Disclaimerchemenedimenticosempre:
le persone citate in questa storia esistono realmente (ma dai!) ed i
loro caratteri o modi di fare sono frutto della mia fantasia; questa
storia non è stata scritta a scopo di lucro o per arrecare
offesa a
terzi.
Undisclosed Desire
Mother - Nachos - Freckles
Se
avesse potuto spiegare le sensazioni che provava in quel momento,
probabilmente ad Effie non sarebbe bastata un'intera enciclopedia di
emozioni. Dapprima, le sembrava che Zacky le avesse tirato uno
scherzo bello e buono, e si ritrovò delusa all'aspettativa
che lui
potesse confessarle chissà quali sentimenti. Poi, il corpo
fu
pervaso da una forte scarica elettrica, tutt'altro che piacevole,
come se le avessero infilato il teaser nella carne del collo e lo
avessero azionato al massimo, e l'avesse destata da quella sensazione
di trance in cui era entrata ed a cui voleva tanto aggrapparsi, in
cerca di salvezza. Non osava guardare Zacky negli occhi, e si
limitava ad osservarlo di lato, cercando di captarne i movimenti
nervosi delle mani, che si muovevano svelte tra i capelli neri, come
se anche lui non sapesse gestire la situazione o come se si trovasse
di troppo.
Se
si sentiva tradita da lui? Certo, ma probabilmente anche lei avrebbe
reagito così, se si fosse trattato di un suo amico e la sua
madre
biologica spuntasse all'improvviso come un fungo e con la voglia di
recuperare diciassette anni di vita, a cui lei non ha contribuito
affatto se non con la sua ombra.
Doveva
assolutamente fare un discorso poi a Zacky...
Ora
fissava la donna, che pareva essere la sua di madre
biologica.
Non
sapeva di preciso che faccia avesse sul viso Effie, ma le sembrava di
guardarsi ad uno specchio che la invecchiava come minimo di dieci
anni. Avevano lo stesso viso leggermente tondo e pallido, con una
spruzzata generosa di lentiggini sul naso e sulle guance morbide, e
gli occhi di quel particolare verde nocciola che raramente si trovava
nelle persone. Anche un cieco avrebbe visto la notevole somiglianza
che avevano le due, e forse questo aveva convinto Zacky ed aiutare la
donna con sua figlia.
Diane
si avvicinò di più ai due ragazzi, parandosi di
fronte al moro, con
gli occhi che tradivano tutte le emozioni contrastanti che aveva
nella mente e nel cuore: il cervello di Diane le diceva di scappare,
conscio del fatto che fosse la peggiore madre esistente sul pianeta e
che la figlia sembrava tutto fuorché felice di conoscerla o
almeno
vederla; il cuore le diceva di sbatterci la testa, di provare, di
tentare almeno di parlarle per poter sentire la sua voce almeno una
volta, per vederla gesticolare o, perché no, vederla
sorridere,
anche se quel sorriso non fosse rivolto a lei.
La
donna osservava il volto della figlia con brama, cercando di captarne
ogni somiglianza o differenza, cercando di memorizzarne ogni
dettaglio possibile. Nonostante la descrizione di Zacky era
più che
esauriente, non le rendeva giustizia, era cresciuta su davvero bene,
ed un po' questo la rammaricò: non era di certo merito suo!
Vide gli
occhi della figlia che non accennavano a rilassarsi, e guizzavano da
una parte all'altra del suo corpo, come se volesse verificare che lei
fosse davvero reale. Vide le sue dita affusolate stringersi sul polso
sinistro di Zacky, come per trovare sostegno, cosa che il ragazzo le
diede subito, stringendole immediatamente la mano e rivolgendole uno
sguardo carico di compassione. Fu il ragazzo ad interrompere
quello scambio di occhi, parlando maggiormente in direzione di Effie,
che non aveva alcuna intenzione di lasciare la sua mano, non che non
gli dispiacesse ovvio, ma aveva le dita fredde e dure, al contrario
di come le aveva solitamente.
“Effie...”
cercò di richiamarla, dolcemente “So che
è uno shock e mi
dispiace, ma Diane aveva voglia di conoscerti ed io...”
“Non
fa nulla.” la voce di Effie era dura e ferma, ma la sua mano
tremava contro quella del ragazzo. Si voltò a guardarlo e
Zacky
rimase profondamente colpito dai suoi occhi. Gli gridavano aiuto.
Diane
fece un respiro profondo, stringendosi entrambe le mani sul petto, il
brillante che aveva sull'anulare luccicò
“Elizabeth...” mormorò
lieve, e continuò quando ebbe su di se lo sguardo della
figlia “Io
so che sono imperdonabile come madre e come donna... Ti prego solo di
ascoltare la mia storia e poi di scegliere come meglio credi, io...
Io non ti giudicherò, nonostante sia una delle ultime
persone che
può farlo...” si sciolse in un sorriso nervoso,
guardando
sottecchi la ragazza, che fece un lungo respiro affannoso.
Effie
cercò con i suoi occhi quelli di Zacky, che le sorrise
lievemente,
stringendole di più le dita ed incoraggiandola.
“Ci
sono io con te.” le mormorò dolce ad uno orecchio
e lei annuì,
rilassando un po' gli occhi e le spalle. Zacky le lasciò la
mano,
circondandole le spalle con un braccio e passando affianco alla
donna, invitandola a seguirlo con un gesto veloce della mano libera.
Valary
camminava pensierosa per tutto il salotto di casa sua, osservata
dalla gemella, intenta ad affondare un cucchiaio dentro un barattolo
di gelato alla fragola. Era nervosa, molto. Sapeva che non poteva
intromettersi più del dovuto, come sapeva che Zacky non era
propriamente una persona col giusto tatto per annunciare quel genere
di cose. Ovviamente, non esisteva un modo consono per poterlo dire,
ma sperava che il fatto che a lui piacesse Effie, lo aiutasse ad
indorarle la pillola.
Michelle
infilzò il cucchiaio nel gelato, sbuffando in direzione
della
sorella, intenta a farsi la quattordicesima passeggiata nel salotto
“Si può sapere che hai?”
“Nulla,
nulla!” rispose in fretta la bionda, tormentandosi l'unghia
del
pollice coi denti.
“Non
sarai preoccupata per Effie, spero... Zacky può essere di
tutto, ma
non le farebbe mai del male...”
“Non è per quello!” esclamò
Valary, fermando la sua camminata nervosa e sedendosi pesantemente
sul divano affianco alla gemella ed agguantando il barattolo del
gelato “Zacky le doveva presentare la madre
naturale.” spiattellò
poi, con un sospiro.
“Che
cosa?!” - Michelle sobbalzò sul divano, fissando
il profilo teso
della gemella, che si ficcava in bocca un cucchiaio pieno di gelato
“Ma io pensavo che...”
“No...”
“Ma
io credevo che lei...”
“No...” continuò Valary, triste.
“Ma
io sapevo che a Zacky...”
“Forse...”
“Dobbiamo
aiutarla!” sentenziò infine la castana, alzandosi
dal divano ed
andando verso la porta di casa, afferrando la giacca dall'appendi
abiti, ed aprendola di scatto.
Si trovò di fronte la figura
massiccia di Matt che aveva un pugno alzato, pronto per bussare a
casa DiBenedetto, in compagnia di Brian, Jimmy e Johnny.
“Quel
che si dice la telepatia!” esclamò gioviale il
chitarrista,
scoccando un bacio sulle labbra della sua ragazza e raggiungendo
Valary, fregandole il barattolo del gelato.
“Cosa
ci fate voi, qui?” chiese la bionda, poco prima che le sue
labbra
s'incontrarono con quelle di Matt.
“Il
tuo ragazzo è un chiacchierone!” le rispose Jimmy,
sedendosi su
una poltrona lì vicino “Ci ha detto
tutto.”
“Matt!”
“Scusa
Val!” disse il ragazzone “Ma Brian mi ha beccato
mentre Zacky mi
chiamava per dirmi che usciva con Effie per attuare quella cosa, ed
ho resistito con lui... Ma poi sono arrivati Jimmy e Johnny e sai
com'è Jimbo... Ed è riuscito a farmi cacciare via
tutto!”
“Jimmy!”
gridò poi Val, in direzione del batterista, che per tutta
risposta
scoppiò in una crassa risata.
“Quindi,
l'unica che non sa nulla, sono io?” chiese Michelle, che
aveva
lasciato la sua giacca all'ingresso ed era andata in cucina a
raccattare delle birre fresche per i ragazzi.
Matt
e Valary le spiegarono brevemente la situazione che aveva coinvolto
involontariamente Zacky pochi giorni prima, ed il loro piano per
poterlo aiutare.
