi, decisamente no.
Duff provò a puntellarsi coi gomiti e sollevare il busto almeno quel tanto da cercare una cazzo di sveglia o un orologio da qualche parte, ma qualcosa gli bloccò il movimento. Guardò verso il suo bacino e solo allora si accorse di una chioma rossiccia e spettinata che faceva un forte contrasto con il biancore della pelle della sua pancia.
Con il cuore in gola seguì il profilo di un corpo, completamente nudo, raggomitolato vicino a lui e come giunse ai piedi della ragazza chiuse gli occhi, sperando forse che in quel modo tutto sparisse e lui, riaprendoli, si ritrovasse solo in quella stanza.
Purtroppo per lui, però, quella era solo una vana speranza. Aprì gli occhi e ritrovò la figura sinuosa di quella ragazza addormentata su di lui e il cuore gli perse un battito. Erano soli e nudi in una camera da letto, non ci voleva un genio a capire che aveva tradito Lene e il solo pensiero gli fece male.
Si lasciò ricadere con il busto sul letto e si portò le mani tra i capelli, in un gesto di pura disperazione.
Come cazzo aveva potuto fare una cosa simile a Lene?! Come avrebbe fatto a guardarla in faccia e spiegarle quello che era successo??
Un senso di nausea fortissimo lo colse e questa volta non c'entrava il dopo sbornia.
Aveva fatto una cosa orribile e in cuor suo sentiva che quella era davvero la goccia che avrebbe fatto traboccare il vaso. Già le cose ultimamente non andavano proprio perfettamente tra loro, complici i ritmi di lavoro e il fatto che ultimamente, doveva ammetterlo, aveva esagerato con alcool e droga e l'aveva decisamente trascurata. Se fosse andato a dirle che l'aveva tradita, sebbene non  fosse assolutamente cosciente...
Cazzo, era nella merda fino al collo!!
Improvvisamente si sentì come soffocare in quel letto, con quel corpo nudo che gli gridava in faccia quanto fosse stato stronzo.
Doveva alzarsi di lì e andarsene al più presto!
Spostò la ragazza neanche con troppa gentilezza, ma questa non si mosse di un millimetro, probabilmente ancora stordita dagli effetti di tutto quello che doveva essersi fatta la notte precedente.
Scese dal letto cercando di contrastare la sensazione, fortissima, che l'intera stanza stesse girando vorticosamente e si guardò in giro alla disperata ricerca dei suoi vestiti.
Nella sfiga della situazione si sentì per un attimo fortunato, perché nella foga obnubilata dall'alcool la sera prima doveva essersi evidentemente tolto tutto in una volta sola, evitandogli in quel momento di fare una vera e propria caccia al tesoro in cerca dei suoi indumenti.
S'infilò tutto il più velocemente possibile, compatibilmente con la nausea e il mal di testa che lo stavano uccidendo, e uscì dalla stanza silenzioso come un ladro.
La scena che gli si presentò davanti ormai non era più nuova ai suoi occhi. C'erano persone addormentate un po' dappertutto, chi per terra, chi sui divani e le poltrone, addirittura un paio sui gradini che portavano al piano di sopra.
Riconobbe Steven per terra, praticamente sepolto da una bionda quasi del tutto nuda e fu tentato di svegliarlo, ma desistette. Non aveva voglia di parlare con Steve, non adesso almeno. Voleva bene al suo amico, ma il batterista aveva l'incredibile capacità di riprendersi da una sbornia alla velocità della luce ed essendo logorroico di natura, Duff sapeva bene che se l'avesse svegliato Steve avrebbe attaccato a parlare a macchinetta e non avrebbe smesso per nessun motivo al mondo. Non poteva farcela.
Scavalcò un paio di persone e quasi inciampò in Slash che dormiva in mutande abbracciato ad una moretta niente male.
Sorrise nel vedere il suo volto così beato e pensò che almeno lui si sarebbe svegliato di buon umore.
Riuscì finalmente a raggiungere la porta di casa e uscì rapidamente, forse preoccupato che la rossa con cui aveva dormito si svegliasse all'improvviso e gli rompesse le palle per quello che era successo tra loro.
L'ultima cosa che si sarebbe aspettato di trovare una volta fuori dal portone, era Izzy seduto sugli scalini con in bocca una canna.
"Ehi... pensavo di essere l'unico ad aver ripreso i sensi."