“Ed
io che pensavo che le avesse chiesto d'uscire per poterle finalmente
confessare i suoi sentimenti, così da poter vivere felici e
contenti
per sempre e con una squadra di bambini con gli occhi verdi.”
sbuffò triste Michelle, sedendosi sulle gambe di Brian, che
sputò
un po' di birra dal naso.
“Che
cosa?” chiese poi, stranito, guardando Jimmy e Johnny, che
avevano
assunto la sua stessa espressione sconvolta sulla faccia.
Matt
sospirò, gettando un'occhiata a Valary “Vedi che
non sono l'unico
cieco, qui?”
“Volete
spiegarci che sta succedendo?” chiese Brian, cercando di
riprendersi dal sorso di birra che gli era andato di traverso
“Anche
Matt sa qualcosa che noi non sappiamo?”
“Sono
stato coinvolto involontariamente!”
Jimmy
scoppiò a ridere “Zitto, Matt! Ti ci vedo con una
rivista mentre
sei sotto il casco da parrucchiere a spettegolare come le zitelle
inacidite!” - si beccò un dito medio dal cantante.
Michelle
sgranò gli occhi “Da quant'è che
conoscete Zacky? Anni ed anni? E
non vi siete accorti che ha una cotta per Effie, da quando?”
-
gettò un'occhiata alla gemella, che alzò le
spalle “Da quando la
conosce?”
I
tre si guardarono negli occhi, scuotendo poi il capo.
Johnny
prese parola “E' impossibile che a Zacky piaccia
Effie...”
“E
perché?” rispose stizzita Valary, fissandolo negli
occhi.
Il
nano deglutì, la DiBenedetto era un tipo tosto e doveva
valutare
attentamente cosa risponderle “Perché...
Perché Effie è troppo
intelligente per lui!”
Valary
gli scoccò un'occhiataccia “Ti sei salvato,
Seward!”
“Lasciamo
perdere il nostro chitarrista rotondetto...”
esclamò
improvvisamente Brian, agitando la mano libera dalla birra
“Ma
siamo sicuri che sia veramente la madre di Effie quella donna?
Insomma, voglio dire, anche io posso presentarmi ad una vecchietta
piena di soldi e dirle che sono il suo figlio perduto...”
“Sarebbe
un lampo di genio! Facciamolo!” gridò Jimmy,
beccandosi un pugno
affettuoso da Michelle.
La
gemella bionda sospirò “Zacky ne era molto sicuro,
avrà fatto
delle domande e poi, dice che sono praticamente uguali...”
“Di
dov'è questa donna?”
“Los
Angeles, Johnny...”
Calò
un attimo di silenzio nel salotto di casa DiBenedetto, i ragazzi si
fissarono i volti, consci dell'unico pensiero che gli legava le
menti. Jimmy fu l'unico ad avere abbastanza coraggio per potergli
dare del fiato.
“Questo
vuol dire che andrà al college...”
Brian
si rianimò, carezzando la testolina castana di Michelle, che
aveva
l'aria abbattuta “Ragazzi, non è detto!
Sarà anche sua madre, ma
non è detto che Effie la seguirebbe in capo al mondo solo
perché le
potrebbe offrire un tetto a LA...”
“Effie
non è stupida!” lo aiutò Johnny,
beccandosi un ghigno
d'approvazione dal chitarrista.
Furono
interrotti dal suono del telefono di Matt. Il ragazzo lo
cacciò
dalla tasca dei suoi pantaloni, strabuzzando gli occhi quando vide il
mittente.
“E'
Zacky.”
Se
Effie continuava a stringergli in quel modo la mano, probabilmente
gliela avrebbe staccata e lui non se ne sarebbe nemmeno accorto, dato
che il sangue aveva abbandonato quella porzione di corpo già
da un
po'. Zacky aveva deciso di portare le due al Golden,
così da
far sentire a proprio agio Diane e calmare un pochino Effie, anche se
non era il suo genere di locale. L'apprezzava anche per questo: non
era il tipo di ragazza che pretendeva o prediligeva i locali
altolocati o di classe, al Johnny's lei si trovava a proprio agio.
Per tutto il percorso non spiccicarono parola.
Si
sedettero ad un tavolo, Diane di fronte ai due ragazzi mentre Effie
cercava di non staccarsi da Zacky, come se lo considerasse la sua
ancora di salvezza, stringendogli convulsamente la mano destra, e la
donna ordinò tre caffè al cameriere appena
arrivato per servirli.
“Io
non bevo caffè.” riuscì a dire la
ragazza, guardando mestamente
Zacky e lanciando un'occhiata irritata alla donna.
“Ah,
scusami... Non lo sapevo.” si scusò Diane,
arrossendo un poco
“Cosa vuoi, allora?”
“Una limonata andrà benissimo.”
rispose per lei Zacky, sorridendo alla ragazza e rafforzando la
stretta sulle sue dita. Effie tirò un sorriso, felice che
almeno
qualcuno la conoscesse in quel luogo a lei sconosciuto.
Diane
sorrise mesta “Elizabeth...” sussurrò
piano, come se avesse
paura di pronunciare quel nome, e la ragazza alzò di colpo
il capo
per guardare la donna “So che è una cosa
improvvisa la
mia...”
“Come ha fatto a rintracciarmi?” - Effie le dava
del
“lei” e la sua voce sembrava aver perso colore.
La
donna ingoiò amaro “All'orfanotrofio in cui ti ho
portato, si
poteva scegliere il tipo di adozione, ed io ho scelto quella
semi-aperta, nel caso tu od io volessimo rintracciarci a
vicenda...”
“E
perché si è decisa solo ora?”
“Sto
per sposarmi e Phil, il mio futuro marito, sa tutta la storia e mi ha
convinto a fare almeno un tentativo...”
“E
qual'è questa storia?”
Zacky
rafforzò un po' la stretta sulla mano di Effie, facendola
voltare
verso di se. Cercò di farle capire con gli occhi che doveva
cercare
di ascoltare la donna, senza aggredirla. Effie fece un sospiro,
rilassando le spalle.
Diane
lanciò un'occhiata riconoscente a Zacky “Avevo
quindici anni
quando rimasi incinta di te. I miei genitori sono persone molte
severe e non mi permettevano di andare a feste e cose così,
ma una
sera volevo a tutti i costi andare ad un party che aveva organizzato
la capo cheerleader ed a cui ero stata invitata. Aspettai che i miei
andassero a dormire per poi uscire di casa di nascosto.”
sorrise
lieve a quel ricordo “Mi sono divertita moltissimo ma il
tasso
alcolico saliva ogni ora sempre di più...” - Zacky
sentì Effie
muoversi nervosamente affianco a lui: non era stupida, aveva
già
capito come sarebbe andata a finire - “C'era questo ragazzo,
si
chiamava Shane Ripley, ed era il ragazzo più carino ed
intelligente
della scuola... Cosa che hai ereditato tu, a quanto so.” e
gettò
un sorriso a Zacky.
Effie
si voltò verso di lui, vedendo che le sue orecchie si
coloravano di
uno strano rosso acceso. Gli sorrise riconoscente, rafforzando la
stretta sulla sua mano. Probabilmente, ce l'aveva sudata ed
appiccicaticcia, ma a lei non importava, sapeva benissimo che se non
ci fosse stato Zacky con lei, avrebbe dato di matto o sarebbe
scappata, prima ancora di farla parlare. Non perché fosse
codarda o
perché non voleva conoscerla, anzi a volte si era ritrovata
a
fantasticare sull'aspetto di sua madre, cercando di immaginarla
simile a lei, con gli stessi occhi e le lentiggini sul naso, ma non
voleva dare dispiacere a suo padre. Effie amava dal profondo Edward e
difficilmente quella donna sarebbe riuscita a sostituirsi all'uomo.
Diane
continuò il suo racconto “Mi sono svegliata sul
tappeto del salone
di quella casa il mattino successivo, affianco a Shane, entrambi
più
nudi che vestiti. Tornata a casa, mio padre mi aspettava sveglio e mi
picchiò, insultandomi e rinchiudendomi per tutto il week-end
in
camera. Successivamente, iniziai ad avere i primi sintomi di una
gravidanza. Mia madre mi portò dal dottore perché
pensava che fosse
un virus, ma appena scoperta la verità, voleva a tutti i
costi che
io abortissi, sostenuta dall'appoggio di mio padre, che mi
considerava una vergogna per la famiglia. Decisi di scappare da mia
nonna, la madre di mia madre.” - ingoiò un po',
torturando il
tovagliolo con le dita nervose - “Volevo tenerti ad ogni
costo,
davvero Elizabeth, ti amavo sopra ogni cosa, ma non potevo. Non avevo
i mezzi ed ero poco più che una bambina... Tuo padre
è sparito ed
io non sapevo come fare... Così, insieme a mia nonna, decisi
di
farti nascere e darti in adozione, affinché tu potessi avere
una
vita migliore.”
Zacky
fissò il profilo di Effie, che cercava in tutti i modi di
trattenere
le lacrime, anche se i suoi occhi lucidi tradivano tutt'altro.
“Quindi,
sono un errore?”
La
donna scosse violentemente il capo “No... No,
Elizabeth...”
“Ma,
da come ha raccontato, sembra di sì... Insomma, a parte i
nove mesi
di gravidanza, lei è potuta tornare alla sua vecchia vita,
no?”
“Effie...”
la richiamò Zacky, ma la ragazza scosse il capo,
nervosamente.
“Non
è stato così semplice... I miei genitori solo una
decina di anni fa
mi hanno perdonato e mia nonna ha badato a me fino a quando
è venuta
a mancare, circa cinque anni fa... Lavoravo ed andavo al college, ma
tu sei sempre stata il mio pensiero.” - trafficò
un po' con la sua
borsa, cacciandone un quadratino scuro, leggermente spiegazzato agli
angoli “Questa è l'ultima ecografia che ho fatto
prima del parto.
Sei tu.” la porse ad Effie, che la prese con la mano,
leggermente
incerta. La portò in mezzo a lei e Zacky, sicuramente
curioso ma
troppo gentile per darlo a vedere per non metterla ancor di
più in
agitazione. L'ecografia era molto scura, ma i tratti caratteristici
di un infante di profilo guizzavano chiari in contrasto con lo
sfondo. La foto era datata il sette ottobre 1981.
“Non
ha foto di quando è nata?” chiese Zacky, prendendo
dalla mano di
Effie l'ecografia, per poterla guardare meglio.
La
donna scosse il capo “Mia nonna mi ha consigliato di non
farle.
Sarebbe stato peggiore il distacco... Ma ho conservato
questa.”
disse, indicando la foto che aveva tra le dita il ragazzo.
“Ha
detto che sta per sposarsi...”
“Sì,
Elizabeth. Phil è un uomo meraviglioso, dico davvero,
è stata la
mia roccia in quest'ultimi anni ed è grazie a lui che sono
qui,
oggi. Mi ha spronato lui a venirti a cercare. E sono felice di averlo
ascoltato...” sorrise dolce, verso il viso di Effie, che
stava
addolcendo un poco i lineamenti. Diane trafficò nuovamente
nella sua
borsa e tirò fuori due buste bianche perlate e le
posizionò di
fronte alla figlia e Zacky, che le restituì la foto.
“Cosa
sono?” chiese Effie, lasciando un poco la stretta sulla mano
del
ragazzo per rigirarsi la busta di mano. Zacky strinse più
volte la
mano martoriata, afferrando anch'esso la sua busta, aprendola.
“Scusa...”
gli mormorò la ragazza, mordendosi il labbro.
Il
ragazzo scosse il capo, sorridendole e dandogli un buffetto sul
mento, per poi voltarsi a guardare il contenuto della busta, sotto il
vigile sguardo di Diane, che si era intenerita di fronte quella
scena. C'era un foglio rigido bianco perlato, che presentava diverse
parole, stampate in bella grafia.
Philip
Douglas Jones e Diane Anne Murray
Annunciano
con gioia che il ventisette febbraio 2000
si
uniranno in matrimonio alle ore 12.00 pm
nella
Crystal Cathedral di Los Angeles
“Ma...”
Zacky si voltò verso la donna, stupito “Io cosa
c'entro?”
Diane
fece un risolino divertito “E' grazie a te se ora sono seduta
allo
stesso tavolo con mia figlia. Ovviamente, non siete obbligati a
partecipare, ma io sarai davvero felice se veniste... Anche Phil
vorrebbe conoscervi.”
“Vorrebbe?” continuò
il
ragazzo, guardando Effie negli occhi sgranati.
“Sì,
gli ho parlato anche di te.” poi si animò,
entusiasta “Potreste
passare il week-end da noi... Potremmo portarvi in giro per LA e
passare del tempo insieme. Vi piacerà senz'altro
e...”
“Devo
prima parlarne con mio padre!” la interruppe brusca Effie,
guardandola negli occhi “Noi abbiamo scuola...”
continuò,
lanciando uno sguardo a Zacky in cerca di sostegno. In
realtà, a
Zacky non importava nulla se saltava la scuola, anzi avrebbe trovato
una buona scusa con sua madre, ma la sua amica non sembrava molto
convinta.
“Dovrò
chiedere anche io ai miei genitori...” poi vedendo lo sguardo
deluso della donna, aggiunse “In ogni caso, le faremo
sapere.” e
questo parve rallegrarla un po'.
“Io
domani parto. Torno a Los Angeles.”
“Abita a LA?” chiese
Effie, sgranando gli occhi. E Zacky capì all'istante cosa
stava
pensando e si rattristì non poco: la sua
possibilità di andare al
college era servita su un piatto portato da sua madre.
“Sì.”
rispose la donna, sorridendole “Il mio numero di cellulare lo
ha
Zacky. Mi farebbe davvero piacere sentire la tua voce ogni
tanto...”
- la donna si alzò dal suo posto, lasciando una banconota da
dieci
sul tavolo e mettendosi in soprabito.
“Va
già via?” le chiese Zacky, alzandosi a sua volta
dalla sedia,
seguito più lentamente da Effie, che sembrava sovrappensiero.
Diane
annuì “Domani mattina ho il treno presto e devo
finire di fare la
valigia e... Credo che per oggi sia abbastanza per
Elizabeth...”
le rivolse un'occhiata dolce.
La
ragazza abbozzò un sorriso “Effie... Mi chiamano
tutti così.”
Zacky
si rilassò, vedendo che finalmente collaborava un po'
“Grazie
dell'invito e del caffè.” disse alla donna,
porgendole la mano.
Essa
la rifiutò, abbracciandolo goffamente “Grazie a
te, Zacky.” poi
si voltò a guardare la figlia, sorridendole dolce e con gli
occhi
lucidi. Le porse la mano ed Effie la strinse lievemente, non osando
guardarla negli occhi.
“Ciao
Effie.”
“Ciao.” le rispose la ragazza, lasciando la mano
della donna per tornare a stringere forte quella di Zacky. I due
ragazzi osservarono la donna sparire alla loro vista, mentre si
stringeva addosso il cappotto lungo e nero.
Effie
fece un grosso sospiro mentre raggiungevano la bici legata ancora
all'albero, mentre lei e Zacky si tenevano ancora mano per mano.
Quando arrivarono a destinazione, la ragazza lasciò la mano
dell'amico, puntandogli addosso i suoi occhioni nocciola.
Zacky
sbuffò “So cosa stai per dirmi, ma almeno lasciami
parlare.”
Incrociò
la braccia al petto “Sentiamo.”
“Ognuno merita una seconda
possibilità e mi dispiaceva per quella donna. So che ti ho
messo in
una posizione difficile, visto che c'è di mezzo tuo padre,
ma vorrei
che le dessi almeno l'opportunità di conoscerti un poco ed
il suo
matrimonio sembra l'occasione ideale, anche se non ne sapevo
nulla...” - si grattò un po' la testa -
“Poi, se non funziona,
tu per una strada e lei per un'altra. Non c'è mai stata e
non credo
che adesso faccia differenza...”
Effie
parve rifletterci su, mordendosi il labbro inferiore
“Zacky...
Abita a Los Angeles.”
Il
ragazzo lasciò perdere la catena attorno la bici e la
guardò negli
occhi.
Cosa
doveva dirle, ora? Che odiava da matti la somma “Effie
più Los
Angeles uguale distanza”? Che odiava oltre ogni modo che
quella
donna abitasse nella città dove c'era il college da sogno di
Effie e
che avrebbe preferito che non la incontrasse affatto o che abitasse
nel Burundi, dove sicuramente non c'erano college da sogno?
Si
slanciò verso di lei e la strinse in un forte abbraccio,
affondando
il viso nei suoi capelli castani, che profumavano di miele e vaniglia
“Lo so, Effie. Lo so.”
“Mi
viene una rabbia...” grugnì Effie, affondando di
più il viso nel
suo petto ed aggrappandosi alla sua camicia a quadri con le mani.
Zacky
sapeva benissimo che si sarebbe pentito di quelle parole, ma non
poteva far finta di nulla di fronte al desiderio che aveva la ragazza
che gli piaceva “Un motivo in più per
provarci...”
Effie
si staccò da lui e lo fissò negli occhi,
distogliendo
immediatamente lo sguardo triste. Zacky l'accompagnò a casa,
dopo
aver fatto la strada in completo silenzio. Si salutarono con uno
striminzito “ciao” e, quando sentì la
porta di casa Meadows
chiudersi, prese il cellulare e chiamò Matt.