Izzy si girò verso l'amico con uno sguardo sorpreso e poi si rigirò verso la strada, dando un tiro.
"E io pensavo che tu non li avresti ripresi prima delle quattro, considerato com'eri conciato quando ti ho visto in camera con quella rossa."
Duff sentì una strana sensazione alla bocca dello stomaco. Cos'era? Senso di colpa? Vergogna? Entrambi?
Izzy si accorse dello strano silenzio del biondo e sorrise, beffardo, soffiando via una nuvoletta di fumo.
"Cos'è, oltre all'uccello quella ti ha succhiato via anche il cervello? Perché te ne stai impalato lì senza dir niente?"
Duff si sedette accanto all'amico e quello gli passò subito lo spinello, più che convinto che l'altro ne avesse decisamente bisogno in quel momento.
Duff non si fece attendere e lo afferrò immediatamente, dando un bel paio di tiri nella speranza, paradossale, che quella canna potesse schiarirgli le idee.
Izzy, sentendo continuare quello strano silenzio, si girò verso il bassista con uno sguardo interrogativo. Cosa diavolo gli stava passando per la testa?
"Che succede Duff?"
Il biondo rimase a guardare fisso nel vuoto, senza nemmeno girarsi verso di lui. Diede ancora un paio di tiri e poi si decise a dar voce ai suoi tormenti. Chi meglio di Izzy, in fondo, poteva consigliarlo?? Era lui il saggio del gruppo, lo sapevano tutti. Probabilmente sarebbe stato in grado di dirgli cosa doveva fare, perché lui davvero non riusciva a decidersi.
"Ho tradito Lene stanotte."
Izzy non riuscì a trattenere una risata delle sue, sarcastica al punto giusto.
"Me ne sono accorto, credimi!"
A quel punto gli occhi di Duff si piantarono su di lui, spalancati dallo stupore.
"Perché dici così?? Che cazzo ho combinato Izzy?"
"Niente di particolarmente strano, non preoccuparti... ma per un po' siamo stati compagni di stanza, anche se tu temo non te ne sia neanche accorto."
"Compagni di stanza nel senso che ci siamo scopati la stessa ragazza o due ragazze diverse contemporaneamente?"
Izzy si riprese lo spinello sfilandolo con decisione dalle mani di Duff, che tanto non lo stava più fumando.
"La seconda che hai detto. Anzi, ad esser precisi ero io che stavo scopando lì dentro e tu sei entrato con poca grazia con quella rossa tutta fuoco ed eri talmente fuori che neanche ti sei accorto di noi. Sarebbe stato anche divertente, se non fosse stato che ero a tanto così dall'arrivare al culmine, ma mi sei piombato addosso e non so perché, ma mi si è ammosciato subito."
Duff si diede una manata sulla fronte.
"Che razza di coglione... Cazzo, mi spiace amico... sul serio!"
Izzy si lasciò andare ad una risata delle sue.
"Tranquillo, ci siamo spostati per terra e abbiamo ripreso a divertirci, anche più di voi forse."
"Me l'immagino... considerato che non mi ricordo minimamente nulla di nulla, non credo proprio di essere stato un granché."
Izzy accennò un mezzo sorriso.
"Non preoccuparti, lei era forse messa peggio di te e se non ti ricordi niente tu, dubito che lo farà lei. La tua fama di latin lover è salva."
Duff gli lanciò un'occhiata di sbieco.
"Tu ti stai divertendo un mondo, non è vero? Io sto di merda e tu ti diverti!"
Izzy lo guardò effettivamente divertito.
"Scusa, ma dovresti vedere la tua faccia in questo momento."
Duff sbuffò esasperato da tutto quel casino e iniziò a tormentarsi le dita, nervoso, rigirando l'anello che Lene gli aveva regalato qualche mese prima.
Izzy lo guardò in silenzio per qualche istante, cercando di capire se Duff avesse semplicemente bisogno di sfogarsi o di sentirsi dire qualcosa di rassicurante.
Optò per la prima opzione.
"Allora, cos'è che ti tormenta esattamente?"
Duff tenne incollato lo sguardo al pavimento, cercando di far chiarezza nei suoi pensieri.
"Sinceramente non so se mi sento più in colpa per averla tradita o se ho più il terrore di perderla non appena verrà a saperlo."
Izzy inarcò leggermente il sopracciglio, dubbioso.