“Pronto?”
“Matt,
sei con Valary?”
Il
ragazzo passò il suo cellulare alla bionda, che vi si
aggrappò con
entrambe le mani “Zacky?”
“Val,
ho appena riportato a casa Effie... Non so, vuoi provare a chiamarla?
Magari le dici che te l'ho detto io...”
“Certo!”
e stava per ripassare il cellulare a Matt, ma all'ultimo momento se
lo ritirò sull'orecchio “Come ti
sembrava?”
Zacky
sospirò “Credo che sia abbastanza
confusa...”
“D'accordo...”
ripassò il telefono al ragazzo e lanciò
un'occhiata complice alla
sorella, che si alzò dalla gambe di Brian, non prima di
avergli dato
un bacio, e si allontanò al piano di sopra con Val.
“Come
stai?” - prese parola Matt, osservando gli occhi degli altri,
che
lo fissavano seduti dai divani.
Il
ragazzo fece un lungo silenzio, per poi mormorare “Ho bisogno
di
suonare. Ci vediamo al tuo garage?”
Matt
annuì “Tra un quarto d'ora
lì.”
Michelle
DiBenedetto guidava come una matta, cercando di raggiungere
più in
fretta possibile casa Meadows.
“Puoi
fare un po' più piano?”
“Sto
facendo piano, Val! Ti prego, non fare come la mamma!”
Valary
sbuffò, affondando di più nel sedile
“Vorrei arrivare viva a casa
di Effie...”
“Ci
arriveremo, ci arriveremo e le saremo di aiuto noi, per una buona
volta!” ribatté seria Mich, guardando fissa la
strada.
La
bionda si mise a guardare il profilo della sorella “E'
questo,
dunque, il motivo di tanta fretta?”
Michelle
la guardò negli occhi “Sì. Lei ci
è sempre stata per noi, è
giusto che noi ora ci stiamo per lei... E non parlo solo di compiti
in classe!”
Sorrise
“Per una volta, ci troviamo d'accordo.” - Val si
aggiustò meglio
sul sedile, pettinandosi i capelli con la mani - “Io direi di
andarle a comprare un cupcake vaniglia e cioccolato.”
Quando
Effie andò ad aprire la porta di casa, con la voglia che ha
un
bradipo di fare gli addominali, non si aspettava di certo di trovare
le gemelle DiBenedetto sulla soglia con entrambe in mano un
sacchettino di carta bianco ed un sorriso smagliante.
“Ma
cosa...?” iniziò Effie, ma fu bloccata da un bacio
sulla guancia
da parte di Michelle ed un abbraccio mozzafiato di Valary.
“Siamo
venute a trovarti, no?” esclamò sibillina la
gemella castana “Io
ti ho portato un cupcake cioccolato e vaniglia!”
continuò poi,
agitando il sacchetto di carta.
Valary
s'intromise, affiancandosi alla sorella ed imitandola col suo di
sacchetto “Ed io, un cupcake vaniglia e cioccolato.”
Effie
le guardò per un lungo istante, per poi scoppiare a ridere
ed
abbracciarle entrambe, circondandole con le braccia le spalle
“Voi
siete pazze.” esclamò poi, quando si
staccò da loro.
Michelle
si ravvivò le onde con le dita, dirigendosi verso la cucina
“Oh,
beh, un uccellino ci ha detto cosa è successo
oggi...”
“...
Ed abbiamo pensato di venire a vedere come stavi...”
continuò Val,
sedendosi attorno al tavolo da pranzo. Mich imitò la
sorella, mentre
Effie metteva su un bollitore con dell'acqua per preparare un
thé.
La ragazza, dopo aver acceso il fornello, si voltò verso le
amiche,
incrociando la braccia al petto e sospirando, esausta.
Guardò l'ora
sull'orologio appeso sulla parete. Segnava le sei e mezzo. Da
lì a
poco, suo padre si sarebbe svegliato per cenare ed andare a lavoro.
Effie
si sedette anche lei intorno al tavolo, martoriando con un'unghia una
pellicina che le spuntava dal pollice “E' stato
strano.” ammise
poi, con un sospiro “Insomma, non nego di non aver mai
pensato ai
miei genitori naturali, però... E' stata una cosa
così
improvvisa...”
“Immagino...” le disse Michelle, carezzandole
una mano.
“Lei
com'è?” le chiese Valary, girandosi verso il
fornello. Il
bollitore dell'acqua fischiava.
Effie
si alzò in piedi, prese tre tazze e tre filtri di
thé dalla
credenza, posandole poi sul tavolo e mettendovi al suo interno le
bustine. Si girò verso i fornelli, chiudendo quello del
bollitore e
versando l'acqua calda nelle tazze, mettendolo poi nel lavabo. Prese
il barattolo dello zucchero e tre cucchiai, posandoli sul tavolo e
sedendosi nuovamente.
“Mi
è sembrato di vedermi in uno specchio che
invecchiava.” mormorò,
agitando un po' la bustina nell'acqua calda e vedendo le spirali di
thé che iniziavano a colorarla “Gli stessi
capelli, gli stessi
occhi... Le stesse lentiggini addirittura!”
Michelle
abbozzò un sorriso “E' tua madre, Effie.”
Alzò
gli occhi verso di lei “Abita a Los Angeles... Sapete cosa
vuol
dire?”
Valary
prese parola “Sì.” poi
sospirò “E' il tuo sogno, e credo che
tu non debba fartelo scappare!”
“Non
è così semplice...”
“Effie, sarà anche un'estranea, ma è
tua madre! Credo che ora sia una persona più responsabile di
quello
che è stata in passato... Non vedo cosa ci sia di male, a
farsi
aiutare un po' da lei...”
“Sì!”
esclamò adirata l'altra DiBenedetto “E' giusto che
faccia anche
lei la sua parte, non solo tuo padre!”
Si
morse un labbro “Ci ha anche invitato al suo
matrimonio...”
ammise Effie, sorseggiando il suo thé. Ora che ci pensava, a
lei
sarebbe stata migliore una camomilla.
“Ci?”
“Sì,
Mich... Ci.”
“Tu
e Zacky?” - Effie annuì in direzione di Val,
sentendo
improvvisamente caldo sul viso.
“Ma
è magnifico!” esclamò Michelle,
entusiasta “Vi potrete vestire
finalmente come si deve ed abbinati! Oh, posso accompagnarvi quando
andrete a scegliere i vestiti? Ti prego! Non permetterò a
Vengeance
di farti sfigurare!”
Valary
scoppiò a ridere ed anche Effie si ritrovò a
tirare un sorriso, ma
tornò immediatamente seria “Non è
ancora detto che ci
andiamo...”
Michelle ridimensionò un po' il suo entusiasmo e
gettò un'occhiata alla gemella, che prese la palla al balzo
per
chiedergli un'ultima cosa, importantissima.
“E
Zacky? E' stato d'aiuto?”
Effie
sorrise, rilassandosi un poco. Zacky le faceva sempre quell'effetto,
anche se era stato solo nominato “Sì, mi
è stato vicino.”
“Solo?”
- mormorarono indagatrici entrambe le gemelle.
Sbuffò
“Ok, molto vicino.” - poi, Effie avvampò
- “Mi ha permesso di
stringergli la mano...”
“Perché
non glielo dici?”
“Dirgli
cosa, Mich?” chiese la castana, mentre vedeva che l'amica
veniva
presa a gomitate dalla gemella.
Michelle
scacciò la mano della sorella, battendo entrambe le mani sul
tavolo
e facendo oscillare pericolosamente la sua tazza di thé
“Oh,
andiamo... Effie! Si vede lontano un miglio che vi piacete! Cosa
diavolo aspettate a dirvelo ed a vivere per sempre felici e
contenti?”
Effie,
se avesse potuto, sarebbe diventata più rossa della felpa
che aveva
addosso. Nascose il viso dietro la tazza, cercando di evitare a tutti
i costi lo sguardo di Michelle, che sembrava non demordere con la sua
teoria, mentre Valary la guardava compassionevole, ma sicuramente
d'accordo con la gemella.
Se le piaceva Zacky? Ovvio che sì!
Se
aveva pensato di dirglielo? Ovvio che no!
Ed
il motivo era semplice, anzi, erano semplici, dato
che erano
più di uno...
In
primo luogo, non sapeva se Zacky ricambiasse i suoi sentimenti, e
voleva evitare a tutti i costi una figura imbarazzante per entrambi.
Secondo,
non voleva rovinare la loro amicizia. Adorava Zacky, adorava il modo
con cui riusciva a calmarla con un semplice sguardo o con un sorriso,
la faceva ridere ed era sempre gentile e disponibile con lei... Non
voleva rovinare tutto ciò con una sua stupida cottarella di
quindicenne... Ok, forse non era una semplice cotta, ma lei non
voleva ammetterlo troppo...
Il
terzo motivo era che, lei desiderava andare a Los Angeles per
frequentare il college mentre Zacky sarebbe stato impegnato col vario
tour per i Festival di musica in giro per la California e non, con
gli altri. Non si sarebbero visti per molto tempo, settimane, se non
addirittura mesi, e non si poteva costruire o mantenere una relazione
a base di telefonate ed e.mail, per quanto essa possa essere forte e
vera... E poi, Zacky non le sembrava un tipo da amore platonico:
aveva bisogno di una ragazza fisica, no sotto forma di scatoletta di
plastica coi numeri. Ed anche lei era così.
Il
quarto... Non lo sapeva nemmeno!
Decise di provare con il secondo
motivo.
“Non
voglio rovinare la nostra amicizia...” esclamò
Effie, cercando di
essere più convincente possibile.
“Sparane
una buona!” ribatté Michelle, prendendo
elegantemente la sua tazza
e portandosela alle labbra, sollevando addirittura il mignolo. Valary
scoppiò a ridere.
Motivo
due, sei stato inutile! Tocca al primo...
“Non
so nemmeno se ricambia i miei sentimenti!” disse, sorridendo
“E
vorrei evitare una figuraccia per ciò e magari rovinare
veramente la
nostra amicizia...”
Valary
alzò un sopracciglio “Ma se si vede lontano un
miglio che è cotto
di te!” si mise comoda sulla sedia ed iniziò a
contare con le dita
“Ti riaccompagna a casa; si ricorda addirittura i tuoi gusti
in
fatto di cibo, e dire che per farlo ricordare a Matt, io ci ho messo
un anno;” - “Ed io ancora ci riesco con
Brian!” esclamò
Michelle, interrompendo la sorella - “E' sempre gentile e
disponibile con te, non ti fa mai mancare nulla e ti fa ridere non
poco; si è preoccupato per la faccenda di tua madre, tanto
da
chiamare noi due; ed odia da impazzire l'idea che tu vada a Los
Angeles, si è visto che non ha praticamente esultato quando
gli
altri si sono offerti di pagarti la retta...”
Effie
sbuffò, anche se era molto colpita dalle parole di Valary,
che forse
non aveva tutti i torti “E' questo il punto: abbiamo
prospettive di
vita diverse e che non sono combinabili tra loro. Insomma, se quello
che dici tu è vero, cosa dovremmo fare? Viverci appieno
questi
otto-nove mesi di vita assieme e poi? Lui per una strada ed io per
un'altra?”
Michelle
le sorrise dolce, afferrandole una mano “E tu, ci sputeresti
sopra?”
Stava
per ribattere, ma venne interrotta dall'improvvisa comparsa di suo
padre sulla soglia della cucina. Aveva addosso la divisa blu da
vigilante, con la pistola appuntata alla vita a con la sicura messa,
ed anche se era sveglio ed in piedi, aveva ancora gli occhi impastati
di sonno. Ci mise un po' a mettere a fuoco i visi delle tre ragazze,
e quando si accorse che due di loro erano le gemelle DiBenedetto,
sgranò gli occhi di colpo, come se fosse stato punto sul
sedere.
Michelle
sorrise, comprensiva “Ben Svegliato, Signor
Meadows.”
“Abbiamo
fatto troppo casino?” chiese Valary, posando sul tavolo la
sua
tazza di thé.
“Ciao ragazze.” sorrise l'uomo alle due,
affiancando alla figlia. Aveva un debole per quelle gemelle, come
Effie d'altronde “Non sapevo che sareste venute. Vi fermate a
cena?”
La
castana scosse il capo “No, grazie. Nostra madre ha il turno
di
notte e tocca a noi cucinare per nostro padre.”
Edward
sorrise “Peccato. Avevo intenzione di ordinare la
pizza...” poi
si volse verso la figlia, con un ghigno “Vorrà
dire che ci
abbufferemo noi due, alla faccia loro.”
Effie
si mise a ridere, seguita dalle due DiBenedetto “Mi sembra
un'ottima idea, papà!”
Val
mese un finto broncio “Cattivi!” poi diede un
gomitata alla
sorella, indicando con gli occhi l'orologio appeso sulla parete
“Mi
sa che dobbiamo proprio andare, Mich...”
Erano
le sette di sera passate.
Le
due gemelle si congedarono, lasciando da soli i Meadows. Effie doveva
parlare con suo padre di quello che le era successo oggi.
Prese
le tazze dal tavolo per poterle lavare nel lavabo, mentre il padre
ordinava le pizze al telefono.
“Doppia mozzarella con funghi e
cotto, vero?” le gridò Ed dal salotto.
Effie annuì con la
testa fra le nuvole, mentre insaponava per bene le tazze ed il
bollitore. Fu raggiunta poco dopo dal padre, che le disse qualcosa
che lei però non sentì.
“Cosa?”
L'uomo
alzò un sopracciglio, vedendola poi asciugarsi le mani con
un
canovaccio “Stai bene? Ti vedo distratta...”
“Sì!”
rispose meccanicamente la ragazza, osservando il padre sottecchi.
Prese un grosso respiro e lo fissò negli occhi verdi,
deglutendo
rumorosamente “Papà, possiamo parlare un
attimo?”
L'uomo
annuì “Tanto le pizze arrivano per le
otto.” si mise seduto di
fronte alla figlia, congiungendo le mani sul tavolo, mentre osservava
quelle di lei torturarsi in una morsa nervosa.
Alzò un
sopracciglio “Non sarai incinta, per caso?”
“No!”
- Effie per poco non si strozzò con la sua stessa saliva,
avvampando
un poco “No, tranquillo... Ecco, vedi, oggi ho incontrato una
persona...”
“Chi?”
Prese
un lungo respiro “Un paio di giorni fa, dopo che Zacky mi ha
accompagnata a casa, è venuta a cercarmi la mia madre
biologica.”
Edward
Meadows sbiancò e perse quel poco di colore che aveva sul
volto.
Effie sapeva che suo padre era una persona molto calma e razionale
che, prima di perdere le staffe, rifletteva a lungo su una
situazione, vedendo sia i lati negativi che quelli positivi.
Ovviamente, anche lui era rimasto stupito, se non sconvolto, da
quella cosa.
Lo
vide passarsi una mano tra i capelli biondi e sospirare, esausto
“E
cosa voleva da te?” - la voce era piatta e ferma, come se
stesse
ancora riflettendo.
Effie
scrollò le spalle “Penso che volesse solo
conoscermi... Sta per
sposarsi.” aggiunse poi.
“E
Zacky, che deduco sia un tuo amico...” - alla ragazza non
piacque
molto il tono con cui lo disse. Ovviamente, non lo diceva in tono
dispregiativo, me sembrava come se, poi, gli dovesse anche parlare di
lui - “Come ha fatto a conoscerla?”
“Lei si trovava di
fronte casa nostra e, dopo che ha visto che mi accompagnava, lo ha
fermato per chiedergli una mano con me... Ha avuto informazioni di
noi all'orfanotrofio.”
“Ha
fatto una cosa saggia...” commentò Edward, con un
piccolo sorriso,
per poi spiegarsi meglio di fronte allo sguardo confuso della figlia
“Anche io avrei fatto la stessa cosa: tutti meritano una
seconda
possibilità...” ma sembrava triste mentre lo
diceva.
“Papà...”
iniziò Effie, ma fu interrotta da un gesto calmo della mano
del
padre.
“Elizabeth...”
- quando la chiamava col suo nome, non sembrava mai una cosa buona -
“Sarò sincero con te, come tu lo sei stata con
me... Ho paura! Per
la prima volta, in vita mia, ho paura. Ho paura di perderti, che ti
porti via da me e...” non finì la frase, scuotendo
il capo a
forza.
Effie
si alzò dalla sua sedia con gli occhi lucidi e lo raggiunse,
stringendo il padre in un forte abbraccio “Non voglio andare
con
lei, papà.” gli mormorò sul collo,
mentre delle lacrime le
solcavano il viso “Voglio stare con te!”
Edward
la staccò delicatamente da se, togliendole le lacrime con i
pollici
“Anche io voglio stare con te... Ma non riesco nemmeno a
darti il
college che tanto desideri con i miei stipendi!”
“Papà,
risolveremo!” sorrise la ragazza. Era giunto il momento per
lei di
essere risoluta, sia per se stessa che per suo padre. Non voleva
lasciarlo e non aveva la benché minima intenzione di andare
con la
madre, anche se lei poteva essere l'unica salvezza per il suo futuro
accademico...