"E come potrebbe mai venirlo a sapere, scusa? Io ho le labbra sigillate e quella tipa sicuramente non si ricorda nulla... sei in una botte di ferro."
Improvvisamente Izzy capì il motivo del tormento interiore del suo amico e spalancò gli occhi dalla sorpresa. Ma cos'era, impazzito?
"Vuoi dirglielo? Tu vuoi davvero andare a casa e dirglielo?? Ma sei matto?!"
Duff lo guardò come un cucciolo di sanbernardo.
"Dici che non dovrei dirle niente? Non è da merde totali fare una cosa del genere e mentire pure spudoratamente?"
"Cazzo Duff, secondo me devi cambiare spacciatore, sai? Ieri devi aver preso della roba tagliata male, perché ti ha bruciato il cervello a quanto pare! Ma non lo sai che la regola numero uno quando si tradisce una donna è non farglielo mai e poi mai scoprire? E tu che fai? Ti fai addirittura delle seghe mentali pazzesche chiedendoti come fare a dirglielo! Beh, amico, te lo dico io come, non facendolo! E' da pazzi suicidi anche solo pensare di farlo! E poi scusa... vuoi davvero darle un dolore simile? Farla stare di merda per una cosa che per te non ha avuto la minima importanza? A me sembra di gran lunga più da merde questo, che tenerle nascosta una cosa stupida come quella che è successa stanotte mentre non eri nemmeno cosciente!"
Duff spostò nuovamente lo sguardo a terra, pensieroso.
Effettivamente Izzy non aveva tutti i torti. Dirle tutto significava quasi sicuramente perderla per sempre e mandare all'aria la storia più importante che avesse avuto finora, con la donna più meravigliosa che avesse mai incontrato.
Lene ne sarebbe uscita distrutta, come lui del resto. Perché soffrire così per una cazzata madornale che aveva fatto in preda all'alcool e alla droga?
Non si ricordava di quella ragazza, non sapeva nemmeno che faccia avesse, né come si chiamasse. Non rammentava il sapore della sua pelle, la consistenza del suo corpo, il piacere che probabilmente lei gli aveva dato e che forse anche lui era riuscito a darle. Non era rimasto nulla di quell'incontro nella sua memoria, perché allora non fare semplicemente finta che non fosse mai successo?
La voce di Izzy lo distolse dai suoi pensieri.
"Fidati di me amico, è molto meglio tacere. Non è che ti sei innamorato e stai tenendo in piedi una storia parallela... in quel caso sarebbe diverso. Ti sei solo scopato la prima che ti è passata davanti in preda a qualche trip strano, tutto qui. Vai da Lene, trattala come una regina e falle passare il compleanno più bello della sua vita, in modo da farti perdonare o per lo meno da far tacere la tua coscienza."
Duff schizzò improvvisamente in piedi come se qualcosa l'avesse punto sul sedere.
"Merda!! E' il suo compleanno oggi!! Me n'ero completamente dimenticato!"
Izzy scrollò il capo e spense l'ultimo pezzetto di spinello nel gradino sotto di lui.
"Come cazzo faresti se non ci fossi io nella tua vita, eh? Me lo dici?? Sei proprio un fidanzato di merda, lascia che te lo dica."
"Grazie amico, mi hai salvato due volte stamattina. Ti devo un favore."
Izzy non fece nemmeno in tempo a rispondergli. Duff con un scatto felino saltò giù dagli ultimi scalini e si allontanò a grandi falcate dal palazzo, deciso a farsi perdonare da Lene per un qualcosa che lei nemmeno avrebbe mai saputo che aveva fatto.
"Sì... stamattina un cazzo... sono le due del pomeriggio coglione!!"
Izzy si accese una sigaretta e ancora sorridendo per quanto fosse fuori il suo amico, si avviò anche lui verso casa, ansioso di buttarsi sul letto, farsi una bella dormita e magari lavorare su quegli accordi che gli ronzavano nella testa da quando si era svegliato.
E pensare che c'era chi diceva che drogarsi fa male... a lui sviluppava la creatività invece, a giudicare dalla canzone che gli stava nascendo in testa dopo quella serata da pazzi. Un altro paio di canne e magari qualche altra robetta e avrebbe avuto dell'altro materiale da far sentire agli altri.
La vita, la sua per lo meno, in quel momento gli sembrava davvero meravigliosa.

  
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