“Farò
il colloquio per la borsa di studio e mi metterò a lavorare
quest'estate, dopo il diploma... Se non dovessi riuscire ad avere
quei maledetti soldi...” - si beccò
un'occhiataccia dal padre:
odiava quando usava questi termini - “Continuerò a
lavorare,
finché non avrò accumulato la cifra
necessaria!”
Il
padre puntò i suoi occhi lucidi su quelli di lei, che gli
sorrise
incoraggiante “A volte, sembri tu il genitore...”
Effie
scoppiò a ridere, abbracciandolo nuovamente e scoccandogli
un bacio
sulla guancia “Tanto la paghi tu la pizza, pa'!”
esclamò,
staccandosi da lui.
Edward
la guardò serio, alzandosi dalla sua sedia “Effie,
solo una cosa
ti chiedo: sii sincera! Qualsiasi cosa ti dica quella... “ -
rifletté un attimo per trovare la parola giusta e non
offensiva -
“Quella signora, qualsiasi cosa che non ti convince,
parlamene,
ok?”
Annuì
“Senz'altro, papà.”
L'uomo
fece un sorriso, passandole un braccio intorno alle spalle
“Chi è
Zacky?”.
“Papà!”
Dopo
cena, suo padre era andato a lavoro e lei si era chiusa in casa, come
al solito. Durante la cena, parlarono del più e del meno,
come
sempre quando erano a tavola insieme, ma il discorso con sua madre
non uscì. Forse era meglio così, era stata una
giornata strana per
entrambi, e forse era meglio parlarne meglio a mente fredda. Era
stata felice di essere sincera con suo padre e che lui lo fosse stato
con lei. Era la prima volta che lo vedeva ferito in quel modo
così
evidente e che le parlasse delle sue paure... Dopotutto, il padre
è
il primo amore di ogni bambina ed esso doveva sempre dimostrarsi
forte e privo di paure e quant'altro... Ma lui, sapeva che oggi
poteva permettersi quel piccolo sfogo, ed Effie lo amò ancor
di più
per questo, dando nuova conferma alla sua idea: non avrebbe mai
abbandonato suo padre!
Lui c'era sempre stato per lei, e ci
sarebbe stato in futuro, non poteva certo seguire le parola di una
donna che professava di essere sua madre e la invitava al suo
matrimonio, magari proponendole pure di fare la damigella, cosa che
avrebbe rifiutato a priori, a meno che tu non sia Michelle
DiBenedetto e non dovevi subire la sua furia.
Aveva deciso di
farsi una doccia veloce, giusto per togliere quel poco di stanchezza
che aveva sulla pelle e di mettersi i pantaloni del pigiama e
piazzarsi davanti alla televisione con un bel film thriller. Si
buttò
sul divano, afferrando la coperta di pile che suo padre usava nei
rari momenti in cui poteva dedicarsi a se stesso, e si coprì
le
gambe incrociate, afferrando il telecomando e facendo zapping fino a
trovare una replica di Shining. Afferrò
il suo cellulare,
rispondendo a due messaggi delle gemelle, che le chiedevano come era
andata con suo padre, ributtandolo poi sotto la coperta.
Osservò
un po' la televisione, non dandole però troppa attenzione.
Rifletté
sulle parole delle gemelle, che la invitavano a farsi avanti con
Zacky e la sua mente, balorda, le disegnò il volto del
ragazzo,
mentre le sorrideva ad un tavolo di un bar di dubbio gusto e le
stringeva forte la mano per darle sostegno. Per quando era sconvolta,
non era nemmeno riuscita a ringraziarlo come si deve... Suo padre
aveva ragione, aveva fatto una cosa molto saggia, ed anche coraggiosa
ora che ci pensava, e forse lei si sarebbe comportata alla sua stessa
maniera. Afferrò il suo cellulare, ed andò in
fondo alla rubrica,
tentennando un po' sul nome del ragazzo evidenziato. Non aveva il
coraggio di chiamarlo, anche perché erano le dieci passate e
probabilmente stava dormendo, perciò optò per un
messaggio.
To
Zacky:
Ciao
Zee. Scusami per oggi! Ero talmente sorpresa e confusa, che non ti ho
nemmeno ringraziato come si deve per essermi stato vicino... Sono
tremenda!
Fece un respiro e premette il tasto d'invio, buttando nuovamente il telefono sotto la coperta, come se scottasse. Rintanò la testa nel pile, chiudendo leggermente gli occhi, quando il trillo di un messaggio in entrata non la fece sobbalzare, spaventata. Aprì il messaggio, con le mani che tremavano.
Zacky
Ehi Ef!
Figurati... Posso solo immaginare come tu ti sia sentita... Come
stai, ora?
Effie arrossì, e sorrise come un ebete, iniziando immediatamente a digitare la risposta.
To
Zacky:
Meglio,
ne ho anche parlato con mio padre... Sembra che l'abbia presa benino,
ma aspetto domani per esserne sicura...
Zacky
Andrà
tutto bene, fidati. Ma non dovresti dormire e riposare il tuo
cervello da secchiona? ;)
Scoppiò a ridere, ripensando al sopranome che ogni tanto le affibbiava il ragazzo, ovviamente in modo tutt'altro che negativo.
To
Zacky:
Spiritoso!
:) L'ho sempre detto che la vostra è tutta invidia!
Specialmente da
parte di Haner :)
Zacky
Ehi!
Io sono intelligentissimo! E' Gates che è stupido! :) Cosa
fai?
To
Zacky:
Teoricamente,
stavo vedendo Shining, e tu? :)
Zacky
Stanno
dando Shining? Perché non lo sapevo? :o
To
Zacky:
Perché sei distratto! ;) In realtà, non lo sapevo
nemmeno
io... L'ho beccato per caso mentre facevo zapping...
Zacky
Non
ti fare la figa, allora! ;) A che canale?
Si erano scambiati diversi messaggi ed ora, Effie si trovava ad un bivio: ascoltava le parole delle gemelle e seguiva il suo cuore, oppure seguiva il suo cervello?
To
Zacky:
Al trentasette... Posso chiederti una cosa?
Zacky
Dimmi
tutto, Pulce :)
To
Zacky:
Avresti
voglia di venire a casa mia e guardarlo insieme?
Col
cuore in gola, Effie premette il tasto d'invio ed attese. Sembrava
che i secondi avessero deciso di scorrere più lentamente del
solito
e Zacky faceva attendere la sua risposta. E se era stata troppo
diretta? Se lui avesse avuto da fare oppure non volesse la sua
compagnia? Era stata una mossa patetica?
Con
tutti questi pensieri, si spaventò non poco quando
sentì il
cellulare squillare. Lo afferrò con le dita tremanti e lo
sboccò,
guardandolo sottecchi. Aprì il messaggio e sorrise come non
mai.
Zacky
Io
porto i pop corn, tu prepara la birra... Cinque minuti e sono da te
:)
Zacky
si vestì in fretta e furia, scendendo dal piano superiore di
casa
sua come un elefante, mentre cercava di infilarsi la giacca di pelle
ad entrambe le braccia e contemporaneamente di non farsi le scale di
faccia. Passò alla svelta davanti ai suoi genitori, che
guardavano
un quiz televisivo in compagnia di Matt, suo fratello più
piccolo,
per dirigersi velocemente in cucina, cercando nella dispensa il
solito pacco di pop corn che sua madre comprava sempre quando andava
a fare la spesa. Mise a soqquadro l'intera credenza, non trovandolo.
“Ma'!”
gridò Zacky, nervoso “I pop corn!”
Sua
madre si affacciò alla porta, appoggiandosi alla stipite con
una
mano “Sono finiti. Tua sorella li ha mangiati insieme al suo
ragazzo, oggi.”
Zee grugnì, frustrato “E che cazzo porto
ora?”
Maria Baker assunse un'espressione contrita sul volto
“Zachary!” lo richiamò, odiava le
parolacce, poi addolcì un po'
il viso tondo “Dove vai?”
“Da
un'amica.” rispose vago, afferrando un pacco di nachos alla
paprika
ed uscendo dalla cucina, seguito dallo sguardo curioso della madre.
“A
quest'ora, vai da un'amica?”
Zacky
alzò gli occhi, mentre con grandi falcate percorreva il
salotto
“Mamma...” - sua madre sapeva essere molto
chiacchierona, ed era
capace di fargli vuotare il sacco senza nemmeno che se ne accorgesse.
Anche
suo padre, però, aveva captato la conversazione tra i due, e
s'intromise “Sicuro che sia solo un'amica?”
“Non
iniziare anche tu, pa'!”
“Zacky
ha la ragazza?” chiese stralunato suo fratello Matt,
osservandolo
con gli occhi sgranati.
Il
chitarrista sbuffò, mandando a puttane il suo tentativo di
essere
più discreto possibile ed evitare domande imbarazzanti
“Sì, a
quest'ora vado da un'amica che, sì, sono sicuro che sia solo
un'amica e che no, non è la mia ragazza. Posso andare ora o
volete
chiedermi altro su di lei?” disse tutte queste parole alla
velocità
della luce, fissando uno ad uno i volti dei suoi famigliari. Suo
padre e suo fratello si erano ammutoliti, ed avevano deciso di
tornare a guardare il quiz, ma sua madre lo osservava con uno strano
sorrisino sul volto. Zacky decise che era meglio non approfondire e
si voltò di scatto, per uscire velocemente di casa,
chiudendosi la
porta alle spalle ed afferrando la sua bicicletta, uscendo dal
vialetto di casa con essa in mano. Maria uscì anch'essa da
casa e si
mise a guardare le spalle del figlio, sempre con quel sorriso sulle
labbra.
“Invitala
a mangiare da noi, uno di questi giorni.” gli
gridò.
Zacky
grugnì, per poi scuotere il capo, sorridendo rassegnato.
Come
faceva sua madre a capire sempre tutto?
Pedalò
come un matto, col sacchetto di nachos che oscillava dalla sua mano,
per cercare di recuperare i minuti persi con gli sproloqui dei suoi
ed arrivò a casa Meadows affannato e con del leggero sudore
ad
imperlargli la fronte. Scese dalla bici e la legò al
passamano delle
scalette che portavano alla porta di casa e vi si fermò un
attimo
davanti per odorarsi le ascelle. Per fortuna, non puzzavano.
Fece
un grosso respiro, cercando di recuperare il fiato perso e
fissò la
porta. Era la prima volta che entrava a casa di Effie, ed era
abituato a vederla solo dall'esterno, quando la accompagnava a casa.
Se non ricordava male, suo padre non doveva esserci, impegnato nel
suo giro di vigilanza, quindi doveva essere da sola. Non era un male
lasciare da sola una ragazza, la notte?
Scrollò
le spalle e bussò con una mano sul legno, aspettando che
Effie gli
aprisse. Sentì una catena slegarsi e poi una testolina
castana fare
capolino dalla porta, in un piccolo spiraglio quanto bastava per
vedere chi ci fosse dall'altro lato. Quando riconobbe la sua figura,
Effie aprì completamente la porta, sorridendogli.
“Ciao!”
e si scansò per farlo passare.
Zacky
si ricordò di tutte le volte che la madre lo richiamava
quando
entrava in casa di qualcuno, perciò disse
“Permesso...”
affondando la testa nelle spalle e guardandosi in giro.
La
ragazza sorrise “Non c'è nessuno. Vieni.”
La
casa non era enorme ma aveva due piani, sicuramente divisi in zona
giorno e zona notte. Appena varcò la soglia, si
ritrovò in un
piccolo corridoio, con un semplice specchio ed un attaccapanni, e di
fronte alla rampa di scale per il piano di sopra. Seguì
Effie, che
lo condusse in un salotto con un divano blu a tre posti, un
televisione abbastanza grande ed un tavolino basso che aveva dei
libri di scuola sparsi un po' ovunque. Si fermò a guardare
la
ragazza, mentre lei trafficava per togliere quei libri tanto
fastidiosi. Addosso aveva ancora la felpa rossa con cui erano usciti
quel pomeriggio, ma i jeans erano stato sostituiti a dei pantaloni
larghi con delle molle sul fondo bianchi e leopardati di
nero.
Soffocò una risata, indicandole le gambe “E
quelli?”
Sbuffò
“E' un regalo di Michelle...” gli indicò
il divano “Siediti.
Io ti vado a prendere la birra...”
Zacky, prima di sedersi, le
agitò davanti gli occhi il sacchetto di nachos
“Niente pop corn!”
Effie
rise, prendendoglieli di mano “Dovrei avere della salsa
piccante...”
“Ottimo!” si mise seduto sul divano e
guardò
distrattamente la televisione, guardandosi ogni tanto in giro. C'era
una mensola su cui erano affilate diverse fotografie. Si
alzò in
piedi e si avvicinò ad esse, guardandole attentamente. Ad
una, c'era
colui che doveva essere per forza il padre di Effie con la stessa in
braccio, che sembrava avere poco più di un paio d'anni.
L'uomo aveva
i capelli biondi, leggermente lunghi, e due occhi di un verde chiaro
stupefacente, privi da rughe e quant'altro, avrà avuto si e
no
trent'anni a quella foto. Stringeva Effie in modo protettivo e
amorevole, facendo aderire la sua guancia a quella della bambina, che
sorrideva con dei piccoli accenni di dentini davanti. L'uomo aveva
messo a sua figlia dei pantaloni a quadri rossi ed una piccola
camicetta bianca con dei piccoli volant sul colletto; i capelli erano
abbastanza lunghi e mossi, gli occhi nocciola erano grandi e
luminosi, come sempre.
In un'altra foto, c'erano sempre loro due,
questa volta seduti ad un tavolo, il padre teneva una mano sulla vita
di Effie, mentre essa si sporgeva dallo stesso per soffiare su una
candela a forma di nove sopra una torta vaniglia e cioccolato, i suoi
due gusti preferiti. L'uomo subiva già un po' il passare
degli anni,
con degli accenni di calvizia sulla fronte e delle spesse rughe
intorno agli occhi, come di chi ride troppo spesso. Effie era
bellissima, invece, anche se non le si potevano vedere gli occhi a
causa dell'inquadratura. Aveva già preso un po' il suo
stile,
indossando dei jeans ed una felpa blu scuro, a cui aveva alzato le
maniche, ma i capelli erano sciolti e le ricadevano in morbide
ciocche sia sulle spalle e fino alla vita, con dei strani riflessi
dorati enfatizzati dal flash.
“Ecco
la birra!” esclamò Effie, raggiungendolo nel
salotto e posando un
paio di bottiglie sul tavolino basso, insieme ad una ciotola con i
nachos e salsa piccante.
Zacky
si ripercosse e le sorrise, indicandole le foto “E' tuo
padre?”
Le
si illuminarono gli occhi “Sì. Ora è a
lavoro.”
“Ti vuole
bene...”
Annuì,
sedendosi pesantemente sul divano e stringendosi le gambe al petto.
Il ragazzo la raggiunse, sedendocisi affianco e circondandole le
spalle con un braccio. A volte, stupiva se stesso per alcuni
atteggiamenti che aveva nei suoi confronti, con le altre ragazze non
gli capitava... Insomma, a meno che tu non fossi una delle gemelle
DiBenedetto ed eri abbastanza bella, potevi ambire a passare una
notte di fuoco con Zacky Vengeance!
Però, da quando aveva
conosciuto Effie, non si era concesso nessuna toccata e fuga con
nessuna minigonna svolazzante che gli era passata sotto naso,
causando le battute idiote dei suoi quattro amici, a cui lui
rispondeva con un semplice dito medio o con un “vaffanculo”
grugnito.
Quando
guardava Effie, sapeva di non aver bisogno di nulla se non del
coraggio per confessargli tutte le emozioni che provava in sua
compagnia od al solo immaginarla. Si sentiva come un ragazzino alla
sua prima cotta, quelle dell'asilo, dove offrivi metà
merendina alla
bambina che ti piaceva o le permettevi di giocare coi giochi
più
belli, solo per vederla sorridere.
La
guardò di profilo, mentre Effie sospirava e si rintanava
maggiormente nel suo braccio, appoggiando la testa contro la sua
spalla.
“Sicuro
che stai bene?”
Annuì nuovamente, voltandosi per guardarlo
“Sì,
sono solo... Scombussolata?” accennò un sorriso,
che svanì in
fretta dal suo volto, sospirando ancora.
Zacky
non disse nulla, la continuò a stringere ed ad accarezzarle
lievemente il braccio con la mano destra, aspettando che sia lei a
sfogarsi od a volerne parlare.
“Mio
padre ha paura che possa rivolermi con lei...”
“E tu?” gli
chiese in fretta il ragazzo, sussultando un pochino. Iniziava a
stimare il Sig. Meadows, dato che aveva i suoi stessi timori.
“Ci
provasse!” grugnì, irritata “Mi ha
lasciato già, non può
tornare indietro come se nulla fosse!”
Zacky
tirò un sorriso, stringendola di più col braccio.
“Però...”
aveva iniziato Effie e lui capì dove voleva andare a parare.
“Lo
so... Può essere la tua opportunità per andare al
college...”
dirlo ad alta voce gli era costato come minimo dieci anni di vita, ma
non poteva negarli nulla e non solo perché non aveva voce in
capitolo nella sua vita!
Effie
lo guardò negli occhi “Non voglio avere debiti con
lei e poi...”
ma la voce le morì in gola, facendole distogliere lo sguardo.
“Poi?”
la incalzò.
Prese
un lungo respiro, stringendosi di più le gambe al petto
“Non sono
così sicura di partire... Vorrei che qualcuno mi dicesse “Non
partire”, ma so che le persone che mi vogliono
bene, non lo
farebbero mai perché ci tengono al mio futuro...”
Zacky
sgranò gli occhi, fissandola intensamente. Lei
alzò gli occhi verso
di lui, con una tristezza che vi aleggiava al loro interno.
“Davvero?”
- essa annuì, distogliendo gli occhi da lui.
Lui
le prese il mento con la mano libera, facendola voltare verso di se.
Prese un grosso respiro e la fissò negli occhi. La sua pelle
era
calda e morbida ed aveva un leggero profumo di vaniglia, che gli
entrava prepotentemente nelle narici e lo rilassava un po', anche se
era un fascio di nervi. Era arrivato alla resa dei conti.
“Non
partire. Resta.” - le disse quelle tre parole come un
sussurro e
lentamente, per vedere i suoi occhioni nocciola sgranarsi a mano a
mano per lo stupore e l'incredulità della cosa.
Zacky
abbozzò un sorriso anche se i suoi occhi erano tristi.
Sapeva di
essere un'egoista, sapeva che era il suo sogno e che era sprecata per
fare la commessa a qualche supermercato o la cameriera a qualche bar.
Sapeva benissimo che era troppo intelligente anche per poterli
seguire nel tour dei vari Festival musicali e che si sarebbe trovata
fuori posto in undici occasioni su dieci, ma valeva la pena
tentare... Valeva la pena farle capire che c'era qualcuno che se ne
infischiava del suo cervello sovra-sviluppato e che le interessava
solo lei come persona, come carattere e, perché no, come
fisico.
Sentì
il coraggio e l'adrenalina del momento defluire dai suoi vasi
sanguigni ed il senso di terrore pervadergli il corpo.
Bene,
glielo aveva detto... Ed ora?
Effie
sentì il suo corpo accaldarsi, a partire dal cuore e man
mano fino
alla punta delle dita, che iniziavano a formicolare. Era felice. Non
sapeva bene se Zacky avesse pronunciato quelle parole per
circostanza, ma sentirsele dire proprio da lui, era stato bellissimo.
Qualche volta, aveva immaginato che lui le disse quelle paroline in
una situazione romantica, tipo al chiaro di luna e davanti casa sua,
con magari suo padre che sbirciava dalla finestra, come nei
più
squallidi film romantici di serie B, se non C. Ovviamente, poi
scuoteva il capo, incredula delle sue fantasie da tredicenne in
calore e dalla possibilità che il chitarrista degli Avenged
Sevenfold fosse una persona romantica o con un minimo di
tatto
non scimmiesco. Ora si doveva ricredere e, forse, le parole delle
gemelle DiBenedetto trovavano un fondo di verità.
Sentì di nuovo il
tiro alla fune tra il suo cervello ed il suo cuore, la ragione contro
le emozioni. Si sentì una stupida ad avere paura di Zacky e
di
quello che provava per lui. I suoi occhi color dell'acqua erano
tristi, anche se si sforzavano di essere forti e non far trapelare
che soffriva. Lui aveva preso coraggio, ora toccava a lei.
Effie
si morse il labbro “Ora o mai
più!” pensò.
Si
girò verso di lui e gli prese il viso tra le mani,
avvicinandosi
alle sue labbra con i suoi due piercing, poggiando le sue sopra e
premendole delicatamente. Socchiuse gli occhi, aspettando che lui la
scansasse, sia delicatamente che in malo modo, ma ciò non
avvenne.
Lo sentì dapprima irrigidirsi come un tronco di legno, poi
rilassarsi un poco e ricambiare la pressione sulle sue labbra. Le sue
mani le percorsero la schiena, stringendola un po' di più
verso il
suo petto, cercando comunque di non farle male. Le labbra di Zacky
erano morbide e calde, in contrasto col freddo metallo dei suoi due
snake, e sapevano del tabacco delle sue sigarette preferite, le
Marlboro rosse, e di lui. Effie si lasciò abbandonare dalle
sue
emozioni, chiudendo completamente gli occhi quando sentì la
lingua
di lui chiederle il permesso di entrare nella sua bocca alla ricerca
della sua lingua, leccandole leggermente le labbra.
Acconsentì.
La
testa di Zacky era in tilt.
Ormai, rispondeva solo ai suoi
desideri più nascosti e non gli dispiaceva affatto!
Dapprima,
non si aspettava una reazione del genere da parte di Effie. Si
sarebbe aspettato di più che gli dicesse “grazie”
o che
annuisse, magari pensando che le avesse chiesto di restare per
pietà
nei suoi confronti. Non si sarebbe mai aspettato che lo baciasse. Si
sentì un'idiota! Di solito, era lui che si buttava a
capofitto sulle
labbra della prima biondina da strapazzo che gli capitava sott'occhio
e lo spiazzò non poco: Effie non era mai stata avventata,
ponderava
sempre le sue scelte!
Quando
le sue labbra si posarono sulle sue, sentì una scossa
pervadergli
tutta la schiena ed irrigidirlo come uno stoccafisso, sgranando gli
occhi così tanto da temere che gli cadessero.
Guardò per un attimo
il viso di Effie, vedendolo rilassato e con gli occhi socchiusi.
Mandò a fanculo tutto e la strinse a se, rilassando le
spalle e gli
occhi. Le sue labbra sapevano di menta, forse dovuto al fatto che si
era lavata i denti dopo la doccia, ed erano morbidissime. Le
leccò
leggermente, per chiederle il permesso di approfondire il bacio e lei
acconsentì, schiudendole e facendo scontrare la lingua con
la sua.
Iniziò a giocarci, mentre la stringeva ancor di
più contro di se e
le mani di Effie si allacciavano al suo collo, gravandogli un po'
sopra. A Zacky non dava fastidio averla così vicina, gli
dava
sicurezza ed gli riempiva il cuore di calore. Fece scivolare la mani
lungo la sua schiena, non staccandosi dal bacio, nemmeno per
riprendere fiato, ed arrivò all'orlo della sua felpa rossa.
Lo alzò
lievemente, facendo scontrare le sue dita fredde con la pelle calda
della sua schiena. La sentì fremere sotto il suo tocco,
mentre la
carezzava leggermente, e sentì la pelle di lei farsi d'oca.
Dopo
un po', decisero di staccarsi l'uno dalle labbra dell'altra e
fissarsi per un lungo istante negli occhi. Zacky abbozzò un
ghigno,
poggiando la fronte contro quella di Effie, che sorrise lieve.
“Sei
tremenda...” soffiò il ragazzo, baciandole
nuovamente le labbra.
Arricciò
il naso “Perché?”
“Perché
mi farai uscire pazzo se continui a baciarmi...”
Effie rise,
iniziando poi a baciargli ripetutamente le labbra, con un sorriso
furbo “Come? Così?”
Zacky
si fiondò su quelle di lei, approfondendo il bacio. Quando
si
staccarono, fissò intensamente il viso sorridente e
rilassato della
ragazza per almeno un minuto. Essa lo tirò leggermente
indietro,
imbarazzata, e lo guardò con un'espressione interrogativa.
“Cosa
c'è?” chiese, confusa.
Il ragazzo allargò il sorriso,
stringendola di più “Hai quarantaquattro
lentiggini!”
- Baggianate di un'autrice balbettante bambocciona babbuina e disgraziata -
LO SO,
è tardi. Cioè, sono davvero in ritardo, ma
ultimamente sono stata un po' impegnata e con la mia pigrizia cronica
è uscito fuori questo mix assurdo e ritardatario.
In compenso, ho pubblicato un capitolo bello lunghetto e corposo, dove
accadono un'infinità di cose, sono dette
un'infinità di cose, ed altre infinità che ora
non mi vengono in mente (ergo: non accade nulla!)
Vado leggermente di fretta, perché io vivo nel costante
ritardo cronico e nel costante susseguirsi di messaggi minatori da
parte degli amici con scritto "Dove sei?", "Stai arrivando?" oppure
"Noi ce ne siamo andando, tu dove sei?"... Insomma, normale
amministrazione quotidiana.
Come sempre, ringrazio le anime pie che hanno letto il capitolo
precendente, in particolare Sassander
che lo ha anche recensito. Su tizi e tizie, non siate timidi e lasciate
un commentino, anche solo per dirmi che faccio schifo!
Ora vi lascio
per davvero e spero di non fare più questo ritardo
abominevole!
Vostra, Lu.